RASSEGNA STAMPA |
Perché la mafia non è stata sconfitta
FALCONE E BORSELLINO 20 ANNI DOPO
Di Lello in un interessante articolo Perché la mafia non è stata sconfitta apparso sul Il Manifesto il 24.02.2012 ci offre un'interessante riflessione sull’'illusione della via giudiziaria alla sconfitta della mafia e ci propone una similitudine con un’altra illusione, la stagione di mani pulite cui non è seguita la sconfitta dell’illegallità ma addirittura un “peggioramento dello stato di corruzione politico-istituzionale”.
Anche se ci mette in guardia dal considerare inutili le due stagioni dell’antimafia e dell’anticorruzione, “se si è fatto allora, - dice -si può fare anche oggi”, il magistrato si chiede perché le mafie continuano ad espandersi in piena salute nel resto del Paese e di pari passo continua a dilagare la corruzione politica-istituzionale e le ruberie di stato.
E qui Di Lello gramscianamente ci spiega la causa di ciò con l’adesione "culturale" di larghi strati della nostra società ad un modello di “illiceità diffusa” offerto dalla classe dominante (“il potere berlusconiano”) “con pensieri, legislazione e opere”, modello accattivante – ci dice Di Lello – e trasversalmente imitato”.
La politica - infine dice Di Lello - ha esercitato un ruolo "pedagogico", un’egemonia culturale, potremmo aggiungere, devastante. Ha colpito le fasce più deboli ed emarginate della società e ha lasciato indisturbati i potenti “nei loro affari di mafia e corruzione”
Il problema, conclude Di Lello torna ad essere quello di una immoralità politica che è refrattaria all'opinione pubblica e non riesce a trovare sanzione nelle leggi.
Il Prof. Giuseppe Carlo Marino allargando il problema affrontato da Di Lello alla società internazionale, nella sua ultima opera globalmafia scrive: “Si va formando una “società civile” internazionale (nel senso gramsciano) nella quale un sostanziale metodo “mafioso” dei potenti viene occultato da enfatici richiami alle libertà, affermandone nel contempo – tramite un tanto ostentato quanto falsante a-ideologismo trasmesso alle masse dei subalterni come messaggio di concretezza e senso collettivo dei valori democratico-liberali – un’ineluttabilità valutata come di per sé virtuosa, in coerenza con il contestuale mito delle “virtù” attribuite al cosiddetto “libero mercato””.
Giuseppina
Il Manifesto : 24.02.2012
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3 condivisioni
Salvatore Mancuso
Grazie della segnalazionbe, Giuseppina, e della tua sintesi dell'articolo di Di Lello. Io penso, non da ora, che la mafia non può essere sconfitta dalla magistratura, anche se, senza la magistratura noi( "società civile" ) ci troveremmo direttamente nelle sue mani. Come giustamente ci ha avvertiti il prof. Marino, la vera questione della mafia sta nella sua origine che è la ricerca e la gestione del potere. Per questo, non si può combattere e tanto meno vincere, la mafia se non viene affrontatata dal versante del potere, cioè sul terreno della battaglia politica. Berlusconi l'ha capito perfettamente e, per conto suo e per conto della mafia, è sceso in campo alla conquista del potere politico-istituzionale e c'è riuscito. Siamo noi ( sempre "società civile" ) che ancora non l'abbiamo capito bene e speriamo che gli altri ( la magistratura) ci tolgano le castagne dal fuoco.
Marisa Ziparo finchè ci saranno interferenze (incostituzionali) della politica sulla magistratura, l'obiettivo della sconfitta della mafia sarà difficile se non impossibile... domenica alle 14.33 ·
Rosa Casano Del Puglia Giuseppina, la sconfitta della mafia non puo' e non deve gravare esclusivamente sulle spalle della magistratura; e' necessaria, ormai a livello globale, una vasta opera di alfabetizzazione culturale, politica e sindacale delle masse per sperare di raggiungere ,in tempi lunghi, qualche significativo risultato. I finanzieri, i potenti , i mafiosi lo sanno, non a caso stanno distruggendo la scuola! domenica alle 15.25 ·
Giuseppina Ficarra Il problema non è semplice. Vi invito a leggere "E' il cane che si morde la coda" http://www.spazioamico.it/Scarpinato E' il cane che si morde la coda.htm
Anita Silviano scusate se non sarò molto lucida, ma ho tanti pensieri (concreti) per la testa, che in tutta sincerità, non riesco a soportare le astrazioni. Ora, fermo restando che è da una vita che si ribadisce (giustamente) che la via giudiziale non può essere la soluzione, quello che non capisco è questo rivolgersi alle masse, tutte analfabete e a rischio di mafia. Visto che siamo consapevoli che la/le mafia/ie esistono perchè esistono banchieri, potenti, politici, che hanno il compito ( qualcun* la chiama missione) di lavare il denaro sporco, prodotto dal traffico di droga ( dei quali sono anche consumatori), dal traffico delle persone (dei quali sono anche organizzatori),dal traffico d'armi(dei quali sono anche produttori), vorrei capire perché non ci riferiamo in concreto a questi e ai loro gregari. E per la loro istruzione, consiglierei una bella rivoluzione. Possibilmente di massa. domenica alle 17.53
Giuseppina Ficarra Condivido in pieno quello che dice Anita. Che poi, in un certo senso, conferma quello che è scritto nell'articolo che vi ho proposto poco fa, "E' il cane che si morde la coda", cioè è il potere che non processa il potere, come il cane che si morde la coda ma la molla quando si fa male (il che avviene quando sotto processo finiscono non più soltanto i "quadri militari" ma anche i colletti bianchi)! L'educazione civica si fa nelle scuole come è giusto che si faccia, ma, come dice Anita Silviano basta con "questo rivolgersi alle masse, tutte analfabete e a rischio di mafia".
Salvatore Mancuso “La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine."
Salvatore Mancuso Ho riportato la frase di Giovanni falcone, più sopra, per dire che la circolarità del rapporto mafia-politica è tutto interno al fenomeno mafioso in quanto tale e quindi non durerà all'infinito, ma avrà una fine. Sarà la parte sana, della società, dell'economia e della politica a spezzare la sua circolarità, non la magisttratura. Il problema è che non sappiamo quando questo potrà accadere. domenica alle 21.28 ·
Giuseppe Carlo Marino Ringrazio Giuseppina per la generosa citazione di un brano del mio "GLOBALMAFIA". Occorre percorrere ancora molta strada per riunificare la Sinistra sulla piattaforma di un consapevole impegno critico, di lotta oltre che di conoscenza, contro la dinamica di per sé mafiosa della globalizzazione capitalistica. lunedì alle 8.26 ·
Salvatore Mancuso Mi permetto di osservare, prof. Marino, che "la dinamica" della globalizzaione capitalistica, dal mio punto di vista, prima di essere mafiosa, è classista, nel senso marxiano del termine. Cioè, è una dinamica di allargamento generalizzato dello stesso meccanismo violento dell'accumulazione originaria del capitale, che ciclicamente si ripropone dopo essere entrato in crisi, ristrutturandosi e generallizzandosi. lunedì alle 8.51 ·
Giuseppe Carlo Marino Si, l'aggettivo "classita" fa parte del nostro linguaggio, ma è difficile che lo comprendano le nuove generazioni la cui nuova e assai confusa esperienza si va svolgendo in una realtà sociale sempre più frantumata nella quale le "classi" risultano sempre meno definibili. Stiamo vivendo un passaggio epocale che disintegra le nostre vecchie certezze. lunedì alle 8.56 ·
Salvatore Mancuso La lettura dei fenomi economici e sociali, però, va fatta con categorie analitiche che ne individuino la loro reale origine e natura. Io non credo di fare un uso ideologico del termine "classista" ma, semplicemente, analitico. Tant'è che successivamente ne esplicito il senso.
Giuseppina Ficarra Caro Marino, ho citato questo tuo brano di Globalmafia perché, in un certo senso, mi pare avvalori un pensiero che io da tempo vado svolgendo tra me e me e non solo. Cioè io penso non si possa affermare che ci sia una cultura mafiosa “diffusa in larga parte del popolo siciliano” per effetto di “egemonia”, non perché contesti la teoria di Gramsci, ma perché quella che viene trasmessa nel popolo per effetto di egemonia non può essere, a mio avviso, una mafiosità occultata, come tu stesso affermi, dal perbenismo, da richiami enfatici alle libertà, alle “virtù” attribuite al cosiddetto “libero mercato””, proprio perché occultata. Ciò che viene trasmesso per effetto di egemonia è quello che non è occultato dalla classe dominante, anzi addirittura ostentato, e cioè, come dice Di Lello e sostanzialmente anche tu a giudicare del passo da me citato del tuo libro, il modello di “illiceità diffusa”, di illegalità, di berlusconismo, (leggi ad personam, enorme ricchezza ), etc., modello accattivante.
Giuseppina Ficarra Caro Marino, è più facile sia stata trasmessa per effetto di egemonia la "cultura" dei baroni e dei gabelloti. Ma oggi la mafia è non solo sommersa, non solo occultata dal perbenismo, ma diffusa a livello globale, GLOBALMAFIA, per cui mi sembra ormai direi quasi anacronistico far risalire le cause della mancata sconfitta della mafia alla cultura mafiosa presente in parte consistente del popolo siciliano. La mafia militare certamente pesca consenso e manovalanza nella disoccupazione, nella miseria e nell’ignoranza. E tu Marino giustamente parli di “giustizia sociale” da realizzare se vogliamo veramente combattere la mafia.E questo, come ho avuto modo di dirti già, è un concetto assolutamente nuovo e direi rivoluzionario: La mafia sconfitta se ci sarà maggiore giustizia sociale!! D'altronde sei stato tu ad affermare: "non si comprenderà mai il fenomeno mafioso ritenendolo una mera conseguenza della "mafiosità".
Giuseppe Carlo Marino Certamente, come soleva dire J.P.Sartre, i lettori contribuiscono, con le loro colte letture (se e quando siano davvero registrabil come tali) ad integrare e persino a "rifare" i libri. Tu, Giuseppina, sei tra i miei colti lettori e ti ringrazio ogni volta per quanto ti viene da segnalarmi e da ricordarmi.
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