Spazioamico

RASSEGNA STAMPA

PRESENTAZIONI

ATEI  e AGNOSTICI

MEMORIE

                                             HOME             CULTURA MAFIOSA E MAFIA              RASSEGNA STAMPA
 

vedi anche scheda Strage di Stato

Sentenza Dell’Utri, l’angoscia, la sofferenza, la vergogna  25/11/2010 di Livio Pepino

 Indagine esplosiva - Berlusconi e Dell'Utri collusi con la mafia Lirio Abbate 19.11.2009

   11 12 2009 Peter Gomez e Marco Lillo Non ci sono solo le parole di Spatuzza...

 11 12 2009  I fratelli Graviano conoscono molto bene Dell'Utri. Giuseppe Morea

 12 12 2009 I Graviano confermano Spatuzza di Pietro Ancona

e Travaglio  MINCHIATE da Annozero 10 dicembre 2009

29-6-2010 MAFIA, SETTE ANNI PER MARCELLO DELL’UTRI, TRAMITE DI COSA NOSTRA DA PALERMO E MILANO  di D.Sarzanini

29-6-2010 Una sentenza di assoluzione   di Pietro Ancona
30-6-2010 Una sentenza politica di Pietro Ancona
Da "ilFattoQuotidiano.it "Guai, a non considerare Mangano "un eroe"

La sentenza del caso Mills

vedi anche Varie Mafia

 Indagine esplosiva - Berlusconi e Dell'Utri collusi con la mafia

di Lirio Abbate - espresso.it.  19 novembre 2009
pronti a riaprire l'inchiesta sul premier per le stragi. Mentre altri boss potrebbero parlare. E provocare un terremoto politico. 

Le rivelazioni del mafioso Gaspare Spatuzza possono portare ad una nuova inchiesta di mafia a Firenze e Caltanissetta che coinvolgerebbe il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il suo amico Marcello Dell'Utri.

Il neo pentito racconta pure nuovi risvolti giudiziari su un alto esponente politico del Pdl che in passato avrebbe incontrato i boss Giuseppe e Filippo Graviano, perché accompagnava alcuni imprenditori che erano loro prestanome. Pesano le affermazioni di Spatuzza su mafia e politica e i riscontri investigativi rischiano di condizionare il panorama politico italiano.

Ma la grande paura di Berlusconi è nascosta dietro le facce dei Graviano, due capi mafia non ancora cinquantenni, che in cella indossano golfini di cachemire e leggono quotidiani di economia e finanza. Sono detenuti da 15 anni e sul ruolino del carcere è segnato: fine pena mai. Hanno un ergastolo definitivo per aver organizzato le stragi del 1993. Ma custodiscono segreti che se fossero svelati ai magistrati potrebbero provocare uno tsunami istituzionale. I loro contatti e i loro affari sono stati delineati ai pm dal collaboratori di giustizia Spatuzza, che era il loro uomo di fiducia, e poi da Salvatore Grigoli e Leonardo Messina. Pentiti che parlano di retroscena politico-mafioso fra il 1993 e il 1994: gli anni delle bombe e della nascita di Forza Italia. Le nuove rivelazioni hanno portato i magistrati di Caltanissetta e Firenze a valutare la possibilità di riaprire le inchieste su Berlusconi e Dell'Utri. Indagini che farebbero ripiomba! re sul presidente del Consiglio l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, mentre per il suo amico e cofondatore di Forza Italia quella di concorso in strage aggravata da finalità mafiose e di terrorismo.

Il premier lo scorso settembre pensava proprio a questa ipotesi, dopo che sono iniziati a circolare i primi boatos scaturiti dalle rivelazioni di Spatuzza, quando ha attaccato i magistrati di Firenze, Palermo e Milano. Affermava che si trattava di «follia pura» ricominciare «a guardare i fatti del '93 e del '92 e del '94. Mi fa male che queste persone pagate dal pubblico facciano queste cose cospirando contro di noi che lavoriamo per il bene del Paese». L'inchiesta è sui presunti complici a volto coperto di Cosa nostra nelle stragi di Roma, Firenze e Milano, in cui il premier e l'ex numero uno di Publitalia sono stati coinvolti dieci anni fa e la loro posizione è stata archiviata dal gip. In quel decreto, firmato il 16 novembre 1998, veniva spiegato che «l'ipotesi di indagine (su Berlusconi e Dell'Utri) aveva mantenuto e semmai incrementato la sua plausibilità». Ma in due anni di lavoro, non era stata ! trovata «la conferma alle chiamate de relato» di Giovanni Ciaramitaro e Pietro Romeo, due componenti del commando mafioso in azione nel nord Italia, diventati collaboratori di giustizia.

Dopo 24 mesi il gip di Firenze ha archiviato tutto per decorrenza dei termini, scrivendo però che «gli elementi raccolti» dalla procura non erano pochi: era convinto che i due indagati avessero «intrattenuto rapporti non meramente episodici con i soggetti criminali cui è riferibile il programma stragista realizzato». Pensava che «tali rapporti» fossero «compatibili con il fine perseguito dal progetto» della mafia: cioè la ricerca di una nuova forza politica che si facesse carico delle istanze di Cosa nostra. Ma tutti quegli indizi non erano «idonei a sostenere l'accusa in giudizio». Per cui «solo l'emergere di nuovi elementi» avrebbe a quel punto portato alla riapertura dell'inchiesta.


È quello che potrebbe essere fatto adesso. Oggi sappiamo dal neo pentito Spatuzza che Giuseppe Graviano, già nel gennaio '94, sosteneva di aver raggiunto una sorta di accordo politico con Berlusconi, e raggiante ripeteva: «Ci siamo messi il Paese nelle mani». Ma dopo Spatuzza c'è chi ritiene si possano registrare altre defezioni di rango tra le fila dei mandanti ed esecutori delle stragi: nuove collaborazioni che diano ancora più peso alle accuse. Magari a partire proprio da Filippo Graviano. Era stato proprio lui, nel 2004, a comunicare in carcere a Spatuzza che «se non arriva niente da dove deve arrivare, è bene che anche noi cominciamo a parlare con i magistrati». Erano trascorsi dieci anni da quando suo fratello Giuseppe sosteneva di aver agganciato Berlusconi tramite Dell'Utri, e secondo il pentito la trattativa fra Stato e mafia proseguiva ancora.

Ma i detenuti, stanchi di attendere una soluzione politica a lungo promessa, ma non ancora completamente realizzata, adesso minacciano di vendicarsi raccontando cosa è davvero successo nel 1993-94. Quello che dice ai pm Spatuzza si collega ad alcuni retroscena dell'indagine della procura di Napoli sul sottosegretario Nicola Cosentino di cui è stato chiesto l'arresto per concorso esterno in associazione camorristica. Sembrano apparentemente due mondi lontani, ma a metterli in contatto sono alcuni esponenti di Forza Italia che si rivolgono fra il '94 e il '96 a boss di mafia e camorra promettendo, in caso di vittoria elettorale, «un alleggerimento nei loro confronti».

E da questi discorsi emerge il progetto della dissociazione, cioè l'ammissione delle proprie responsabilità in cambio di sconti di pena, senza accusare altre persone. Spatuzza, parlando della trattativa con lo Stato, che sarebbe proseguita fino al 2004, spiega che durante la detenzione «Filippo Graviano mi dice che in quel periodo si sta parlando di dissociazione, quindi a noi interessa la dissociazione ». E dello stesso argomento aveva discusso il casalese Dario De Simone, con l'onorevole Cosentino.

Adesso il premier ha paura di quegli spettri che 16 anni fa lo avrebbero accompagnato nella sua discesa in politica. Ma lo spaventa anche la ricostruzione di tutti gli spostamenti dei Graviano nel 1993. Perché gli investigatori sono in grado di accertare le persone con le quali sono stati in contatto. I tabulati di alcuni vecchi cellulari utilizzati dai fratelli stragisti sono stati analizzati dagli investigatori con l'aiuto di Spatuzza. E grazie a questi documenti è possibile dimostrare con chi hanno parlato.

Su questi fatti vi sono due indagini. Una coordinata dal procuratore di Firenze Giuseppe Quattrocchi con i suoi sostituti Giuseppe Nicolosi e Alessandro Crini; l'altra condotta dal capo della Dda di Caltanissetta Sergio Lari con l'aggiunto Domenico Gozzo e i pm Nicolò Marino e Stefano Luciani.

Lari ha riaperto da mesi i fascicoli sui mandanti occulti delle stragi e la scorsa estate Totò Riina ha fatto arrivare un lungo messaggio attraverso il suo avvocato. Riuscendo a bucare il carcere duro imposto dal 41 bis. Per il capo di Cosa nostra la responsabilità della morte di Borsellino era da addebitare a «istituzioni deviate». Un messaggio torbido. E così Lari e i suoi pm sono andati a interrogarlo. Nello stesso periodo, i pm di Firenze interrogavano Giuseppe Graviano.

È lo stesso stragista a rivelarlo durante una deposizione a difesa dell'ex senatore Vincenzo Inzerillo nel processo d'appello di Palermo in cui è imputato di mafia. Graviano dice: «È venuta la procura di Firenze. Mi hanno detto solamente: "Siamo venuti a interrogarla per i colletti bianchi". Gli ho detto: "Mi faccia leggere i verbali" (riferendosi alle dichiarazioni di Spatuzza, ndr) e aspetto ancora...».

La coincidenza vuole che poche settimane dopo questi due episodi, il deputato Renato Farina (Pdl), alias "agente betulla", entra nel carcere di Opera, nell'ambito dell'iniziativa promossa dai Radicali. L'ex informatore dei servizi segreti si ferma a parlare con Totò Riina. Poi il deputato prosegue il giro "cella per cella" degli 82 reclusi sottoposti al 41bis. Casualità vuole che in questo istituto è detenuto pureGiuseppe Graviano. I boss lanciano messaggi, e i politici che comprendono il loro linguaggio sanno come rispondere. Ma adesso un mafioso pentito è pronto a decifrare questo codice segreto.

Tratto da: L'espresso.


http://espresso.repubblica.it/dettaglio/indagine-esplosiva/2115069

Ripreso anche da: antimafiaduemila.com.

                                                    ****

Una concessionaria di pubblicità, il veicolo di contatto con il senatore

di Peter Gomez e Marco Lillo

Non ci sono solo le parole di Spatuzza a legare i mondi lontani del gruppo Berlusconi e del clan Graviano.

C’è un filo che corre tra Segrate e Brancaccio e lega la società Pagine Utili, controllata dalla Fininvest, e un uomo considerato dagli investigatori un riciclatore delle cosche (ma uscito dal processo grazie alla prescrizione).

Il Fatto Quotidiano ha scoperto negli archivi delle camere di commercio di Palermo un documento importante.

E’ il fascicolo camerale della New Trade System, una società che a metà dagli anni novanta era stata un partner privilegiartner prto per la raccolta pubblicitaria della società “Pagine utili”, guidata proprio da Marcello Dell’Utri e che aspirava a diventare mandatario esclusivo per il sud Italia di Telepiù, la pay tv allora ancora controllata occultamente da Silvio Berlusconi.

Il documento va letto con attenzione perché il padrone della società era Fulvio Lima, un commercialista parente dell’onorevole Salvo Lima, poi processato nel 1999 per avere riciclato tre miliardi di lire dei fratelli Graviano. A rendere ancora più impressionante la scoperta è che in tempi non sospetti un’informativa della Direzione Investigativa Antimafia indicava Fulvio Lima (mai indagato per questo) come il canale attraverso il quale fluivano i capitali dei Graviano a Dell’Utri. Il documento risale al novembre del 1996 ma è stato depositato al processo dell’Utri venti giorni fa.

Due funzionari che indagano sulle bombe di mafia del 1993 scrivono di avere ricevuto una serie di informazioni da un indagato. Il confidente, terrorizzato, si era rifiutato di verbalizzare ma i funzionari, avevano messo nero su bianco le sue quattro rivelazioni:

1) aveva ascoltato due telefonate tra Filippo Graviano e Dell’Utri nelle quali si parlava di affari “consistenti” in Lombardia e Sardegna;

2) i fratelli Graviano gli avevano detto che “tramite Fulvio Lima trasferivano ingenti capitali a Dell’Utri”;

3) i fratelli trascorrevano la latitanza a Milano proprio per seguire i loro affari, nei quali era coinvolto anche il finanziere Rapisarda;

4) aveva accompagnato i Graviano al ristorante “L’assassino” di Milano per incontrare Dell’Utri.

Il Fatto Quotidiano ha cercato di verificare le dichiarazioni del confidente scoprendo l’esistenza di una società che rafforza una di quelle lontane rivelazioni anonime.

La società nasce nel 1986 con il nome di Nuova Sudgessi e si occupa di “estrazione e commercializzazione di solfato di calcio e dei pannelli di gesso per l’edilizia”.

il 12 aprile 1995 viene rilevata da Fulvio Lima (66 per cento delle quote) e da Giovanna Barresi (34 per cento) e cambia il nome (New Trade System) e amministratore unico: Nerio Tassinari.

Oggi a “Il Fatto Quotidiano” Tassinari spiega: “ci occupavamo di cambi merci per la Promoservice del gruppo Publitalia (la concessionaria di Mediaset che raccoglie gli spot per le reti del Cavaliere ndr) ma”, aggiunge Tassinari, “non ricordo il ruolo di Lima. L’ho visto solo una volta”.

Nell’oggetto sociale, dopo l’ingresso di Lima e amici, compare: “la rappresentanza nel campo della pubblicità su pagine utili affari e su pagine utili famiglia”. Il primo luglio del 1996 la New Trade System di Palermo apre un ufficio a Verona. Nella nota integrativa del bilancio si spiega: “la società ha stipulato un mandato di agenzia con la società Pagine Italia per la ricerca pubblicitaria sugli annuari Pagine Utili. Lo sviluppo dell’attività ha comportato la realizzazione di un ufficio in Verona, essendo la zona del Veneto e del Trentino quella di esclusiva competenza della società”.

La società era stata premiata anche “quale migliore agente promotore dell’anno”. Non solo. Prosegue la relazione “è continuata nell’esercizio la collaborazione con ‘Telepiù pubblicità’”. Anche se era sfumato il grande affare: “non sono prevedibili particolari sviluppi riguardo alla stipula del contratti di agenzia in esclusiva per l’Italia meridionale per Telepiù”. Di lì a poco il controllo della pay-tv passerà dal Cavaliere a Vivendi. Mentre Pagine Utili sarà travolta dalle perdite e - per non appesantire la Mondadori, quotata in borsa - sarà assorbita dalla Fininvest, e poi ceduta nel 2002 alla Telecom.

Intanto Lima finisce nei guai per alcune vecchie operazioni del 1986-87 a Palermo. Nel 1999 lo rinviano a giudizio con l’accusa di avere riciclato 3,5 miliardi con un funzionario della Sicilcassa, Salvatore Cuccia. Cuccia chiede il patteggiamento. Lima ricusa i giudici e, dopo vari rinvii il 13 gennaio del 2003 spunta la prescrizione grazie al riconoscimento delle attenuanti generiche.

da Il Fatto Quotidiano dell’11 dicembre

 

 

in: http://sconfini.eu/Approfondimenti/i-fratelli-graviano-conoscono-molto-bene-dellutri-ecco-la-prova.html

 I fratelli Graviano conoscono molto bene Dell'Utri. Ecco la prova Venerdì 11 Dicembre 2009 16:06 Giuseppe Morea Attualità - Approfondimenti

 E così sembrerebbe, grazie anche alla rapidità con cui i Tg nazionali hanno informato i cittadini delle ultime novità, che il senatore Marcello Dell'Utri non ha mai visto né conosciuto, direttamente o indirettamente, i fratelli Graviano o almeno Filippo, che quest'oggi in videoconferenza ha risposto alle domande dei giudici a proposito delle recentissime dichiarazioni di Spatuzza. Grazie a poche e sintetiche parole Filippo Graviano (il fratello si è avvalso della facoltà di non rispondere, per ora) ha sortito un bell'effetto mediatico: "Non ho mai detto a Spatuzza che era giunto il momento di parlare", "Non ho mai conosciuto Dell'Utri" ecc.

L'imputato e Silvio Berlusconi tirano un sospiro di sollievo, perché a onor del vero le dichiarazioni di Spatuzza valgono quanto quelle di Graviano e quindi (fermo restando che uno dei due dice il vero e l'altro mente) saranno solo i giudici a poter stabilire chi dei due ha detto la verità. Curioso il modo con cui vengono identificati mediaticamente i due protagonisti (entrambi, lo ricordiamo, pericolosi ed efferati assassini e mafiosi): Spatuzza dopo anni di "silenzio d'onore" decide che è il momento di pentirsi e rivela una sua verità (che poi appunto i giudici dovranno giudicare); Filippo Graviano dopo anni di "silenzio d'onore" e di omertà continua sulla sua linea. E come vengono trattati dai media di regime i due casi? Spatuzza si dice sia manipolato, dica un sacco di scemenze, sia un assassino che ha sciolto i bambini nell'acido, non sia credibile e gli riversano addosso ogni sorta di epiteto e malignità. Graviano invece è "un vero pentito" (anche se si comporta e risponde come quando era un mafioso), una persona che ha dimostrato una grande dignità e una persona molto credibile.

Tanto per ricordarlo, quando fu arrestato, Filippo Graviano negò addirittura di conoscere le persone con cui era in compagnia (Salvatore Spataro e Giuseppe D'Agostino, che gli garantirono la latitanza a Milano) quando è stato arrestato nel 1994 nella trattoria "Da Gigi il cacciatore". In questo senso, credere al pentimento dell'ex boss sembra un po' esagerato.

Comunque, anche se oggi i telegiornali sono molto attenti a gonfiare il valore delle risposte date da Graviano, occorre ricordare che, la sentenza di primo grado che condanna a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa Marcello Dell'Utri stabilisce in modo inequivocabile il rapporto da Dell'Utri (trait d'union tra Fininvest e vari mandamenti mafiosi siciliani) e i Graviano. In essa si legge inequivocabilmente "(I fratelli Graviano) avevano accertati rapporti e contatti, diretti o mediati da terze persone con Dell'Utri" (fonte integrale: Il Fatto Quotidiano del 10 dicembre (vedi allegato).

A fornire la prova dei rapporti tra Dell'Utri e i Graviano fu proprio Giuseppe D'Agostino, poi pentitosi: “In sintesi, dal complesso delle dichiarazioni rese dai due collaboranti emerge che il D’Agostino, intenzionato a far entrare il figlio Gaetano nel settore giovanile della squadra del Milan, aveva interessato Melo Barone, appassionato del gioco del calcio e presidente di una squadra dilettantistica locale, il quale si era rivolto a Marcello Dell’Utri ottenendo che il giovanissimo D’Agostino Gaetano, che contava 10 anni, effettuasse un provino per il Milan nell’anno 1992. Dopo il decesso del Barone, avvenuto alla fine di quell’anno, il D’Agostino non si era perso d’animo e, allo scopo di raggiungere l’obiettivo prefissosi, si era rivolto ai fratelli Graviano, i quali si erano detti disponibili a favorirlo e gli avevano fatto capire che non sarebbe stato un problema per loro contattare i responsabili del Milan e procuragli un posto di lavoro a Milano presso una catena di esercizi commerciali, che gli inquirenti hanno, poi, individuato nell’«Euromercato» facente parte del gruppo Fininvest”.

Sono stati infatti dimostrati in diverse riprese dai giudici i rapporti esistenti tra i Graviano e Melo Barone. Dell'Utri disse di non conoscere Barone, ma si scoprì che sulla sua agenda erano spesso ricorrenti appuntamenti con "Melo". Dopo la morte di "Melo" il suo ruolo fu coperto, proprio secondo i giudici, dai Graviano.

Il Tribunale conclude: “È lecito affermare che, negli anni 1993-94, c’è stato un interessamento nei riguardi del figlio di D’Agostino Giuseppe da parte di Marcello Dell’Utri e che, essendo già deceduto Melo Barone, tale interessamento non poteva che essere stato caldeggiato al prevenuto, direttamente o in via mediata, dai fratelli Graviano di Brancaccio. La conclusione alla quale perviene il Collegio poggia sulla constatazione che il giovane D’Agostino ha effettuato un altro «provino» ad inizio del 1994 (ne ha dato conferma il teste Buriani Ruben) e cioè nel periodo in cui D’Agostino Giuseppe era vicino ai fratelli Graviano, favorendone la latitanza, ed aveva ottenuto, per il figlio Gaetano, il loro intervento diretto presso la dirigenza del Milan e, in particolare, presso Marcello Dell’Utri, il quale in effetti aveva «segnalato» il promettente calciatore al tecnico che doveva visionarlo, come candidamente e spontaneamente affermato dal teste Zagatti Francesco”.

Gaetano D'Agostino è davvero un giocatore di indubbio talento, al punto che oggi gioca in serie A con l'Udinese. Ma questa è un'altra storia. Sul fatto che oggi Graviano ha mentito (non si scoprirà forse mai il perché), invece, non ci sono dubbi: lo dice la sentenza di primo grado che ha condannato Dell'Utri a 9 anni.

=================

MAFIA, SETTE ANNI PER MARCELLO DELL’UTRI, TRAMITE DI COSA NOSTRA DA PALERMO E MILANO

PALERMO, 29 GIU. – Sette anni di reclusione e il risarcimento di 7mila euro per le spese sostenute dal Comune e dalla Provincia: questa la sentenza della corte d’appello di Palermo, presieduta dal giudice Claudio Dall’Acqua, nei confronti di Marcello Dell’Utri, senatore per il Pdl e cofondatore del partito di Forza Italia. La pena è stata confermata oggi dopo sei giorni di camera di consiglio.

La condanna riguarda il reato di concorso esterno in associazione mafiosa: è stato infatti provato che Dell’Utri era strettamente legato a Cosa Nostra, tramite Stefano Bontade prima, e mediante gli uomini di Totò Riina e Bernardo Provenzano dopo il 1980; una collaborazione palesata dall’assunzione, nel 1974, di Vittorio Mangano con il ruolo ufficiale di “stalliere” nella villa di Arcore di Silvio Berlusconi; in realtà, il ruolo di Mangano, uomo di Pippo Calò e condannato per duplice omicidio, era di garantire protezione a Dell’Utri e Berlusconi durante il periodo dei sequestri.

 

 

Il senatore è stato invece assolto per “le condotte successive al 1992, perché il fatto non sussiste”, lasciando così in sospeso il giudizio su un eventuale coinvolgimento di Dell’Utri nella trattativa fra Stato e Mafia, nonostante le dichiarazioni di Gaspare Spatuzza, Nino Giuffrè ed altri collaboratori di giustizia, e la moltitudine di prove documentate rilevate proprio su quel periodo dell’attività di Dell’Utri.

Si dichiara “deluso” il procuratore generale Antonino Gatto, che aveva chiesto un pena di undici anni, e che aveva lanciato un accorato appello ai giudici prima del consiglio: “E’ il potere a essere giudicato (…) Voi potete contribuire alla costruzione di un gradino, salito il quale forse, e ripeto forse, si potranno percorrere altri scalini che potranno fare accertare le responsabilità che hanno insanguinato il nostro Paese. Oppure lo potete distruggere, questo gradino”.

“Ritengo che l’aspetto politico era la parte della vicenda sulla quale l’accusa aveva quagliato meglio”, afferma Gatto, che attende di conoscere le motivazioni che hanno spinto la corte d’appello a non considerare i reati commessi dopo il 1992, e non esclude la possibilità di ulteriori indagini riguardo al ruolo del senatore durante la stagione politica, vale a dire dopo la fondazione del partito di Forza Italia.

“Cercherò il procuratore Gatto e gli farò le condoglianze”, scherza Dell’Utri, nella conferenza stampa rilasciata questa mattina a Milano; definisce “pilatesca” la sentenza della corte di Palermo: “Hanno dato un contentino alla procura palermitana e una grossa soddisfazione all’imputato, perché hanno escluso tutto ciò che riguarda le ipotesi dal 1992 in poi”.

Attende “con fiducia” la Cassazione e cita anche i fratelli Karamazov parlando di Vittorio Mangano, che, ribadisce il senatore, si comportò come un eroe: “Era una persona in carcere, ammalata, invitata più volte a parlare di Berlusconi e di me e si è sempre rifiutato di farlo. Se si fosse inventato qualsiasi cosa gli avrebbero creduto. Ma ha preferito stare in carcere, morire, che accusare ingiustamente. E’ stato il mio eroe. Io non so se avrei resistito a quello a cui ha resistito lui”.

Diletta Sarzanini

http://www.bolognatg24.it/politica/2010/06/29/7427/mafia-sette-anni-per-marcello-dellutri-tramite-di-cosa-nostra-da-palermo-e-milano/   

_______________________________________

Da "ilFattoQuotidiano.it"
Guai, a non considerare Mangano "un eroe"

Fra le tante analisi circa la condanna di Marcello Dell'Utri, voglio segnalarvi quella di Gioacchino Genchi pubblicata da Il Fatto Quotidiano. Potete leggerla cliccando qui.

 

"C'è un equivoco di fondo. Si dice che il politico che ha avuto frequentazioni mafiose, se non viene giudicato colpevole dalla magistratura, è un uomo onesto. No! La magistratura può fare solo accertamenti di carattere giudiziale. Le istituzioni hanno il dovere di estromettere gli uomini politici vicini alla mafia, per essere oneste e apparire tali". (Guarda il video)
Voglio ricordare le parole di Paolo Borsellino, oggi che la Corte d'Appello di Palermo ha condannato Marcello Dell'Utri a sette anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa.
Perché, a prescindere dalle analisi, dai numeri e dalle ipotesi, da questa storia emergono alcuni punti incontrovertibili.
Il primo: questo processo riguarda i rapporti tra Cosa Nostra e Forza Italia, e non va confuso col filone d'inchiesta su quelli tra Mafia e Stato, che abbraccia le stragi del '92.
Il secondo: Marcello Dell'Utri, senatore della Repubblica Italiana, è stato condannato a sette anni con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. E' un fatto.
Il terzo punto: lo stesso Dell'Utri è il co-fondatore di Forza Italia (oggi Pdl), partito di maggioranza che governa il Paese. Co-fondatore perché lo fondò insieme a Silvio Berlusconi, oggi Presidente del Consiglio dei Ministri e coinvolto nei fatti per cui Dell'Utri è stato condannato in Appello. Anche questo è un fatto.
A prescindere dagli anni di condanna - nove, sette, dieci non importa - questa sentenza offre una conclusione amara su cui gli italiani devono meditare: l'Italia è governata da due persone che hanno avuto rapporti stretti e confidenziali con Cosa Nostra. Tutto il resto passa in secondo piano.

Di seguito il testo del video-servizio

Dopo cinque giorni di camera di consiglio arriva l'atto finale del processo d'appello al senatore Marcello Dell'Utri.
Non c'è stato l'inasprimento della pena auspicato dal Procuratore Generale, Nino Gatto, che aveva chiesto una condanna a 11 anni di reclusione.
C'è stata invece una riforma del dispositivo del primo grado e una riduzione della pena. Sette anni con l'obbligo di risarcire le parti civili, Provincia e Comune di Palermo.
Assolto, perché il fatto non sussiste, per tutte le vicende contestate a Dell'Utri dal 1992 in poi. Crollano tutte le ricostruzioni dei pentiti che riguardavano il filone politico. Giuffré, in particolare, che aveva raccontato ai magistrati le tappe della nascita di Forza Italia. Secondo la ricostruzione del pentito assecondata dai padrini di Cosa Nostra.
La Corte presieduta da Claudio Dall'Acqua, in questi giorni investita da violente polemiche, non ha creduto - o non ha ritenuto sufficienti i riscontri presentati, alle parole del pentito Gaspare Spatuzza.
Ma la decisione della Corte d'Appello conferma tutti i fatti avvenuti prima degli anni '90.
Sembra ormai certo che l'incontro tra Berlusconi, Dell'Utri e i vertici della mafia siciliana (Di Carlo, Teresi, Bontade e Cinà) avvenuto alla Edilnord di Milano nel 1974.
Si doveva concertare un sistema per assicurare la protezione personale di Berlusconi e Vittorio Mangano fu assunto così come fattore nella villa di Arcore. E poi le estorsioni alla STANDA e per le antenne Fininvest all'alba del successo economico del gruppo che fa capo al cavaliere.
Non soddisfatto il Procuratore Generale che ritiene comunque di portata storica la sentenza ma invita ad attendere il deposito delle motivazioni.
Dal punto di vista giudiziario smacchiata, in prima battuta, la nascita di Forza Italia e l'ascesa al Governo del paese. Per i legali del senatore cadono le accuse più gravi.
Due processi e un'indagine durati 16 anni. Il processo in Tribunale si era aperto il 5 novembre 1997 e si era concluso nel 2004 con una condanna a nove anni emessa dopo 13 giorni di camera di consiglio. L'appello, cominciato esattamente 4 anni fa, si è concluso oggi con la condanna a 7 anni di reclusione per i fatti commessi fino al 1992.
Le motivazioni, entro i canonici 90 giorni, che scadono il 29 settembre. In quella data Berlusconi compie gli anni. E potrebbe festeggiare ancora.

Ecco il dispositivo della sentenza emessa dalla Corte di Appello di Palermo: (Guarda la lettura della sentenza)

"Visti gli articoli 150 Cp, 530, 531 e 605 Cpp, in riforma della sentenza del Tribunale di Palermo dell'11 dicembre 2004 appellata da Cina' Gaetano e Dell'Utri Marcello ed incidentalmente dal procuratore della Repubblica di Palermo, dichiara non doversi procedere nei confronti di Cina' Gaetano in ordine ai reati ascrittigli perche' estinti per morte del reo; assorbita l'imputazione ascritta al capo A della rubrica in quella di cui al capo B, assolve Dell'Utri Marcello dal reato ascrittogli, limitatamente alle condotte contestate come commesse in epoca successiva al 1992, perche' il fatto non sussiste e per l'effetto riduce la pena inflitta ad anni 7 di reclusione". E prosegue: "Conferma nel resto l'appellata sentenza. Condanna Dell'Utri Marcello alla refusione delle spese sostenute dalle parti civili costituite Provincia regionale di Palermo e Comune di Palermo che si liquidano per ciascuna di essere in complessivi euro 7.000 oltre spese generali, Iva e Cpa come per legge. Indica in giorni 90 il termine per il deposito della motivazione".

LA STORIA DEL PROCESSO NELLE PUNTATE DEL BLOG

- 15 giugno 2009: Processo d'appello Dell'Utri - Il video
- 22 giugno 2009: Processo Dell'Utri: Sicilia in ostaggio - Il video
- 29 giugno 2009: Processo Dell'Utri: intercettazioni irrilevanti - Il video
- 18 luglio 2009: Processo Dell'Utri: la lettera Ciancimino - Il video
- 22 settembre 2009: Processo Dell'Utri: l'imputato scomodato - Il video
- 29 settembre 2009: Processo Dell'Utri: la protezione di Cosa Nostra - Il video
- 9 ottobre 2009: Processo Dell'Utri: l'emissario di Cosa Nostra - Il video
- 17 ottobre 2009: Processo Dell'Utri: votate Forza Italia - Il video
- 23 ottobre 2009: Processo Dell'Utri: la Neverland della giurisprudenza - Il video
- 30 ottobre 2009: Processo Dell'Utri: Spatuzza deporra' in aula - Il video
- 6 novembre 2009: Processo Dell'Utri: slitta il calendario Spatuzza - Il video
- 20 novembre 2009: Processo Dell'Utri: le preoccupazioni del Premier - Il video
- 5 dicembre 2009: Processo Dell'Utri: parla Spatuzza - Il video
- 12 dicembre 2009: Processo Dell'Utri: Graviano smentisce Spatuzza - Il video
- 20 dicembre 2009: Processo Dell'Utri: un politico milanese che garantiva... - Il video
- 10 gennaio 2010: Processo Dell'Utri: stop alle testimonianze - Il video
- 16 gennaio 2010: Processo Dell'Utri: ci hanno provato - Il video
- 27 febbraio 2010: Processo Dell'Utri: basta la sentenza di primo grado - Il video
- 8 marzo 2010: Processo Dell'Utri: Massimo Ciancimino non ammesso - Il video
- 17 aprile 2010: Processo Dell'Utri: uno sfincione lungo 11 anni - Il video
- 30 aprile 2010: Processo Dell'Utri: l'invenzione del complotto - Il video
- 15 maggio 2010: Processo Dell'Utri: le arringhe difensive - Il video
- 22 maggio 2010: Processo Dell'Utri: "Coi mafiosi solo rapporti occasionali" - Il video
- 30 maggio 2010: Processo Dell'Utri: frequentare mafiosi è forse reato? - Il video
- 13 giugno 2010: Processo Dell'Utri: Mangano da eroe a profittatore - Il video
- 20 giugno 2010: Processo Dell'Utri, si va verso la sentenza - Il video
- 27 giugno 2010: Processo Dell'Utri: a breve la sentenza - Il video
- 29 giugno 2010: Condannato! - Il video