RASSEGNA STAMPA |
La profezia di Leonardo Sciascia di Pietro Ancona
Un recente libro di Macaluso che ha tutta l'aria di essere una commossa riconciliazione postuma con Leonardo Sciascia ha riproposto con forza la critica che il grande eretico racalmutese fece al PCI e cioè quella di non voler essere partito di opposizione, di volere il compromesso storico e, come si chiamavano, "le larghe intese," insomma di rinunziare ad essere alternativa radicale alla DC ed ai suoi alleati di governo.
Questa critica di Leonardo Sciascia è portata alle sue estreme conseguenze nel libro del 1971 " Il contesto" che è una condanna ante litteram del "compromesso storico",
la linea elaborata da Enrico Berlinguer dopo l'11 settembre del 1973 cileno,
l'uccisione di Salvatore Allende e l'instaurazione di una dittatura militare che è durata quindici lunghissimi interminabili anni.
Nel "contesto" emerge una compartecipazione del partito di opposizione alle scelte omicide del partito di maggioranza e l'idea che il potere è soltanto uno, è sempre imprescrutabile e mostruoso e che tutto viene sacrificato alla sua conservazione a cominciare dalla verità e dai valori morali.
Il "contesto" fece divampare una furiosa polemica tra l'intellighentia comunista e lo scrittore siciliano. Dirigenti politici di primissimo piano come Amendola intervennero per condannare la metafora che Sciascia aveva costruito attorno alla "politica delle larghe intese". Uno dei più duri fu Lucio Lombardo Radice che espresse pesanti apprezzamenti. La critica di Guttuso fu la meno intransigente ed in qualche modo prendeva le distanze senza emettere i pesanti giudizi della inquisizione comunista.
In sostanza, come aveva intuito Guttuso, Leonardo Sciascia chiedeva al PCI soltanto di essere se stesso e di essere partito di opposizione e di alternativa. Riteneva dannosa ed incomprensibile la politica di collaborazionismo che riduceva la vocazione maggioritaria e governativa del PCI a supporto della continuità del potere esistente.
Credo che oggi siamo in grado di valutare in tutta la sua portata la verità contenuta nella critica di Sciascia. Il PCI non esiste più e si è fuso con la DC creando un ircocervo politico che per esplicita dichiarazione di Veltroni ha una vocazione governativa e tutto subordina a questa. La politica di compromesso storico è stata usata da Moro per catturare il più grande partito di opposizione nella ameba del blocco sociale dominante e farne un puntello. All'Italia è venuta a mancare la cosa essenziale di ogni democrazia: la dialettica tra maggioranza ed opposizione. Il consociativismo è diventato dominante non solo nelle relazioni politiche ma anche in quelle sociali e tutto questo a discapito dei valori e degli interessi che il PCI rappresentava, ma dai quali si è staccato nel corso di un lungo processo
di progressiva cancellazione della sua identità storica, culturale, dottrinaria.
Possiamo considerare la moribonda democrazia italiana il prodotto della politica berlingueriana del compromesso storico. Una dialettica "normale" tra maggioranza ed opposizione, una alternanza senza il timore di incorrere nei fulmini dello zio Sam, avrebbe fatto sviluppare meglio il percorso della vita civile e politica. Invece la politica italiana è stata impestata. Si è ammalata e la malattia è degenerata fino a creare il caudillo che ci governa.
Ieri si è svolto un incontro tra Bersani, Marcegaglia e Camusso. Il compromesso storico è stato portato a livello sociale. Ma mentre nella sua ispirazione originaria il compromesso storico serviva ad assicurare regole di libertà e di democrazia e diritti per tutti oggi le intese tra Bersani la Confindustria e la CGIL sono tutte contrassegnate dalla capitolazione di tutti i diritti conquistati nel Novecento alla classe padronale. La classe operaia è stata abbandonata dal suo maggiore partito di riferimento e dal suo sindacato che è oramai organismo incapace di appoggiare le lotte che divampano spontaneamente nel paese e di tutelare i diritti dei lavoratori. La Fiom è stata lasciata sola a sostenere l'impatto di un terribile braccio di ferro con La Fiat conclusasi a vantaggio di questa. La resistenza mostrata dagli operai di Pomigliano e di Mirafiori sembra essere un fastidio per i dirigenti della CGIL e per Bersani.
Il lungo colpo di stato contro i diritti continua. Sacconi annunzia il rilancio del patto sociale che è un elenco di obblighi imposti ai lavoratori e la fine dello Statuto dei Diritti dei Lavoratori. La CGIL ed il PD di Bersani sono all'interno di questo programma di devastazione sociale, lo appoggiano come del resto appoggiano il precariato e le scelte di Marchionne.
La realtà ha superato la immaginazione di Leonardo Sciascia. Il compromesso che si è realizzato non è neppure "compromesso" ma soltanto adesione a volte anche fanatica (Ichino) al pensiero unico e riduzione della classe lavoratrice ad una massa di persone che deve pensare soltanto alla propria sopravvivenza fisica senza aver tempo nè possibilità di pensare ad altro.
Ma forse la profezia di Leonardo Sciascia trova il suo elemento più significativo di riscontro a livello planetario. Oggi, la Cina è diretta da un partito comunista che ha fatto del liberismo la sua dottrina. La Cina finanzia con le immense risorse ricavate dal lavoro di centinaia di milioni di operai ridotti in schiavitù gli USA. Senza l'enorme quantità di Buoni di tesoro americano acquistati dal governo cinese oggi gli USA non sarebbero in grado di finanziare l'enorme apparato supertecnologico e nucleare con il quale tengono il mondo in pugno. Del comunismo cinese è rimasta soltanto la struttura autoritaria del potere che contiene il massimo di capitalismo che sia mai stato concepito. In fondo la sconfitta della banda dei quattro in Cina è stata l'equivalente della sconfitta dell'idea di comunismo in Italia. Berlinguer disse che non si poteva governare con il 51 per cento e senza l'ombrello della Nato. La Cina ha del tutto cancellato il comunismo ed usato un miliardo di esseri umani per finanziare una mostruosa fase di sviluppo capitalistico nel mondo.
Pietro Ancona 2011