Lavoro e_sindacati
di
Pietro Ancona
in ordine cronologico I parte
From
1 maggio 2006 to January 12,
2011
vedi indice e altri documenti
----- Original Message -----
: Profanazione radicale del Primo Maggio
lunedì 1 maggio 2006 19.24
Il primo maggio ha visto sempre i socialisti con tutti i loro compagni e amici
del movimento operaio, a ricordare con cortei,manifestazioni e comizi,, la
secolare lotta per migliorare la condizione di vita e sociale dei lavoratori,
guardando al futuro sempre con una nuova speranza di crescita civile.
Il primo maggio è una grande giornata anche per la causa della pace nel mondo.
Oggi questa giornata è stata profanata da una lunga dichiarazione del signor
Capezzone il quale propone provocatoriamente , strumentalizzando il nome di
Biagi, di sostenere la legge trenta, la legge che ha generato frustrazione,
umiliazione, disperazione in milioni di giovani e meno giovani precari.
Naturalmente il signor Capezzone con il suo Guru Giacinto Pannella e la
signora Bonino candidata al Ministero della Difesa forse per realizzare il
laicismo con i carri armati, hanno disertato i cortei ed i comizi del primo
maggio.
Io sono felice di essere stato a Portella della Ginestra con Franco Cantafia
e la compagna Leoni e migliaia di giovani che vedono nella richiesta della CGIL
di abolire la legge trenta una scelta giusta con forti contenuti umani e civili.
Spero che i socialisti abbandonino presto la Rosa Nel Pugno dove la grande
anima del socialismo è stata divorata dall'ameba pannelliana.
I socialisti con i socialisti e la sinistra. Pannella con i liberisti e gli
imperialisti!!
Pietro Ancona
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giovedì 22 marzo 2007 11.08 segreteria@fiom.cgil.it
oggetto: INPS e pensioni
Cari compagni,
stanno stringendo in una tenaglia l'INPS per strangolarlo. La borghesia
parassitaria italiana, invidiosa del capitale sociale accumulato dai lavoratori
nelle istituzioni INPS,INAIL,etc....mira a distruggere entro breve tempo queste
fondamentali fortezze del mondo del lavoro attraverso la ipocrita operazione
modernista delle unificazione e sottraendo all'INPS il TFR.
Stamane due pennivendoli pseudo economisti hanno chiesto la sottrazione del TFR
all'INPS per spostarlo verso i truffaldini fondi pensione delle assicurazioni
private.
Boeri e Garibaldi attaccano su due fronti: il fronte delle pensioni e del
lavoro precario ed il fronte delle istituzioni amministrate dalla legislazione
sociale conquistata in questi ultimi anni.
Spero tanto nella vostra energica reazion e
Pietro Ancona sindacalista in pensione
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: primapaginarai
Sent: Saturday, April 07, 2007 8:54 AM
Subject: produttività degli statali
Caro Dr. Magri,
sentendola sentenziare, con l'aria di un saggio padre di famiglia, sulla
produttività degli statali che hanno ricevuto la favolosa cifra di circa
cinquanta euro mensili nette di aumento(mediamente) mi venivano in mente gli
infermieri sottoposti a turni massacranti per 1200 euro al mese!!!! Chiunque
abbia fatto l'esperienza di un ospedale sa quanto sia dura la vita di tutto il
personale assistente!!!
Da quando il signor Ichino ha fatto la mascalzonata di parlare di fannulloni non
fate altro che ripeterne pappagalescamente la diffamazione.
In un Paese in cui l'imprenditoria privata è del tutto sovvenzionata dal
pubblico, compresa la Fiat che per decenni ha succhiato il sangue all'erario,
da pulpiti squalificati giungono sermoni contro la gente che vive malamente e
con poca riconoscenza pubblica!!
Provi a pensare da dove le arriva il lautissimo stipendio e se davvero se lo
merita!!
Provi a pensare a vivere con la sua famiglia con lo stipendio di uno statale!!
Pietro Ancona da Palermo
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: italotripi@sicilia.cgil.it
Sent: Monday, April 16, 2007 10:08 AM
Subject: Storia CGIL
Caro Italo,
la CGIL siciliana è stata protagonista all'inizio dell'ottanta e per tutto il
decennio di straordinario ed incisivo impegno nella lotta contro la criminalità
mafiosa.
Mi riferisco a Politeama Uno e Due (il tre non si realizzò per diserzione della
CISL) che segnarono momenti altissimi di lotta e di impegno civile.
Nel corso del primo Consiglio Generale della CGIL siciliana dopo l'uccisione
di Pio La Torre,
presieduto da Donatella Tortura nella mia relazione (ripresa con titoli cubitali
da l'Ora) lanciai la proposta del sequestro dei patrimoni mafiosi poi diventata
legge.
Ebbene è come se la lotta alla mafia in Sicilia fosse cominciata negli anni
novanta dopo l'uccisione di Falcone e Borsellino.
Si cancella un decennio tra i più importanti della nostra storia.
Noto pure con sconcerto come la commemorazione di Pio LaTorre da sempre ignori
il ruolo svolto dalla CGIL nella vicenda di Comiso sia come impegno materiale
sia come collante unitario con le Acli, la Cisl, Salvatore Lauricella, Guarraci
ed il Psi siciliano. I socialisti siciliani ignorarono le ire di Craxi e si
schierarono con la CGIL.
Ebbene non sono d'accordo con la storia delle cancellazioni e delle
manipolazioni.
Quando le generazioni future si accosteranno agli ultimi trentanni di storia
della Sicilia non troveranno niente di cose altamente significative come:
Politeama Uno e Due e Comiso.
Purtroppo, il più importante, anzi l'unico storico di sinistra della Sicilia,
il Professore Renda non ha mai attribbuito importanza a quanto ho ricordato. Nei
suoi libri semplicemente non esistiamo.
Ti saluto fraternamente
Pietro
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: redazione@gramscioggi.org
Sent: Saturday, April 21, 2007 4:19 PM
Subject: da oggi i lavoratori più soli
Caro Colombo,
se esistesse il crimine di partito, il gruppo dirigente dei DS dovrebbe
certamente essere processato per aver soppresso il Partito convogliandolo fuori
dal suo alveo sociale e storico, fuori dal socialismo, in una grigia area di
centro-destra in cui Bersani e Visco potranno mostrare agli industriali veri e
falsi italiani di quanto sono più bravi degli uomini di Berlusconi.
I nostri Fassino e D'Alema sono mediocri dirigenti assetati di potere. Se
avessero avuto le doti di statista di Togliatti e dei grandi dirigenti del pci
avrebbero capito che squilibrare l'Italia a destra, affollarsi nell'area di
destra, lasciare vuoto il posto della socialdemocrazia, si può fare a caro
prezzo negli Usa ma non in Italia.
Se non si riaprirà una speranza di una forza socialista a sinistra,
sicuramente il terrorismo aumenterà perchè non si potranno tollerare a lungo le
condizioni di pezzenti a cui sono stati ridotti i lavoratori italiani. Qualcuno
imbraccerà le armi.
Intanto, dopo il PD e magari durante mi aspetto l'abbraccio con Berlusconi con
la benedizione di Napolitano che è stato allievo di Amendola ma che è tralignato
nel "migliorismo" acefalo e tutto pancia.
Pietro
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: giulianoamato@cameradeputati.it
Sent: Saturday, April 21, 2007 5:19 PM
Subject: da oggi i laboratori più soli
Caro Amato,
ora che avete lasciato i lavoratori al loro destino e vi fate il Partito dei
ceti medi e medio alti sei soddisfatto?
Il socialismo non era degno dei vostri magnanimi lombi?
Ma tu come gli altri siete di mente corta anche se assai acuta per i vostri
personali interessi. Corta perchè avete squilibrato a destra il sistema politico
italiano affollandovi nell'area di Berlusconi.
Avete lasciato i lavoratori al loro destino di pezzenti a mille euro al mese,
privi dell'essenziale per vivere. Nascerà una nuova generazione di terroristi a
causa vostra!!
Quando in vecchiaia si diventa reazionari è davvero triste!!!
Pietro Ancona
socialista lombardiano sempre!!!
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: cobas@cobas.it
Sent: Tuesday, May 01, 2007 9:21 PM
Subject: Fw: Dopo il comizio
primo maggio 2007
Sono le due del pomeriggio e le manifestazioni ed i comizi per il primo maggio
sono già finiti. La gente è tornata a casa, mogia, delusa, scontenta, avvilita,
priva di speranze. A casa li aspetta un pasto assai sobrio, povero, fatto
sopratutto di farinacei dal momento che la verdura costa più della carne e sono
diventati entrambe quasi irraggiungibili. Questo primo maggio è stato assordato
dalle grida contro gli infortuni sul lavoro, le morti bianche. Non si può dire
che negli ultimi trenta anni questo tema sia stato particolarmente frequentato
anche se i morti e gli infortuni sono sempre stati tanti, proprio tanti. Mentre
si parla di misure più drastiche per gli infortuni, c'è nelle stanze del potere
chi progetta di sopprimere l'Inail, il glorioso istituto che ha tutelato al
meglio per mezzo secolo i lavoratori sopravvissuti e le loro vedove. Si parla di
unificazione degli enti previdenziali ma la verità è che si pensa ad una
riduzione drastica del loro peso (già si mastica amaro per il TFR all'Inps) e
delle loro funzioni a vantaggio del Dio Mercato, delle assicurazioni, dei fondi
privati magari gestiti pariteticamente da Confindustria e Sindacati.
Potrei cosi riassumere il succo dei comizi dei leaders sindacali di questo Primo
Maggio: "pezzenti ma vivi!!!" Sui contratti il problema posto è del tempo dei
loro rinnovi ma non della questione salariale che considera equo un incremento
di ottanta euro mensili, una vera elemosina a fronte di salari sotto il livello
di povertà. Se proponessi un incremento di cinquecento euro al mese mi darebbero
del pazzo ma questa è l'unica cifra che mi viene in mente se davvero si volesse
rendere meno miserabile la vita delle famiglie operaie , degli impiegati, dei
professori, financo degli ingegneri della Fiat.
Ma questo Sindacato si guarda bene dal disturbare la campagna di seduzione del
costruendo Partito Democratico verso gli imprenditori e, mentre mi darebbero del
pazzo se chiedessi cinquecento euro di aumento per i metalmeccanici, non batte
ciglio per gli stipendi miliardari dei managers, delle municipalizzate, degli
enti pubblici tutti rigorosamente prelevati dalle bollette dei consumatori
utenti ma sudditi di questo Paese.
Una nuova classe sociale creata dalla legge Bassanini con stipendi mai al
disotto di trecentomila euro!!!
Nessuno ha pronunziato la parola tabù " Aboliamo la legge 30"!!!! Sacconi spiega
al TG3 il giorno del primo maggio la bontà di questa legge e quanto siano
terroristi coloro che ne chiedono la soppressione.
Non vado avanti perchè sono sopraffatto dall'indignazione e dallo sgomento. Non
avrei mai immaginato che con TUTTA la sinistra al Governo i lavoratori si
riducessero a tale punto di frustrazione!!
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: politiche@liberazione.it ; redaziione@manifesto.it ; politiche@unita.it ;
segreteria@fiom.cgil.it ; segreteria@cgil.it ; segreteria@spi.cgil.it
Cc: g.gullo@repubblica.it
Sent: Thursday, May 10, 2007 3:54 AM
Subject: I sazi demolitori della civiltà del lavoro
Un gruppo di economisti professionisti raccolto attorno ad un sito online
"LaVoce"ossessiona l'Italia per raggiungere lo scopo di demolire le tutele
legislative dei lavoratori, il ruolo di rappresentanza e di agente contrattuale
del Sindacato, il walfare, i salari, le pensioni, i diritti delle donne.
Il fatto clamoroso che la sesta o settima potenza industriale del mondo, membro
del C8, abbia i salari e le pensioni più bassi d'Europa non gli basta. Vuole
molto di più.
Vuole una totale deregolation del rapporto di lavoro, il passaggio
"liberale!!!", alla contrattazione individuale dando per scontato che si è alla
pari tra chi ha bisogno di lavorare per vivere e chi è in grado di offrirgli un
lavoro.
Questo gruppo fatto di personaggi accreditati dagli ambienti economici e
finanziari italiani e dal governo, si serve spesso anche della menzogna e
dell'insulto,tenta di sollevare l'opinione pubblica contro i "garantiti"! Una
menzogna tra le più vergognose raccolta e rilanciata dai pennivendoli grandi
opionisti è che le pensioni degli anziani vengono pagate dai giovani!!!!
Obiettivo importante prossimo di questio signori che godono di una condizione
personale invidiabile di redditi e di proventi, è la soppressione dei ccnl a
vantaggio di contratti aziendali e poi come si diceva sopra di contratti
individuali.
I massmedia ed il governo hanno interesse a valorizzare questi signori. Sono
Giovazzi,Boeri,Ichino,l'ex sindacalista Cazzola che sputa veleno sul sistema
pensionistico ma ne fruisce allegramente, sono guri, sono cassazioni parlanti,
sono presenti in tutti i momenti cruciali del dibattito e delle decisioni.
Ichino si spinge financo a dare del "fannulloni!!" alla categoria intera dei
dipendenti statali, persone con una media di retribuzione di non più di 1200
euro al mese ed auspica una mobilità selvaggia ignorando le immense difficoltà
che esistono a cominciare da fitti inaccessibili. e da tutti i costi che
comporta smontare una famiglia da una città e portarla altrove. Perchè Ichino
(non so se fruisce già della pensione di deputato) non prova a fare per
ventiquattro ore l'infermiere in un Ospedale a mille euro al mese?
Ebbene, è giunto il momento di dire a questa gente che innanzitutto deve
consegnare il malloppo e cioè accettare di avere le stesse pensioni che
propongono agli altri.
In secondo luogo di non guadagnare al di là dell'apice di quanto propongono,
rinunziando ad incassare milioni di euro per consulenze miliardarie ottenute
presso i privati ma anche presso il Governo.
Questi signori quanto guadagnano facendo i guru del Governo?
Bisogna che questo Paese non sia pieno di predicatori che propongono "agli
altri" come debbono stringere la cinghia e farsi sfruttare perbene: la regola è
che le norme valgono per tutti a cominciare dalle grandi consulenze e dalle
scandalose pensioni dei parlamentari e dei consiglieri regionali.
Intanto bisogna chiedere alla RaiTV, a muso duro, che sebbene viviamo in un
regime oligarchico e postdemocratico, debbono attuare una par conditio delle
opinioni degli economisti: ad ogni parere di Boeri, Ichino o Giavazzi o
dell'olimpico prof.Monti deve corrispondere il parere di economisti di altra
scuola. Non esistono solo i monetaristi e i fondamentalisti del liberismo.
Esistono altre scuole di pensiero che hanno reso civile il pensiero liberale e
lo hanno armoniosamente congiunto al pensiero socialista.
Tutte le volte che in RaiTV c'è un parere soltanto di Boeri o di qualcuno della
"Voce" bisogna fare partire una bordata di proteste.
Prima di concludere vorrei ricordare la cosa più odiosa di questi signori:
l'attribuzione al Sindacato dei morti e degli infortuni sul lavoro e il
suggerimento al governo, subito raccolto dal Presidente sornione del Consiglio,
di non fare nuove leggi che rendano più cogenti le prevenzioni.
Pietro Ancona
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- ---- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: sinistraCGIL sinistra CGIL
Sent: Saturday, June 02, 2007 10:54 AM
Subject: lettera alla CGIL sul TFR
Cara Cgil,
non mi aspettavo che la stampa sindacale facesse propaganda ai fondi pensioni
delle finanziarie e delle assicurazioni italiane.
Sapete benissimo che con il nostro livello di retribuzioni il massimo che i
lavoratori potranno avere saranno ratei di novanta cento euro al mese, una somma
miserabile al confronto della liquidazione del TFR che nelle famiglie italiane
serve a mettere da parte le spese per il funerale, aiutare un figlio a sposarsi,
avere un sostegno in caso di malattia in in Paese in cui la sanità pubblica
tende a non dare più niente (come ognuno di noi può constatare quando si
affrontano le conseguenze di importanti operazioni chirurgiche).
Avete danneggiato anche le aziende per favorire la speculazione finanziaria che
non produce beni ma solo profitti monetari.
Ravvedetevi, ammettete l'errore ed invitate i lavoratori a lasciare i soldi
dove stanno senza cederli a quanti stanno spendendo milioni di euro in
pubblicità per accalappiarli.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: Scalfari eugenio
Sent: Sunday, June 24, 2007 11:29 AM
Subject: mistificazioni
Caro Dr.Scalfari,
lei si meraviglia di Epifani che trova appoggio nella sinistra di governo e gli
rimprovera, credo in mala fede, che la CGIL si era sempre richiamata ai partiti
della sinistra riformista e non alla tradizione massimalistica del movimento
operaio italiano.
E' verissimo!! Ma oggi la tradizione riformista è rappresentata appunto dalla
sinistra di governo dal momento che i DS ed i socialisti di Boselli hanno fatto
molto cammino verso destra, facendosi infettare dall'ideologia più violenta del
capitalismo,
quella liberista.
Lei sa bene che sulle pensioni la CGIL e la sinistra di Governo non chiedono
altro che quanto scritto nel programma di trecento pagine di Prodi.
Perchè se Padoa Schioppa ubbidendo ai canoni di Bildelberg fa resistenza e
rischia di mandare all'aria la trattativa è "normale", mentre se Ferrero chiede
il rispetto degli accordi "ricatta"?
Lei è di corte vedute: non si rende conto
che disancorare il governo di centro sinistra dal movimento sindacale o piegare
questo alle logiche del "mercato" liberista umilia milioni di persone che
vivono in Italia con meno di mille euro al mese e crea una situazione di
perpetua fibrillazione sociale dentro la quale cresceranno forme nuove di
terrorismo.
Lei crede che tutti si acconcino a vivere in una società dove lei è
superprivilegiato ed un giovane giornalista deve fare il negro a trecento euro
al mese?
Pietro Ancona da Palermo
Ps: ho fatto un calcolo all'ingrosso. Lei deve già avere incassato dallo Stato
circa un milione di euro di vitalizio parlamentare.
Inoltre gode di una pensione di giornalista che è supercorporativa ed è stata
largamente foraggiata dai contributi statali alla carta stampata.
Se vuole essere coerente con le prediche che fa al Sindacato ed ai
massimalisti perchè non rinunzia al vitalizio e restituisce quanto ha finora
incassato?
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: padellaro unità
Sent: Wednesday, July 11, 2007 9:19 AM
Subject: accordo pensioni
Caro Direttore,
spero che l'unità non enfatizzi il grottesco accordo sulle pensioni minime
concordato con i sindacati. Trattasi dell'elemosina di un euro scarso al giorno
a fronte di un impegno finanziario considerevole dello Stato.
Sarebbe stato assai meglio discutere di un DIRITTO, per esempio, il recupero
del considetto fiscal drag oppure dare ai pensionati delle agevolazioni maggiori
per i ticket sanitari.
Inoltre tutta la fascia di pensionati tra i 700 euro e i 1600 euro al mese,
da oltre un decennio congelata, ne avrà soltanto un contraccolpo negativo dal
momento che si sentirà tirata verso il basso ed anc ora meno certa del proprio
modesto reddito.
Sarebbe stato equo affrontare il problema nel suo insieme nella fattispecie
dei diritti o non delle mance e delle elemosine.
Questa questione è assai più grave dello scalone, che non riguarda che poche
persone che potevano in ogni caso essere aiutate in tanti modi (lavori usuranti,
donne, livelli di invalidità etcc..)
Ma, come dicevano gli antichi, gli dei accecano coloro che vogliono perdere!!
pietro
====
PS: ti suggerisco di avvicinare una delle panchine di Roma dove i pensionati
giocano a carte: ti sentirai dire che era più dignitoso lasciare le cose come
stavano piuttosto che elargire elemosine!!
Ps del ps: "elargire" il verbo che spesso usa Prodi e già solo per questo è
odioso!!
Pietro
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Monday, July 23, 2007 1:09 PM
Subject: accordo sulle pensioni
l'articolo di Scalfari di oggi
Caro Dr.Scalfari,
per capire bene l'accordo sulle pensioni le sue volenterose spiegazioni non
servono a nulla.
Si legga la lettera del signor Rocco Palma pubblicata da Augias di oggi e le
altre che sono giunte a vari giornali e si renderà conto che si è trattato di
una truffa (sofisticata di Padoa Schioppa) alla quale era preferibile lo scalone di Maroni
In quanto al governo da un anno e più non fa altro che digrignare i denti al suo
elettorato che oramai lo odia con tutto il cuore. Molti tra la povera gente sono
perseguitati da esattori privati che frugano nella loro vita ed accendono
ipoteche sulla loro casa o ganasce sulle loro auto. Siamo tornati ai tempi dei
romani che avevano esattori che potevano vendere schiavi i debitori dello Stato.
Non è proprio cosi ma quando ti vendono all'asta la casa dove abita per pochi
soldi non pagati al fisco per motivi che possono essere i più diversi è
veramente inaccettabile. E' vero che era stato Tremonti a usare la clava fiscale
per spogliare di diritti le persone. Ma questo Governo è in perfetta continuità
Il volto di questo Governo non è quello di Prodi ma il faccione democristiano
della peggiore specie di Mastella.
Le dichiarazioni che questo ricattatore politico professionale fa sono
incredibili. Non ho visto lei indignarsi per difendere la dignità del giudice
Corleo.
Lei accetta tranquillamente che il signor Geronzi si fotta venti milioni di
euro di premio alla carriera ed esalta il liberismo compassionevole di un
governo che dà un euro al giorno di aumento ai pensionati al minimo!
La destra liberista vi ha mangiato il cervello a tutti. Lei non è più il
democratico liberal di una volta. La cultura della destra è diventata anche con
i suoi articoli senso comune......
Nel pistolotto finale del suo articolo, preoccupato per l'esito della
consultazione dei lavoratori, sostanzialmente minaccia "tempi duri che si
preparano" Insomma, se non passa l'accordo, sarà peggio!!
Complimenti!! Ci sono tanti modi di
fare schioccare la frusta!!
Pietro Ancona
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--- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: cremaschi fiomgloriosa
Cc: rinaldini fiomgloriosa
Sent: Thursday, July 26, 2007 4:27 PM
Subject: salari
Cari compagni,
come è possibile che la Fiom continui a presentare proposte di miglioramenti
salariali davvero pidocchiose, quando il problema è quello di almeno il
raddoppio di questi?
Avete idea di come possa vivere una famiglia di tre persone con milleduecento
euro al mese?
Gradirei conoscere la vostra opinione per vedere se poi in fondo tutta la
sinistra non tocca una situazione di deriva della condizione operaia che dura da
molti anni mentre capitale e finanza si sono arricchiti da fare schifo!!
Perchè il metalmeccanico italiano deve guadagnare la metà del suo collega
francese o tedesco?
Pietro
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---- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: armenni@liberazione.it
Sent: Saturday, July 28, 2007 9:52 AM
Subject: bassi salari
“ho vissuto tutta la vita come quei preti innamorati della Chiesa che non vedono
quanto ci sia di negativo ed inaccettabile dentro le sue mura.”
Cara Signora Armeni,
ho letto il suo "coraggioso" articolo sui salari. (C'è un problema gigantesco:
il salario non basta a vivere Liberazione 26.7.07)
Sono stato segretario regionale della CGIL ed ho vissuto tutta la vita come quei
preti innamorati della Chiesa che non vedono quanto ci sia di negativo ed
inaccettabile dentro le sue mura.
In questi giorni tristi per la sinistra italiana, con Prodi che digrigna i denti
al suo elettorato, mi è capitato spesso di osservare comportamenti per me
sconcertanti. Sono rimasto sconvolto dell'aumento di un euro al giorno ai
pensionati al minimo.E' semplicemente offensivo per la dignità delle persone e
sarebbe stato meglio niente che questo. La campagna contro i fannulloni di
Ichino e company, il cinico tentativo di contrapporre giovani ad anziani sulla
base di menzogne e rinfacciando agli anziani di vivere troppo e tanto altro
ancora a cominciare dalla pressione fiscale locale e dai ticket sanitari mi
hanno fatto riflettere su tutta la mia vita di sindacalista ed ho scoperto che è
stata intessuta di menzogne.
Menzogna la motivazione della svolta dell'EUR propugnata da Lama e da me
caldeggiata come ariete per risolvere la questione meridionale.Serviva invece al
sostegno al governo Andreotti.
Menzogna le motivazioni di Trentin al Maschio Angioino di Napoli in una tesa
riunione del Direttivo della CGIL nel corso della quale fu decisa la lotta per
l'abolizione delle gabbie salariali con il voto contrario dello stesso Trentin
di Scheda e di gran parte del gruppo dirigente nazionale della CGIL. Soltanto la
testardaggine dei dirigenti del Sud impose la scelta contro le gabbie.
E poi, tutti gli accordi di Trentin sul pacchetto Treu, l'abbandono della scala
mobile che in qualche modo proteggeva i salari, la politica di cinismo di
rimessa di Cofferati che a parte l'impuntatura sull'art.18 durante gli otto
anni della sua segreteria fece fare i porci comodi agli industriali di questo
Paese, tutta la politica della CGIL è stata funzionale agli interessi del PCI di
conquistare fiducia nei poteri forti.
I governi di centro-sinistra hanno tolto ai lavoratori i diritti conquistati
dall'opposizione. La riforma DINI con il passaggio al contributivo e la
contemporanea messa in azione della legge Biagi preparano una generazione di
pensionati morti di fame.
Cara Signora, fino a quando il PCI aveva interesse a sparigliare le carte e fino
a quando c'era il muro di Berlino, i lavoratori italiani hanno avuto la
possibilità di crescere.
Quando i comunisti hanno cominciato a strizzare l'occhio a cercare avidamente
l'approvazione della grande borghesia italiana (a quella della piccola impresa
aveva già concesso contratti privilegiati) è cominciata l'opera di
smantellamento dei diritti.
I salari e le pensioni d'Italia sono tra i più bassi perchè il PCI prima si
doveva fare accettare ed ora deve fare il PD con la democrazia cristiana.
Prossime tappe dello smantellamento saranno: l'abolizione dell'Inail
(nonostante le campagne coccodrillesche sugli infortuni), l'abolizione dei
contratti nazionali di lavoro, l'abolizione delle giornate di malattia pagate.
La banda della Voce capeggiata da Ichino, Boeri, Cazzola ed altri lavora notte e
giorno per una campagna di criminalizzazione dei lavoratori allo scopo di
abolire il diritto.
Ecco perchè anche la memoria per me assai cara del mio amico Luciano Lama è
diventata motivo di frustrazione e di sconforto.
Pietro Ancona
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---- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: giordano@cameradeputati.it ; mussi@cameradeputati.it ;
russospena@posta.senato.it
Cc: bertinotti@cameradeputati.it ; salvi@postasenato.it ;
diliberto@cameradeputati.it
Sent: Monday, July 30, 2007 4:24 PM
Subject: statali fannulloni!!
Che un governo di centro-sinistra, con tutta la sinistra dentro e con un leader
storico dei comunisti c ome Bertinotti alla presidenza della Camera ed un
comunista di lungo corso come Napolitano alla Presidenza della Repubblica
potesse definire i lavoratori statali "Fannulloni" era l'ultima cosa che mi
aspettassi!!
La campagna di diffamazione è contro tutta la categoria degli statali. Per i
lavoratori privati ci pensa Montezemolo a definirli fannulloni!
Se ci sono fannulloni si sappia che le responsabilità penali sono sempre
personali e che l'opera di criminalizzazione di una intera categoria non è
consentita neppure ad un provocatore del calibro di PadoaSchioppa.
Naturalmente tutta la campagna di criminalizzazione dell'INTERA categoria
degli statali è funzionale ad un disegno di abolizione delle tutele per i
lavoratori in caso di malattie.
Presto l'aggressione ideologica e piena di odio di classe del governo Prodi
si riverserà sull'Inail. Basta con le rendite infortunistiche, basta con le cure
ai lavoratori infortunati! Si facciano le assicurazioni personali se vogliono
curarsi!!
Oramai è tempo che la sinistra scenda da questo governo di centocinque persone
che da sole costano un patrimonio ai contribuenti, lasci Prodi ed il trio
PadoaSchioppa Bersani e Visco
alle loro politiche liberiste, si ripulisca le mani macchiate dal sangue
innocente delle popolazioni civili dell'Afghanistan bombardate notte e giorno.
Ogni indugio al Governo, ogni rinvio all'autunno, è un ulteriore complicità
con chi può stare perfettamente assieme al centro destra di Berlusconi-.
Pietro Ancona
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---- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: turci@cameradeputati.it
Sent: Thursday, August 02, 2007 10:35 AM
Subject: appello bipartisan contro i fannulloni
Caro Turci,
trovo disgustoso il tuo comportamento nei confronti dei lavoratori.
Ci voleva un governo di centro-sinistra per sferrare alla classe lavoratrice un
attacco anche sul piano morale.
E' indecente che una persona come te che si è arricchita con la politica,
(avrai certamente un sostanzioso conto in banca di risparmi trentennali di
emolumenti "politici" e la prospettiva di una bellissima pensione), sferri un
attacco di criminalizzazione indistinta, quando sai benissimo che le
responsabilità penali sono sempre personali, che chi fa l'assenteista può essere
arrestato per truffa e che l'assenteismo matura dove i dirigenti hanno molto da
farsi perdonare dai loro sottoposti e si instaura un regime di ricatto
reciproco.
Sai anche bene dove va a parare questa campagna: alla riduzione delle tutele
in caso di malattie a tutti i lavoratori.
Che da uno che ha passato la vita nel movimento operaio arrivi un approccio
tanto volgare e qualunquistico c'è veramente da disperare su questa Italia,
governata da gerarchi oligarchi che passa il tempo a seviziare gente che
guadagna mille euro al mese ed andrà a casa con pensioni di fame.
Se ne sei ancora capace, vergognati!!
Pietro Ancona da Palermo
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: segreteria@cgil.it
Sent: Thursday, August 02, 2007 9:01 AM
Subject: adesione al prendere o lasciare di Prodi
Cari compagni,
aderendo al protocollo di Prodi la CGIL diventa finalmente parastatale.
Potevate almeno fare una consultazione degli iscritti prima di consegnarvi
mani e piedi legati al liberismo peraltro poco compassionevole del signor Prodi.
Ora i lavoratori italiani non hanno più niente!! Tutto è omologato contro di
loro. Muoiono sul lavoro e sono additati come lazzarani e fannulloni!!
Nella storia di questo Paese mai nessuno aveva attaccato tanto duramente
anche sul piano morale i lavoratori. Ci voleva un Governo con tutta sinistra
dentro!!
Ne sono molto addolorato per la CGIL dentro la quale ho trascorso la vita,
ma ancora di più per i lavoratori che non hanno più nessuna difesa!
Pietro Ancona
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---- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: annozero@rai.it
Sent: Wednesday, September 19, 2007 2:26 PM
Subject: IL GOVERNO PRODI DIGRIGNA I DENTI AI LAVORATORI
ieri sera, a Ballarò, stentavo a credere a quanto sentivo: il sottosegreterio
Letta parlava dell'intenzione del Governo di proporre nella Finanziaria un
marchingegno di diminuzione delle tasse (sic!!) in cambio di incrementi di
produttività.
Insomma se produci di più pagherai meno!!
Questo naturalmente per mettere la pietra tombale sulla esigenza di
ripristinare il fiscal drag sospeso da tempo che in qualche modo restituiva a
"tutti" i lavoratori un po' dell'erosione causata dall'inflazione.
Nella storia degli Stati moderni si introdurrebbe per la prima volta il
principio di una personalizzazione della legge fiscale non più valida per tutti
ma differenziata per quote di produttività. Non so chi è il genio che ha
escogitato questa provocazione ma è dentro il governo di centro-sinistra che gli
stessi lavoratori hanno avuto la disgrazia di fare eleggere. Nonci dormono la
notte per vedere come "sfruculiare"!!
Ma la notizia più strabiliante è la nuova strategia di attacco all'art.18
basata su uno specchietto delle allodole e su un passaggio finto dai contratti
di precariati della legge Biagi ad un unico contratto a tempo indeterminato.
Definita "affascinante" da Veltroni,
la proposta è un contratto "leggero" per i giovani con la possibilità di
escludere la tutela data dall'articolo 18 per i primi tre anni di lavoro e la
possibilità quindi di licenziamento entro tre anni di lavoro.
Finora sembra indigesta financo a Maroni mentre la Confindustria la definisce
"suggestiva" ma non vuole bruciarsi le dita e l'ineffabile Damiano dichiara che
non sarà il Ministro del Lavoro che toglierà l'art.18. Agitazioni "emotive" che
rientreranno a fronte della "necessità" storica di togliere quanto resta ai
lavoratori del sistema di garanzie e di tutele.
Insomma, nel Paese europeo con i salari e le pensioni più basse del sistema
Ocse, con sei milioni di precari, si vuole giocare la carta di rendere
totalmente inermi i lavoratori dipendenti mettendoli in balia dei loro datori di
lavoro che potranno licenziarli senza giusta causa magari di fronte ad un
rifiuto di diminuzione della paga o di un qualsiasi diritto contrattuale.
Pietro Ancona
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---- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: cremaschi fiomgloriosa
Sent: Monday, October 01, 2007 9:44 PM
Subject: Fw: una sconfitta definitiva della classe operaia
Il Presidente si diverte alle spalle dei lavoratori
" Poi si trova la composizione. E' il mio dovere farlo. Mi diverto anche e la
troveremo anche questa volta. Non vedo problemi di rottura». E poi, sulle
assemblee dei lavoratori a Mirafiori: «I lavoratori votino pure, ma il
protocollo aiuta i poveri». (Bertinotti)
che il Presidente del Consiglio si diverta a negare ai lavoratori quanto era
stato loro promesso nel programma di governo è davvero desolante! Divertirsi
alle spalle di chi è precario e dovrà restarlo a vita è veramente indecente!!
Questo individuo che anche io ho contribuito ad eleggere vuole la sconfitta
definitiva della classe operaia. Una sconfitta del genere di quella che mise in
ginocchio all'inizio del secolo scorso i lavoratori americani e fece dei
sindacati aziende della mafia.
E' molto scaltro: preferisce sperperare quattro miliardi in elargizioni di
elemosine ai pensionati ed agli incapienti, piuttosto che ripristinare uno dei
tanti diritti tolti (esempio: il fiscal drag)-
Quando questo Governo cadrà, non mi importa ad opera di chi, farò festa!!
Pietro Ancona
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---- Original Message ----- quarta parte
From: pietroancona@tin.it
To: grandenud@tin.it
Sent: Wednesday, October 03, 2007 2:04 PM
Subject: Fw: Oppressione sociale delle Caste italiane
E' finita la pace dei lavoratori durata un paio di decenni, forse più, fino al
crollo del Muro di Berlino che liberò il capitalismo occidentale dalla grande
paura.
Oramai da quasi venti anni è una continua spoliazione dei diritti
precedentemente acquisiti, spoliazione che avviene con il concorso attivo dei
Sindacati e magari degli stessi lavoratori.
Infatti, è assai probabile che il referendum dia ragione agli accordi del 23
luglio che cristallizzano l'esistenza della legge Biagi, riducono il diritto
alla pensione, legittimano il precariato. II lavoratori italiani sono più deboli
della struttura sindacale delle tre Confederazioni e finiranno con il dare
fiducia e suicidarsi.
Oltre ai diritti cancellati, salari di fame. I lavoratori dell'industria
italiana (ma in generale tutti) guadagnano poco più della metà dei loro colleghi
tedeschi o francesi e sono costretti ad un regime di prezzi manovrati da
oligopoli che controllano il cosidetto mercato.
Le istituzioni locali come i Comuni danno prestazioni sempre più care e
dequalificate. Le aziende municipalizzate in regime privatistico impongono
bollette sempre più salate. Se salti qualche pagamento ti bloccano l'auto con le
ganasce o ti iscrivono una ipoteca sulla casa.
La nuova Ici (provvedimento del tutto sbagliato e demagogico fatto per
contentare Rutelli) costringere i Comuni a nuove tasse che si scaricheranno
sulla generalità dei cittadini compresi coloro che non hanno la casa di
proprietà.
Intanto i figli degli operai non possono più accedere alle Università per via
del costo diventato insostenibile della vita e del numero chiuso fatto apposta
per garantire soltanto a chi ha alle spalle una forte struttura familiare
l'iscrizione agli atenei.
Si è creata una nuova classe di ricconi che comprende il ceto politico. Questa
classe vive seviziando i poveri e spingendoli verso il terrorismo o la
rivoluzione.
Il mio amico Giuseppe, anni 27,laureato ma disoccupato, ha avuto offerto un
lavoro in un call center per 160 euro il promo mese (pudicamente denominato
rimborso spese) e lavoro a provvigione nel mesi successivi.
Nel primo governo italiano con tutta la sinistra al potere l'intermediazione
di mano d'opera delle agenzie interinali hanno creato una nuova estesa classe di
schiavi in un sistema legalizzato dalla legge Biagi,
dal pacchetto Treu, dagli accordi sindacali del 1993.
Presto attaccheranno altri diritti, aboliranno i ccnl, ridurranno le tutele in
caso di malattia,
torneranno alla carica per l'art.18, liquideranno l'Inail con la scusa della
razionalizzazione del sistema previdenziale.
Stanno esagerando: prima della fine dell'inverno avremo i primi scioperi
contro un costo della vita ed una pressione fiscale sui più deboli diventati
intollerabili.
Pietro Ancona
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---- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: s.cappellini@ilriformista.it
Sent: Thursday, October 11, 2007 11:31 AM
Subject: corte vedute referendum all'ottantadue per cento
Caro Dr.Cappellini,
sono stato segretario generale della CGIL siciliana per molti anni e le assicuro
che l'annuncio dell'esito del referendum all'ottantadue per cento è una zappata
sui piedi.
Il dato è inverosimile ed ha fatto male il Sindacato a produrlo perchè questo
suscita l'indignazione e la frustrazione di milioni di lavoratori e non solo di
chi ha votato no.
Montezemolo ha subito presentato il conto. Ora vuole TUTTO (secondo il manuale
Ichino-Boeri) ed i tre non so proprio come se la caveranno. Faranno altri
referendum?
Si legga l'articolo di Feltri che descrive bene la situazione. Aggiungo che in
un paese a salari medi di mille euro puà diventare pericoloso tirare troppo la
corda, infliggere troppe sconfitte alle classi che hanno sulle spalle tutto il
peso produttivo fiscale e di fatto mantengono nel lusso l'altra parte del paese
dei magna magna.....
Cordiali saluti.
Pietro Ancona
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---- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: epifani@cgil.it
Sent: Thursday, October 11, 2007 1:32 PM
Subject: Fw: Risultato incoraggiante per Montezemolo
VERSO LA RIDUZIONE DEL SALARIO IN MERCEDE
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subito dopo la proclamazione della vittoria del Si con l'ottantadue per cento,
Montezemolo ha dichiarato la sua soddisfazione ed espresso il proposito di fare
subito altri accordi ( soppressione ccnl?, minori tutele per la malattia per
punire i "fannulloni", incorporazione Inail in altro Ente per "lavorare" bene le
prestazioni in caso di infortunio o malattia professionale?)
Mi dispiace che la CGIL con Cisl ed UIL abbia firmato qualcosa di peggio del
Patto per l'Italia fatto da Cisl ed Uil con il governo Berlusconi.
Avere voluto divulgare un dato che schiaccia il NO e le sue ragioni a meno del
venti per cento, è una zappata sui piedi. Prima di tutto perchè non è vero che
le cose sono andate cosi', secondo
perchè chiudere tutte le porte davanti a chi vuole lottare il precariato e il
peggioramento delle già miserrine pensioni provoca frustrazione ma anche rabbia
e voglia di un Sindacato diverso. Sarebbe stato assai più saggio valutare meglio
le ragioni del si in rapporto alla complessità della lotta sociale in Italia. La
CGIL è sconfitta da questo risultato proprio perchè l'ha voluto. La CGIL avrebbe
potuto usare un successo più consistente dei NO per meglio fronteggiare coloro
che vogliono spogliare di tutto i lavoratori.
Avere messo la firma del Sindacato e dei Lavoratori sulla legge Biagi non è
stata una buona idea.
L'attiva officina della destra sociale con il suo nutrito ed agguerrito
manipolo di "studiosi"" sta attaccando le quote previdenziali dei lavoratori
facendo balenare maggiori salari con la detassazione. Boeri attacca l'art.18 con
lo specchietto per le allodole del contratto unico.
La detassazione sarà una sciagurata operazione di trasformazione del salario
in mercede. Pieno medioevo!!! Fine di tutta la strutturazione dei diritti e
delle prestazioni alimentate dalle aliquote contributive. Fine di una civiltà
del lavoro che ha fatto civile l'Italia!
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: paolo leon economista
Sent: Thursday, October 11, 2007 11:10 AM
Subject: : perche no il novanta per cento?
Caro professore,
con la stupidità di un organismo oramai autoreferenziale hanno voluto
presentare il risultato che fosse il massimo per il Governo Prodi.
Hanno sbagliato.
Il risultato è inverosimile. Le cose che scrive oggi Feltri su Libero sono
giustissime.
Quando si isolano le aspirazioni più profonde dei lavoratori dal Sindacato
che li dovrebbe rappresentare, si apre la strada ad ogni sorta di incognita,
compresa quella terrorista.,
E' stato poco saggio, anzi folle, dichiarare un ottantadue per cento che fa
rabbia a centinaia di migliaia di lavoratori.
Cari saluti.
Pietro
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Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: lettere@liberazione.it
Sent: Friday, October 12, 2007 10:45 PM
Subject: unità sindacale pubblicata su Liberazione il 14-10-07
L'unità sindacale ha compiuto un prodigioso passo avanti. Col governo
Berlusconi il Patto per l'Italia fu firmato soltanto da Cisl ed Uil. Con il
governo prodi è firmato da tutte e tre le confederazioni.
La piattaforma dei tre sindacati su è modulata fondamentalmente sulla linea
Cisl. Ha ragione Bonanni a dire che la Cgil esce diversa dalla consultazione.
Avrebbe potuto dire: dal momento che abbiamo avviato la consultazione abbiamo
fondato su basi più solide l'unità. La nostra visione è prevalsa
sull'antagonismo sociale.
Dopo la nascita del Partito Democratico non esistono pregiudiziali o ostacoli
all'unita.
Se Margherita e DS si uniscono perchè no un nuovo Sindacato della grande
concertazione con Montezemolo e Veltroni?
Ma questo Sindacato Unitario sarà assai distante dalla storia del movimento
operaio italiano. Lontano anni luce. Sarà un Sindacato che premette gli
interessi del sistema a quelli dei lavoratori commettendo un terribile errore:
quello di non essere più di parte e di non usare il conflitto per fare crescere
diritti e libertà.
Pietro Ancona
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---- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: redaziione@manifesto.it
Sent: Saturday, October 13, 2007 1:40 PM
Subject: note antipatiche
Rossana Rossanda ha scritto:
" Ma anche qui, tra abolire la Legge 30 e il niente del pacchetto governativo,
si potrebbero mettere in campo tappe, modi, tempi e controlli che potrebbero
essere stabiliti in un intreccio per una volta non vizioso tra pubblico e
privato.
Saremmo dovuti arrivare a farlo perfino noi, per quanto siamo un povero
giornale, se lavorassimo come ormai imporrebbero i tempi e i rapporti effettivi
di forza. Salvo ridursi a essere un recinto di protesta, un luogo puramente
simbolico e contenti di esserlo."
Non condivido!! la precarietà non è necessitata dall'economia ma dalla politica.
E' il tallone di ferro per schiacciare le nuove generazioni dei lavoratori e
ridurli in schiavitu'. L'ariete della globalizzazione come la vogliono i
padroni!
Ognuna delle tappe,dei modi e dei tempi si tradurrebbero in eterne
condizioni che si ripetono all'infinito. Vedi accordo sul lavoro a tempo
determinato triennale rinnovabile se, accompagnato da un sindacalista (un cappio
odioso) all'ufficio del lavoro il lavoratore
viene costretto ad ulteriori anni di purgatorio.
Nella fase della grande sconfitta del movimento operaio, testimoniare il
socialismo ed il lavoro liberato dai ceppi è simbolico cioè inefficace ma
indispensabile!!
Viva il Manifesto !! Pietro Ancona
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---- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: padellaro unità
Sent: Saturday, October 13, 2007 8:43 PM
Subject: i giorni della libertà
Lei ha scritto:
Proprio in queste ore il sindacato confederale registra uno «storico successo»
(Epifani). C’è qualcosa che conta ancora di più della pur straordinaria valanga
di sì che ha approvato il difficile protocollo sul welfare concordato da
Cgil-Cisl-Uil. Questo qualcosa di più sono gli oltre cinque milioni di
lavoratori che hanno partecipato al referendum. Mai una partecipazione così
ampia. E siamo l’unico paese dove il sindacato chiama non solo i propri iscritti
ma tutti coloro in possesso di una busta paga ad esprimersi sugli accordi
raggiunti. Una prova di democrazia di massa trasparente e corretta.
Questa è la libertà che si esprime nelle cose, nei fatti. Altro che la vuota,
ingannevole espressione berlusconiana."
I cinque e passa milioni di elettori esistono soltanto nella "libertà "di dire
menzogne che Epifani si è permesso assieme agli ineffabili Bonanni ed Angeletti.
Credo che non più di tre milioni di persone abbiano realmente votato senza
garanzie dal momento che i seggi non avevano scrutinatori ed erano in gran parte
gestiti da impiegati del Sindacato.
In Sicilia si attribuiscono seicentomila voti. C'è da ridere a crepapelle se
la cosa non fosse tragica!
Per la CGIL questo voto bulgaro è una disgrazia dal momento che allontana
quella che fu l'organizzazione di Di Vittorio e Lama dai lavoratori che oggi
vivono nella paura di stare in un Paese nel quale vengono definiti "fannulloni"
da Ministri e da Montezemolo senza che nessuno alzi un dito per difenderli.
La manipolazione di parole del suo articolo non cambia una realtà di tragedia
per una classe lavoratrice che vede oramai i sindacati con timore anzicchè come
strumenti per la propria difesa.
Pietro Ancona
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---- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: gagliardi lina liberazione
Sent: Saturday, October 13, 2007 9:07 PM
Subject: la CGIL prossima ventura
Cara Senatrice,
condivido l'analisi che fai sulla strada imboccata dalla CGIL.Credo che ora si
organizzerà in vista di un Congresso che cambierà la sua identità e la porterà
a fondersi con la CISL (forse la Margherita non si sta fondendo con i DS?).
L'unica difficoltà è la cultura dei gruppi dirigenti assai diversi ma la forza
attrattiva dell'obiettivo da raggiungere farà superare ogni difficoltà.
Il rapporto tra Sindacato e lavoratori da un pezzo è cambiato. Nei posti di
lavoro la gente vive nella paura ed il dirigente sindacale spesso viene vissuto
come
qualcosa da temere.
E' dal 1993 che il Sindacato italiano anzicchè dare ai lavoratori toglie!
Toglie diritti!
Ora attaccherà assieme a Confindustria il contratto collettivo nazionale di
lavoro fino a ridurlo ad una larva e, con la scusa della detassazione per
aumentare qualcosina, abbatterà il welfare basato sulle quote contributive.
Credo che attaccherà anche la tutela per le malattie!!
Il gruppo dirigente della Fiom verrà decimato ed infiltrato. Rinaldini non mi
pare che abbia la tempra del grande lottatore. E' troppo galantuomo.
Cari saluti.
Pietro Ancona
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----- Original
Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: ugolini bruno unita
Sent: Sunday, October 14, 2007 1:54 PM
Subject: meglio la crisi di governo
Meglio la crisi di Governo che l'approvazione in Parlamento di una legge sul
protocollo d'intesa del 23
luglio.
Si tratterebbe di una conferma ab aeternitas ed erga omnes della legge
trenta che renderebbe definitiva una condizione di
indebolimento ulteriore dei lavoratori nella società italiana e la conferma,
per i datori di lavoro, di un ampio menù di possibile scelte di schiavizzazione
dei nuovi assunti. Insomma, non soltanto la classe lavoratrice meno retribuita
ma anche con meno diritti normativi. Il capovolgimento sarebbe istituzionale e
l'impresa diventerebbe il centro degli interessi e delle cure del Parlamento.
Il dato di approvazione dell'ottantadue per cento è sicuramente gonfiato ma
anzicchè rafforzare il Sindacato (nella sua accezione di difensore dei
lavoratori)
rafforza la Confindustria e la fortissima ala liberista del Parlamento che,
alimentata dal laboratorio "la Voce" propone giorno dopo giorno la demolizione
progressiva delle tutele esistenti. Prossima tappa: abolizione dei ccnl e
diminuzione tutele malattie ed infortuni.
Il protocollo del 23 luglio se approvato dal Parlamento consoliderebbe in
maniera straordinaria la linea del pacchetto Treu e della legge Biagi ed
aprirebbe la strada a nuovi decreti che
limiterebbero ulteriormente i diritti. Detassazione dei salari e
ristrutturazione degli enti previdenziali preludono ad una drastica riduzione
delle prestazioni. La razionalizzazione dei ccnl si ridurrà ad un indebolimento
del livello nazionale di contrattazione pregiudizievole per milioni di
lavoratori che non hanno alcun potere aziendale.
Per questo credo che se vogliamo salvare la possibilità di una risalita dal
fondo del pozzo in cui la legge Biagi ha gettato i giovani e seminato la paura
tra i lavoratori tutti è bene che questo Governo vada via al più presto!!
Il Governo potrebbe cadere lo stesso da spintoni da destra, dai "riformisti",
dall'esito delle Primarie. Tanto vale che si mandi a casa perchè voleva fare
ancora del male ai lavoratori come il precdente governo Berlusconi (hanno gli
stessi consulenti liberisti)
Pietro Ancona
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---- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: lettere@liberazione.it
Sent: Thursday, October 18, 2007 2:36 PM
Subject: Salario Minimo Garantito pubblicata su Liberazione il 20.10.2007
Caro Sansonetti,
perchè non mettiamo tra le rivendicazioni del venti ottobre la richiesta di
includere nella finanziaria il Salario Minimo Garantito?
Ho sentito ieri l'agghiacciante testimonianza proveniente da una fabbrica
navalmeccanica genovese dove lavorano dieci o dodici ore al giorno lavoratori a
3,50 euro l'ora. (si è anche scoperto che molti di loro avevano il bacillo di
Koch).
Mi domando se fissando il salario minimo garantito non si metta un argine alla
corsa forsennata a dare sempre di meno ai lavoratori!!
Pietro Ancona
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---- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: lettere@liberazione.it
Cc: sullo@carta.org ; redaziione@manifesto.it
Sent: Friday, October 19, 2007 8:11 PM
Subject: NON SARA' CONTRO IL GOVERNO
Cari compagni,
sulla manifestazione di domani troneggia la scritta "Non sarà contro il Governo"
per via di tutte le peregrinazioni che avete fatto da Prodi a Epifani per
rassicurarli che la manifestazione non è appunto contro il Governo né tanto meno
contro la CGIL:
Penso che proprio per questa diplomazia che si preoccupa di rassicurare i
Poteri e se ne infischia della gente che verrà a protestare moltissimi domani
non saranno in piazza.
Dovevate mettere l'accento su altro: Esempio: NO alla legge Biagi! Si al
rispetto degli accordi di Governo sapendo che gli accordi sono stati violati ed
i lavoratori biagizzati a vita!
Francamente ho idea che la vostra preoccupazione principale non riguarda le
lesioni che vengono inflitte ai diritti dei lavoratori ma la permanenza del
Governo.
Tenetevelo stretto!!
Pietro Ancona
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--- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: epifani@cgil.it ; segreteria@cgil.it ; giordano@cameradeputati.it ;
diberto@cameradeputati.it
Sent: Sunday, October 21, 2007 10:02 AM
Subject: Abolizione lavoro interinale, Salario Minimo Garantito, Fiscal Drag e
abrogare legge trenta.
L'opera di colonizzazione della "sinistra" dell'ideologia liberista è quasi del
tutto compiuta. Ieri al Capranica, nel convegno organizzato da Giuliano Cazzola,
erano presenti esponenti del centro-destra e del Partito Democratico da Casini
a De Benedetti nonché i massimi esponenti della Cisl e dell'Uil. Tutti a
difendere la legge Biagi. Una legge condannata dall'Onu e motivata soltanto
dalla volontà politica di dare al padronato un potere illimitato sui lavoratori.
La legge offre agli imprenditori diecine e diecine di possibilità per
legalizzare il precariato e tenere sotto la spada di damocle i lavoratori.
Sebbene il precariato sia un fenomeno diffuso in Europa non c'è un solo paese
che abbia uno strumento legislativo cosi diabolico. L'esistenza della legge
trenta ha avuto l'effetto di seminare la paura anche tra i lavoratori a tempo
indeterminato ed in tutti i rapporti di lavoro subordinato. Non esiste alcuna
necessità oggettiva di tanti possibili forme di contratto nella realtà dei
processi produttivi. E' una scelta di potere di classe. Il pensiero unico
destra-sinistra è diventato davvero unico ma per fortuna la sinistra si è
divincolata e si è ritrovata in una massiccia manifestazione a piazza san
giovanni. La "sinistra" del pensiero unico è oramai fuori dalla rotta del
movimento operaio e socialista.Il Partito di Veltroni è in netta rottura
(Veltroni dice discontinuità) con la tradizione e l'area del socialismo.Ora la
sinistra deve fare le sue proposte: abolizione della legge sul lavoro interinale
con la proibizione assoluta di affittare esseri umani.Basta ripristinare la
legge contro l'interposizione 1360 del 1960.
La determinazione per legge del Salario Minimo Garantito ( SMG) per bloccare la
corsa alla riduzione della paga oraria (in certi casi si danno 3 euro l'ora!!)
può essere un utile strumento di difesa della mano d'opera corpuscolare mentre
si dovrebbe subito ripristinare fiscal drag ,scala mobile e riforma Istat.
Ribadire l'abolizione della legge trenta responsabile di tanti infortuni sul
lavoro e di bassi salari.
Pietro Ancona
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From: pietroancona@tin.it
To: epifani@cgil.it ;
Sent: Saturday, October 27, 2007 9:12 AM
Subject: Piano Rinascita in corso: attacco ai contratti collettivi di lavoro
Dopo il varo della mostruosa legge Maroni-Sacconi, ispirata al libro bianco di
Biagi, che permette la legalizzazione di forme di sfruttamento allucinanti a
danno di milioni di lavoratori, la lobby impegnata nell'opera di demolizione di
quanto resta a presidio dei diritti punta arditamente subito sui contratti
collettivi nazionali di lavoro.
Per attaccarli si servono pure (stupefacente!) della denunzia del governatore
della Banca d'Italia sugli scandalosi livelli retributivi del nostro Paese
sostenendo che soltanto i contratti aziendali più prossimi al controllo della
produttività possono "sanare" questa grave anomalia italiana e permettere il
recupero del gap.
La lobby del Piano Rinascita applicato al mondo del lavoro sa bene che la
struttura industriale italiana è fatta da un pulviscono di piccole o
piccolissime aziende nelle quali i lavoratori non hanno alcun potere di
contrattazione
e che la dequalificazione o addirittura l'abolizione dei ccnl metterebbe nelle
mani di datori di lavoro che ne approfitterebbero più di quanto non facciano
ora.
Per milioni di lavoratori e lavoratrici, specialmente nel Sud, il contratto
collettivo nazionale di lavoro è lo strumento che permette il recupero di
ingenti ruberie.
Abolendolo non ci sarà punto di riferimento.
Altro attacco della lobby del Piano Rinascita è basato sulla detassazione non
solo degli straordinari ma dell'intero salario. Con la detassazione il salario
diventa mercede e non base di tutti i diritti previdenziali ed assistenziali che
in atto sono goduti.
Ma presto, magari con una nuova campagna contro i fannulloni, si attaccheranno
le tutele in caso di malattia e cosi andrà avanti il processo di sgretolamento
dei diritti acquisizione di tante lotte per la civiltà e la dignità del lavoro.
Abolire la legge Biagi, rafforzare i ccnl, introdurre il salario minimo
garantito dovrebbe essere le proposte di un movimento sindacale e politico che
non sta sulla difensiva ma consolida e dà sicurezza e fiducia ai lavoratori.
Pietro Ancona
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From: pietroancona@tin.it
To: rinaldini fiomgloriosa ; cremaschi fiomgloriosa ; sinistraCGIL sinistra CGIL
Sent: Tuesday, October 30, 2007 1:55 PM
Subject: lo sciopero dei metalmeccanici. Lettera al Manifesto
Caro Manifesto,
rischiando di fare la parte di chi è sempre scontento mi domando per quale
motivo stanno scioperando i metalmeccanici quando la posta in gioco è di pochi
spiccioli da aggiungere alla loro misera, miserrima busta paga: 117 euro lorde
mensili!! al netto meno di cento euro, forse tre euro al giorno.
Amo la Fiom e la sua storia ma non capisco perchè abbia fatto scelte (mettiamo
in fila gli ultimi cinque rinnovi contrattuali) che hanno immiserito i
lavoratori italiani.
Che differenza fra per un lavoratore guadagnare 1130 euro o 1200 euro quando è
oramai sotto la soglia della povertà? Perchè' non chiediamo di recuperare il gap
che ci umilia nel rapporto con Francia,Germania e Gran Bretagna? L'opinione
pubblica avrebbe compreso ed accettato una piattaforma contrattuale di tre volte
maggiore.
Siamo forse impediti dagli accordi di concertazione delo 93 o da che cosa?
Cari saluti
Pietro Ancona
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---- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: lettere@liberazione.it pubblicata su Liberazione del 17/11
Sent: Friday, November 16, 2007 2:09 PM
Subject: sciopero metalmeccanici 2
Caro Sansonetti,
a che servono le manifestazioni, i cortei, gli scioperi dei metalmeccanici
quando la posta in gioco è, al netto, meno di cento euro al mese da aggiungere
ad un salario che difficilmente supera i milleduecento euro?
Quando è riconoscimento unanime che i salari industriali italiani sono
inferiori di circa il quaranta per cento di quelli inglesi o francesi o tedeschi
perchè i sindacati si ostinano a presentare piattaforme miserabili di pochi
spiccioli che non cambieranno la condizione umiliante dei lavoratori?
Qualcuno è in grado di spiegarmi su quale base è stata calcolata la
presentazione di una proposta di 117 euro?
Quando i lavoratori prenderanno coscienza della sproporzione tra richieste di
aumento e la loro condizione effettiva forse sarà tardi.....
Pietro Ancona
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--- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: dilello_g@posta.senato.it
Sent: Wednesday, November 21, 2007 8:18 AM
Subject: congresso pubblicata su
Liberazione
responSabilità Cgil-Cisl-Uil nella miseria dei lavoratori italiani
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Il centro studi della CGIL produce uno studio per mettere per iscritto
quello che tutti sappiamo: i salari italiani sono stati erosi
considerevolmente nel corso degli ultimi cinque anni e sono in coda ai
salari dei Paesi industrializzati.
Se l'Ires volesse fare uno studio sui nuovi salari creatisi nello
stesso periodo si accorgerebbe che sono di gran lunga inferiori a
quelli presi in esame. Ciò a causa della aumentata capacità di
ricatto delle aziende introdotta nelle relazioni industriali dal
pacchetto treu e dalla legge maroni (entrambi accettate dai
sindacati confederali).
La CGIL non è il centro studi del Governo e della Confindustria.
Non dovrebbe limitarsi a lanciare gridolini di raccapriccio a
fronte del quadro presentatogli dall'Ires. Dovrebbe agire.
In effetti sta agendo: le piattaforme rivendicative presentate da
tutte le categorie in lotta per i rinnovi contrattuali non superano
i settanta ottanta euro netti mensili. In sostanza, il loro
accoglimento non modificherà la condizione del salario dal momento
che si tratta di due o tre euro al giorno che saranno subito
mangiati dall'inflazione strisciante ed onnipresente. Insomma, come
dire: Vedete quanto siamo responsabili? Ci accontentiamo di
bricioline come i passerotti d'inverno!!
Come si conciliano queste piattaforme rivendicative con la
drammatica condizione salariale dei lavoratori?
Non si conciliano. Bisognerebbe chiedere almeno il triplo di quanto
è stato rivendicato e saremo sempre i fanalini di coda del salario
europeo.
All'indomani di questo annunzio dell'Ires CGIL, dopo avere
constatato di essere in fondo al pozzo, la CGIL si accinge a mettere
mano sulla struttura normativa di difesa della condizione del lavoro
subalterno: i ccnl. Non saranno subito smantellati ma si darà un
colpo quasi mortale alla loro funzione nazionale.
L'Italia è il Paese di Pulcinella ed Arlecchino. Ora è entrata
nella fase della democrazia dei grandi numeri (fasulli ma
accreditati dai massmedia con bombardamenti di messaggi continui);
sette milioni i voti che Berlusconi vanta contro il Governo Prodi;
cinque milioni i voti del referendum sindacale che inchioderà per
sempre alla croce della Biagi; tre milioni i voti di Veltroni. Tutti
grandi numeri per simulare una democrazia che non c'è più a
cominciare dalla democrazia sindacale dove i referendum sono privi
di qualsiasi garanzia di trasparenza e veridicità.
Mentre il Francia la classe lavoratrice dopo avere sconfitto
Chirac e la sua legge Biagi mette in crisi il liberismo di Sarkozy
con scioperi possenti e difesa ad oltranza dei diritti, in Italia
dal 1993 ad oggi abbiamo sindacati che collaborano con il padronato
ed i governi per spogliare i lavoratori di tutti i loro diritti.
La prova è nel fatto che l'Italia vanta Sindacati con oltre
diecimilioni di associati ed ha i lavoratori ed i pensionati
più poveri d'Europa. Per chi sono possenti i sindacati italiani?Non
certo per i loro iscritti.
Credo necessario un Congresso straordinario della CGIL preceduto
dal congelamento delle trattative interconfederali con Confindustria
e Governo per la riformulazione di una iniziativa che restituisca
autonomia e restituisca ai lavoratori italiani la condizione che
avevano negli anni settanta quando un metalmeccanico era in grado di
mantenere la famiglia, pagare un affitto e magari (con grossi
sacrifici) aiutare un figlio a laurearsi.
La CGIL ha rifondata e ricondotta alla sua ispirazione
autenticamente riformista: quella che Luciano Lama chiamava della
pesca (dura dentro e morbida fuori) e che Fernando Santi riassumeva
nelle parole: " gradualità e saggezza nell'azione, intransigenza nei
principi". Tra i principi c'è il salario equo atto a garantire
dignità al lavoratore ed alla sua famiglia.
Pietro Ancona
****
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: sinistraCGIL sinistra CGIL
Cc: ernesto ; giannini parlamentari
Sent: Friday, November 09, 2007 2:28 AM
Subject: Fw: Congresso straordinario della CGIL per
sventare il golpe sociale
Esiste una sorta di Piano Rinascita (il
famigerato documento della Loggia P2) riguardante le relazioni sindacali. E'
in corso una sorta di golpe sociale che ha delle tappe ben determinate e
delle campagne propagandistiche adeguate allo scopo che si vuole
raggiungere. Qual'è lo scopo? Lo scopo è lo smantellamento di tutte le
tutele che il movimento sindacale dei lavoratori ha conquistato nel corso di
tutta la sua esistenza a cominciare dai primi del Novecento.
Si orchestrano appropriate campagne con grande coinvolgimento di
personaggi dell'economia e della politica e massmedia mobilitati
permanentemente. La campagna contro i "fannulloni" è finalizzata
all'ottenimento di riforme nella pubblica amministrazione rivolte ad
esternalizzare la maggiore quantitò possibile di competenze e di poteri
ed attaccare le tutele in caso di malattia per tutti i dipendenti
pubblici e privati. La campagna contro gli sprechi punta
all'unificazione degli enti previdenziali allo scopo di restringere gli
ambiti di interv ento dell'Inail considerati troppo onerosi in un Paese
in cui ci sono quattro infortuni mortali al giorno e diecine di migliaia
di mutilati ed invalidi all'anno. La campagna contro i bassi salari
punta alla detassazione (richiesta Epifani) per indebolire le aliquote
di finanziamento della previdenza, la campagna per premiare i meritevoli
introduce una differenziazione personalistica nei rapporti di lavoro che
mira a sviluppare inimicizia e competitività tra i lavoratori e tra
gruppi di lavoratori.
La prossima tappa di questa campagna è l'abolizione di fatto della
madre di tutte le tutele dei lavoratori: il contratto collettivo
nazionale di lavoro. L'obiettivo è la sua liquidazione a vantaggio della
"contrattazione" (si fa per dire) individuale anche se si promette un
rafforamento della contrattazione aziendale. La liquidazione del ccnl
unita alla legge Biagi riporterebbe i lavoratori italiani all'anno zero
della loro vita come classe sociale organizzata. In un Paese come
l'Italia in cui il nanismo aziendale è prevalente significherebbe
privare dall'oggi al domani milioni di persone del loro punto di
riferimento, dello strumento di regolazione della loro vita lavorativa.
Senza il contratto collettivo nazionale di lavoro
quasi dappertutto non surrogabile da contratti aziendali
sarebbe difficile avere retribuzione dignitose e diritti.
Senza essere complottista, ritengo che ci siano intese ufficiose al
riguardo tra Confindustria e Confederazioni sindacali.
Non sono casuali le dichiarazioni di Epifani dei giorni scorsi sul
grande numero di ccnl da "razionalizzare" e le dichiarazioni di
Montezemolo alla vigilia dello sciopero nazionale dei sindacati di base
di oggi. Naturalmente la Cisl ha già aderito con la Conferenza svoltasi
recentemente.
Dal momento che questo progetto alla faccia della democrazia dei grandi
numeri (spesso fasulli e comunque incontrollabili del recente referendum
sul welfare) si attuerà nelle prossime settimane sarebbe opportuno che
le forze che dentro le Confederazioni sono contrarie al golpe sociale
chiedessero il Congresso straordinario. Mi riferisco in particolare alla
CGIL che si vedrebbe sconvolta la politica contrattuale e sociale
decisa dal Congresso e già gravemente lesionata dagli accordi di
rinunzia alla lotta alla Biagi, di cessione del TFR, di un sistema
pensionistico lontano dagli orientamenti del Sindacato.
Bisogna bloccare la deriva autoritaria che si vorrebbe imporre alla
conduzione di questa difficile fase della vita del movimento sindacale
italiano.
Pietro Ancona
Corriere della Sera 08 novembre 2007
Il numero uno di Confindustria: presto vedremo i sindacati
Contratti, Montezemolo: urgente la riforma
«Ogni ulteriore rinvio sarebbe inspiegabile. L'intervento del governo?
Solo in una seconda fase»
L'incontro tra Montezemolo e il premier turco Recep Tayyp Erdogan in
Confindustria (Carotenuto)
ROMA - La riforma degli assetti contrattuali è «assolutamente urgente» e
ogni ulteriore rinvio sarebbe «inspiegabile». Il presidente della
Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, accelera sul progetto di
trasformazione delle relazioni industriali.
INCONTRO SENZA IL GOVERNO - Intervenendo al consiglio direttivo di
Federmeccanica, Montezemolo ha sottolineato di ritenere indispensabile
un incontro con i sindacati già dai prossimi giorni per rendere più
moderne le relazioni industriali di questo Paese. «L'intervento del
governo - ha detto rispondendo indirettamente alla richiesta del leader
della Cgil Epifani di coinvolgere l'esecutivo - potrebbe essere utile in
una seconda fase».
CONTRATTAZIONE COLLETTIVA DA RIVEDERE - In particolare per Montezemolo
«i sindacati devono capire, e direi che molti di loro l'hanno capito,
che siamo interessati alla contrattazione collettiva purché raggiunga
risultati funzionali all'attività delle imprese e sia orientata a una
politica di sviluppo industriale e non venga utilizzata come strumento
di vincolo all'iniziativa economica». Montezemolo ritiene che la
contrattazione debba essere spostata all’interno delle aziende. In
questo senso andrebbe valutata l’iniziativa presa dalla Fiat, azienda
della quale Montezemolo è presidente, che nelle settimane scorse ha
unilateralmente aumentato di 30 euro al mese lo stipendio agli operai,
come acconto dei futuri scatti contrattuali. Iniziativa che poi diverse
aziende del Nord hanno replicato: come Riello, Brembo e Alenia. Una
mossa, come ha detto Montezemolo, che «non va interpretata né come un
atto ostile nei confronti dei sindacati né come una rottura del fronte
imprenditoriale nel rinnovo del contratto dei metalmeccanici.È stato un
atto di attenzione nei confronti dei lavoratori, coerente con il nostro
impegno di rendere più moderne le relazioni industriali».
PREMIARE I MERITEVOLI - Il presidente di Confindustria ha detto ancora
di ritenere necessario «superare liturgie e lungaggini indotte da una
controparte sindacale più attenta ai temi e ai tempi della politica che
non alla soluzione dei problemi» e «assolutamente urgente la riforma
degli attuali assetti contrattuali e del sistema di relazioni
industriali». Per Montezemolo occorre mantenere «al centro» il contratto
nazionale, ma servirsi della contrattazione aziendale per premiare i
lavoratori che meritano in base ai risultati in azienda. Confindustria è
convinta che il contratto nazionale debba essere ridisegnato come «rete
di protezione» per quei lavoratori «che possono contare solo su quel
livello». Per gli altri lavoratori «occorre lasciare al livello
decentrato il ruolo di regolatore della dinamica retributiva». La
decontribuzione e la detassazione degli aumenti retributivi legati alla
produttività aziendale previste dal Protocollo sul welfare, sottolinea
Montezemolo, «sono già la prima realizzazione del nuovo modello di
assetti contrattuali».
08 novembre 2007(modificato il: 09 novembre 2007)
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---- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: dilello_g@posta.senato.it
Sent: Wednesday, November 21, 2007 8:18 AM
Subject: congresso pubblicata su Liberazione
responSabilità Cgil-Cisl-Uil nella miseria dei lavoratori italiani
-----
Il centro studi della CGIL produce uno studio per mettere per iscritto
quello che tutti sappiamo: i salari italiani sono stati erosi
considerevolmente nel corso degli ultimi cinque anni e sono in coda ai
salari dei Paesi industrializzati.
Se l'Ires volesse fare uno studio sui nuovi salari creatisi nello
stesso periodo si accorgerebbe che sono di gran lunga inferiori a
quelli presi in esame. Ciò a causa della aumentata capacità di
ricatto delle aziende introdotta nelle relazioni industriali dal
pacchetto treu e dalla legge maroni (entrambi accettate dai
sindacati confederali).
La CGIL non è il centro studi del Governo e della Confindustria.
Non dovrebbe limitarsi a lanciare gridolini di raccapriccio a
fronte del quadro presentatogli dall'Ires. Dovrebbe agire.
In effetti sta agendo: le piattaforme rivendicative presentate da
tutte le categorie in lotta per i rinnovi contrattuali non superano
i settanta ottanta euro netti mensili. In sostanza, il loro
accoglimento non modificherà la condizione del salario dal momento
che si tratta di due o tre euro al giorno che saranno subito
mangiati dall'inflazione strisciante ed onnipresente. Insomma, come
dire: Vedete quanto siamo responsabili? Ci accontentiamo di
bricioline come i passerotti d'inverno!!
Come si conciliano queste piattaforme rivendicative con la
drammatica condizione salariale dei lavoratori?
Non si conciliano. Bisognerebbe chiedere almeno il triplo di quanto
è stato rivendicato e saremo sempre i fanalini di coda del salario
europeo.
All'indomani di questo annunzio dell'Ires CGIL, dopo avere
constatato di essere in fondo al pozzo, la CGIL si accinge a mettere
mano sulla struttura normativa di difesa della condizione del lavoro
subalterno: i ccnl. Non saranno subito smantellati ma si darà un
colpo quasi mortale alla loro funzione nazionale.
L'Italia è il Paese di Pulcinella ed Arlecchino. Ora è entrata
nella fase della democrazia dei grandi numeri (fasulli ma
accreditati dai massmedia con bombardamenti di messaggi continui);
sette milioni i voti che Berlusconi vanta contro il Governo Prodi;
cinque milioni i voti del referendum sindacale che inchioderà per
sempre alla croce della Biagi; tre milioni i voti di Veltroni. Tutti
grandi numeri per simulare una democrazia che non c'è più a
cominciare dalla democrazia sindacale dove i referendum sono privi
di qualsiasi garanzia di trasparenza e veridicità.
Mentre il Francia la classe lavoratrice dopo avere sconfitto
Chirac e la sua legge Biagi mette in crisi il liberismo di Sarkozy
con scioperi possenti e difesa ad oltranza dei diritti, in Italia
dal 1993 ad oggi abbiamo sindacati che collaborano con il padronato
ed i governi per spogliare i lavoratori di tutti i loro diritti.
La prova è nel fatto che l'Italia vanta Sindacati con oltre
diecimilioni di associati ed ha i lavoratori ed i pensionati
più poveri d'Europa. Per chi sono possenti i sindacati italiani?Non
certo per i loro iscritti.
Credo necessario un Congresso straordinario della CGIL preceduto
dal congelamento delle trattative interconfederali con Confindustria
e Governo per la riformulazione di una iniziativa che restituisca
autonomia e restituisca ai lavoratori italiani la condizione che
avevano negli anni settanta quando un metalmeccanico era in grado di
mantenere la famiglia, pagare un affitto e magari (con grossi
sacrifici) aiutare un figlio a laurearsi.
La CGIL ha rifondata e ricondotta alla sua ispirazione
autenticamente riformista: quella che Luciano Lama chiamava della
pesca (dura dentro e morbida fuori) e che Fernando Santi riassumeva
nelle parole: " gradualità e saggezza nell'azione, intransigenza nei
principi". Tra i principi c'è il salario equo atto a garantire
dignità al lavoratore ed alla sua famiglia.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: rappa rosario compagno
Cc: salvpetrucci47@hotmail.com
Sent: Friday, November 23, 2007 5:34 PM
Subject: Disastrosa sconfitta (voluta e concordata?) della sinistra sul welfare
Ferrero come Ponzio Pilato
=====================
Apprendo che il governo metterà la fiducia sul welfare. Era prevedibile dal
momento che non può venire meno agli impegni assunti con Dini e non può
rischiare l'inquinamento di emendamenti di destra che renderebbero ancora più
mostruoso il testo.
Questa desolante conclusione era iscritta nelle cose. Era prevedibile anche
da chi come me non ha alcuna esperienza di lavori parlamentari.
A questo punto dubito della buona fede di Ferrero e degli altri ministri della
sinistra. Se avessero voluto migliorare il decreto avrebbero potuto e dovuto
farlo soltanto dentro il Consiglio dei Ministri. Sapevano benissimo che la sede
parlamentare sarebbe stata di gran lunga più sfavorevole. Poi avrebbero potuto
valorizzare la lotta dei lavoratori contro il decreto. Ferrero e gli altri
hanno partecipato alla manifestazione del venti ottobre devirilizzandola.
Avrebbero potuto accettarne la spinta contro gli accordi del 23 luglio. Certo il
cedimento della CGIL offre qualche alibi ma non cambia la sostanza delle cose.
Da oggi la legge Biagi sarà firmata anche dal governo di centro-sinistra e dalla
intera sinistra al governo.
A questo punto non capisco perchè anzicchè la "cosa rossa" non aderiscono al
Partito Democratico!
I lavoratori italiani sono tra i più miseri d'Europa perchè Sindacati e
Partiti di sinistra non li difendono.
Ministerialisti e Casta di centro-sinistra hanno messo in ginocchio il lavoro
dipendente ed il lavoro immigrato (pagato anche 1 euro l'ora).
! La CGIL e la sinistra italiana sono morte!
Questo Governo presiederà presto la fine dei contratti collettivi di lavoro!
Viva la Francia!
Pietro Ancona
****
-----
Original Message
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From: pietroancona@tin.it
To: grandenud@tin.it
>
Sent: Thursday,
December 20, 2007
5:14 PM
Subject: finita la
coesione sociale
dell'Italia.
Condizioni oggettive
per la guerra civile
o una nuova stagione
di terrorismo.
Fine
della coesione
sociale italiana.
Veltroni e le classi
dei privilegiati a
caccia dei poveri
===================================================================
Oramai esistono
due Italie: una di
privilegiati che si
raccoglie attorno ai
Palazzi della
Politica e che
consuma una enorme
quantità di risorse:
la Camera dei
deputati spenderà in
un anno 1 miliardo e
mezzo di euro,
altrettanto il
Senato. I Palazzi
Romani dal Quirinale
alla Consulta al CSM
costano altri
miliardi di euro.
La Rai divora
quattro miliardi di
euro l'anno!!!I
managers pubblici e
privati sono tra i
meglio pagati al
mondo e le Regioni
sono state
sequestrate dalla
politica e dalla
cerchia dei
cortigiani
consulenti,
funzionari,
professionisti etc..In
sostanza, un peso
quasi sempre
parassitario pesa su
una popolazione
afflitta anche
dall'assenza di
mercato, costretta a
comprare tutto dalle
medicine alle
assicurazioni alla
benzina al pane al
prezzo stabilito dal
venditore. Una
quantità enorme di
risorse vengono
divorate da ceti
sociali parassitari
riuniti attorno al
ceto politico oramai
indistinto e unito
dalla difesa di
privilegi unici al
mondo.
Questa Italia si
avvale delle ruspe
per sfrattare con
violenza nazista i
poveri dalle loro
abitazioni. A Roma,
casupole censite da
numero civico con
allacciamento di
acqua e luce
regolare sono state
abbattute al grido:
Via i barboni! dai
celerini (magari
erano quelli con
faccetta nera nella
soneria del
telefonino),
quaranta bambini
lasciati per strada,
le famiglie a
smembrarsi tra
donne, bambini ed
uomini (come usavano
fare i nazisti).
Solo un senatore
della Repubblica
Salvatore Bonadonna
ha trovato il
coraggio e la forza
di reagire e
denunziare tutto.
Sono stati compiuti
delitti contro i
diritti umani e
civili delle
persone, reati di
violenza aggravata
dalla condizione di
pubblico ufficiale,
ma non c'è prefetto
o magistrato che
intervengano.
Intanto nelle
fabbriche e nei
posti di lavoro le
persone muoiono al
ritmo di tre o
quattro al giorno.
Operai con salari di
fame, giovani che
incanutiscono sotto
il giogo della
famigerata legge
Biagi. Le leggi che
proteggevano il
lavoro italiano sono
state o abolite o
peggiorate. I
sindacati
confederali
diventati guardiani
della linea imposta
da Montezemolo si
preparano a
distruggere i
contratti collettivi
di lavoro per
indebolire ancora di
più la condizione
del lavoro
dipendente.
L'incontrollata
crescita dei prezzi
imposti da oligopoli
protetti da Bersani
impoverisce ancora
di più le famiglie
dei salariati e dei
pensionati.
La gara
scatenatasi tra i
dirigente del
Partito Democratico
per il migliore
posizionamento a
destra ha stravolto
il delicato
equilibrio tra le
classi sociali
italiane. Siamo
lontani anni luce
dall'Italia di
DonatCattin, di
Fanfani, di Nenni e
della CGIL di
Agostino Novella o
Lama. Siamo in una
landa dominata dalla
subcultura razzista
dei sindaci delle
grandi e nobili
città italiane
esemplari in passato
per la loro adesione
ai valori della
Resistenza e della
democrazia. Si è
scatenata da più
parti una campagna
di odio contro i
poveri, colpevoli di
essere poveri,
criminalizzati per
essere poveri.
Veltroni ha assunto
la direzione di
questa campagna di
odio. A Roma fa
distruggere le case
dei poveri e propone
alle famiglie che li
abitano di
dividersi: le donne
da una parte,
gli uomini da
un'altra, i bambini
all'orfanotrofio o
da considerare
adottabili.....
Per quanto la
sinistra non esiste
più e niente difende
più la povera gente,
la rassegnazione non
ha umiliato del
tutto i "perdenti"
della società
italiana. Essi sono
milioni
e, nel numero, è
possibile che
nasceranno dirigenti
per guidare
l'antagonismo
sociale.
La miserabile
borghesia
parassitaria
italiana ed il ceto
politico corrotto
dagli iperstipendi
che è diventato
parte integrante del
blocco xenofobo di
destra hanno rotto
la coesione sociale
creando le
condizioni oggettive
della rivolta delle
masse o della
nascita di nuovi
terrorismi.
La sinistra pavida
imbelle o complice
porta la
responsabilità di
non avere messo un
argine alle pretese
della borghesia e
della destra
italiana, di tacere
di fronte ai cortei
che si dipartono dal
piazzale antistante
la Camera del Lavoro
di Milano e
inneggiano alla
guerra civile ed
alla separazione, di
essere stata zitta a
Treviso quando si
invocavano
i metodi delle SS
naziste, di stare in
un governo che si
caratterizza per il
sordo rancore che
mostra verso i
lavoratori ed i
poveri ai quali è
disposto a dare al
massimo qualche
elemosina una
tantum.
Ma, a quanto pare,
si andrà avanti
sulla strada della
rottura sociale. Si
prepara un nuovo
decreto "sicurezza"
e si continuano a
coprire situazioni
di sfacciata
illegalità come
quelle della
Calabria e della
Campania in cui è
urgente lo
scioglimento dei
Consigli Regionali
ma non si fa niente
e si mettono toppe
con "commissari" che
scaricano i gruppi
politici locali
delle loro
responsabilità senza
intaccarne il
potere.
Pietro Ancona
****
-----
Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: Lombardo Alberto ; marco rizzo pdci
Sent: Friday, December 21, 2007 9:24 PM
Subject: APPROVATO IL WELFARE DI MONTEZEMOLO
DE PROFUNDIS PER LA SINISTRA CHE FA
KARAKIRI
=============================================
Finalmente è arrivata la risposta alla
manifestazione del 20 ottobre dei lavoratori
italiani:
il welfare è stato approvato nella forma
definitiva imposta da Montezemolo e dai
Sindacati suoi sostenitori cancellando le
timide migliorie apportate dal Consiglio dei
Ministri su suggerimento della sinistra.
Con questo atto la sinistra italiana firma
la legge Maroni-Sacconi o legge trenta o
legge Biagi. Per quanto riguarda le
pensioni, pare che ci siano dei
peggioramenti rispetto lo stesso scalone.
Ora Montezemolo con Cisl,Uil e CGIL si
accinge a sferrare un poderoso attacco ai
diritti
dei lavoratori attraverso la riduzione a
mero vuoto involucro del ccnl.
Le misure di miglioramento della sicurezza
dei lavoratori sono state rinviate al
futuro. Quelle relative alla sicurezza degli
italiani dalle invasioni barbariche saranno
invece riproposte.
In meno di due anni di governo la sinistra
ha cessato di esistere!
Pietro Ancona
****
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: revelli marco professore
Sent: Sunday, December 23, 2007 3:01 PM
Subject: la sinistra nell'era degli uomini diventati cose
Caro Professore,
apprezzo molto quanto lei fa tutti i giorni e dappertutto
per tenere viva la fiaccola (se l'immagine non è retorica)
della sinistra in una tristissima stagione della nostra vita
ed è per questo che mi permetto di presentarle un paio di
osservazioni all'articolo che lei ha scritto oggi per
Liberazione.
Il suo ragionamento relativo al ragionamento che fa la
Rossanda prescinde da un giudizio sui due anni di governo di
centro-sinistra. Fare presto per unirsi per che cosa? Nel
corso di questa esperienza di governo la sinistra in tutte
le sue quattro articolazioni (i verdi italiani per me non lo
sono ma tuttavia...) ha "posato"la classe operaia
dissumulando il suo operato. Provi a seguire le
dichiarazioni di Ferrero dal primo Consiglio dei Ministri al
voto di fiducia sul welfare. Se avessero davvero voluto non
cancellare ma mitigare la legge Biagi e lo Scalone avrebbero
dovuto combattere la partita "prima" dell'incontro tra
governo e parti sociali. Se si perdeva, dovevano subito
dissociarsi dal governo. Questo non è stato fatto. Lo stesso
dicasi per il decreto nazista sulla sicurezza (Ferrero si è
vantato di aver vinto la battaglia per avere limitato ai
Prefetto il potere di espulsione!!!), La manifestazione del
20 ottobre è stata devirilizzata e ridotta a mero sfogatoio.
per il finanziamento del riarmo, le questioni della lacità,
in sostanza per tutto. Dei "fondamentali" della sinistra i
quattro della Sinistra Arcobaleni non hanno salvato neppure
un brandello. Ed allora? Su che cosa oggi si dovrebbero
unire, per quale programma? Hanno arrecato un danno
irreparibile al lavoro dipendente dal momento che la legge
Biagi è stata ribadita dal welfare ed aggravata da norme
ancora più mostruose (36 mesi rinnovabili di precariato...)
Magari domani cade Prodi, ma la legge resterà ai padroni per
sempre......
Per quanto riguarda le cose assai interessanti che lei
scrive sul lavoro che diventa capitale mi permetta di
osservare che qui c'è un difetto ottico: non è vero che il
lavoro dipendente non produce più una soggettività
antagonista. La produce e come!! Essa però è criminalizzata
ed espulsa dalla nostra vista essendo espressa soltanto dai
Cobas e dalla Fiom (non tutta). Esiste il conflitto sociale.
I dirigenti Cobas ogni giorno vengono licenziati o confinati
nei reparti
punitivi. Ma questo non interessa purtroppo nessuno di noi
Rossanda compresa essendo per noi il "naturale" sindacato"
dei lavoratori la CGIL.
Questa ha ceduto il TFR anche con l'inganno. Molti
lavoratori sono finiti nelle finanziarie con il truffaldino
meccanismo del silenzio assenso.
E' la CGIL che dal 1993 (accordi Trentin) pratica una
politica consociativa che ha portato alla fame milioni di
lavoratori. Quindici anni di richieste di pochi spiccioli
di aumento nei rinnovi contrattuali hanno immiserito i
lavoratori. Ieri un
lavoratore poteva mantenere la famiglia con un milione e
mezzo al mese e magari riusciva, leccando la sarda (si dice
cosi in sicilia) a laureare un figlio. Ora i suoi 1300 euro
al mese (parlo dei privilegiati) gli impediscono di prendere
un caffè al bar o di fare la spesa nei supermercati. Vada
pure i discount...
Insomma Partiti della Sinistra e CGIL hanno
aderito nei fatti all'ideologia liberista. La CGIL ne è
diventata guardiana,
La prova di ciò (se ce ne fosse bisogno) è data dal suo
affannarsi alla demolizione del ccnl, cosa che avverà al più
presto perchè cosi vuole Montezemolo.
Avremo cosi del tutto la società liquida con lavoratori
liquidi non trattenuti dallo scudo del contratto. Dovranno
fare i sub nel mare della vita aziendale senza la tuta della
solidarietà di classe data dal ccnl (che termine vetero e
desueto!!) Secondo un truffaldino principio liberista
imprenditori e lavoratori sono contraenti alla pari!!
Con stima da un suo lettore.
Pietro Ancona
*****
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: grandenud@tin.it >
Sent: Monday, December 24, 2007 7:22 AM
Subject: Qualche elemosina per sempre minori diritti e
dignità di classe sociale.
L'annunzio del Governo di un piano per il miglioramento dei
salari attraverso le detrazioni fiscali è la promessa di
nuovi regali alle aziende ed alla Confindustria nella
continuazione di un processo di sgretolamento della
struttura dei diritti legati al contratto-
Le aziende vengono deresponsabilizzate in grande parte dei
miserabili livelli retributivi dei lavoratori italiani. Già
fanno resistenza a dare qualche spicciolo ai metalmeccanici,
ai lavoratori del commercio e delle altre categoria in lotta
per il rinnovo dei contratti che oramai si rinnovano sempre
con grande ritardi e con una forfettata poi dei periodi
saltati. Insomma, ai cinquanta o sessanta euro provenienti
dalla lotta (quando verranno) si uniranno sgravi per altri
trenta o quaranta euro mensili.
Ora è la comunità nazionale ad intervenire attraverso gli
sgravi fiscali. Una novità già introdotta con la
detassazione degli straordinari che produrrà effetti assai
più sconvolgenti di quanto oggi si voglia ammettere.
Alla fine il livello salariale sarà sempre bassissimo ben
al disotto di quanto sarebbe giusto.
E' assai probabile che questo annunzio del governo faccia
parte di una manovra concordata per avviare la distruzione
dei contratti collettivi di lavoro.
Non siamo in presenza di una trattativa in cui i Sindacati
difendono gli interessi dei lavoratori e chiedono il dovuto
al padronato invitando il governo a garantire la giustizia
sociale.
Ci troviamo in presenza di tre entità: sindacati,
padronato e governo che convergono su una linea di feroce
liberismo, di capitalismo compassionevole, di spoliazione
progressiva
dei diritti del lavoro per preparare una seconda fase della
flessibilizzazione del lavoro :una sorta di moderna
cottimizzazione delle prestazione ed un tentativo di mettere
i lavoratori in sfrenata concorrenza tra di loro.
Arriveranno contratti di azienda ma anche di reparto ed
individuali. La classe lavoratrice non sarà più
unitariamente rappresentata dal contratto e non esisterà
più: secondo questo programma di dovrà sciogliere in ogni
singola persona che contratta da sola con il suo datore di
lavoro nella menzogna di considerare le due entità sullo
stesso piano e con la stessa forza. Il lavoro diventerà
sempre più stressante ed aumenterà l'ansia dei lavoratori di
portare a casa un poco di più e con l'ansia aumentaranno i
morti, le invalidità, le malattie. Il lavoro sarà davvero un
inferno.
Insomma quanto è stato ottenuto dai padroni americani con
la sconfitta del movimento operaio organizzato all'inizio
del secolo scorso, l'impiccagione di Sacco e Vanzetti, la
creazione di pseudosindacati docili e spesso in mano alla
mafia che hanno garantito quaranta anni di decrescita dei
livelli contributivi e di "pace"sociale, Prodi lo vorrebbe
acchiappare in un solo giorno erogando un po di elemosine e
fingendo di preoccuparsi
di finanziare la crescita dei bambini.
PIetro Ancona
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---- Original Message
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From: pietroancona@tin.it
To: ufficiostampa@rdbcub.it
Sent: Tuesday, December 25, 2007 3:55 PM
Subject: organizzare campagna contro il monopolio CGIL
CISL UIL delle trattative
L'annunzio del Governo di un piano per il miglioramento dei
salari attraverso le detrazioni fiscali è la promessa di
nuovi regali alle aziende ed alla Confindustria nella
continuazione di un processo di sgretolamento della
struttura dei diritti legati al contratto.
Le aziende vengono deresponsabilizzate in grande parte dei
miserabili livelli retributivi dei lavoratori italiani. Già
fanno resistenza a dare qualche spicciolo ai metalmeccanici,
ai lavoratori del commercio e delle altre categoria in lotta
per il rinnovo dei contratti che oramai si rinnovano sempre
con grande ritardi e con una forfettata poi dei periodi
saltati. Insomma, ai cinquanta o sessanta euro provenienti
dalla lotta (quando verranno) si uniranno sgravi per altri
trenta o quaranta euro mensili.
Ora è la comunità nazionale ad intervenire attraverso gli
sgravi fiscali. Una novità già introdotta con la
detassazione degli straordinari che produrrà effetti assai
più sconvolgenti di quanto oggi si voglia ammettere.
Alla fine il livello salariale sarà sempre bassissimo ben
al disotto di quanto sarebbe giusto.
E' assai probabile che questo annunzio del governo faccia
parte di una manovra concordata per avviare la distruzione
dei contratti collettivi di lavoro.
Non siamo in presenza di una trattativa in cui i Sindacati
difendono gli interessi dei lavoratori e chiedono il dovuto
al padronato invitando il governo a garantire la giustizia
sociale.
Ci troviamo in presenza di tre entità: sindacati,
padronato e governo che convergono su una linea di feroce
liberismo, di capitalismo compassionevole, di spoliazione
progressiva dei diritti del lavoro per preparare una seconda
fase della flessibilizzazione del lavoro :una sorta di
moderna cottimizzazione delle prestazione ed un tentativo di
mettere i lavoratori in sfrenata concorrenza tra di loro.
Arriveranno contratti di azienda ma anche di reparto ed
individuali. La classe lavoratrice non sarà più
unitariamente rappresentata dal contratto e non esisterà
più: secondo questo programma si dovrà sciogliere in ogni
singola persona che contratta da sola con il suo datore di
lavoro nella menzogna di considerare le due entità sullo
stesso piano e con la stessa forza. Il lavoro diventerà
sempre più stressante ed aumenterà l'ansia dei lavoratori di
portare a casa un poco di più e con l'ansia aumentaranno i
morti, le invalidità, le malattie. Il lavoro sarà davvero un
inferno.
I Cobas, espressione genuina dei lavoratori, vengono
discriminati ed esclusi da qualsiasi trattativa. Il
padronato ed il governo preferiscono avere interlocutori
docili, disponibili, pronti a sacrificare gli interessi dei
lavoratori a quelli del governo di centro-sinistra e oramai
coinvolti con le associazioni datoriali nella gestione
comune di una sempre maggiore quantità di servizi sociali.
Bisogna ammettere i Cobas alle trattative!
Insomma quanto è stato ottenuto dai padroni americani con
la sconfitta del movimento operaio organizzato all'inizio
del secolo scorso, l'impiccagione di Sacco e Vanzetti, la
creazione di pseudosindacati docili e spesso in mano alla
mafia che hanno garantito quaranta anni di decrescita dei
livelli contributivi e di "pace"sociale, Prodi lo vorrebbe
acchiappare in un solo giorno erogando un po' di elemosine e
fingendo di preoccuparsi di finanziare la crescita dei
bambini Pietro Ancona
*****
2008
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: epifani@cgil.it
Cc: grandenud@tin.it >
Sent: Wednesday, January 02, 2008 9:08 AM
Subject: obiettivi ingannevoli e danni irreversibili
Il nuovo anno si apre con la minaccia di sciopero generale
delle Confederazioni Sindacali per la questione (davvero
assai grave) dei salari. Per il Governo risponde il ministro
Damiano il quale promette sgravi irpef sui miglioramenti
salariali. Bonanni propone di concentrare gli sgravi sui
miglioramenti del secondo livello di contrattazione (un modo
per escludere una buona parte dei lavoratori italiani).Montezemolo
che dirige il concertino dei tre,dopo aver fatto scrivere ai
suoi pennivendoli del Centro Studi Confindustria che ai
lavoratori nulla è dovuto perchè gli incrementi salariali
sono stati maggiori della produttività (sic!!) benedice la
linea (forse da lui stesso inventata) degli sgravi fiscali
come risposta al problema dei salari di fame, un modo
inelegante ma comodo di esimere gli industriali
dall'affrontare il problema e di scaricarne l'onere sui
contribuenti italiani.
I lavoratori italiani, se ci sarà lo
sciopero,parteciperanno massicciamente. Ma la pelle
dell'orso è già stata venduta. Avranno pochi spiccioli già
concordati (al di sotto dei cento euro mensili) da sommare a
salari mensili di fame. Insomma non ne ricaveranno niente o
quasi-
Però cederanno moltissimo in cambio. In cambio di una
elemosina cederanno il più importante strumento della loro
identità sociale e di classe: il contratto collettivo
nazionale di lavoro.
Su questo sono già tutti d'accordo. Chi protesta non è
riconosciuto. Non è ammesso alle trattative e viene visto
con sospetto da un governo sempre più asservito al potere
del padronato italiano, uno dei peggiori d'Europa.
Alla fine di gennaio, se tutto andrà secondo i desideri di
Damiano,Montezemolo,Epifani,Bonanni ed Angeletti, i
lavoratori italiani avranno qualche spicciolo in più e
perderanno per sempre il loro maggiore bene: il ccnl.
Pietro Ancona
*****
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: epifani@cgil.it ; segreteria@cgil.it ; segreteria@spi.it
; segreteria@fiom.cgil.it ; cobascobas cobas
Sent: Thursday, January 03, 2008 11:13 AM
Subject: pericolosità sociale proposta sindacati.
Sottrazione di risorse da usare per i pensionati.
10 MILIARDI DI EURO L'OPERAZIONE PRO-MONTEZEMOLO?
============================================
La proposta dei Sindacati "ufficiali" (i cobas non vengono
degnati di uno sguardo dal Governo) di detassare i salari e,
per questa via, ottenere un
(modestissimo) miglioramento economico presenta aspetti di
pericolosità sociale che non vanno sottovalutati.
Intanto perchè accetta il principio che le imprese non
possono fronteggiare livelli salariali superiori a quelli
attuali (miserrimi). Sfilare il padronato italiano dalla
responsabilità della questione salariale è operazione al
limite del tradimento verso le classi lavoratrici.Questo
allargherà la forbice tra profitti e montesalari e
cristallizzerà la posizione sociale dei lavoratori in un
fondo di pozzo dal quale non vedrà più alcuna luce. Esentare
gli imprenditori e le loro aziende dal dovere di
corrispondere salari equi, proporzionati alla qualità e
quantità dei servizi resi, è un crimine sociale contro i
produttori ed è certamente anticostituzionale. Fa
dell'Italia una Corea europea e non credo proprio che
rientri nella logica del mercato.
Il finanziamento della detassazione da dove viene? Dalla
massa di tributi riscossi dallo Stato. A quanto ammonterà?
Ipotizzando una detassazione di 800 euro annuali per
lavoratore potremmo ipotizzare un costo complessivo
superiore a 10 miliardi di euro. Credo che la cifra che ho
proposta sia inferiore a quella che realmente scaturità
dalla moltiplicazione del costo unitario della detassazione
per il numero effettivo dei lavoratori italiani ai quali
verra applicata.
Intanto i pensionati privati dal fiscal drag e da scala
mobile sono bloccati e inermi difronte al costo della vita
che tende a crescere di giorno in giorno a causa della
privatizzazione dei servizi e dell'aumento del costo
dell'energia. Un provvedimento di incremento, seppur
modesto, delle pensioni si pone con urgenza dal momento che
si è vicino ad un punto di rottura per il continuo
impoverimento di una massa di persone che coinvolge anche il
ceto medio.
Che faranno i pensionati? Accetteranno di essere esclusi
dalla detassazione? Accetteranno di avere una Irpef diversa
da quella dei lavoratori attivi?
Insomma la linea concertata tra
sindacati-governo-confindustria di asiatizzare l'Italia crea
enormi contraddizioni e rischia di produrre più danni di
quelli che pretenderebbe sanare.
I salari vanno aumentati dai datori di lavoro. Ogni
proposta diversa nasconde lo scopo di cristallizzare la
decrescita in atto dal 1993 a vantaggio dei profitti
padronali.
Pietro Ancona
*****
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: recanatesi@unita.it
Cc: padellaro unità ; lettere@unita.it ; colombofurio
liberal ; ugolini bruno unita
Sent: Thursday, January 03, 2008 3:36 PM
Subject: un'emergenza chiamata salari.
Caro Recanatesi,
condivido ogni parola dell'articolo che ha scritto. Aggiungo
che l'operazione demagogica e di segno ideologica
neoliberista vuole stabilire il principio che i salari si
possono modificare soltanto per detassazione o per
cottimizzazione.
Ho calcolato che ci vorranno almeno dieci miliardi e che
questo prosciugherà ogni possibile risorse per migliorare lo
stato assai
difficile delle pensioni. Senza lenire la povertà dei
salari. Anzi codificandola!!
Si tratta di una politica suicida e bastarda voluta da
Montezemolo coadiuvato da sindacati di regime da quando la
Cisl ha assunto la leaderchip delle Confederazioni per
volontà del PD.
La chicca di questa sporca e demagogica operazione sulla
quale sono già tutti d'accordo (debbono fare un pò di
teatrino per il pubblico...)è la fine del contratto
nazionale di lavoro, unico strumento di tutela dei
lavoratori in un Paese in cui le aziende sono polverizzate
in una galassia di piccole e piccolissime entità....
Francamente provo vergogna per la dirigenza attuale della
CGIL e della sinistra che stanno consentendo questo scempio
quando anche la Cina riscopre i diritti e si dota di una
legge per il lavoro migliore certamente di quello che è
diventato l'Italia.
Cari saluti
Pietro Ancona
*****
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: epifani@cgil.it ; segreteria@cgil.it
Sent: Friday, January 04, 2008 6:02 AM
Subject: Una scelta sciagurata, perdente,contraria agli
interessi dei lavoratori e del Paese
La detassazione e l'abolizione del contratto nazionale di
lavoro strumenti di disgregazione della coesione sociale dei
lavoratori e del Paese.
===========
Il professore Alfredo Recanatesi ha dimostrato come la
scelta della detassazione come risposta alla crisi dei
salari sia perdente e persino controproducente. Unisco alla
presente il suo scritto sottoponendolo alla riflessione dei
gruppi dirigenti sindacali che si accingono a fare una
"trattativa" i cui esiti sono stati già stabiliti dalla
Confindustria e forse, tranne per qualche dettaglio, già
accettati dal governo e rinviati soltanto per una mera
questione di finanziamento.
Alle argomentazioni del Prof.Recanatesi aggiungo che si
dovranno reperire ed usare risorse per almeno dieci miliardi
di euro, un disastro (ha ragione il Ministro del Tesoro) per
l'Italia, pochi miserabili spiccioli per ogni singolo
lavoratore. Uno sperpero inaudito, una distruzione di
ricchezza per uno scopo che non risolverà nessun problema.
Quando si detasserà un salario mensile di 70 o 80 euro non
cambierà niente nella condizione retributiva. Si può dire
che la cifra è già stata inghiottita dai rincari del costo
della vita. Il problema dell'immiserimento delle classi
lavoratrici resterà per intero, sarà evidenziato
ulteriormente e umilierà ancora di più le persone
interessate.
Inoltre, come ho già scritto, dal momento in cui si
concluderà la "trattativa", gli imprenditori italiani si
riterranno per sempre esonerati dall'obbligo di
corrispondere una paga equa come vuole la Costituzione
tranne che per la cottimizzazione chiamata "secondo livello
di contrattazione" che ha come modello la ThissenKrupp e il
rapporto di lavoro asiatico. Questo mentre la Cina si dota
di una legge sul lavoro che costituisce una novità mondiale
di grande rilievo e mette un fermo allo scivolamento verso
il basso dei salari europei ed americani. Il Vietnam e la
Corea sono i nuovi punti di riferimento e di confronto
dell'imprenditoria italiana.
Perchè in Italia sta accadendo questo? Perchè
si è firmato un protocollo di welfare c he disegna
condizioni schiavistiche per il lavoro a tempo determinato?
Perchè la strategia sindacale è dettata dalla Cisl che ieri
sottoscrisse il Patto per l'Italia. Una strategia sostenuta
dai dirigenti "comunisti" del Partito Democratico ed imposta
alla CGIL.
Una strategia miope dal momento che gli interessi
dell'Italia coincidono con gli interessi dei lavoratori. Se
i lavoratori stanno male anche l'Italia sta male. La cultura
del sindacalismo riformista (Di Vittorio, Santi,Lama) ha
dimostrato che migliori rapporti salariali sono un lievito
per la modernizzazione dell'apparato produttivo del Paese.
L'Italia è andata avanti bene fino a quando gli operai hanno
potuto con il loro salario condurre una vita decente e
magari riuscivano a laureare un figlio. Ora non sono in
grado di pagarsi l'affitto di casa e vivere e vengono
spazzati via con le ruspe dai sindaci perbenisti del nuovo
autoritarismo post democratico che vuole eliminare dalla
vista i poveri e la povertà.
Per tutto questo credo che la trattativa non si debba fare e
che la CGIL debba rimeditare le sue scelte strategiche e
salariali ed attestarsi su punti innovativi.
Mi permetto di suggerirne qualcuno:
1) miglioramenti contrattuali al livello del rinnovo del
contratto dei bancari tutti i carico delle imprese;
2) Salario Minimo Garantito dalla legge per evitare l'uso di
manodopera straniera e prezzi stracciati di 3 euro o 4 euro
l'ora;
3) abolizione del lavoro interinale, delle agenzie di lavoro
interinale, delle cooperative che si limitano ad offrire
manod'opera. Ci sono cooperative che offrono lavoro agli
ospedali ed alle aziende al minimo salariale sul quale i
dirigenti "proprietari" delle cooperative si ritagliano una
bella fetta per condurre una vita lussuosa;
4) abolizione della famigerata legge Maroni-Sacconi oramai
superata in tante sue parti financo dalla legge cinese sul
lavoro entrata in vigore il 1 gennaio;
5) riforma della truffaldina legge Maroni sullo
straordinario che riconoscendo al lavoratore undici ore di
riposo continuativo non dice quale è il limite della
giornata lavorativa e quante ore di straordinario si possono
fare e con quali procedure;
6) conferimento per legge ai delegati aziendali alla
sicurezza di particolari poteri come la sospensione di una
lavorazione ritenuta pericolosa o la richiesta cogente di
modifiche nel macchinario o nel procedimento produttivo;
7) assegno integrativo agli orfani del lavoro fino al
raggiungimento della loro maggiore età. Soltanto durante il
2007 in Italia si sono "creati" da duemila a tremila orfani
di caduti sul lavoro.
8) destinare i soldi previsti per la detassazione a
miglioramenti delle pensioni fino a al livello dei salari
corrispondenti ripristinando il fiscal drag e miglioramento
il meccanismo di adeguamento oggi fermo alla inflazione
programmata.
Se la Cisl e la Uil non ci stanno vadano pure a fare un
altro Patto per l'Italia. Voglio vedere la sinistra al
governo che approva una nefandezza sociale cosi eclatante.
Pietro Ancona
****
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: epifani@cgil.it ; info@cgil.it ; segreteria@cgil.it ;
segreteria@spi.cgil.it ; ferrero ; mussi@cameradeputati.it ;
giordano@cameradeputati.it ; veltroni@comune.roma.it ;
diliberto@cameradeputati.it
Sent: Tuesday, January 08, 2008 10:12 AM
Subject: DETASSAZIONE: FAVORE ALLA CONFINDUSTRIA.DANNO PER
LAVORATORI,PENSIONATI,CONTRIBUENTI.
Parte oggi la sciagurata trattativa per detassare i
salari. Si parla di circa cento euro procapite per
lavoratori dipendenti. Una stima approssimativa del costo
sarebbe di circa venti miliardi di euro, una somma enorme
che verrebbe sprecata per apportare un sollievo
modestissimo alla condizione dei lavoratori e delle loro
famiglie. In vista di questo possibile piccolo aumento delle
retribuzioni nette l'Italia oligopolistica che controlla i
prezzi si è già messa in moto e tutto è già aumentato. Una
somma enorme per ricadute individuali esigue che produrrà un
altro devastante effetto: l'esclusione dei pensionati da
ogni possibile miglioramento della loro condizione di vita,
miglioramento che, a differenza dei salari, può avvenire
soltanto attraverso risorse della fiscalità generale.
Un'operazione fallimentare, suicida per il Sindacato, che
verrebbe pagata a carissimo prezzo. Il c ontratto collettivo
nazionale di lavoro cesserà di esistere come strumento
regolatore dei livelli retributivi. Al suo posto la
cottimizzazione stile Thissen Krupp del salario con orari e
ritmi di lavoro forsennati che aumenteranno i morti, i
feriti, i mutilati.
Andare in azienda sarà come andare in guerra con lavoratori
la cui prospettiva prossima sarè l "individual contracts"
cioè la personalizzazione del suo rapporto di lavoro in
rottura e non più in solidarietà con i suoi compagni di
reparto, di fabbrica. Questo avverrà in Italia un Paese con
milioni di aziende sotto i dieci dipendenti che sono
generalmente prive di tutele sindacali e che non avranno più
la regolazione del contratto nazionale di lavoro.
La detassazione esonera le imprese italiane dalla
responsabilità di corrispondere miglioramenti a livelli
salariali di tipo asiatico. Scarica l'onere sullo Stato,
cioè sui contribuenti, e compie un'operazione che rompe le
regole del mercato a livello europeo prefigurandosi come una
immensa beneficiata alle imprese italiane furbescamente
concepita per evadere le regole della Comunità Europea.
Distrugge ideologicamente il contratto collettivo nazionale
di lavoro ed apre una fase nella storia delle relazioni
industriali in cui ogni singolo lavoratore sarà solo di
fronte alla impresa. Questo dopo oltre un secolo di
solidarietà e coesione stabilita dalla comune appartenenza
allo stesso ccnl.
Che questo scempio, questo pesante tratto di penna che
cancella decenni di lotte sindacali, possa avvenire
attraverso il concorso attivo della CGIL e con tutta la
sinistra al governo è davvero sconcertante e desolante.
Purtroppo avverrà perchè gli accordi sono già stati
pattuiti già dall'indomani del famigerato protocollo del 23
luglio che colloca il lavoro a tempo determinato al disotto
della soglia stabilita dalla legge cinese sul lavoro.
La minaccia di sfragelli, dello sciopero generale, è tutta
rappresentazione teatrale per simulare una dialettica della
lotta sociale inesistente, per coprire un accordo il cui
unico beneficiario è Montezemolo che lascerà macerie in
tanti campi a cominciare dal diritto del lavoro che ne
uscirà stravolto e riportato all'epoca della prima
industrializzazione inglese del cinquecento.
La legislazione italiana del lavoro diventerà peggiore di
quella garantita dal fascismo. Avremo milioni di persone
stressate ed umiliate dal fatto che per raggiungere il
minimo per la sopravvivenza dovranno rompersi l'osso del
collo o la schiena come muli mentre Montezemolo farà
schioccare la frusta della "produttività". Si apre l'era
dell'operaio-mulo
che dovrà penare duramente riuscire a mettere insieme i
soldi per mangiare, vestirsi, alloggiare. Ma non deve avere
alcun altro grillo per la testa!!
Pietro Ancona
*****
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: ramon.mantovani@iol.it
Sent: Sunday, January 20, 2008 9:56 AM
Subject: situazione senza speranza
I liberisti (anche di sinistra) hanno rovinato l'Italia
============================================
I liberisti hanno rovinato l'Italia.Oggi l'Italia
appare ed è un Paese in preda a gravissime difficoltà
per l'impoverimento della generalità dei lavoratori
dipendenti e il corrispondente arricchimento a dismisura
dei gruppi dirigenti della industria e del management
pubblico.
Mentre milioni di famiglie stentano a sopravvivere una
nuova classe sociale fatta di consulenti della pubblica
amministrazione,di amministratori delle aziende
pubbliche privatizzate (nella gestione), di politici e
parapolitici si ritagliano una consistente fetta
del reddito nazionale. I loro redditi si distanziano
enormemente da quelli dei lavoratori e dei pensionati.
La responsabilità maggiore di questa situazione che
sta diventando insostenibile è della sinistra e dei
sindacati. Della sinistra che per conquistare il
"centro" ha abbandonato il suo patrimonio culturale e
politico fatto di un welfare avanzato e di benessere per
le classi lavoratrici ; dei sindacati confederali, in
particolare della CGIL, perchè dal 1993 ad oggi hanno
mortificato e reso quasi inconsistenti le richieste di
aumenti salariali dentro il limite della cosidetta
inflazione programmata, un limite artificiale esistente
soltanto in Italia con la funzione truffaldina di
deprivare di legittimi adeguamenti all'aumento del costo
della vita.
L'Italia ha un padronato asociale che genera una
quantità enorme di infortuni mortali sul lavoro e carica
ogni anno lo Stato di centinaia di migliaia di invalidi
e mutilati. Un padronato che per la subalternità dei
sindacati oggi eroga salari inferiori il cinquanta per
cento a quelli della media OCSE.
L'Italia è anche schiacciata dal costo enorme
delle Regioni e dal loro irresponsabile crescente
indebitamento. Le Regioni sottraggono quantità
astronomiche di risorse, appesantiscono la pressione
fiscale sui contribuenti, senza peraltro offrire servizi
utili.
Se per un colpo di bacchetta magica si chiudessero
improvvisamente tutte le Regioni nessuno ne avvertirebbe
la mancanza e la situazione finanziaria della comunità
nazionale ne trarrebbe grande profitto.
Oggi siamo in una via priva di uscite. Due anni di
sinistra al governo, nonostante la grande manifestazione
del venti ottobre scorso, hanno portato a misure
legislative come il decreto sul welfare di contenuto
ultraliberistico, hanno convalidato la legge Biagi,
hanno consolidato la egemonia della dottrina
confindustriale sullo Stato. Hanno tolto ogni speranza
di cambiamento e di miglioramento.
Questo livello di disastro, di povertà dei lavoratori
sembra non bastare ai liberisti italiani. Ora si
propongono l'abolizione del contratto nazionale di
lavoro a favore di contratti individuali e questo
abbasserà ulteriormente i livelli retributivi. Il fatto
che la retribuzione a differenza di quanto impone la
Costituzione non basti più al decoroso sostentamento
viene accettato come dato "naturale" anche da molti
esponenti della sinistra.
Pietro Ancona
*****
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: carta@carta.org
Sent: Monday, January 21, 2008 5:24 PM
Subject: la sconfitta
Il contratto dei metalmeccanici si chiude con una
umiliante sconfitta per i lavoratori: avranno 127 euro
di aumento soltanto a regime, da 1 settembre 2009, cioè
tra ventidue mesi e vengono derubati del periodo di
vacatio ricevendo soltanto una manciata di spiccioli
(trenta euro per ognuno dei dieci mesi trascorsi).
Inoltre la Federmeccanica e la Confindustria realizzano
l'obiettivo strategico dell'allungamento del periodo di
vigenza del contratto da ventiquattro e trenta mesi,
risultato assai brillante per il padronato che si
iscrive nella linea di imbalsamazione della
contrattazione nazionale. Da qui partirà l'offensiva di
sgretolamento del contratto nazionale.
Aumenta la disponibilità di lavoro straordinario nei
sabati.
Nessuna norma viene introdotta a tutela degli infortuni
sul lavoro. I poteri dei delegati aziendali alla
sicurezza restano tali e quali cioè
quasi simbolici.
Per raggiungere questo risultato la categoria si è
esposta financo all'occupazione di autostrade e di
stazioni ferroviarie. Un enorme dispiegamento di energie
quasi per nulla.
I salari dei metalmeccanici italiani restano i più
bassi d'Europa e le fabbriche restano aperte alle
utilizzazioni di manod'opera più convenienti alle
imprese (lavoratori interinali, a progetto, a tempo
determinato, provenienti da finte cooperative etc..)
Pietro Ancona
***
---- Original Message -----
Sent: Tuesday, February 03, 2009 10:09 AM
Subject:
Si avvicina l'ora delle decisioni
I lavoratori hanno bisogno di una Confederazione
che sia loro e non della Confindustria e del Governo
=================================================================================
Oramai manca poco al completamento della
spoliazione dei diritti che i lavoratori si sono conquistati attraverso
lotte che hanno impegnato generazioni sempre con la guida della CGIL.
Fatto l'accordo separato sui contratti, non firmato dalla Cgil, mancano
all'appello il contratto unico a tempo indeterminato
che è uno strumento subdolo per la cancellazione
dell'art.18, la privatizzazione dell'Inps e dell'Inail, una drastica
revisione dei trattamenti di malattia e del welfare.
In atto abbiamo ventidue milioni di lavoratori
con salari inferiori a quelli di venti anni fa e cinque milioni di
precari, lavoratori-schiavi soggetti alla benevolenza del datore di
lavoro per la riconferma, privi di fondamentali diritti. In effetti si
tratta di lavoratori truffati che avrebbero dovuto essere assunti a
tempo indeterminato e che la legge Biagi ha incatenato ad una vita senza
futuro, senza speranze e con retribuzione ridicola. Dobbiamo sapere che
quasi tutti i contratti di lavoro a tempo determinato sono fumus
permessi da
una violazione della legge legalizzata dalle
norme della legge trenta e da circolari ministeriali fatte da persone
esperte nell'elusione e nell'aggiramento del diritto. Il lavoratore di
Licata morto ieri in modo spaventoso all'età di 24 anni era un precario
alla stanga da oltre quattordici ore. Il precariato produce morte che la
legge recente non può evitare.
In queste condizioni la CGIL non può limitarsi a
non firmare i contratti,ad indire referendum tra i lavoratori (che sanno
che il loro voto sarà una testimonianza senza conseguenze), a cercare di
ridurre i danni di una tendenza alla sconfitta totale dei lavoratori
aiutata da una crisi che viene usata senza scrupoli per terrorizzarli.
Che cosa può fare la CGIL? Negli ultimi due anni
ha dovuto firmare un accordo con il governo Prodi che difatto peggiora
le pensioni, aggrava il precariato, riduce il welfare. Ha firmato un
accordo con l'Alitalia che contiene norme in contrasto non solo con
diritti dei lavoratori ma coi diritti generali delle persone. Un
accordo scandaloso che favorisce una cordata capeggiata da Colannino che
ha messo fuori diecimila lavoratori, acquistato a prezzo stracciato un
patrimonio enorme, privatizzato un servizio che probabilmente dovrà
cedere presto.
Sono mesi che la Confindustria ha pronto nel
cassetto dopo averlo steso con la collaborazione di Cisl e Uil il
progetto di modifica del contratto di lavoro che è nello stesso tempo un
momento di passaggio verso nuove forme di rapporti non più conflittuali
ma collaborativi, una forma di neocorporativismo nella quale i sindacati
vengono assorbiti in funzione parastatale come gestori con il padronato
di enti bilaterali che hanno l'obiettivo di privatizzare il welfare. Al
rifiuto della CGIL di firmare, dopo la solita campagna della CGIL che
non capisce la modernità, si è mosso con molta preoccupazione il PD
costituendo una task force che ha lo scopo di ricondurre la CGIL a
Canossa come è già stato fatto nei due casi precedenti.
A questo punto si impone una riflessione che è la
seguente: l'Unità sindacale serve ai lavoratori oppure alla
Confindustria ed al Governo? Serve certamente alla Confindustria ed al
Governo! La CGIL è sempre la grande bellissima organizzazione dei
lavoratori italiani o è diventata o rischia di diventare altro?
Il problema è di autonomia. La CGIL è sempre
stata al passo con le scelte compiute dal PCI. La svolta dell'Eur non ha
forse coinciso con la politica del compromesso storico e favorito
l'ingresso del PCI nel governo? Ma esistevano margini che ora sono
scomparsi., e gli interessi strategici del PCI contenevano una crescita
poderosa della condizione del lavoro.Oggi il PCI che ha dentro il suo
gruppo parlamentare non solo Ichino ma due pezzi da novanta della
Confindustria come Colannino e Caleari, il pci che per un lungo periodo
della sua storia è stato classista (fino a proporre il referendum sulla
scala mobile) e poi per un altro periodo ha osservato una sorta di
terzietà tra aziende e lavoratori, è schierato con la Confindustria e
con le aziende e preme sulla CGIL perchè continui ad accettare
condizioni di sempre maggiore umiliazione dei diritti dei lavoratori.
Ora il PCI si chiama PD ed ha compiuto una scelta di pieno liberismo
(fuori tempo massimo, per me, dal momento che il liberismo è in crisi)
che non prevede alcuna tutela dei lavoratori tranne qualche misura
compassionevole. Il PD porta al tavolo del nuovo bipartitismo in dote
una CGIL, in cui la sua componente che è maggioritaria, riesce a fare
compiere scelte che oramai confliggono apertamente con gli interessi dei
lavoratori.
Per questo ritengo che dal momento che il PD non
rinunzia ad esercitare una pesante tutela sulle scelte della CGIL si
ponga a molti, a cominciare delle categorie che più stanno soffrendo le
conseguenze delle politiche di concertazione, di decidere sul che fare.
Cercare di impedire alla CGIL di compiere scelte scellerate come quelle
del contratto oppure prendere atto che questo stato di cose in cui il
massimo che è concesso alla CGIL è giocare di rimessa, ridurre il danno,
è insostenibile e dannoso? Insomma porsi il problema della
disaffiliazione della CGIL delle categorie che si ritengono
immediatamente danneggiate e di organizzare una nuova Confederazione
che anzicchè dialogare con Cisl e UIL e con la UGL della Polverini
raduni in una potente organizzazione di classe tutto il sindacalismo di
base e la tradizione riformista ma non capitolarda della CGIL di Di
Vittorio, Santi, Novella, Lama,Foa.
La nascita della nuova Confederazione dovrebbe
avvenire proponendo soluzioni alla crisi non regalando miliardi alle
aziende, ma aumentando i salari e le pensioni, soluzioni di abolizione
del precariato che deve essere limitato ai lavori stagionali, di
revisione della pensione ritornando al sistema a riparto, di netta
chiusura alle privatizzazioni che hanno aumentato i costi dei servizi
locali alle famiglie, di una scuola pubblica senza finanziamento per i
privati, di una sanità per tutti finanziata dalla fiscalità generale.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Thursday, January 29, 2009 9:22 AM
Subject: combattere la crisi dalla parte dei lavoratori e
dell'Italia
Combattere la crisi dalla parte dei
lavoratori
=====================================
C'è una specie di gabinetto di
guerra per la gestione della crisi al quale vengono chiamati anche i
sindacati per decidere le misure da prendere. Le idee del "sistema" al
potere sono chiare: la maggiore quantità possibile di risorse a favore
delle imprese. Sacrifici, sacrifici ed ancora sacrifici ai
lavoratori. Intanto le aziende drammatizzano il quadro chiedendo la
cassa integrazione per un numero di lavoratori che cresce di giorno in
giorno. Questa linea riceve il suo imput principale dagli Usa che,
improvvisamente, scoprono la funzione interventista dello Stato in
economia, fino ad ieri aborrita ed al massimo limitata alla mera
osservazione ed a qualche piccola regolazione del mercato.
Colpisce il silenzio assoluto sulle
cause della crisi che si possono riassumere da un lato nella pirateria
impunita e forse anche incoraggiata delle istituzioni finanziarie e
dall'altro nel basso livello delle retribuzioni che non consentono alle
famiglie di rinnovare
auto, elettrodomestici, vestiario,
scarpe, insomma tutto! Naturalmente tutto il socialismo improvvisamente
scoperto dal Congresso Usa è soltanto per aiutare imprenditori e
finanzieri e quindi possiamo dire che non di socialismo si tratta ma di
una torsione degli scopi e del ruolo dello Stato a vantaggio della
classe dei potenti.
Qualche anno fa un paese quasi
attaccato a Palermo,Villabate, divenne improvvisamente una sorta di
luogo dei miracoli. La gente portava soldi ad un certo Sucato e questi
garantiva interessi mensili o addirittura settimanali iperbolici del
dieci per cento e forse di più. Tutta la Sicilia portava milioni e
milioni di risparmi a Villabate e molti erano davvero felici e
soddisfatti di avere scoperto il modo di arricchire rapidamente.
Naturalmente si trattava di una truffa di questo Sucato che aveva creato
una sorta di catena di Santantonio che, come era prevedibile, ad un
certo punto si interruppe e bloccò non solo i pagamenti degli interessi
ma la stessa restituzione del denaro investito. Moltissime persone
persero tutto.
Pensavo si trattasse di un fatto di
cronaca della creduloneria di paese fino a quando non ho letto che i
massimi esponenti di Wally Street si sono comportati più o meno come
Sucato (che forse non era neppure ragioniere) e hanno lasciato buchi
così grandi che ancora non sì è in grado di stimarli. Tremonti parlava
in TV di pezzi di carta spacciati per titoli per un valore pari a 12
volte e mezzo il PIL mondiale.
Ma è mai possibile che il
capitalismo, dopo secoli di esistenza, sia approdato alla dottrina
Sucato? La scuola di pensiero monetarista teorica della libertà assoluta
del mercato e della sua divina capacità di produrre ricchezza e
benessere è clamorosamente fallita, ma non c'è uno solo, tra i tanti
pennivendoli che
ne hanno lodato le virtù ed i
miracoli, che l'abbia ammesso!!
La Fiat bussa a quattrini. Sessanta
mila lavoratori fuori se lo Stato non interviene con aiuti consistenti.
Nello stesso tempo si chiedono ai lavoratori sacrifici oramai
insopportabili dato l'infimo livello delle loro retribuzioni. La formula
è: più lavoro e meno salario!! Una formula micidiale che aggraverà
ancora di più la crisi.
Naturalmente non si parla degli
stipendi dei managers che, crisi o non crisi, si ritagliano una fetta
consistente del PIL nazionale. I managers delle aziende private si
fissano stipendi e benefict e li scaricano nei bilanci. Gli azionisti
non sono in grado di intervenire per frenarli. Pagano e magari poi si
trovano con carta straccia al posto di azioni come quelli dell'Alitalia.
I managers pubblici hanno un problema opposto a quello che viene
ingiunto ai lavoratori: non vogliono tetti, cioè limiti ai loro
guadagni. Mastella a suo tempo fece un casino per evitare che si
stabilissero tetti!! Naturalmente qui non sono gli azionisti a pagare ma
gli utenti dei servizi acqua,trasporti,netturbe.
Insomma ventidue milioni di
lavoratori con stipendi e salari diminuiti di circa il trenta per cento
nel corso degli ultimi venti anni non sono più consumatori che
dell'essenziale per la loro sopravvivenza. Se invece di dare soldi alle
imprese e finanziare ammortizzatori sociali che si riducono ad elemosine
si facesse una coraggiosa politica di aumento degli stipendi e dei
salari e delle pensioni le cose andrebbero meglio. Insomma, l'obiettivo
dovrebbe essere il livellamento dei salari, delle retribuzioni e delle
pensioni italiane alla media europea. Questo sarebbe il più efficace
provvedimento anticrisi dal momento che trattasi di una crisi di
sovrapproduzione per mercato debole.
La regolarizzazione dei cinque
milioni di precari pagati a meno di mille euro al mese, la
trasformazione dei loro contratti a tempo indeterminato sarebbe un
raggio di sole in un mondo di infelici che non possono progettare ed
organizzare il loro futuro soggetti a al ricatto dei contratti a
termine.
Il danno apportato all'economia ed
alla prosperità degli italiani dalla legge Biagi è immenso: si è
oscurato il futuro, abolita la speranza e depresso il mercato.
Aumento dei salari e abolizione del
precariato sono le misure sociali che risulterebbero le più efficaci
per dare adrenalina al sistema produttivo italiano.. Invece tutti
pensano a dare soldi ai pescecani compresi i sindacati che si limitano
ad invocare i cosidetti ammortizzatori sociali come se fossimo in un
periodo di ordinaria amministrazione.
Pietro Anconahttp://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: epifani@cgil.it ; segreteria@cgil.it
Sent: Thursday, February 07, 2008 9:55 AM
Subject: fannulloni
Caro Epifani,
identificare i lavoratori pubblici con i "fannulloni" è
cosa che neppure i finti sindacati dei paesi a regime
totalitario fanno. Aizzarli a denunziare chi
non lavora o lavora poco è degno delle cronache dello
stakanovismo sovietico che,almeno, aveva lo scopo di creare
una società socialista...
Faresti assai meglio a dedicarti a censire i consulenti
della pubblica amministrazione, in grandissima parte finti,
i managers che hanno rotto ogni rapporto equilibrato tra i
dipendenti,
le cooperative fasulle gestite spesso da negrieri che
prestano lavoratori invisibili agli ospedali o alle scuole a
800 euro al mese, faresti bene insomma a c ercare di
conoscere e capire meglio di che cosa parli e quale
responsabilità ti assumi .Oramai la gestione delle
assunzioni nella pubblica amministrazione è stata del tutto
privatizzata a vantaggio di cooperative controllate dai
"politici" che selezionano in base alla fedeltà le persone
da avviare al lavoro!!
Di tutto questo non ti sei mai occupato e non ti occupi.
Partecipare alla criminalizzazione indistinta del pubblico
impiego per sgretolarlo a vantaggio di
privati appaltatori delle strutture statali non è opera
neppure liberistica ma di mera riduzione della pubblica
amministrazione ad un affari per i privati.
Pietro Ancona
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---- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: info@marcomarsili.it
Sent: Saturday, February 09, 2008 1:54 PM
Subject: produttività pubblico impiego
Caro Dr.Marsili,
gran parte delle cose che lei scrive sono ipotesi,congetture
sociologiche o politologiche,interpretazione delle scelte
fin qui compiute dal sindacato che comunque non spiegano
niente.
Ichino non è voce scientifica attendibile. E' economista
engagè che con il gruppo della "Voce" si batte per lo
smantellamento di tutto il diritto del lavoro e la sua
sostituzione con regolette di importazione anglosassone. Le
consiglio di consultare il Prof.Gallino per avere una
diversa prospettazione della realtà e dello scopo di talune
scelte.
I Sindacati dagli accordi del 1993 operano all'interno della
concertazione. Documento base della concertazione è stata
quello relativo alla inflazione programmata. Le
rivendicazioni dei sindacati sono dentro questo tetto. Dal
momento che l'inflazione programmata è stata
mai superiore al 2% mentre l'inflazione reale (specialmente
per i consumi delle famiglie) è stata di ben altra entità,
possiamo affermare tranquillamente che venti milioni di
lavoratori italiani sono stati ridotti in miseria (mille,
milleduecento euro al mese) da CGIL-CISL-UIL con le
piattaforme rivendicative presentate negli ultimi quindici
anni. Prenda il contratto dei metalmeccanici. Tra ventidue
mesi avranno 127 euro lordi di aumento. Entro i prossimi
ventidue mesi l'inflazione avrà divorato questa meschina
manciata di spiccioli.
Il tutto per dirle che i Sindacati confederali tirano la
volata a Montezemolo. L'accordo sul Welfare peggiora
enormemente la riforma Maroni e inchioda per sempre il
precariato alla famigerata legge Biagi, una delle malvagità
maggiori che siano mai state fatte ai giovani italiani.
Per tornare al pubblico impiego, sono pronto a discutere
con lei categoria per categoria. Vogliamo cominciare dalla
Guardia di Finanza? Quando è produttiva per l'Italia
l'azione della Guardia di Finanza? Dobbiamo tenere conto dei
risultati della lotta all'inflazione? Vogliamo parlare della
Polizia di Stato, degli impiegati al catasto, di tutti i
servizi senza i quali l'Italia diventerebbe una landa
deserta? I dati sull'assenteismo sono fasulli. In ogni caso
se vuole aprire un discorso sull'assenteismo sono pronto a
dimostrarle che è voluto.
Inoltre la responsabilità penale è sempre personale.
Farebbe bene il signor Ichino a denunziare il tizio, il caio
ed il sempronio piuttosto che alzare la scure e
criminalizzare tutto il pubblico impiego.
Si ponga la domanda: perchè tanto livore per i pubblici
dipendenti?
Pietro Ancona
****
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: Ernesto
Sent: Sunday, April 06, 2008 5:56 PM
Subject: Spacconate e fanfaluche per coprire ruoli di regime
La gabbia di ferro cgil cisl uil
"Il leader Uil: «Il . Quando andiamo a Palazzo Chigi con Epifani e Bonanni
siamo una squadra micidiale» di M. Sensini
http://urlin.it/f865
Questa affermazione di Angeletti, segretario della Uil e le altre cose
dette nella intervista al Corriere di oggi
sono davvero stupefacenti se confrontate con la triste realtà di un
sindacato confederale diventato una vera e propria gabbia di ferro dentro la
quale stanno chiusi i lavoratori italiani e quanti si accostano al lavoro.
Sindacato che ha
modificato e peggiorato notevolmente la condizione del lavoro dipendente
liquidando durante un'azione che dura almeno dal 1993 dei diritti
conquistati nel trentennio precedente e che avevano fatto del sindacalismo
italiano uno dei migliori del mondo, un sindacalismo per il quale
l'affermazione "autonomia dal padronato, dai partiti e dal governo" era
davvero una verità della realtà italiana. Gli accordi del 1993 hanno
privato i lavoratori della tutela della scala mobile (già abbondantemente
ridotta a cominciare dal 1983) ed hanno avviato la concertazione in base
alla quale le piattaforme rivendicative per i rinnovi contrattuali non
possono eccedere il tasso di inflazione programmato. Da allora ad oggi,
l'applicazione di un principio riferito ad un dato di gran lunga inferiore
al reale incremento del costo della vita ha portato il livello dei salari
italiani talmente in basso da suscitare scandalo anche
in ambienti liberisti che se ne lamentano non perchè improvvisamente
diventati solidali con gli operai ma soltanto perchè deprimono i consumi e
quindi i profitti delle imprese. Lo scandalo dei bassi salari è scoppiato in
Italia ad opera di denunzie della sinistra (quel poco che è rimasto) e di
isolati ma tenaci economistiche hanno messo in luce il dato
incontrovertibile di uno spostamento di ricchezza colossale dal lavoro
dipendente alle imprese.Quando finalmente la CGIL ha mostrato di accorgersi
del "fenomeno" l'ha subito relegato nella zona delle discussioni accademiche
e vi ha dedicato un convegno del proprio centro-studi. Ma si è ben guardata
dal modificare le richieste dei contratti in scadenza rimasti al livello
medio di poco più di cento euro netti nel triennio con pochi centesimi
subito ed il grosso dopo il secondo anno di vigenza contrattuale. I recenti
accordi di welfare peggiorano per molti lavoratori la riforma Maroni e
legittimano la legge Biagi (per la quale il Congresso della CGIL aveva
chiesto l'abolizione).L'Italia è il Paese a più alto tasso di mortalità e di
infortuni sul lavoro d'Europa. Non credo si possa parlare di un vero impegno
del sindacato. Per anni, in caso di infortuni, tranne la partecipazione dei
compagni di lavoro e del sindacato di categoria l'attenzione del Sindacato è
stata davvero scarsa. Si poteva agire migliorando i poteri del delegato alla
sicurezza (che oggi deve stare buono e zitto se no lo licenziano) e
chiudendo la porta alla molteplicità di rapporti di lavoro diversi ammessi
dalla legge Biagi che creano enormi problemi di conoscenza e di controllo
dei processi produttivi e di ritmi di rendimento. Non si è fatto niente e la
legge sullo straordinario è stata peggiorata con una interpretazione
truffaldina di una normativa europea che prevede undici ore consecutive di
riposo ma certamente non tredici ore lavorative come è venuto alla luce
alla Tissen Krupp.
I prossimi obiettivi della Confindustria sono l'abolizione del contratto
collettivo di lavoro, la personalizzazione dello stesso con definitiva
rottura di coesione e di solidarietà di classe, la riduzione del peso
sociale degli istituti previdenziali a vantaggio delle assicurazioni private
alle quali sono già stati trasferiti gli accantonamenti TFR, la riduzione
delle tutele in caso di malattia ( vedi campagna contro i fannulloni) e la
sostituzione dei pubblici impiegati con lavoratori esternalizzati
provenienti anche da cooperative che vendono soltanto manod'opera. E' giià
difficile trovare un bidello o un autista o un infermiere che non sia
"esterno".Fantasmi che si muovono dentro la pubblica amministrazione privi
di diritti sfruttati da managers di cooperative e di aziende che si
arricchiscono e li tengono
a regime salariale indecente.
Efacile notare come, nel corso degli ultimi anni, nei rinnovi contrattuali
si riducono i diritti dei lavoratori ma crescono le prerogative dei
sindacati e della azienda. Le strutture comuni tra le organizzazioni
imprenditoriali e quelle dei lavoratori sono diventate assai diffuse hanno
creato una burocrazia che si nutre di trattenute. Insomma
mentre si indeboliscono i lavoratori i sindacati si rafforzano ed estendono
il loro potere finanziario e di intervento.
Infine, CGIL CISL UIL detengono il monopolio della contrattazione.
Monopolio che difendono anche dai partiti della sinistra che sono sensibili
alle istanze sociali. I Cobas vengono esclusi e criminalizzati ed i loro
dirigenti nelle fabbriche sono spesso oggetto di persecuzione e
licenziamenti. Naturalmente sono del tutti isolati e debbono sperare
soltanto in una legislazione che però diventa sempre meno protettiva dei
loro diritti man mano che l'azione delle Confederazioni e delle associazioni
padronali modifica il "sentire comune", cambia le legge e dà segnali alla
Magistratura del Lavoro sempre meno favorevoli a chi si mette fuori del
"regime".
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Thursday, May 08, 2008 3:51 PM
Subject: la Cgil
Caro Sansonetti,
l'accordo tra CGIL CISL UIL sul nuovo contratto
collettivo nazionale di lavoro per quanto scontato è
stupefacente. Si triennalizza il contratto nazionale e
lo si riduce ad una larva a vantaggio della
contrattazione territoriale. Un modo surrettizio per
reintrodurre le gabbie salariali Si arriverà presto
alla contrattazione per lavorazione di fase di prodotto
e poi anche agli accordi di carattere personale. Si
poteva predicare da anni la fine della classe operaia
senza annullarne il suo più importante strumento di
coesione e di identità? No. Naturalmente siamo immersi
nel mondo della menzogna quando si parla di fine della
classe operaia dal momento che venti milioni di
lavoratori nè tanto di più nè tanto di meno di quanti
fossero venti o trentanni fa sono ancora li magari a
chiedersi perchè l'Italia sia l'unico Paese al mondo in
cui i Sindacati anzicchè "dare" diritti ne tolgono.
Non a caso un Bonanni tronfio e volgarissimo
annunziava il primo maggio quasi la nascita di un nuovo
Sindacato. Con Sacconi al Lavoro a fare di sponda a
Confindustria Governo e Sindacati CGIL Cisl Uil
cancelleranno le tracce della grande stagione dei
diritti conclusasi nel 1993.
La minoranza della CGIL non potrà che modificare
insignificativamente la strategia concordata dai tre
segretari confederali. Appellarsi al Congresso della
CGIL è inutile.
La CGIL è irriformabile. Il suo corpo decisionale è
costituito da funzionari che obbediscono ad una logica
di "centralismo democratico".La Fiom sarà normalizzata
al più presto e comunque non più tardi della scadenza
del mandato di Rinaldini, grande galantuomo ma oramai
una noce nel sacco.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: primapagina@rai.it
Sent: Tuesday, May 13, 2008 8:32 AM
Subject: fannulloni
Cara Dottoressa Dominijanni,
l'attacco ai dipendenti pubblici "fannulloni" (una
generalizzazione che dovrebbe fare vergognare i
sindacati che tacciono) è finalizzata al nuovo business
che scopre nella pubblica funzione la possibilità di
lucrare. Esempio: al posto di infermieri assunti per
concorso pubblico dagli ospedali, si cedono servizi a
cooperative che avviano mano dopera a condizioni di gran
lunga peggiori di quelle garantite dal pubblico impiego.
Lo stesso per i "bidelli" delle scuole e per tante altre
funzioni che vengono "esternalizzate" a organismi
controllate spesso politicamente dal partito che
governa.
Naturalmente si faranno due piccioni con una fava. Si
mettono in discussione le tutele in caso di malattia per
ridurle drasticamente.
Cari saluti.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: ugolini bruno unita
Sent: Monday, June 02, 2008 8:30 AM
Subject: la Cgil
Caro Bruno,
la tristissima condizione di venti milioni di lavoratori
italiani oramai spogliati da tutti i diritti conquistati
fino agli anni ottanta e tra i più poveri d'europa è
stata del tutto ignorata dalla Conferenza di
Organizzazione della CGIL ansiosa soltanto di trovare il
modo per inserirsi "dentro" la nuova fase della politica
del PD.
La CGIL è irriformabile e la sua pesante struttura fatta
da funzionari che ieri sostenne una vittoriosa azione di
conquista di dignità e di diritti civili e sociale oggi
si è aziendalizzata ed assorbe come un muro di gomma
tutta l'insoddisfazione che viene dai lavoratori.
Rinaldini o Cremaschi non significano niente e presto la
Fiom sarà normalizzata con dirigenti più modermi.
Questo per me è molto triste e non riesco ad
accettarlo.
Pietro
Prossime tappe: abolizione ccnl, avvio dei contratti
individuali e di gruppo, smantellamento pubblica
amministrazione e sua privatizzazione.....
Cari saluti.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: epifani@cgil.it
Cc: info@cgil.it
Sent: Thursday, June 12, 2008 5:26 PM
Subject: : Mandati a morire
Abolire la legge Killer Biagi
======================
La prova della responsabilità della precarizzazione del lavoro nelle terribili
morti che registriamo tutti i giorni sta nell'oramai ordinario uso di lavoratori
disponibili a tutto pur di guadagnare qualcosa usati e subito dismessi dalle
aziende.
Soltanto la professionalità che si acquisisce e si accumula nel rapporto tra
lavoratore azienda e lavori effettuati garantisce sicurezza.
Non a caso oltre al numero dei morti e dei mutilati registriamo anche una
crescente mancanza di accumulazione di esperienze nelle imprese.
la torre Eiffel realizzata alla fine dell'ottocento da centinaia di operai
carpentieri non fece nessuna vittima. Tutti conoscevano perfettamente il loro
lavoro e pur ad oltre cento metri di altezza e nelle condizioni climatiche più
inclementi tornarono sani e salvi alle loro famiglie.
Come si fa a mandare a pulire una vasca di depurazione come quella di Mineo a
persone che non ne avevano mai visto una nella loro vita?
Uno dei due operai era al suo terzo giorno di lavoro. Aveva fatto tanti lavori
ma nessuno a quello di oggi.
pietro ancona
****
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: carta@carta.org
Sent: Sunday, July 27, 2008 4:33 PM
Subject: referendum abrogativo legge biagi!!
: epifani@cgil.it
Sent: Sunday, July 27, 2008 3:45 PM
Subject: Organizziamo referendum popolare per
l'abolizione della legge Biagi
NECESSARIO REFERENDUM POPOLARE PER ABROGAZIONE
LEGGE BIAGI
=================================================================
Oramai è chiaro: l'approvazione di una norma
nella legge finanziaria che inibisce ai
lavoratori di ricorrere al Magistrato per
rivendicare il proprio diritto ad essere assunto
a tempo indeterminato è la prova di una volontà
di precarizzazione di tutti i rapporti di
lavoro. Si negano financo le poche
possibilità che tuttora esistono per uscire dal
lavoro a tempo determinato ed entrare in un
regime di "normalità" a tempo indeterminato. La
normalità diventa solo ed esclusivamente il
tempo determinato.
Alla base di questo terribile processo di
riduzione dei diritti delle persone che tanti
danni anche di natura psicologica sta provocando
a milioni di lavoratori delle ultime
generazioni, sta la legge Biagi, una sorta di
manuale del perfetto schiavista, dalla quale è
possibile che i datori di lavoro traggano ogni
possibile fumus per sfuggire ai propri doveri
verso i dipendenti, tenerli sotto continuo
ricatto, corrispondere salari miserabili ed
indecenti, costringerli a lavorare assai di più
del dovuto spesso anche durante i fine
settimana.
I Sindacati hanno fatto assai poco contro
questa legge che è la Madre di tutte le
Precarietà e lo strumento di disgregazione
della dignità del lavoro. Gli accordi del
luglio dell'anno scorso con il Governo Prodi
hanno di fatto ribaltato una volontà (CGIL) di
annullare la Legge Biagi e ribadito
,peggiorandola ,la sua filosofia.
In Italia oggi esistono milioni di cocopro
(lavoratori a progetto). Si tratta di un
artificio, di una invenzione della fertile
fantasia dei giuslavoristi liberisti,
per schiavizzare i contrattisti. Che cosa sono
in concreto questi progetti? Sono prestazioni di
lavoro subordinato mascherati dalla
realizzazione di un progetto che naturalmente è
inesistente,
per questo credo dobbiamo organizzare un ampio
movimento per un referendum abrogativo della
legge Biagi.
Dobbiamo costruire nel Paese le condizioni
perchè si raccolgano le firme necessarie ed il
consenso per una grande campagna di massa.
Rivolgo vivo appello a quanti sono in grado di
fare qualcosa di mobilitarsi subito.
Sono certo che ogni politica cosidetta di
riduzione del danno sarò perdente. Tutto quanto
si è ceduto alla destra ed al padronato non
basterà a frenarli dall'avanzare nuove pretese
di schiavizzazione dei lavoratori.
Pietro ancona
****
---- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: posta@liberazione.it
Sent: Sunday, August 31, 2008 2:23 PM
Subject: Bruno Trentin,
pubblicato in Liberazione a pag.18 del 02/09/2008
http://www.liberazione.it/a_giornale_index.php?DataPubb=02/09/2008
Cara Liberazione,
sono dispiaciuto per i pesanti ingenerosi ed
inaccettabili giudizi che sono stati espressi su Bruno
Trentin. Sono stato dirigente della CGIL per molti anni
segretario regionale in Sicilia. Ricordo di Bruno
Trentin la sua dedizione ai lavoratori, il suo impegno
di lotta alla mafia, la sua figura di cristallina
autorità morale della CGIL. Era davvero ansioso di
rendersi utile alla lotta contro la mafia a cominciare
dal suo punto più lontano: il consociativismo politico e
la degenerazione del sindacato e di qualche suo gruppo
dirigente. A volte non capivo perchè fosse tanto
rispettato dai lavoratori dal momento che il suo
linguaggio era di difficile comprensione, il suo
atteggiamento assai riservato da sembrare a volte
altero. Ma i lavoratori sentivano la sua anima generosa
ed appassionata. Mentre io ero segretario regionale
della CGIL siciliana da socialista venne diverse volte a
rafforzare a dare autorevolezza al mio operato anche in
disaccordo con frange della sua stessa componente. Ma, a
volte, non bisogna vivere diverse stagioni. E' meglio
viverne soltanto una. La stagione di Trentin fu
l'autunno caldo
ed il grande movimento di modernizzazione dei salari e
dei contratti. Pochi ricordano la parola d'ordine: il
salario variabile indipendente!! Con Carniti e Benvenuto
segnò un bellissimo periodo della storia d'Italia, una
storia di conquiste una dietro l'altro.
Non doveva in nessun modo diventare segretario
generale della CGIL e stipulare gli accordi fondamentali
che hanno immiserito nel tempo i lavoratori italiani.
Abolizione della scala mobile ed accordi di
concertazione. Un meccanismo diabolico di bombe ad
orologeria innescate per demolire tutte le conquiste
salariali e normative ottenute in Italia in quaranta
anni di lotte. Quando le richieste di rinnovo
contrattuale sono parametrate al tasso di inflazione "programmmato"
la conseguenza che ne deriva è l'impoverimento reale
della busta-paga. Salari e pensioni sono diventati
poverissimi perchè così è stato stabilito nel 1993.
A questo punto il Sindacato è diventato una scimmia che
pesa sulle spalle dei lavoratori.
Unico al mondo, il sindacato italiano non dà diritti
alla gente ma ne toglie. Presto consegnerà anche il
contratto di lavoro e trasformerà l'INPS e l'Inail in
fondazioni semiprivate controllate dalla Confindustria.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: epifani@cgil.it
Sent: Monday, September 15, 2008 8:38 AM
Subject: Ruolo dei sindacati confederali
=====================
I Sindacati Confederali, pur non essendo rappresentativi della maggioranza
dei lavoratori Alitalia, hanno firmato un accordo che ha lo scopo di
costringere i sindacati autonomi,espressione vera della realtà aziendale, a
cedere,
ad accettare il punto di "compromesso" raggiunto.
Trattasi di altra grande anomalia italiana: l'anomalia di potenti sindacati
confederali diventati con gli anni sempre più governativi e
filiconfindustriali per i quali abbiano i salari più bassi d'Europa, il più
alto numero di morti e di infortuni sul lavoro, il precariato diventato
"normalità" dei rapporti di lavoro.
Il fascismo si manifesta in tanti modi. Anche questo è fascismo: Bonanni
che dichiara da giorni che in ogni caso avrebbe firmato gli accordi ed il
ruolo di sindacati confederali come schiaccianoci dei diritti delle persone.
La novità è questa: da questa trattative anche il Sindacato della
Spolverini farà parte della squadra dei "responsabili".
Ma un Paese con lavoratori malpagati e privi di diritti non sono una
bella testimonianza per questi Sindacati che un giorno ebbero dirigenti
onesti e combattivi come Di Vittorio,Carniti, Santi.
Pietro Ancona
****
---- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: epifani@cgil.it
Cc: info@cgil.it
Sent: Saturday, September 06, 2008 8:10 AM
Subject: Contratto collettivo nazionale
Cari compagni,
indebolire e ridurre la tutela del ccnl, nella situazione italiana, sarebbe
un vero e proprio delitto. Una vera e propria coltellata alla schiena dei
lavoratori italiani. Il ccnl è l'unico punto di riferimento per milioni di
persone che lavorano in microaziende o in aziende nelle quali non esiste
alcun potere contrattuale.
Non temete "l'isolamento" paventato dai pennivendoli della Confindustria e
non temete di rompere con CISL e UIL. I frutti di questa unità sindacale
sono finora tutti velenosi. Non è possibile che il Sindacato Confederale
passi da una trattativa all'altra soltanto per togliere diritti ai
lavoratori.
Pietro Ancona
***
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Wednesday, September 10, 2008 3:27 PM
Subject: Nel paese di Pulcinella, Arlecchino. Ballanzone...
Nel paese di Pulcinella, Arlecchino, Ballanzone....
Prima c'è stata una lunga predicazione sulla fine della classe operaia. Ci
hanno spiegato tutti i pennivendoli del Regime, ma sopratutto tutti coloro
che dall'opposizione agognavano a traghettarsi dall'altra parte, che la
rivoluzione tecnologica intervenuta nel processo produttivo aveva azzerato
la "classe operaia" ed aveva generato nuove figure professionali; in verità
il processo produttivo non c'entra niente: le nuove figure di disgraziati
del lavoro sono state create dal pacchetto Treu e poi dalla legge Biagi e
dagli accordi di luglio 2007 sul walfare.
Vado a controllare i dati Istat e la classe lavoratrice italiana è più o
meno quella di venti anni fa o addirittura di quaranta anni fa. Si tratta di
circa ventidue milioni di persone. All'interno di questa, oltre la naturale
fisiologica evoluzione del settore dei servizi e del cosidetto quaternario,
i settori fondamentali dell'industria sono rimasti più o meno gli stessi.
Quanti sono i metalmeccanici oggi? Più o meno quanto erano prima. Quindi
nessuna scomparsa della classe operaia. Semmai sono scomparsi i sindacati ed
i partiti che si richiamavano ai suoi valori. I sindacati confederali dagli
accordi di concertazione del 1993 sono diventati praticamente parastatali,
un pezzo della macroeconomia, un puntello della Confindustria. Dal 1993 ad
oggi l'impoverimento dei lavoratori è un dato costante inghiottito dai
pitoni della triplice Cgil,Cisl,Uil.
Da alcuni anni a questa parte, questa "classe operaia scomparsa" è
sottoposta ad un bombardamento quotidiano da parte dei pennivendoli pagati
da Berlusconi e dalla Confindustria: sono fannulloni, lazzaroni,
assenteisti, ignoranti.... Brunetta si è financo inventato dati falsi per
parlare di tassi di assenteismo. Chi si azzarda a difendere il suo pane
quotidiano come i dipendenti Alitalia sono profittatori, parassiti, mangia
pane a tradimento..... Statali, professori, dipendenti pubblici, tutti alla
Gogna Mediatica organizzata dal Cavaliere e dai suoi solerti amici alla
quale non si sottraggono pezzi autorevoli della "sinistra" che hanno fatto
del liberismo la religione con la quale hanno sostituito il comunismo.
Mi domando: se in Italia ci sono oltre venti milioni di mangiapane a
tradimento, di gente che vive sulle tasse pagate dai "contribuenti" e della
rendita del lavoro a tempo "indeterminato", (altro scandalo per i
benpensanti che vorrebbero tutti precari..), chi si salva in questo Paese?
A parte i giornalisti che producono, con ricchi sostentamenti statali, i
loro pezzi di odio sociale quotidiano, in questo Paese si salvano i
bottegai,
i commercianti, i farmacisti, gli avvocati, i notai, gli industriali insomma
le categorie "autonome" che parlano di mercato in un Paese a prezzi
controllati ed amministrati da un oligopolio feroce e rapace. Avete provato
a comprare una aspirina a Parigi? Costa un terzo che in Italia!
Tutte queste brave persone che tengono in piedi l'Italia hanno creato un
sistema rigidissimo di costi che stringono come un cappio al collo le
famiglie: energia, assicurazioni, banche, affitti di case, acqua,
trasporti..
Ma tutto questo non basta: è necessario criminalizzare tutto il mondo del
lavoro dipendente italiano ed immigrato. Meno contano socialmente i
lavoratori e meno costano alle imprese! Meno soldi ci sono per scuola e
sanità e più soldi ci saranno per la nuova Casta che non è fatta solo di
politici ma anche dei managers più ingordi del mondo e da una imprenditoria
che è sempre vissuta sulle pubbliche commesse (come la banda che si è
radunata nella Cai di Colanino)....
pietro ancona
****
--- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: epifani@cgil.it ; filt@cgil.it ; segreteria@cgil.it
Sent: Wednesday, September 17, 2008 8:25 PM
Subject: Non firmate!!
Cari compagni,
non firmate!! Ne va dell'onore della CGIL e del futuro dei lavoratori
italiani! Non possono spezzare le reni ai lavoratori italiani più di quanto
non abbiano finora fatto! Non dovete sottoscrivere la vittoria della loro
linea di annientamento sindacale operaio
Suggerisco di disdire tutti gli accordi finora fatti a cominciare dal
welfare del luglio scorso!!
l'Italia è già una landa di povertà e di disperazione. Un Paese non può
avere un futuro con cinque milioni di precari a meno di mille euro al mese!
Se passano all'Alitalia devasteranno tutto il poco che rimane dei diritti
e della democrazia.
Pietro Ancona
****
---- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: epifani@cgil.it ; segreteria@cgil
Sent: Friday, September 19, 2008 8:42 AM
Subject: Decisione giusta
Caro Epifani,
giusta e coraggiosa la decisione anche se avrei preferito motivazioni
esplicite meno difensivistiche.
La campagna di denigrazione ed isolamento della CGIL fomentata dal Gatto (angeletti)
e dalla volpe (bonanni) non sfonda nell'opinione pubblica anche se ha tutta
la stampa ricca di pennivendoli a disposizione.
Il Paese è inquieto e sta male. Dobbiamo alla resistenza CGIL in Alitalia
se ieri non si è aperto un varco di ulteriore impoverimento e
schiavizzazione dei lavoratori italiani.
Vi esorto a non giocare di rimessa ed ad assumere una iniziativa di piena
riabilitazione dei lavoratori italiani definiti fannulloni, lazzaroni,
privilegiati dai bottegai al potere. Chiedete subito l'abolizione della
legge Biagi ed il ripristino della scala mobile!!!
Rimandate al mittente la trattativa sui contratti. L'Italia ha bisogno di
più Diritti per i Lavoratori!
Pietro Ancona
****
****
Da:pietroancona@tin.
it]
Inviato:
domenica 21 settembre 2008 8.01
A: ichino@pietroichino.it
Cc:
epifani@cgil.it; direzione@unita.it; posta@liberazione.it; la
rinasciita; segreteria@cgil.it; filt@cgil.it
Oggetto: Assedio Cgil e lavoratori
Caro Senatore Ichino
lei che conosce bene i fatti si dovrebbe vergognare a partecipare
all'assedio della CGIL per piegarla e portarla a firmare come sostiene
Sacconi ( si viene per firmare non per trattare) in catene ed umiliata.
Lei dovrebbe capire profondamente l'esultanza con lacrime dei lavoratori
(che diffama dicendo che preferiscono la cassa integrazione al lavoro)
quando il tentativo della cordata è andato fallito dopo il protervo
atteggiamento tenuto nei loro confronti. E' convinto che la cordata
volesse davvero rilevare Alitalia?
Attraverso la resa senza condizioni dei lavoratori Alitalia avevate
progettato la disfatta definitiva dei lavoratori e dei loro sindacati onesti
e non venduti al padronato ed a Berlusconi. Volevate il lancio della fine
del contratto di lavoro da una sconfitta sul campo dei lavoratori.
Lei è di gran lunga peggiore della destra italiana. Lei la serve.
Pietro Ancona
****
----Messaggio originale----
Da:
ichino@pietroichino.it
Data: 21-set-
2008 6.44 PM
A: <pietroancona@tin.it>
Cc: "Widad Tamimi"<widad.tamimi@pietroichino.it>
Ogg: R: Assedio Cgil e lavoratori
Caro Ancona,
quello che ho scritto oggi sul Corriere fa seguito a una critica che rivolgo
da molti anni al ruolo svolto dai sindacati (soprattutto quelli autonomi; ma
oggi è proprio con questi che la Cgil si è legata, in Alitalia), oltre che
dal pessimo management e dalla ancor peggiore politica, in questa azienda.
Nella home page del mio sito ho messo in evidenza il link a due articoli
pubblicati, rispettivamente, nel 2004 e nel 2005: mi interesserebbe sapere
che cosa Lei ne pensa.
Agli insulti, ovviamente, non rispondo.
Cordialmente
Pietro Ichino
****
----Messaggio originale----
Da: pietroancona@tin.it
Data: 21-set-2008
7.23 PM
A: ichino@pietroichino.it
Ogg: R: Assedio Cgil e lavoratori
Fare pressing sui lavoratori (diffamandoli) e sulla CGIL anziché sul
Governo e sulla Cordata oggi sul Corriere della Sera significa fare una
precisa scelta di campo. Lei partecipa all'assedio dei pochi
diritti che ancora rimangono ai lavoratori italiani. Quanto è finora
accaduto
non vi basta. Siete insaziabili. Volete la gente col cappello in mano a
chiedere l'elemosina ai bottegai da voi eletti a classe generale.
Volete un varco per una riforma dei contratti che faccia retrocedere di tre
secoli la gente che è costretta a vendere il suo lavoro!
Lei è stato preceduto in questa opera di umiliazione dei lavoratori
italiani da Cazzola che io conosco bene essendo stato con lui nell'esecutivo
della CGIL. Fiancheggiate l'opera di gente come
Sacconi che, dopo avere rovinato cinque milioni di giovani con la legge
Biagi, invita con protervia alla resa i dipendenti Alitalia.
Spero che si vergogni di tutto quello che fa che è contro il diritto e
contro la gente. Avere studiato tanto per acquisire abilità giuslavoristica
nello spogliare la gente dei suoi diritti non deve
essere una grande soddisfazione.
Se avesse avuto ancora un minimo di cuore avrebbe capito come l'esultanza
dei lavoratori per il ritiro della cordata dei kaimani è parente stretto del
pianto. Si vergogni!!
Se il PD ha gente come lei è davvero perduto!! Potete iscrivervi tutti da
Berlusconi!
Pietro Ancona
****
----Messaggio originale----
Da: ichino@pietroichino.it
Data: 21-set-2008 9.52 PM
A: <pietroancona@tin.it>
Ogg: R: Assedio Cgil e lavoratori
C'è chi ritiene che il grande successo di Berlusconi sia la conseguenza di
una sinistra incapace di
ragionare. Come quella che continua a imputare il fenomeno del precariato
alla legge Biagi. Posso chiedere all'ex-Segretario della Cgil siciliana ed
ex-membro del CNEL, che parla di "cinque milioni di giovani rovinati dalla
legge Biagi", se mi sa indicare un solo contratto di lavoro precario
disciplinato da quella legge che non esistesse nel nostro ordinamento già
prima (magari con un nome diverso, ma sempre, in precedenza, regolato in
modo meno stringente)? Posso chiedergli perché il ministro del Lavoro del
Governo Prodi, quando ha voluto dare un giro di vite contro l'abuso delle
collaborazioni autonome continuative ha emanato due circolari interamente
incentrate
sull'applicazione rigorosa della legge Biagi?
Posso chiedergli su quali dati statistici si basi il dato dei"cinque
milioni" di giovani che sarebbero stati rovinati dalla legge Biagi? E di
precisare in quale senso essi sarebbero stati "rovinati", dal momento che
dal 2001 al 2007 la quota dei contratti a termine (compresi quelli di
apprendistato) e
di "lavoro a progetto" o collaborazione autonoma continuativa, rispetto
all'occupazione totale in Italia, non è aumentata, ma semmai leggermente
diminuita?
Ci pensi bene, caro Ancona. E, se - come sono certo - non è in grado di
argomentare la sciocchezza contenuta nel Suo ultimo messaggio, abbia il
coraggio di chiedere scusa. Non a me,
ovviamente, ma alla memoria di Marco Biagi, il cui assassinio è stato
motivato con sciocchezze
come questa.
p.i.
----Messaggio
originale----
Da: pietroancona@tin.it
Data: 22-set-2008
10.12 AM
A: <ichino@pietroichino.it>
Ogg: R: Assedio Cgil e lavoratori
La smetta con il macabro richiamo alla memoria di Biagi. Un modo di
criminalizzare la critica ad un testo che, prima ancora di essere fatto,
quando era ancora allo stadio di libro bianco o non so che cosa lo stesso
Cofferati defini "limaccioso". Non so come la pensa oggi Cofferati dopo la
sua conversione al leghismo almeno per quanto riguarda la questione del
lavoro immigrato. Per i guasti sociali che ha prodotto la legge Biagi
dovrebbe essere abrogata se in questo Paese funzionassero gli organismi
preposti alla osservanza della Costituzione,.Lei sa benissimo che in Italia
il lavoro era regolato dal contratto a tempo indederminato e che soltanto il
lavoro stagionale per particolari settori merceologici ( sardine, etc..) era
ammesso Con la infame legge Maroni-Sacconi avete perfezionato una sorta di
supermercato dei fumus contrattuali che ha sviluppatole nefandezze del
pacchetto Treu. Non nego che la linea del centro-sinistra fosse disonesta
verso il lavoro quanto quella di centro destra. Non è un caso che la destra
oggi è quasi al settanta per cento dei consensi e che l'Italia si avvia
verso un domani di sfascio totale della coesione sociale finora garantita
dalla Costituzione e dall'equilibrio di forze sociali realmente confliggenti
che oggi non ci sono più. Se lei deve andare a fare il Ministro per
abolire l'art. 18 in che modo e dove io debba considerarla di "sinistra" o
almeno democratico?
Lei dice falsità quando diffonde la vulgata secondo la quale la legge Biagi
ha dato garanzie ai precari che prima non avevano. Da quanto c'è questa
legge in Italia abbiamo oltre un milione di lavoratori a progetto. Che cosa
progettano? Quale è il contenuto dei progetti?Vorrei che la sua
università o la Commissione lavoro del senato pubblicassero questi progetti
ed un campione di tutti gli altri contratti vigenti in Italia e che stanno
facendo incanutire da precari milioni di persone.
Tutte le altre forme di assunzione a tempo determinato previsto dalla legge
Biagi sono fumus truffaldini applicati alla grande per togliere dignità,
sicurezza, futuro alle nuove generazioni Lei sa bene inoltre quanto la mera
esistenza della legge Biagi abbia indebolito la condizione dei lavoratori a
tempo indeterminato nei posti di lavoro.
Appena il lavoratore comincia ad avere una anzianità che produce un qualche
piccolomiglioramento della sua retribuzione si medita la sua sostituzione
con fresca carne da macellare magari a seicento, ottocento euro al mese.
Quando lei parla bene della legge Biagi è malafede perchè dovrebbe sapere
come stanno le cose e l'uso che l'imprenditoria italiana fa di questa legge.Spero
che i suoi figli subiscano ognuno una opzione della legge Biagi. Ma questo
non accadrà e dal momento che lei è un opinion leader dei falchi degli
imprenditori-bottegai italiani addetto alla cancellazione dei diritti della
gente (per lei sono mere ingessature del sistema), che è senatore e porta a
casa un mare di soldi al mese, che quando andrà in pensione godrà della
pensione di professore e di quella di senatore e non so se avrà messo
oculatamente da parte i contributi INPS di quando era alla CGIL. Mio figlio
guadagna meno di mille euro al mese per un lavoro pericoloso. Ha un
contratto a tempo indeterminato ma non escludo che la sua azione lo voglia
esternalizzare con un pezzo di società e sostiturlo con precari assunti a
ore, a giorni, a settimane......Ho calcolato che con la nuova legge sulle
pensioni tra trenta anni andrà in pensione a meno di trecento euro al mese!!
Quando lei spende per una cravatta!
Abbia almeno il pudore di non parlare di sinistra! Lei sa bene che cosa è e
per conto di quali forze in Italia usa il suo cervello.Io non dico come lei
ha detto a me che è incapace di ragionare. Ragiona, ragiona a come ridurre
in totale schiavitù i lavoratori italiani. Tutto quello che il Sindacato vi
ha dato dagli infami accordi del 93 a quelli del luglio scorso non vi
bastano.
State tirando troppo la corda!! In quanto alle sciocchezze mie che avrebbero
provocato l'omicidio di
Biagi non creda di impressionarmi o di intimidirmi. Prendo solo atto di
quanto lei sia vigliacco e messo da argomenti inconfutabili con le spalle al
muro spara accuse insensate rivolte a scoraggiare il diritto di critica. Chi
critica è complice dell'omicidio! Si vergogni se ne è capace! Solo la
paranoia può indurre ad usare accuse cosi pesanti nel corso di un dibattito
.
Pietro Ancona
*****
----Messaggio originale----
Da: ichino@pietroichino.it
Data:
22-set-2008 8.28 PM
A: <pietroancona@tin.it>
Cc: <widad.
tamimi@pietroichino.it>
Ogg: R: Assedio Cgil e lavoratori
Constato che Lei non ha risposto neppure a una delle mie domande. Quanto al
"milione
di lavoratori a progetto" (in realtà 800.000), prima della legge Biagi si
chiamavano "collaboratori autonomi coordinati e continuativi"; ed erano
molti di più.
Ma mi sembra meglio che questo scambio si fermi
qui. p.i
****
----- Original Message -----
From: <pietroancona@tin.it>
To: <ichino@pietroichino.it>
Sent: Tuesday, September 23, 2008
8:33 AM
Subject: R: Assedio Cgil e lavoratori
Meschinissime ed indegne giustificazioni, quelle che
lei adduce.
Quando avrà l'onesta intellettuale e civile di dire che i contratti a
progetto e tutti i contratti della famigerata legge Biagi sono
assolutamente ingiustificati e che si tratta di meri fumus potrò
ricredermi sul suo conto e sulla sua buona fede. Non giochi coi numeri.
Dal pacchetto Treu alla Biagi a quello che lei predica è solo una infame
officina possibile soltanto perchè la sinistra italiana non esiste più. In
ogni caso il disastro sociale riguarda tutti i lavoratori italiani
condizionati da una legislazione sempre più di parte, dalla parte padronale.
Un padronato feroce, indecente.
Pietro
Ancona
****
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: paolo leon economista
Sent: Monday, September 22, 2008 8:47 PM
Subject: articolo sull'Unità
Stupisco a leggere che sostieni la Cai (la cordata dei conflitti di
interessi e della patacca Airone) quando il suo atteggiamento è stato
volutamente provocatorio teso a rompere.
Davvero un economista del tuo calibro pensa che la cordata potesse gestire
l'Alitalia.?Hai presente che cosa ha fatto Colanino di Olivetti e di telecom,
cosa ha fatto tronchetti Provera di telecom etcc?
Questi sono mediocri squaletti di giocatori di borsa che, in un paese di
orbi riescono a vedere dal momento che sono soltanto guerci.
.Gli "industriali" italiani non rischiano i loro soldi anche se sono
pochini...... anche questo dovresti sapere bene,....
Cari saluti
Pietro Ancona
****
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: melotti@uniroma1.it
Cc: lettere@corriere.it
Sent: Wednesday, September 24, 2008 9:59 AM
Subject: la linea della CGIL
Caro signore,
i forni di manzoniana memoria sono stati distrutti dai signori Cimoli che si
sono succeduti alla guida dell'Alitalia.
La cordata proposta da Berlusconi è composta da persone note per il loro
spiccato interesse speculativo sulle disgrazie italiane e per gestioni
disastrose come quella di telecom e delle Ferrovie nonchè per grossi
conflitti di interesse. Credo che si vogliono fare pagare agli italiani i
debiti di Airone.
In quanto agli interessi corporativi che Epifani avrebbe sposato le ricordo
che di volta in volta siamo tutti corporativi.Lei lo è nella difesa del suo
lavoro e così tutti. I piloti italiani sono nella media bassa dei piloti
europei.
Sulle reali intenzioni del Governo per quanto riguarda la vicenda Alitalia
si legga l'articolo di Porro sul Giornale dove apertamente si sostiene che
la questione più importante dell'Alitalia è quella di infliggere una
lezione alla CGIL in vista della trattativa sull'abolizione del ccnl.
Pietro Ancona
****
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: Vincenzo Sena
Sent: Wednesday, September 24, 2008 4:45 PM pubblicato su
www.ilpuntodue.it
Subject: l'articolo di Pirozzi e Biasco s
Caro Direttore,
l'articolo di Pirozzi e Biasco sull'Alitalia fa riflettere sulla triste
situazione di questo Paese in cui , come negli Usa ma senza i
controbilanciamenti istituzionali, la classe degli imprenditori e dei
finanzieri è al potere e piega la Repubblica ai suoi interessi spesso del
tutto loschi. La vicenda Alitalia in sostanza è una colossale appropriazione
di un bene pubblico che, depurato da tutte le passività, viene regalato ad
una cordata che è una sorta di Summa del Capitalismo italiano con personaggi
famosi a cominciare da Colannino per avere gestito con piglio usa e getta l'Olivetti
e poi Telecom, come Tronchetti Provera grande artista nell'inserire nel
bilancio Telecom le sue passività e attraverso questo drenare miliardi di
euro, ed altri
che hanno grossi conflitti di interesse come Benetton o Li Gresti che è
sopratutto un palazzinaro ed interviene in Alitalia per consolidare la sua
presa su Milano in vista di Expo.
Contrariamente a quanto scrivono Pirozzi e Biasco non ho alcuna fiducia
nella "legittimità" di questa cordata e nella sua
capacità di gestire Alitalia.
Per quanto riguarda la CGIL io spero che non si faccia ricattare dalla
prospettiva del fallimento. Ci sono questioni che non possono essere messe
da parte. Una di queste è il diritto dei lavoratori alla contrattazione
collettiva della loro condizione cosa che è sempre più mal sopportata da un
padronato che vuole comprimere al massimo la variabile lavoro.
Mi viene voglia di ridire come nell'autunno caldo dei metalmeccanici: il
salario non è variabile dipendente. Per quanto il salario stia dentro un
mercato deve anche stare dentro regole come quella prevista dalla
Costituzione: deve essere dignitoso e bastevole al lavoratore ed alla sua
famiglia.
Non è più così da un pezzo.
Il professore Alegi, esperto di costi comparati del trasporto aereo,
sostiene che non solo il salario, ma l'intero costo del lavoro non è il
pezzo più importante e significativo del bilancio Alitalia e che gli
stipendi dei piloti stanno nella media europea e ce ne sono di più alti.
La verità è quella che si è lasciata sfuggire "il Giornale" di Berlusconi:
in questa trattativa la posta in gioco è l'umiliazione della CGIL. Vero,
verissimo: quanto succede all'Alitalia ha un riflesso, una eco anche nella
più lontana officina del Paese.
Mi auguro sinceramente che la trattativa fallisca e che la Cordata si
ritiri. L'opposizione sbaglia ad essere comprensiva verso Colannino e gli
altri. L'opposizione farebbe bene a rimettere in discusssione tutte le
privatizzazioni fin qui fatte: Poste, Ferrovie dello Stato,
Telecomunicazioni, Enel.
Lo Stato leggero che vive di riflesso e tira la volata alle multinazionali
come gli Usa, nell'era del liberismo predone, può riservare amarissime
sorprese come quelle dei pensionati americani che non sanno come vivere ed a
settanta anni sono costretti a tornare a lavorare.
Pietro Ancona
****
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Thursday, September 25, 2008 7:33 PM
Subject: la cgil a canossa?
Spero proprio che Epifani non sia andato a Canossa sospinto da un forcone
imbracciato da Veltroni. Credo che dobbiamo aspettarci di leggere un accordo
diverso da quello che si era rifiutato di firmare prima. Resto molto
allarmato dallo svolgimento di questa vicenda e della sua conclusione. La
Cai è fatta da coccodrilli abili a spolpare patrimoni pubblici o a imbottire
bilanci di aziende con propri uncini prelevatori. Vedi Tronchetti Provera
che nonostante la Telecom fosse attiva per due miliardi l'anno aveva la
faccia tosta di presentarcela sempre senza un soldo. Li Gresti c'è per far
contento Berlusconi e con lui spartire i grossi interessi di Medio Banca e
gli appalti dell'expo prossimo venturo. Benetton ha interessi negli
aeroporti e po ci sono quelli di Airone che rifilano ai contribuenti le loro
passività. Non credo proprio che la soluzione reggerà. La CGIL è stata
isolata nonostante avesse già ceduto notevolmente con l'adesione al piano
industriale. Il PD ha asfissiato Epifani e gli ha fatto capire che che non
firmava ne avrebbe pagato lo scotto. Insomma, il Regime bipartisan è in
marcia. A presto un Partito Unico Pdl-PD con annesso sindacato unico da
Camera delle Corporazioni.
pietro ancona
****
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: epifani@cgil.it ; segreteria@cgil.it ; filt@cgil.it
Cc: veltroni_w@camera.it
Sent: Friday, September 26, 2008 8:17 AM
Subject: firma CGIL
Caro Epifani,
Non credo sia stata una buona idea firmare lasciando fuori piloti e
assistenti di volo compiendo una vera e propria operazione di isolamento
dopo avere sostenuto per giorni che la CGIL non avrebbe firmato senza di
loro.
Non c'era alcuna esigenza di rivedere al ribasso il contratto di lavoro dei
dipendenti se non la volontà del padronato e del governo di infliggere una
sconfitta a tutti i lavoratori italiani e non solo ai dipendenti Alitalia.
E' stato detto apertamente dal Giornale di Berlusconi.Da oggi in poi le
crisi di ristrutturazioni saranno anche crisi contrattuali e momenti di
azzeramento e ristipula delle condizioni del lavoro al ribasso.
Le dichiarazioni di Veltroni che sembra averti accompagnato sospingendoti
con un forcone al tavolo della capitolazione dove una banda organizzata di
profittatori di regime ti aspettava spalleggiata da Cisl,Uil e Ugl e dalla
destra al governo, il suo vantarsi di essere stato artefice dell'accordo è
semplicemente indecente!
Può darsi che oggi piloti e assistenti, soli e smarriti dalle minacce di
liquidazione dell'azienda, cedano. Ma lo faranno sotto ricatto al quale
abbiamo contribuito tutti a metterli.
Pietro Ancona
****
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: redazione@ilmanifesto.it
Sent: Saturday, September 27, 2008 10:08 AM
Subject: per guglielmo ragozzini
Caro Manifesto,
non condivido il giudizio positivo espresso sulla CGIL. Purtroppo nella
vicenda Alitalia si è consumato un ulteriore
immiserimento della condizioni dei lavoratori italiani che avrà
ripercussioni gravi sulla trattativa per il contratto.
Si è avallata una privatizzazione fatta a danno dei lavoratori e dei
contribuenti. Per giunta in una operazione che molti ritengono da codice
penale.
Pietro Ancona
****
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: politiche@unita.it
Sent: Saturday, September 27, 2008 4:47 PM
Subject: operazione truffaldina
Cara Unità,
sarebbe meglio che Veltroni non si pavoneggi troppo per essere stato il deus
ex machina della faccenda Cai-Alitalia.
E' possibile che l'operazione sia una colossale truffa ai danni degli
azionisti Alitalia ed un peso inaccettabile per i contribuenti. E' possibile
che la trattativa monopolista sia un reato e che gli ineffabili Kaimanini
non siano in grado di fronteggiare le osservazione che la UE sta facendo.
Oppure deve confidare in Taiani?
Pietro Ancona
****
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: epifani@cgil.it ; segreteria@cgil.it
Cc: sinistra critica
Sent: Wednesday, October 01, 2008 10:30 AM
Subject: contratti pubblicato
http://www.ilpuntodue.it/?q=node/342
Cara CGIL,
data la struttura delle imprese italiane la riforma proposta dalla
Confindustria ed accettata da CISL UIL e UGL è una vera e propria abolizione
del contratto di lavoro accompagnata da un sostanziale peggioramento dello
status di lavoratore.Nelle aziende italiane mediamente di cinque
dipendenti la stipula di un accordo aziendale è improbabile Pertanto è
giusta la scelta di non cedere al padronato italiano questo ultimo presidio
di contrattazione collettiva.
Suggerisco di disdire gli accordi del 1993 e di chiedere il ripristino della
scala mobile e l'abrogazione della legge Biagi.
L'unità sindacale con CISL UIL e UGL è nemica dei lavoratori. La CGIL
dovrebbe valorizzare i Cobas oggi molto osteggiati e perseguitati dal
padronato e non solo. I cobas sono costituiti da compagni che una volta
erano nella CGIL . La CGIL dovrebbe chiudere
la stagione dell'Unità Sindacale il cui bilancio è un disastro per i
lavoratori italiani.
Pietro Ancona
****
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: epifani@cgil.it ; segreteria@cgil.it
Cc: sinistra critica
Sent: Wednesday, October 01, 2008 10:30 AM
Subject: contratti pubblicato
http://www.ilpuntodue.it/?q=node/342
Cara CGIL,
data la struttura delle imprese italiane la riforma proposta dalla
Confindustria ed accettata da CISL UIL e UGL è una vera e propria abolizione
del contratto di lavoro accompagnata da un sostanziale peggioramento dello
status di lavoratore.Nelle aziende italiane mediamente di cinque
dipendenti la stipula di un accordo aziendale è improbabile Pertanto è
giusta la scelta di non cedere al padronato italiano questo ultimo presidio
di contrattazione collettiva.
Suggerisco di disdire gli accordi del 1993 e di chiedere il ripristino della
scala mobile e l'abrogazione della legge Biagi.
L'unità sindacale con CISL UIL e UGL è nemica dei lavoratori. La CGIL
dovrebbe valorizzare i Cobas oggi molto osteggiati e perseguitati dal
padronato e non solo. I cobas sono costituiti da compagni che una volta
erano nella CGIL . La CGIL dovrebbe chiudere
la stagione dell'Unità Sindacale il cui bilancio è un disastro per i
lavoratori italiani.
Pietro Ancona
****
****
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: ichino@pietroichino.it
Cc: epifani@cgil.it ; segreteria@cgil.it ; cobas@cobas.it ; cremaschi
fiomgloriosa
Sent: Sunday, October 05, 2008 1:25 PM
Subject: contratti, è possibile
Caro Professore,
leggendo il suo articolo al quale Repubblica dà la prima pagina
(*)
(quanto interesse nell'editoria italiana e nel giornalismo per la demolizione
dei diritti delle persone!!) mi sono trovato a pensarla nelle vesti di un
cacciatore, munito di specchietto per le allodole (la sua confusa proposta sul
margine operativo lordo dell'impresa) appostato davanti alla tana della lepre
che vorrebbe stanare al più presto. Mi sono definitivamente convinto della sua
mala fede e della sua azione embedded Confindustria alla quale vuole consegnare
al più presto un sostanzioso carniere.
Innanzitutto mi ha colpito il modo come si è firmato: (l'autore è deputato del
Partito Democratico). Perchè? Per accreditare la sua proposta come proposta di
"sinistra" (ma il PD non lo è) e
per fare pesare il suo essere politico sulla questione che tratta.
In secondo luogo sono colpito dalla sua mala fede. Lei avrà certamente il quadro
degli accordi aziendali stipulati in Italia. Ricordo che quando ero nel CNEL
esisteva un archivio al riguardo, spero ci sia ancora. Lei non può discettare
sulla contrattazione aziendale oggi se non tiene conto di che cosa è ed è stata
la contrattazione in questi ultimi venti anni. Vogliamo vedere quanti accordi
aziendali, quanti integrativi sono stati firmati? Inoltre, la qualità di questi
integrativi è quasi sempre riferita ad aspetti normativi dell'organizzazione del
lavoro. Gli aspetti salariali legati alla produttività non sono il dato
saliente.
Qual'è la percentuale di lavoratori interessati alla contrattazione integrativa?
Ad occhio e croce direi minima nelle aziende al disotto dei cento dipendenti.
Lei sa benissimo che oltre il novanta per cento dei lavoratori italiani non
hanno mai conosciuto la contrattazione integrativa dal momento che non hanno
alcun potere contrattuale in azienda.,
In sostanza lei ha in testa un ulteriore immiserimento dei lavoratori italiani
finora tutelati dai minimi tabellari nazionali. Diminuendo il valore di questi
lei si ritrova con il novanta per cento dei dipendenti privati italiani
scoperta di tutele: Bravo!!
Complimenti! Lo specchietto delle allodole che si è creato è molto grossolano ma
confida nella credulità spesso in mala fede di coloro che hanno interesse al
riguardo.
In quanto alla firma a rate non so se la sua astuzia è degna di quella di
Bertoldo. Insomma ha davanti agli occhi la vicenda Alitalia che le dà
indicazioni metodologiche..... Spero che la CGIL ritrovi un pò di orgoglio
patrio e di fierezza di sè e mandare a quel paese lei e l'ineffabile Veltroni
che lavora di bulino con ma Marcegaglia per ricondurre al fienile di Bonanni e
Angeletti anche Epifani.
Naturalmente non manca nel suo articolo il richiamo alla grave crisi
internazionale. E quando mai i lavoratori non debbono farsi carico anche di
questo?
Pietro Ancona
***
-- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: epifani@cgil.it ; segreteria@cgil.it ; sinistra critica ; cremaschi
fiomgloriosa ; cobas@cobas.it
Sent: Thursday, October 16, 2008 10:13 AM
Subject: Impoverimento dell'Italia nel gelido silenzio delle Confederazioni
Sindacali
I lavoratori ed i pensionati italiani si impoveriscono sempre di più ogni
giorno che passa dal momento che i loro salari e le loro pensioni sono
pietrificati mentre tutto è in movimento ascensionale: prezzi, tariffe,
servizi, tasse.
Soltanto la prof.Chiara Saraceno ed il Prof.Paolo Leon l'altra sera hanno
tentato di attirare l'attenzione di Fassino, della Polverini e degli altri
tutti al capezzale dei banchieri sulla triste condizione di milioni e
milioni di famiglie italiane a reddito bloccato.La Prof. ha proposto il
Fiscal Drag di cui i Sindacati tacciono.
E' impressionante sentire vantare Epifani di essere stato sempre contro la
scala mobile.
La via della detassazione della tredicesima e dello straordinario dettata
dalla Confindustria mira ad ulteriore impoverimento dal momento che il
welfare ne verrà colpito.
Le quattro Confederazioni Sindacali sono diventate collaborazioniste con il
padronato e complici dello sprofondamento dei lavoratori italiani nella
miseria.
Pietro Ancona
***
--- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: direzione@unita.it
Sent: Tuesday, October 21, 2008 9:13 PM
Subject: quel sorriso (Vittorio Foa)
Cara Dr.ssa Concita De Gregorio,
il suo articolo sull'Unità (*) su Vittorio Foa, "Quel sorriso", e la
dichiarazione di Veltroni sono quanto di più vacuo, incolore, inodore,
neutro si potesse scrivere sulla vita
di un protagonista del socialismo italiano che non fu certamente mai
comunista ma per un lungo periodo della sua storia fu sempre e soltanto
dalla parte dei lavoratori e fiero socialista.
Insomma, tutto si riduce ad un sorriso! Un vago gesto della mano per
indicare una fumosa ed aerea non so cosa e per non si capisce che.....
Che poi Vittorio Foa, alla testa della CGIl, abbia vissuto tutta la stagione
delle conquiste e dei diritti nuovi che ad uno ad uno ora vengono restituiti
con gli interessi al padronato da un partito che ha dentro di se Ichino e
Colaninno, è come se non fosse mai accaduto, cosi come non sono mai accadute
le sue critiche radicali all'opportunismo ed alla compromissione! Il
contratto dei metalmeccanici, l'abolizione delle gabbie salariali, lo
statuto dei diritti, la scuola media unica, la nazionalizzazione
dell'industria elettrica, l'apertura alla Cina etc..etcc.. tutto questo è
come se non fosse esistito...
Insomma, è come leggere della fine non dico della lotta di classe la cui
semplice evocazione scandalizza, ma della stessa storia...
Incredibile!!
Pietro Ancona
(*)
http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=80120
****
--- Original Message -----
From:
pietroancona@tin.it
To:
posta@liberazione.it
Sent:
Thursday, October 23, 2008 7:15 PM
Subject: : sindacato di soli stranieri
la richiesta diffusa tra i lavoratori stranieri di un
sindacato solo di immigrati certamente irrealizzabile e persino pericolosa
segnala tuttavia una inadeguatezza, una carenza colpevole delle
Confederazioni Sindacali da anni dedite a trattative per restituire con gli
interessi al padronato quanto ottenuto durante la grande stagione di lotte
sindacali della fase di grande crescita delle lotte operaie conclusasi con
il fallimento delle riforme. Il potere riuscì a deludere le grandi
mobilitazioni degli anni settanta e da allora è cominciato il ciclo delle
espiazioni....
Dagli accordi di concertazione del 1993 alla
disponibilità ribadita in tutte le sedi di sostituire ai miglioramenti
salariali la detassazione della tredicesima, ai famigerati accordi sul
welfare del luglio scorso il Sindacato appare sempre più egemonizzato
dalla volgarissima linea imposta da Bonanni. Basti
esaminare la vicenda dell'Alitalia e l'assenza di reazione alla campagna
forsennata del governo di destra di criminalizzazione ed isolamento dei
lavoratori pubblici definiti "fannulloni".
I lavoratori stranieri si trovano nella condizione in
cui si trovarono i lavoratori meridionali a Torino dentro la Fiat e nella
città industriale: trovarono una classe operaia ed un sindacato
inerte rispetto lo sfruttamento padronale e crearono
un grande subbuglio dando vita alla grande stagione di lotte dalla quale si
dipartì il cosidetto "autunno caldo".
I lavoratori stranieri sono a disagio perchè i
lavoratori italiani sono in stato di disagio: muoiono come le mosche e
guadagnano non abbastanza per sfamare le loro famiglie. Insomma gli
immigrati specchiano una realtà diventata pesantissima dal momento che la
linea del sindacato è speculare a quella della Confindustria a cominciare
dal problema del precariato e della legge trenta.
Se avessi voce in capitolo suggerirei ai lavoratori
stranieri di costituirsi in associazione e con questa stimolare i sindacati
di appartenza a fare quanto è giusto che facciano senza caricarsi sulle
spalle i problemi della finanza mondiale e dei banchieri da salvare.....
Suggerirei anche di aderire ai Cobas che sono i soli
sindacati che rispondono soltanto ai lavoratori.
Pietro Ancona
****
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: eguaglianza e libertà
Sent: Monday, October 27, 2008 1:05 PM
Subject: lettera ad Epifani dopo Report
Caro Epifani,
la trasmissione di Report dedicata al sindacato, pur toccando soltanto una
piccola parte della questione, ha messo in luce una situazione diventata
insostenibile
La CGIL deve fare la sua parte di autoriforme a cominciare dalla proposta di
scioglimento degli enti bilaterali ed in primis le Casse Edili, organismi
del tutto inutili inventati per gestire una parte del salario che andrebbe
messa in busta paga e nella immediata disponibilità dei lavoratori.
Gli enti bilaterali stanno diventando troppo importanti rispetto gli
istituti contrattuali riguardanti i lavoratori. Generano il sospetto di
interessi convergenti con gli imprenditori che diventano a volte prevalenti.
Fino a creare un vero e proprio conflitto di interessi
sindacato-lavoratori!!
Bisognerebbe regolare meglio il dibattito interno a cominciare dai
referendum che debbano svolgersi in condizioni di normalità democratica
dalle quali è stato assai lontano il referendum sugli accordi di welfare del
luglio 2007.
La CGIL dovrebbe rinunziare unilateralmente a tutti i distacchi sindacali
della pubblica amministrazione.Persone che stanno in distacco per diecine e
diecine di anni dai loro uffici diventano financo inutili e dannose a se
stesse e al Sindacato.
La CGIL dovrebbe denunziare gli accordi di concertazione del 1993 e
ritirarsi dalla trattativa per la riforma del contratto di lavoro.Dovrebbe
appoggiare la proposta del salario minimo garantito e chiedere la
reintroduzione della scala mobile (se il nome è tabù chiamatela
diversamente) dal momento che è inaccettabile il congelamento dei salari
mentre la tendenza confindustriale è verso la quadriennalizzazione di fatto
della durata dei contratti.
Credo che sia giunto il momento di una svolta radicale che dovrebbe prendere
le distanze da CISL e UIL oramai irrecuperabili ad un sindacalismo
eticamente responsabile verso i lavoratori. Se la CGIL recupera una sua
diversità agisce per il cambiamento anche dentro la CISL e l'UIL si
potrebbero attivare forze rinnovatrici.
La sfiducia dei lavoratori per il Sindacato come istituzione preposta alla
loro difesa e che invece viene vissuto come una palla di piombo che li
immobilizza e li danneggia è diventato davvero grande.
Bisognerebbe infine mettere allo studio il problema di una riforma della
condizione del sindacalista funzionario. Certo l'attuale situazione di una
burocrazia che è nello stesso tempo classe dirigente eletta dai Congressi
dovrebbe essere rivista.
Pietro Ancona
****
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: info@cgil.it , posta@fpcgil.it
Sent: Thursday, October 30, 2008 9:08 PM
Subject: contratto statali
Cari compagni,
mi complimento vivamente con voi per la
rottura con Cisl e Uil
sul contratto di lavoro. L'unità sindacale è
un bene se funziona nell'interesse dei lavoratori, un male, un letto di
Procuste, una dama di ferro se funziona nell'interesse della
Confindustria o della destra al Governo.
Il contratto sottoscritto da Cisl e Uil è
una ridicola e peggiorata riedizione del parametro di cui agli accordi
di concertazione del 1993 che, nel tempo, hanno impoverito i lavoratori.
Inoltre, introduce elementi di peggioramento dell'istituto contrattuale
come tale destinato a fare da battistrada nell'abbattimento del
contratto di lavoro garante nazionale di diritti e di minimi di
retribuzione.
Grande parte del malessere delle classi
lavoratrici è dovuto alle pratiche unitarie di contrattazione sempre al
ribasso sempre tese piuttosto che a "dare" ai lavoratori a "togliere".
Sono certo che lo sciopero nazionale, fatto
con convinzione della giustezza delle nostre ragioni, sarà un successo
imponente e si iscriverà nella grande stagione di lotte aperte dalla
questione scuola.
La strada per il risorgimento dei lavoratori
italiani passa dalla rottura con CISL e UIL sindacati da tempo pedine
sempre più tracotanti del padronato e del governo.
Pietro Ancona
****
---- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: posta@liberazione.it
Sent: Tuesday, November 04, 2008 11:08 AM
Subject: spostamento a sinistra della CGIL?
Cara Liberazione,
magari la convergenza CGIL-Fiom sulla mobilitazione dei metalmeccanici fosse
davvero il segno di uno spostamento a sinistra della Confederazione! I
segnali che arrivano dalla vicenda Alitalia sono di segno del tutto opposto.
La CGIL, dopo essersi impegnata a non firmare alcun accordo riguardante i
piloti e gli assistenti di volo, ha sottoscritto assieme a Cisl UIl e UgL un
dickat dettato da Colaninno e dal Governo che definire indecente è davvero
assai poco! Perchè lo ha fatto? Forse è vittima dei legami tra Colannino ed
il PD di Veltroni e d'Alema? Come si può mettere l'onorata firma della CGIL
a contratti capestro
che negano il diritto di lavorare se si ha a casa un bambino handicappato?
Questa firma è disonorevole per la Confederazione che da sempre è stata
sinonimo di sindacato indipendente dal padronato.
In quanto ai metalmeccanici credo che sarebbe opportuna una vera autocritica
che analizzi le cause dell'impoverimento dei lavoratori. C'è una
responsabilità sindacale enorme nello avere per quasi due decenni chiesto
spiccioli e sviluppare un costoso volume di lotte quasi per niente!
Pietro Ancona
***
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: ugolini bruno unita
Sent: Tuesday, November 04, 2008 3:57 PM
Subject: Lo sciopero dei metalmeccanici del 12. Tanto rumore per nulla!!!!
Lo sciopero generale dei metalmeccanici del 12 dicembre prossimo sarà un
evento formidabile anche se la sua piattaforma, limata dal compromesso
raggiunto con la CGIL,
ne avrà disinnescato la carica di controffensiva rispetto un padronato
sempre più arrogante, oramai del tutto insofferente financo al
riconoscimento dei lavoratori come entità sociale con la quale bisogna
contrattare e convivere. Al dilà delle generali rivendicazioni generiche
rivolte ad un cambiamento della politica economica generale del governo la
richiesta di integrare i salari oramai di fame viene affidata quasi
esclusivamente alla detassazione della tredicesima mensilità. Una mancia
che, se concessa perchè voluta fortemente anche da Confcommercio e dalla
stessa Confindustria, servirà a pagare le bollette in scadenza a fine anno
senza riconoscere ai lavoratori il diritto al recupero senza richiedere
l'unica cosa indispensabile in tempo di crisi: l'indicizzazione dei salari.
Ma la parola "scala mobile" è diventata tabu' anche per i metalmeccanici
mentre
non si appronta alcun strumento di vera lotta al precariato e cioè il
Salario Minimo Garantito
(esistono metalmeccanici, l'abbiamo visto alla Navalmeccanica di Genova,
pagati tre euro e mezzo l'ora). Le richiesta di lotta al precariato si
limitano ad una generica richiesta di miglioramento delle normative
esistenti ed escludono di chiedere con chiarezza l'abrogazione della legge
trenta e degli accordi di welfare del luglio 2007 che ne hanno ribadito
l'esistenza. Non una parola viene detta sulle gravi manipolazioni dei
diritti dei lavoratori apportate dalla legge 133/2008 nel silenzio generale.
Insomma, i metalmeccanici parteciperanno ai cortei ed alle manifestazioni
del 12 dicembre con l'animus di chi vuole rompere la gabbia di ferro dentro
cui sono stati chiusi dal padronato e dal governo di destra. Il gruppo
dirigente dei metalmeccanici e della stessa CGIL con obiettivi limitati,
quasi insignificanti.
All'indomani dello sciopero non succederà assolutamente niente. Forse il
governo, pressato anche da una parte dei suoi, darà una piccola mancia
natalizia!
Pietro Ancona
****
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: direzione@unita.it
Sent: Thursday, November 06, 2008 10:17 AM
Subject: lo sciopero generale
Cara Unità
se lo sciopero generale indetto dalla CGIL non si porrà obiettivi precisi di
mobilitazione rischia di essere una manifestazione a vuoto, priva di
artiglio.
Chiederà lo sciopero un aumento generalizzato di tutti i salari inferiori a
1500 euro?
Chiederà lo sciopero la indicizzazione dei salari e delle pensioni? Romperà
il tabù della impronunciabilità delle parole "scala mobile"?
Chiederà l'abolizione della legge Biagi? Si pronuncerà contro tutti i
peggioramenti a danno dei diritti dei lavoratori introdotti dalla legge 133?
Chiederà la fine delle privatizzazioni che aumentano i costi delle famiglie
ed incrementano un management miliardario nutrito dalle bollette?Chiederà il
riavvio delle nazionalizzazioni a cominciare dall'Alitalia?
Io spero molto ma non so davvero se non ci limiteremo a chiedere la
detassazione delle tredicesime voluta dalla Confcommercio.
Pietro Ancona
***
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: eguaglianza e libertà
Sent: Wednesday, November 12, 2008 11:19 AM
Subject: : ancora contro la detassazione
Certamente la crisi c'è e viene come sappiamo dalla mancanza di regole
del liberismo e della globalizzazione. Le "regole" sono sempre state
considerate il fumo negli occhi dai fautori della libertà del mercato e
dell'individualismo. La verità è che il mercato non esiste quando si giunge
alla fase oligopolistica e monopolistica. Possiamo parlare di mercato dei
prodotti farmaceutici o delle auto? Ricordate quante piccole e medie
fabbriche come la Lancia e la gloriosa Alfa Romeo sono state divorate dalla
Fiat?.
Ma la crisi viene usata per terrorizzare l'opinione pubblica, giustificare
la decrescenza delle retribuzioni sotto il livello previsto dalla
Costituzione, tenere in scacco quanti vorrebbero fare qualcosa per
migliorare la loro condizione di vita. Ieri alla Camera il Ministro Tremonti
parlava di "intensificazione" della crisi!! In sostanza c'è una
irresponsabile amplificazione di una situazione difficile per giustificare
un regime di generale depressione delle retribuzioni e le controriforme del
welfare.
Vorrei ancora una volta dichiarare la mia contrarietà alla detassazione
prima degli straordinari, ora della tredicesima (se sarà fatta) e domani
chissà....
Sono contrario perchè la detassazione non affronta il problema di una
riforma dell'Irpef ed anzi la rinvia sine die. Non c'è dubbio che va
amplificata la parte esente dei salari e delle pensioni e vanno abolite l'irpef
regionale e comunale. Queste tendono a pesare sempre di più sui redditi.
Bisognerebbe inoltre rivedere il sistema di tassazione delle rendite
finanziarie e dei patrimoni naturalmente a partire da certi livelli. Ma
questo non viene fatto ed anzi si tende ad appesantire il carico fiscale sui
più deboli.
La detassazione non a caso è chiesta dalla Confindustria e dalla
Confcommercio cioè dalle organizzazioni imprenditoriali. E' una alternativa
agli adeguamenti salariali dovuti e non realizzati dalle imprese. E' una
mancia una tantum. E' un modo per dire: non dovete aspettarvi niente da
noi! La detassazione uccide lo Stato dal momento che lo priva delle risorse
necessarie alla sua sopravvivenza. Si calcola che per detassare la
tredicesima ci vogliono nove miliardi di euro. Quale sarà l'effetto di una
cosi drastica riduzione delle entrate dello Stato? Quanti servizi si
dovranno tagliare ai cittadini oltre quelli già in programma per la scuola e
per la sanità? Si debbono abolire del tutto le pensioni ridotte oramai a
meno del quaranta per cento delle retribuzioni?
Dal 1993, anno del primo grande accordo di concertazione ad oggi, c'è stato
un trasferimento di ricchezze dal lavoro dipendente ai redditi
imprenditoriali e professionali di oltre dieci punti di Pil. Insomma c'è
stato un impoverimento di venti milioni di lavoratori a vantaggio delle
altre categorie sociali!! Questo impoverimento è stato dovuto alla mancata
indicizzazione delle retribuzioni ed ai miglioramenti salariali calcolati
sulla cosiddetta "inflazione programmata", cioè a molto meno dell'aumento
del costo della vita! Quindi nel campo dei profitti ci sono risorse
sufficienti per finanziare miglioramenti salariali!
Detassare il salario vuol dire ridurre la sua funzione sociale ed
infliggere al welfare un danno incalcolabile a lunga scadenza. Non tanto
lunga perchè il conto verrebbe presentato al più presto dal Tremonti di
turno...
Pietro Ancona
ps: che la crisi riguardi soltanto le persone che sono state impoverite dal
liberismo al potere si può vederlo osservando il florido consumo di generi
di grande lusso come i panfili, le ferrari, le lamborghini ed i ristoranti
ed albergo a 7 stelle.....
Anche la crisi viene alimentata e governata soltanto contro chi vive di
lavoro...
****
----- Original Message -----
Sent: Wednesday, November 12, 2008 11:04 AM
Subject: L'incontro "segreto" di Palazzo Grazioli
Alla corte di
Berlusconi: http://www.aprileonline.info/notizia.php?id=9855
L'incontro "segreto" di Palazzo Grazioli
Pietro Ancona
Provvidenziale l'incontro "segreto" di Palazzo Grazioli. Il governo
vi ha perso legittimità e Cisl ed Uil si sono rivelati quelli che sono.
La Cisl indegna erede di Pierre Carniti e Pastore, l'Uil il sindacato
giallo che è sempre stato. Ieri hanno liberato i lavoratori italiani dal
pesantissimo giogo dell'unità sindacale in funzione del governo e degli
interessi degli squali e squaletti della Confindustria italiana.
Sbaglierebbe la CGIL a continuare a produrre atti contraddittori come
quello della firma dell'indecente accordo dell'Alitalia. Si può creare
una vera unità sindacale con i sindacati di base, i cobas, quanti si
sono allontanati in questi anni a causa della lontananza del Sindacato
dai loro sentimenti.
Pietro Ancona
***
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Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Saturday, November 15, 2008 10:10 AM
Subject: Capitalismo e crisi nell'incontro dei venti.
Riflessione sul G20
============================
Il Presidente degli Usa, grande custode dell'ideologia, è preoccupato
che la crisi mondiale provocata dai ladroni finanzieri suoi connazionali
possa mettere in discussione il capitalismo e raccomanda a tutti di
continuare a sostenerne le glorie e sopratutto di adorarlo senza
mettergli "lacci e lacciuoli", senza regole, dal momento che le regole
limiterebbero l'audacia degli avventurosi novelli capitani di ventura i
managers alla guida di società che divorano poco prima di rovinarle e di
distrugerne i fondi pensioni riducendo le azioni dei malcapitati a carta
straccia.
Fosse per Bush lo Stato deve servire per mettere le risorse della
collettività al servizio dei banditi che hanno fatto sparire trilioni di
dollari e basta. Se un bambino muore a causa di un ascesso provocato da
una carie che la famiglia non può curare non importa dal momento che la
luce splendente e radiosa del "sistema" brilla sui popoli liberi e ne
assicura le sorti progressive. Magari con l'aiuto di qualche opportuna
guerra di sterminio dei poveracci che vengono bombardati perchè non
collaborano abbastanza per la cattura dei "terroristi".
Tremonti che si picca di essere grande pensatore e grande ministro si è
spinto su questa strada della preservazione della purezza del
capitalismo nella sua versione liberista fino al punto di proclamare
che la eventuale presenza di soldi dello Stato nelle banche non ne
rivendicherà il possesso o la presenza nei consigli di amministrazione.
Niente deve turbare la libera intrapresa di quanti hanno portato il
mondo sull'orlo della rovina e provocato una recessione di cui ogni
giorno ce ne descrivono i caratteri lugubri e devastanti.
La crisi è in fase di intensificazione. Con questa dichiarazione solenne
resa al Parlamento il Ministro dell'Economia ritiene di coprire gli otto
miliardi di tagli al sistema scolastico, i tagli alla sanità ed al
sistema pensionistico magari per regalare cinque o sei miliardi di euro
alla cordata degli "amici" capeggiata da Colaninno. Nello stesso tempo
il Ministro Sacconi aiuta la criminalizzazione dei sindacati che non si
piegano alle pretese della Confindustria di una totale libertà nel
rapporto coi lavoratori che soltanto da sempre minori tutele possono
avere la speranza di continuare a guadagnare un tozzo di pane. Si,
proprio cosi, tozzo di pane perchè altrimenti non si può definire il
salario erogato dalle aziende italiane, uno dei più miseri del mondo.
Il sistema massmediatico di tutto l'occidente si guarda bene
dall'individuare le cause ed i responsabili della "crisi" cioè del
Grande Furto. In atto è impegnato in una intensa campagna di terrore per
convincere l'opione pubblica che non accettando le ricette proposte
dalla Gelmini e da Tremonti abbiamo dietro l'angolo la crisi del 29 e il
nostro degrado a okies come le famiglie che si muovevano negli States
alla ricerca di lavoro e venivano accolti a fucilate quando i loro
accampamenti non venivano bruciati come ama fare Borghezio in Italia con
i poveri che cercano riparo sotto i ponti.
C'è un silenzio enorme sulle responsabilità della crisi e le batterie
massmediatiche sono rivolte alla divulgazione ed al radicamento di due
idee: c'è la recessione ed il capitalismo va conservato e difeso.
Ma è proprio vero che il capitalismo non c'entra con la crisi in atto?
Quante automobili si debbono costruire e mettere in circolazione per
evitare la crisi della General Motors? Con buona pace di Bush il
capitalismo non è più in grado di assicurare stabilità e prosperità ed è
giunto il momento di sostiturlo con un sistema diverso, magari
socialista. Ma dove è il socialismo? Chi lo rappresenta? Come è che i
socialisti francesi proprio in questo frangente si accingono a
veltronizzarsi eleggendo a loro leader Segolene Rojal.... Ma questo è
un altro discorso..
Pietro
Ancona
****
From:
pietroancona@tin.it
To: primapagina@rai.it
Sent: Thursday, November 20, 2008 9:38 AM
Subject: Gli scopi nefandi della campagna contro i fannulloni
Caro Professore Deaglio,
lei è persona seria e qualificata. La sua opinione conta. Per questo la
invito a fare una riflessione sulla colonna infame che è stata eretta
dalla destra ai danni di varie categorie di cittadini di volta in
volta convocati ed esposti al ludibrio pubblico: ha cominciato Monti con
i pensionati che toglierebbero il pane di bocca ai giovani, ora
prosegue Brunetta, (fruitore di enormi prebende come Ministro e
deputato),
con gli statali, la Gelmini con i professori, Scaiola ed altri con i
piloti. Ora c'è un tentativo di criminalizzare i medici di famiglia con
il falso scandalo dei morti assistiti in Sicilia.
Spero che lei vorrà riflettere sulla odiosa strumentalità di questa
campagna che naturalmente ignora le responsabilità della classe
dirigente e dell'imprenditoria italiana che ha managers tra i più
pagati del mondo. L'obiettivo è la privatizzazione.Ma dovunque si è
privatizzato i costi si sono moltiplicati per i contribuenti a
cominciare dai servizi locali.
Tutto il clamore sul fannulloni e sulle assenze serve soltanto a
sgombrare la pubblica amministrazione dei suoi dipendenti per
sostituirli da personale esterno fornito da cooperative controllate dai
politici a da imprenditori che trovano nella pubblica amministrazione il
nuovo business. Personale sottopagato e privo di diritti.
Già molti infermieri negli ospedali , molti bidelli nelle scuole
sostituiscono personale una volta assunto per concorso. E' un modo per
fare soldi, fare spendere il doppio alla pubblica amministrazione (vedi
costi delle esternalizzazioni dei servizi) e privatizzare brutalmente
l'avviamento al lavoro. Aggiungo che il personale esterno viene
fatturato quasi sempre in modo diverso da come viene retribuito ( circa
il trenta per cento in meno per qualifica)
Aggiunga i consulenti costosissimi che servono ai piani alti.
Si sta facendo dell'Italia un inferno per i lavoratori sfruttati e
ridotti senza diritti da una vorace classe di speculatori all'assalto
della pubblica amministrazione.
Cari saluti.
Pietro Ancona
****
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: direzione@unita.it
Sent: Wednesday, November 26, 2008 6:46 PM
Subject: sciopero cgil:una cannonata a salve
Lo sciopero proclamato dalla sola CGIL per il 12 dicembre scorso
risulta del tutto inutile alla lettura della sua "piattaforma di
rivendicazioni" del documento sulla crisi.
Le questioni essenziali della depressione italiana che è
essenzialmente una crisi dei redditi del lavoro dipendenti e delle
pensioni non vengono affrontate. La questione della crisi sociale
italiana dovuta alla artificiale forzata precarizzazione del lavoro
(provata dal fatto che lo stesso lavoratore viene riassunto come
precario più volte dalla stessa azienda) non viene affrontata. Si dà
per scontato un regime di salari e di retribuzioni intoccabile.
Qualche soldo in più viene proposto attraverso la detassazione che
tuttavia non viene neppure estesa alla tredicesima mensilità. La
strada della detassazione porta alla perdita del ruolo sociale del
salario ed alla sua importanza nel welfare italiano.Non a caso
Berlusconi ne propone la strutturalizzazione a cominciare dallo
straordinario. Non finirà cosi dal momento che tutto il welfare è
sotto attacco e deve essere "affamato". Il programma della destra,
come si è visto dalla legge 113 e da altre leggi recentemente
approvate, è assai organico ed ha una strategia di lunga,
lunghissima scadenza alla fine della quale avremo una Italia ancora
meno dotata degli USA di tutele per i lavoratori.
La terribile questione della privatizzazione dell'acqua non viene
affrontata.Non si chiede una revoca della norma introdotta da
Tremonti nella finanziaria. Si sa per certo che la privatizzazione
dell'acqua, dovendo garantire guadagni a chi la gestirà, produrrà un
appesantimento delle bollette come è accaduto per tutte le
privatizzazioni dei servizi fin qui realizzati a cominciare dai
servizi locali. Non una sola privatizzazione è stata di sollievo per
la cittadinanza.
Lo sciopero manca delle rivendicazioni fondamentali: aumento dei
salari e abrogazione della legge Biagi. L'Italia è un inferno per i
giovani ed è l'unico paese europeo con una patologia cosi ampia nel
diritto al lavoro. Cinque milioni di precari non coprono cinque
milioni di posti di lavoro nuovo ma sostituiscono cinque milioni di
contratti a tempo indeterminato. Questo ha aumentato la
ricattabilità e lo stato di umiliazione delle nuove generazioni
almeno dal varo del pacchetto Treu. (Treu e Sacconi sono la stessa
linea giulavoristica di distruzione del diritto). La CGIL non chiede
la immediata trasformazione dei contratti a tempo indeterminato ma
si limita a rivendicare una mancia per i quattrocentomila precari
che sono stati estromessi.
Lavoro, salario e diritti restano quelli che sono: macerie ancora
sotto il bombardamento nemico che vuole la loro totale
polverizzazione.
Emerge dallo sfondo di questa grande offensiva ideologica della
destra contro il lavoro una Italia di precari ridotti a salari che
diventano una sorta di mancia, mercede come una volta venivano
chiamati, che difficilmente potranno continuare a tenere in vita il
welfare.
Dall'Europa giungono notizie che dovrebbero allarmare e si
riferiscono all'allentamento dei vincoli di Maastricht: con un
regime di salari e di pensioni non indicizzati ci sarà un ulteriore
gravissimo abbassamento del potere. Non sono per i vincoli rigidi di
Maastricht ma il loro allentamento se non è preceduto dalla
reintroduzione della scala mobile sarà un disastro sociale di
proporzioni paurose.
Letta e Bersani possono stare tranquilli. La loro linea bipartisan
di sostegno all'economia italiana non viene attaccata dallo
sciopero.
http://www.cgil.it/nuovoportale/Banner/SCIOPERO121208/PianoAnticrisi.pdf
Pietro Ancona
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From: pietroancona@tin.it
To: aprile lettere
Sent: Sunday, December 07, 2008 3:47 PM
Subject: Fw: note dopo il dibattito nel salotto di Ballarò
note dopo il dibattito a Ballarò
Dare poteri agli addetti alla sicurezza, abolire la legge Sacconi-Maroni
nr.30
=============================================================
Ballarò ha assunto la lodevole iniziativa di dedicare una puntata
straordinaria alle morti sul lavoro in occasione del primo anniversario
della strage della ThissenKrupp. Titolo poetico della trasmissione: La
luna spalancata e tanto, tanto, ma proprio tanto cordoglio da parte di
tutti per le vite bruciate nel rogo del ferro liquido incandescente
della maledetta fabbrica. Mi ha colpito una critica rivolta, stamane a
Prima Pagina, da un lavoratore padovano alle cose dette ieri sera a
Ballarò da Guglielmo Epifani.Gli infortuni vengono dalla gestione di
massimizzazione del rendimento dell'impresa che non trovano correttivi
nella buona volontà di questo o quel singolo industriale. Una diffusa
cultura della sicurezza, invocata da Epifani, non è compatibile che gli
attuali assetti dei rapporti di produzione segnati dal precariato, dai
bassi salari che spingono verso il lavoro straordinario, dal lavoro
nero, dal terrore di essere licenziati e cadere nell'inferno di un
mercato di lavoro immobile che non offre occasioni ed alternative.
La Cgil avrebbe dovuto avanzare due proposte per combattere radicalmente
gli infortuni sempre più frequenti. Non basta essere preoccupati delle
modifiche promesse da Sacconi agli industriali e condivise dalla Cisl
sulla recente normativa di alleggerimento delle sanzioni.
La prima proposta riguarda i poteri degli addetti alla sicurezza che
vanno notevolmente rafforzati attraverso una norma di legge che
chiarisca meglio quanto previsto dagli accordi interconfederali in
materia e faccia dell'addetto un vero sensore, terminale
dell'Ispettorato del lavoro e dell'Asl.La seconda prevede l'abrogazione
della legge Sacconi-Maroni nr.30 e successive dal momento che la
precarizzazione del rapporto è causa di stress, di eccessivo turnover,
di incompetenza professionale.La precarizzazione non nasce da esigenze
obiettive del ciclo economico delle aziende quando da scelte politiche
del padronato per ricattare la manodopera. Circa un milione di contratti
a progetto inventati e fotocopiati segnalano questa strumentalità della
precarizzazione. In effetti il lavoro precario tende a sostituirsi al
lavoro a tempo indeterminato e questo è un vero è proprio shock per la
sicurezza. La stabilità è la prima condizione per la sicurezza. La Torre
Eiffel fu costruita in due anni da trecento carpentieri che lavorarono
in condizioni estreme fino a 324 metri d'altezza. Nessuno di loro si
fece male e non ci fu un solo infortunio mortale. Se si costruisse oggi
una Torre Eiffel avremmo una ecatombe di morti. Questo deve fare
riflettere intensamente
tutti coloro che si accostano alla questione delle morti "bianche", ma
che bianche non sono ed hanno almeno il colore terribile del sangue.
A Ballarò è mancata la riflessione più importante in mezzo a tanta
commozione vera o televisiva. Ad un anno dalla strage della ThissenKrupp
gli infortuni non sono affatti diminuiti. Non è successo niente. Il
decreto legge approvato non ha cambiato niente. Dobbiamo continuare ad
aspettarci una media di tre morti al giorno e di diecine e diecine di
infortuni. Questo vuol dire una sola cosa: tra la realtà e la sua
rappresentazione c'è un abisso. Una cosa è la rappresentazione di una
Nazione che dal Presidente della Repubblica a tutti i massmedia depreca
le morti e gli infortuni, una cosa è la realtà che cammina per la sua
strada piena di cadaveri.
http://www.torreeiffel.org/
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: ilpuntodue
Sent: Sunday, December 07, 2008 7:18 PM
Subject: Ancora sullo sciopero della Cgil del 12 dicembre
Ho scritto che lo sciopero del 12 dicembre è una cannonata a salve
sparata dalla CGIL dentro lo scenario di una Italia prenatalizia coi
negozi di lusso affollatissimi da signori e signore che, intervistate
dalla TV, si dichiarano dedite al lusso"sfrenato" e tristi e
tristanzuoli negozi e negozietti di quartieri vuoti che non hanno
avuto neppure la voglia ed i soldi per una luminaria da aggiungere alle
scarse luci esistenti.
Le proposte (1) della Cgil sulla crisi affrontano problemi oggi
acutissimi del lavoro, del salario, delle pensioni e dei diritti.
Le soluzioni concrete che il documento avanza su queste quattro cruciali
questioni non cambiano di una virgola la situazione esistente dal
momento che la CGIL non si discosta dal quadro dominante dei rapporti
attuali e si limita a piccoli aggiustamenti ed aggiunte che nulla
innovano nella condizione dei lavoratori.
Intanto il documento sulla crisi sembra scritto in un laboratorio assai
lontano dalla viva realtà della condizione del lavoro e delle masse. Le
proposte che vi sono fatte sono assai sensibili agli interessi anche
strategici delle aziende e delle banche. Non c'è neppure l'eco delle
richieste che vengono dalle fabbriche. Per gli investimenti la sua prima
preoccupazione è quella di garantire le Banche attraverso il Tesoro e
tutta la parte dedicata alla macroeconomia non ha nulla di diverso dalle
cose che si leggono sui giornali della Confindustria. E' stupefacente
l'esclusione della CGIL dal salotto di Berlusconi. Il Governo e la
Confindustria potrebbero sottoscrivere per intero un documento che è
rafforzativo della linea di rigore liberistico delle politiche
confindustriali e di quelle governative. Perchè hanno escluso la CGIL?
E' vero che non ha firmato i contratti degli statali e del commercio per
l'evidente pressione che qualcuno definirebbe massimalistica delle
categorie, ma ha firmato gli accordi Alitalia che costituiscono una
sorta di Caporetto dei Diritti Sindacali e non mette in discussione la
legge Maroni-Sacconi nr.30 che è fondamentale nella lotta di classe che
la destra ha aperto contro i lavoratori italiani per ridurli a poveracci
da contentare con la socialcard. Non ha alzato un dito, la Cgil, contro
la 133 che ha tritato e ridotto in polvere parte essenziale del diritto
del lavoro senza neppure l'incomodo di un finto negoziato.
Quasi dimenticavo di scrivere una cosa che mi ha colpito dell'incipit
del documento: la dichiarazione che la crisi economica che si è
abbattuta sul mondo è peggiore di quella del 1929. Ora, nessuno di noi è
in grado di stabilire che cosa è la crisi che si è dipartita dalla
immensa truffaldina bolla finanziaria americana. Ma non si può neppure
escludere una
enfatizzazione, un uso della crisi come shock economy, un mezzo per
accaparrarsi delle risorse dello Stato per salvare banche e industrie,
un mezzo per abbassare i salari dei metalmeccanici della General Motors
con la complicità di sindacati che non sono controllati dai lavoratori
da almeno cinquanta anni. Una occasione di riciclaggio del capitalismo
giustificata dal terrorismo economico e sociale.
Per quanto riguarda il sostegno del reddito, la proposta della CGIL non
va oltre la richiesta di modesti benefici fiscali. E' come se fosse una
bestemmia chiedere la reintroduzione della scala mobile ed un aumento
generalizzato degli stipendi e dei salari di almeno il dieci per cento
alle aziende; semmai per queste si invocano contributi se, bontà loro,
si impegnano ad investire nel Sud o a stipulare contratti di lavoro a
tempo indeterminato.
Non starò a tediarvi con la chiosa dei vari punti del documento. Vi
rinvio ad esso. Non c'è niente che possa arrecare un sollievo duraturo
alla condizione del lavoro. Non c'è niente che possa recuperare una
condizione diversa e più accettabile.
Se tutte le condizioni della piattaforma fossero accettate non
cambierebbe niente del vuoto di prospettiva e di speranze che si stende
davanti a chi dipende da una classe di
imprenditori che ha conquistato tutto il potere, non intende accettare
alcun limite, vuole portare alle estreme conseguenze la cancellazione
dei diritti di venti milioni di lavoratori dopo avere cancellato quelli
dei pensionati che a non avranno più di che vivere appena entreranno a
regime le "riforme" prodi-berlusconi.
Il problema delle privatizzazioni non viene affrontato. Eppure è il
cavallo di troia per lo smantellamento dei lavoratori da tutto il
comparto pubblico e, nella gestione dei servizi locali, è fonte di
appesantimento delle bollette che le famiglie sono costrette a pagare.
La logica è che qualcuno deve guadagnarci per la fornitura di manod'opera
agli ospedali,
alle scuole, agli uffici e per la gestione di servizi di utilità
pubblica fondamentale come quelli dell'acqua, dell'energia e dell'igiene
ambientale.
Penso che, sebbene le cose stiano per come le ho descritte e cioè che
la piattaforma rivendicativa dello sciopero non corrisponde ai bisogni
del nostro popolo, abbiamo il dovere di fare in modo che lo sciopero e
la manifestazioni abbiano pieno successo e si sviluppino attorno a
richieste chiare avanzate nei cortei e tra le categorie per migliori
salari, fine del precariato, scala mobile, lotta alle privatizzazioni,
recupero dei diritti cancellati dall'accordo sul welfare, dalla legge
133.
L'insuccesso o peggio il fallimento dello sciopero sarebbe usato dalla
destra al potere per infliggere ancora piu' pesanti umiliazioni ai
lavoratori, accelererebbe il processo di trasformazione dei sindacati in
enti parastatali del regime oligarchico italiano. Non sarebbe soltanto
il gruppo dirigente della CGIL ad uscirne sconfitto ma i lavoratori
tutti.
Pietro Ancona
(1)
http://www.cgil.it/nuovoportale/Banner/SCIOPERO121208/PianoAnticrisi.pdf
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Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: Vincenzo Sena
Sent: Friday, December 12, 2008 8:19 PM
Subject: considerazioni sulle manifestazioni di oggi.
Considerazioni sulle manifestazioni di oggi.
Lo sciopero di oggi, proclamato dalla sola CGIL e massicciamente
partecipato dal sindacalismo di base (discriminato dai massmedia che lo
hanno ignorato anche quando il suo apporto era significativo,
addirittura eclatante nei cortei), è stato indubbiamente un successo. Vi
hanno partecipato anche moltissimi studenti, ragazzi dei centri-sociali,
la galassia delle associazioni e dei partiti della sinistra a cominciare
da Rifondazione. Ho partecipato al corteo di Palermo da piazza Croci
luogo storico di raduno dei metalmeccanici. Vi erano i lavoratori dei
cantieri navali ma anche una numerosa presenza dei cobas specialmente
della scuola e dei servizi. Insomma la presenza del sindacalismo
autonomo era davvero importante e si notava anche per le parole d'ordine
dei cartelli molto nette: più salario, più lavoro, no al
precariato....Tra i partecipanti ho notato un gruppo di ragazzi e
ragazze che distribuivano un giornaletto dal titolo assai evocativo e
romantico"La Comune"e la scritta "giornale rivoluzionario,socialista e
libertario".La presenza di questo gruppo e di altri gruppi di giovani mi
ha aperto il cuore alla speranza. Ho pensato che il socialismo ritrova
sempre un punto per rigermogliare, per ripartire. Il socialismo ha
sempre tanto da dare e tanto da dire alle nuove generazioni. Coloro che
lo hanno abiurato per convertirsi al liberismo, all'individualismo,alla
strana teoria che l'egoismo del singolo si traduce in un bene sociale,
oggi sono in crisi per il crollo delle cattedrali mondiali della finanza
e dell'industria, crollo dovuto all'esaurimento di un modello mostruoso
(produrre per consumare e viceversa) ma anche a una intollerabile
carenza morale degna di galera.
Penso che la CGIL debba fare una riflessione sulla forza dei Cobas.
Auspico che stabilisca rapporti sempre più intensi e non soltanto nel
movimento ma anche nella definizione delle strategie. E' innaturale che
Epifani frequenti la Polverini espressione di un sindacato non solo di
destra ma del tutto allineato con il Governo e la Confindustria. Nei
cortei di oggi i lavoratori cobas e cgil si sono mescolati insieme.
Erano la stessa cosa. Hanno chiesto e chiedono una profonda svolta nei
rapporti produttivi oggi dominati dalla tensione, dalle minacce
padronali, dallo sfruttamento sempre più sfacciato che produce
infortuni e disagio. La vita nei posti di lavoro è diventata un inferno
per i lavoratori preda di
un padronato che ogni giorno che passa si sente sempre più forte ed
onnipotente.
La CGIL insiste per avere un riconoscimento del governo, per essere
ammessa alla cabina di regia della crisi che si annunzia spaventosa. Non
condivido molto le apocalittiche previsioni che Epifani ripete in questi
giorni sull'economia italiana. Non c'è dubbio che la crisi c'è, ma c'è
anche un uso strumentale di essa che potrebbe preludere ad una
deresponsabilizzazione del capitale dai suoi obblighi sociali. Chiudere
le aziende e darsi ad altre attività magari finanziarie. Ignorare la
Costituzione che parla di funzione sociale della azienda. Per questo
sarebbe opportuno proporre una forte penalizzazione per tutte le
trasformazioni delle attività industriali in attività finanziarie o
altro. Se ad un gruppo conviene dismettere gli stabilimenti,
ristrutturare le aree per farne immobili da abitare o altro, ebbene
questo non dovrebbe essere agevolato anzi dovrebbe essere ostacolato,
mentre si dovrebbero premiare gli investimenti produttivi.
Se il capitale politico che i lavoratori italiani hanno messo in mano
alla CGIL sarà ben usato darà risultati buoni anche se non immediati.
Non credo che una ricucitura con Cisl Uil un ritorno al tavolo delle
trattative potranno portare niente di buono. I giochi sono in gran parte
fatti e ciò che la Confindustria ed il Governo non ottengono al tavolo
del negoziato se lo prendono in Parlamento dove hanno una agguerrita e
competente squadra di esperti che demoliscono giorno dopo giorno, norma
dopo norma, il diritto del lavoro. Basti vedere la 133 e varie altre
norme revocatorie per i lavoratori inseriti qui e li anche in testi
legislativi i più diversi magari con la complicità di parlamentari del
PD.
Lo sciopero ha espresso contenuti nettamente migliori di quelli
proposti dalla CGIL col documento sulla crisi. Lo sciopero ha mostrato
una unità sostanziale di volontà tra lavoratori cgil e lavoratori cobas
e delle rappresentanze di base.
Ma il ritorno della CGIL al tavolo del negoziato sarà una caporetto.
Il Governo Berlusconi e gli altri inveleniti dall'enorme successo delle
manifestazioni di oggi, costringeranno la CGIL ad accettare una
insignificante "riduzione del danno" del genere di quella Alitalia. Cioè
Canossa, una resa incondizionata.
Per questo sconsiglio la CGIL a spendere sul tavolo del negoziato il
capitale di oggi e di
insistere nella deistituzionalizzazione della sua opera, nel recupero di
autonomia, soffrire insieme ai lavoratori piuttosto che accollarsi
assieme a CISL, UIL e UGL, il ruolo di guardiani del regime e di
organismi subalterni alla confindustria.
Meglio nessuna trattativa e tornare alle rivendicazioni davvero
necessarie: aumento dei salari senza detassazione, indicizzazione dei
salari, abrogazione legge Biagi, abolizione delle due ultime riforme
delle pensioni, no alle privatizzazioni.
Pietro Ancona
PS: mentre la gente sfilava per le vie di Palermo, in una riunione
veniva varata la fase operativa della privatizzazione dell'acqua.
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: ugolini bruno unita
Sent: Wednesday, December 24, 2008 6:47 PM
Subject: la settimana corta ed il contratto unico
Contrariamente a quanto ritiene Cremaschi la proposta della settimana
corta fatta dal Ministro Sacconi e subito accolta con visibile
sorridente apertura da Epifani non è "chiacchiericcio mediatico" ma un
nuovo attacco a quanto resta dei diritti dei lavoratori dopo gli accordi
del luglio 2007 e la legge 133. Semmai c'è da dire che tutta la destra
non è d'accordo. Brunetta l'ha apertamente bocciata dichiarando che non
si applicherà al pubblico impiego e ci sono silenzi significativi. Letta
del PD con qualche se e qualche ma (come dei resto ha fatto Epifani) si
è dichiarato favorevole. Altri nella destra stanno valutando fino a che
punto debbono tirare la corda in un Paese che ha i lavoratori più
affamati d'Europa.
A mio parere la proposta, nel disegno dei suoi sostenitori (mi
riferisco al gruppo che lavora in profondità al Ministero, alla
Confindustria, in Parlamento, nella Cisl e anche negli altri sindacati e
nel PD per "semplificare sino alla somma zero" i diritti dei lavoratori,
vorrebbe essere una sorta di grimaldello per la precarizzazione del
lavoro a tempo indeterminato. Che bisogno c'era di proporre la settimana
corta alla tedesca quando abbiamo la cassa integrazione? Non c'è alcun
bisogno. La messa in cassa integrazione di gruppi di lavoratori non
modifica il loro stato contrattuale. Finita la cassa integrazione
tornano al lavoro. Ma la proposta di Sacconi parla di una cosa diversa,
di una trattativa tra le parti per cui, riconosciuto uno stato di
necessità ( ricordatevi sempre c he l'Italia riconosce la necessità di
oltre un milione di progetti lavorativi!!!!!) si stabilisce un regime di
turnazione, di alternanza
che potrebbe essere usato per tutto il tempo che l'azienda riterrà
necessario.
L'ossessione del tempo indeterminato che non fa dormire la notte Ichino,
i solerti studiosi della Voce, tanti valorosi accademici e collaboratori
di Sacconi e della Confindustria in qualche modo viene
esercizzata. Avremo milioni di lavoratori a settimana corta che si
alterneranno nel sottosuolo di salari sempre più inconsistenti e per
giunta in parte corrisposti dallo Stato?
L'altro grimaldello è quello inventato da Ichino(con Boeri?) Trattasi
del contratto unico a tempo indeterminato per tutti. Che bello, che
Bello, che bello!!!!!Finalmente si sono resi conto di quanta infelicità
hanno creato la legge Biagi e le successive!!! Ma pensate che hanno
davvero il cuore così tenero anche se siamo in climna natalizio?? Non è
cosi, purtroppo dal momento che il contratto a tempo indeterminato per
tutti (comune in Italia fino al pacchetto Treu)è come lo scorpione che
nasconde un artiglio velenoso: abolizione dell'art.18!!!
Insomma bisogna ammettere che gli economisti engagè, gli accademici,
i grandi azzeratori del giuslavorismo sono dabbero creativi!! Caspita
che fantasia, che inventiva!!!
E pensare che Epifani, dopo dieci giorni dal famoso sciopero generale,
ha in mano un mucchietto di mosche e la polpetta avvelenata che gli ha
mandato Sacconi ( e non è detto che i suoi amici del PD non sono pronti
a mandarne anche loro....)
Pietro Ancona
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Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: loriana cavaleri laboratorio zeta
Sent: Monday, December 29, 2008 10:34 AM
Subject: Il Papa ed il precariato
Il Papa, i Sindacati, il lavoro precario
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L'Italia ha tre Confederazioni Sindacali tra le più potenti
d'Europa.
Ma alla forza di queste organizzazioni che tesserano più di dieci
milioni di lavoratori corrisponde una condizione di precarietà, di
miseria, di infelicità, di progressiva perdita dei diritti dei
lavoratori associati o non.
Soltanto i Sindacati di base difendono davvero i lavoratori ma ne
pagano le spese con discriminazioni, isolamento, licenziamento dei loro
uomini più combattivi ( insomma quello che accadeva alla CGIL negli anni
cinquanta e sessanta). Questi sindacati di base non sono riconosciuti
dalle tre grandi Confederazioni che profeririscono l'UGL della
Polverini, il sindacato di matrice fascista ed hanno con questa
frequentazioni intense.
Il Papa, certamente informato dai sensori numerosi della Chiesa nella
società civile, capisce che l'Italia non ha futuro con il lavoro
precario, che il bene dell'economia non può essere realizzato a scapito
della infelicità e della miseria dei lavoratori e chiede la fine del
precariato. Ha colto l'enormità del fenomeno sociale del precariato e la
sua forza di distruzione delle strutture familiari e sociali.
Ricordo che quando il contratto era a tempo indeterminato e il tempo
determinato era soltanto per i lavori stagionali e le prestazioni
davvero straordinarie, le cose in Italia andavano assai meglio e non
esisteva l'orribile divaricazione dei redditi tra i managers, i
politici, i professionisti ed i lavoratori dipendenti. Anche la distanza
abissale che divide l'amministratore delegato dall'ingegnere o dal
funzionario è causa del malessere italiano. La Legge Biagi ha dato al
padronato la possibilità di fumus giuridici di contratti davvero
fantasiosi. Possibile, ad esempio, che in Italia esistano un milione di
progetti ai quali sono addetti altrettanti precari? Che cosa sono questi
progetti?
La CGIL si è affrettata a rispondere "positivamente" alla denunzia del
Papa con una nota in cui parla di "ammortizzatori sociali" per i
precari, cioè la flexisecurity peraltro irrealistica data la grottesca e
patologica quantita di precari inventati dalla fertile e malvagia
fantasia della legge Biagi Sacconi Maroni. Quanto denaro dovrebbe avere
lo Stato per fare ammortizzatori sociali per cinque o sei milioni di
precari?
Il precariato non è una necessità dell'economia. E' una scelta
politica odiosamente di classe per ricattare, per tenere sotto tensione
i dipendenti.
Il precariato va abolito con un piano di rientro al lavoro a tempo
indeterminato garantito dall'art.18 e con retribuzioni decorose
attraverso un aumento generalizzato dei salari.
Veltroni si accinge a discutere con Sacconi della settimana corta. Gli
Dei accecano coloro che vogliono all'inferno. La settimana corta a
salario decurtato e con integrazione della CIG sarebbe assai onerosa e
abbasserebbe ancora il livello salariale italiano alla faccia di tutti i
piagnistei ipocriti sulle busta paga che non consentono di giungere alla
fine del mese. Si può avere la settimana corta a parità di salario con
la settimana piena? Non se lo sognano nemmeno!!
I lavoratori italiani hanno diritto di parola. Ci vuole una profonda e
radicale democratizzazione dei Sindacati che non possono continuare ad
essere strumenti della confindustria per imporre la sua linea di
spoliazione e di sfruttamento. Una legge dovrebbe regolare la
consultazione e la rappresentanza la pubblicità dei bilanci e mettere un
limite agli enti bilaterali.
Pietro Ancona
http://www.corriere.it/cronache/08_dicembre_28/papa_precari_lavoro_7286f466-d4d4-11dd-b87c-00144f02aabc.shtml
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: organizzazione@fiom.cgil.it
Sent: Sunday, January 11, 2009 8:12 AM Subject: nuove sconfitte
Dopo la cannonata a salve del 12 dicembre
=====================================
Non mi ero sbagliato a definire lo sciopero della CGIL del 12 dicembre
scorso una cannonata a salve. In effetti non ha avuto alcun seguito e non
poteva averne dal momento che non aveva avanzato alcuna rivendicazione
limitandosi in un documento sulla crisi scopiazzato da scelte ministeriali a
chiedere il niente, qualche aggiustamento burocratico alle feroci misure del
governo ed associandosi come Bertoldo ad una richiesta demagogica ed
irrealizzabile di flexisecurity: la concessione della CIG o equipollenti
ammortizzatori sociali ai precari, una proposta che nasce dai contorcimenti
dialettici derivanti dall'accettazione della realtà giuridica del
precariato. Gli ammortizzatori sociali per il precariato,possibili in
situazioni fisiologicamente normali, sono assurdi e pazzeschi in un Paese in
cui il precariato è una Patologia creata dalla destra economica e politica
per sostituire gradatamente il contratto di lavoro a tempo indeterminato e
per tenere sotto il tallone di ferro del ricatto i nuovi assunti nelle
aziende ed anche nella pubblica amministrazione. I precari "Alla fine del
mese di settembre hanno raggiunto quota 2.812.700. Sono il 12 per cento del
totale degli occupati in Italia. Dal 2004 al settembre scorso sono aumentati
del 16,9 per cento. Ben 5 volte di più dell'incremento registrato dai
lavoratori dipendenti a tempo indeterminato che sono cresciuti, nello stesso
periodo, del 3,1 per cento. Il Mezzogiorno è la macro area dove sono più
numerosi: ben 940.400 pari al 33,4 per cento del totale nazionale." (fonte
Ista),
Chiedere per questa massa di circa tre milioni di persone, alle quali
vanno aggiunti i finti autonomi, ammortizzatori sociali è una follia. Per
questi lavoratori la soluzione è un rientro nella normalità del rapporto di
lavoro a tempo indeterminato (è anormale un contratto a termine rinnovato
sei volte e oltre) ed il varo di una politica di sostegno dell'economia.
Bisogna chiedere la trasformazione dei contratti a termine ed atipici in
contratto a tempo indeterminato, senza farsi frastornare dal terrorismo
sulla crisi che attraversa tutta l'economia capitalistica dopo le ruberie
delle finanziarie americane. Mentre il Direttivo della CGIL si limita a dire
al Governo di non fare furbizie (è già la seconda volta che parla di
furbizie dopo l'annuncio della settimana corta -edizione maligna ed
antioperaia delle 35 ore francesi) Sacconi si inventa come rendere ancora
più amara e difficile la vita ai lavoratori proponendo Casse Integrazioni
differenziate per Regioni ed insistendo sulla riduzione della settimana
lavorativa , una sorta di cavallo di troia per scardinare dall'interno
l'art.18 ed il contratto a tempo indeterminato. Per fortuna molte delle
nefandezze che propone il Governo non possono realizzarsi per difficoltà
obiettive che nascono sempre quando si vuole fare entrare nella stalla
l'asino per la coda. Ma ciò non toglie nulla alla disgraziata inadeguatezza
della iniziativa della CGIL (degli altri due sindacati non ne parlo nemmeno
essendo acquisiti al padronato ed al governo) incapace di proporre la difesa
del salari e delle pensioni attraverso la loro indicizzazione, l'abolizione
della legge sacconi-maroni (biagi), poteri statali al delegato alla
sicurezza, il salario minimo garantito contro paghe orarie inferiori financo
a due euro l'ora, l'abolizione dei ticket sulle medicine, l'abrogazione di
tutte le norme di peggioramento delle pensioni, un tetto invalicabile agli
stipendi da mille e una notte dei managers pubblici e privati, la gratuità
degli incarichi politici e la commisurazione degli incarichi amministrativi
a qualcosa non superiore del dieci per cento delle paghe epicali. Ma la CGIL
non avanzerà nuove proposte. Ha il tabù con il quale ha maledetto la normale
attività sindacale di richiesta di miglioramenti della condizione dei propri
associati e dei lavoratori. I lavoratori italiani oggi sono i peggio
retribuiti d'Europa ma questo non preoccupa nessuno. Quindi si andrà avanti
cercando di migliorare di qualche virgola i decreti e le decisioni che
spoglieranno del tutto i lavoratori italiani dei loro diritti, chiuderanno
per sempre la speranza già abbandonata quando qualcuno decise che le classi
non c'erano più ed io ho sempre le traveggole quando leggo le statistiche
Istat che da più o meno 20 anni danno sempre attorno a ventiquattro milioni
di persone la classe operaia che non c'è più. Qualcuno l'ha cancellata con
un trattino di penna........mentre aumentava di numero. Pietro Ancona
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Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: direzione@unita.it
Sent: Wednesday, November 26, 2008 6:46 PM
Subject: sciopero cgil:una cannonata a salve
Lo sciopero proclamato dalla sola CGIL per il 12 dicembre scorso risulta del
tutto inutile alla lettura della sua "piattaforma di rivendicazioni" del
documento sulla crisi.
Le questioni essenziali della depressione italiana che è essenzialmente una
crisi dei redditi del lavoro dipendenti e delle pensioni non vengono
affrontate. La questione della crisi sociale italiana dovuta alla
artificiale forzata precarizzazione del lavoro (provata dal fatto che lo
stesso lavoratore viene riassunto come precario più volte dalla stessa
azienda) non viene affrontata. Si dà per scontato un regime di salari e di
retribuzioni intoccabile. Qualche soldo in più viene proposto attraverso la
detassazione che tuttavia non viene neppure estesa alla tredicesima
mensilità. La strada della detassazione porta alla perdita del ruolo sociale
del salario ed alla sua importanza nel welfare italiano.Non a caso
Berlusconi ne propone la strutturalizzazione a cominciare dallo
straordinario. Non finirà cosi dal momento che tutto il welfare è sotto
attacco e deve essere "affamato". Il programma della destra, come si è visto
dalla legge 113 e da altre leggi recentemente approvate, è assai organico ed
ha una strategia di lunga, lunghissima scadenza alla fine della quale avremo
una Italia ancora meno dotata degli USA di tutele per i lavoratori.
La terribile questione della privatizzazione dell'acqua non viene
affrontata.Non si chiede una revoca della norma introdotta da Tremonti nella
finanziaria. Si sa per certo che la privatizzazione dell'acqua, dovendo
garantire guadagni a chi la gestirà, produrrà un appesantimento delle
bollette come è accaduto per tutte le privatizzazioni dei servizi fin qui
realizzati a cominciare dai servizi locali. Non una sola privatizzazione è
stata di sollievo per la cittadinanza.
Lo sciopero manca delle rivendicazioni fondamentali: aumento dei salari e
abrogazione della legge Biagi. L'Italia è un inferno per i giovani ed è
l'unico paese europeo con una patologia cosi ampia nel diritto al lavoro.
Cinque milioni di precari non coprono cinque milioni di posti di lavoro
nuovo ma sostituiscono cinque milioni di contratti a tempo indeterminato.
Questo ha aumentato la ricattabilità e lo stato di umiliazione delle nuove
generazioni almeno dal varo del pacchetto Treu. (Treu e Sacconi sono la
stessa linea giulavoristica di distruzione del diritto). La CGIL non chiede
la immediata trasformazione dei contratti a tempo indeterminato ma si limita
a rivendicare una mancia per i quattrocentomila precari che sono stati
estromessi.
Lavoro, salario e diritti restano quelli che sono: macerie ancora sotto il
bombardamento nemico che vuole la loro totale polverizzazione.
Emerge dallo sfondo di questa grande offensiva ideologica della destra
contro il lavoro una Italia di precari ridotti a salari che diventano una
sorta di mancia, mercede come una volta venivano chiamati, che difficilmente
potranno continuare a tenere in vita il welfare.
Dall'Europa giungono notizie che dovrebbero allarmare e si riferiscono
all'allentamento dei vincoli di Maastricht: con un regime di salari e di
pensioni non indicizzati ci sarà un ulteriore gravissimo abbassamento del
potere. Non sono per i vincoli rigidi di Maastricht ma il loro allentamento
se non è preceduto dalla reintroduzione della scala mobile sarà un disastro
sociale di proporzioni paurose.
Letta e Bersani possono stare tranquilli. La loro linea bipartisan di
sostegno all'economia italiana non viene attaccata dallo sciopero.
http://www.cgil.it/nuovoportale/Banner/SCIOPERO121208/PianoAnticrisi.pdf
Pietro Ancona
****
----- Original Message
-----
From: pietroancona@tin.it
To: rassegna sindacale
Sent: Friday, January 23, 2009 11:56 PM
Subject: cinque ore
Ho letto da qualche parte che la Presidente della
Confindustria Emma Marcegaglia ha tentato in un incontro
durato cinque ore di convincere Epifani a firmare la riforma
dei contratti già accettata dalle altre confederazioni.
Cinque ore alla fine delle quali Epifani ha confermato il no
della Cgil.
Mi è venuto da pensare: perchè la Confindustria vuole a
tutti i costi la firma della CGIL? Certamente non si tratta
di una organizzazione filantropica che chiede ai possibili
beneficiari della sua generosità di accettarla! Sappiamo
bene come gli accordi di oggi peggioreranno le condizioni
generali del rapporto di lavoro e con i meccanismi già
adottati con la legge trenta si creeranno i fumus per
sostanziali decurtazioni dei minimi salariali nelle regioni
e nelle aziende. Inoltre avanza il processo di scardinamento
dell'art.18 e dei contratti a tempo indeterminato. Oggi
nasce una specie di diritto sindacale che è sopratutto
diritto delle aziende alle quali bisognerà piegarsi dopo
essere stati spogliati di ogni possibile tutela e
possibilità di resistenza sindacale o legale.
Mi è venuto da pensare che cinquanta anni fa Giuseppe Di
Vittorio intratteneva per cinque ore il Presidente della
Confindustria Costa perchè aderisse ad un progetto di
miglioramento
della condizione dei lavoratori italiani , riconoscesse loro
diritti a cominciare da un salario equo.
Oggi siamo in un universo capovolto. E' la Confindustria
che
ha interesse a ricevere dai sindacati quanto era stato da Di
Vittorio in poi conquistato.
La cosa stupefacente e sconcertante è che riesce
perfettamente nel suo scopo e non c'è obiettivo che non si
sia posto che non abbia realizzato alla grande sui
contratti, sui salari, sulle pensioni, su tutto.
Non solo ai lavoratori non resterà niente ma saranno
impaniati come passerotti presi dall' uccellatore.
Difficilmente potranno fare qualcosa. Squadre di esperti
giuslavoristi da anni introducono in tutti i decreti di
Berlusconi trasformati in legge norme che rendono ai
lavoratori
difficile anche il ricorso alla magistratura.
Pietro Ancona
***---- Original Message ----- From: pietroancona@tin.it
To: rassegna sindacale Sent: Friday, January 23, 2009 9:03
AM Subject: un colpo di stato contro i lavoratori Il no
della CGIL che non abbandona il tavolo operatorio
=============================================
L'accordo firmato stasera dalle organizzazioni sindacali
con quelle padronali e con il governo supera gli storici
accordi di concertazione del 1993 che hanno finora
presieduto alle relazioni contrattuali e di fatto nel mondo
del lavoro ed apre una nuova fase. Fase definita storica da
Sacconi, in cui alla conflittualità, cioè al naturale
rapporto dialettico capitale-lavoro, si sostituisce la
"collaborazione" e si introducono elementi del tutto nuovi,
corporativistici legati agli enti bilaterali. Marchingegni
questi che finora hanno gestito una parte limitata del
salario (massimo 1%) ed hanno dato vita ad una burocrazia
espressione dei firmatari, e che diventeranno vere e proprie
controparti dei lavoratori ai quali erogheranno parti del
salario o dei finanziamenti governativi o altro. Non a caso
la destra ha esultato alla firma degli accordi e la stessa
Marcegaglia arriva addirittura a presentarli come
migliorativi e più favorevoli ai lavoratori (sic!!) e forse
per questo suo spirito di amore per i lavoratori li ha
firmati mentre i cattivoni della CGIL non hanno apprezzato
ed hanno detto di no. Non voglio sottovalutare l'importanza
del no della CGIL ad una "riforma" che fa quasi carta
straccia del diritto sindacale a cominciare dalla
triennalizzazione della durata dei contratti e alla
destrutturazione a livello regionale della contrattazione e
della stessa erogazione dei benefici previsti dalle leggi
vigenti. Debbo però osservare che è un no di una
Confederazione rimasta al tavolo della trattativa, partecipe
di tutte le sue fasi e di tutti i suoi passaggi. Un no che
somiglia molto alla astensione in Senato del PD sul
federalismo fiscale. Un no di chi non approva ma non rompe e
sta dentro il negoziato fino alla fine. Il risultato è che
la CISL e UIL hanno i vantaggi del collaborazionismo aperto
e dichiarato, vantaggi che certamente fanno valere nelle
relazioni con i poteri forti del Padronato e del Governo.
Dei lavoratori importa assai poco. La CGIL viene lo stesso
duramente attaccata dai falchi della Confindustria e del
Governo ma il quadro politico apprezza il suo senso di
"responsabilità", però lo stesso non può dirsi dei
lavoratori e dei loro sindacati di categoria che registrano
una nuova involuzione, una sconfitta storica ben più grave
di quella del 1993 contro la quale l'opposizione che si
manifesterà con uno sciopero ad aprile sarà sicuramente
inefficace ed un modo per la nomenclatura Cgil per mettersi
le carte apposto. Non abbiamo firmato ed abbiamo scioperato.
Che volete di più? E' davvero strano che una frattura
sociale cosi grave si compia in un clima di fairplay in cui
il tono della voce è sempre educato e basso nelle stanze dei
palazzi sempre più lontani dai posti dove la gente lavora e
spesso muore per un salario indecente e con sempre minori
diritti. Oramai tutta la contrattazione crea problemi e
difficoltà soltanto ai lavoratori, non li tutela e li
obbliga ad accettare condizioni sempre più pesanti e sempre
più umilianti. Non si scandalizzi nessuno se affermo che a
fronte di accordi di questo genere forse sarebbe preferibile
un regime assolutamente privo di sindacati confederali con
poteri cosi estesi e stringenti. Quattro potenti
Confederazioni che firmano accordi che diventano subito
norme e leggi ed ingabbiano per sempre i lavoratori in una
rete dalla quale sarà difficile liberarsi. Pietro Ancona
sindacalista CGIL in pensione
stralcio di punti dell'accordo =======================
Quanto alle "soluzioni" messe in cantiere dal governo per
fare fronte alla crisi dell'occupazione, due di queste sono
rappresentate dai contratti di solidrietà e dalla settimana
corta, come si legge nel documento che il ministro del
Lavoro Maurizio Sacconi ha illustrato nel corso
dell'incontro a Palazzo Chigi.
Le proposte messe a punto dall'esecutivo si articolano in
sette diversi punti: il primo riguarda la "devoluzione alle
Regioni e alle parti sociali del territorio della funzione
di valutazione e negoziazione, in un quadro che rifiuta
pericolosi automatismi, delle richieste di protezione per
lavoratori ritenuti in esubero congiunturale o strutturale".
Il secondo capitolo individua una serie di possibili
strumenti da utilizzare: "contratti di solidarietà, cassa
integrazione a rotazione e/o ad orario ridotto, settimana
corta".
Al terzo punto, la necessità di coniugare integrazione
del reddito, servizi di accompagnamento al lavoro e attività
di apprendimento, mentre al quarto spunta l'estensione
potenziale, senza automatismi, a tutti i lavoratori
subordinati delle forme di integrazione del reddito. Tutela
attiva dei collaboratori a monocommittenza e degli
inoccupati con servizi all'impiego e formazione; trattamenti
economici progressivamente calanti in modo da stimolare
comportamenti attivi e responsabili ed effettività delle
sanzioni applicate a coloro che rifiutano un offerta
"congrua" di lavoro o di formazione sono gli ultimi tre
capitoli.
22/01/2009 - 20:15
***
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Tuesday, January 27, 2009 4:03 AM
Subject: Fw: abolire fondi pensioni. Ripristinare la
pensione a riparto
Il liberismo ha destrutturato la società civile, ha
fatto macerie del diritto del lavoro e vorrebbe
privatizzare le istituzioni previdenziali dei
lavoratori.
Causa fondamentale della crisi che investe l'Italia
è la diminuzione dei redditi da lavoro e da pensioni di
oltre il trenta per cento e di circa il dieci per cento
del PIL a vantaggio dei ceti imprenditoriali,
professionali, finanziari.
C'è uno squilibrio che porta verso nuovi squilibri verso
nuove divaricazioni tra parti ricchissime e ricche
della società e parti che confinano con la povertà
assoluta degli homeless che va corretto con una
energica forte risoluta azione sociale. Se la
Confindustria fiancheggiata da CISL e UIL e dal Governo
continua a dare le carte e costringe la CGIL a giocare
di rimessa solo per ridurre il danno, l'Italia non
uscirà mai dalla crisi.
La crisi investe i fondi pensione riducendone i
rendimenti ma anche i valori nominali. Insomma si è
aperto un processo che riduce a carta straccia
accantonamenti per la anzianità dei lavoratori, fondi
che sono costituiti da quello che una volta si chiamava
salario differito. Alla prova della storia ( il termine
non è altisonante) i lavoratori sono garantiti dalle
istituzioni pubbliche che si sono create nel corso di
processi virtuosi di evoluzione del diritto del lavoro e
della contrattazione sindacale:
la privatizzazione della previdenza ha dato pessime
prove di se e, nella migliore delle ipotesi, laddove
riesce a dare un qualche beneficio il suo significato
nel contesto generale quasi sempre negativo è
insignificante. Quanti, spinti anche dalle
organizzazioni sindacali hanno destinato il TFR
(glorioso gruzzoletto che serviva per aiutare un figlio
a sposarsi, integrare la pensione, concedersi qualcosa
al tramonto della vita) ai fondi integrativi sono in
grado oggi di tracciare una pesante riga rossa negativa.
Forse non hanno più neppure quanto è stato e viene
versato.
E' urgente chiudere tutti i fondi pensioni,
sciogliere i consigli di amministrazione. Gli
amministratori dei fondi pensione sono gli unici che
hanno avuto benefici favolosi. Se mettiamo insieme il
costo degli emolumenti dei consiglieri di
amministrazione dei fondi pensioni avremo il tesoro di
Ali Babà. Quando questi signori andranno in pensione
avranno livelli apicali e si collocheranno tra i
superprivilegiati. Se depuriamo i fondi pensioni dei
costi degli amministratori e degli apparati che si sono
creati avremo un Cristo spogliato di tutto....
E' urgente rimettere in discussione le due ultime
riforme delle pensioni italiane. Queste hanno creato una
situazione gravissima. Se fate il conto ad un
lavoratore medio di quanto percepirà di pensione tra
trenta anni vi renderete conto che non avrà il minimo
per vivere.
Intanto Confindustria e destra guardano con
cupidigia l'INPS ed anche l'INAIL. Sono golosi dei fondi
che incamerano e che finora hanno garantito stabilità
economica e sociale. Vogliono la privatizzazione
dell'INPS e dell'INAIL e accaparrarsi di una
accumulazione e di un meccanismo giuridico che le lotte
dei lavoratori sono riuscite a determinare con la
collaborazione di giuslavoristi davvero illuminati, veri
statisti della società coesa.
Le tante rovine creaate dalla legislazione recente
del gruppo controriformatore trasversale di destra e di
sinistra Da Sacconi a letta, da Biagi a Bersani non sono
ancora riusciti a ridurre come la città di Gaza i
diritti e le istituzioni sociali create. Ma è necessario
non continuare a subire, a giocare di rimessa, a ridurre
il danno, ma a chiedere un ripristino con restauro di un
sistema pensionistico pubblico a cominciare dalla
collocazione dei fondi pensioni dei sindacati dentro
l'INPS.
Il sistema liberistico senza regole di Bush ha
portato il mondo alla rovina. Il sistema liberistico con
regole non garantisce che la parte sociale di cui è
espressione e tende a distanziarsi dalla società dei
poveri. Il ripristino ripensato alla luce della
complessità sociale di oggi della legislazione basata su
potenti istituzioni pubbliche dei lavoratori e sul
ritorno della pensione a ripartizione garantirà una
società più prospera, con meno debiti, più coesa, più
fiduciosa del futuro. Un futuro che il capitalismo non
solo non garantisce ma oscura di presagi terribili. Il
mondo ha bisogno di socialismo e di un mercato soggetto
non solo a regole ma anche a duri controlli pubblici.
Pietro Ancona
****
Original Message ----- -- From: pietroancona@tin.it To:
epifani@cgil.it Sent: Wednesday, January 28, 2009 7:53 AM
Subject: : La CGIL firmerà?
IL Partito Democratico lavora per fare firmare la CGIL
con impegno degno di miglior causa
==========================================================================
Il Partito Democratico si è guardato bene dall'esprimere
un giudizio sull'accordo separato che praticamente fa fuori
il contratto collettivo nazionale di lavoro. La retribuzione
avrà negli accordi locali, che potrebbero anche essere
individuali, la sua sostanza. Non c'è niente di nuovo sotto
il sole: si tratta di cottimo, di staglio, chiamiamolo come
vogliamo ma è lavoro pagato a misura di quanto produce. E'
difficile che la contrattazione di questi cottimi avverra'
con un intervento bilaterale paritario. Nella stragrande
maggioranza delle aziende sarà il datore di lavoro a
stabilire come ed in che misura pagare. Dal momento che il
ccnl diventa sempre più insignificante per il salario avremo
un generalizzato prolungamento degli orari di lavoro.
Naturalmente le aziende meno forti avranno più difficoltà
delle altre a reggere ad un regime di produttività spinta.
Reagiranno costringendo i dipendenti a lavorare molto di più
per "tariffe" inferiori a quelle delle aziende più dotate.
Il Partito Democratico ha costituito un gruppo composto da
Letta, Damiano e Treu. Trattasi di tre esponenti della
stessa scuola giuslavorista della destra. Non la pensano
molto diversamente da Sacconi, Boeri, Cazzola,lo stesso
Ichino è bipartisan ed è ossessionato dall'art.18 che vuole
eliminare. Insomma lo scopo è quello di costringere la CGIL
alla firma come è stato fatto per gli accordi di welfare con
il governo Prodi, per l'Alitalia. Il tutto potrebbe avvenire
nel corso dei prossimi due mesi, subito dopo gli scioperi,
magari come risposta "positiva" agli stessi. Ma il pitone
CGIL dovrà inghiottire il prodotto più indigesto della
storia sociale italiana: un prodotto che sostanzialmente
trasforma il Sindacato, come ha detto Sacconi, da
conflittuale a collaborativo. Si sta creando la base
materiale di questa trasformazione con il maggiore peso
attribuito agli enti bilaterali che hanno dato vita già ad
una burocrazia bipartisan che ha una cultura "nuova".
L'accordo già firmato da Confindustria CIsl UIL ed altre
associazioni è impregnato da una forte ideologia di
suprematismo degli interessi aziendali su tutto. Sarà ancora
più difficile scioperare e sapienti conoscitori del diritto
hanno aperto la strada per impedire qualsiasi difesa al
lavoratore o al gruppo di lavoratori che si ritenesse leso
nei propri diritti. Insomma è stato studiato per armare di
una pesante corazza di titanio il padronato e denudare
completamente il dipendente che avrà le mani legate, sarà
solo, dovrà o prendere o lasciare senza discutere. Una
legislazione che sta facendo piazza pulita del potere di
intervento della magistratura e che riduce a zero le
possibilità di conciliazione. Lo Statuto dei Diritti dei
Lavoratori ha avuto il suo funerale e l'Italia diventa il
Paese europeo con meno tutele per le persone che lavorano
che, non dimentichiamo, sono sempre oltre venti milioni. La
crisi venuta dagli USa e che ha già travolto l'Europa sarà
usata con molto cinismo per portare la CGIL a Canossa. E'
molto ipocrita e falso ritenere che i diritti dei lavoratori
possano essere di ostacolo alla lotta alla crisi che si
combatte su piani in cui il costo del lavoro non è
certamente il fattore più importante. Ma insomma rischiamo
che si accusino i lavoratori financo di essere poco
patriottici, meno patriottici dei lavoratori americani che,
sottomessi a sindacati, già da molto tempo "collaborano" con
le imprese. Potrebbe essere vero, come io penso, il
contrario: stabilità, salari decenti, pensioni decenti,
potrebbero aiutare in modo potente la ripresa dal momento
che nessuno compra una macchina nuova o cambia un mobile o
il vestito se deve pensare a come sfamarsi fino alla fine
del mese. Pietro Ancona
****
----- Original
Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Thursday, January 29, 2009 9:22 AM
Subject: combattere la crisi dalla parte dei
lavoratori e dell'Italia
Combattere la crisi dalla
parte dei lavoratori
=====================================
C'è una specie di
gabinetto di guerra per la gestione della crisi al quale
vengono chiamati anche i sindacati per decidere le
misure da prendere. Le idee del "sistema" al potere
sono chiare: la maggiore quantità possibile di risorse a
favore delle imprese. Sacrifici, sacrifici ed ancora
sacrifici ai lavoratori. Intanto le aziende
drammatizzano il quadro chiedendo la cassa integrazione
per un numero di lavoratori che cresce di giorno in
giorno. Questa linea riceve il suo imput principale
dagli Usa che, improvvisamente, scoprono la funzione
interventista dello Stato in economia, fino ad ieri
aborrita ed al massimo limitata alla mera osservazione
ed a qualche piccola regolazione del mercato.
Colpisce il silenzio
assoluto sulle cause della crisi che si possono
riassumere da un lato nella pirateria impunita e forse
anche incoraggiata delle istituzioni finanziarie e
dall'altro nel basso livello delle retribuzioni che non
consentono alle famiglie di rinnovare
auto, elettrodomestici,
vestiario, scarpe, insomma tutto! Naturalmente tutto il
socialismo improvvisamente scoperto dal Congresso Usa è
soltanto per aiutare imprenditori e finanzieri e quindi
possiamo dire che non di socialismo si tratta ma di una
torsione degli scopi e del ruolo dello Stato a vantaggio
della classe dei potenti.
Qualche anno fa un paese
quasi attaccato a Palermo,Villabate, divenne
improvvisamente una sorta di luogo dei miracoli. La
gente portava soldi ad un certo Sucato e questi
garantiva interessi mensili o addirittura settimanali
iperbolici del dieci per cento e forse di più. Tutta la
Sicilia portava milioni e milioni di risparmi a
Villabate e molti erano davvero felici e soddisfatti di
avere scoperto il modo di arricchire rapidamente.
Naturalmente si trattava di una truffa di questo Sucato
che aveva creato una sorta di catena di Santantonio che,
come era prevedibile, ad un certo punto si interruppe e
bloccò non solo i pagamenti degli interessi ma la stessa
restituzione del denaro investito. Moltissime persone
persero tutto.
Pensavo si trattasse di un
fatto di cronaca della creduloneria di paese fino a
quando non ho letto che i massimi esponenti di Wally
Street si sono comportati più o meno come Sucato (che
forse non era neppure ragioniere) e hanno lasciato buchi
così grandi che ancora non sì è in grado di stimarli.
Tremonti parlava in TV di pezzi di carta spacciati per
titoli per un valore pari a 12 volte e mezzo il PIL
mondiale.
Ma è mai possibile che il
capitalismo, dopo secoli di esistenza, sia approdato
alla dottrina Sucato? La scuola di pensiero monetarista
teorica della libertà assoluta del mercato e della sua
divina capacità di produrre ricchezza e benessere è
clamorosamente fallita, ma non c'è uno solo, tra i tanti
pennivendoli che
ne hanno lodato le virtù ed
i miracoli, che l'abbia ammesso!!
La Fiat bussa a quattrini.
Sessanta mila lavoratori fuori se lo Stato non
interviene con aiuti consistenti. Nello stesso tempo si
chiedono ai lavoratori sacrifici oramai insopportabili
dato l'infimo livello delle loro retribuzioni. La
formula è: più lavoro e meno salario!! Una formula
micidiale che aggraverà ancora di più la crisi.
Naturalmente non si parla
degli stipendi dei managers che, crisi o non crisi, si
ritagliano una fetta consistente del PIL nazionale. I
managers delle aziende private si fissano stipendi e
benefict e li scaricano nei bilanci. Gli azionisti non
sono in grado di intervenire per frenarli. Pagano e
magari poi si trovano con carta straccia al posto di
azioni come quelli dell'Alitalia. I managers pubblici
hanno un problema opposto a quello che viene ingiunto ai
lavoratori: non vogliono tetti, cioè limiti ai loro
guadagni. Mastella a suo tempo fece un casino per
evitare che si stabilissero tetti!! Naturalmente qui non
sono gli azionisti a pagare ma gli utenti dei servizi
acqua,trasporti,netturbe.
Insomma ventidue milioni di
lavoratori con stipendi e salari diminuiti di circa il
trenta per cento nel corso degli ultimi venti anni non
sono più consumatori che dell'essenziale per la loro
sopravvivenza. Se invece di dare soldi alle imprese e
finanziare ammortizzatori sociali che si riducono ad
elemosine si facesse una coraggiosa politica di aumento
degli stipendi e dei salari e delle pensioni le cose
andrebbero meglio. Insomma, l'obiettivo dovrebbe essere
il livellamento dei salari, delle retribuzioni e delle
pensioni italiane alla media europea. Questo sarebbe il
più efficace provvedimento anticrisi dal momento che
trattasi di una crisi di sovrapproduzione per mercato
debole.
La regolarizzazione dei
cinque milioni di precari pagati a meno di mille euro al
mese, la trasformazione dei loro contratti a tempo
indeterminato sarebbe un raggio di sole in un mondo di
infelici che non possono progettare ed organizzare il
loro futuro soggetti a al ricatto dei contratti a
termine.
Il danno apportato
all'economia ed alla prosperità degli italiani dalla
legge Biagi è immenso: si è oscurato il futuro, abolita
la speranza e depresso il mercato.
Aumento dei salari e
abolizione del precariato sono le misure sociali che
risulterebbero le più efficaci per dare adrenalina al
sistema produttivo italiano.. Invece tutti pensano a
dare soldi ai pescecani compresi i sindacati che si
limitano ad invocare i cosidetti ammortizzatori sociali
come se fossimo in un periodo di ordinaria
amministrazione.
Pietro Anconahttp://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
****
---- Original
Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Thursday, January 29, 2009 9:22 AM
Subject: Kejnes è estremista?
Il professore
Giovanni Sucato da Villabate a Wally Street
=====================================
C'è una specie di
gabinetto di guerra per la gestione della crisi al quale
vengono chiamati anche i sindacati per decidere le
misure da prendere. Le idee del "sistema" al potere
sono chiare: la maggiore quantità possibile di risorse a
favore delle imprese. Sacrifici, sacrifici ed ancora
sacrifici ai lavoratori. Intanto le aziende
drammatizzano il quadro chiedendo la cassa integrazione
per un numero di lavoratori che cresce di giorno in
giorno. Questa linea riceve il suo imput principale
dagli Usa che, improvvisamente, scoprono la funzione
interventista dello Stato in economia, fino ad ieri
aborrita ed al massimo limitata alla mera osservazione
ed a qualche piccola regolazione del mercato.
Colpisce il silenzio
assoluto sulle cause della crisi che si possono
riassumere da un lato nella pirateria impunita e forse
anche incoraggiata delle istituzioni finanziarie e
dall'altro nel basso livello delle retribuzioni che non
consentono alle famiglie di rinnovare
auto,
elettrodomestici, vestiario, scarpe, insomma tutto!
Naturalmente tutto il socialismo improvvisamente
scoperto dal Congresso Usa è soltanto per aiutare
imprenditori e finanzieri e quindi possiamo dire che non
di socialismo si tratta ma di una torsione degli scopi e
del ruolo dello Stato a vantaggio della classe dei
potenti.
Qualche anno fa un
paese quasi attaccato a Palermo,Villabate, divenne
improvvisamente una sorta di luogo dei miracoli. La
gente portava soldi ad un certo Sucato e questi
garantiva interessi mensili o addirittura settimanali
iperbolici del dieci per cento e forse di più. Tutta la
Sicilia portava milioni e milioni di risparmi a
Villabate e molti erano davvero felici e soddisfatti di
avere scoperto il modo di arricchire rapidamente.
Naturalmente si trattava di una truffa di questo Sucato
che aveva creato una sorta di catena di Santantonio che,
come era prevedibile, ad un certo punto si interruppe e
bloccò non solo i pagamenti degli interessi ma la stessa
restituzione del denaro investito. Moltissime persone
persero tutto.
Pensavo si trattasse
di un fatto di cronaca della creduloneria di paese fino
a quando non ho letto che i massimi esponenti di Wally
Street si sono comportati più o meno come Sucato (che
forse non era neppure ragioniere) e hanno lasciato buchi
così grandi che ancora non sì è in grado di stimarli.
Tremonti parlava in TV di pezzi di carta spacciati per
titoli per un valore pari a 12 volte e mezzo il PIL
mondiale.
Ma è mai possibile
che il capitalismo, dopo secoli di esistenza, sia
approdato alla dottrina Sucato? La scuola di pensiero
monetarista teorica della libertà assoluta del mercato e
della sua divina capacità di produrre ricchezza e
benessere è clamorosamente fallita, ma non c'è uno solo,
tra i tanti pennivendoli che
ne hanno lodato le
virtù ed i miracoli, che l'abbia ammesso!!
La Fiat bussa a
quattrini. Sessanta mila lavoratori fuori se lo Stato
non interviene con aiuti consistenti. Nello stesso tempo
si chiedono ai lavoratori sacrifici oramai
insopportabili dato l'infimo livello delle loro
retribuzioni. La formula è: più lavoro e meno salario!!
Una formula micidiale che aggraverà ancora di più la
crisi.
Naturalmente non si
parla degli stipendi dei managers che, crisi o non
crisi, si ritagliano una fetta consistente del PIL
nazionale. I managers delle aziende private si fissano
stipendi e benefict e li scaricano nei bilanci. Gli
azionisti non sono in grado di intervenire per frenarli.
Pagano e magari poi si trovano con carta straccia al
posto di azioni come quelli dell'Alitalia. I managers
pubblici hanno un problema opposto a quello che viene
ingiunto ai lavoratori: non vogliono tetti, cioè limiti
ai loro guadagni. Mastella a suo tempo fece un casino
per evitare che si stabilissero tetti!! Naturalmente qui
non sono gli azionisti a pagare ma gli utenti dei
servizi acqua,trasporti,netturbe.
Insomma ventidue
milioni di lavoratori con stipendi e salari diminuiti di
circa il trenta per cento nel corso degli ultimi venti
anni non sono più consumatori che dell'essenziale per la
loro sopravvivenza. Se invece di dare soldi alle imprese
e finanziare ammortizzatori sociali che si riducono ad
elemosine si facesse una coraggiosa politica di aumento
degli stipendi e dei salari e delle pensioni le cose
andrebbero meglio. Insomma, l'obiettivo dovrebbe essere
il livellamento dei salari, delle retribuzioni e delle
pensioni italiane alla media europea. Questo sarebbe il
più efficace provvedimento anticrisi dal momento che
trattasi di una crisi di sovrapproduzione per mercato
debole.
La regolarizzazione
dei cinque milioni di precari pagati a meno di mille
euro al mese, la trasformazione dei loro contratti a
tempo indeterminato sarebbe un raggio di sole in un
mondo di infelici che non possono progettare ed
organizzare il loro futuro soggetti a al ricatto dei
contratti a termine.
Il danno apportato
all'economia ed alla prosperità degli italiani dalla
legge Biagi è immenso: si è oscurato il futuro, abolita
la speranza e depresso il mercato.
Aumento dei salari e
abolizione del precariato sono le misure sociali che
risulterebbero le più efficaci per dare adrenalina al
sistema produttivo italiano.. Invece tutti pensano a
dare soldi ai pescecani compresi i sindacati che si
limitano ad invocare i cosidetti ammortizzatori sociali
come se fossimo in un periodo di ordinaria
amministrazione.
Pietro Anconahttp://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Friday, January 30, 2009 8:33 AM
Subject: Gli squali insaziabili in branco a Davos
SANITA' E PENSIONI NEL MIRINO DEGLI SQUALI A DAVOS
===================================
Gli squali che hanno rovinato il mondo con patacche alle
quali hanno attribuito il valore di miliardi di dollari (la
cifra globale della truffa non si conosce o viene tenuta
segreta) e che, in vista del disastro planetario si sono
liquidati prebende per milioni di dollari cadauno, (hanno
solo ricevuto un bonario buffetto da Barak Obama), riuniti a
Davos non trovano di meglio che chiedere di togliere alla
gente servizi sanitari e pensioni.
Questi servizi indispensabili sono stati finanziati dai
loro fruitori con tasse pagate fino all'ultimo soldo e
accantonamenti previdenziali che costituiscono inalienabile
proprietà dei pensionandi essendo di fatto salario
differito. Agli squali servono i soldi. La Marcegaglia
chiede otto miliardi per aziende che da almeno un decennio
hanno assorbito oltre il dieci per cento dei reddito da
lavoro nei loro conti miliardari.
Vogliono tutte le risorse degli Stati per le imprese
che dichiarano in pericolo spesso strumentalmente e per le
banche che sono talmente diffidenti tra di loro da non
prestarsi più soldi.
Una ricetta di classe per salvare le persone di serie A
spese dei lavoratori e dei pensionati: più lavoro, meno
salari e pochissima sanità e pensioni. I fondi pensioni
integrativi pare che stiano diventando carta straccia con
buona pace per coloro che fecero una campagna orchestrata e
ben sostenuta anche dai Sindacati per convincere i
lavoratori a destinarvi i TFR.
Naturalmente nessuno fa cenno agli emolumenti dei managers
che, per quanto riguarda il settore pubblico,in Italia sono
fissati in misura sconcertante rispetto la media delle
retribuzioni del Paese e l'anno scorso pare che siano
aumentati di circa il venti per cento a fronte di una
diminuzione reale dei salari, degli stipendi e delle
pensioni.
A Davos niente autocritiche sul terribile misfatto
finanziario, niente ricerca e individuazione dei
responsabili, non punizioni ma impunità, premi, riconferme.
Le regole invocate financo da un ipeliberista come Tremonti
non ci saranno. L'indicazione è: soldi alle banche ed alle
imprese e sacrifici e rinunce per la popolazione. Insomma,
il mondo segna diversi passi indietro per la stragrande
maggioranza delle popolazioni a vantaggio di una classe
sociale sempre più disonesta che ha rotto ogni vincolo di
coesione e che diventa pericolosa se conserva il potere dal
momento che non mostra nè pentimenti nè voglia di cambiare
il suo stile di vita come amava dire Bush e ora ripete
Obama.
Pietro Ancona
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Finanza%20e%20Mercati/2008/03/anno-oro-manager-italiani.shtml?uuid=7f0b8c9e-fd69-11dc-ba45-00000e251029&DocRulesView=Libero
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----- Original Message -----
Sent: Saturday, January 31, 2009 3:32 PM
Subject: Niente soldi alla Fiat e alle banche
Restrizioni severe alle delocalizzazioni ed alle filiere.
Non è affatto vero che la crisi che travolge il tessuto
produttivo del Paese abbia tutte cause oggettive, fatali,
ineluttabili.
Aziende che funzionano perfettamente con ottimi rendimenti
decidono di trasferirsi altrove per fare altro o per
sfruttare migliori condizioni di servaggio della manodopera.
Altre si dedicano alla moltiplicazione dei costi
specialmente se producono per la pubblica amministrazione
attraverso filiere speculative che spremono il lavoro dei
precari e lo rivendono a peso d'oro all'acquirente finale.
La libertà del mercato è un bene che va preservato ma anche
regolato. Bisogna instaurare severi restringimenti alla
libertà di smobilitare costringendo l'azienda ad assolvere
al suo ruolo sociale nel tessuto del territorio in cui è
inserita.
Anche le filiere per le mere prestazioni lavorative o altro
vanno esaminate al microscopio dal momento che non si può
pagare un ingegnere mille euro al mese e rivendere senza
colpo ferire il suo lavoro a cinquemila e anche più.
I soldi che chiede la Marcegaglia (otto miliardi di euro)
vengano destinati all'aumento dei salari. Gli
ammortizzatori per la flexisecurity non servono a niente.
Sono soltanto manifestazioni statali di complicità con le
nefandezze di una imprenditoria priva di scrupoli.
Dando soldi alla Fiat o ad altre imprese non si risolve la
crisi ma si aggrava. Soltanto migliorando la domanda con
consistenti incrementi retributivi e delle pensioni si può
rimettere in moto il treno dello sviluppo.
Infine si deve cambiare modello produttivo. Non dobbiamo
pensare di produrre per sempre auto o elettrodomestici di
scarsa qualità. Bisogna orientare la produzione verso nuovi
prodotti socialmente più utili. Produrre per arricchire la
società e non solo per consumare.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Monday, February 09, 2009 10:24 AM
Subject: un disastro sociale. il precariato
Un disastro umano per milioni di giovani lavoratori
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Repubblica di oggi, un giornale che ha sostenuto con
pervicacia la linea della cosidetta "modernizzazione" dei
rapporti di lavoro attraverso i precari privi dei diritti
dei lavoratori "tipici"
si accorge dell'enormità del disastro sociale che si è
creato e vi dedica una attenzione (*) che non dovrebbe
sfuggire ai sindacati, ai politici, a quei settori della
sinistra che si sono fatti infinocchiare
dall'idea di una serie di opzioni lavorative assai
attraenti messe una dietro l'altra e tra queste una rete di
protezione.
Naturalmente la realtà è assai più squallida e tetra per i
precari. Vengono assunti in genere di tre mesi in tre mesi
e magari sempre dalla stessa azienda dal momento che la
condizione di precario è assai più conveniente per questa.
Alcuni addirittura di settimana in settimana esclusi i
festivi. La media delle retribuzioni dei precari credo non
superi i seicento euro al mese . Diritti quasi inesistenti.
Una intera generazione è stata umiliata
Gli studi fatti spesso con tanta passione sono diventati
carta straccia. La laurea che rappresentava il passaporto di
ingresso non solo verso le professioni ma anche per un
lavoro ed una vita sicuri è diventata inutile dal momento
che, come spiega benissimo Vandana Shiva, oggi il padrone
non si accontenta della tua forza lavoro ma vuole l'essenza
di ciò che sei per farne ciò che vuole. Si è voluto
diffondere la falsa ideologia della continua trasformazione
della economia che comporta una mobilità lavorativa senza
fine.
La responsabilità di quanto è accaduto e delle sofferenze
sociali che si sono create si deve ad una corrente
giuslavorista che va da Treu e Sacconi da D'Antoni a Biagi
da Boeri a Ichino a Cazzola, corrente che si può
assimiliare ai monetaristi nella politica economica. Come i
monetaristi hanno provocato disastri fino alla crisi
planetaria sostenendo la libertà assoluta del mercato e
dello imprenditore, cosi i giuslavoristi che ho citato hanno
provocato un enorme distrastro umano e sociale condannando
alla miseria da quattro a cinque milioni di giovani e non
hanno arrecato alcun beneficio al sistema paese dal momento
che le aziende si dichiarano in crisi e chiedono nuovi aiuti
che verranno dati da questo governo senza condizioni.Non è
vero che il lavoro precario ha creato nuovi posti di lavoro.
Ha trasformato il lavoro stabile in lavoro insicuro,a
termine, ricattato.
Gravi sono le responsabilità della CGIL che, dopo essersi
pronunziata prima con Cofferati e poi con Epifani contro la
legge Biagi alla fine ha smesso di combatterla e con gli
accordi di welfare dello anno scorso l'ha addirittura
rafforzata. Gravi sono le responsabilità del PD che ha
dentro di se da Treu a Letta a Damiano a Ichino e
naturalmente Colaninno e Calearo.
Ma tutto continua ad andare come decide la Confindustria .
Tutti gli scioperi indetti dalla CGIL non si pongono il
problema di abolire la legge trenta e si limitano a chiedere
un poco di elemosina che non sarà maggiore della socialcard
e non per tutti i precari.
Pietro Ancona
(*) L'anno nero del lavoro a tempo
I precari rischiano l'estinzione
http://www.repubblica.it/2009/02/sezioni/economia/inchiesta-precari/inchiesta-precari/inchiesta-precari.html
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Sunday, February 08, 2009 10:44 AM
Subject: quattro ore di sciopero da amministra
Minimalismo che prosegue la linea della riduzione del
danno, del gioco di rimessa della CGIL
============================================================================
Il Comitato Direttivo della CGIL ha approvato, all'unanimità
e cioè con il concorso anche delle aree critiche o di
sinistra che dir si voglia, un documento (*) che conferma la
linea minimalistica seguita in questi ultimi anni e che non
è riuscita ad evitare la disastrosa situazione sociale in
cui versano oggi i lavoratori. Il documento della CGIL
attacca l'accordo separato sui contratti da una angolazione
critica insufficiente a smontarne la portata strategica di
stravolgimento delle condizioni dei lavoratori. In sostanza
si dichiara disponibile alla firma, come peraltro ha
precedentemente già sperimentato con l'accordo sul welfare
di Prodi e per l'Alitalia,se ci saranno cambiamenti che non
vengono specificati. C'è una tenue critica al ruolo degli
enti bilaterali e non si formulano alternative al disegno
delle nuove prerogative attribuite alla contrattazione
integrativa. Per le pensioni si parla di stabilità del
sistema che verrebbe alterata dall'elevazione dell'età
pensionabile per le donne. Non una parola sulla svalutazione
che le pensioni in erogazione attualmente hanno subito per
la mancanza di una decente tutela dall'aumento del costo
della vita.
Sul precariato che in Italia ha proporzioni patologiche
non si dice niente tranne che dovrebbero farsi degli
ammortizzatori sociali per simulare una flexisecurity
all'italiana difficilmente realizzabile dal momento che il
numero dei precari è tale da impedire un serio e
significativo intervento che, in ogni caso, sarebbe al
livello della socialcard dal momento che le retribuzioni dei
precari sono assai "contenute" per usare un eufemismo.
Si tratta di circa tre milioni di lavoratori, il 12% del
totale ma con un tasso di crescita cinque volte maggiore di
quello dei lavoratori a tempo indeterminato. Perchè le
aziende dovrebbero assumere persone a tempo indeterminato se
hanno la possibilità di scegliere una ricca gamma di
contratti atipici vero e proprio fumus e potere tenere sotto
scacco la gente? Il precariato italiano tende ad
universalizzarsi ed a diventare l'unica forma contrattuale
esistente. Bisognerebbe rivedere profondamente tutta la
legge trenta e le successive aggiunte per abolirle.
Bisognerebbe tornare al periodo di prova limitato nel tempo
a poche settimane o mesi a seconda della specialità ed
ammettere il lavoro a tempo determinato soltanto laddove è
davvero giustificato. Ma questa richiesta non viene fatta
dalla CGIL che vuole soltanto gli ammortizzatori sociali e
non si chiede neppure quando guadagna un lavoratore
precario e non mette in discussione la truffa dei progetti o
delle finte collaborazioni professionali.
Sulla questione dei salari che andrebbero aumentati
considerevolmente il massimo che con timidezza di chiede e
qualche sgravio fiscale. Chiedere aumenti salariali è
diventato tabù!!! C'è la crisi ma è solo per i lavoratori
dipendenti dal momento che i managers privati e pubblici
continuano ad allungare la loro distanza dal lavoro
dipendente.
IL sistema pensionistico non va stabilizzato ma va smontato
e riportato alla filosofia precedente alla riforma Dini.
Questo sistema non garantisce una pensione decente che non
varrà i soldi versati per il suo finanziamento. Sui fondi
pensionistici che non rendono niente ma anzi registrano
perdite non una parola. Sappiamo però che gli amministratori
dei fondi guadagnano centinaia di migliaia di euro l'anno
anche se i fondi che amministrano vanno a picco!!
Precariato, salari e pensioni dovrebbero essere i punti di
attacco di una stagione di lotte sociali che non si fa
terrorizzare dalle campagne allarmistiche di crisi
unitamente alla lotta frontale alle privatizzazioni che
generano aumenti consistenti delle tariffe e delle bollette
che le famiglie dei lavoratori pagano per i servizi
nazionali e locali (acqua,igiene,trasporti,posta, asili
nido, etc,,)
Inoltre sarebbe opportuna una iniziativa a livello europeo
che tragga insegnamento dalla vicenda inglese nella quale
non credo che ci sia stata xenofobia quanto invece la
reazione a forme di pirateria permesse dalla Bolkestein.
Non è possibile che imprenditori che dispongono di un
elevato numero di lavoratori sottopagati (i meccanici della
navalmeccanica genovese di nazionalità rumena guadagnano
meno di tre euro all'ora e cosi altri) ben rodati nell'arte
delle risorse umane procacciate a costi infimi mettano in
crisi assetti salariali consolidati. L'assenza di una
iniziativa europea dei sindacati è una complicità con la
linea del lasser faire,lasser passer del capitalismo
rampante mordi e fuggi.
Infine deploro l'assenza di una analisi sulla persistenza,
anzi sull'aumento delle morti sul lavoro che la legge non sa
evitare dal momento che scaturiscono dal precariato e dalla
mancanza di potere dei delegati alla sicurezza. Lo sciopero
di quattro ore amministrato dalle regioni e dalle categorie
è una scelta rituale, priva di sentimento, incapace di
accendere la passione dei lavoratori frustrati dalla povertà
in cui vivono e dalla perdita di peso sociale dentro le
aziende. Ma anche sugli scioperi il Ministro del Lavoro
(!!!) ha già pronto un magnifico rospo da fare inghiottire
ad Epifani.
Pietro Ancona
(*)
http://www.accordoseparato.com/2009/01/30/cgil-il-documento-approvato-dal-comitato-direttivo-del-29-e-30-gennaio-2009CGIL:IL
http://www.cgil.it/org/AllegatiTaccuino/ilTaccuino022Anno2/Direttivo29-30gennaio.pdf
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Saturday, February 14, 2009 11:12 AM
Subject: Una generosa manifestazione dei lavoratori
minimizzata.
Una situazione surreale
====================
Massimo D'Alema ha definito entro questo spazio lo sciopero
di ieri: "E' urgente garantire chi perde il posto di lavoro
e quindi occorre una riforma degli ammortizzatori sociali
che sia in grado di proteggere anche i lavoratori precari e
a tempo determinato. In piazza, sotto il palco, tremano
soprattutto loro." L'ex Ministro del Lavoro ed ex segretario
della Fiom è stato ancora più soft: "lo sciopero è una
testimonianza del malessere dei lavoratori". Un aggettivo
può definire la condizione dei lavoratori nello sciopero di
ieri: surreale! Una massa immensa di lavoratori di studenti
e di migranti quale maggiore non poteva essere ha compiuto
ieri uno sforzo di mobilitazione eccezionale, confrontabile
al grande sciopero per le pensioni del primo governo
Berlusconi, alla mobilitazione della CGIL in difesa
dell'art.18, dello sciopero del 20 ottobre 2007 contro il
governo Prodi. Per quanto i pennivendoli della destra e
della Confindustria si affannino a minimizzare ieri l'Italia
che lavora e che studia ha fatto sentire alta, altissima la
sua voce, ma...... cosi' come i promotori dello sciopero del
venti ottobre si preoccuparono di rassicurare Prodi che lo
sciopero non era contro il Governo fino a fare diventare
questa affermazione la cifra, la nota dominante, l'esegesi
politica dell'iniziativa, lo sciopero di ieri è stato
ingabbiato dalla CGIL e dal PD nei limiti della richiesta di
una diversa politica economica del governo, della doverosa
protesta contro le modifiche alla legge sulla sicurezza del
lavoro, ai contratti separati, alla legge antisciopero
predisposta da Sacconi, insomma in un alveo assai limitato
di riduzione del danno, di reazione agli attacchi sempre più
virulenti alla libertà ed all'autonomia del Sindacato, senza
alcun riferimento, alcuna proposta che possa caratterizzare
un miglioramento delle condizioni dei lavoratori oggi
ricattati dalla grande crisi provocata non solo dalla truffa
finanziaria planetaria fatta dagli americani ma dai bassi
salari che in tutto l'Occidente hanno degradato i consumi e
la produzione. Preso atto degli otto miliardi per gli
ammortizzatori sociali stanziati dal governo con l'accordo
delle Regioni ci si limita a chiederne l'estensione ai
precari. Una sorta di social card umiliante che si calcolerà
in spiccioli. Manca la richiesta di una coraggiosa svolta
che può avvenire soltanto con un aumento generalizzato dei
salari e delle pensioni e l'abrogazione della legge Biagi.Ha
pesato sullo sciopero la pesante ipoteca del PD alla quale
la CGIL è sottoposta che vorrebbe la firma sulla riforma
dei contratti e la ripresa dell'unità con CISL ed UIL che
naturalmente avverrebbe alle condizioni collaborazionistiche
con Confindustria e Governo di queste. Ha pesato la
comunanza spirituale del gruppo dei giuslavoristi
Treu,Letta, Ichino ncon i giuslavoristi del Pdl. La
posizione di Ichino che appoggia Boeri per il contratto
unico che liquida l'art.18, la posizione di Bersani che è
stato allo sciopero ma non si è sbilanciato su niente di
quanto chiede oggi la gente: più salario, più difesa del suo
potere di acquisto oggi in balia ai venti del mercato e ai
gravami delle privatizzazioni sui servizi, una riforma delle
pensioni che ritorni ai criteri precedenti la riforma Dini o
che comunque rimetta in discussione una "riforma" che di
fatto riduce le prestazioni pensionistiche ad elemosine. E'
davvero surreale che le proposte della CGIL siano una specie
di collo di bottiglia dal quale non passano le spinte
poderose che ieri la sua stessa gente ha dato. Epifani è
ansioso di sedersi al tavolo della trattative per discutere
di tutto, sapendo fin d'ora che
non chiederà altro che correggere, attenuare, ridurre il
danno che questa destra ha prodotto e continua a produrre.
Ma, a mio parere, questo senso di responsabilità non solo è
mal riposto ma non regge. Non regge ad una condizione di
generale immiserimento dei lavoratori, ad un uso criminale
del precariato, a pensioni sempre più leggere, a servizi
sempre più cari a causa degli stipendi dei managers. Non
regge difronte ad una offensiva del Governo che attacca
assieme alla Confindustria alla Cisl ed UIL. Il PD non
difende i lavoratori rispetto i quali non ha più neppure una
posizione di terzietà: è con la confindustria. I deputati PD
ieri presenti hanno voluto in quale modo testimoniare un
loro legame storico con il movimento operaio italiano ma si
sono ben guardati dal dichiarsi "con" i lavoratori in
lotta.In queste condizioni, lo sciopero del quattro aprile e
quello dei pensionati del cinque marzo serviranno a fare
sapere quanto è forte la CGIL e come deve essere tenuta
dentro "il tavolo" delle trattative con il governo. Ma
niente cambierà in meglio per i lavoratori ed i precari.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: redazione@ilmanifesto.it
Sent: Saturday, February 14, 2009 9:26 PM
Subject: Amarezze per un collaborazionismo suicida
Caro Manifesto,
Il professore Ignazio Marino, insigne chirurgo (a Palermo ha
creato l'Ismett centro trapianti), presidente della
Commissione Sanità del Senato , ha proposto, stasera, il
referendum nel caso in cui la legge sul testamento biologico
sarà fatta nel modo voluto dalla destra e dal Vaticano cioè
con l'alimentazione forzata e l'idratazione.
Proposta certamente importante e di grande capacità
mobilitativa. Proposta che poteva anche spingere la destra a
più miti consigli.
Non erano trascorsi che pochi minuti dall'annunzio del Prof
Marino che il PD smentiva a gran voce attraverso interventi
di Letta ed altri l'ipotesi del ricorso al referendum.
Il PD non intende promuovere un confronto popolare sul
testamento biologico.
Già all'indomani delle grandi manifestazioni di lotta di
ieri Veltroni, che ha disertato lo sciopero, ha riunito
Confindustria e Sindacato e lanciato una ipotesi
collaborazionista e corporativista per affrontare la crisi e
superarla. Neppure una parola sul malessere dei lavoratori,
sulle loro rivendicazioni, niente di niente.
Naturalmente i lavoratori vi concorreranno accettando tutte
le controriforme proposte dalla Confindustria e dal Governo
e già accettate da Cisl e Uil.
Infine, qualcuno si chiede che fine ha fatto la proposta
di un referendum sulle leggi Gelmini.
Pietro Ancona
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----- Original Message
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Sent: Tuesday, February 03, 2009 10:09 AM
Subject: Si avvicina
l'ora delle decisioni
I lavoratori hanno
bisogno di una Confederazione che sia loro e non della
Confindustria e del Governo
=================================================================================
Oramai manca poco al
completamento della spoliazione dei diritti che i
lavoratori si sono conquistati attraverso lotte che
hanno impegnato generazioni sempre con la guida della
CGIL. Fatto l'accordo separato sui contratti, non
firmato dalla Cgil, mancano all'appello il contratto
unico a tempo indeterminato
che è uno strumento
subdolo per la cancellazione dell'art.18, la
privatizzazione dell'Inps e dell'Inail, una drastica
revisione dei trattamenti di malattia e del welfare.
In atto abbiamo
ventidue milioni di lavoratori con salari inferiori a
quelli di venti anni fa e cinque milioni di precari,
lavoratori-schiavi soggetti alla benevolenza del datore
di lavoro per la riconferma, privi di fondamentali
diritti. In effetti si tratta di lavoratori truffati che
avrebbero dovuto essere assunti a tempo indeterminato e
che la legge Biagi ha incatenato ad una vita senza
futuro, senza speranze e con retribuzione ridicola.
Dobbiamo sapere che quasi tutti i contratti di lavoro a
tempo determinato sono fumus permessi da
una violazione della
legge legalizzata dalle norme della legge trenta e da
circolari ministeriali fatte da persone esperte
nell'elusione e nell'aggiramento del diritto. Il
lavoratore di Licata morto ieri in modo spaventoso
all'età di 24 anni era un precario alla stanga da oltre
quattordici ore. Il precariato produce morte che la
legge recente non può evitare.
In queste condizioni la
CGIL non può limitarsi a non firmare i contratti,ad
indire referendum tra i lavoratori (che sanno che il
loro voto sarà una testimonianza senza conseguenze), a
cercare di ridurre i danni di una tendenza alla
sconfitta totale dei lavoratori aiutata da una crisi che
viene usata senza scrupoli per terrorizzarli.
Che cosa può fare la
CGIL? Negli ultimi due anni ha dovuto firmare un accordo
con il governo Prodi che difatto peggiora le pensioni,
aggrava il precariato, riduce il welfare. Ha firmato un
accordo con l'Alitalia che contiene norme in contrasto
non solo con diritti dei lavoratori ma coi diritti
generali delle persone. Un accordo scandaloso che
favorisce una cordata capeggiata da Colannino che ha
messo fuori diecimila lavoratori, acquistato a prezzo
stracciato un patrimonio enorme, privatizzato un
servizio che probabilmente dovrà cedere presto.
Sono mesi che la
Confindustria ha pronto nel cassetto dopo averlo steso
con la collaborazione di Cisl e Uil il progetto di
modifica del contratto di lavoro che è nello stesso
tempo un momento di passaggio verso nuove forme di
rapporti non più conflittuali ma collaborativi, una
forma di neocorporativismo nella quale i sindacati
vengono assorbiti in funzione parastatale come gestori
con il padronato di enti bilaterali che hanno
l'obiettivo di privatizzare il welfare. Al rifiuto della
CGIL di firmare, dopo la solita campagna della CGIL che
non capisce la modernità, si è mosso con molta
preoccupazione il PD costituendo una task force che ha
lo scopo di ricondurre la CGIL a Canossa come è già
stato fatto nei due casi precedenti.
A questo punto si
impone una riflessione che è la seguente: l'Unità
sindacale serve ai lavoratori oppure alla Confindustria
ed al Governo? Serve certamente alla Confindustria ed al
Governo! La CGIL è sempre la grande bellissima
organizzazione dei lavoratori italiani o è diventata o
rischia di diventare altro?
Il problema è di
autonomia. La CGIL è sempre stata al passo con le scelte
compiute dal PCI. La svolta dell'Eur non ha forse
coinciso con la politica del compromesso storico e
favorito l'ingresso del PCI nel governo? Ma esistevano
margini che ora sono scomparsi., e gli interessi
strategici del PCI contenevano una crescita poderosa
della condizione del lavoro.Oggi il PCI che ha dentro il
suo gruppo parlamentare non solo Ichino ma due pezzi da
novanta della Confindustria come Colannino e Caleari, il
pci che per un lungo periodo della sua storia è stato
classista (fino a proporre il referendum sulla scala
mobile) e poi per un altro periodo ha osservato una
sorta di terzietà tra aziende e lavoratori, è schierato
con la Confindustria e con le aziende e preme sulla
CGIL perchè continui ad accettare condizioni di sempre
maggiore umiliazione dei diritti dei lavoratori. Ora il
PCI si chiama PD ed ha compiuto una scelta di pieno
liberismo (fuori tempo massimo, per me, dal momento che
il liberismo è in crisi) che non prevede alcuna tutela
dei lavoratori tranne qualche misura compassionevole.
Il PD porta al tavolo del nuovo bipartitismo in dote una
CGIL, in cui la sua componente che è maggioritaria,
riesce a fare compiere scelte che oramai confliggono
apertamente con gli interessi dei lavoratori.
Per questo ritengo che
dal momento che il PD non rinunzia ad esercitare una
pesante tutela sulle scelte della CGIL si ponga a molti,
a cominciare delle categorie che più stanno soffrendo le
conseguenze delle politiche di concertazione, di
decidere sul che fare. Cercare di impedire alla CGIL di
compiere scelte scellerate come quelle del contratto
oppure prendere atto che questo stato di cose in cui il
massimo che è concesso alla CGIL è giocare di rimessa,
ridurre il danno, è insostenibile e dannoso? Insomma
porsi il problema della disaffiliazione della CGIL delle
categorie che si ritengono immediatamente danneggiate e
di organizzare una nuova Confederazione che anzicchè
dialogare con Cisl e UIL e con la UGL della Polverini
raduni in una potente organizzazione di classe tutto il
sindacalismo di base e la tradizione riformista ma non
capitolarda della CGIL di Di Vittorio, Santi, Novella,
Lama,Foa.
La nascita della nuova
Confederazione dovrebbe avvenire proponendo soluzioni
alla crisi non regalando miliardi alle aziende, ma
aumentando i salari e le pensioni, soluzioni di
abolizione del precariato che deve essere limitato ai
lavori stagionali, di revisione della pensione
ritornando al sistema a riparto, di netta chiusura alle
privatizzazioni che hanno aumentato i costi dei servizi
locali alle famiglie, di una scuola pubblica senza
finanziamento per i privati, di una sanità per tutti
finanziata dalla fiscalità generale.
Pietro Ancona
****
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: ugolini bruno unita
Sent: Thursday, February 26, 2009 12:27 PM
Subject: attacco al diritto di sciopero ed al sindacalismo
di base
attacco al diritto di sciopero ed al sindacalismo di base
==========================================
Nessuno si faccia illusione sulla limitazione dei progetti
della destra italiana (e non solo) riguardanti il diritto di
sciopero al settore dei trasporti. Sui punti cruciali di
attacco alla libertà ed alla democrazia come la istituzione
delle ronde,il prelievo delle impronte digitali ai bambini
rom, le leggi di detenzione dei clandestini e di
maggiorazione delle loro pene in caso di reato ed ora del
diritto di sciopero la destra italiana ripercorre la strada
già attraversata da Hitler e da Mussolini negli anni
trenta.
La scelta è stata fatta dal momento che l'opinione pubblica
è stata esasperata contro gli scioperi dei lavoratori del
settore.Spesso si tratta di lavoratori pendolari o di
fruitori dei servizi urbani di fascia medio-povera.
Lo sciopero nei servizi pubblici ha già una
regolamentazione che risale al 1990, aggiornata nel 2000. Un
esame obiettivo dei comportamenti delle categorie da allora
ad oggi non evidenzia un cattivo funzionamento della legge.
La legge ha garantito gli utenti dei trasporti e lo
sciopero selvaggio è una leggenda metropolitana ingigantita
ad arte per mettere la gente contro i sindacati ed i
lavoratori.
Oggi la scelta del governo di stringere e di molto il
cappio del divieto risulta particolarmente odiosa e di parte
per il fatto che le ferrovie dello Stato sono state
privatizzate ed anche l'Alitalia, mentre le aziende
municipalizzate hanno già un regime privatistico e molte
sono state privatizzate.
Ieri una spocchiosa dichiarazione di Mauro Moretti
amministratore delegato delle Ferrovie (con stipendio
milionario) resa al Senato annunziava la scelta del
"macchinista unico", scelta che sarà realizzata anche senza
l'accordo dei lavoratori e del sindacato. Non dimentichiamo
che è in corso una profonda ristrutturazione dei servizi
riguardante la gestione del trasporto ferroviario che
renderanno assai più oneroso e difficile il trasporto ai
pendolari ed agli stessi ferrovieri. Con i nuovi orari molte
persone che viaggiano per raggiungere il posto di lavoro
dovranno alzarsi nel cuore della notte dal momento che in
nome dell'efficienza e del risparmio si fanno saltare tratte
essenziali.
L'Alitalia è stata privatizzata e difatto quasi regalata ad
una cordata di imprenditori. Non si sa più niente di cosa
sta succedendo ai cassaintegrati (diecimila?) ed agli
assunti dalla Cai.Si è molto speculato sui "privilegi" dei
dipendenti Alitalia per ridurli in uno stato di vero e
proprio terrore. Debbono stare molto attenti
nel loro rapporto con l'impresa che è pronta ad usare la
frusta o la mannaia a seconda del caso. Il lavoratore dovrà
vivere la vita dell'azienda con il cuore sempre in
trepidazione e l'occhio supplice rivolto al suo capo perchè
sia sempre benevolo verso di lui.
La presentazione del disegno di legge delega da parte di
Sacconi non coglie di sorpresa nè la Confindustria nè la
Cisl, l'Uil e l'UGL. La CGIL è l'organizzazione che ha fatto
le dichiarazioni più critiche. Ho sentito stamane la Camussi
a tg3. Non si è spinta molto avanti nelle critiche.
Le norme vietano manifestazioni di protesta come
l'occupazione di strade o autostrade che sono state usate
anche dai metalmeccanici per richiamare l'attenzione della
gente sulla loro protesta. Introduce il referendum
preventivo e lo sciopero virtuale.
E' un disegno di legge pensato sopratutto contro i
sindacati di base la cui crescita preoccupa quanti ritengono
di avere raggiunto con le quattro confederazioni
"riconosciute" un punto di equilibrio assai soddisfacente
per la Confindustria ed il Governo.
E' veramente strabiliante che subito dopo l'annunzio fatto
da Sacconi, il Senatore Ichino del PD, esperto giuslavorista
della stessa scuola alla quale si richiama Sacconi, abbia
invitato il PD ad approvare la proposta del Governo.
Insomma, l'accordo nelle grandi linee c'è già e si tratta di
precisare i dettagli.
Chissà se le ronde saranno chiamate ad intervenire a difesa
degli interessi dei cittadini contro eventuali scioperi
contestati dal Governo.....
Nessuno si aspetti che la destra al potere si accontenti
del settore dei trasporti e delle norme che ieri il Senato
ha approvato sul pubblico impiego. Andrà avanti in una
situazione in cui l'opposizione politica è stata estromessa
dal Parlamento, l'opposizione sociale viene criminalizzata,
il lavoro non è più un diritto ma una
elargizione che ti devi conquistare leccando la mano a
qualcuno....come un cagnolino.
Pietro Ancona
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Norme%20e%20Tributi/2009/02/diritto-sciopero-nuove-regole.shtml?uuid=2ae8cc8a-03ee-11de-b262-02b204b540f4&DocRulesView=Libero
http://www.cubscuolatorino.netfirms.com/NonSoloScuola/DirittiSindacali/04_04_xx_SulDirittoDiSciopero.htm
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: info@giuliettochiesa.it
Sent: Saturday, March 28, 2009 10:21 AM
Subject: la CGIL
Caro Chiesa,
ho sentito il giudizio positivo sulla CGIL che hai espresso,
con forza, stamane ad Omnibus. Sono un vecchio sindacalista
CGIL, ero segretario regionale in Sicilia. Purtroppo non
posso condividere questo tuo giudizio dal momento che la
CGIL porta la corresponsabilità dell'impoverimento dei
lavoratori italiani a far data dagli accordi di
concerrtazione firmati da Trentin nel 1993 che fissarono nel
tetto di inflazione programmata il massimo da richiedere in
occasione dei rinnovi contrattuali.
Con il governo prodi la CGIL ha firmato un accordo che
peggiora le pensioni e chiude la lotta al precariato
accettandolo fino in fondo, precariato che ha reso infelici
cinque milioni di persone che stanno incanutendo con
contratti a termine.
In quanto all'accordo non firmato sulla riforma del modello
contrattuale purtroppo la CGIL ha dato via libera alle sue
categorie di trasfonderlo nelle piattaforme contrattuali,
cosa già fatta dalla potente FLAI (agroindustria) che ha
accettato dalle sue consorelle Cisl e UIL tutti i punti
dell'accordo separato.
Inoltre si è fatta scrivere una nota di biasimo dalla Ces
sempre per non avere firmato con Cisl e UIl. Indovina chi
firma la nota: Walter Cerfeda emanazione della CGIL nella
Ces. Insomma copia il giochino del governo che si fa
rimproverare dal FMI o dalla UE quando vuole
assolutamente far passare una cosa.
Con molta amarezza.
Pietro Ancona
****
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: redazione@lospiraglio.it
Sent: Monday, April 06, 2009 3:29 PM
Subject: cgil
FUTURO SI INDIETRO NO
======================
Lo slogan della manifestazione nazionale della CGIL che
avrà luogo a Roma domani "Futuro si indietro no "è
disvelatore della volontà di rendere inoffensivo il suo
significato. Parlo di volontà e non di errore o altro dal
momento che avendo letto la piattaforma rivendicativa
dello sciopero di domani mi sono reso conto, con sgomento,
della assenza di richiesta di radicali misure rivolte a dare
una risposta alla grave ed anche infelice condizione dei
lavoratori italiani. Che vuole dire "indietro no"?
l'obiettivo è forse quello del mantenimento delle condizioni
attuali e di non peggiorarle ancora? Indietro sarebbe un
obiettivo concreto positivo, anzi positivissimo, se si
riferisse ad un ritorno alla indicizzazione dei salari e
delle pensioni ed alla situazione precedente la legge trenta
nonchè al minuto prima delle privatizzazioni che hanno
appesantito le bollette per i servizi (acqua,luce,gas,igiene
urbana.....) Tornare indietro sarebbe fare un magnifico
passo avanti per la sicurezza ed il reddito dei lavoratori e
il welfare. Ma la CGIL non chiede di non tornare indietro
dalle condizioni attuali che sono tra le peggiori che siano
mai state inflitte ai lavoratori italiani. "Futuro si",
l'altra parte dello slogan non chiarisce di quale futuro si
parla ma, dal momento che non c'è nessuna volontà di
attaccare la legge trenta, dal momento che non si chiede
niente al padronato ed il sostegno ai salari viene
individuato soltanto nelle misure di sgravi fiscali, dal
momento che non si dice una parola contro le
privatizzazioni, il futuro che la CGIL chiede è più o meno
l'Italia di oggi, la peggiore che ci sia mai stata ancora
più di quella che diede luogo alle grandi manifestazioni
degli anni sessanta culminate nello Statuto dei diritti dei
Lavoratori sostenuto sempre più debolmente dalla CGIL. E'
doloroso constatare come pur sapendo delle condizioni
schiavistiche di molti lavoratori specialmente stranieri non
si rivendichi l'adozione del Salario Minimo Garantito per
legge.
In questi giorni molti si sono chiesti perchè mai la
reazione alla crisi economica dei lavoratori italiani sia
assai meno marcata di quello di altri lavoratori europei che
si sono spinti fino al sequestro dei managers. La risposta
sta nella solitudine dei lavoratori italiani che sono
sovrastati da tre Confederazioni Sindacali filogovernative e
filoconfindustriali (Cisl,Uil, UgL) e da una grande
Confederazione che subisce un processo di crescente
istituzionalizzazione sotto la spinta della sua corrente
maggioritaria, una corrente che si muove in funzione degli
interessi "partitici" del PD e della sua cultura liberista.
I liberi sindacati di base sono discriminati e non vengono
ammessi alle trattative pur essendo assai rappresentativi
della parte più combattiva dei lavoratori italiani.
Domani il grande corteo dei lavoratori italiani sarà pieno
di una forte carica di cambiamento, un sentimento profondo
che richiede giustizia sociale e dignità, esprimerà una
volontà di radicale rottura della situazione attuale che
sarà tradotto dalla CGIL in una politica soft di
assecondamento della manovra governativa e della
confindustria.
Dopo il 4 aprile ci sarà un 5 aprile in cui la grande
mobilitazione sarà servita soltanto per mostrare al Governo
quanto sia importante trattare anche con la CGIL. Trattare
naturalmente entro rigidissimi steccati neoliberisti e di
ulteriore dissoluzione del diritto del lavoro quale si è
formato fino agli accordi di concertazione del 93. Ma
questo non conta. Conta sedere al tavolo dei vincenti..
Pietro Ancona
****
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: redazione@lospiraglio.it
Sent: Monday, April 06, 2009 3:29 PM
Subject: cgil
FUTURO SI INDIETRO NO
======================
Lo slogan della manifestazione nazionale della CGIL che
avrà luogo a Roma domani "Futuro si indietro no "è
disvelatore della volontà di rendere inoffensivo il suo
significato. Parlo di volontà e non di errore o altro dal
momento che avendo letto la piattaforma rivendicativa
dello sciopero di domani mi sono reso conto, con sgomento,
della assenza di richiesta di radicali misure rivolte a dare
una risposta alla grave ed anche infelice condizione dei
lavoratori italiani. Che vuole dire "indietro no"?
l'obiettivo è forse quello del mantenimento delle condizioni
attuali e di non peggiorarle ancora? Indietro sarebbe un
obiettivo concreto positivo, anzi positivissimo, se si
riferisse ad un ritorno alla indicizzazione dei salari e
delle pensioni ed alla situazione precedente la legge trenta
nonchè al minuto prima delle privatizzazioni che hanno
appesantito le bollette per i servizi (acqua,luce,gas,igiene
urbana.....) Tornare indietro sarebbe fare un magnifico
passo avanti per la sicurezza ed il reddito dei lavoratori e
il welfare. Ma la CGIL non chiede di non tornare indietro
dalle condizioni attuali che sono tra le peggiori che siano
mai state inflitte ai lavoratori italiani. "Futuro si",
l'altra parte dello slogan non chiarisce di quale futuro si
parla ma, dal momento che non c'è nessuna volontà di
attaccare la legge trenta, dal momento che non si chiede
niente al padronato ed il sostegno ai salari viene
individuato soltanto nelle misure di sgravi fiscali, dal
momento che non si dice una parola contro le
privatizzazioni, il futuro che la CGIL chiede è più o meno
l'Italia di oggi, la peggiore che ci sia mai stata ancora
più di quella che diede luogo alle grandi manifestazioni
degli anni sessanta culminate nello Statuto dei diritti dei
Lavoratori sostenuto sempre più debolmente dalla CGIL. E'
doloroso constatare come pur sapendo delle condizioni
schiavistiche di molti lavoratori specialmente stranieri non
si rivendichi l'adozione del Salario Minimo Garantito per
legge.
In questi giorni molti si sono chiesti perchè mai la
reazione alla crisi economica dei lavoratori italiani sia
assai meno marcata di quello di altri lavoratori europei che
si sono spinti fino al sequestro dei managers. La risposta
sta nella solitudine dei lavoratori italiani che sono
sovrastati da tre Confederazioni Sindacali filogovernative e
filoconfindustriali (Cisl,Uil, UgL) e da una grande
Confederazione che subisce un processo di crescente
istituzionalizzazione sotto la spinta della sua corrente
maggioritaria, una corrente che si muove in funzione degli
interessi "partitici" del PD e della sua cultura liberista.
I liberi sindacati di base sono discriminati e non vengono
ammessi alle trattative pur essendo assai rappresentativi
della parte più combattiva dei lavoratori italiani.
Domani il grande corteo dei lavoratori italiani sarà pieno
di una forte carica di cambiamento, un sentimento profondo
che richiede giustizia sociale e dignità, esprimerà una
volontà di radicale rottura della situazione attuale che
sarà tradotto dalla CGIL in una politica soft di
assecondamento della manovra governativa e della
confindustria.
Dopo il 4 aprile ci sarà un 5 aprile in cui la grande
mobilitazione sarà servita soltanto per mostrare al Governo
quanto sia importante trattare anche con la CGIL. Trattare
naturalmente entro rigidissimi steccati neoliberisti e di
ulteriore dissoluzione del diritto del lavoro quale si è
formato fino agli accordi di concertazione del 93. Ma
questo non conta. Conta sedere al tavolo dei vincenti..
Pietro Ancona
****
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: micromega
Sent: Tuesday, April 07, 2009 4:16 PM
Subject: the day after
The day after
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Mentre Epifani concludeva con il suo discorso la
manifestazione del Circo Massimo cominciava il 5 aprile,
il giorno dopo. Il suo discorso mi ha confermato nel
ruolo del tutto negativo che la CGIL si è data e che si
è accentuato con la gestione dell'attuale Segretario.
Nessuna delle sue quattro proposte interpreta la grande
volontà di cambiamento, di liberazione dallo stato di
ricatto e di sottomissione, di uscire dallo stato di
povertà
dovuto a salari o pensioni del tutto insoddisfacenti dei
lavoratori italiani Avrebbe dovuto chiedere un piano
per la costruzione di
duecentomila alloggi popolari per dare una risposta ai
tanti giovani costretti al celibato a restare in casa
dei genitori fino a 35 anni ma si è limitato a
dire."Quello che propongo è un tavolo che possa
affrontare 4 problemi : 1) Le politiche industriali e
gli investimenti a partire dal Mezzogiorno; 2) Discutere
cifre alla mano sulla capienza e congruità degli
ammortizzatori sociali e vedere un blocco effettivo dei
licenziamenti: 3) Discutere dei problemi dei pensionati;
4) Affrontare i temi della giustizia fiscale e dei temi
dello sviluppo sostenibile. Anche Confindustria avrebbe
interesse ad un tavolo vero di discussione. In sostanza
senza una politica industriale il nostro è un Paese che
uscirà dalla crisi più debole nel mondo».
Non c'è la proposta di uno scudo anticrisi dei
lavoratori. Mi riferisco alla richiesta del Salario
Minimo Garantito per Legge dal momento che la crisi
viene usata da imprenditori privi di scrupoli per pagare
a 2 o 3 euro l'ora
lavoratori assunti con uno dei tanti diabolici
marchingegni della legge Biagi. Non c'è la richiesta
alla Confindustria di un miglioramento delle
retribuzioni oggi inferiori di circa il trenta per cento
a quelle degli altri paesi industrializzati ed italiane
ante 1993. Non viene chiesta l'abrogazione della legge
Biagi che pur era nei programmi della CGIL fino a poco
prima del governo Prodi. In quanto alla cosidetta
giustizia fiscale immagino che se ne parli per
raggranellare qualche spicciolo sulla busta paga. Non
una parola è stata spesa per l'enorme degrado dei
servizi sociali, per la mancanza di asili nido che in
atto decurtano il salario di almeno trecento euro
mensili a coloro che ne hanno bisogno per lavorare. Non
una parola per la spinta verso la privatizzazione
dell'acqua che peserà assieme alle altre bollette sul
bilancio delle famiglie.
L'ossessione è il "tavolo" delle trattative. Un tavolo
che viene agognato ma al quale non viene chiesto niente.
La CGIL è forte, è più forte di Cisl ed UIL e non può
essere escluso dal negoziato . Un negoziato la cui
agenda è dettata dalla Confindustria. Si discute su
progetti di "riforma" del lavoro predisposti dagli
uffici studi della Confindustria. Non sono ammessi
argomenti diversi di discussione. Tutto lo struggimento
di Epifani per il suo allontanamento da questo tavolo
non meritava la mobilitazione, l'entusiasmo genuino,
l'impegno di milioni di lavoratori che credono di
lottare per qualcosa che purtroppo non c'è più da un
pezzo.
La controprova del carattere del tutto neutro della
posizione della CGIL è data dalla presenza in piazza di
Franceschini e di altro dirigenti del PD. Il PD ha
scelto la Confindustria e ne condivide le politiche.
Ichino, Letta ed altri sono sostenitori della legge
trenta e accettano la "riforma" del contratto. Proprio
oggi un gruppo di parlamentari del PD ha presentato
una proposta bipartisan per abolire l'art.18 seppur
attraverso il cosidetto contratto unico. Con questo
Parlamento e con queste Confederazioni difficilmente i
lavoratori italiani potranno recuperare almeno le
posizioni che avevano dieci anni fa.
Pietro Ancona
***
-----
Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: eguaglianza e libertà
Cc: rassegna sindacale
Sent: Wednesday, April 15, 2009 11:34 AM
Subject: : il convitato di pietra
il convitato di pietra
==============
Domani la Confindustria firmerà con Cisl ed Uil l'accordo
per la riforma della contrattazione sindacale. La firma
doveva avvenire già la settimana scorsa ma la signora
Marcegaglia ha voluto dare tempo alla CGIL altri otto
giorni. La Marcegaglia ha anche fatto una curiosa
comunicazione: la CGIL non firmerà ma sarà presente alla
cerimonia dell'accordo. Mi sono stropicciato gli occhi non
credendo a quanto leggevo: Che vuol dire? Quale significato
ha la presenza di Epifani o altri esponenti della CGIL nel
luogo dove si firmano accordi contro i quali si è fatta una
delle più grandi manifestazioni di protesta di questo
decennio? Forse la presenza significa: "vorrei firmare ma
non posso", oppure: non firmo ma non intendo rompere con voi
(Cisl,Uil,UGL,padronato....), oppure: non firmo, ma sono
solidale con voi e non metterò in discussione le
applicazioni pratiche dell'accordo, anzi collaborerò.......
Non so quali altri significati possa avere questa presenza
al tavolo degli accordi ma certamente piuttosto che
imbarazzare i firmatari (che non si peritano di
svillaneggiare ad ogni piè sospinto la CGIL fino a
confonderla con i "sequestratori" dei managers) attenua
ed equivoca la posizione di opposizione all'assassinio del
contratto nazionale fin qui manifestata dalla CGIL.
Può anche darsi che la CGIL pretenderà di includere una
sua dichiarazione a verbale nel testo dell'accordo e questo
spiegherebbe la sua presenza. Questa dichiarazione può
essere concordata con Confindustria CIsl e UIL e disarmare
la portata di contestazione e di alterità che finora
Epifani ha manifestato. Se la opposizione agli accordi
separati fosse vera, domani dovrebbe essere comunicato la
decisione di uno sciopero generale
dalla CGIL e l'avvio di una sua politica di collaborazione
con il sindacalismo di base (che ha contribuito
considerevolmente al successo del Circo Massimo). Ma non ci
saranno novità di rilievo. La CGIL ha scelto di stare seppur
riottosa nella barca dei vincenti. I lavoratori, sconfitti,
saranno soli. Entro pochi anni non avranno più alcuna tutela
contrattuale dal momento che la stragrande maggioranza delle
imprese italiane è di piccola dimensione e non darà luogo a
nessun accordo aziendale o territoriale. Presto, molto
presto, il salario ed il contratto saranno decisioni
unilaterali ed indiscutibili del padronato. Si adempierà il
sogno dei liberisti di una
"contrattazione individuale" e cioè unilaterale.
Palermo,14 aprile 2009
Pietro Ancona
****
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Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Thursday, April 16, 2009 8:03 PM
Subject: L'accordo separato è legge?
L'articolo di Giorgio Cremaschi, dirigente della Fiom e del
gruppo 28 aprile della CGIL, apparso su Liberazione di oggi
è titolato "l'accordo separato è legge. Il no della Cgil
serva per ripartire." Non so se la titolazione dello scritto
sia dello stesso Cremaschi o della redazione di Liberazione.
Dice tuttavia una cosa non vera. Non è vero che l'accordo
separato tra Confindustria,Governo, Cisl,UIl,UGL sia legge.
Si tratta di un accordo separato che non ha alcun valore
erga omnes, non può vincolare i lavoratori aderenti ai
Sindacati (CGIL e sindacati di base) che non l'hanno
sottoscritto. Dare per scontato che l'accordo separato sia
"legge" significa accettarne sia pure obtorto collo
l'esistenza e la legittimità. La legittimità dell'accordo
separato è tutt'altro che scontata. Si tratta di un accordo
interconfederale che modifica profondamente i contratti del
settore privato ma anche quelli del settore pubblico. Per
avere validità generale, per essere "legge" l'accordo
separato, in base alla normativa tuttora esistente seppur in
carenza di attuazione dell'art.39 della Costituzione, deve
essere dichiarato tale da una legge della Repubblica. Per
quanto il Parlamento abbia una maggioranza di centro-destra
ed una opposizione che, sull'argomento, condivide la linea
del Governo, non credo che sarà facile fare dichiarare erga
omnes un accordo non sottoscritto dai rappresentanti della
maggioranza dei lavoratori italiani (CGil e Cobas).
Purtroppo, noto una scarsa o nulla volontà di andare oltre
il mero rifiuto alla firma dell'accordo. Autorevoli
dirigenti delle Federazioni di Categoria della CGIL
dichiarano che la questione del modello contrattuale non è
la priorità ma una questione secondaria a quella del costo
della vita, della ripresa produttiva, dell'occupazione. La
stessa presenza di Epifani alla cerimonia di firma degli
accordi solleva interrogativi specialmente quando la
Marcegaglia afferma di confidare nella disponibilità delle
federazioni di categoria della CGIL ( sappiamo che la Flai
ha già accettato l'accordo separato come canovaccio dei suoi
accordi con gli altri sindacati per il rinnovo del
contratto)-
Detto questo, credo che la manifestazione del 4 aprile sia
il canto del cigno di una stagione di lotte animate da una
CGIL autonoma dal padronato e dai partiti, legata ai
lavoratori. Non ci saranno altre manifestazioni ed alla
chetichella, ad una ad una, le categorie si adegueranno
all'accordo separato. Chi non si adeguerà sarà in
disgrazia nel PD e nella stessa CGIL.
Pietro Ancona
****
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: redazione@ilmanifesto.it ; campetti@ilmanifesto.it
Sent: Friday, April 17, 2009 3:43 PM
Subject: sindacato padrone
Il venti per cento della Chrysler al Sindacato. Non è
azionariato operaio.
======================================================
Pare che il ricchissimo e potente sindacato americano
dell'auto parteciperà alla pari della Fiat al ricostituito
capitale della Chrysler con una percentuale del venti per
cento. Questo avverrà dopo l'adesione alla proposta del
Presidente Obama di un ulteriore taglio dei salari e dei
diritti dei dipendenti. L'ennesimo di questo ultimo
decennio. Questa scelta del Sindacato americano deve fare
riflettere sul suo nefasto ruolo. Tenendo i lavoratori al
guinzaglio come un accalappiacani, il Sindacato ha favorito
e favorisce un vasto, doloroso e profondo processo di
pauperizzazione dei lavoratori a vantaggio di profitti
sempre più sfrenati delle multinazionali . In tutto
l'Occidente l'impoverimento delle masse popolari è anche
conseguenza
delle politiche sindacali. Oggi sbaglierebbe di grosso
chi confondesse l'acquisizione della quota azionaria del
sindacato UAW (United auto Worcker) con l'azionariato
operaio che, in dibattiti degli anni sessanta, costituiva
una risposta alla questione della gestione delle imprese. Il
Sindacato non c'entra niente con i lavoratori dai quali
ricava la sua ricchezza. E' un organismo che non solo è
sottratto al controllo dei suoi iscritti ma è da questi
temuto. Il potere del Sindacato americano deriva dai suoi
legami a volte inconfessabili con le aziende ed in genere
con l'establiscement. Questi legami e una legislazione che
favorisce la gestione autoritaria del Sindacato hanno
isolato i lavoratori che praticamente sono nelle mani delle
imprese e dei sindacati. Il processo che in Italia è
iniziato con gli accordi di concertazione del 1993 negli Usa
è assai più avanzato e dura oramai da oltre cinquanta anni
durante i quali il welfare è stato ridimensionato ed i
salari ed i contratti sono la pallida ombra di ciò che
furono originariamente e per qualche decennio in cui si
assicurò un relativo benessere alle classi lavoratrici.
Ho letto che la Cisl italiana parteciperà agli accordi
della Crysler e questo mi conferma nel convincimento che
bisogna rafforzare l'opposizione ideologica al processo di
allontanamento del sindacato dai lavoratori e dalla tutela
dei loro interessi per farne un agente del capitalismo. La
crescita di importanza degli enti bilaterali faranno sempre
di più del contratto uno strumento di tutela e di espansione
del "sindacato" spesso a danno dei lavoratori fino al
paradosso di un vero e proprio conflitto di interesse tra
sindacato-lavoratori per la crescente divaricazione degli
interessi rappresentati.
pietro ancona
****
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: circolo pasolini pavia
Sent: Wednesday, April 22, 2009 4:53 PM
Subject: Il sindacalismo confederale come "cavezza con
morso"
Il Sindacato italiano, uno e trino, anzi uno e quadruplo
con l'UgL (parlo dei sindacati "rispettabili" non certo dei
cobas considerati focolai di anarco-sindacalisti e teste
calde) è da tempo una cavezza che tiene al loro posto, a
bada, i lavoratori che da anni sopportano la continua
manipolazione e rimanipola_
zione dei loro diritti, del welfare che li riguarda.
Cavezza munita di morso che fa sanguinare ogni volta che si
tenta uno strappo.
Nell'ultimo decennio, periodo di massima crescita della
potenza e dello splendore dei Sindacati Confederali che
oramai dichiarano più di dieci milioni di aderenti e diecine
di migliaia di funzionari a tempo pieno i lavoratori
italiani hanno subito una costante diminuzione dei loro
salari e del loro potere sociale. In azienda debbono stare
con la coda tra le gambe, non fiatare, stare attenti
a non fare passi falsi, a non farsi annotare tra i
"rompiscatole".
Mentre le Confederazioni- cavezza con morso crescono di
potenza ed insuperbiscono per la frequentazione dello stanze
del potere, dei salotti della borghesia e degli arricchiti,
i gli operai-cavalli sono diventati magri e scheletrici
ronzini denutriti, costretti financo a cibarsi di alimenti
comprati nei discount ed a calzare scarpe cinesi che magari
deformano le loro estremità, a vestirsi nei mercatini
rionali e nei grandi magazzini più dozzinali.Non sono più
in grado di cambiarsi l'auto che diventa sempre più
inquinante e fonte di contravvenzioni, non riescono più,
come i loro padri, fare laureare almeno un figlio e se si
azzardano a fare un mutuo per comprare una casa è probabile
che la perdano per le ipoteche bancarie. Al cinema, al
teatro, ai consumi culturali, alla "villeggiatura"
non ci pensano più da un pezzo.
Se un operaio-ronzino ha una volta fatto un debito con una
finanziaria per comprarsi un motorino ed ha finito di
pagarlo regolarmente viene tormentato da una quantità enorme
di depliant che gli offrono mirabolanti condizioni di
prestiti "vantaggiosi". C'è una criminale incentivazione
all'indebitamento. Persone con tredicimila euro di reddito
annuale vengono circuite per sottoscrivere debiti di tre o
quattro volte maggiori. Si arriva financo a mandare per
posta il facsimile dell'assegno di dieci o quindicimila euro
che la finanziaria darebbe in quattro e quattrotto ed a
condizioni che sono tuttaltro che esose. Ci sono aziende in
cui la cessione del quinto non risparmia praticamente nessun
dipendente. Ci sono giovani lavoratori indebitati per quasi
l'ammontare del loro salario mensile e sopravvivono con
l'aiuto dei genitori o di prestiti per pagare prestiti.
L'immoralità criminale di questa continua spinta
all'indebitamento dei più deboli dovrebbe fare vergogna al
sistema finanziario italiano.
La condizione operaia diventata drammatica non spinge
neppure la CGIL che è sempre stata l'organizzazione
sindacale per antonomasia a chiedere un sostanziale aumento
dei salari. Stamane il Governatore della Banca d'Italia ha
denunziato l'impoverimento degli operai a vantaggio dei
lavoratori autonomi. Una volta, in presenza di dati così
scandalosamenti chiari, di un trasferimento di redditi così
marcato dal lavoro dipendente ai profitti, si sarebbe fatto
qualcosa. Ora, la CGIL che risulta La Confederazione meno
allineata al Governo ed alla Confindustria se ne sta zitta
ed al massimo propone
qualche alleggerimento fiscale, qualche spicciolo. La CGIL
non ha niente da chiedere al padronato che
si è arricchito con i bassi salari derivanti dagli accordi
del 93. Quasi un ventennio in cui l'impoverimento delle
masse lavoratrici italiane ed il loro distacco dai paesi
industrializzati è diventato clamoroso!!
Se rileggete il manifesto dello sciopero CGIL del 4
aprile e di quelle precedenti ed anche la piattaforma delle
categorie di "sinistra" metalmeccanici e statali" (che
stanno rapidamente rientrando nei ranghi del perbenismo
confederale) non troverete quanto servirebbe ai lavoratori
oggi: un aumento di almeno il venti per cento dei salari ma
generiche richieste di una diversa politica economica. Della
abolizione della legge Biagi neanche a parlarne. E' tabù.
Non viene da tempo neppure menzionata nei documenti
ufficiali.
L'ultimo accordo tra tre delle quattro confederazioni è
stato firmato alla presenza della CGIL dissenziente. Una
sorta di convitato di pietra, di testimone. Ma, nella
sostanza, è come se quell'accordo contro il quale hanno
manifestato milioni di lavoratori fosse stato firmato dal
momento che costituirà la base di tutti i rinnovi
contrattuali di categoria (vedi flai)
Oggi si conclude il Direttivo della CGIL. Il suo documento
finale sarà la prova documentale della impossibilità di
recuperarla , ad una linea di autonomia e di difesa vera dei
lavoratori. Se ne intuiscono i lineamenti dal dibattito in
corso. Il pressing del PD di Letta,Ichino,Damiano,Bersani è
pesante, molto pesante.
.Bisognerebbe cominciare a prenderne atto, senza assurde
speranze di salvazione. Il sindacalismo confederale italiano
è di gran lunga peggiore di quello americano e non ha
conservato la dignità dei sindacati francesi e tedeschi. E'
la longa manus della Confindustria e del Governo sui
lavoratori ai quali ha imposto tutto dal precariato alla
detassazione degli straordinari alla cessione del TFR a
vantaggio di una previdenza privata spesso truffaldina a
continue rimanipolazioni delle pensioni oramai ridotte a una
miserevole cosa.-
Bisogna trovare il coraggio di rompere e di comprendere
finalmente tutta la pericolosità sociale dell'Unità
sindacale, un tempo valore supremo e grande momento
sinergico per i diritti e la dignità operaia. L'unità
bisogna farla tra i lavoratori ma fuori dalle
Confederazioni.
Pietro Ancona
http://www.rainews24.rai.it/notizia.asp?newsid=115606
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Economia/2007/03_Marzo/29/costo_lavoro_europa.shtml
http://www.aeeeitalia.it/documenti/EurispesStudiosalari.pdf
****
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: info@confsal.it
Sent: Thursday, April 23, 2009 2:06 PM
Subject: le conclusioni del direttivo cgil di ieri
Il Sindacato italiano, uno e trino, anzi uno e quadruplo
con l'UgL (parlo dei sindacati "rispettabili" non certo dei
cobas considerati focolai di anarco-sindacalisti e teste
calde) è da tempo una cavezza che tiene al loro posto, a
bada, i lavoratori che da anni sopportano la continua
manipolazione e rimanipolazione dei loro diritti, del
welfare che li riguarda. Cavezza munita di morso che fa
sanguinare ogni volta che si tenta uno strappo.
Nell'ultimo decennio, periodo di massima crescita della
potenza e dello splendore dei Sindacati Confederali che
oramai dichiarano più di dieci milioni di aderenti e diecine
di migliaia di funzionari a tempo pieno i lavoratori
italiani hanno subito una costante diminuzione dei loro
salari e del loro potere sociale. In azienda debbono stare
con la coda tra le gambe, non fiatare, stare attenti
a non fare passi falsi, a non farsi annotare tra i
"rompiscatole".
Mentre le Confederazioni- cavezza con morso crescono di
potenza ed insuperbiscono per la frequentazione dello stanze
del potere, dei salotti della borghesia e degli arricchiti,
i gli operai-cavalli sono diventati magri e scheletrici
ronzini denutriti, costretti financo a cibarsi di alimenti
comprati nei discount ed a calzare scarpe cinesi che magari
deformano le loro estremità, a vestirsi nei mercatini
rionali e nei grandi magazzini più dozzinali.Non sono più
in grado di cambiarsi l'auto che diventa sempre più
inquinante e fonte di contravvenzioni, non riescono più,
come i loro padri, fare laureare almeno un figlio e se si
azzardano a fare un mutuo per comprare una casa è probabile
che la perdano per le ipoteche bancarie. Al cinema, al
teatro, ai consumi culturali, alla "villeggiatura"
non ci pensano più da un pezzo.
Se un operaio-ronzino ha una volta fatto un debito con una
finanziaria per comprarsi un motorino ed ha finito di
pagarlo regolarmente viene tormentato da una quantità enorme
di depliant che gli offrono mirabolanti condizioni di
prestiti "vantaggiosi". C'è una criminale incentivazione
all'indebitamento. Persone con tredicimila euro di reddito
annuale vengono circuite per sottoscrivere debiti di tre o
quattro volte maggiori. Si arriva financo a mandare per
posta il facsimile dell'assegno di dieci o quindicimila euro
che la finanziaria darebbe in quattro e quattrotto ed a
condizioni che sono tuttaltro che esose. Ci sono aziende in
cui la cessione del quinto non risparmia praticamente nessun
dipendente. Ci sono giovani lavoratori indebitati per quasi
l'ammontare del loro salario mensile e sopravvivono con
l'aiuto dei genitori o di prestiti per pagare prestiti.
L'immoralità criminale di questa continua spinta
all'indebitamento dei più deboli dovrebbe fare vergogna al
sistema finanziario italiano.
La condizione operaia diventata drammatica non spinge
neppure la CGIL che è sempre stata l'organizzazione
sindacale per antonomasia a chiedere un sostanziale aumento
dei salari. Stamane il Governatore della Banca d'Italia ha
denunziato l'impoverimento degli operai a vantaggio dei
lavoratori autonomi. Una volta, in presenza di dati così
scandalosamenti chiari, di un trasferimento di redditi così
marcato dal lavoro dipendente ai profitti, si sarebbe fatto
qualcosa. Ora, la CGIL che risulta La Confederazione meno
allineata al Governo ed alla Confindustria se ne sta zitta
ed al massimo propone
qualche alleggerimento fiscale, qualche spicciolo. La CGIL
non ha niente da chiedere al padronato che
si è arricchito con i bassi salari derivanti dagli accordi
del 93. Quasi un ventennio in cui l'impoverimento delle
masse lavoratrici italiane ed il loro distacco dai paesi
industrializzati è diventato clamoroso!!
Se rileggete il manifesto dello sciopero CGIL del 4
aprile e di quelli precedenti ed anche la piattaforma delle
categorie di "sinistra" metalmeccanici e statali, (che
stanno rapidamente rientrando nei ranghi del perbenismo
confederale), non troverete quanto servirebbe ai lavoratori
oggi: un aumento di almeno il venti per cento dei salari, ma
soltanto generiche richieste di una diversa politica
economica. Della abolizione della legge Biagi neanche a
parlarne. E' tabù. Non viene da tempo neppure menzionata nei
documenti ufficiali.
L'ultimo accordo tra tre delle quattro confederazioni è
stato firmato alla presenza della CGIL dissenziente. Una
sorta di convitato di pietra, di testimone. Ma, nella
sostanza, è come se quell'accordo contro il quale hanno
manifestato milioni di lavoratori fosse stato firmato dal
momento che costituirà la base di tutti i rinnovi
contrattuali di categoria (vedi Flai)
Oggi si conclude il Direttivo della CGIL. Il suo documento
finale sarà la prova documentale della impossibilità di
recuperarla ad una linea di autonomia e di difesa vera dei
lavoratori. Se ne intuiscono i lineamenti dal dibattito in
corso. Il pressing del PD di Letta, Ichino, Damiano, Bersani
è pesante, molto pesante.
.Bisognerebbe cominciare a prenderne atto, senza assurde
speranze di salvazione. Il sindacalismo confederale italiano
è di gran lunga peggiore di quello americano e non ha
conservato la dignità dei sindacati francesi e tedeschi. E'
la longa manus della Confindustria e del Governo sui
lavoratori ai quali ha imposto tutto dal precariato alla
detassazione degli straordinari alla cessione del TFR a
vantaggio di una previdenza privata spesso truffaldina, a
continue rimanipolazioni delle pensioni oramai ridotte a una
miserevole cosa.-
Bisogna trovare il coraggio di rompere e di comprendere
finalmente tutta la pericolosità sociale dell'Unità
sindacale, un tempo valore supremo e grande momento
sinergico per i diritti e la dignità operaia. L'unità
bisogna farla tra i lavoratori ma fuori dalle
Confederazioni.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
http://www.rainews24.rai.it/notizia.asp?newsid=115606
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Economia/2007/03_Marzo/29/costo_lavoro_europa.shtml
http://www.aeeeitalia.it/documenti/EurispesStudiosalari.pdf
DOCUMENTO CONCLUSIVO CGIL
http://www.rassegna.it/articoli/2009/04/22/46036/il-documento-conclusivo-del-direttivo-cgil
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: micromega
Sent: Tuesday, April 28, 2009 3:27 PM
Subject: PRIMO MAGGIO SENZA DOMANI
PRIMO MAGGIO SENZA DOMANI
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Mi domando che cosa racconteranno i tre segretari alla
gente che, nella convinzione sempre meno ferma che i
Sindacati li rappresentino e li difendino, si recherà ai
comizi per ascoltare i loro discorsi e ricavarne una qualche
speranza per un futuro che in molti non riescono più ad
immaginarsi. Se facciamo un bilancio dal primo maggio scorso
a questo le cose sono certamente peggiorate anche con la
partecipazione attiva del Sindacato. E' stato firmato un
accordo da Cisl, Uil e Ugl per riformare in peggio, molto in
peggio, il contratto nazionale di lavoro. La CGIL non ha
firmato ma ha preteso di assistere quale convitato di
pietra alla stipula degli accordi contro i quali ha fatto
una manifestazione nazionale con milioni di lavoratori. Ma
già dall'ultimo Direttivo della CGIL si evince che non ci
sarà una reale resistenza al nuovo modello contrattuale
dettato dalla Confindustria e che le categorie dovranno
adottarlo in occasione dei rinnovi dei loro contratti.
Questo per il tabù dell'unità sindacale, una condizione che
un tempo dava forza ai lavoratori e che oggi è un pesante
macigno posto sulle loro spalle.
Il diritto di sciopero è stato rimesso in discussione e, con
provvedimenti amministrativi assunti dai Comuni,
le piazze, una dopo l'altra, si stanno vietando. A Roma vige
già un accordo sottoscritto anche dalla CGIL per
evitare manifestazioni e cortei ed è di oggi la notizia che
Milano si accinge a fare lo stesso e per i cortei di
protesta e per la preghiera degli islamici.
Il Primo Maggio nasce con la rivendicazione delle otto ore
di lavoro. Una rivendicazione che, nel corso di quasi un
secolo di lotte è pervenuta alle quaranta ore settimanali
ed addirittura alle trentacinque ore in Francia ora
abolite da Sarkozy). Le 35 ore del governo socialista
francese furono il canto del cigno. Ora siamo nel piano di
una tendenza opposta volta a negare ai lavoratori la
disponibilità del tempo della loro vita. Una normativa
europea alla quale i governi si adeguano rapidamente
stabilisce 11 ore di riposo consecutive. I lavoratori hanno
l'obbligo di dare la disponibilità di tredici ore alla loro
azienda.La settimana lavorativa può anche essere di sessanta
ore. La tendenza è di andare anche oltre. Non siamo alla
condizione dei lavoratori cinesi costretti a dormire in
fabbrica per prestare tutta la loro vita all'impresa ma
l'evoluzione della questione non promette niente di buono.
Se guardiamo ai salari ed alle pensioni non esiste alcuna
richiesta di loro miglioramento. Le pensioni sono state
quasi annullate da un ciclo di controriforme iniziato da
Dini e che non si è ancora concluso e per i salari
nessuna rivendicazione viene avanzata al padronato. Si
chiede qualche spicciolo al Governo attraverso la
detassazione o qualche piccolo intervento fiscale.
L'allarme sulla tristissima condizione dei lavoratori è
stato lanciato diverse volte non dai sindacati ma dalla
Istat e dalla Banca d'Italia. Quattro milioni di
lavoratori sono precari oramai stabili nel senso che non
esiste alcuna prospettiva di assunzione a tempo
indeterminato. I lavoratori a tempo indeterminato sono
assediati e minacciati da nuove aggressioni al loro status.
In Parlamento ferve una attività bipartisan di squadroni di
guastatori del diritto al lavoro consacrato in tante leggi
dello Stato e nello Statuto dei Diritti dei Lavoratori. Oggi
è sotto tiro la legge sui licenziamenti individuali. Si
vuole negare il diritto alla magistratura di intervenire. Il
datore di lavoro diventa DIO inappellabile. Se ti licenzia
non sarai più tutelato dal diritto naturale e civile di
ricorrere ad un giudice come è sempre stato.
Leggevo oggi che ventidue bambini di un paese del milanese
non hanno più i pasti perchè le loro famiglie non pagano il
tiket. 14 di questi sono rom. Le maestre si privano del loro
vassoio per dare da mangiare ai bambini. L'amministrazione
comunale (centro-sinistra) sostiene che è giusto che vengano
lasciati a digiuno.
A che cosa servono i soldi del Comune? A pagare grassi
emolumenti agli amministratori. E' ormai chiaro che Comuni e
Regioni servono a mantenere una oligarchia di politici
sempre più benestanti che, con le privatizzazioni,
arricchiscono anche i loro famigli. Una nuova classe sociale
quella dei "politici a tempo" pieno si ritaglia una
consistente e burrosa fetta dal reddito nazionale.Questa
classe è presente a tutti i livelli della pubblica
amministrazione.
E' oramai chiaro, chiarissimo, che i Sindacati Confederali
italiani che celebrano insieme il Primo Maggio non hanno
alcuna intenzione di mettere in discussione i salari, le
pensioni, la legge Biagi.Inoltre la loro opposizione alle
leggi liberticide del Governo verso gli immigrati è assai
convenzionale.
Una volta il Primo Maggio era anche dedicato alla Pace nel
mondo. Ora non se ne parla più e non c'è un pronunciamento
contro le spese militari e le missioni coloniali in Irak ed
Afghanistan.
La manifestazione del 4 aprile della CGIL è stata
l'ultima di questa triste fase della storia italiana. Non se
ne faranno più mentre il Parlamento fabbrica nuove catene
per il lavoro dipendente. Oramai non si limita più a
togliere diritti ma anche a creare condizioni di vera e
propria inferiorità civile.
Apprendiamo della condanna inflitta a Cofferati per
comportamento antisindacale. Ha comunicato alle maestranze
di un teatro che avrebbero pagato tutti con la loro giornata
di lavoro per lo sciopero di un gruppo di loro colleghi.
Ieri sera l'ho visto ad una trasmissione televisiva.
Difendeva il suo punto di vista, non mostrava nessun
pentimento, nessun senso di vergogna per quello che aveva
fatto.
Ecco: questo è il punto a cui siamo giunti. Cofferati è
capolista del PD è sarà eletto al Parlamento Europeo.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: micromega
Sent: Monday, August 10, 2009 1:53 PM
Subject: Operai-Stiliti dell'INNSe di Milano
GLI STILITI DEL NOSTRO SECOLO
============================
Per gridare il loro dolore per il lavoro perduto ed
implorare l'attenzione del pubblico e magari del Governo,
per trovare una via di salvezza, quattro operai ed un
sindacalista della Fiom si sono situati in cima ad una alta
torre
della loro fabbrica chiusa ed in procinto di essere
cancellata con i macchinari venduti e l'area ceduta alla
speculazione immobiliare.
Operai milanesi che diventano stiliti come certi religiosi
dei primi anni del cristianesimo che sceglievano di
stare in cima ad una colonna e da li espiare l'enorme
montagna di peccati di cui si sentivano caricati da una
Chiesa che colpevolizza il suo popolo. L'Espiazione come via
alla Salvezza. Ma gli operai dell'INNSE non debbono espiare
niente: hanno lavorato tutta la loro vita per le loro
famiglie che ora trepidano e disperano.
Credo che niente più di questa umiliante decisione alla
quale la disperazione ha costretto gli operai spieghi la
sconfitta del movimento operaio dopo gli effimeri successi
degli anni settanta del secolo scorso. Una sconfitta
aggravata
dalla linea di collaborazionismo subalterno che da anni
praticano CGIL-CISL-UIL oramai inchiodati in una posizione
di mera "limatura" di qualche virgola dei decreti padronali
e governativi.
L'esperienza dei neo-stiliti continuerà dal momento che il
liberismo senza regole e senza freni sociali padrone di
tutto compreso lo Stato è destinato a durare senza alcuna
opposizione politica e sindacale degna di rilievo.
L'opposizione si è orama radunata fuori dal Parlamento e
dalle Confederazioni Sindacali. Non conta molto e dovrà fare
un lungo e doloroso purgatorio.
La presenza del sindacalista della FIOM che ha scelto di
condividere la triste e dolorosa azione dei lavoratori è da
apprezzare per il suo profondo significato di condivisione.
Dà l'immagine del sindacalista che è fratello dell'operaio
che assiste nella cattiva sorte. Ma questo non solo non
cancella ma fa vedere di più il desolato vuoto in cui gli
operai combattono oggi le loro battaglie quando non si
arrendono subito
ritenendosi sconfitti. Tre Confederazioni Sindacali che si
dichiarano tra le più forti d'Europa non hanno la forza per
tenere l'impresa dentro le regole della Costituzione e non
reagiscono ad una condizione di immiserimento
sempre più intollerabile di coloro che hanno un lavoro. Sono
lontanissime dai lavoratori e dalle loro famiglie.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
Sent: Monday, August 17, 2009 5:39 PM
Subject: i lavoratori sono soli
i LAVORATORI SONO SOLI
======================
La lotta dei lavoratori dell'INNSE ha fatto scuola. E'
stata osservata e studiata da altri gruppi di lavoratori in
difficoltà ed imitata a Roma dai dipendenti della Cim ed
ora da un gruppo di vigilantes. Alla Cim è andata bene ai
lavoratori che hanno avuto un accordo. Lo stesso non è
accaduto per i vigilantes asserragliati sul Colosseo che
rivendicano dalla nuova società subentrata al loro vecchio
datore di lavoro la continuità di trattamento economico e
normativo. Dubito molto che la lotta di questi ultimi
stiliti avrà successo per due ragioni: primo perchè è
sostenuta soltanto da un terzo dei dipendenti interessati
anche se hanno ragione e ne
sono la parte più consapevole. . E' vero che in caso di
cambio gestionale le condizioni esistenti non sono
cancellabili. Ma dagli accordi Alitalia in poi, accettati
dalle Confederazioni Sindacali, è possibile chiedere al
dipendente di firmare un nuovo contratto di lavoro
naturalmente peggiorativo di quello precedente.
L'alternativa che ha il lavoratore è quella o di accettare o
di non essere ripreso in azienda. Questa novità estremamente
grave in periodi di ristrutturazione delle aziende è stata,
mi ripeto, accettata
dalle Confederazioni Sindacali dei lavoratori ivi compresa
la CGIL. Se si confronta il contratto CAI con il contratto
Alitalia si ha l'idea della regressione subita sul piano
dei diritti e delle retribuzioni a cominciare
dal fatto che il rapporto di lavoro diventa sempre di più un
fatto bilaterale tra dipendente ed azienda e sempre meno un
fatto appartenente alla contrattazione sindacale tra azienda
e la rappresentanza sindacale dei dipendenti. L'indirizzo
di questa involuzione è verso un futuro in cui il contratto
collettivo non ci sarà più ed al suo posto ci saranno tanti
contratti individuali scritti dall'azienda che il lavoratore
dovrà soltanto firmare.
Non so se avremo una moltiplicazione di episodi del genere
dei tre che si sono verificati all'Innse, alla Cim ed
alla società dei vigilantes. Forse si dal momento che a
fronte della perdita del pane quotidiano e della
impossibilità di trovare assorbimento in un mercato del
lavoro che espelle piuttosto che assorbire, probabilmente
avremo altre manifestazioni di disperata protesta. Già
Cazzola del PDL ed esponente di punta della lotta ai
diritti dei lavoratori ha già denunziato la
"spettacolarizzazione" della protesta dei lavoratori e si
fanno pressioni sempre più insistenti sui massmedia per
ignorare la notizia di altre proteste.
D'altronde queste proteste nascono dall'assoluta
solitudine dei lavoratori che sebbene vivano in un Paese che
vanta possenti Confederazioni Sindacali forti di oltre dieci
milioni di iscritti non ricevono da queste alcun aiuto
concreto nè una tutela nè una possibilità di una lotta
collettiva e generalizzata.
Una dichiarazione di Angeletti di oggi relega nel passato
storico le lotte ed i movimenti collettivi ed un silenzio
tombale avvolge il mondo sindacale. Epifani, dopo la
conclusione della lotta all'INNSE, si è preoccupato soltanto
di sottolinearne il carattere "pacifico" a differenza delle
lotte francesi e tedesche e non aggiunge altro.
Non esiste alcuna prospettiva di affrontare la prossima
stagione sindacale con un progetto ed un programma di lotte.
Non si fanno richieste di alcun genere tranne quelle
condivise dalla Confindustria di detassazione degli
straordinari o delle tredicesime. Insomma il massimo di
beneficio per i lavoratori al quale si pensa va nell'ordine
di qualche spicciolo, meno di cento euro su base annuale.
Non si vuole restituire alla classe lavoratrice italiana la
sua capacità di influire sulla ripartizione del reddito
nazionale accaparrato in grande parte dalla borghesia
imprenditora e delle professioni che ha già ridotto di una
bella fetta la parte del lavoro dipendente.
Basterebbero due grandi rivendicazioni generali per ridare
identità sociale e politica e prospettiva ai lavoratori:
Una richiesta di aumento generalizzato dei salari di almeno
il venti per cento per accorciare la distanza dalla media
dei salari europei e l'abolizione della legge Biagi,
spaventosa arma di frammentazione ed umiliazione di tutte
le nuove generazioni che entrano nel mondo del lavoro.
Ma le Confederazioni Sindacali CGIL,CISL,UIL e UGL si
guarderanno bene dal chiedere questo o altro. Non
chiederanno niente!! Continueranno a fare da spalla alla
Confindustria nelle sue richieste al Governo di nuovi aiuti
per migliorare l'efficienza e la competitività
dell'economia italiana!! Minacciano uno sciopero contro le
gabbie salariali con una posizione di mera difesa
dell'esistente. Danno per scontato il fatto che milioni di
persone debbono vivere con mille euro al mese. Queste
Confederazioni hanno oramai una struttura
profondamente antidemocratica. La loro ossatura è data da un
corpo di "funzionari" che ne costituiscono gli organismi
interni e forniscono sempre la stragrande maggioranza dei
delegati ai Congressi. Non c'è niente da fare.
Le regole interne sono staliniste. Si applica il principio
del cosidetto centralismo democratico. Al referendum
indetto da CGIL,CISL,UIL sugli accordi con il governo Prodi
i rappresentanti della FIOM che avevano votato nei loro
organismi No sono stati costretti ad illustrare nelle
assemblee il Si approvato dalla maggioranza del CD della
CGIL. Non si vedono prospettive per l'avvio di processo di
democratizzazione.
Pietro Ancona
http://www.borsaitaliana.it/borsa/area-news/news/mf-dow-jones/italia-dettaglio.html?newsId=637156&lang=it
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: lettere@liberazione.it
Sent: Tuesday, August 18, 2009 8:13 PM
Subject: : si può criticare la CGIL?
Caro Direttore,
si può parlare male di Garibaldi cioè della CGIL? E'
possibile chiedersi cosa sarà il prossimo Congresso?
Ieri abbiamo letto l'intervista di Nicoletta Rocchi che di
fatto propone una intesa con Cisl ed Uil sulla riforma del
contratto (naturalmente chiamando le cose con nomi diversi
ma insomma se non è zuppa è pan bagnato).
E' possibile parlare male della firma apposta al contratto
Cai (Alitalia)? E deprecare la firma sulla gestione delle
manifestazioni a Roma? Possiamo annotare come deboli e
puramente di facciata le critiche CGIL alle leggi sulla
sicurezza? Possiamo criticare la sua posizione di pura
correzione di bozze delle profonde e radicali modificazioni
dell'assetto legislativo del diritto del lavoro? Perchè la
sinistra italiana teme di discutere
la politica remissiva, collaborazionista con padronato e
governo, della CGIL italiana? Perchè non si colgono
le profonde involuzioni che ne investono il grande corpo
organizzativo?
Giuseppe Di Vittorio nel 1911 usci dalla Confederazione del
Lavoro disgustato del suo collaborazionismo con il governo
giolittiano. Mi domando se oggi la CGIL è riformabile e se
sarà possibile restituirla alla sua natura di sindacato
riformista di classe (non sono termini antitetici). Temo che
avremo una involuzione. Dobbiamo aspettarci il peggio da un
congresso condizionato dagli oligarchi del PD.
Pietro
http://archiviostorico.corriere.it/2009/agosto/12/Salari_territoriali_Rocchi_chiede_svolta_co_8_090812042.shtml
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Sunday, August 23, 2009 8:02 AM
Subject: Castastrofismo autolesionistico della CGIL
Catastrofismo autolesionistico della CGIL
===============================
La CGIL annunzia, attraverso il suo ufficio studi, la
possibile perdita di un milione di posti di lavoro nel
prossimo futuro. Non è la prima volta che la CGIL si
avventura in previsioni catastrofiche sulla possibile
perdita di posti di lavoro degli italiani. Se scorriamo i
giornali degli ultimi tre anni troveremo almeno altri due o
tre annunci simili spesso contrappuntati da analoghe
comunicazioni della Confindustria magari un pochino più
contenute.
Questo allarme viene vissuto nei posti di lavoro con timore
ed a volte quasi con terrore. La gente percepisce
un degrado sempre più evidente nel sistema economico del
Paese, degrado che magari viene amplificato dagli
imprenditori per chiedere con insistenza "soldi veri" per
reggere l'urto della congiuntura difficile e magari
nuove provvidenze governative.
Se osserviamo la situazione successiva alle profezie
precedenti di CGIL e Confindustria vediamo che, in effetti,
se è vero che la situazione si è deteriorata e si sono
avute perdite significative di posti di lavoro queste sono
spesso state originate non tanto da difficoltà di mercato
quanto dalla ricerca di sempre maggiori profitti e
manodopera sempre più malpagata e priva di diritti. Ma non
si sono mai realizzate le previsioni di perdite previste
dall'Ires-CGIL. La situazione, nell'insieme, è sempre stata
migliore di quella temuta.
Ora la CGIL non è una sorta di ufficio metereologico
dell'economia italiana preposta a segnalarci il bel tempo o
il temporale. La CGIL è la più grande organizzazione
sindacale dei lavoratori italiana e sa bene che
annunzii di andamenti catastrofici dell'economia o di
perdita di posti di lavoro vengono immediatamente
strumentalizzati dal padronato e dalla destra per
scoraggiare qualsiasi possibilità di miglioramento dei
miserabili salari che non sono più in grado di soddisfare le
esigenze minime di sopravvivenza. La CGIL farebbe bene a
pubblicare i bilanci depositati in borsa dalle maggiori
aziende italiane e le dichiarazioni dei redditi. Forse si
renderebbe conto che le cose non vanno cosi male per gli
imprenditori e per le aziende e che non ci sono tante
notizie di fallimenti o di moria di aziende.
La CGIL dovrebbe infine chiamare alla mobilitazione ed
alla lotta senza quartiere i lavoratori minacciati davvero
di licenziamento. Mi riferisco agli insegnanti ed al
personale delle scuole italiane che saranno falcidiati da
un attacco mortale sferrato dal Governo alla scuola pubblica
che ridurrà di diecine di migliaia i posti di lavoro per
creare un immenso serbatoio di insegnanti a prezzo
stracciato per le scuole private, scuole che spesso non
meritano quello appellativo dal momento che sono diplomifici
senza alcuna dignità pedagogica e civile.
La CGIL dovrebbe rompere ogni indugio e chiedere un
generale miglioramento dei salari. Non basta strillare
e minacciare sciopero contro la proposta Bossi di gabbie
salariali. Lottare contro le gabbie salariali non vuol dire
niente. Oggi bisogna aumentare i salari, tutti i salari, di
almeno il venti per cento per mitigare un poco il loro gap
verso i salari europei. Dovrebbe mettere sotto osservazione
seria e qui davvero presentare uno studio sugli effetti
della legge Biagi ad anni di distanza della sua applicazione
per verificare quali sono gli effetti reali sulle nuove
generazioni. Si scoprirà che si è creata una immensa e
diffusa zona di sofferenza sociale e di umiliazione di
tantissimi ragazzi che nonostante le lauree o gli studi
compiuti si sono ritrovati precari a meno di mille euro al
mese. Dovrebbe chiedere la CGIL un minimo salariale per
tutti i nuovi immessi
al lavoro a cominciare dai precari. Dovrebbe chiedere
l'abolizione della legge Biagi.
Ma la CGIL è paralizzata al suo interno dalle grandi
manovre precongressuali tra i candidati alla successione di
Epifani che aspirano alla segreteria. Personaggi che cercano
un posizionamento per diventare referenti di questa o quella
componente del PD, un PD che si appoggia sopratutto alle
associazioni padronali accettandone e spesso condividendone
l'aggressione ai diritti dei lavoratori. Calearo, Merloni,
Colaninno, Letta, Ichino, Damiani, con qualche sfumatura di
diversità sostengono tutti la "riforma" cioè la
cancellazione dei diritti garantiti dallo Statuto dei
Lavoratori (che vorrebbero abolire).
Per concludere l'annunzio della CGIL di un milione di
posti di lavoro in meno tira la volata alla Confindustria
nelle sue richieste di soldi, soldi ed ancora soldi al
governo, obiettivamente scoraggia i lavoratori e li induce a
subire in silenzio una situazione diventata inaccettabile,
non propone alcuna alternativa, alcuna proposta seria
quale un programma straordinario di costruzione di case
popolari, asili nido, scuole, ospedali, tutte cose che
sembrano cancellate per sempre dai documenti e dalle
iniziative.
Oltre alla catastrofe annunziata per l'occupazione, la sola
cosa che si percepisce della CGIL è un grande silenzio..
pietroancona@tin.it
http://www.industriale-oggi.it/archives/00022564.html
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Thursday, August 27, 2009 11:52 AM
Subject: altri guai per i lavoratori
Appena due giorni dopo il catastrofico annunzio della CGIL, il Ministro
Sacconi ha aperto la sua campagna d'autunno per ridurre il costo di quello
che chiama "capitale umano" nel suo vezzo di creare una lingua fatta di
locuzioni adatte alla fase iperliberista della politica sindacale del
governo. La CGIL si preoccupa della perdita di un milione di posti di lavoro
e non avanza alcuna proposta relativa alla condizione salariale e normativa.
I contratti di lavoro che si stanno rinnovando, pur tra polemiche e minuetti
vari non si discostano dal binario che ne ha segnato l'impoverimento a
cominciare dai famigerati accordi di concertazione del 1993: meno di cento
euro netti mensili a regime, un regime che si raggiungerà tra un paio d'anni
dalla stipula. Sacconi che ha fatto del suo ministero una corazzata contro
la CGIL aiutato dalla Cisl di Bonanni rilancia la proposta di Bossi delle
gabbie salariali naturalmente denominandole diversamente.
Propone di ridurre al minimo il salario garantito dal contratto nazionale
e di promuovere la contrattazione aziendale legata naturalmente alla
produttività. Ora la struttura delle aziende italiane è nota; il 95% ha meno
di dieci dipendenti. La media è di 4 dipendenti per azienda. Immaginare che
questo pulviscono di aziende di piccole dimensioni possono dar vita a
contrattazioni integrative è del tutto inimmaginabile. Tutta la grande
riforma sottoscritta da Cisl, UIL, UGL si ridurrà ad una minore tutela
contrattuale dei lavoratori italiani. Bisogna essere sommamente ipocriti per
pensare che in un cantiere edile di Caltanissetta o in una officina
meccanica di Reggio Calabria si possano
contrattare condizioni salariali aggiuntive.
Purtroppo la situazione è grave dal momento che la linea della destra
italiana è sostenuta da Cisl UIL e da tutte le forze del centro-destra più
una significativa parte del PD. La destra è divisa tra il falco Sacconi che
odia la CGIL e vorrebbe semplicemente cancellarne l'esistenza ed una linea
più cauta che fa capo alla Marcegaglia ed a forze politiche come l'UDC di
Casini che invece ritengono di poter catturare la CGIL con l'aiuto di uomini
piazzati dentro il PD come Ichino, Letta, Damiano ed altri.
La CGIL non è in grado di elaborare e presentare una proposta che possa
restituire l'iniziativa ai lavoratori. Si limita a mugugnare, a giocare di
rimessa mentre al suo interno si combatte una dura battaglia tra due
gruppi di destra. Cremaschi è soltanto un fiorellino all'occhiello, parla il
linguaggio che i lavoratori vogliono sentire ma alla fine le scelte le
compiono altri e lui si limita ad allargare le braccia.
Intanto l'Italia si popola di uomini stiliti arrampicati in varie torri.
Dopo l'INNSE i soliti cretini hanno salutato l'avvento di una nuova era
della lotta operaia, hanno elogiato la nuova creatività delle forme di
lotta. Hanno scambiato la disperazione di lavoratori soli e con le spalle al
muro per l'inizio di un nuovo 68! L'informazione giornalistica e televisiva
italiana si guarda bene dal dare notizie dei tanti operai stiliti che
gridano la loro angoscia inascoltati ed isolati.
Quaranta mila professori non saranno riassunti e questo darà un colpo
mortale non soltanto alla Scuola italiana, ma al Mezzogiorno d'Italia. Solo
a Palermo non saranno richiamati alla cattedra 1200 insegnanti. In Sicilia
oltre cinquemila.
La risposta a questo stato di disagio aggravato dai maggiori oneri per le
famiglie povere derivanti dagli incrementi imposti dal mercato
oligopolistico a cominciare dai libri scolastici e dalle maggiori tasse
locali (Irpef comunali e regionali raddoppiate) sarà militare nel senso che
il governo di limiterà ad attrezzare e specializzare meglio la polizia
antisommossa.
Una situazione squilibrata a vantaggio della destra non darà alcuna speranza
ai lavoratori. Nessuno li difenderà. Saranno soli in piazza con il
sindacalismo di base che viene discriminato come loro.
http://www.comunicati.net/comunicati/aziende/finanza/86275.html
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Sunday, September 06, 2009 10:42 AM
Subject: Scuola: una guerra perduta!
SCUOLA: UNA GUERRA PERDUTA!
Provo pena e rabbia, tanta rabbia, per la tragedia sociale che si è
abbattuta sulla scuola, sugli insegnanti e non solo, sulle famiglie
italiane. La scuola italiana dimagrirà: subirà una liposuzione che la
ridimensionerà nella qualità, nel ruolo, nella importanza sociale. Saranno
circa quarantamila insegnanti in meno (per ora) in grandissima parte
meridionali. Si chiuderanno subito quarantamila porte di accesso al lavoro
che precluderanno uno sbocco vitale all'investimento in cultura fatto a
volte con immensi sacrifici soprattutto dalle famiglie del Sud per dare una
prospettiva che altrove è assicurata dall'industria e dal benessere
economico.
La partita per gli insegnanti è già quasi del tutto perduta. Dovranno
accontentarsi delle elemosine che saranno erogate da un decreto del prossimo
consiglio dei ministri: sussidio di disoccupazione e "preferenza" nelle
supplenze brevi e poi contratti di disponibilità "job on call", professori
squillo che
attenderanno di essere chiamati. Un aggravio pauroso nella loro precarietà
che viene cristallizzata e peggiorata, intervento delle Regioni per
provvedimenti-tampone. La scuola della Gelmini fatta di "qualità e merito"
che promette carriere agli insegnanti più "brillanti" è una scuola che darà
meno istruzione e meno servizi agli scolari ed agli studenti italiani.
La creatività degli insegnanti, figlia della disperazione, si è scatenata.
Professori in mutande, incatenati, stiliti, occupanti, etc... tutte
manifestazioni del loro terribile isolamento e del loro annaspare in un
deserto di sabbie mobili, nell'indifferenza e spesso nella malevolenza della
destra che li annovera tra i "fannulloni" e "mangiapaneatradimento", una
destra che odia la cultura e tutto quanto non ha a che fare con il suo
aziendalismo industrialista o commerciale.
Le grandi confederazioni sindacali, quelle che contano e sono ammesse alla
trattativa con il governo (i cobas vengono discriminati e non sono
riconosciuti come soggetto collettivo e rappresentativo), tengono un profilo
assai basso, quasi inesistente. C'è forse una riunione delle segreterie
CGIL,CISL,UIL, per definire una posizione comune, lanciare una proposta,
proporre uno sciopero generale? Epifani sta zitto. Tutto quello che ho letto
di lui sull'argomento è questo: "le piccole e medie imprese hanno problemi
di patrimonializzazione, i precari della scuola occupano provveditorati o
salgono sui tetti" una mera constatazione! Anche in questa vicenda la CGIL
che pure conta quasi duecentomila iscritti alla FLC gioca di rimessa. Si
limita a criticare le misure del governo. Ma la sua opposizione non arriva
fino al contrattacco: ad organizzare la rivolta della scuola e delle
famiglie italiane. La tragedia si compirà e la disgregazione sociale
guadagnerà altro terreno.
Franceschini è salito sul tetto di un Provveditorato occupato e per un pò ha
fatto lo stilita assieme ad un gruppo di insegnanti stremati dal sole. Ha
detto: è il più grande licenziamento di massa della storia italiana!
Verissimo! Non dubito della sua buona fede ma il suo gesto si riduce ad uno
spot per la sua rielezione a segretario. Il PD accetta (come le
confederazioni sindacali) l'impianto ideologico della "riforma" nelle sue
correnti cattoliche e laiche: quelle cattoliche perchè sono favorevoli ad
una ulteriore espansione della scuola confessionale e quelle laiche perchè
convertite al liberismo e vogliono una scuola privata. Insomma, il PD sarà
d'accordo con il Governo e la sua maggioranza anche se continuerà a votare
contro.
I lavoratori della scuola vengono bruciati dalla concomitanza di due fuochi:
la trasformazione delle confederazioni sindacali in organismi quasi
parastatali che debbono amministrare soltanto l'esistente e basta e che non
si opporranno alla realizzazione delle scelte decise dal padronato e dal
governo; il pd
che corteggia la base sociale della destra italiana e ne liscia il pelo.
Rimangono ai lavoratori i sindacati di base, i partiti della sinistra
espulsa dal Parlamento, le associazioni civili. Ma non riescono a fare
quella massa critica necessaria per bloccare lo smottamento che li trascina
verso il basso.
Prendiamo coscienza di tutto questo e ricostituiamo dal "basso" la coesione
e l'unità con tutte le energie disponibili e volenterose che non sono poche.
Non rassegniamoci alla sconfitta, alla perdita di identità sociale e
culturale. Recuperiamo i valori e l'idea di una scuola pubblica che da
Francesco De Sanctis a Gentili ha contribuito al progresso civile
dell'Italia! Assediamo non solo i provveditori ma le sedi dei partiti e
delle organizzazioni. Non accettiamo l'idea della riduzione del danno e la
dittatura liberista senza contraddittorio.
pietroancona@tin.it
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From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Monday, September 07, 2009 10:10 AM
Subject: Un incontro funesto
UN INCONTRO FUNESTO
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L'incontro conviviale di Cernobbio tra la Presidente della Confindustria
Emma Marcegaglia ed il segretario generale della CGIL Guglielmo Epifani è
significativo innanzitutto per l'ambiente in cui avviene che è quello in cui
industriali, economisti e politici discutono i modi più acconci per lo
sviluppo del capitalismo. Significativo anche per la diplomazia "segreta"
che lo ha preparato che coinvolge governo e PD e quella forte corrente
politica e giuslavorista che ha funestato i lavoratori con il pacchetto
Treu, la legge Biagi, le controriforme delle pensioni e che condivide
l'accordo separato Cisl Uil del contratto nazionale (svuotato) e della
contrattazione. L'incontro avviene in forza di una delle due linee che
portano avanti padronato e destra, la linea dell'assorbimento della CGIL nel
"progetto Paese" cioè nel suprematismo assoluto della impresa su tutto. La
subordinazione dei lavoratori e la loro scomparsa come soggetto sociale sono
considerati dogmi. La Marcegaglia è portatrice di questa linea mentre
Sacconi vorrebbe l'umiliazione e la discriminazione della CGIL così come
umilia e discrimina i sindacati di base. La Marcegaglia sa meglio di Sacconi
quanto conta ancora la CGIL nelle realtà delle imprese. Sa benissimo che
Cisl ed UIL non sono in grado di offrire al padronato italiano quelle
garanzie di cui hanno bisogno per realizzare i loro disegni.
Sacconi si è affrettato subito, mentre Epifani e Marcegaglia non si erano
ancora alzati dal tavolo da pranzo, a chiedere alla CGIL di presentarsi a
rapporto da CIsl e UIL ed arrendersi. Cisl ed UIL che
lisciando il pelo alla tigre hanno già stipulato una intesa con la Lega per
una forte differenziazione salariale per il Nord da ottenere attraverso il
contratto riformato e rifiutato dalla CGIL.
Non è casuale che proprio ieri a Cernobbio il Ministro Tremonti abbia
pubblicizzato l'esistenza di risorse quasi inesauribili per gli
ammortizzatori sociali. Significa che l'obiettivo da conseguire è ottenere
un atteggiamento di disponibilità alla CIG ed ai sussidi di disoccupazione e
di evitare il conflitto per il posto di lavoro. La Marcegaglia sa bene che
deve catturare ed imbrigliare la CGIL se
vuole evitare un autunno caldo e cioè azioni di lotta e di contrasto ai
licenziamenti. Vuole sterilizzare la CGIL ed isolare quanti lotteranno per
evitare la chiusura della loro azienda, chiusura spesso dettata da
progetti di trasferimento o di utilizzo diverso delle aree. Insomma vuole
la collaborazione della CGIL su due fronti: nelle relazioni con i lavoratori
e verso il Governo per ottenere altro denaro "vero" come ama dire.
A Cernobbio si è ripetuto un deja vu del film di questi ultimi anni. La
Confindustria (o il governo) detta l'agenda, stabilisce gli argomenti da
discutere e presenta le sue proposte già preparate dal suo ufficio studi e
già conosciute preventivamente da Cisl ed Uil. L'agenda degli argomenti
riguarda soltanto riduzione di diritti e smantellamento di precedenti
accordi con qualche zuccherino come quello della detassazione di una piccola
parte del salario che comunque dà soltanto qualche spicciolo
insignificante. Dagli accordi di concertazione del 1993 non c'è un solo
incontro governo sindacati e confindustria che si sia svolto su una agenda
preparata dai sindacati e rivolta a migliorare le condizioni dei lavoratori.
L'Italia è forse l'unico Paese al mondo in cui grandi e potenti
Confederazioni Sindacali tolgono anzicchè aggiungere diritti ai propri
rappresentati. Ora, queste potenti Confederazioni rischiano di avere i piedi
di argilla e comunque si stanno trasformando in organismi di servizi
bilaterali quasi parastatali.
Ecco perchè ogni incontro, in questo quadro, con questi precedenti non può
che essere funesto.
Pietro Ancona
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http://www.rassegna.it/articoli/2009/09/04/51468/contratti-la-padania-ieri-incontro-lega-cisl-uil
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: aprile lettere
Sent: Sunday, October 04, 2009 1:46 PM
Subject: La Stampa oscura i Precari
LA STAMPA OSCURA I PRECARI
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La manifestazione per la libertà dell'informazione che ha riempito di una
grande folla una delle più capienti piazze di Roma ha realizzato un
obiettivo che rafforza il governo in uno dei suoi punti dolenti: ha oscurato
del tutto le due grandi manifestazioni dei precari della scuola che, con
sacrifici personali, si erano dati appuntamento a Roma da un pezzo, assai
prima che lo spostamento al 3 ottobre della adunata indetta dalla FNSI, si
sovrapponesse alla loro lotta e la oscurasse senza alcun riguardo. Sarebbe
stato comunque possibile dare conto nei telegiornali e nei resoconti di
stampa di entrambe le manifestazioni facendone momenti di una reazione
civile e democratica all'azione del governo Berlusconi ma non se ne è fatto
niente. Nei telegiornali non ho visto una sola inquadratura dei cortei dei
precari, un solo commento, non parliamo degli articoli degli opinionisti
tutti dedicati al successo dell'iniziativa della stampa a cominciare da
quello di Eugenio Scalfari che più di ogni altro si è pavoneggiato ed ha
attribuito significati civili e democratici ad una lotta fatta da gente
molta della quale in buona fede ma molta altra con tantissimi scheletri
nell'armadio.Nei giornali si è parlato dei cortei dei precari soltanto per
deprecarne i disagi arrecati alla cittadinanza.
La stampa italiana è composta da spartani ed iloti, padroni e schiavi,
sfruttatori e negri sfruttati. I giornalisti della RaiTV con privilegi e
stipendi scandalosi che non hanno eguali al mondo non sono eguali ai
giornalisti che vendono i loro scritti a venti euro al pezzo e scarpinano
per realizzare servizi ed interviste al servizio di giornali che li
sfruttano spietatamente. Sono a migliaia di giovani che hanno seppellito
nell'amarezza e nel disinganno le loro speranze, le attese che coltivarono
prima della laurea. La FNSI è rappresentativa degli interessi dei baroni
del giornalismo, gente che divulga e riempie di belle parole e di
ragionamenti spesso fasulli le veline che passa il Potere. Che cosa ha in
comune un giovane giornalista che sta incanutendo da precario con i
superprivilegiati dipendenti della RaiTV molti dei quali assunti perchè
fedeli scudieri di questo o di quel politico?
Ieri sera ero sbalordito. Il TG3 che ha un nuovo direttore in Bianca
Berlinguer appena nominata nella ultima superlottizzazione spartitoria non
ha fatto vedere e non ha detto niente dei cortei dei precari della scuola,
non ha mostrato i due grandi fiumi di professori ai quali è stata tagliata
la strada, rubato il futuro, preclusa la possibilità di esprimersi nella
scuola pubblica , di vivere e di far vivere la più grande e benemerita
istituzione italiana: la scuola pubblica, la scuola statale. E' evidente che
c'è una grande insincerità nella manifestazione per la libertà della
informazione se questa ignora ed oscura le lotte dei precari in difesa della
scuola pubblica.
In fondo i signori che hanno dato vita ieri alla manifestazione per la
libertà di stampa hanno fatto un grosso favore alla Gelmini ed al governo
Berlusconi.
Se la RAI TV non ha fatto finora il contratto a Travaglio non mi
interessa niente e non credo che la cosa possa interessare la democrazia
italiana. Non mi piace il potere che certi amchorman acquistano magari
ritagliandoselo nel "mercato" della sinistra.
Della libertà garantita da contratti miliardari ho soltanto ribrezzo. Non
si può pretendere libertà e democrazia accettando un sistema in cui il
denaro pubblico viene spartito in quantità scandalose tra privilegiati. Il
narcisismo e l'indifferenza sociale di tanti campioni della libertà di
stampa costruiscono una scenario di cartapesta a sinistra allo stesso modo
come Berlusconi ed i suoi costruiscono il loro scenario di cartapesta a
destra.
Nel mondo artificiale nel quale viviamo, il segretario della CGIL ha
ritenuto di farsi intervistare e di dire la sua in Piazza del Popolo. Questo
dopo aver abbandonato i precari della scuola al loro destino ed al massimo
ad una difesa di ufficio come capita a certi imputati poveri che non possono
pagarsi un buon avvocato.
Pietro Ancona
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From: pietroancona@tin.it
Sent: Monday, October 05, 2009 3:06 PM
Subject: : gino giugni
GINO GIUGNI
E' morto Gino Giugni padre dello Statuto dei Diritti dei Lavoratori redatto
e promulgato nel 1970 essendo Ministro del Lavoro un altro grande
socialista Giacomo Brodolini. Gino era socialista quando i socialisti erano
socialisti ed i comunisti erano comunisti prima che il termine socialista o
comunista perdessero completamente di significato cioè del contenuto di
redenzione del lavoro, giustizia sociale, emancipazione umana, visione di
una società di eguali almeno nei diritti e nelle opportunità come purtroppo
è avvenuto dopo e tuttora avviene.Nel 1983
fu ferito dalle Brigate Rosse, tredici anni dopo la promulgazione della
legge sullo Statuto dei Diritti.
Non ho capito perchè il terrorismo abbia colpito Gino Giugni dal momento
che il massimo che i lavoratori italiani hanno ottenuto nella loro storia
si deve proprio a lui ed a quella stagione straordinaria di conquista di
diritti che fiorì durante il centro-sinistra con i socialisti precraxiani
al governo del Paese. Ma forse il gruppo che colpì Gino Giugni agiva secondo
la logica che bisogna abbattere il meglio per fare prevalere il peggio che
costituisce la condizione normale di oppressione della gente più facile da
additare come nemico.. E' una logica inaccettabile e perversa che martirizza
le figure più umane e più vicine ai
lavoratori dei gruppi dirigenti della politica.
Debbo purtroppo constatare che l'ultima parte della vita del giuslavorista
Gino Giugni non ha molto a che dividere con quella dello Statuto dei Diritti
dei Lavoratori. Gino Giugni ha seguito seppur lentamente e con molti
ripensamenti il revisionismo giuslavoristico di ispirazione liberista. E'
stata tuttavia una involuzione meno pronunziata di quella di personaggi
come Biagi, D'Antona, Ichino, Letta, Treu che sono giunti financo
a reclamare la revoca dello Statuto dei Diritti e che si adeguano ad una
generale involuzione del diritto europeo del lavoro su materie fondamentali
riguardanti i diritti, il salario, l'orario di lavoro, l'assunzione ed il
rapporto di lavoro nelle aziende.
Ma questa ultima fase della vita di Gino Giugni conta poco. Non è stato lui
a compiere i guasti peggiori. Per noi conta ricordarlo come protagonista
della grande stagione che portò alla riforma del collocamento ed alla
stesura di una carta di diritti che la borghesia italiana aiutata dalla
sinistra fedigrafa non ha ancora trovato il coraggio di abrogare cosi come
quando ricordiamo Garibaldi Bosco ci riferiamo alla fase della sua vita
durante e subito dopo i Fasci dei Lavoratori e non nella sua ultima parte di
amministratore del Comune di Palermo.
Gino Giugni è stato capostipite di una scuola di giuslavoristi che,
nonostante i suoi infedeli epigoni, resterà esemplare nella storia del
diritto del lavoro e del movimento operaio e socialista.
La sua opera di legislazione sociale illumina di civiltà e di umanità la
società italiana e sarà sempre un punto di riferimento e di forza per quanti
continuano a credere che i lavoratori non sono meri utensili umani come li
definì Aristotele e come li vuole il grasso vorace e predatorio capitalismo
contemporaneo.
Ho avuto l'onore di averlo conosciuto e di militare nel suo stesso partito
e nella CGIL di Piero Boni e Mario Didò.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Wednesday, October 07, 2009 1:57 PM
Subject: morte del diritto del lavoro
MORTE DEL DIRITTO DEL LAVORO
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A leggere e sentire i commenti che la batteria massmediatica ha imbastito
sull'opera di Gino Giugni
sembrava di vedere lo Statuto dei Diritti dei Lavoratori lontanissimo nel
tempo, una sorta di rudere giuridico datato che dovrebbe essere rimosso al
più presto come un ingombro che impedisce alla Modernità di trainare le
magnifiche sorti e progressive dell'economia . Qualcuno si è spinto fino ad
insinuare che Gino Giugni fosse pentito di essere stato l'estensore di una
legge che avrebbe legittimato financo l'assenteismo i lavoratori.
. In verità l'opera del nostro come successore di Brodolini e di Donat
Cattin non è stata esaltante: gli accordi sulla concertazione stipulati
durante la sua gestione del Ministero del Lavoro hanno creato le premesse di
un inesorabile indebolimento, di una fatale degradazione della condizione
salariale dei lavoratori italiani che, da allora, hanno perso un terzo e
anche più di quanto percepivano
prima. I salari sono diventati talmente miseri da non consentire ad una
famiglia operaia monoreddito di poter sopravvivere. C'è bisogno di un
secondo salario, di una integrazione oppure di possedere l'abitazione.
Ma lo Statuto è stato un momento alto di riconoscimento della funzione
sociale dei lavoratori e di loro integrazione in una società in cui le
differenze di reddito non erano eccessive. C'è stato un momento nel
ventennio 70/90 in cui la retribuzione di un ingegnere era soltanto del
quaranta o cinquanta per cento in più di quella di un operaio
specializzato. Anche il punto unico di scala mobile fungeva da grande
omogeneizzatore sociale.
Dal pacchetto Treu in poi il diritto del lavoro è tralignato fino a
diventare diritto "sul lavoro". Mentre
dalle esperienze del movimento operaio, dalle esperienze che si realizzavano
nel vivo della produzione nascevano regole che adattavano i diritti,
mantenendoli, alle novità del processo produttivo, ora tutto è cambiato. Il
sindacalismo fungeva da intellettuale collettivo che traduceva in regole il
rinnovamento dei rapporti produttivi. Ora i lavoratori si debbono adattare
ai bisogni finanziari e produttivi della azienda e sono questi a valere. E'
nata una legislazione che
non è più di tutela del prestatore d'opera e che non garantisce più alcun
diritto. Il lavoratore deve adattarsi al dominio assoluto ed implacabile di
un datore di lavoro che, fin dall'assunzione, diventa arbitro della sua vita
non solo lavorativa ma spesso tout court.
Per rendere ancora più evidente la condizione subalterna dei lavoratori
gli stipendi dei managers e degli amministratori delle imprese si sono
distanziati in misura incommensurabile. Un managers può guadagnare anche
più di mille volte di quanto guadagna il suo dipendente medio e può
determinarsi la fetta da ritagliarsi dall'impresa. Nello stesso tempo le
retribuzioni dei dipendenti tendono a frastagliarsi verso il basso
attraverso tipologie di rapporti di prestazioni che
sembrano concepite da una mente diabolica e malvagia.
Tutte le leggi sul lavoro approvate dal 93 in poi e tutte le proposte
spesso bipartisan presentate al Parlamento testimoniano la fine del diritto
del lavoro (restano da abbattere alcune cose importanti come lo Statuto) e
la comparsa al suo posto di una legislazione funzionale ai bisogni delle
aziende e del capitale. Questa tendenza non è solo italiana ma di tutto
l'Occidente ed in Europa è stimolata da
un orientamento che ha già demolito molte cose a cominciare dall'orario di
lavoro.
Alla demolizione dei salari si accompagna quella dei diritti. Non solo
questi vengono cancellati o riscritti in senso favorevole alle imprese e
al management ma tendono ora a diventare costrittivi, obbliganti per
prestatori d'opera che non hanno più voce. Le Confederazioni Sindacali si
sono prestate a questa rivoluzione copernicana e da anni concretizzano
agende di "riforme" elaborate dagli uffici della Confindustria e delle altre
organizzazioni padronati e governative.
A questo punto il Ministero del Lavoro potrebbe essere accorpato a quello
dell'Industria e gli uffici studi dei Sindacati a quello della
Confindustria. La solitudine dei lavoratori è tale da generare una vera e
propria ondata di suicidi o reazioni di disperazione come quelle della INNSE
e degli insegnanti e di tanti altri che le cronache registrano sempre più di
malavoglia.
Stiamo tornando nei rapporti sociali alle condizioni preesistenti alla
nascita del Sindacati, dei Parlamenti, delle moderne conquiste della
società. I Sindacati, dopo aver raggiunto il massimo di potenza, non sono
più dei e con i lavoratori. La pressione spoliativa del padronato e della
società sta diventando sempre più intollerabile per chi vive di lavoro
dipendente. Ma non si può tornare alla barbarie dei rapporti sociali dopo
aver conosciuto la civiltà del novecento senza grandi traumi. La torsione
che si vuole imprimere alla condizione dei lavoratori che si vogliono
ridurre a clochards può generare conflitti profondissimi.
pietro ancona
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From: pietroancona@tin.it
To: aprile lettere
Sent: Friday, October 16, 2009 1:24 PM
Subject: Suicidi e contratti
Suicidi in Francia e Contratti in Italia
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Ieri la giornata è stata scandita da due brutte notizie : il
venticinquesimo suicidio di un dipendente della telecom francese e la
firma separata del contratto dei metalmeccanici italiani con l'umiliante
esclusione della Fiom rappresentante della stragrande maggioranza dei
lavoratori. Sostanzialmente le due notizie sono due facce di una stessa
realtà: la perdita di valore e di identità sociale che il lavoro
conferisce alla attività umana,la scomparsa della lotta di classe che,
con il conflitto sociale, era l'unica in grado di dare prospettiva e
significato al lavoro. Nella Telecom francese si è messo in moto un
meccanismo azionato da "tagliatori di teste" ( non solo in senso
figurato come voleva essere la macabra locuzione) che ha fatto sentire
del tutto superflua la vita a venticinque persone; per il contratto dei
metalmeccanici si è messo in moto il meccanismo vincente
della linea Sacconi che persegue da anni l'isolamento e la sconfitta
della CGIL e, per essa, del suo Sindacato simbolicamente ed umanamente
più rappresentativo: la Fiom!. In questo caso si è avvalsa
della "distanza" della CGIL dalla Fiom per colpire ancora più forte.
Il contratto firmato concede qualche monetina di rame ai lavoratori e
soltanto alla fine del triennio. Subito non dà niente. Viene stipulato
con un anticipo notevole sulla sua scadenza essendo stato firmato il
venti gennaio del 2008 e non si era mai dato il caso di un rinnovo ad un
anno e mezzo di vigenza! L'anticipo è stato fortemente voluto dal
Governo dalla CIsl e dalla UIL per adeguarlo alle norme dell'accordo
separato sul contratto nazionale a cominciare dall'avvio della
triennalizzazione.
In sostanza di tratta di una riforma profonda, di un riposizionamento
del contratto nazionale nella nuova strategia voluta dal padronato e dai
sindacati ascari, che punta ad una forte riduzione dei diritti dei
lavoratori mentre si allargano e si incrementano gli interessi comuni
delle associazioni stipulanti già presenti con il Fondo Cometa. E' stato
istituito un fondo per il sostegno del reddito. Vedremo di che si
tratta. La linea di tendenza è sempre di più verso un contratto tra
associazioni e sempre meno di un contratto per i lavoratori.
La Fiom è stata sconfitta ed umiliata e non è casuale il fatto che i
suoi dirigenti parlino di ricorso alla autorità giudiziaria per fare
valere le ragioni che dovrebbero essere chiare a tutti dalla
federmeccanica al governo. Quando un gruppo dirigente ricorre alla
magistratura piuttosto che alla lotta è perchè ritiene di non avere più
alcuna possibilità di capovolgere o almeno cambiare parzialmente la
situazione. Questo gruppo dirigente farebbe bene a dimettersi. Tanto,
dopo questa sconfitta sarà cacciato via dalla destra sindacale! Il
padronato ha colpito giusto ed i suoi numerosi sensori lo hanno
avvertito della realtà della situazione. Una situazione nella quale la
CGIL non andrà molto oltre una mera quasi notarile critica con
rammarico, il pd (che è il partito al quale sono iscritti la stragrande
maggioranza dei dirigenti della CGIL) non dirà una parola e magari
continuerà a sostenere la necessità della unità della CGIL con Cisl ed
UIL naturalmente alle condizioni che queste dettano
E' chiaro che la FIOM non può continuare ad essere sè stessa dentro la
CGIL dal momento che questa ha subito trasformazioni profonde che dal
punto di vista ideologico e sociale ne fanno una organizzazione
postclassista, concertazionista, pragmatico-liberista. La CGIL al suo
Congresso insisterà per l'unità con CISL ed UIL e per un certo periodo
di tempo non sarà nè carne nè pesce (come il pd), continuerà a saltare
come un orso ammaestrato allo schiocco della frusta di un Bonanni. Si
chiude un lungo capitolo della storia sociale italiana.
La FIOM dovrebbe dar vita ad un Congresso straordinario per decidere se
continuare a suicidarsi dentro la CGIL o uscirne per unirsi alla immensa
massa dei lavoratori che danno vita al sindacalismo di base. Oramai è
chiaro che la CGIL accetta gli obiettivi fondamentali del padronato e
del governo dalla scuola alla sanità alle fabbriche e che disconoscono
all'homo faber i diritti. Ma forse è troppo tardi per questo ed il
Congresso della FIOM sarà gestito da quanti ne negano l'essenza
antagonista e classista. Insomma, la natura di sindacato!
Pietro Ancona
http://www.rassegna.it/articoli/2009/10/15/53318/metalmeccanici-accordo-separato-senza-la-fiom
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From: pietroancona@tin.it
Sent: Tuesday, October 20, 2009 5:04 PM
Subject: : tremonti, epifani ed il posto fisso
TREMONTI, EPIFANI ED IL POSTO FISSO
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Per evitare di pronunziarsi sul ripristino del "posto fisso" proposto
da Tremonti, Epifani chiede alla Confindustria un commento. Commento
che sicuramente non tarderà ad arrivare e sarà certamente negativo come
negativi sono stati finora i commenti dei "falchi" della destra Sacconi
e Brunetta e di quelli annidati nel PD come Ichino. Epifani sembra
seccato e risentito. Avrebbe potuto chiedere a Tremonti di applicare la
sua idea subito ai dipendenti pubblici che contano centinaia di migliaia
di precari in tutti i settori a cominciare dalla scuola. Ma si è ben
guardato dal farlo dal momento che il suo "Duca" è il PD il quale è
ultraliberista ed ha mollato da un pezzo la tutela dei lavoratori.
Ichino si è spinto fino a giudicare "anacronistica" e "demagogica" la
proposta di Tremonti esprimendo la ipocrita preoccupazione di una classe
lavoratrice "spaccata in due" dal momento che una parte è esclusa dalle
tutele dello Statuto e dal posto fisso e che, bontà sua, dovrebbe
restarne fuori per sempre.
Ma la proposta di Tremonti non solo non è novecentesca (come scrive
Brunetta) e perciò anacronistica ma à l'espressione di una profonda
insoddisfazione che si è diffusa negli ambienti più consapevoli del
capitalismo che considerano la precarietà del lavoro una scelta non solo
scellerata
ma perdente nel lungo periodo dal momento che non investe sul capitale
lavoro, genera insicurezza ed infelicità, spinge ad una gestione "usa e
getta"del processo produttivo.
Il periodo più splendido dell'economia industriale e dell'economia
generale è stato quello influenzato dagli economisti di scuola
keinesiana (in Italia olivettiani). Il grande successo dell'economia
giapponese di questo dopoguerra che andrebbe studiato in profondità è
dovuto alla stabilità o addirittura al radicamento aziendale dei
lavoratori. La stabilità lavorativa di masse di milioni di lavoratori è
certamente una garanzia per tutto il sistema economico che dà
affidibilità interna ed internazionale e consente alla fine un
arricchimento generale della società. Quattro milioni di precari
sottopagati ed in perpetua ansia per il loro futuro con la loro povertà
ed impossibilità di risparmio impoveriscono ed oscurano il futuro
immediato e lontano del Paese.
E' una menzogna ritenere che la precarietà e la mobilità derivino dai
processi produttivi. Se fosse così non si capirebbe perchè contratti a
termine vengano rinnovati tantissime volte fino a fare risultare
l'assunzione a termine per quella che è: un fumus per tenere sotto
ricatto i lavoratori e rubare il loro futuro.
E' paradossale che la condanna della flessibilità venga da un
esponente della destra mentre il PD e le Confederazioni Sindacali
masticano amaro e ne sono irritati perchè un tema bruciante nella
società italiana viene portato in superficie e si aprono spiragli per
abrogare la Legge Biagi (come una volta chiedeva la CGIL).
Ma in Italia può accadere di tutto: dalla trattativa mafia-stato, alla
esclusione dei metalmeccanici dalla stipula del loro contratto, ad una
opposizione parlamentare che si accinge a rivedere la Costituzione
assieme alla maggioranza per agevolare al Caudillo il governo di un
paese sempre più umiliato ed infelice.
Pietro Ancona
http://www.asca.it/news-LAVORO__EPIFANI__CONFINDUSTRIA_COMMENTI_TREMONTI_SU_LAVORO_FISSO-867865-ORA-.html
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From: pietroancona@tin.it
Sent: Sunday, October 18, 2009 9:31 PM
Subject: Aboliamo l'ora di religione!!
Sono contrario alla proposta di consentire l'insegnamento dell'Islam nella
scuola perchè questo legittimerebbe l'insegnamento della religione
cattolica. Lo Stato rappresentato dalla scuola pubblica deve essere ben
separato dalla Chiesa o dalle Chiese. Spetta a queste trasmettere il
pensiero, la dottrina e la pratica religiosa nei loro templi alle persone
che vi si recano a questo scopo e per praticare il culto. l'Italia non può
accettare l'idea della religione cattolica come parte integrante della sua
cultura come sostiene Monsignor Bagnasco che soltanto cosi può
giustificarne l'insegnamento dal momento che la scuola non è preposta alla
catechesi. La religione viene insegnata da persona scelta dalla Chiesa e da
questa imposta alla Scuola. Possiamo ritenere che l'esposizione non sia
apologetica e che contenga qualche elemento di critica? Come viene
raccontata l'Inquisizione che per quasi mezzo millennio fece ardere i fuochi
del supplizio in tutta Europa e poi nell'America Latina e nei luoghi di
colonizzazione? Che cosa viene detto a proposito del testamento biologico,
del divorzio, dei diritti degli omosessuali?
La religione cattolica ha uno Stato amministrato dalla monarchia papale e
dalla sua corte.. La gestione di questo Stato, nella storia, non è mai
stata un esempio di giustizia e di liberalismo. La Forca funzionò a pieno
regime fin quasi alla fine dell'ottocento e chiunque cadeva in disgrazia
con i preti veniva giustiziato senza tante storie. . L'Italia dovrebbe
abrogare i patti lateranensi La religione è un fatto privato che
riguarda il singolo credente e la sua comunità che si riunisce per celebrare
i suoi riti nei suoi templi. Questo vale per quanti frequentano le
Basiliche, le sinagoghe o le moschee o i templi indù. Lo Stato non deve
ostacolare la libertà di culto al singolo ed alla collettività dei credenti.
Ma non deve rinunziare alla sua autonomia, alla sua laicità, alla superiore
finalità della sua funzione.
Pietro Ancona
http://www.materialismo.it/Misfatti%20delle%20Relig/vittime_della_fede_cristiana.htm
.
****
From: pietroancona@tin.it
Sent: Thursday, October 22, 2009 4:36 PM
Subject: Riduzione in schiavitù
RIDUZIONE IN SCHIAVITU'
Ieri sera a Exit di Ilario D'Amico su La7 ci hanno fatto vedere un filmato
riguardante la colonizzazione del capitalismo mafioso cinese del territorio
industriale della città di Prato, nel cuore della Toscana, in cui una è
stata costruita sotto lo sguardo indifferente delle autorità locali e
nazionali,
una enclave senza leggi in cui forse cinquantamila lavoratori e lavoratrici
cinesi vivono ridotti in schiavitù, con paghe di fame, dentro le fabbriche
in cui lavorano non si sa per quante ore al giorno e dove dormono, si
alimentano, abitano forse senza mai uscire all'aperto.
L'enclave cinese riguarda cinquemilaeseicento capannoni industriali che
coprono una superficie enorme dentro la quale lavorano a pieno ritmo, forse
ventiquattro ore su ventiquattro, quando necessario, migliaia di macchine
preposte al ciclo del "pronto moda". L'importanza del polo cinese è
internazionale: fornisce abiti a committenti italiani ed europei ed a grandi
marche naturalmente a costi assai convenienti. Enormi utili vengono ricavati
dalle committenti della moda, spesso multinazionali del settore,spremuti ad
una classe lavoratrice di schiavi condannati a produrre per miserissime
paghe e magari obbligati dal ricatto di familiari rimasti in Cina e soggetti
alle rappresaglie dei mandarini capitalisti e mafiosi che hanno realizzato
una grande operazione di globalizzazione: un forte punto produttivo nel
cuore dell'Italia e dell'Occidente per ridurre al massimo il costo dei
trasporti e stare affacciati sui mercati di vendita dei loro prodotti.
Il servizio della D'Amico ha fatto constatare l'impossibilità di un
intervento dello Stato dal momento
che - è stato detto- per ispezionare i 5600 capannoni alla media di due
ispezioni alla settimana ci vorrebbero qualcosa come cinquanta o sessanta
anni e che è impossibile accompagnare alla frontiera tutti i clandestini o
inviarli al CIE dal momento che questo è lontano trecento chilometri. E'
stato poi mostrato come i sigilli ai capannoni ispezionati ed il sequestro
delle macchine utensili non servono praticamente a niente dal momento che le
multe sono ridicole (dieci euro a macchina utensile e quattrocento per tutto
il punto di produzione) e trnuto conto della capacità degli "imprenditori"
cinesi di spostare l'attività in diversi luoghi sempre all'interno
dell'enclave pratese.
Messa cosi la questione non si può che convenire con il sindaco ed il
prefetto del luogo che hanno sottolineato l'inutilità di qualsiasi
intervento.
Ma l'intervento è appunto inutile e sterile di risultati perchè viene
attuato in attuazione delle razziste e
sciocche leggi sulla sicurezza recentemente approvate. Il problema non è
quello di criminalizzare i lavoratori cinesi di Prato quando di mettere in
luce la loro riduzione in schiavitù, il loro sfruttamento disumano ad opera
di una imprenditoria cinese mafiosa che ha la copertura e la complicità o
addirittura è in associazione con nostri imprenditori coinvolti in un giro
di affari miliardario.
L' immigrazione cinese in Italia non è per niente da classificare con
l'immigrazione che viene da tutti gli altri paesi. E' una
immigrazione-colonizzazione del commercio e della industria che viene
operata con grossi capitali in grado di fare investimenti nel lungo periodo,
con forza sufficiente per sopportare tempi morti ed improduttivi. Credo che
una indagine sulle acquisizioni di proprietà di
cinesi in Italia non sia mai stata fatta ed a Prato o a Napoli o altrove
parte del nostro sistema produttivo barbaro e corsaro sia interessato al
mantenimento delle enclavi in cui centinaia di migliaia di esseri umani sono
ridotti ad utensili senza diritto e senza libertà per produrre capi di
vestiario destinati ad essere esposti in via Montenapoleoni a Milano o in
Via Condotti a Roma.
L'accusa che dovrebbe essere formulata non è quella di immigrazione
clandestina ma di violazione delle leggi sui diritti umani e riduzione in
schiavitù Si cominci con il revocare le licenze e le iscrizioni alla Camera
di Commercio di tutte le "ditte". Si dovrebbero subito confiscare e non
sequestrare i capannoni e quanto contengono e porsi il problema enorme che
nessuna comunità di stranieri o di italiani può costruirsi una enclave dove
far valere leggi diverse da quelle dello Stato: leggi di violenza e
sopraffazione.
Pietro Ancona
http://www.la7.it/blog/default.asp?idblog=ILARIA_DAMICO_-_Exit_15
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--- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Friday, October 23, 2009 5:10 PM
Subject: Lo sciopero dei sindacati di base
LO SCIOPERO DEI SINDACATI DI BASE
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Oggi sciopero generale dei sindacati di base. Le notizie che ne abbiamo
sono veramente poche dal momento che tutta la batteria massmediatica si è
autocensurata o è stata censurata. D'altronde che cosa possiamo aspettarci
da una stampa, da una radio e da una televisione nelle mani di imprenditori
o foraggiati dal governo? Tutti a libro paga compresa Radio Radicale che
credo si aspetti di ricevere
qualcosa come dieci milioni di euro (venti miliardi di vecchie lire) per
quest'anno.
L'informazione riceve a vario titolo dallo Stato qualcosa come sei o sette
miliardi di euro. Dà vita ad un ceto di professionisti superpagati ed
assistiti da un ottimo contratto di lavoro. Attorno a questi professionisti
della informazione stanno migliaia di "negri", di giovani o non più giovani
giornalisti pagati a cottimo un tanto a pezzo, senza vere prospettive di
essere immessi nell'Olimpo dei loro colleghi-padroni più fortunati. Un
esercito di schiavi della penna a disposizione di una editoria faziosa.
I sindacati di base sono l'anomalia, la bestia nera non solo del
centro-destra ma anche del PD dal momento che non sono accomodanti e di
regime come le Confederazioni Cgil, Cisl, Uil. La stessa CGIL pur avendo
sottoscritto passaggi obbrobriosi del conflitto sociale come gli accordi
Alitalia viene considerata con sospetto dai "falchi"come Sacconi o Cazzola e
tende ad essere tenuta in ostaggio dal regime e dal pd. ed ad esserne
esclusa. Soltanto i rapporti di forza di cui è consapevole la Confindustria
impediscono alla data la sua defenestrazione. Si aspetta il Congresso della
CGIL per decidere che cosa farne.
I sindacati di base non accettano di limitare le loro richieste alla
detassazione della tredicesima e vorrebbero l'abrogazione della legge Biagi
e degli accordi stipulati dal Governo Prodi e da questo Governo con i
confederali. Vorrebbero aumentare i salari e le pensioni soggetti ad un
progressivo impoverimento dagli accordi consociativi. Le loro richieste
suonano blasfeme, una vera e propria
bestemmia alle orecchie dell'oligarchia politica!
L'estambliscement bipartisan l'altro ieri, dopo avere sbeffeggiato Tremonti
per avere riproposto
la sua idea sul posto fisso, ha votato in Parlamento una durissima legge di
dimagrimento della scuola italiana che costerà il pane a centotrentamila
persone. Senza battere ciglio!
Al PD complice della Confindustria e del Governo bisogna aggiungere schegge
impazzite o degenerate di quella che fu fino a non molti anni fa la
sinistra. Bertinotti ha definito l'elogiodi Tremonti al posto fisso un
ritorno all'ancien regime in perfetta armonia con la Marcegaglia che ne ha
parlato sprezzantemente come di un ritorno "all'antico". Hanno usato quasi
le stesse parole e gli stessi argomenti!! E' incredibile l'accoglienza che
la proposta di Tremonti ha ricevuto dalla oligarchia dell'opposizione
italiana. Franceschini e lo stesso Bertinotti si sono trovati all'unisono
nel suggerire "dinamismo" all'economia italiana, un dinamismo che verrebbe
naturalmente assicurato dalla flessibilità e dalla precarietà fornite dal
ricchissimo arsenale di fumus giuridici che la legge Sacconi ha messo a
disposizione del padronato italiano. Quattro milioni di precari con
tendenza ad aumentare che assicurano ricchezza a quanti hanno imboscato
all'estero miliardi di euro che rientreranno al riparo dello scudo fornito
dal Governo.
Ma, nonostante la fitta coltre di silenzio, lo sciopero di oggi ha avuto
successo. C'è una classe lavoratrice che continua a lottare e che ha
riconosciuto da un pezzo la funzione di regime dei sindacati confederali.
Se domani si azzerassero tutte le deleghe sindacali e si rinnovasse il
tesseramento , credo che i sindacati che oggi hanno scioperato
risulterebbero di gran lunga i più forti. Ma questo non avverrà e cosi
continueranno ad essere esclusi dalle trattative con il governo al quale
sono ammessi solo coloro
che accettano le "regole" che detta il capitalismo italiano. I loro
dirigenti continueranno ad essere iscritti nel libro nero, ad essere
discriminati ed a volte licenziati insomma a fare lo stesso calvario dei
dirigenti operai della CGIL ai tempi di Di Vittorio e di Valletta. Ma
resisteranno ed alla fine vinceranno dal momento che la ragione è dalla
loro parte e finiranno con l'essere riconosciuti come espressione genuina
dei lavoratori italiani dal momento che la civiltà che rivendicano è anche
un bisogno della società italiana oggi umiliata dal precariato, dalla
disoccupazione, dai bassi salari.
Pietro Ancona
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/economia/200910articoli/48573girata.asp
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---- Original
Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Tuesday, November 03, 2009 1:58 PM
Subject: : Congresso CGIL ,confederalità e categorialità
Caro Manifesto,
nell'articolo di Mario Sai "Congresso CGIL, per un'altra idea di
Confederalità" c'è un'affermazione che è una enorme menzogna. Si dice: "
....eppure è su questo tasto che il sindacato si batte da più di
quindici anni: I grandi accordi di concertazione e così pure i contratti
di categoria hanno dato centralità al recupero del potere di acquisto
rispetto agli andamenti inflattivi (!!!!), situazione che si presenta
oggi più complicata dopo l'accordo separato sulle regole contrattuali
etc....".
Gli accordi di concertazione governo, padronato, sindacati firmati nel
1993 (per la CGIL Trentin)
hanno creato un meccanismo opposto a quello richiamato da Sai. Hanno
parametrato gli incrementi salariali al tasso di inflazione
"programmato" che notoriamente è un riferimento politico e finanziario
che non supera mai il 2 per cento. Questa parametrazione alla quale
tuttora si riferiscono le richieste di aumento salariale compresa quella
della Fiom (mai più oltre i 100 euro spalmati nel tempo) nel corso di
quindici anni ha impoverito i lavoratori italiani facendoli precipitare
in fondo alla scala dei salari europei. Se oggi abbiamo salari
miserrimi del quaranta per cento inferiori a quelli europei lo dobbiamo
ad un diabolico marchingegno per il quale Trentin, dopo aver firmato gli
accordi, rassegnò le dimissioni.
In quanto alla
confederalità e la nuova idea di confederalità di cui parla Sai è
esattamente il contrario di quanto hanno oggi bisogno i lavoratori.
Aveva un senso quando esisteva una progetto di unificazione Nord-Sud e
di sostegno dei redditi delle categorie svantaggiate. Per intenderci, la
scelta dell'EUR) Oggi c'è bisogno di più sindacato di categoria. E non
venite a dire che questa è l'idea di un sindacato corporativo!!
Pietro Ancona
Il Manifesto 1 novembre 2009
CONGRESSO CGIL, PER UN'ALTRA IDEA DI CONFEDERALITÀ
La Cgil più che di un congresso avrebbe bisogno di un suo Concilio
Vaticano Secondo, perché deve fare i conti - oltre che con le regole
della democrazia e le procedure dei contratti - con una crisi di
orientamento del suo popolo.
Una struttura produttiva diffusa e disarticolata, come è quella del
nostro Paese, che sta affrontando la crisi in difensiva (basta guardare
la caduta degli investimenti fissi doppia rispetto a Germania e Francia)
ha come corrispettivo il radicarsi nelle relazioni industriali dell'idea
che «siamo tutti sulla stessa barca», che l'azienda, il territorio siano
la dimensione comunitaria alla quale anche i lavoratori devono
abbrancarsi.
Se si sta tutti sulla stessa barca, è facile anche convincersi che «la
barca è piena» (così in tempi cupi il governo elvetico giustificava i
respingimenti degli ebrei in fuga dall'olocausto). «Prima gli italiani
per i servizi, la casa, il lavoro» è una parola d'ordine che ormai si
sente anche nelle assemblee operaie. La crescita di consenso tra i
lavoratori dipendenti alla destra, e segnatamente alla Lega, si spiega
con un diffuso senso di insicurezza (per le proprie condizioni di vita e
lavoro, per il proprio futuro e per quello dei figli, prima ancora che
per la piccola criminalità).
C'è contemporaneamente una caduta della capacità del lavoro dipendente
di pensarsi come forza sociale autonoma con un proprio progetto di
trasformazione economica, di cambiamento sociale. Di più. È entrato
ormai nel senso comune che il lavoro, nei suoi contenuti culturali e
professionali, nella sua capacità di produrre valore, sia un aspetto
dell'autostima delle persone e non un elemento costitutivo del processo
produttivo e della mobilità sociale.
Periodicamente le statistiche internazionali ci informano che i salari
italiani sono i più bassi in Europa e tra i più bassi dei paesi Ocse e
che la loro perdita di potere d'acquisto è continua.
Eppure è su questo tasto che il sindacato batte da più di quindici anni.
I grandi accordi di concertazione e così pure i contratti di categoria
hanno dato centralità al recupero del potere d'acquisto rispetto agli
andamenti inflattivi, situazione che si presenta oggi più complicata
dopo l'accordo separato sulle regole contrattuali, come dimostra la
scelta di Federmeccanica di fare guerra aperta alla Fiom.
La rincorsa salari-inflazione è stata una sfida impossibile da vincere,
mentre si è perso di vista il profondo cambiamento nel riconoscimento
dei percorsi formativi e nelle competenze richieste dai processi di
riorganizzazione del lavoro indotti dalle nuove tecnologie, dal
cambiamento di ruolo della pubblica amministrazione, dallo sviluppo di
nuove forme di terziario, dalla dispersione territoriale, dalla
precarietà.
Anche per questo si sono diffuse pratiche sindacali chiuse nella gabbia
dell'aziendalismo: dall'ancoraggio degli aumenti salariali ai risultati
d'impresa (e non ai contenuti professionali che sono richiesti
dall'organizzazione del lavoro in cui si opera) al ritorno a forme di
mutualismo, subendo così l'offensiva contro lo stato sociale e
l'universalità dei diritti.
Combattere questa deriva è una delle condizioni per superare le pesanti
conseguenze della crisi in atto a cominciare dalla disoccupazione.
Servono un progetto ed una pratica sindacale che abbiano al loro centro
il riconoscimento sociale ed economico del valore del lavoro; la
contrattazione delle sue trasformazioni, della sua organizzazione, della
sua distribuzione. Non sarà certo un pranzo di gala, ma uscire dalla
crisi come prima solo un po' più deboli e poveri vorrà dire più
disoccupazione, più localismo, più spinte corporative.
Per questo serve una nuova idea di confederalità - non come gerarchia
tra strutture - ma come progetto politico a cui partecipino con pari
responsabilità categorie e territori e che veda i delegati sindacali
protagonisti nei luoghi di lavoro. Il congresso della Cgil deve mettere
in luce le differenze che ci sono nel definire questo progetto (nei
momenti difficili bisogna cercare e cercare ancora), senza trasformarsi,
però, in una guerra di curia.
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----- Original Message -----
From: pietro ancona
To: Vincenzo Sena
Sent: Sunday, November 15, 2009 12:15 PM
Subject: la manifestazione della CGIL
La manifestazione della CGIL
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Bella, bellissima, vibrante la manifestazione della CGIL ieri a Roma. Un
tentativo di arginare lo sgretolamento ulteriore della condizione dei
lavoratori, una denunzia forte, fortissima del lavoro perduto, non sempre
per ragioni obiettive, spesso per calcoli di speculazione di chi vuole
sempre di più, ancora di più rompendo con gli obblighi morali e civili
dell'impresa che la Costituzione carica di responsabilità sociali e che
all'art.41 così definisce il ruolo dell'imprenditore: " non può svolgersi
in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza,
alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i
controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa
essere indirizzata e coordinata ai fini sociali”. Naturalmente, a parte i
pochi imprenditori "illuminati" che hanno fatto di tutto per armonizzarsi
con
gli interessi dei lavoratori e del territorio, questa norma è del tutto
disattesa specialmente da quando siamo entrati nell'era della
globalizzazione che è anche quella della liberazione degli spirits animals
del capitalismo alla ricerca di profitti immediati che travolge anche
aziende sane, che producono e vendono bene, ma non abbastanza per i sogni
miliardari dei loro proprietari.
Il tono generale della manifestazione era dato dalla difesa
dell'occupazione e dalla critica del disinteresse del governo che realizza
il suo interventismo soltanto con gli ammortizzatori sociali e non con
politiche industriali e progetto di lungo periodo per la difesa del tessuto
economico del Paese.
Ma è destinata a fare la fine di quella del 20 ottobre "contro" il governo
Prodi. Non modificherà nè superficialmente nè profondamente la situazione
dal momento che dalla CGIL, dal comizio di Epifani, non vengono indicazioni
valide per la difesa del salario, della stabilità, del welfare, dei diritti.
Epifani ha agitato per l'ennesima volta lo spettro della crisi con "il
peggio deve ancora venire" raccolto stamane dai massmedia che ha l'effetto
di raggelare il sangue e di accorciare tutti gli obiettivi al livello di
quello della difesa del posto magari a qualsiasi condizione. Ha anche
proposto a Cisl ed UIL uno sciopero unitario comune per il fisco. A parte il
fatto che Cisl ed UIL sono profondamente integrati in una politica della
Confindustria e del Governo che è basata sulla demolizione delle tutele
giuridiche e sindacali per rendere sempre più "flessibile" e sempre più a
buon prezzo la merce lavoro, l'obiettivo di uno sciopero per il fisco che si
traduce in una detassazione delle tredicesime (si è ancora in tempo?)
porterebbe pochi spiccioli alle famiglie dei lavoratori dipendenti che non
recuperano niente di
quel dieci percento di ricchezza nazionale che è passato di mano in questi
ultimi anni a vantaggio della borghesia produttiva e delle professioni e
del ceto politico e manageriale delle privatizzazioni.
Insistere sulla politica unitaria con CISL ed UIL è suicida, é mettersi
nella condizione di subire il dictat di chi è oramai immerso in un processo
di istituzionalizzazione parastatale e paraindustriale del Sindacato.
Dall'unità sindacale possono venire soltanto danni ai lavoratori. Non siamo
più alla grande stagione delle lotte unitarie per le riforme degli anni
settanta guidate da Lama, Carniti e Benvenuto.
Almeno dal 1993 in poi le cose sono profondamente cambiate e la CGIL,
sebbene trattenuta e condizionata dalla sua generosa e combattiva base di
milioni di lavoratori e pensionati, è stata largamente coinvolta in una
gestione sindacale la cui agenda è sempre stata dettata dal padronato e dal
Governo e che ha prodotto vulnus e ferite profonde ai diritti ed alla
condizione sociale sempre più retrocessa verso una condizione addirittura
ottocentesca anteriore alla nascita del movimento operaio.
Ricordo per tutti i famigerati accordi di luglio con il governo Prodi e gli
accordi Alitalia che hanno rivoluzionato in senso deregolation addirittura
illegale il rapporto di lavoro.
La riorganizzazione del lavoro dipendente pubblico e privato non viene
adeguatamente negoziata se si accettano le privatizzazioni, le
esternalizzazioni, il ricorso alle agenzie interinali, alle cooperative ed a
tutti i marchingegni di elusione inventati dalla legge Sacconi-Maroni.
La manifestazione di ieri resterà una commovente testimonianza di una
volontà di lottare per il cambiamento ed il recupero della dignità operaia
perduta per il successo dell'ideologia dell'Impresa a cui tutto deve essere
sacrificato. La CGIL ascolterà le indicazioni del PD che spinge verso
l'accettazione dei contenuti dell'accordo separato e paralizza qualsiasi
tentativo di cambiare in meglio lo stato delle cose. Bersani parla di
centralità del lavoro ma la sua prima simbolica visita da Segretario è stata
per gli artigiani emiliani.
Sacconi, il Ministro pronube della "complicità padronato-imprese" ha
imputato alla CGIL di essere rimasta ancorata alle ideologie del Novecento.
Magari fosse vero!!!
Pietro Ancona
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---- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: micromega
Sent: Monday, November 23, 2009 9:17 PM
Subject: la proprietà è un diritto naturale, le tasse un furto
"la proprietà è un diritto naturale, le tasse un furto"
=================================
Si è aperta a Pordenone una causa sul cosidetto sostituto di imposta. Un
imprenditore si rifiuta di continuare ad incassare per conto dello Stato le
tasse ed i contributi dei propri dipendenti sostenendo
che non vuole continuare a fare l'esattore peraltro gratuitamente.
L'imprenditore ha dato ai propri dipendenti una busta paga comprendente il
lordo: la paga più l'irpef ed i contributi previdenziali. La causa è stata
rinviata alla fine di gennaio 2010 ma l'obiettivo dell'imprenditore e del
movimento che lo sostiene (movimento libertario) è quello di provocare un
giudizio della Corte Costituzionale. Il Movimento, profondamente inserito
nella "cultura leghista" del territorio nel quale è nato ha per motto: "la
proprietà è un diritto naturale, le tasse sono un furto" una parola d'ordine
del tutto priva di verità e barbarica dal momento che tutti sappiamo che non
è affatto vero che la proprietà sia un diritto naturale e le tasse non sono
un furto ma il collante sociale di ogni comunità umana che cessa di essere
tale e cessa di esistere se privata del suo fondamentale strumento di
aggregazione e di finanziamento dei servizi. Siamo in presenza di una
estremizzazione del liberismo
che propugna una vera e propria estinzione dello Stato, l'anarchia degli
individui ed il loro rifiuto ad obbligazioni sociali di qualsiasi titolo. Il
ML esiste da un pezzo ma è stato portato alla ribalta dai radicali che
hanno spolverato la loro vecchia proposta di abolizione del sostituto di
imposta, uno dei venti referendum proposti nella fase bulimica del
referendismo pannelliano che portò ad un generale disgusto verso una
paranoica chiamata alle urne praticamente su tutto. Un modo come un altro
per affossare una istituzione che usata con saggezza potrebbe essere
sommamente utile alla democrazia italiana. Il nuovo Segretario dei radicali
Staderini, in una intervista al Giornale di Sicilia, ha sostenuto le ragioni
degli abolizionisti del sostituto di imposta richiamando, appunto, la
battaglia dei radicali fin dal
1994.
In effetti, la partita che si è aperta al tribunale di Pordenone va molto
al di là del sostituto di imposta ma investe appunto la legittimità delle
tasse, del diritto dello Stato a decidere e riscuotere imposte. Nella
ipotesi in verità assai improbabile che il giudice accetti di rinviare la
questione alla Corte Costituzionale e che questa deliberi positivamente
sulla richiesta dell'imprenditore ci troveremmo di fronte ad uno
scardinamento delle strutture dello Stato peggiore di un colpo di Stato o di
una rivoluzione reazionaria. Aveva ragione Gramsci a parlare del
sovversivismo delle classi dirigenti. Il tentativo di scrollarsi dalle
spalle ogni e qualsiasi legame ed obbligo fiscale da parte dei datori di
lavoro e dei proprietari mette le classi sociali a loro subalterne in una
situazione di disagio intollerabile. Se ad absurdum si abolisse il sostituto
d'imposta dubito molto, anzi, moltissimo, che i lavoratori riceverebbero
nelle loro buste paghe assieme al loro salario le tasse che in atto, salvo
conguaglio, il datore di lavoro corrisponde allo Stato ed i contributi che
corrisponde all'INPS. La truffaldina vocazione dell'imprenditoria italiana,
la sua rapacità sociale non rinuncerebbe al furto di quanto il lavoratore
oggi paga allo Stato o all'INPS per il welfare. Finirebbe con il trattenerli
per se. Nel caso che corrispondesse l'ammontare delle tasse non pagate
l'Italia si dovrebbe attrezzare ad una moltiplicazione non si sa per quanto
degli attuali sostituti d'imposta. Per una azienda di cinquemila dipendenti
ad un solo sostituto corrisponderebbe cinquemila contribuenti diretti.
Immaginatevi la Babilonia !!
Hanno sbagliato i Sindacati Confederali a strizzare l'occhio, a suo tempo,
alla proposta del padronato di detassare i salari. A cominciare dalla
tredicesima, dagli straordinari e dai premi di produzione. Questa miope
apertura. questa disponibilità imbelle non solo ha dirottato verso lo Stato
le legittime aspettative di aumenti retributivi ma ha sdoganato la
delicatissima questione della fiscalità. Nel magma
ribollente del NordEst razzista e asociale, la questione del sostituto
d'imposta irresponsabilmente sponsorizzata dai Radicali di Pannella, sta
diventando un grosso movimento di opinione che i leghisti in atto non
cavalcano perchè al governo. Ma non è detto che la situazione non precipiti
verso il peggio con migliaia e migliaia di aziende che non versano più le
tasse dei loro dipendenti.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: federazione@rdbcub.it
Sent: Friday, November 27, 2009 7:45 AM
Subject: lettera ad essere comunisti per il Congresso della CGIL
Cari compagni,
la CGIL va al congresso con due mozioni interne alla linea concertativa
dettata da Confindustria e PD. E' prigioniera della politica unitaria con
Cisl e Uil. La Fiom fa battaglie del tutto prive di contenuto dal momento
dal momento che ha dimensionato le sue richieste al tasso di inflazione
programmato. Avrebbe dovuto chiedere almeno trecento euro di aumento come
hanno fatto e ottenuto i bancari. Invece sta facendo una lotta inutile per
una ridicola differenza salariale.Una manciata di centesimi!
La mozione che appoggiate non affronta nessun problema fondamentale e non
propone niente di diverso da quella della maggioranza. Contribuite anche voi
ad ingannare. Chiede forse la mozione di minoranza l'abrogazione della legge
Biagi, la riforma delle pensioni abolendo gli ultimi accordi, aumenti
salariali, il Minimo Salariale Garantito, la lotta alle privatizzazione in
tutta la pubblica amministrazione e nelle municipalizzate, la riforma delle
leggi bassanini che penalizzano il sindacalismo di base, vincoli più cogenti
per il ruolo sociale delle imprese, una politica verso le multinazionali che
dia garanzie contro la devastazione di intere aree economiche che vengono
improvvisamente sgombrate dalle aziende e portate altrove e sopratutto una
seria riflessione sulla legislazione europea del lavoro che con l'entrata in
vigore del trattato di Lisbona diventa cogente ed è terribilmente
oppressiva?
Chiede forse soltanto due modalità di contratto di lavoro: a tempo
indeterminato per tutti e determinato soltanto per i lavori stagionali ed
eccezionali? No!
Prevede forse maggiori poteri per il Delegato alla Sicurezza contro la
mortalità spaventosa del lavoro?
Vi prestate ad accreditare tra i lavoratori l'idea di un Congresso nel
quale si possa ribaltare la linea della maggioranza. Non è così. La mozione
che appoggiate è il documento di una cordata di potere interno che si
contrappone ad altra cordata. Entrambe hanno riferimento nel PD. Per
intenderci:
Ichino, Letta,Treu.....
Cori saluti.
Pietro Ancona
****
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: fiom.sicilia@cgil.it
Sent: Wednesday, December 23, 2009 12:40 PM
Subject: si farà lo sciopero generale in Sicilia
Sicilia: Fiat, si farà lo sciopero generale?
“Il problema è strutturale, l’unico modo per risolverlo sarebbe spostare la
Sicilia e metterla vicino a Piemonte o Lombardia”. Lo ha dichiarato Marchionne,
enfant prodige dell’industria automobilistica mondiale, vezzeggiato nelle due
sponde dell’Atlantico per le sue superumane capacità manageriali di eccezionale
imprenditore e finanziere insieme, l’uomo dal maglione indossato per
distinguersi dal resto dei comuni suoi colleghi, che ha chiuso con queste parole
la questione della presenza Fiat in Sicilia. Però si è detto anche disponibile
ad incassare altri soldi dalla regione Sicilia per studiare un piano di
utilizzazione diversa degli stabilimenti perchè, secondo lui, il problema qui è
strutturale e riguarda la collocazione geografica della Sicilia. Dichiarazioni
sprezzanti, le sue, che non trovano la necessaria energica replica in Sicilia da
un governo disastrato e da un’assemblea in preda a lotte di potere tra i diversi
gruppi della maggioranza. Ma se da un lato ci sono le parole di Marchionne,
sull’altro piatto della bilancia ci sono le condizioni degli operai Fiat di
Termini Imerese che si ritroveranno senza un lavoro e senza sbocchi di alcun
genere nel mestiere che ormai sanno fare. Ma tutto questo succede anche perchè
la nostra Europa dà il massimo di libertà e potere agli imprenditori e sta
distruggendo pian piano le regole del diritto del lavoro e per questo la Fiat si
può permettere di pagare gli operai polacchi a meno di 400 euro al mese e di
imporre alle sue fabbriche un clima di terrore, peggiore di quello che Valletta
aveva instaurato a Torino prima del 68.Ma anche in Sicilia la Fiat si è
comportata e continua a comportarsi male, come scrive alla nostra redazione
Pietro Ancona che aggiunte: “Epifani si è limitato a notare che “non può
esprimere un giudizio positivo”. Angeletti ha deprecato l’internazionalizzazione
dell’azienda e Bonanni ha praticamente strizzato l'occhio. Avrebbero dovuto
annunziare, d’intesa con le loro strutture regionali, lo sciopero generale in
Sicilia e respingere il piano al mittente. Non lo hanno fatto perchè oramai da
molti anni si limitano a registrare in modo quasi notarile le decisioni degli
industriali ed a sottoscriverle. Un atteggiamento questo, talmente radicato,
talmente forte, che ha indotto tutte le categorie della CGIL a firmare accordi
sindacali sulla base del nuovo modello contrattuale a suo tempo rifiutato dalla
loro Confederazione. Ora se la logica multinazionale della Fiat la porta a
decentrare le sue produzioni all'estero questo non può significare che i suoi
impegni italiani debbano subire una erosione fin quasi alla scomparsa degli
stabilimenti. La Costituzione assegna una funzione sociale all'azienda che non
può essere ignorata. Si pongono diversi problemi che vanno affrontati e che
comportano una strategia del tutto diversa dei sindacati e delle forze politiche
a cominciare dalla lotta per livellare verso l’alto le condizioni salariali e
normative dei lavoratori europei. Non dovrebbero essere ammesse differenze
salariali così enormi per i lavoratori dell’ex est e si dovrebbero vincere le
resistenze degli Stati che magari considerano i bassi salari della loro classe
operaia un’opportunità per il loro sviluppo. Bisognerebbe ottenere il salario
minimo garantito su base europea e norme comuni sull'orario di
lavoro che percorrano all'incontrario la strada fin qui percorsa dalla UE.
Tutte le operazioni di decentramento all'estero dovrebbero essere politicamente
controllate. Si deve garantire l’occupazione dei lavoratori Fiat e dell'indotto
senza se e senza ma. Intanto è necessaria una seduta straordinaria
dell’assemblea regionale siciliana per una ferma presa di posizione anche nei
confronti del governo nazionale che di fatto si è piegato al diktat della Fiat
che ha zittito il Ministro Scaiola. Ma la proclamazione dello sciopero generale
dovrebbe essere immediata – continua Ancona – e si dovrebbe fare entro i
primissimi giorni di gennaio. Soltanto il recupero e la messa in campo di tutta
la capacità di lotta dei lavoratori siciliani può bloccare la corsa verso la
disgregazione sociale e lo sfascio della convivenza civile”.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Monday, January 25, 2010 3:24 P
Subject: salario minimo garantito
la risposta che dà Ferrero alla provocazione di Brunetta, degno pellegrino
di Hammamet,
è sbagliata. La questione dei bassi salari dei giovani precari italiani non
si risolve per via fiscale ma stabilendo una garanzia di legge, erga omnes.
I giovani precari italiani oggi sono pagati due o tre euro l'ora. Basterebbe
fissare il Salario Minimo Garantito ad almeno 7 euro l'ora. Non capisco
perchè i bassi salari delle aziende siano diventati tabù intoccabili per la
CGIL e per la sinistra italiana!
E' sconcertante che la gente che porta all'estero centinaia di miliardi di
euro sottratti ai salari debba vedersi favorire dallo Stato per mantenerli
bassi!
Pietro Ancona
http://www.leggo.it/articolo.php?id=43301&sez=CRONACA&ctc=20
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Thursday, January 28, 2010 11:04 AM
Subject: IL suicidio della CGIL
Il suicidio della CGIL
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Con un anticipo di oltre quaranta giorni che contrasta con la drammatica
condizione dei lavoratori italiani che precipita di giorno in giorno per una
crisi dell'occupazione e dei salari causata in gran parte da scelte di
convenienza e di lucro del padronato, la CGIL annunzia uno sciopero generale
per il dodici marzo prossimo. C'è un passo avanti rispetto la manifestazione
del 15 novembre scorso perché si farà in un giorno lavorativo e quindi
assumerà un significato che si collocherà dentro il rapporto di lavoro e non
soltanto verso il governo ma si tratterà ancora una volta di una battaglia
perduta in partenza dal momento che le rivendicazioni sono limitate, cannoni
caricati a salve o al massimo con proiettili di gomma destinati a rimbalzare
e non produrre che il grande fracasso massmediatico dei pennivendoli di
regime che si scateneranno per sbranare la CGIL che si "isola"
da Cisl ed Uil, è vetero-sindacalista, incapace di capire la "modernità"
etcc...etc... In sostanza, lo
sciopero deluderà le attese della classe lavoratrice senza peraltro essere
gradito dal padronato, dalla destra e dal suo governo. Tutti faranno a gara
per mettere alla gogna il grande e comunque temuto sindacato italiano perchè
rompe l'omertà (Sacconi la chiama complicità) delle forze politiche e
sindacali tutte protese ad ingraziarsi i favori della Confindustria.
Lo sciopero si farà su tre punti che riguardano la politica economica, il
fisco, l'immigrazione. Sul primo punto non si dice niente sulle
privatizzazioni diventate davvero pericolose non soltanto per
l'aumento delle bollette, dal momento che la maggior parte di esse si fanno
in regime di monopolio, ma anche perché sostituiscono pezzi sempre più
estesi di occupazione pubblica con quella privata e sottopagata. Non è raro
incontrare negli ospedali infermieri collocati da cooperative fasulle e
agenzie pagati al quaranta per cento in meno dei loro colleghi.
Il secondo punto riguarda il fisco. La CGIL chiede delle cose che sono
sicuramente sacrosante ma che calate nell'inferno dei salari di oggi avranno
effetti insignificanti, meschini. Dare qualche euro in più attraverso la
manovra fiscale non cambierà se non impercettibilmente la busta paga. Oggi
la questione più importante è
l'aumento dei salari e sopratutto la richiesta di una legge per il Salario
Minimo Garantito per tagliare l'artiglio a quanti se la cavano con due o
tre euro l'ora specialmente per i biagizzati e gli immigrati.
Avere una legge sul Salario Minimo Garantito significherebbe mettere un
fondo al pozzo senza fine
di salari sempre più bassi. Abbiamo un padronato che non si vergogna di
offrire soltanto cento euro al mese ad un giovane laureato. Il SMG non
dovrebbe essere inferiore a sette euro l'ora. Diventerebbe strumento di
liberazione e di unificazione di lavoratori bianchi e neri ed avrebbe
l'effetto di spingere verso l'alto i salari oggi inferiori del quaranta per
cento a quelli inglesi, tedeschi o francesi.
A chi gli chiedeva cosa ne pensasse della scala mobile Epifani ha risposto
di esserne stato sempre nemico fin dal 1984 e dichiarandosi offeso con la
Marcegaglia che gli attribuiva una qualche tentazione al suo ripristino.
Bisogna invece recuperare la scala mobile.
Mentre l'inverno più gelido è caduto sui lavoratori che si buscano la
bronco-polmonite a fare gli stiliti del ventunesimo secolo sulle torri delle
aziende, alla Camera Cazzola, Ichino ed altri lavorano silenziosamente per
distruggere il poco che resta di protezione dalla schiavizzazione. A
differenza di tutti i cittadini italiani i lavoratori non avranno più
diritto ad un giudice ma si dovranno accontentare di un arbitro che deciderà
della loro vita una sola volta. Il giudice non potrà intervenire anche se lo
volesse. L'art.18 e lo Statuto dei Diritti vengono aggirati da esperti
manipolatori del diritto che hanno studiato tutte le astuzie immaginabili
per mettere i dipendenti nelle mani dei loro datori di lavoro.
Perchè la CGIL abitata da milioni di lavoratrici e lavoratori tra i più
coscienti, colti, informati e combattivi che abbia il Paese, si comporta in
questo modo? Perchè dopo avere assistito inerte a tutte le devastazioni del
liberismo selvaggio, scroccone, parassitario giocando di rimessa e fingendo
di accettare per "modernità" cose più vecchie del cucco, offre ai lavoratori
una lotta che è un gioco di
specchi che non produrrà niente? Qui il discorso riguarda la sua natura ed
il suo prossimo Congresso. La CGIL è "controllata" da una struttura di
"funzionari" la cui legittimazione non viene dagli iscritti ma dall'appartenza
al PD. Ai miei tempi c'erano due o tre correnti politiche ai quali si
riferivano i quadri dell'apparato che si richiamavano ai socialisti ed ai
comunisti. Oggi il riferimento è
quasi assoluto al PD il quale concede alla CGIL soltanto lo spazio "fisco"
sul quale operare. Soltanto un cambiamento di linea del PD potrà restituire
ai lavoratori la loro forte e gloriosa CGIL
che ha segnato con le sue lotte e le sue conquiste la storia civile
dell'Italia. Ma questo non sarà possibile. Il PD è con Ichino che vorrebbe
abolire gli ammortizzatori sociali perchè impoltroniscono i disoccupati. Il
PD è con Letta che ha imposto, seppur attraverso i contratti di categoria,
l'accordo separato sulla riforma della contrattazione.
Detto tutto questo, mi auguro che lo sciopero abbia comunque un grande
successo e sia capace di suscitare grandi emozioni nell'opinione pubblica. A
volte una cosa partita male può essere trasformata dalla gente e dai suoi
bisogni e diventare altra, utile a fare riflettere e a fare cambiare il
corso della storia.
Pietro Ancona
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--- Original Message ----- From: pietroancona@tin.it To:
CircoloPasoliniICampari Sent: Saturday, January 30, 2010 11:56 AM Subject: :
la Confindustria dentro il Congresso CGIL
La Confindustria dentro il Congresso CGIL
Da un pezzo notiamo assonanze tra la Marcegaglia ed Epifani.
Mentre una parte della destra rappresentata da Sacconi
vorrebbe la ghettizzazione della CGIL e la sua chiusura nel lazzaretto
degli intoccabili, la Marcegaglia ha sempre tenuto aperto un filo di dialogo
con questa naturalmente all'interno di una sua strategia
di egemonia sociale e culturale. La CGIL annunzia uno sciopero
prevalentemente rivolto a chiedere riduzioni fiscali. La Marcegaglia ed il
giornale della Confindustria contemporaneamente chiedono una riforma fiscale
e, se da un lato lodano Tremonti per avere evitato all'Italia la fine della
Grecia, dall'altra diventano sempre più insistenti nella richiesta di
diminuire le tasse.Insomma un contrappunto che è anche gioco delle parti.
Io giudico la linea della CGIL incentrata ad una difesa dei salari soltanto
attraverso il fisco perdente e deleteria per i lavoratori. Intanto
ogni diminuzione del fisco si riflette a breve o lunga scadenza sulla
diminuzione del welfare. Meno entrate fiscali è meno scuola, meno sanità,
meno pensioni e meno salario differito sotto forma di servizi. La
diminuzione del fisco non conviene ai lavoratori ed al progetto di vita
delle loro famiglie. Abbiamo visto il disastro provocato dall'abbattimento
dell'Ici. Infatti meno tasse significano spiccioli in più per ogni singolo
lavoratore e tanti miliardi in meno per lo Stato! Inoltre affrontare come
tema centrale di uno sciopero soltanto la questione fiscale significa fare
un favore alla Marcegaglia ed ai datori di lavoro: si lancia un messaggio
che esclude aumenti salariali in busta paga. Insomma sembra che mentre la
Cisl e l'Uil abbiano un asse con il governo e la destra italiana, esista un
altro asse tra la Confindustria, il PD e la CGIL fondato su
scelte del maggiore sindacato italiano basate su richieste di politiche
economiche fotocopiate dall'ufficio studi della Confindustria e su un gioco
di rimessa nella vicenda sociale. Insomma la Confindustria sta a monte e
determina gli eventi, la CGIL si colloca a valle e cerca in qualche modo,
dove proprio non può farne a meno, la riduzione del danno.
Scoppiato lo scandalo nella CGIL dei voti congressuali con l'autosospensione
dei rappresentanti della mozione due dalla Commissione di Garanzia,
trovandosi Epifani in evidenti difficoltà, la Confindustria interviene nel
dibattito CGIL con un occhiuto articolo sarcastico del Sole 24 ore che
attacca Bertinotti e Cofferati per il loro sostegno alla mozione due. Li
definisce "il gatto e la volpe" ed invita Epifani a fare come Mourinho cioè
a fottersene di coloro che dissentono ed andare avanti per la sua strada.
Una strada che conduce all'inferno dal momento che la CGIL per quanto abbia
una dirigenza di destra è vissuta dai lavoratori italiani come il loro
Sindacato per antonomasia essendo sempre vivo il suo grande mito costruito
negli anni che vanno da Di Vittorio a Luciano Lama. La CGIL non può
assistere ancora per molto tempo allo schiavismo imposto a cinque milioni di
persone con la legge Biagi. Quanto tempo potranno resistere i giovani a 400
euro al mese? Fino a quando le loro famiglie continueranno ad aiutarli forse
si rassegneranno a subire ma la corda è troppo tesa e rischia di
spezzarsi. La CGIL non può continuare ad assecondare le privatizzazioni che
comportano aumenti delle bollette, che falciano gran parte degli stipendi e
dei salari. La CGIL non può assistere ancora per molto ai licenziamenti per
aziende che chiudono senza altra ragione che la ricerca di profitti ancora
più grassi. Sebbene la mozione Due non sia coraggiosa nell'affrontare i
"fondamentali" della sofferenza operaia essa è già stata criminalizzata
dalla Confindustria e dal corteo di pennivendoli che un giorno si e l'altro
no predicano la "modernità" consistente nella supina accettazione di salari
sempre più bassi, uno Stato sempre più asservito ai privati, tutto per la
gloria di quanti ogni estate si radunano a gozzovigliare nel mare
antistante Villa Certosa con le loro "barche" miliardarie attorno al capo
della destra. Le due mozioni che si contendono il Congresso
della CGIL sono aldisotto della linea che potrebbe garantire la resurrezione
dei lavoratori italiani dopo anni di sprofondamento nel pozzo delle
sconfitte sociali. Bisognerebbe chiedere poche cose essenziali per il
ribaltamento di uno stato di cose che sta riducendo venti milioni di persone
e le loro famiglie alla povertà ed all'emarginazione: abolizione della legge
Biagi, Salario Minimo Garantito, nazionalizzazione dei settori essenziali
dell'economia, fine delle privatizzazioni ed abolizione immediata di tutte
quelle che agiscono in regime di monopolio a cominciare dall'acqua.
Le due mozioni congressuali sono distanti anni luce da queste
rivendicazioni. Ma un Congresso, come uno sciopero, potrebbero
dire cose diverse da quelle che si vorrebbe che dicessero. Può sfuggire di
mano alla nomenclatura e dare una possibilità di condizionamento agli
iscritti, la straordinaria base dei tesserati alla CGIL fatta di persone
motivate, colte, combattive, con un vivo senso di giustizia. Nei palazzi e
nei salotti le alleanze trasversali ed anomale possono fare il successo di
una persona o di un gruppo. Nella coscienza profonda del Paese sono altri i
valori e le bandiere da fare agitare dal vento. Mentre l'ombra
nera della miseria si stende su intere regioni del paese, risuona come
attualissimo Carlo Marx: " I lavoratori non hanno niente da
perdere al di fuori delle loro catene" che tradotto significa: l'Italia ha
bisogno di socialismo!| Vale la pena di lottare per questo se vogliamo
evitare di degenerare in una massa di mendicanti che pietiscono un tozzo di
pane! pietroancona
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/dossier/Italia/2009/commenti-sole-24-ore/30-gennaio-2010/cgil-congresso.shtml?uuid=cc0c3a26-0d74-11df-829e-8208089d2a32&DocRulesView=Libero
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--- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: direttore@siciliainformazioni.com
Sent: Monday, February 01, 2010 4:10 PM
Subject: paura dello sciopero?
Epifani non cessa di stupirci. Prima proclama uno sciopero generale per
il 12 marzo della sola CGIL sapendo che Cisl ed Uil non aderiranno perchè lo
hanno cancellato dalle loro opzioni. La Cisl e l'Uil si sono assestate come
sindacati collaborazionisti che stanno dentro la piccola nicchia concessa
loro dal Governo e dal Padronato e che riguarda essenzialmente la gestione
di servizi, magari comuni,
con gli enti bilaterali che, secondo il lungimirante disegno di Sacconi
dovrebbero sostituire parti importanti del welfare e coinvolgere i sindacati
soltanto a valle delle politiche decise unilateralmente
dagli imprenditori. Sacconi la chiama "complicità". Cisl ed Uil non
faranno mai più uno sciopero generale e tendenzialmente sono portati a
ridurre ogni genere di sciopero. Hanno cambiato profondamente il loro
rapporto con i lavoratori, con gli stessi loro iscritti che non è più quello
di Carniti e Benvenuto ai tempi della autonomia operaia e del "salario
variabile indipendente". Il sindacato è diventato un momento necessario
all'organizzazione sociale che amministra un potere sui lavoratori attiguo a
quello dell'ufficio risorse umane delle imprese e spesso in collaborazione
con questo.
La CGIL quindi si accontenterebbe di 500 euro una tantum subito e di una
promessa di alleggerimento del prelievo fiscale. E' sconcertante come questa
miserabile mancia possa essere sufficiente per disdire
uno sciopero generale che certamente, anche se meritava ragioni assai più
forti per la sua proclamazione riflesse da una realtà sempre più tragica ma
non accolte nella "piattaforma", non può
essere soppresso da quella che sembra una precipitosa fuga dalle
responsabilità.
Non so che cosa sia intervenuto a spingere il segretario generale della
CGIL a fare una offerta così
umiliante al Governo. Probabilmente i soloni del PD che si occupano di
sindacato hanno protestato per la proclamazione dello sciopero rendendosi
conto che, sebbene animato con rivendicazioni ridicole, la situazione del
paese è talmente esplosiva e drammatica che potrebbe diventare tutt'altra
cosa e spingere finalmente verso quelle due o tre cose che segnerebbero
davvero una inversione di tendenza: istituzione del Salario Minimo
Garantito, abolizione della legge Biagi, meglioramento generalizzato dei
salari e delle pensioni. Le contraddizioni sociali stanno diventando
acutissime. Il Governo si rifiuta di mettere un tetto agli scandalosi
stipendi e benefict dei managers che valgono ognuno di essi quanto il
salario di mille o due mila operai e dall'altro ricatta i lavoratori
dipendenti con
il baubau del debito pubblico che impedirebbe qualsiasi miglioramento o
addirittura richiederebbe una
riduzione dei loro salari.
Allo scandalo degli emolumenti dei managers pubblici e privati si accinge
quello del costo abnorme
ed in crescita della politica. Oramai siamo a cifre che vanno ben oltre i
100 miliardi di euro l'anno e tendono a dilatarsi nel territorio. Basterebbe
che il cinquanta per cento del costo dei nababbi che
vivono di politica fosse destinato ad un fondo per il sostegno delle
famiglie più provate dalla crisi, per
la costruzione di alloggi popolari e di scuole per alleviare la lunga notte
dell'anno che è appena cominciato sotto i peggiori auspici. Bisognerebbe
inoltre operare per ottenere un Minimo Salariale Europeo ed evitare le
macellerie sociali delle fabbriche che chiudono in Italia perchè in Serbia o
in Polonia i salari non superano i trecento euro mensili.
Può darsi che il Governo accetti la proposta di Epifani. Sarà una
sconfitta del Sindacato che si sarà accontentato di una modestissima mancia.
Può darsi che la respinga. In questo caso si cercheranno altre ragioni per
non fare uno sciopero che di giorno in giorno diventa sempre più temuto
dalle oligarchie politiche.
Se la CGIL e la sinistra continueranno a tenere un profilo basso la crisi
travolgerà tutto e tutti. La sconfitta dei lavoratori sarà la sconfitta
dell'Italia che diventerà sempre più iniqua e dequalificata.
Pietro Ancona
http://notizie.virgilio.it/notizie/economia/2010/2_febbraio/01/cgil_niente_sciopero_generale_se_ce_impegno_a_sgravio_fiscale,22756436.html
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Saturday, February 20, 2010 5:22 PM
Subject: la Confindustria e gli imprenditori onesti esclusi dal banchetto
La Confindustria e gli imprenditori onesti esclusi dal banchetto
La Confindustria è stata il motore centrale delle privatizzazioni che
spolpano lo Stato dall'interno e che stanno giungendo a punte
parossistiche, a mete inimmaginabili fino a qualhe tempo fa. Ha lavorato di
fino e di grosso, sviluppato intense campagne lobbjstiche, sfruttato e
strumentalizzato gli errori ed i difetti della pubblica amministrazione e
dell'intervento pubblico in economia ed ha realizzato il suo sogno,
raggiunto il suo successo, quando ha convinto gli excomunisti traghettati
dalla Bolognina al magnifico regno della borghesia, del mercato, delle
borse, della libera intrapresa, a fare proprie le sue idee. Come si sa i
comunisti sono quadrati esecutori delle cose nelle quali credono . Sono
stati tra i migliori e più diligenti propagandisti e fautori delle
privatizzazioni. D'Alema è intervenuto diverse volte per spiegare che i
servizi locali (acqua,gas,trasporti,netturbe...) andavano privatizzati
incurante del fatto che questo avrebbe comportato e comporta un aggravio dei
costi che è stato scaricato sulle spalle degli utenti. Non ha voluto tener
conto che la trasformazione delle municipalizzate in SPA avrebbe sottratto
queste al controllo della Corte dei Conti ed al rigore della finanza
pubblica. Ad ogni privatizzazione corrisponde un consiglio di
amministrazione pagato a fior di milioni di euro. Quanto abbiamo appreso in
questi giorni sul modus operandi di Bertolaso e quanto è accaduto all'Amia
di Palermo dimostrano quanto sia perniciosa l'adozione di criteri
privatistici anche se invocati spinti dall'assillo del fare subito e come
una
compagine di mignatte e di sciacalli disposti a fare anche da ruffiani si è
insediata attorno alla Protezione Civile per gestirsi gli appalti che,
secondo un galantuomo come l'ex Presidente della Sardegna Antonello Soru
sarebbero costati centinaia di milioni in più del dovuto. Stiamo parlando di
un uso arbitrario e senza controllo di fondi pubblici che, per la protezione
civile, in questi ultimi anni è stato di dieci miliardi di euro! Una vero
saccheggio dello Stato legalizzato ed alla luce del sole!
La Confindustria non ha alzato un dito per proteggere i suoi iscritti
imprenditori dall'uso arbitrario
dei poteri discrezionali della Protezione Civile e dello Stato. Soltanto
coloro che sono molto ammanigliati con i vertici della destra che
controlla con criteri padronali il Governo può accedere ai finanziamenti e
può lavorare. Mentre Tremonti taglia i fondi per scuola, sanità,
pensioni, ammortizzatori sociali, chiude tutti e due gli occhi per l'immenso
sperpero e per gli sprechi di opere costate anche dieci volte più del
dovuto. Ho letto una nota che indica il costo a metro quadro delle casette
date ai terremotati abruzzesi pari a quelli di un appartamento al centro di
una grande città italiana. Ma nessuno si chiede, ed è sintomatico, quando è
costato il G8 de l'Aquila oltre a quello lasciato in aria della La
Maddalena.
Il vertice della Confindustria non solo non ha tutelato i suoi iscritti
imprenditori ed il Mercato che è
una sorta di tabù dei direttori del Sole 24 ore che da anni ci imbottiscono
il cervello di disprezzo per quanto non è regolato dalle auree prescrizioni
del liberismo ma partecipa al grande bottino, alla grande spartizione.
Società della signora Marcegaglia sembrano ben piantate dentro l'affare La
Maddalena. Come può la Confindustria tutelare in queste condizioni i suoi
iscritti? Osserviamo amaramente che non siamo più ai tempi di Costa e che lo
Stato è diventato la Grande Preda dei branchi di squali che riescono ad
ammanigliarsi il potere.
L'onestà è indivisibile e non ci possono essere scissioni schizzofreniche.
Se si partecipa al bottino lasciando indietro gli imprenditori che sono
lontani dai Palazzi non si può lottare davvero la mafia che regola la vita
oramai di tutto il Paese
Ora,la Confindustria, dopo molti mesi dalla decisione della sua
associazione siciliana, ed a distanza di quasi trentanni dalla legge che
introduce nell'ordinamento italiano il delitto di associazione
mafiosa,scopre che deve impegnarsi nella lotta contro la mafia che è una
grossa turbativa del mercato e del corretto sviluppo della concorrenza, cose
apparentemente sacre ai liberali. Meglio tardi che mai
ma non ha mai espulso dalle sue file le aziende che sono state condannate
per mafia.
Credo che le posizioni della Confindustria sulla mafia siano un
imbellettamento di un corpo di imprenditori in parte mafioso o attiguo alla
mafia che prevarica e rende impossibile il libero commercio soffocandolo e
costringendo al fallimento o a vivacchiare gli imprenditori onesti. Basti
vedere i prezzi dei prodotti agricoli liquidati agli agricoltori ed i prezzi
finali della merce che arriva sul mercato. Filiere parassitarie che
moltiplicano i prezzi sulle quali nessuno indaga!Venti centesimi per un
chilo di frumento, quindici centesimi per chilo di arance ai produttori che
non si rifanno neppure dei costi! Basti vedere chi controlla il commercio
della carne e tutti i commerci all'ingrosso per dubitare molto che non vi
siano dentro investimenti mafiosi. Soltanto dalle indagini della
Magistratura a volte si scopre che intere catene di supermercati sono
gestiti dalla mafia e sono strumenti eccellenti per il riciclaggio di denaro
macchiato di sangue, sporco. Gli imprenditori onesti sono vittime di questo
sistema. Debbono stare zitti, si debbono piegare, non possono far nulla
anche perchè non sempre trovano persone o partiti disposti ad ascoltarli.
Mi domando però come, dopo quanto si è scoperto in questi giorni sul
sistema di distribuzione degli appalti fatto da Bertolaso, gli industriali
continuino a dare fiducia alla destra di Berlusconi e company.
La risposta che mi sono data è che, sul campo, hanno scoperto che
l'opposizione in definitiva non è molto diversa dalla maggioranza e che il
sistema politico sia tutto corrotto. Quindi la vecchia arte degli italiani
dell'arrangiarsi, del cercare di non farsi travolgere, non sprofondare nelle
sabbie mobili, sopravvivere e magari cercarsi quello che si chiama
"strapuntino".
Al punto in cui stanno le cose, con lo Stato largamente colonizzato in
tutte le sue articolazioni anche le più delicate (Forze Armate) da grosse
colonie di privati che ne divorano il midollo, bisognerebbe intraprendere
una strada del tutto opposta, azzerare i danni che si sono fatti
dappertutto, alla scuola, al servizio sanitario, al bilancio.
Il PD canta vittoria perchè dal decreto sulla Protezione Civile è stata
stralciata la parte che riguarda la SPA. Certo è encomiabile ma non altera
per niente lo stato delle cose che produce miliardi di spesa senza
controlli. In ogni caso, l'impegno del PD è venuto soltanto dopo che la
Magistratura ha ordinato gli arresti di alcuni funzionari e imprenditori. E'
sintomatico assai il fatto che nessuno scandalo scoppi in Parlamento. E'
indice di comunanza se non di interessi di coabitazione nel sistema Italia.
La severità che tutti i benpensanti di destra e di sinistra mostrano per
le richieste anche le più modeste dei lavoratori per le quali non ci sono
mai i fondi, l'Italia è in deficit, etc.. non viene mai mostrata per le
spese spagnolesche imposte dal ceto politico. Si sono concessi ai precari
soltanto pochissimi spiccioli per la disoccupazione con un tetto massimo di
duemila euro l'anno. Tetto che è stato negato con grande indignazione
bipartisan per i managers pubblici che possono salire ben oltre il milione
di euro l'anno! Milioni di euro saranno spese dallo Stato e dalle Regioni
per celebrare il centocinquantesimo anniversario dell'unità d'Italia mentre
le scuole gli ospedali le carceri cadono a pezzi.E' inaccettabile. E' tipico
del Regime Oligarchico nel quale siamo sprofondati. Le oligarchie politiche
costano oramai più di cento miliardi di euro e cioè quanto l'intero sistema
sanitario. La politica è diventata businesa e dopo l'homo faber e l'homo
oeconomicus, ora abbiamo l'homp politicus. La politica è diventata
professionale per professionisti. Il processo di mercificazione delle idee e
dell'impegno è compiuto. Diventare deputato o senatore o governatore è assai
di più che vincere all'Enalotto. Molto di più!! Basta sapere usare bene il
Kit di Forza Italia o del PD!
Pietro Ancona
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---- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: info@federazionesinistratpiemonte.it
Sent: Wednesday, February 17, 2010 4:38 PM
Subject: la Bolognina della CGIL
Sindacato protagonista ma non antagonista. E' uno slogan del Congresso della
CGIL. E anche il titolo di un Convegno dello SPI-CGIL che si terrà a Palermo
nei prossimi giorni e si propone anche di unire le generazioni. Ma che vuol
dire? Per sua natura il sindacato deve essere antagonista, deve cioè essere
portatore di istanze e di richieste che è difficile vengano accolte senza il
conflitto, senza la dialettica dello scontro e del negoziato. Se il
Sindacato non è antagonista priva i suoi rappresentati della loro arma
fondamentale: la lotta che si sviluppa attraverso gli scioperi, le
manifestazioni, i sitin. In questo modo il sindacato diventa protagonista e
fa diventare protagonista la sua gente. Può esistere un protagonismo senza
antagonismo? Credo proprio di no a meno che non si pensi ad una fase della
concertazione che superi gli accordi del 93 e stabilisca una sorta di
automatismo per cui, date certi accordi interconfederali, non resta che una
funzione ragioneristica di registrazione di eventuali variazioni. Questa
posizione che fa dei sindacati dei meri collaboratori del padronato e del
governo sterilizza la loro funzione sociale di trasformazione e di
riadattamento dei rapporti di classe e ne fa una sorta di osservatorio
passivo dei fenomeni sociali. Insomma, un servente di una dinamica che viene
stabilita senza il loro concorso. Siamo nel campo del cosidetto
"moderatismo" che di fatto ha regolato le relazioni sindacali negli ultimi
venti anni. Questo "moderatismo" ha impoverito i lavoratori e le loro
famiglie legandoli a una dinamica retributiva stabilita a tavolino ed assai
inferiore di quella reale. Il fenomeno ha avuto anche riflessi nella
normazione dei diritti. Anche questi sono stati sottoposti ad una limatura
costante che non è ancora finita. Con la legge sull'arbitrato, caldeggiata
bipartisan in Parlamento, i lavoratori diventeranno cittadini con meno
diritti dal momento che non potranno rivolgersi al giudice, come chiunque
può fare, per risolvere una vertenza, nè il giudice potrà intervenire per
sanare eventuali ingiustizie per un divieto esplicito scritto nel disegno di
legge. Quando la più grande organizzazione sindacale italiana si pone il
problema della natura stessa della propria funzione sociale c'è qualcosa che
deve fare pensare profondamente. Siamo alla vigilia di una sorta di
Bolognina della CGIL? Alla formalizzazione di una abiura del sindacato di
classe che, in una visione di confederalità e cioè tenendo conto degli
interessi generali del Paese, senza uccidere la vacca come diceva Di
Vittorio, si proponeva l'avanzamento della classe lavoratrice, dei suoi
diritti e con esso anche la prosperità e la civiltà del Paese. Questa è
stata la CGIL fino a quando la lunghissima pratica unitaria con Cisl ed UIL,
confederazioni per loro naturale tendenza governative e collaborazioniste,
non ha indebolito fino a farlo diventare quasi evanescente l'ethos che
l'aveva sempre impregnata ed aveva dato vita ad un mito talmente forte da
durare ancora. I lavoratori vedono ancora il Sindacato attraverso il grande
mito della sua storia e non si rendono conto che si è profondamente
trasformato e che è oggi è diventato uno strumento attuativo di politiche
decise in grande parte dal padronato e dal governo e da esso subite.
Politiche generali che hanno effetti micidiali sulla condizione umana e
civile dei lavoratori come le privatizzazioni che stanno divorando
dall'interno la scuola la sanità e le pensioni, i tre pilastri fondamentali
dello Stato Sociale del welfare di cui l'Italia era orgogliosamente europea.
Bisognerebbe aggiungere a tutto questo la privatizzazione dello Stato come
abbiamo visto per le vicende delle Forze Armate e Protezione Civile che non
hanno suscitato alcun interesse nelle segreterie delle confederazioni. Come
si possono unire le generazioni se il Sindacato ha subito la spaventosa
legge trenta che mette un muro tra i giovani e i diritti ? Circa quattro
milioni di persone sono regolate dalle innumerevoli forme di prestazione
inventate apposta per eludere i loro diritti e schiavizzarli, come i
contratti a progetto o le collaborazioni a partita iva e pagate in modo
miserabile, molto al disotto dei minimi contrattuali. Questa passività,
assieme ad altre nefandezze pretese dal governo Prodi, è stata sottoposta ad
un referendum che avrebbe dato risultati bulgari a favore. Cosa del tutto
inverosimile e che è la spia di un gravissimo deterioramento democratico. La
CGIL si avvia verso un Congresso in cui " i fondamentali" della condizione
dei lavoratori non vengono messi in discussione. Non si mette in discussione
il precariato della legge Biagi, nè si avanza la proposta di un Salario
Minimo Garantito che potrebbe unificare italiani e stranieri nella difesa di
un minimo di remunerazione per la sopravvivenza. Non si solleva il problema
di un generale miglioramento dei salari auspicato da economisti anche
"moderati" come mezzo per ritonificare un sistema con consumi sempre più
depressi. Non si dice alt all'attacco allo Statuto dei Lavoratori ma si
attendono iniziative padronali o governative per lavorare di lima, per
"ridurre il danno". Non si mette in discussione la natura dei rapporti con
Cisl ed UIL, ma anzi si ha la tendenza a chiudere in un ghetto i
metalmeccanici che sono bastian contrari e sono invisi al Potere. Le due
mozioni della CGIL dicono cose quasi simili e nonostante ciò la mozione due
lamenta gravi attacchi ai suoi diritti. Lamenta una insofferenza enorme
della maggioranza guidata da Epifani e la limitazione degli spazi di
dibattito. Il PD tira la volata e, dietro le quinte, esercita una azione di
condizionamento servendosi della sua influenza sui funzionari a tempo pieno.
Sull'esito del Congresso sono assai pessimista. La rinunzia ad intervenire
nei processi politici generali del sistema economico sarà ribadita ed il
sindacato diventerà non protagonista e neppure collaborazionista ma qualcosa
di ancora meno. Fino a quando qualcuno stabilirà che i contratti collettivi
debbono essere sostituiti dai contratti individuali come predicano i
pannelliani da anni e l'americanizzazione avrà colonizzato tutto il mondo
del lavoro. Non sarà certo una conquista abbandonare il modello europeo di
sindacato per abbracciare quello americano che è una sorta di scimmia sulle
spalle dei lavoratori Pietro Ancona
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From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Saturday, February 20, 2010 5:22 PM
Subject: la Confindustria e gli imprenditori onesti esclusi dal banchetto
La Confindustria e gli imprenditori onesti esclusi dal banchetto
La Confindustria è stata il motore centrale delle privatizzazioni che
spolpano lo Stato dall'interno e che stanno giungendo a punte
parossistiche, a mete inimmaginabili fino a qualhe tempo fa. Ha lavorato di
fino e di grosso, sviluppato intense campagne lobbjstiche, sfruttato e
strumentalizzato gli errori ed i difetti della pubblica amministrazione e
dell'intervento pubblico in economia ed ha realizzato il suo sogno,
raggiunto il suo successo, quando ha convinto gli excomunisti traghettati
dalla Bolognina al magnifico regno della borghesia, del mercato, delle
borse, della libera intrapresa, a fare proprie le sue idee. Come si sa i
comunisti sono quadrati esecutori delle cose nelle quali credono . Sono
stati tra i migliori e più diligenti propagandisti e fautori delle
privatizzazioni. D'Alema è intervenuto diverse volte per spiegare che i
servizi locali (acqua,gas,trasporti,netturbe...) andavano privatizzati
incurante del fatto che questo avrebbe comportato e comporta un aggravio dei
costi che è stato scaricato sulle spalle degli utenti. Non ha voluto tener
conto che la trasformazione delle municipalizzate in SPA avrebbe sottratto
queste al controllo della Corte dei Conti ed al rigore della finanza
pubblica. Ad ogni privatizzazione corrisponde un consiglio di
amministrazione pagato a fior di milioni di euro. Quanto abbiamo appreso in
questi giorni sul modus operandi di Bertolaso e quanto è accaduto all'Amia
di Palermo dimostrano quanto sia perniciosa l'adozione di criteri
privatistici anche se invocati spinti dall'assillo del fare subito e come
una
compagine di mignatte e di sciacalli disposti a fare anche da ruffiani si è
insediata attorno alla Protezione Civile per gestirsi gli appalti che,
secondo un galantuomo come l'ex Presidente della Sardegna Antonello Soru
sarebbero costati centinaia di milioni in più del dovuto. Stiamo parlando di
un uso arbitrario e senza controllo di fondi pubblici che, per la protezione
civile, in questi ultimi anni è stato di dieci miliardi di euro! Una vero
saccheggio dello Stato legalizzato ed alla luce del sole!
La Confindustria non ha alzato un dito per proteggere i suoi iscritti
imprenditori dall'uso arbitrario
dei poteri discrezionali della Protezione Civile e dello Stato. Soltanto
coloro che sono molto ammanigliati con i vertici della destra che
controlla con criteri padronali il Governo può accedere ai finanziamenti e
può lavorare. Mentre Tremonti taglia i fondi per scuola, sanità,
pensioni, ammortizzatori sociali, chiude tutti e due gli occhi per l'immenso
sperpero e per gli sprechi di opere costate anche dieci volte più del
dovuto. Ho letto una nota che indica il costo a metro quadro delle casette
date ai terremotati abruzzesi pari a quelli di un appartamento al centro di
una grande città italiana. Ma nessuno si chiede, ed è sintomatico, quando è
costato il G8 de l'Aquila oltre a quello lasciato in aria della La
Maddalena.
Il vertice della Confindustria non solo non ha tutelato i suoi iscritti
imprenditori ed il Mercato che è
una sorta di tabù dei direttori del Sole 24 ore che da anni ci imbottiscono
il cervello di disprezzo per quanto non è regolato dalle auree prescrizioni
del liberismo ma partecipa al grande bottino, alla grande spartizione.
Società della signora Marcegaglia sembrano ben piantate dentro l'affare La
Maddalena. Come può la Confindustria tutelare in queste condizioni i suoi
iscritti? Osserviamo amaramente che non siamo più ai tempi di Costa e che lo
Stato è diventato la Grande Preda dei branchi di squali che riescono ad
ammanigliarsi il potere.
L'onestà è indivisibile e non ci possono essere scissioni schizzofreniche.
Se si partecipa al bottino lasciando indietro gli imprenditori che sono
lontani dai Palazzi non si può lottare davvero la mafia che regola la vita
oramai di tutto il Paese
Ora,la Confindustria, dopo molti mesi dalla decisione della sua
associazione siciliana, ed a distanza di quasi trentanni dalla legge che
introduce nell'ordinamento italiano il delitto di associazione
mafiosa,scopre che deve impegnarsi nella lotta contro la mafia che è una
grossa turbativa del mercato e del corretto sviluppo della concorrenza, cose
apparentemente sacre ai liberali. Meglio tardi che mai
ma non ha mai espulso dalle sue file le aziende che sono state condannate
per mafia.
Credo che le posizioni della Confindustria sulla mafia siano un
imbellettamento di un corpo di imprenditori in parte mafioso o attiguo alla
mafia che prevarica e rende impossibile il libero commercio soffocandolo e
costringendo al fallimento o a vivacchiare gli imprenditori onesti. Basti
vedere i prezzi dei prodotti agricoli liquidati agli agricoltori ed i prezzi
finali della merce che arriva sul mercato. Filiere parassitarie che
moltiplicano i prezzi sulle quali nessuno indaga!Venti centesimi per un
chilo di frumento, quindici centesimi per chilo di arance ai produttori che
non si rifanno neppure dei costi! Basti vedere chi controlla il commercio
della carne e tutti i commerci all'ingrosso per dubitare molto che non vi
siano dentro investimenti mafiosi. Soltanto dalle indagini della
Magistratura a volte si scopre che intere catene di supermercati sono
gestiti dalla mafia e sono strumenti eccellenti per il riciclaggio di denaro
macchiato di sangue, sporco. Gli imprenditori onesti sono vittime di questo
sistema. Debbono stare zitti, si debbono piegare, non possono far nulla
anche perchè non sempre trovano persone o partiti disposti ad ascoltarli.
Mi domando però come, dopo quanto si è scoperto in questi giorni sul
sistema di distribuzione degli appalti fatto da Bertolaso, gli industriali
continuino a dare fiducia alla destra di Berlusconi e company.
La risposta che mi sono data è che, sul campo, hanno scoperto che
l'opposizione in definitiva non è molto diversa dalla maggioranza e che il
sistema politico sia tutto corrotto. Quindi la vecchia arte degli italiani
dell'arrangiarsi, del cercare di non farsi travolgere, non sprofondare nelle
sabbie mobili, sopravvivere e magari cercarsi quello che si chiama
"strapuntino".
Al punto in cui stanno le cose, con lo Stato largamente colonizzato in
tutte le sue articolazioni anche le più delicate (Forze Armate) da grosse
colonie di privati che ne divorano il midollo, bisognerebbe intraprendere
una strada del tutto opposta, azzerare i danni che si sono fatti
dappertutto, alla scuola, al servizio sanitario, al bilancio.
Il PD canta vittoria perchè dal decreto sulla Protezione Civile è stata
stralciata la parte che riguarda la SPA. Certo è encomiabile ma non altera
per niente lo stato delle cose che produce miliardi di spesa senza
controlli. In ogni caso, l'impegno del PD è venuto soltanto dopo che la
Magistratura ha ordinato gli arresti di alcuni funzionari e imprenditori. E'
sintomatico assai il fatto che nessuno scandalo scoppi in Parlamento. E'
indice di comunanza se non di interessi di coabitazione nel sistema Italia.
La severità che tutti i benpensanti di destra e di sinistra mostrano per
le richieste anche le più modeste dei lavoratori per le quali non ci sono
mai i fondi, l'Italia è in deficit, etc.. non viene mai mostrata per le
spese spagnolesche imposte dal ceto politico. Si sono concessi ai precari
soltanto pochissimi spiccioli per la disoccupazione con un tetto massimo di
duemila euro l'anno. Tetto che è stato negato con grande indignazione
bipartisan per i managers pubblici che possono salire ben oltre il milione
di euro l'anno! Milioni di euro saranno spese dallo Stato e dalle Regioni
per celebrare il centocinquantesimo anniversario dell'unità d'Italia mentre
le scuole gli ospedali le carceri cadono a pezzi.E' inaccettabile. E' tipico
del Regime Oligarchico nel quale siamo sprofondati. Le oligarchie politiche
costano oramai più di cento miliardi di euro e cioè quanto l'intero sistema
sanitario. La politica è diventata businesa e dopo l'homo faber e l'homo
oeconomicus, ora abbiamo l'homp politicus. La politica è diventata
professionale per professionisti. Il processo di mercificazione delle idee e
dell'impegno è compiuto. Diventare deputato o senatore o governatore è assai
di più che vincere all'Enalotto. Molto di più!! Basta sapere usare bene il
Kit di Forza Italia o del PD!
Pietro Ancona
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From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Friday, February 26, 2010 5:41 PM
Subject: Morti sul lavoro e suicidi in carcere
Morti sul lavoro e suicidi in carcere
Due colonne si innalzano giorno dopo giorno senza farci sperare in un
cambiamento. Sono le colonne che sommano i morti sul lavoro ed i suicidi o
morti nelle carceri italiane. I giornali ne parlano, le denunzie ci sono
state e continuano ad esserci. Per oltre un anno il Presidente della
Repubblica ha dedicato una parte della sua comunicazione alla questione
degli infortuni mortali sul lavoro. Il sistema massmediatico non ignora i
luttuosi e tristi eventi. In quanto ai suicidi in carcere le persone che
se ne occupano si possono contare con le dita di una mano. Ogni anno, per il
ferragosto, Pannella organizza una visita alle carceri e, approfittando del
fatto che i massmedia nel fatidico giorno non hanno altro da fare, riempie
il vuoto con i resoconti degli incontri con i prigionieri e con il personale
di custodia.
Ma non succede niente. Non cambia niente. I lavoratori che cadono sotto la
falce della Morte sono soggetti socialmente deboli, assai più deboli oggi di
quanto non fossero ieri dal momento che i Sindacati li hanno posati. Hanno
scelto l'amministrazione delle leggi e delle norme esistenti e non
propongono le cose che potrebbero realmente cambiare le cose: la lotta al
precariato, l'attribuzione di poteri ispettivi ai delegati operai alla
sicurezza, il divieto di straordinario per i lavori pericolosi, la
prevenzione fin dal livello delle macchine operatrici e dell'organizzazione
del lavoro, l'appesantimento delle norme penali per i responsabili delle
"disgrazie". Ho ricordato altre volte che la Torre Eiffel fu
eretta in circa due anni da circa duecento carpentieri che lavoravano anche
a trecento metri dal suolo e nelle condizioni climatiche più dure. Non ci fu
un solo infortunio mortale. Valeva il principio della professionalità e
dell'affiatamento di gruppo, cose del tutto ignote nella epoca di lavoratori
"usa e getta" che si cambiano spessissimo e lavorano sotto dura
sorveglianza. Mi raccontava Peppe Grado, mio maestro di socialismo e
sindacato, che i braccianti agricoli lavoravano sotto la sferza di un
campiere e non potevano rialzare la schiena neppure se una spiga di frumento
penetrata sotto i vestiti graffiasse la loro carne. Oggi le condizioni di
lavoro in agricoltura ma anche nei cantieri edili e nelle fabbriche sono
diventate allucinanti. Ogni ora viene sfruttata fino ai centesimi di secondo
che debbono essere tutti produttivi. Ricordiamo il lavoratore rumeno Radu
Gheorghe morto di fatica ed abbandonato nei campi dai suoi stessi compagni
dal momento che quando si è schiavi si perde anche il sentimento di umana
solidarietà e di compassione. La sua famiglia è stata abbandonata.
I carcerati sono soggetti socialmente ancora più deboli dei lavoratori.
Dall'inizio dell'anno abbiamo avuto notizia del suicidio di almeno dieci di
loro. Non sappiamo quanti altri siano sofferenti per avere tentato di farla
finita. Le carceri italiane sono diventate luoghi infernali, bombe che non
esplodono perchè tenute sotto pressione da un regime carcerario durissimo
per tutti. Non si hanno notizie delle inchieste che vengono condotte sui
casi di suicidio, ma difficilmente viene appurata una verità diversa da
quella che viene di volta in volta scritta dai comunicati delle Case di
Pena. Il Governo non si propone di migliorare le condizioni di vita dei
detenuti ma piuttosto strumentalizza la loro insopportabile situazione per
farne una shok economy come ha fatto con la protezione civile. Ha conferito
ad un funzionario, Ionta, i superpoteri che ha Bertolaso nel suo campo.
Potrà costruire quello che vorrà dove vorrà e senza chiedere il permesso a
nessuno e senza controlli.
Ammesso che la costruzione di altri duemila o tremila posti-carcere
servirà a qualcosa sappiamo tutti che la soluzione non è questa ma
l'abrogazione delle leggi con le quali la destra ha riempito le carceri di
drogati e di migranti. Bisognerebbe poi percorrere un filo diverso da quello
che
si sta seguendo e che crea dentro le carceri nuovi gironi di pena più dura.
Bisognerebbe abolire ogni forma di detenzione peggiorativa di quella
comminata dal Magistrato. Ma questo non sarà fatto perchè non interessa
nessuno e perchè l'ideologia securitaria e classista del Governo ha
contagiato anche gran parte dell'opposizione. Bisognerebbe poi rendere più
difficile la carcerazione e sottoporla a procedure meno sbrigative. Bisogna
insomma cambiare ideologia e prospettiva. Oggi la società è indotta ad
inferocirsi contro chi sbaglia ed a considerare ingenua la politica del
recupero, della mano tesa.
Ma una società tanto dura non è più sicura. Gli USA con le politiche della
"tolleranza zero" avranno reso più linde New York ed altre città ma hanno
anche il più alto numero di omicidi e di crimini del mondo. Il darwinismo
sociale colpisce i poveri, i più deboli, ma rende il conflitto endemico,
inestinguibile. La sofferenza dei colpiti resta comunque impressa nella
società e la stigmatizza con il dolore delle vittime e delle loro famiglie.
Pietro Ancona
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A Liberazione.it
http://www.liberazione.it/letter-file/605226843.htm
La Cgil e lo sciopero dei migranti
2 marzo 2010
Ieri bellissime manifestazioni di lavoratori migranti
hanno conquistato l'attenzione ed il rispetto di tanta parte
dell'opinione pubblica italiana. La RaiTv ed i massmedia,
per una volta, hanno assolto ad un servizio di informazione
decente che ha fornito elementi essenziali di conoscenza. E'
stato detto quanto il lavoro degli stranieri concorra alla
formazione del Pil (9,5%) e come lo Stato incassi da loro
ben 13 miliardi di euro di tasse. E' stato detto che i
versamenti al sistema pensionistico Inps sono
straordinariamente importanti dal momento che trattasi di
contribuenti giovani e che senza il loro apporto si avrebbe
financo difficoltà a pagare la pensione agli italiani. Si è
detto della "qualità" di queste persone: moltissimi sono
laureati anche con due lauree, parlano diverse lingue, sono
essenziali nell'agroindustria. Senza di loro le grandi
campagne di raccolta di arance, pomodoro, patate e le stalle
della pianura padana sarebbero deserte. Da siciliano
aggiungo che la flotta peschereccia non potrebbe salpare da
Mazara del Vallo senza i marinai tunisini e maghrebini.
Insomma, ieri l'antirazzismo, il pregiudizio, hanno perduto
molta della loro petulanza e si è controbilanciato con
cortei civilissimi, con parole d'ordine ispirate alla
libertà ed alla democrazia le tante campagne “securitarie” e
di odio che da anni imperversano e seminano discordia e
divisione.
L'atteggiamento delle grandi confederazioni italiane
rispetto lo sciopero di ieri è stato deludente. La Cisl e
l'Uil ne sono rimaste fuori, la Cgil ha partecipato ma non
come Confederazione, a macchia di leopardo, con l'impegno di
tante strutture locali. Soltanto la Fiom è stata presente
come organizzazione nazionale. Partita da molti dubbi
sull'utilità e sulla giustezza di uno sciopero di soli
migranti, la Cgil non è riuscita a pervenire all'espressione
di un appoggio convinto sul piano nazionale, non ha
contribuito nè all'elaborazione delle parole d'ordine che
sono rimaste quasi tutte “difensive” e non rivendicative e,
sopratutto, non ha deciso di sostenere politicamente le
ragioni della lotta di ieri con il Governo ed il padronato
italiano. Ha fatto mancare l'appoggio politico allo sciopero
consentendo alle sue strutture periferiche di appoggiarlo
solo sul piano organizzativo.
Oggi, se ci fosse stato un comunicato della Cgil magari
accompagnato da una dichiarazione di Guglielmo Epifani si
sarebbe dato il giusto sbocco al movimento di lotta. C'è un
silenzio assordante che danneggia la lotta di ieri e non dà
seguito alle sue ragioni. Eppure cose giuste da sostenere ce
ne sono tante a cominciare dalla abrogazione del reato di
clandestinità, dal diritto alla cittadinanza, dalla chiusura
dei lagers Cie. Il rispetto dei contratti collettivi di
lavoro e l'istituzione di un Salario Minimo Garantito
potrebbero essere una giusta risposta a quanti a Rosarno o
nelle campagne napoletane o nelle stalle del Nord lavorano
per pochi spiccioli al giorno. Il Salario Minimo Garantito
potrebbe unificare lavoratori stranieri con gli schiavi
della legge trenta e aprire una speranza per tutti di
migliori condizioni di vita.
L'Italia ha bisogno di un generalizzato aumento dei salari e
di mettere un limite alla loro base. Lavoro retribuito con
paghe da schiavi e poco tiene depressa l'economia e sta
distruggendo il commercio interno.
Ma le Confederazioni Sindacali hanno deciso che così va bene
e che le cose non possono cambiare. La Cgil si accinge allo
sciopero del 12 marzo che potrebbe revocare se il Governo
concede l'elemosina una tantum di 500 euro. Uno sciopero al
quale la gente aderirà perchè la sofferenza è tanta e tanta
è anche la domanda di lotta. Ma che non cambia niente perchè
non chiede niente!
Magari Epifani pensa che l'avere ottenuto l'ottanta per
cento dei voti congressuali sia la prova del consenso alla
linea di basso profilo e di passiva indifferenza tenuta in
questi anni. Una linea che subisce una agenda dettata dalla
Confindustria con cui si discute soltanto di che cosa ed in
quale quantità togliere ai lavoratori. Ma questo ottanta per
cento mette in luce un deficit di democrazia e di libertà
come certe votazioni che avvenivano nei paesi dell'Est
europeo. Non era vero che la gente fosse soddisfatta di quei
governi. Non è detto che il popolo della Cgil sia contento.
Semmai il consenso è una sorta di delega che ancora viene
data alla dirigenza nella speranza che le cose migliorino.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Friday, March 05, 2010 10:11 AM
Subject: Cambiare lo sciopero, contestare il Congresso della CGIL
Cambiare lo sciopero, contestare il Congresso della CGIL
La questione dell'art.18 di fatto abolito è già scomparsa dai giornali. Un
silenzio mortale è seguito alle scarne, ambigue e per certi versi anche
rivelatrici, interviste rilasciate ieri da tre leaders delle Confederazioni
che da sole rappresentano dodici milioni di persone e che non vengono
chiamate
alla lotta contro un vulnus che li rinvia all'era pre-civile dei senza
diritti. Solo Bonanni è riintervenuto sulla questione per confessare di
avere partecipato alla stesura del provvedimento e per difenderlo affermando
il falso e cioè che l'arbitrato non sostituirebbe il giudice. Epifani si è
limitato a dire che, se ce ne saranno le condizioni, ricorrerà alla Corte
Costituzionale. Forse tra quattro o cinque anni quando il mercato del lavoro
avrà registrato milioni di vittime. Il PD ha votato contro ma si tratta di
una formalità per mettersi le carte in regola con i propri elettori e per
non tagliare i ponti con la cultura giuslavorista che ha protestato
scandalizzata con un documento sottoscritto dai suoi massimi esponenti.
Oggi si parla d'altro. Il tormentone delle liste di Formigoni e della
Polverini tiene banco e si vorrebbe
un decreto che faccia strame del diritto. Anche la questione della patata
continua a tenere banco. Del fatto che venti milioni di cittadini vengono
privati del diritto di ricorrere ad un giudice e della tutela del loro posto
di lavoro alla grande stampa controllata dalla borghesia italiana che vive
di evasioni fiscali, truffe, lavoro nero e che si sente impastoiata dai
contratti e dai diritti non importa.
Soltanto Paolo Ferrero e Roberta Fantozzi di Rifondazione Comunista hanno
deciso di reagire con uno sciopero della fame che rischia però di restare
isolato o un fatto confinato in Internet se non ci sarà un sostegno più
ampio e non si costruirà un movimento di vera opposizione. Uso l'aggettivo
"vera" dal momento che la simulazione di gesti e di sentimenti di
solidarietà è purtroppo più diffusa di quanto si creda.
Intanto bisognerebbe con un tam tam immediato preparare la trasformazione
dello sciopero della CGIL che, come è noto, si limita a chiedere l'elemosina
di una mancia fiscale di 500 euro, in sciopero per il pieno ripristino
dell'art.18. Bisognerebbe preparare migliaia e migliaia di cartelloni per
questo da portare nei cortei e nei comizi il 12 marzo. A questo fine
bisognerebbe propagandare subito in assemblea quanto è successo, preparare
un volantino da fare arrivare dappertutto, chiedere aiuto alle radio
popolari, usare alla grande internet e Facebook.
Inoltre, bisogna contestare alla radice il Congresso della CGIL che si
svolgerà, dopo un dibattito
e votazioni assai discutibili, in un clima surreale che prescinde dalla
gravità della condizione dei lavoratori. La legge approvata dal Senato è una
legge di precarizzazione di tutto il lavoro. Finalmente Monti e quanti altri
si sono lamentati dei privilegi dei genitori tutelati rispetto ai figli
precari potranno dichiararsi soddisfatti. Ora siamo tutti precari, tutti
licenziabili, tutti esposti agli appetiti anche i più osceni del padronato.
Rifondazione Comunista ed il Manifesto debbono smetterla di vedere la CGIL
di oggi come una grande organizzazione democratica al servizio dei
lavoratori. La CGIL è controllata, attraverso il suo apparato, dal PD che
privilegia il rapporto con la Confindustria e che, anche con i suoi Governi,
ha contribuito a demolire i diritti dei lavoratori. Bisognerebbe ricordare
che è stato il governo D'Alema a mettere in discussione l'art.18 respinto
dalla grande manifestazione di Roma organizzata dalla CGIL di allora e la
raccolta di oltre cinque milioni di firme. Oggi la CGIL non mette in
discussione il suo rapporto unitario con CISL ed UIL, la sua discriminazione
dei sindacati di base, la sua simpatia per l'UGL di area di destra come
peraltro si è visto con la candidatura della Polverini a Roma. Questa CGIL
deve essere cambiata radicalmente. Ma questo non è previsto da nessuna
delle due mozioni.
La contraddizione di una popolazione di iscritti combattiva, democratica,
progressista, schierata per i diritti e una politica espressione degli
interessi moderati del PD interpretati da una burocrazia sindacale che ha la
prospettiva soltanto nella sussidiarietà e negli enti bilaterali deve
essere sciolta.
Pietro Ancona
http://urlin.it/17bed
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Saturday, March 06, 2010 11:43 AM
Subject: DEMOCRATIZZARE IL SINDACATO
DEMOCRATIZZARE IL SINDACATO
Ci si aspetta dai sindacati la difesa degli interessi dei lavoratori ma la
realtà è spesso sorprendente e sconcertante. Bonanni e Ancelletti,
segretari delle confederazioni UIL e Cisl, si sono affrettati a dichiarare
infondato l'allarme dei giuristi italiani e dei sempre più spaventati
lavoratori sostenendo che l'arbitrato è aggiuntivo e non
alternativo al ricorso al giudice. Dichiarazioni del tutto menzognere
smentite dalla protesta dei Magistrati ed accompagnate dalla proterva
rivendicazione di una sorta di loro diritto esclusivo sulle questioni
riguardanti il lavoro. Insomma il lavoro dovrebbe essere regolato
da rapporti di tipo privatistico e sottratti al legislatore. Una tesi in
linea con la sbornia liberista che
caratterizza l'estambliscement che abita i palazzi del potere. Questa
singolare tesi fu invocata anche da Epifani , quando i ministri della
sinistra nel governo Prodi riuscirono a migliorare una parte dei famigerati
accordi del luglio 2007. La CGIL insorse contro modifiche migliorative e
meno dannose per i lavoratori e pretese il ripristino del testo che era
stato concordato nella trattativa sindacale. In sostanza si vorrebbe quasi
una assurda delegiferazione del diritto del lavoro a favore di normative
stabilite da organizzazioni che, naturalmente, non avrebbero valore erga
omnes ma varrebbero soltanto per i rappresentati degli stipulanti. Una
ipotesi corporativistica!
Epifani si è affrettato a raffreddare le aspettative di lotta dei
lavoratori allarmati e spaventati da una legge definita perfida ed
ispirata all'odio di classe dalla cultura giuridica democratica del Paese
sostenendo che la CGIL dovrà limitarsi al ricorso alla Corte Costituzionale
e
annunziando che non parteciperà alla raccolta di firme per chiedere un
referendum. In quanto allo sciopero del 12 marzo ha ribadito nelle questioni
fiscali, degli emigranti e della occupazione i suoi obiettivi,
senza riconoscere alla questione dell'art.18 la stessa importanza. In
sostanza Epifani non sottolinea la gravità della "controriforma del
lavoro". Si limita a registrarla secondo una linea di assuefazione alle
"novità" e di notarile registrazione dell'avanzata del processo
demolitorio dei diritti.
Per orientarsi e difendersi dalla insidiosa e perfida legge il lavoratore
dovrebbe disporre dell'assistenza di legali. Sebbene il Ministro Sacconi
dichiari che il lavoratore non è minus habet sappiamo tutti che nella
maggioranza dei casi non potrà permettersi una difesa e che, inoltre, ha
anche problemi elementari di informazione e di comprensione. Le norme
introdotte sono talmente subdole da richiedere i sensi allertatissimi di
esperti frequentatori di Tribunali. Una legge fatta per aggirare e per
favorire le truffe non può essere fronteggiata da persone spesso ignare e
comunque riluttanti, per ovvie ragioni, di ricorrere al contenzioso della
lite legale. Persone che spesso guadagnano meno di mille euro al mese non
sono in grado di ingaggiare avvocati. E' chiaro che le rinuncie saranno
tantissime.
Il teatro politico di oggi è occupato quasi per intero dalla questione
del decreto truffaldino varato dal Governo e già firmato dal Capo dello
Stato sulla questione elettorale in Lazio e Lombardia. A Bersani ed a tutti
gli altri non importa per niente la ferita mortale inferta ai lavoratori
dalla legge del 3 marzo. Strillano per lo scandalo di un decreto che
violenta le norme elettorali. Un pasticcio procedurale creato da leggi
elettorali infami ma approvate quasi tutte bipartisan
che manipolano la volontà ed i diritti degli elettori. Basti pensare al
listino con il quale
il candidato alla presidenza della regione, se eletto, elegge per sua
monocratica volontà il dieci per cento del consiglio regionale ed il fatto
che questo decade se per una qualche ragione sarà impedito. Un pazzesco
capovolgimento della logica democratica che di fatto mette il potere
legislativo nella mani di una sola persona e delle sue vicende personali.
Mentre Bersani PD tace sull'art.18 intervengono soltanto Cofferati e
Ichino il primo per denunziare la debolezza del Partito e della CGIL e
l'altro per affermare ipocritamente che ci sono cose ben più gravi di
quelle stabilite dalla legge del 3 marzo e parla dei contratti a partita
iva passati da quattro milioni o otto milioni. Insomma, secondo la logica
aberrante di Ichino, siccome ci sono situazioni assai gravi nella realtà
fattuale dei rapporti di lavoro tutto sommato la legge approvata non è poi
così la cosa peggiore! Occupiamoci di altro!
Quanto sta accadendo mette in luce il problema enorme del ruolo del
Sindacato. Dobbiamo prendere atto che urge una riforma che attui l'art.39
della Costituzione. La natura sempre più elitaria, verticistica e spesso
antidemocratica delle Confederazioni Sindacali deve essere regolamentata e
sottoposta al rigore della legge. Nonostante la maggioranza dei
metalmeccanici fosse sfavorevole agli accordi separati Cisl Uil e UGL questi
sono stati imposti. Lo svolgimento del Congresso della CGIL solleva
problemi che vanno affrontati. Il processo di americanizzazione delle
strutture sindacali italiane deve essere bloccato ripristinando il potere
degli iscritti sulle oligarchie interne. Lo stesso referendum del 2007 ha
costituito la prova più clamorosa di quanto sia urgente una legge che offra
garanzie di democrazia ai lavoratori.
Pietro Ancona
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/economia/2010/03/05/visualizza_new.html_1730309668.html
http://temi.repubblica.it/micromega-online/il-lavoro-in-liquidazione/
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From: pietroancona@tin.it
To: cgil_regionale@lomb.cgil.it
Sent: Tuesday, March 09, 2010 10:05 AM
Subject: la cgil tradisce se stessa pubblicato nel blog di Paolo
Ferrero
http://lnx.paoloferrero.it/blog/?p=2130&cpage=1#comment-22757
La CGIL tradisce se stessa
Una delegazione della federazione della Sinistra capeggiata da Paolo
Ferrero si è recata dal Capo dello Stato per chiedere di non firmare la
legge 1167 approvata la sera del 3 marzo scorso dal Senato in via
definitiva. Una legge che fa scempio dell'art.18 e riduce i diritti di
cittadinanza dei lavoratori che non potranno più invocare l'intervento di
un giudice come il famoso mugnaio di Dresda. La legge conta più del Re da
quando il diritto moderno si è sostituito all'arbitrio del potere. Ma non in
Italia. In Italia la volontà del datore di lavoro prevaricherà la
Costituzione fondata sul lavoro ed il giudice non potrà intervenire né su
richiesta del lavoratore licenziato ingiustamente né di propria iniziativa.
La legge approvata dal Senato, nel silenzio, con il tacito consenso di una
opposizione che ha votato contro ma strizzando l'occhio alla maggioranza,
lasciando fare, è frutto di almeno due anni di lavoro
di squadre di avvocati delle aziende espertissime di esperienza di tribunali
e di carte bollate che hanno costruito vere e proprie trappole attorno
all'art.18 per "aggirarlo". Verbo usato da giornali certamente non
barricadieri ed estremisti come Repubblica ed il Corriere della Sera e che
esprime bene l'imboscata ai diritti dei lavoratori oramai inermi di fronte
ad un apparato legislativo che si erge minaccioso e li sovrasta.
Questo lavorio di bulino dei legulei e dei topi di Tribunale ha partorito
una legge che rompe con la tradizione giuslavoristica ispirata dalla
Costituzione e della sua fondamentale funzione di custode della parte debole
dei minus habent che, a differenza di quanto asserito da Sacconi, non è alla
pari con il datore di lavoro. Non potrà mai esserci parità tra chi dà il
lavoro e chi lo chiede assillato dal bisogno impellente di vendere la
propria forza lavoro per dare da mangiare alla sua famiglia.
Il lavoro dei topi di Tribunale è stato tale per cui sarà difficilissimo al
lavoratore potersi difendere dagli attacchi e dalle insidie senza l'ausilio
di avvocati esperti. Avvocati che non potrà permettersi e che comunque
potrebbero fare ben poco.
Scopo strategico di questa legge è la realizzazione del più
straordinario turnoover della storia del lavoro italiano. Espellere dalle
aziende tutti i lavoratori giudicati "pesanti" per i diritti accumulati in
dieci o venti anni di anzianità e sostituirli con giovani magari precari ed
interinali, invisibili, o addirittura con staff leasing. Si realizzerà la
più grande precarizzazione del lavoro italiano dopo la legge Biagi e questa
volta le vittime che verranno stritolate saranno quanti sono stati indicati
dall'infame pubblicistica di liberisti a cominciare da Monti come
"privilegiati". I diritti sono finalmente diventati privilegi e come tali
saranno annullati. IL tutto per realizzare anche un altro abbassamento
consistente dei salari. Finalmente la differenza tra lavoratori a tempo
indeterminato e precari sarà annullata. Tutti precari!
Il passo importante e significativo della Federazione della Sinistra è
convalidato dalle preoccupazioni e dalle denunzie della cultura
giuslavoristica italiana e dalla protesta dell'ANM che denunzia il vulnus
recato alla Giustizia da una legge che, sostituendo ai Diritti i Divieti e
gli Obblighi, avvia un processo di radicale svuotamento della Costituzione.
E' allarmante che ad una settimana dal misfatto, mentre Cisl ed UIL
confermano la loro adesione alla legge 1167, non si registri una presa di
posizione adeguata della CGIL. Osservatori qualificati come Mario Tronti,
Gallino, Cofferati giudicano o debole o scarsamente reattiva la posizione
della CGIL che si è fin qui manifestata con una notarile dichiarazione di
Epifani che rinvia al ricorso alla Corte Costituzionale tutta l'iniziativa
della Confederazione ed ad una stranissima uscita della Segretaria Camusso
che esclude la questione dell'art.18 tra quelle che saranno indicate come
obiettivi dello sciopero generale di venerdi prossimo, uno sciopero per
mendicare una "una tantum" di sgravio fiscale di 500 euro.
Ci sono tanti modi per tradire i propri rappresentati, per abbandonare i
lavoratori alle ingiurie ed alle soverchierie del padronato. Modi attivi
come quelli della Cisl e dell'Uil che firmano una riforma del contratto di
lavoro che indebolisce di molto la certezza del diritto e modi passivi come
quelli che hanno caratterizzato la CGIL che si è rifiutata di firmare quegli
accordi ma ha preteso di essere presente come il convitato di pietra di
Mozart e poi si è incaricata di lasciarli filtrare in tutti i contratti di
categoria. Questo modo passivo di interagire produce danni incalcolabili.
Se la CGIL che è la più grande organizzazione dei lavoratori italiani
tuttora circondata dal mito della sua bellissima storia sta zitta e si
limita a stigmatizzare senza tradurre la sua indignazione in azioni
concrete consuma un tradimento. Ora la bastonata inferta dalla legge 1167 é
tale non solo da tramortire ma anche da uccidere e non può essere affrontata
con il ricorso futuro alle vie legali. Ora e qui è necessario organizzare la
resistenza e la lotta.
Ieri al Quirinale doveva salire Epifani che magari, come ha già fatto in
passato, si lamenterà di una invasione di campo della politica sul
sindacato.
La CGIL deve sciogliersi dalla paralisi in cui la costringono il PD ed i
suoi sempre più sconcertanti rapporti con Cisl UIL ed anche con l'UGL. Deve
subito appellarsi ai lavoratori ed organizzare scioperi fino a quando
l'art.18 sarà in pericolo.
Intanto deve subito includere, con un atto solenne del suo Direttivo
Confederale, la questione della legge 1167 nel proclama dello sciopero del
12 e chiedere a Napolitano di non firmare.
Si tratta di salvare la Costituzione dai numerosi attacchi di questo
Governo e della sua irresponsabile maggioranza che riguardano i diritti
civili dei cittadini ed i diritti sociali della gente che lavora.
Pietro Ancona
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From: pietroancona@tin.it
To: segreteria.nazionale@slc.cgil.it
Sent: Wednesday, March 10, 2010 10:00 AM
Subject: Il gatto, la volpe e pinocchio pubblicato su Liberazione.it
Pubblicato su Liberazione online oggi come commento all'articolo: Luigi
Ferrajoli Filosofo del diritto Lavoro, «incostituzionale l'arbitrato
preventivo» di Paolo Persichetti ieri su Liberazione a pag.3
http://www.liberazione.it/news-file/intervista-ferrajoli.htm#bottom
Chi si aspettava dalla giornata di ieri una qualche buona notizia per il
noto scippo dell'art.18 è rimasto con l'amaro in bocca. Niente di nuovo,
solo qualche aggiustamento nella comunicazione CGIL che tuttavia non cambia
niente e non sposta il pesante macigno caduto dal Senato sulle spalle dei
lavoratori italiani. Bonanni è stato zitto. Aveva già detto la sua ed
avevamo capito che ieri come otto anni fa la Cisl avrebbe salutato senza
rimpianti la fine dell'art.18. Hanno parlato Angeletti, segretario appena
riconfermato da un Congresso UIL che è stato un vero e proprio salone di
ricevimento dello embliscement italiano ed Epifani. Angeletti rimproverando
il Parlamento della legiferazione in materia di lavoro ha detto che si
occuperà dell'art.18 . La legiferazione in materia di lavoro a suo parere,
è esclusiva competenza delle parti sociali ed ha annunciato che, in sede di
applicazione della legge, l'Uil interverrà sulla questione del reintegro
(senza dire come) mentre Epifani, intervistato da Rai3 delle 14,30, ha
ribadito implicitamente le ragioni dello sciopero in quelle a suo tempo
indicate: fisco, migranti, occupazione derubricando nel calderone della
difesa dei diritti quella che è stata definita la controriforma del lavoro
e l'attacco radicale alla Costituzione . Nello sciopero generale di venerdì
prossimo e nella manifestazione che si terrà sabato indetta dalle forze
politiche contro il decreto governativo sulle elezioni non si può dire che
la questione dell'art.18 abbia una qualche rilevanza.
Credo che la CGIL dovrebbe chiedere a Napolitano di non firmare la legge e
comunque fare sapere che non parteciperà alla costituzione delle
Commissioni di Arbitrato che dovranno decidere l'applicazione della
procedura alternativa all'art.18. Affidare a queste
il potere insindacabile di decisione nel merito dei licenziamenti
significa privatizzare il diritto sostituendo alla Legge l'intervento delle
parti dandovi valore di legge. Immagino che Angeletti cercherà di ottenere
una migliore monetizzazione della violenza subita dal lavoratore licenziato
senza giusta causa, magari il massimo di sei mensilità anzicchè il minimo
previsto di due mesi e mezzo. L'azienda, con una manciata di spiccioli, si
sarà liberata di una persona che
magari cominciava a pesargli troppo o perchè da troppo tempo alle sue
dipendenze o perchè sindacalizzato irriducibile. Credo che queste
Commissioni, sulla base delle leggi vigenti che discriminano i sindacati di
base, saranno costituite per la parte sindacale, soltanto dai firmatari dei
ccnl. Un lavoratore aderente al Cobas avrà il suo sindacalista di fiducia ?
Me lo chiedo. Inoltre la Commissione di arbitrato non è tenuta al rispetto
delle leggi vigenti come il magistrato ma eserciterà una sua discrezionale
autorità inappellabile. Non possiamo escludere, data l'importanza della
posta che sarà in gioco, episodi di incompetenza o di corruzione. Chi
garantisce il lavoratore che i membri della Commissione non si accordino
alle sue spalle magari per realizzare proprie convenienze relazionali?
L'intreccio tra imprenditori e sindacati è diventato troppo intricato negli
enti bilaterali ed in tante altre gestioni che si sono costituite nel segno
della cosidetta sussidiarietà e privatizzazione del welfare. Perchè le
questioni che arrivano alla commissione arbitrale della legge 1167 non
possono diventare materia di scambio? Il lavoratore sarà soggetto sociale
ancora più fragile. Potrebbe diventare addirittura oggetto inerte e passivo
di scambio. La sua tutela diventa evanescente
ed incerta.
La durissima opposizione fatta ieri in parlamento da PD contro la legge sul
cosidetto impedimento personale fa risaltare ancora di più lo scarso o
nullo impegno che lo stesso PD ha manifestato nella discussione per la legge
1167. Nessun ostruzionismo, pochissimi interventi, votazione di un no
educato, "responsabile". Grande aplomb. Ieri, nessuno dei massimi esponenti
del PD ha detto una sola parola di rammarico, di protesta o soltanto di
commento sulla fine dell'ultimo argine che restava nelle aziende a
protezione dalla prepotenza padronale. Non hanno parlato Bersani, la
Finocchiaro, Franceschini, Letta. Ha detto qualcosa soltanto Tiziano Treu
qualche ora prima dell'approvazione della legge.
La maggioranza del gruppo dirigente del PD è stata d'accordo a seppellire
l'art.18 non rendendosi conto che una classe lavoratrice debole e priva di
diritti non dà luogo ad un partito forte, autorevole e rappresentativo. Ma
forse non gli interessano i lavoratori ma i padroni ed i padroncini come
abbiamo visto dall'infornata di parlamentari regalati alla Confindustria. La
CGIL è stata affidata al condizionamento di Cisl ed UIL che hanno ampi e
forti riferimenti non solo nel Governo ma anche nel PD. Ricordate Collodi?
Il gatto e la volpe convincono Pinocchio a seppellire le monete d'oro nel
campo dei miracoli e se lo smaneggiano. Da molto tempo l'unità sindacale non
è più un valore ma un pericoloso strumento contro i lavoratori. Storti,
Benvenuto, Lama diedero vita ad una grande stagione di lotte per le riforme
e furono quasi sul punto di realizzare l'unità organica e di ritornare alla
CGL unitaria che purtroppo fu rotta dalla guerra fredda. L'unità sindacale
aveva allora un significato di crescita civile e sociale che infiammava ed
entusiasmava i lavoratori. Ora Cisl ed Uil firmano contratti ed accordi
separati assecondando le voglie della Confindustria e del Governo. Gli
accordi che vedono la firma anche della CGIL sarebbe stato meglio non farli
perchè tolgono e non danno ai lavoratori.
L'Italia è forse l'unico paese al mondo in cui tre potenti confederazioni
hanno partecipato con numerosi accordi ad uno dei più gravi processi di
impoverimento e di spoliazione dei diritti avvenuti nell'Occidente.
Sindacati ricchi e lavoratori con le pezze al culo dopo venti anni di
concertazione.
Spero molto che i lavoratori facciano sentire la loro voce nei cortei del
12 marzo. Spero nella presenza di migliaia e migliaia di cartelli che
strillano il loro NO alla infame legge 1167.Spero in una iniziativa nel
Comitato Direttivo della CGIL che dovrebbe riunirsi subito e definire una
strategia di lotta che renda impossibile le procedure della 1167. Spero che
una delegazione della CGIL si rechi subito dal Capo dello Stato come è stato
fatto ieri dalla sinistra politica. Voglio sperare che la CGIL prenda
coscienza del gravissimo errore compiuto nel lasciare fare con tranquillità
al Senato una legge che ci riporta agli anni cinquanta. Voglio sperare anche
che il PD recuperi la vocazione solidaristica e civile dei cattolici e
quella classista del PCI e che nella manifestazione del 13 difenda la
Costituzione anche dal versante della tutela dei lavoratori.
Pietro Ancona
http://urlin.it/17bee
Mercoledì 10 Marzo 2010 00:25 I firmatari il Manifesto, 9 marzo
2010
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Friday, March 12, 2010 10:50 AM
Subject: Urgente l'autoriforma per rinascita CGIL
Urgente l'autoriforma per la rinascita della CGIL
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Oggi lo sciopero generale della CGIL, nonostante la cocciuta resistenza
burocratica della sua nomenclatura che, attraverso la Camusso, ha escluso la
questione dell'art.18 dagli obiettivi fondamentali da rivendicare, sarà
attraversato da una grande corrente di inquietudine e di rabbia
per la legge approvata dopo una incubazione durata due anni. La legge 1167
si occupa di "aggirare" e svuotare il ruolo di garanzia dell'art.18 ma anche
di altre meschinità avvocatesche che
degradano la legislazione senatoriale al ruolo di pezza di appoggio di chi
vuole "fottere" i propri dipendenti. Sarà molto più difficile per un
lavoratore, spesso alle prese con il problema di mettere insieme pranzo e
cena, ricorrere al Giudice per i propri diritti per gli ostacoli
artificialmente creati
dai topi di Tribunale, dal divieto di intervenire imposto ai Magistrati,
dal costo spesso in migliaia di euro di spese legali in caso di perdita
anche se non trattasi di ricorso "temerario". Certo se una causa di lavoro
viene persa dall'azienda questa ha mezzi per pagarne le spese che in ogni
caso vengono iscritte al suo bilancio e scaricate spesso sull'azionariato.
Il lavoratore dovrà vendersi l'auto o ipotecare la casa per pagarle. Questo
in ragione del fatto che è minus habet anche se il Ministro Sacconi, in
perfetta malafede, sostiene la sua parità con il datore di lavoro.
Lo sciopero di oggi segnala una protesta verso una scelta che, se sarà
timbrata dal Capo dello Stato, diventerà definitiva e difficile da revocare
dal momento che, come è accaduto con la legge trenta, è assai improbabile
che un governo di centro-sinistra non la confermi. L'abolizione di fatto
dello articolo 18 viene accettata da Cisl ed UIL che acquisiscono ulteriori
poteri sui lavoratori diventando arbitri del loro posto di lavoro al posto
del Giudice e non è sgradita a una certa burocrazia della CGIL, convertita
alla sussidiarietà non solo del welfare ma anche della gestione dei diritti.
L'arbitrato privatizzerà la parte più importante del rapporto di lavoro
assegnando alle parti la gestione di diritti finora affidati alla
magistratura.
La legge 1167 è una pietra miliare nel processo di spoliazione dei diritti
della persona-lavoratore partito dalla privatizzazione del collocamento con
l'infame pacchetto Treu sulle agenzie interinali. Dopo di essa non resta al
padronato italiano che espugnare l'INPS e l'INAIL e mettere le sue avide
mani sui fondi che costituiscono il patrimonio più grande dei lavoratori
italiani. Con la complicità
dei sindacati hanno fatto del TFR una risorsa per la casta degli
assicuratori. Avanzerà ancora la linea della "complicità" perseguita da
Sacconi e da intere squadre bipartisan di parlamentari e funzionari che
lavorano notte e giorno per trasfigurare la legislazione da garante dei
diritti dei lavoratori a espressione degli interessi della impresa.
Come afferma Brunetta bisognerà abolire almeno dalla Costituzione
materiale l'art. 1 (l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro). Il
lavoratore torni pure ad essere l'utensile umano di cui parlava Aristotele!
La Repubblica è fondata sulle imprese e magari sulle leggi razziste che
assicurano manodopera ricattata a bassissimo costo.
Il Congresso della CGIL dovrebbe riflettere a fondo sulla degenerazione
del ruolo del sindacalismo italiano che da un lato isola ed emargina le sue
forze più combattive e dall'altro, attraverso il funzionamento dell'alleanza
delle tre grandi sigle, asseconda un processo di impoverimento materiale e
contrattuale che sembra essere arrivato alla sua punta estrema. Bisogna
prendere atto che i patti parasociali dell'unità con Cisl ed UIL sono
scritti dalla Confindustria che si avvale della collaborazione di importanti
esponenti del PD.
La prima cosa che dovrebbe fare il Congresso è quella di dichiarare chiusa
una fase dell'unità sindacale e lanciare un messaggio per la riapertura del
dialogo con i Cobas per riposizionare la CGIL nel suo naturale alveo di
sindacato autonomo dai partiti, dal padronato e dal governo. La CGIL deve
tornare ad essere il sindacato di classe come tuttora viene vissuta dalle
grandi masse lavoratrici che vivono nel suo mito e si rifiutano di crederla
diversa da quella che hanno nel cuore.
La seconda cosa è avviare un processo di netta separazione tra dirigenza e
burocrazia e darsi una struttura simile a quella della Confindustria.
Dirigenti delle categorie eletti e rinnovati periodicamente e funzionari a
tempo pieno dediti soltanto alla gestione della organizzazione e delle
politiche decise dai
gruppi dirigenti di categoria. Questo non significa abolire la confederalità
che resta un valore fino a quando non diventa una camicia di forza.
La CGIL dovrebbe chiedere al Parlamento l'approvazione di una legge quadro
di attuazione dell'art.39 della Costituzione dal momento che il ruolo del
Sindacato è cogente nella vita di milioni di persone.
Dovrebbe da subito destinare una parte dei contributi sindacali versati per
delega dai lavoratori ad un fondo di solidarietà per soccorrere i propri
iscritti in situazioni di emergenza. Penso che si dovrebbe cominciare da un
programma speciale nella zona della Sardegna flagellata dalla
disoccupazione. Il sindacato deve stare insieme al suo popolo ogni qualvolta
ne ha bisogno. La sua crisi nel Nord a vantaggio della Lega è in grande
parte derivata dalla sua burocratizzazione e dalla sua freddezza. Il
solidarismo deve essere un valore per la CGIL, un ritorno alla grande
tradizione della mutualità operaia. Gli zolfatai e poi i Fasci siciliani,
sul finire dell'ottocento, costituirono Leghe che avevano lo scopo di
comprare la bara ai loro compagni che venivano sepolti in un telo. Ora la
CGIL, con la sua enorme potenza economica, può destinare una parte di essa
al soccorso della sua gente in difficoltà. Deve insomma umanizzare il suo
ruolo che non è quello di mero compilatore di 740.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Saturday, March 13, 2010 11:09 AM
Subject: Guglielmo Epifani pubblicato su Liberazione.it
http://www.liberazione.it/news-file/NomeSEO_358391446.htm
Il discorso pronunziato ieri a Padova da Guglielmo Epifani, in occasione
dello sciopero generale indetto dalla sola CGIL, è stato deludente. Ha
parlato per circa 24 minuti occupandosi della scottante questione
dell'art.18 soltanto per un paio di minuti a metà del suo intervento tra
l'undicesimo il tredicesimo minuto. (*) Naturalmente si è lamentato della legge varata
dal Senato. Come avrebbe potuto farne a meno a fronte di lavoratori
shoccati, inquieti, angosciati per la perdita di un loro solo strumento di
tutela? Da domani potranno essere licenziati senza giusta causa e mandati a
casa con una manciata di spiccioli .. Le aziende si libereranno dei
lavoratori a tempo indeterminato ed assumeranno o si faranno mandare dalle
agenzie interinali persone con le quali potranno giostrare senza limiti con
le possibilità di elusione offerte dalla legge Biagi. Potranno in certi
casi azzerare totalmente ogni onere sociale ed ogni diritto pretendendo di
regolare come prestazione professionale autonoma quanto è invece lavoro
dipendente. La manna che il Senato ha fatto cadere dal cielo sulla
imprenditoria italiana è assai abbondante e non abbiamo dubbi che ne
approfitterà. Con il tramonto dei diritti avremo anche un calo dei salari.
E' noto che nell'area della legge Biagi i salari difficilmente arrivano ai
700 euro mensili. I minimi contrattuali nazionali vengono tutti
sistematicamente derogati e, pur durando questo fenomeno da anni, nessuno
si é azzardato a proporre una legge per il Salario Minimo Garantito che
creerebbe una qualche protezione ai precari ed ai lavoratori stranieri.
Guglielmo Epifani aveva iniziato assai bene la sua segreteria. E'
succeduto a Cofferati che aveva concluso la sua con la storica
manifestazione di Roma che bloccò il tentativo del Governo D'Alema di
abolire l'articolo 18. Per qualche tempo la sua linea di saggio e vigoroso
rigore nella difesa dei lavoratori caratterizzò la CGIL e ne ribadì le
caratteristiche di sindacato per antonomasia. Ma poi la campagna per la
"modernizzazione" (che adesso sta mostrando la sua vera natura finalizzata
alla spoliazione di tutti i diritti conquistati in decenni di lotte del
movimento operaio italiano) ha avuto il sopravvento ed ha espugnato la
cultura progressista e socialista del sindacato. Questo anche ad opera della
contemporanea trasformazione dell'ex PCI passato da partito dei lavoratori
a partito neutrale tra capitale e lavoro ed ora, apertamente, a partito
della Confindustria che elegge deputati grosse personalità del mondo
imprenditoriale italiano come Colaninno, Merloni e il Presidente della
Finmeccanica Calearo .. Inoltre il PD esprime attraverso Ichino, Letta,
Treu, Fioroni ed altri un orientamento liberistico in materia di lavoro. E'
per le privatizzazioni senza se e senza ma e per la deregulation dei
rapporti di lavoro per favorire il massimo di flessibilità
alle aziende italiane.
L'atteggiamento di Epifani e della CGIL è diventato sempre più prudente e
ricettivo verso le pretese della Confindustria e del Governo di destra. Nel
corso degli ultimi sei anni l'agenda della contrattazione e della
concertazione è stata scritta sempre dalla Confindustria in collaborazione
con Cisl ed Uil.. Non si può negare che non abbia avuto successo. La
Confindustria si è ripresa con gli interessi quanto generazioni e
generazioni di lavoratori erano riusciti a conquistare. Ora il terreno è
pieno di macerie e, dal momento che é stata usato lo strumento legislativo,
sarà difficilissimo e forse impossibile recuperare qualcosa dei diritti
perduti o ceduti e ridare un minimo di dignità al lavoro italiano.
Le vittorie più strepitose del padronato sono state tre: la legge Biagi
che ha ridotto in precariato tutti i lavoratori assunti negli ultimi anni,
le privatizzazioni che hanno divorato la pubblica amministrazione creando
migliaia di lavoratori "invisibili" nelle mani di cooperative o imprenditori
di manod'opera ai quali è stato appena regalato lo staff leasing, e la legge
1167 del 3 marzo che distrugge
l'art.18 e privatizza il diritto facendone una opzione gestita dalle parti.
Sulla legge Biagi la CGIL di Epifani è passata dalla contestazione alla
accettazione sottoscritta dagli accordi del luglio 2007 fatti sanzionare da
uno scandaloso ed inverosimile referendum dove avrebbero votato cinque
milioni di persone. Referendum che ha sollevato gravi e delicati problemi
di democrazia. Sulle privatizzazioni la CGIL non è mai intervenuta. Sui
licenziamenti, sebbene tutti sapessimo che cosa stava bollendo nel
pentolone del Senato, ha lasciato demolire l'art.18 ed altri importanti
diritti nel silenzio. Senza una sola manifestazione di protesta, senza
lanciare un solo segnale di contrarietà.
Ora sappiamo che Cisl ed UIL, come avevano fatto per la riforma del
contratto, hanno concordato tutto con il governo e la Confindustria. La CGIL
è rimasta passiva e lo sciopero di ieri era indetto con una piattaforma che
avrebbe potuto essere sottoscritta dalla Marcegaglia. La richiesta di una
riforma fiscale era il tema dominante e questo fa piacere agli industriali
che dirottano verso lo Stato le richieste di un miglioramento salariale e
notoriamente non hanno mai amato le tasse.
Il bilancio per i lavoratori é amarissimo, tragico. E' un bilancio tragico
anche per la democrazia italiana insidiata da una destra sempre più
aggressiva e prepotente. La libertà comincia dalle aziende. Se non c'é
libertà nelle aziende non c'é libertà nel Paese. Lavoratori ricattati dalla
minaccia di essere licenziati senza giusta causa non sono liberi e debbono
acconciarsi a qualsiasi pretesa padronale.
L'americanizzazione del lavoro italiano é compiuta. Il lavoro é merce
soggetta alle variabili del mercato come ebbe ad affermare una volta lo
stesso Epifani. I diritti garantiti dalla Costituzione sono stati aboliti.
Del resto, non si lavora forse per cambiare la Costituzione?
Ieri, con tempismo doppiocerchista, forse per rispondere a pressanti
richieste del PD, la CGIL ha fatto sapere che il Primo Maggio sarà celebrato
unitariamente a Cisl e UIL. Bonanni ha incassato ma non ha rinunziato a
coprire di insulti la CGIL che "abbaia" con il suo sciopero generale mentre
la Cisl "lavora" per il bene del Paese.
E' una resa incondizionata. Con lo sciopero di ieri ed anche con quello
del dicembre scorso si dà solamente uno sfogo all'amarezza degli operai
ridotti a stiliti. Con la celebrazione unitaria del 1 maggio si subisce la
leaderchip di Cisl ed UIL e con esse si continua a trasformare il sindacato
da strumento di lotta a servizio sussidiario buono soltanto per sbrigare
pratiche.
Pietro Ancona
http://it.wikipedia.org/wiki/Guglielmo_Epifani
Discorso
di Epifani 12-3-2010
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Tuesday, March 16, 2010 7:03 PM
Subject: Il teatro delle bugie
Il teatro delle bugie
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L'articolo di Repubblica di ieri mattina con la notizia della perplessità
del Presidente della Repubblica sulla ratifica della legge 1167 era stato
accolto come un raggio di sole in una plumbea giornata di pioggia.
L'articolo era talmente circostanziato e documentato da fare ritenere
assolutamente attendibili le critiche formulate dal Quirinalle all'impianto
della legge anti art.18. Subito dopo tutto il fronte dei fautori della
legge si è messo in movimento per pressare il Quirinale e fargli capire che
non deve tergiversare sul bottino più sostanzioso che il padronato è
riuscito a scippare ai lavoratori dopo la legge Biagi. Sacconi, il Ministro
della "complicità sindacati-padronato" ha emesso acutissimo strillo di
protesta ed ha malignamente rinfacciato al PD e alla stessa CGIL il fatto
che
la legge ha subito ben quattro passaggi d'aula senza suscitare particolari
contrarietà ed opposizioni.
Insomma ha fatto sapere a Napolitano che il fronte anti art.18 è
bipartisan. Chiamato in causa, il PD, con una nota di Damiano e Berretta,
si limita a chiederne una modesta limatura per rendere meno brutale il
tritacarne dell'arbitrato. Contemporaneamente Sergio D'Antoni, ex segretario
della Cisl ed autorevole esponente del PD, interviene per spezzare la sua
lancia a favore dell'arbitrato. Anche la CGIL è intervenuta ma, a
differenza della CISL che ha preso posizione ufficiale a favore con la sua
segreteria, si è limitata ad un commento di Fulvio Fammoni. Giudizio
negativo e basta. Non si chiede niente al Presidente, non si invitano i
lavoratori a protestare, a creare nei posti di lavoro un movimento di
contestazione. Il grande pitone a più teste del sindacalismo italiano
inghiottirà la 1167 come ha inghiottito la legge 30 e quant'altro si è fatto
con il governo ed il padronato per cancellare diritti o restituire
miglioramenti ottenuti.
Cazzola, grande coautore della 1167, già segretario della CGIL in quota
sinistra socialista, chiede bon ton. Non bisogna premere sul Quirinale
specialmente se si chiede di bloccare il misfatto e rinviarlo agli autori.
Ichino, furbissimo e scaltrissimo, cerca di stornare l'attenzione, di
minimizzare: "non vi preoccupate, tanto la legge è incostituzionale e non
sarà applicata", scrive ! Ma anche la legge Biagi è incostituzionale ed è
una miniera di elusione e di evasione della Costituzione, eppure è in piena
opera, ha già fatto milioni di vittime ed altre ne continuerà a fare. Non
solo, ma continua ad essere celebrata dal mondo accademico come una delle
pietre miliari del nuovo giuslavorismo. Dal 19 marzo e per tre giorni
l'Università di Modena è impegnata in un seminario di studi sull'opera di
Biagi. Osservo con amarezza che tanta attenzione non è mai stata dedicata
all'opera di Brodolini ed al suo Statuto dei Diritti accolto dalla borghesia
italiana di malagrazia e con malcelata ostilità come peraltro viene accolta
dai potenti ogni cosa riguardante la giustizia sociale e l'eguaglianza. L'establiscement
non gradisce la diffusione dei diritti.
La Repubblica fondata sul Lavoro si accinge a celebrare come un grande
eroe del pensiero, come un grande riformatore, l'autore di un libro bianco
definito da Cofferati dal contenuto "limaccioso". La riforma Biagi consiste
essenzialmente nel prevedere un numero quasi infinito di rapporti di lavoro
dal cocopro alla prestazione a partita iva, una miniera inesauribile di
possibilità di elusione dei diritti delle persone. Infatti, tutti gli
infelici che prestano la loro attività sub specie legge trenta non soltanto
hanno perso quasi tutti i diritti, ma si debbono accontentare di
retribuzioni meschine. Una ragazza due volte laureata, master, tre lingue,
adibita al lavoro di segreteria guadagna non più di 700 euro al mese.
Cinque e forse più milioni di lavoratori biagizzati vivono nella precarietà
e se licenziati non possono fruire di nessun ammortizzatore sociale. Questo
governo ha fatto qualcosina per alcuni di loro che però non deve costare più
di duemila euro annui. L'entusiasmo con il quale tantissimi ragazzi e
ragazze hanno raggiunto la laurea è stato spento da una imprenditoria
disumana che riesce ad imboscare centinaia di miliardi di euro all'estero.
La laurea non é più strumento di promozione sociale e di qualificazione. La
legge Biagi l'ha totalmente stroncata ed ha stroncato le speranze nutrite
per tutta una vita dalle sue vittime. Quello che conta è il censo, la
famiglia, Se sei avvocato e tuo padre è contadino puoi solo andare a
servizio per pochi soldi da un altro avvocato il cui padre era avvocato. Lo
stesso per tutte le professioni. I laureati figli di poveri sono stati
brutalmente riproletarizzati e la legge Biagi li ha rimessi al loro posto.
Sacconi conta di portare a Modena al convegno su Biagi lo scalpo
dell'art.18. La porta della precarizzazione universale è spalancata!
Intanto si comincia a costruire un nuova volgata dopo le tante
"modernizzazioni" che hanno devastato e ridotto in macerie i diritti.
Qualcuno comincia a parlare della bellezza della privatizzazione del
diritto. Se sono le parti sociali e non la legge a regolare il conflitto non
è forse meglio? Qualcuno si infila nella porta aperta dall'arbitrato per
cancellare le tutele stigmatizzate come privilegi, ingessature, lacci e
lacciuoli.
Pietro Ancona
http://www.asca.it/news-ART_18__CISL__ARBITRATO_E__STRUMENTO_IN_PIU__PER_CONTROVERSIE_LAVORO-901860-ORA-.html
****
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: redazione@marxismo.net
Sent: Thursday, March 18, 2010 8:08 PM
Subject: idee velenose e fastidio alla schiena
Idee velenose e fastidio alla schiena
Il Ministro Sacconi ha lamentato un "fastidio alla schiena" causatogli
dalle critiche alla 1167 di cui è padre gelosissimo. Ha fatto anche sapere
che non "tollererà" nessuna modifica. La creatura che ha partorito è
perfetta e coloro che oggi la osteggiano se ne pentiranno come hanno fatto
per la loro opposizione alla legge Biagi ed alla soppressione della scala
mobile. Il "fastidio alla schiena" del ministro gli è stato provocato dal
"linguaggio violento" e dalle "idee velenose" di Niki Vendola il quale ha
definito la 1167 un "colpo alla nuca dei lavoratori" definizione che traduce
correttamente in immagine
"l'aggiramento" all'art.18 di cui ha parlato tutta la stampa italiana. .
Quando il Ministro parla di "fastidio alla schiena" forse allude al brivido
di paura di chi si sente minacciato da un possibile terrorista che, ispirato
dalle parole di Niki Vendola ed imbevuto dell'odio
che secondo Berlusconi sarebbe il passo successivo all'invidia sociale,
potrebbe attentare alla sua vita. La stessa accusa fu fatta a Cofferati
quando per avere criticato il libro bianco di Biagi fu criminalizzato
addirittura come mandante morale del suo omicidio. L'accusa gli venne
dall'ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga a cui si unì il coro
latrante della destra.
Ora Sacconi sembra volere evocare il martirio. Si vorrebbe consegnare alla
storia come il Ministro della "complicità sociale" vittima di assatanati
estremisti.
Intanto si accinge a raggiungere Modena dove si celebrerà il ricordo del
grande antigiuslavorista Marco Biagi. A Modena si studierà l'evoluzione
dell'antigiuslavorismo in gran parte trasfuso nella legge trenta e che è
prossimo a sfociare nella imposizione di obblighi. Aver annichilito le
tutele e stabilito che i lavoratori non sono minus habent , normare l'abuso
ed il fumus della elusione non sembra più sufficiente. Bisogna andare avanti
e, non avendo tanti altri diritti da togliere, si passa alla imposizione
degli obblighi e degli abusi. Questi cominciano ad essere introdotti dalla
1167. L'obbligo di non adire ad un Tribunale ed a subire la privatizzazione
della legge nell'arbitrato. Il diritto del lavoro è stato assaltato a più
riprese da torme di topi roditori esperti sopratutto nelle procedure.
Accanto all'arbitrato sono state messe vere e proprie trappole procedurali.
Dalla lettura del "collegato lavoro" si evince uno sforzo per rendere
difficoltosa e piena di trabocchetti la difesa del lavoratore. Molti dei
suoi diritti vengono trasferiti ai Sindacati ed é questa la novità
sconcertante denunziata dall'ANM, e dalle associazioni dei giuslavoristi e
dei giuristi democratici: la privatizzazione della Legge.
Anche Bonanni si schiera spavaldamente a difesa della 1167 e ne
attribuisce a "lobby" nostalgiche della prima Repubblica le ostilità. Non
esita a definire "lazzaroni" quanti non la pensano come lui. Secondo il
dizionario , il lazzarone è una canaglia, un mascalzone e come tale
venivano disprezzati dai nobili della corte borbonica i popolani
napoletani. Bonanni si mostra anche deluso di Ichino e lo accusa di
protervia e di avere proposto il contratto unico che, questo si, avrebbe
davvero cancellato l'art.18.
Ora le lobby sono potenti organizzazioni che attraverso loro campagne di
persuasion, in Italia si chiamano tangenti, influenzano i Parlamenti a
cominciare dal Congresso USA per proteggere o imporre i loro interessi. Ci
sono le lobby di fabbricanti di armi che hanno impedito il controllo delle
vendite o quelle della sanità privata o delle assicurazioni. Considerare
i critici della 1167 una lobby a me sembra una enormità, una sparata. In
quanto alle nostalgie per la Prima Repubblica io, a differenza di Bonanni,
penso che siano assai giustificate. La prima Repubblica garantiva i diritti
dei lavoratori. La Seconda Repubblica è la palude fascista nella quale
stiamo affondando ed é un mondo capovolto nel quale alcuni potenti
sindacati sono dalla parte dei padroni e ne tutelano gli interessi contro i
lavoratori.
A fronte del vittimismo protervo e degli insulti di Bonanni e Sacconi
ieri non si sono levate voci forti e chiare a difesa dell'art.18. Bersani é
intervenuto alla Camera per spiegare come sarebbe assai più bravo di
Tremonti e di Berlusconi nel tirare fuori dalla crisi l'economia italiana.
Non ha speso una sola parola sulla legge 1167. La CGIL si affida ad un
comunicato del solito addetto ai lavori più che altro per lamentare il fatto
che il Ministro del Lavoro ha concluso un accordo con Cisl e UIL prima
della promulgazione della legge.
Siamo alla ripetizione di un film già visto per la riforma del contratto.
Solo che qui siamo in presenza di una legge, cioè di una demolizione di
diritti che potranno essere restaurati soltanto da un altra legge. Che forse
non verrà mai. I governi di centro-sinistra non hanno mai cambiato le leggi
dei governi di centro-destra in materia sociale. Bisogna quindi intervenire
ora e subito con una grande mobilitazione popolare. Ma non arrivano segnali
al riguardo neppure dalla Fiom o dalla Mozione Due. Soltanto la sinistra
"radicale" ha fatto e continua a fare quello che può. Grazie a Vendola ed a
Ferrero.
Pietro Ancona
http://www.agi.it/economia/notizie/201003081401-eco-rt10124-lavoro_vendola_attacco_ad_art_18_e_colpo_a_nuca_lavoratori
http://notizie.virgilio.it/notizie/economia/2010/3_marzo/17/art18_sacconi_stop_linguaggio_violentoda_fastidio_alla_schiena,23434958.html
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: CircoloPasoliniICampari
Sent: Wednesday, March 17, 2010 10:41 AM
Subject: la sgridata
La sgridata
Non credo molto alla sgridata che Obama e la Clinton stanno facendo a
Netanjhau per la questione degli insediamenti abitativi nella zona
palestinese di Gerusalemme ed in Gisgiordania. Sono anni che
Gerusalemme è sottoposta ad una spietata pulizia etnica nel silenzio
compiaciuto degli Usa. Migliaia di case di palestinesi sono state demolite
dalle mostruose ruspe degli israeliani. In conseguenza di ciò è stata
revocata la cittadinanza a migliaia di famiglie che diventano apolidi nella
loro terra e non sanno dove andare . In Gisgiordania le costruzioni di
nuove abitazioni di coloni non si sono mai fermate. Gli insediamenti
disarticolano l'unità territoriale della Palestina facendone un labirinto
allucinante pieno di check point che rendono difficilissima la vita della
gente. In effetti, a seguito dei bombardamenti, all'imprigionamento della
sua popolazione in un territorio infetto da uranio e fosforo, agli omicidi
"mirati" ed alle tante altre sevizie di stampo nazista inflitte dalla "sola
democrazia" del Medio Oriente, l'opinione pubblica mondiale è sempre meno
propensa a giustificare il comportamento di Israele come difesa dal
terrorismo. Può darsi che tenendo conto di questo gli Usa hanno iscenato la
sgridata, e anche per riportare Abu Mazen al tavolo del negoziato e
continuare l'interminabile farsa della "trattativa di pace" che copre
propagandisticamente l'espansione colonialista di Israele. Gli USA ed
Israele hanno bisogno di consentire ad Abu Mazen di continuare a stare dalla
loro parte senza sputtanarsi per isolare i patrioti di Hamas.
Non dobbiamo dimenticare che alla costruzione del muro di acciaio
egiziano profondo trenta metri, munito di marchingegni capaci di annegare e
distruggere chiunque cerchi di superarlo partecipano gli americani (ed anche
gli italiani). Il muro isolerà per sempre la popolazione di Gaza dal resto
del mondo. Nessuno potrà più entrare ed uscire senza il permesso
dell'esercito israeliano.
Tra qualche giorno del dissenso Usa-Israele non resterà traccia e tutto
riprenderà come prima. Gli Usa ed Israele non vogliono la pace ma proseguire
nella loro opera di espansione e di colonizzazione.
Non c'è alcuna giustificazione che possa farci accettare l'occupazione dei
territori palestinesi, dello Iraq, dell'Afghanistan e la prossima
aggressione dell'Iran. L'Iran non costituisce un pericolo specialmente per
chi ha distrutto per due volte il Libano e bombardato Gaza. La futuribile
bomba atomica iraniana potrà soltanto cercare di fronteggiare l'enorme
arsenale di bombe nucleari israeliane
delle quali nessuno parla e che costituiscono un pericolo per l'umanità.
Pietro Ancona
****
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: redazione@marxismo.net
Sent: Thursday, March 18, 2010 8:08 PM
Subject: idee velenose e fastidio alla schiena
Idee velenose e fastidio alla schiena
Il Ministro Sacconi ha lamentato un "fastidio alla schiena" causatogli
dalle critiche alla 1167 di cui è padre gelosissimo. Ha fatto anche sapere
che non "tollererà" nessuna modifica. La creatura che ha partorito è
perfetta e coloro che oggi la osteggiano se ne pentiranno come hanno fatto
per la loro opposizione alla legge Biagi ed alla soppressione della scala
mobile. Il "fastidio alla schiena" del ministro gli è stato provocato dal
"linguaggio violento" e dalle "idee velenose" di Niki Vendola il quale ha
definito la 1167 un "colpo alla nuca dei lavoratori" definizione che traduce
correttamente in immagine
"l'aggiramento" all'art.18 di cui ha parlato tutta la stampa italiana. .
Quando il Ministro parla di "fastidio alla schiena" forse allude al brivido
di paura di chi si sente minacciato da un possibile terrorista che, ispirato
dalle parole di Niki Vendola ed imbevuto dell'odio
che secondo Berlusconi sarebbe il passo successivo all'invidia sociale,
potrebbe attentare alla sua vita. La stessa accusa fu fatta a Cofferati
quando per avere criticato il libro bianco di Biagi fu criminalizzato
addirittura come mandante morale del suo omicidio. L'accusa gli venne
dall'ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga a cui si unì il coro
latrante della destra.
Ora Sacconi sembra volere evocare il martirio. Si vorrebbe consegnare alla
storia come il Ministro della "complicità sociale" vittima di assatanati
estremisti.
Intanto si accinge a raggiungere Modena dove si celebrerà il ricordo del
grande antigiuslavorista Marco Biagi. A Modena si studierà l'evoluzione
dell'antigiuslavorismo in gran parte trasfuso nella legge trenta e che è
prossimo a sfociare nella imposizione di obblighi. Aver annichilito le
tutele e stabilito che i lavoratori non sono minus habent , normare l'abuso
ed il fumus della elusione non sembra più sufficiente. Bisogna andare avanti
e, non avendo tanti altri diritti da togliere, si passa alla imposizione
degli obblighi e degli abusi. Questi cominciano ad essere introdotti dalla
1167. L'obbligo di non adire ad un Tribunale ed a subire la privatizzazione
della legge nell'arbitrato. Il diritto del lavoro è stato assaltato a più
riprese da torme di topi roditori esperti sopratutto nelle procedure.
Accanto all'arbitrato sono state messe vere e proprie trappole procedurali.
Dalla lettura del "collegato lavoro" si evince uno sforzo per rendere
difficoltosa e piena di trabocchetti la difesa del lavoratore. Molti dei
suoi diritti vengono trasferiti ai Sindacati ed é questa la novità
sconcertante denunziata dall'ANM, e dalle associazioni dei giuslavoristi e
dei giuristi democratici: la privatizzazione della Legge.
Anche Bonanni si schiera spavaldamente a difesa della 1167 e ne
attribuisce a "lobby" nostalgiche della prima Repubblica le ostilità. Non
esita a definire "lazzaroni" quanti non la pensano come lui. Secondo il
dizionario , il lazzarone è una canaglia, un mascalzone e come tale
venivano disprezzati dai nobili della corte borbonica i popolani
napoletani. Bonanni si mostra anche deluso di Ichino e lo accusa di
protervia e di avere proposto il contratto unico che, questo si, avrebbe
davvero cancellato l'art.18.
Ora le lobby sono potenti organizzazioni che attraverso loro campagne di
persuasion, in Italia si chiamano tangenti, influenzano i Parlamenti a
cominciare dal Congresso USA per proteggere o imporre i loro interessi. Ci
sono le lobby di fabbricanti di armi che hanno impedito il controllo delle
vendite o quelle della sanità privata o delle assicurazioni. Considerare
i critici della 1167 una lobby a me sembra una enormità, una sparata. In
quanto alle nostalgie per la Prima Repubblica io, a differenza di Bonanni,
penso che siano assai giustificate. La prima Repubblica garantiva i diritti
dei lavoratori. La Seconda Repubblica è la palude fascista nella quale
stiamo affondando ed é un mondo capovolto nel quale alcuni potenti
sindacati sono dalla parte dei padroni e ne tutelano gli interessi contro i
lavoratori.
A fronte del vittimismo protervo e degli insulti di Bonanni e Sacconi
ieri non si sono levate voci forti e chiare a difesa dell'art.18. Bersani é
intervenuto alla Camera per spiegare come sarebbe assai più bravo di
Tremonti e di Berlusconi nel tirare fuori dalla crisi l'economia italiana.
Non ha speso una sola parola sulla legge 1167. La CGIL si affida ad un
comunicato del solito addetto ai lavori più che altro per lamentare il fatto
che il Ministro del Lavoro ha concluso un accordo con Cisl e UIL prima
della promulgazione della legge.
Siamo alla ripetizione di un film già visto per la riforma del contratto.
Solo che qui siamo in presenza di una legge, cioè di una demolizione di
diritti che potranno essere restaurati soltanto da un altra legge. Che forse
non verrà mai. I governi di centro-sinistra non hanno mai cambiato le leggi
dei governi di centro-destra in materia sociale. Bisogna quindi intervenire
ora e subito con una grande mobilitazione popolare. Ma non arrivano segnali
al riguardo neppure dalla Fiom o dalla Mozione Due. Soltanto la sinistra
"radicale" ha fatto e continua a fare quello che può. Grazie a Vendola ed a
Ferrero.
Pietro Ancona
http://www.agi.it/economia/notizie/201003081401-eco-rt10124-lavoro_vendola_attacco_ad_art_18_e_colpo_a_nuca_lavoratori
http://notizie.virgilio.it/notizie/economia/2010/3_marzo/17/art18_sacconi_stop_linguaggio_violentoda_fastidio_alla_schiena,23434958.html
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: giornali
Sent: Friday, March 19, 2010 7:27 PM
Subject: lacrime di coccodrillo
CREMASCHI E L'ART.18
Ci sono tanti modi per assecondare una politica compreso quello di
avversarla. Importante che
l'avversione abbia tempi che non possono più influire sulla sua
realizzazione. Cremaschi, importante leader della sinistra sindacale,
segretario della Fiom, sapeva assieme a tutta la Fiom ed a tutta la CGIL che
il collegato lavoro era in laboriosa gestione al Senato e che sarebbe stato
posto in approvazione.
La data di approvazione era conosciuta da tutti. Tuttavia si è giunti al
varo della legge che viene giudicata da lui stesso come il più grave attacco
a tutti i diritti dei lavoratori senza intervenire, senza spendere una
parola. Si è lasciato che l'opposizione del PD facesse una blanda ed assai
compiacente opposizione, limitandosi alla limatura di qualcuno degli aspetti
più odiosi e vessatori.
Ora Cremaschi critica la legge approvata dal Parlamento ed in attesa di
essere promulgata dal Capo dello Stato e ne chiede il boicottaggio ai
lavoratori nel caso di sua approvazione.
Sacconi ha rimproverato alla CGIL di non essere mai intervenuta durante i
quattro passaggi che la legge ha avuto in Parlamento durante una incubazione
lunga ben due anni. Può spiegare La CGIL come mai non si è fatta viva e non
ha allarmato i lavoratori italiani su quanto si stava tramando alle loro
spalle in Parlamento? Come mai Cremaschi e la Fiom hanno aspettato di essere
posti davanti al fatto compiuto?
Ora, se Napolitano firma, non ci sarà più niente da fare. La CGIL può
certo non partecipare alle Commissioni di arbitrato e potrà ricorrere alla
Corte Costituzionale. Ha escluso il ricorso al referendum. Ci vorranno anni
ed intanto la legge opererà sui molteplici fronti dai quali aggredisce i
diritti dei lavoratori ed impone
uno jus di vera e propria menomazione fatta di divieti e di condizioni
onerose.
Sono anni che l'agenda sindacale viene imposta o dal padronato o dal
governo ed le Confederazioni si limitano ad apporre la loro firma su scelte
che nel tempo sono diventate sempre più scellerate.
L'opposizione che oggi fa la Fiom risulta anacronistica e perdente.
Avrebbe dovuto farla prima e spingere la CGIL alla difesa dell'ultimo
fortilizio rimasto. Gli stessi giuslavoristi e costituzionalisti che si sono
schierati a difesa dell'art.18 non hanno avuto l'aiuto necessario dal
Sindacato.
Si ha l'impressione che l'attenzione della CGIL sia tutta concentrata alla
contemplazione del suo stesso ombelico. Le mozioni non significano più
niente ed il prossimo Congresso sarà dominato da questioni che le hanno
abbondantemente superate. Forse si sta discutendo nelle stanze alte della
CGIL soltanto dei seggi e degli incarichi da ripartire. In Sicilia si dice
"la sciarra e pa cutra". La lite è per la coperta, per la roba e chi se ne
infischia di tutto il resto.
Ho sempre sperato in una autoriforma della CGIL, nella sua capacità di
attingere al grande animo generoso del suo popolo per riconquistarne i
diritti perduti.
Ma le mie speranze sono vanificate di quanto succede nella realtà. La
realtà è di una CGIL che ha cessato di impegnarsi non solo per il
cambiamento ma anche per il puro e semplice mantenimento dei diritti
esistenti.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: Pietro Ancona
To: Sena Vincenzo
Sent: Saturday, March 20, 2010 8:54 PM
Subject: 1 maggio contro i lavoratori
1° MAGGIO CONTRO I LAVORATORI
La vicenda ancora aperta dell'allegato lavoro (legge 1167) pone un
problema di salvaguardia dei diritti dei lavoratori da affidamenti ed
accordi che possono essere dati o stipulati dalle Confederazioni Sindacali
in loro nome. Cisl ed Uil difendono la legge licenziata dal Senato. La Cisl
si spinge fino ad insultare come "lazzaroni" quanti dissentono facendo eco
al Ministro Sacconi che accennando alle critiche di Vendola parla di "idee
velenose" e finge di sentire un "fastidio alla schiena" evocando reazioni
terroristiche. Bisogna avere la coscienza molto sporca per temere di essere
sparati a causa di un atto legislativo che viene decantato come un equo
prodotto della modernizzazione.
La CGIL, consapevole di avere una base reattiva e più politicizzata di
quella di Cisl ed Uil, si è astenuta dall'approvazione della legge anti
art.18, l'ha criticata, ma ha lasciato fare. Ha lasciato che
il Senato giungesse al voto finale senza intervenire e senza avvertire i
suoi rappresentati del macigno che stava per rotolare sulle loro teste. A
differenza di Ferrero, non ha ritenuto di illustrare al Presidente della
Repubblica le ragioni di incostituzionalità che un centinaio di
giuslavoristi hanno formulato in un appello. Ha escluso che la questione
art.18 potesse essere al centro dello sciopero del 12 marzo ed ha anche
escluso che potesse avviare una raccolta di firme per un referendum. Si è
limitata ad annunziare un ricorso alla Corte Costituzionale dando per
scontata la firma del Presidente
della Repubblica quando questa è ancora incerta. Insomma, ha lanciato una
serie di segnali rivolti a rassicurare i fautori della legge facendo capire
di non poter fare a meno di essere contraria per tra-dizione, per cultura,
per la contrarietà dei lavoratori ma che non avrebbe alzato barricate per
contra-starne l'applicazione.
Questo comportamento della CGIL è la logica conseguenza di una profonda
involuzione antidemocratica di cambiamento culturale e politico che ha
segnato un percorso cominciato con
gli accordi di abolizione della scala mobile e di concertazione e che ha
avuto momenti significativi
nel protocollo d'intesa del luglio 2007 con il governo Prodi, con il lasser
faire a Cisl e Uil per la riforma della contrattazione e sopratutto con gli
accordi per l'Alitalia stipulati contro i lavoratori
che sono stati lo spartiacque tra un prima ed un dopo. Per l'Alitalia la
CGIL ha accettato una privatizzazione che ha regalato ad una cordata di
imprenditori un patrimonio ingente, ha danneggiato i piccoli azionisti e
sopratutto ha accettato di stipulare un contratto aziendale lesivo di
diritti sindacali ed anche di cittadinanza. Per l'accordo Alitalia, la CGIL
era intervenuta con posizioni iniziali corrette ma, cammin facendo, per
influenza di vari fattori e tra questi la pressione del PD, ha sottoscritto
condizioni che hanno fatto retrocedere l'Alitalia tra i peggiori datori di
lavoro
del trasporto aereo.
Sono convinto che nelle posizioni diverse che la CGIL assume rispetto a
Cisl ed Uil ci sia un gioco delle parti, un modo per approvare respingendo.
Insomma, un espediente per non deludere i propri iscritti per poi, ad un
certo punto, allargare le braccia e dire che non c'è stato niente da fare.
Non mi spiego diversamente l'annunzio della comune celebrazione del 1°
Maggio dopo uno sciopero generale fatto in contrasto con Cisl e Uil. Un
Primo Maggio contro i lavoratori privati financo del diritto di ricorrere ad
un Giudice ed avviati alla precarizzazione ed ad un lungo periodo di bassi
salari e di ricatti esistenziali.
Il Sindacato italiano ha cambiato pelle e natura. I suoi interessi sono
diventati diversi da quelli dei lavoratori che sono usati come materia prima
per il proprio sviluppo burocratico ed aziendale. I sindacati sono grandi
aziende di servizi che gestiscono con le associazioni padronali un enorme
gruppo di enti bilaterali finanziati da ritenute imposte contrattualmente ai
lavoratori. Non è privo di significato che i Sindacati italiani applicano ai
loro dipendenti la legge trenta e da molto tempo sono esonerati dagli
obblighi dell'art.18.
Anche i grandi ideali che costituivano parte dell'identità della CGIL sono
stati cancellati. La CGIL non partecipa da anni alle lotte per la pace. C'è
più sensibilità in certi articoli che appaiono sul NYT
e sul Guardian per l'orrore delle guerre coloniali in corso che nei suoi
sempre più rari pronunziamenti.
La perdita di identità progressista, socialista, di sinistra della CGIL è
una terribile perdita per l'Italia.
Pietro Ancona
****
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Tuesday, March 16, 2010 8:03 PM
Subject: Il teatro delle bugie
L'articolo di Repubblica di ieri mattina con la notizia della perplessità
del Presidente della Repubblica sulla ratifica della legge 1167 era stato
accolto come un raggio di sole in una plumbea giornata di pioggia.
L'articolo era talmente circostanziato e documentato da fare ritenere
assolutamente attendibili le critiche formulate dal Quirinalle all'impianto
della legge anti art.18. Subito dopo tutto il fronte dei fautori della legge
si è messo in movimento per pressare il Quirinale e fargli capire che non
deve tergiversare sul bottino più sostanzioso che il padronato è riuscito a
scippare ai lavoratori dopo la legge Biagi. Sacconi, il Ministro della
"complicità sindacati-padronato" ha emesso acutissimo strillo di protesta ed
ha malignamente rinfacciato al PD e alla stessa CGIL il fatto che la legge
ha subito ben quattro passaggi d'aula senza suscitare particolari
contrarietà ed opposizioni. Insomma ha fatto sapere a Napolitano che il
fronte anti art.18 è bipartisan. Chiamato in causa, il PD, con una nota di
Damiano e Berretta, si limita a chiederne una modesta limatura per rendere
meno brutale il tritacarne dell'arbitrato. Contemporaneamente Sergio D'Antoni,
ex segretario della Cisl ed autorevole esponente del PD, interviene per
spezzare la sua lancia a favore dell'arbitrato. Anche la CGIL è intervenuta
ma, a differenza della CISL che ha preso posizione ufficiale a favore con la
sua segreteria, si è limitata ad un commento di Fulvio Fammoni. Giudizio
negativo e basta. Non si chiede niente al Presidente, non si invitano i
lavoratori a protestare, a creare nei posti di lavoro un movimento di
contestazione. Il grande pitone a più teste del sindacalismo italiano
inghiottirà la 1167 come ha inghiottito la legge 30 e quant'altro si è fatto
con il governo ed il padronato per cancellare diritti o restituire
miglioramenti ottenuti. Cazzola, grande coautore della 1167, già segretario
della CGIL in quota sinistra socialista, chiede bon ton. Non bisogna premere
sul Quirinale specialmente se si chiede di bloccare il misfatto e rinviarlo
agli autori. Ichino, furbissimo e scaltrissimo, cerca di stornare
l'attenzione, di minimizzare: "non vi preoccupate, tanto la legge è
incostituzionale e non sarà applicata", scrive ! Ma anche la legge Biagi è
incostituzionale ed è una miniera di elusione e di evasione della
Costituzione, eppure è in piena opera, ha già fatto milioni di vittime ed
altre ne continuerà a fare. Non solo, ma continua ad essere celebrata dal
mondo accademico come una delle pietre miliari del nuovo giuslavorismo. Dal
19 marzo e per tre giorni l'Università di Modena è impegnata in un seminario
di studi sull'opera di Biagi. Osservo con amarezza che tanta attenzione non
è mai stata dedicata all'opera di Brodolini ed al suo Statuto dei Diritti
accolto dalla borghesia italiana di malagrazia e con malcelata ostilità come
peraltro viene accolta dai potenti ogni cosa riguardante la giustizia
sociale e l'eguaglianza. L'establiscement non gradisce la diffusione dei
diritti. La Repubblica fondata sul Lavoro si accinge a celebrare come un
grande eroe del pensiero, come un grande riformatore, l'autore di un libro
bianco definito da Cofferati dal contenuto "limaccioso". La riforma Biagi
consiste essenzialmente nel prevedere un numero quasi infinito di rapporti
di lavoro dal cocopro alla prestazione a partita iva, una miniera
inesauribile di possibilità di elusione dei diritti delle persone. Infatti,
tutti gli infelici che prestano la loro attività sub specie legge trenta non
soltanto hanno perso quasi tutti i diritti, ma si debbono accontentare di
retribuzioni meschine. Una ragazza due volte laureata, master, tre lingue,
adibita al lavoro di segreteria guadagna non più di 700 euro al mese. Cinque
e forse più milioni di lavoratori biagizzati vivono nella precarietà e se
licenziati non possono fruire di nessun ammortizzatore sociale. Questo
governo ha fatto qualcosina per alcuni di loro che però non deve costare più
di duemila euro annui. L'entusiasmo con il quale tantissimi ragazzi e
ragazze hanno raggiunto la laurea è stato spento da una imprenditoria
disumana che riesce ad imboscare centinaia di miliardi di euro all'estero.
La laurea non é più strumento di promozione sociale e di qualificazione. La
legge Biagi l'ha totalmente stroncata ed ha stroncato le speranze nutrite
per tutta una vita dalle sue vittime. Quello che conta è il censo, la
famiglia, Se sei avvocato e tuo padre è contadino puoi solo andare a
servizio per pochi soldi da un altro avvocato il cui padre era avvocato. Lo
stesso per tutte le professioni. I laureati figli di poveri sono stati
brutalmente riproletarizzati e la legge Biagi li ha rimessi al loro posto.
Sacconi conta di portare a Modena al convegno su Biagi lo scalpo
dell'art.18. La porta della precarizzazione universale è spalancata! Intanto
si comincia a costruire un nuova volgata dopo le tante "modernizzazioni" che
hanno devastato e ridotto in macerie i diritti. Qualcuno comincia a parlare
della bellezza della privatizzazione del diritto. Se sono le parti sociali e
non la legge a regolare il conflitto non è forse meglio? Qualcuno si infila
nella porta aperta dall'arbitrato per cancellare le tutele stigmatizzate
come privilegi, ingessature, lacci e lacciuoli. Pietro Ancona http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
http://www.asca.it/news-ART_18__CISL__ARBITRATO_E__STRUMENTO_IN_PIU__PER_CONTROVERSIE_LAVORO-901860-ORA-.html
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L'art. 18 é morto
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To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Wednesday, March 31, 2010 4:27 PM
Subject: art.18 rinvio alle Camere
della 1167
Rinvio alle Camera della 1167
Il Capo dello Stato non ha firmato l'indecente legge 1167 che vanifica
l'art.18 e peggiora o rende impossibile l'accesso alla giustizia dei
lavoratori. Dobbiamo di ciò essergli grati. Non ha voluto passare alla
Storia come l'affossatore del diritto alla giusta causa mettendo il suo
timbro su una legge che considera il lavoratore alla pari con il suo datore
di lavoro e non minus habent bisognoso di tutele giuridiche.. Questa scelta
di Napolitano è stata compiuta nonostante l'esistenza di un vasto partito di
avversari e liquidatori dei diritti dei lavoratori fondato venticinque anni
fa da Ezio Tarantelli con la sua campagna per abolire la scala mobile e poi
sviluppata nel tempo da Massimo D'Antona che ha dato gli "instrumenti"
giuridici per la privatizzazione del pubblico impiego e più avanti ancora da
Marco Biagio fornitore dell'officina
per la precarizzazione. Questi personaggi sono stati uccisi dalle Brigate
Rosse che hanno con ciò creato una sorta di mito sacralizzato della loro
disastrosa dottrina. Non si può parlare male o criticare coloro che hanno
pagato con la vita la loro convinzione ideologica e dottrinaria. Ed infatti
il sacrificio del sangue versato ha imbarazzato o addirittura bloccato i
critici di una linea che si è risolta in un grave imbarbarimento delle
relazioni sociali ed in un costante impoverimento della maggioranza della
popolazione lavoratrice. Avere truffato i lavoratori ed i pensionati con un
meccanismo di copertura dall'inflazione fasullo ha generato un meccanismo
di povertà. L'Italia della scala mobile e del contratto a tempo
indeterminato era prospera e felice. Oggi, la crisi che investe le aziende e
distrugge il commercio, è dovuta ad un drastico abbattimento dei consumi
interni determinato dai bassi salari
e dalla mancanza di futuro per tante generazioni. I lavoratori sono infelici
in continua ansia per il posto e per le bollette da pagare. Se avessimo
Sindacati non felloni e collaborazionisti, dovremmo
rivendicare la scala mobile, il contratto a tempo indeterminato per tutti,
l'abolizione delle
leggi che hanno menomato conquiste come quelle dell'orario di lavoro,
sganciato le aziende dai loro obblighi sociali, ridotto il diritto ad un
giusto ed equo processo con l'introduzione dell'onere delle spese per il
lavoratore soccombente.
Il rinvio alle Camere della 1167 riguarda l'art.31 e l'art.20.. Ma tutta
la legge è impregnata di una volontà di smobilitazione dei presidi
legislativi esistenti a tutela dei diritti dei lavoratori. Muove
nell'ottica della cosidetta sussidiarietà sostenuta da Sacconi che prevede
la privatizzazione della legge, (già qualcuno nelle università italiane si
improvvisa teorico dell'esercizio privato e tra privati della legge del
lavoro).
Il rinvio è stato causato dalla brutalità e dall'impudenza di norme votate
senza tenere in alcun conto il dettato costituzionale e la dottrina
esistente. Ma ha influito la frattura nel campo di Agramante. Ichino e
Treu, noti liberisti, si sono dissociati e l'ex Ministro del Lavoro Damiano
si è lamentato di commissioni arbitrali che potrebbero avere rappresentanti
dei sindacati locali (cobas o altri) al loro interno. Vorrebbe conservare
il monopolio mafioso della rappresentanza a Cgil, Cisl, e Uil.
Cisl ed Uil si erano affrettati ancora prima della promulgazione della
legge a sottoscriverla assieme al Governo ed alle associazioni padronali.
Volevano mettere il Quirinale e l'opinione pubblica davanti al fatto
compiuto di una volontà che sfidava ed isolava la CGIL che aveva dissentito.
Ma la CGIL aveva percepito la collera del mondo del lavoro e l'aveva voluto
rappresentare, sia pure insufficientemente, nello sciopero del 12 marzo. Tra
le forze politiche bisogna notare che il PD, pur votando contro, non era
dispiaciuto della legge e D'Antoni ed altri si sono spinti fino a difenderla
pubblicamente.
Le forze che operano contro la giusta causa sono proterve, arroganti
e difenderanno le loro posizioni. Non è detto che le Camere si
ripresenteranno al Quirinale con una legge limpida, priva di ambiguità.
Pietro Ancona
http://www.repubblica.it/economia/2010/03/31/news/napolitano-articolo-3042552/
http://www.eguaglianzaeliberta.it/articolo.asp?id=1223
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From: pietroancona@tin.it
To: epifani@cgil.it ; segreteria@cgil.it ; area critica cgil ; rassegna
sindacale ; eguaglianza e libertà
Sent: Thursday, April 08, 2010 4:54 PM
Subject: La reazione ritardata ed insufficiente
Pubblicato su
Liberazione a commento dell'art. di Luigi Cavallaro
http://www.liberazione.it/news-file/intervista-Cavallaro.htm
Soltanto ieri, a distanza di sette giorni dal rinvio alle Camere della
1167, la CGIL si è fatta viva con una iniziativa concreta. Ha chiesto alle
Camere di essere sentita. Una richiesta giusta che sottolinea l'attenzione
della più grande e rappresentativa Confederazione dei Lavoratori per il
grave problema che si è creato attorno all'art.18 ed in generale sulla
tutela di fondamentali diritti che la filosofia e le norme della 1167 negano
o mettono in discussione e che Napolitano ha "apprezzato" nel rinvio al
Parlamento.
Ma l'impostazione che la CGIL ha dato alla questione che fa da sponda alle
motivazioni soft di rinvio del Capo dello Stato prefigurano la sconfitta.
Non si mette in discussione l'arbitrato. Non si dice apertamente e
fermamente che l'arbitrato non può riguardare la materia dei licenziamenti
ma si
duella in una battaglia di retroguardia sulle garanzie che l'arbitrato
dovrebbe garantire al lavoratore.
In qualunque forma l'arbitrato sarà licenziato dalle Camera è il cavallo di
Troia che avrà espugnato l'art.18 introducendo un avvio di privatizzazione
del diritto del lavoro e di metamorfosi del ruolo del sindacato che diventa
soggetto titolare di diritti finora detenuti dei lavoratori. La presenza di
sindacalisti nella Commissione arbitrale non solo non garantisce la stessa
"equità" del giudizio ma si presta ad una contrattazione di potere tra
questi e i rappresentanti di parte padronale. Il sindacalista non può
diventare l'avvocato del lavoratore e la Commissione arbitrale non deve
sostituire il Giudice del Lavoro. E se il lavoratore non è iscritto in
nessun sindacato a quale titolo i sindacalisti presenti nella Commissione
lo rappresentano? Come decide la Commissione Arbitrale? E' forse
obbligatoria l'unanimità dei componenti? Perchè il lavoratore deve pagare
l'arbitrato? Etc.etc,..
Dopo l'approvazione della legge i lavoratori potranno considerarsi
esclusi dalla Costituzione. Le tutele previste dagli articoli 1, 4, 35, 36,
37 e 38 della Costituzione sono diventate carta straccia da un pezzo e
specialmente da quando il Sindacato è diventato consociativo. Con questa
legge cadono le ultime tutele ed il lavoro viene spogliato della sua
"specialità" costituzionale e diventerà materia comune di diritto privato.
Anche altri fondamentali articoli della Costituzione riguardanti il welfare,
la pace, l'informazione sono stati contraddetti da scelte politiche di segno
del tutto opposto con il concorso bipartisan della destra e del PD.
Ma l'accanimento contro i lavoratori non finirà. E' in cantiere la
demolizione della legge 300 meglio nota come Statuto dei Diritti dei
lavoratori. Anche l'INPS e l'INAIL hanno fatto venire l'acqualina in bocca
alla destra italiana. Perchè dopo la privatizzazione dei servizi comunali e
dell'acqua non mettere le mani su due imponenti istituzioni che sono anche
forzieri delle classi lavoratrici italiane?
Nessuno si alza a difesa vera dei lavoratori. Il PD vorrebbe escludere il
sindacalismo di base dagli arbitrati e si batte solo a tutela della mafiosa
manomorta del trio CGIL,CISL,UIL in tutti gli organismi e leggi. I
lavoratori saranno informati a cose fatte e la loro condizione diventerà
sempre più difficile e complicata. Le leggi vengono fatte anche per rendere
improbabile, complicata ed angosciante la possibilità di ricorrere a
qualcuno per fare valere le proprie ragioni.
Si discuterà nelle segrete ed ovattate stanze dei Palazzi. La gente viene
chiamata a lottare a cose fatte per ragioni ridicole come il bonus fiscale
mentre viene spinta sott'acqua a colpi di remo da una canea di
"modernizzatori".
Intanto il PD, con un ddl firmato solennemente da un gran numero di
Senatori chiede il Contratto Unico di Ingresso (CUI) di durata triennale.
Fa finta di credere che allo scadere del triennio i lavoratori che avranno
sudato sangue e giurato di non iscriversi mai ad alcun sindacato verranno
assunti a tempo indeterminato. Tre anni a paga ridottissima per compiere una
prova che in tempi normali si faceva in quindici giorni, massimo in due
mesi. C'è una gara tra la destra ed il PD a chi
impicca al pennone più alto i lavoratori. E' davvero incredibile come
ventidue milioni di persone siano diventati il bottino da depredare da parte
di una Oligarchia bipartisan che si tratta benissimo senza lesinare a sè
stessa ed ai propri parenti e clienti ogni possibile privilegio.
La prima parte della Costituzione è quasi del tutto scomparsa dalle leggi
dello Stato. Ora si farà "la riforma" della seconda parte. Le istituzioni
repubblicane diventeranno l'orpello di un Caudillo che farà schioccare la
sua frusta sull'Italia.
Pietro Ancona
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From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Sunday, April 11, 2010 5:21 PM
Subject: Tra l'incudine ed il martello
CIPPUTI TRA L'INCUDINE ED IL MARTELLO
Cipputi è davvero disgraziato: è stretto tra l'incudine di Sacconi ed il
martello del PD. In più deve fare i conti con un Sindacato ansioso di
riuscire gradito alla Confindustria ed al Governo che a maggioranza ha già
firmato l'espropriazione dei suoi diritti e soltanto una parte, la CGIL,
continua a difenderlo sempre più debolmente, sempre con meno convinzione.
Ieri Sacconi si è presentato all'assemblea degli imprenditori italiani
riuniti a Parma per rassicurarli che l'art.18 sarà gestito dall'arbitrato.
Il ricorso al giudice del lavoro resterà una mera opzione formale ma dovrà
cedere il passo ad un decisionismo nelle procedure di licenziamento veloce,
sicuro, senza complicazioni. Si risponderà alle osservazioni del Capo dello
Stato con una riproposizione più accorta dell'arbitrato.
Inoltre Sacconi ha annunziato il suo programma di nazismo pedagogico delle
nuove leve giovanili
del lavoro. Esse non dovranno essere impregnate di nichilismo come quelle
degli anni settanta che
hanno impestato la scuola, la magistratura, l'editoria con le loro idee.
I giovani dovranno accettare i lavori anche più umili, essere educati dallo
Stato e dagli Imprenditori
al lavoro manuale. Ancora non sappiamo quali mezzi saranno adottati dal
Ministro: ci saranno corvee' obbligatorie per pulire le latrine? Che cosa
sono i lavori più umili?
Insomma alla fine degli studi e conseguite le lauree o i diplomi i titoli
di studio dovranno essere accantonati e si dovranno accettare tutte le
proposte che fanno gli imprenditori. In atto questo succede sempre più
frequentemente. La novità sembra consistere nelle pene che saranno inflitte
a coloro che oseranno rifiutare proposte, perchè troppo avvilenti.
Nell'Inghilterra della rivoluzione industriale il lavoratore era obbligato
a presentarsi ogni giorno al suo posto pena gravissime sanzioni. Un
lavoratore assente o fuggitivo poteva essere ripescato dalla polizia e
riconsegnato al suo datore di lavoro. In caso di recidiva poteva anche
essere impiccato.
Un odio profondo per i principi della giustizia sociale difesi dal
socialismo sembra guidare il livido e velenoso progetto del Ministro. Entro
maggio presenterà un progetto di demolizione dello Statuto dei Diritti dei
lavoratori. Al suo posto subentrerà uno Statuto dei Lavori che garantirà
diritti agli imprenditori e soltanto obblighi per i lavoratori..
L'assenza di serie resistenze, il collaborazionismo di Cisl e UIL, la
debolezza della CGIL paralizzata dai veti del PD che immobilizzano i suoi
funzionari, sembrano spingere il Ministro sempre più lontano
dall'esercizio di un equilibrata e serena gestione delle forze del lavoro,
verso non solo l'abrogazione di tutti i diritti dei lavoratori ma - ed è
questa la novità più odiosa e preoccupante - in direzione di una
legislazione di obblighi e di imposizioni. Lo squilibrio che si è creato per
la defezione dei Sindacati e del PD dalla difesa della classe lavoratrice
ha fatto perdere ogni senso del limite e del lecito. La destra italiana
chiede condizioni simili a quelle imposte ai lavoratori nell'Inghilterra o
nella Francia della industrializzazione. Il libretto di lavoro di Napoleone
con l'annotazione dei comportamenti del lavoratore sarà introdotto in
Italia?
Condizioni disumane e degradanti per gli esseri umani sono già in gran
parte praticate da una imprenditoria che occulta all'estero le sue
ricchezze e, senza voler generalizzare, ha in sè persone capaci di
squagliare nell'acido un operaio che sottrae un po' di benzina o di
bruciarlo vivo se reclama i salari arretrati, o costringerlo a farsi
scoppiare il cuore per racimolare
pochi euro nella raccolta dei pomodori.
Sacconi è il Ministro che non solo non ha niente da dire a coloro che hanno
ridotto in schiavitù gli immigrati ed anche i precari della legge Biagi, ma
spinge per una legislazione che renda quasi legale il loro comportamento
asociale.
Questa è l'incudine. Il martello è costituito dal PD che, in concorrenza
con la destra sempre per avere gli applausi dal grande parterre in giacca e
cravatta del Convegno di Parma, dopo il rinvio alle Camere
della 1167, propone in forma solenne la sua alternativa con il ddl
Nerozzi-Marini che introduce in Italia
quanto è stato duramente bocciato in Francia: il CUI (in Francia si chiama
CPE). Una proposta che non aggira con marchingegni giuridici l'art.18 ma
semplicemente lo sopprime con un contratto triennale che si finge di poter
trasformare a tempo indeterminato e che garantisce anche salari bassissimi,
minimi, al disotto financo della legge bronzea molto al disotto della
garanzia di sussistenza della vita dei lavoratori.
Nel miraggio di un passaggio al contratto a tempo indeterminato i
lavoratori saranno indotti ad essere non solo superzelanti ma ad aderire
alle scelte politiche gradite alle aziende e cancellare il Sindacato dalla
loro vita. Parlo naturalmente del sindacato autentico e non di quello
gradito al padronato che ieri si chiamava "giallo", ma oggi può essere
altro. Accetteranno qualunque sacrificio e paghe di fame.
Il messaggio che il PD lancia agli imprenditori è questo: la destra è
pasticciona e la 1167 modificata difficilmente supererà l'esame della Corte
Costituzionale. Noi tuteliamo assai meglio i vostri interessi: fidatevi di
noi! Il disegno di legge scritto da Boeri, Garibaldi, Ichino e presentato da
tutto il nostro gruppo senatoriale, vi garantirà la massima licenziabilità
ed inoltre bassi salari. Noi siamo più scaltri, più competenti. Non è un
caso che Treu e Damiano hanno criticato la 1167 anche se soltanto il giorno
stesso della sua approvazione. La soluzione PD mette a disposizione del
padronato uno strumento
che precarizzerà per sempre il lavoro italiano.
Cipputi, si guarda attorno e chiede aiuto per essere liberato dalla morsa
tra l'incudine ed il martello.
Ma non vede nessuno che abbia la forza necessaria per aiutarlo. I sindacati
confederali Cisl ed UIL lo hanno già posato. La CGIL mostra di voler fare
qualcosa per lui, ma molto di malavoglia. E' assai lontana dall'organizzare
in Italia un movimento come quello francese. Mugugna ed abbozza e, per farsi
perdonare la sua riluttanza a conficcare i suoi chiodi nella carne di
Cipputi, celebrerà assieme a CIsl ed UIL il 1 Maggio.
Pietro Ancona
http://digilander.libero.it/moses/rivindu7.html
http://www.liceomendrisio.ch/lime/scuola/napoleone/sei.html
http://www.paolonerozzi.it/blog/?p=160
http://www.marxismo.net/europa/francia_precariato.html
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From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Wednesday, April 14, 2010 11:17 PM
Subject: perchè non si sciopera contro la 1167?
Perchè non si sciopera contro la 1167?
Entro i prossimi dieci giorni si decideranno le modifiche richieste
all'allegato lavoro legge 1167
dal Capo dello Stato. Sacconi ha fatto sapere che riproporrà il testo più o
meno come era stato licenziato dalle Camere mentre la Cisl vorrebbe
addirittura peggiorarlo spostando a dopo l'assunzione la stipula della
clausola compromissoria magari estendendo subito a tutti i lavoratori
attuali una norma teoricamente proposta per i nuovi assunti. Gli emendamenti
proposti dal PD sono stati giustamente criticati dal professore Gallino che
li ritiene al disotto di quanto chiesto dal Capo dello Stato.
La CGIL ha reso una dichiarazione in linea con le osservazioni del
Quirinale. Esclude l'arbitrato di equità ma non taglia il nodo gordiano con
un deciso colpo di spada sostenendo che nessun tipo di arbitrato anche se
concordato con il lavoratore possa decidere in materia di licenziamenti e di
giusta causa.
E' preannunziato un presidio del Parlamento il giorno dell'approvazione
della legge il 26 aprile. A cose fatte!
Nessuna mobilitazione nelle fabbriche e nel territorio tranne due iniziative
quasi simboliche. Penso che sarebbe stato opportuno uno sciopero generale di
almeno un'ora per tutti i lavoratori accompagnato da una azione di
sensibilizzazione della opinione pubblica. Questa inerzia sommata alla
sostanziale adesione di Cisl ed UIL e del PD alla modifiche proposte dal
governo darà ai parlamentari l'idea di una partita già decisa e
sostanzialmente abbandonata dalla CGIL che si limita a fare una battaglia di
retroguardia senza troppa convinzione. Anche il sindacalismo di base sembra
abbastanza frastornato ed assente.
La 1167 sommata alla legge Biagi, al nuovo contratto di lavoro romperà la
schiena ai lavoratori italiani che saranno ancora più ricattabili e privati
di un minimo di tutela.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: CircoloPasoliniICampari
Sent: Tuesday, April 27, 2010 7:16 AM
Subject: Primo Maggio umiliato
1° Maggio umiliato
Il peggiore viatico il 1 Maggio lo riceverà dalla cosiddetta approvazione
delle modifiche richieste dal Capo dello Stato alla 1167. La stampa ha
divulgato la notizia di un accoglimento delle osservazioni fatte dal
Quirinale sull'arbitrato. Si tratta di una notizia falsa diramata da una
informazione faziosa e ferocemente classista al servizio di una
imprenditoria e di un ceto politico che hanno già trasformato le redazioni
dei giornali in luoghi di sfruttamento di migliaia di giovani che approdano
alla professione
per venire inghiottiti dal tunnel del sottosalario e della precarietà. La
Cisl e l'Uil erano d'accordo con
la 1167 nel testo bocciato dal Capo dello Stato e la CGIL viene stretta
nella morsa dell'isolamento
anche dal governo e dal PD. Quest'ultimo, che occupa il posto una volta
appartenuto al PCI ed al PSI, è diventato partito confindustrialista. Ieri
si è sfilato dal referendum contro l'obbligo alla privatizzazione dell'acqua
e, nonostante le riserve di Bersani, appare assai tentato a collaborare con
il governo per riforme anticostituzionali e per il federalismo che
discriminerà gli italiani e ridurrà in extracomunitari le popolazioni
meridionali.
Questo Primo Maggio sarà il peggiore della storia d'Italia non solo per
la gravità della crisi che artiglia i lavoratori quanto per la mancanza di
futuro e per il suicidio del sindacato come strumento di tutela dei
lavoratori e la sua involuzione verso un ruolo di servizi reclamato dalla
dottrina della sussidiarietà, dottrina di cui l'arbitrato e cioè la
privatizzazione del diritto del lavoro è espressione logica.
E' assai equivoco che venga celebrato unitariamente dalla CGIL dalla Cisl e
dall'UIL dal momento che su questioni fondamentali come il nuovo contratto
di lavoro, il contratto dei metalmeccanici e l'allegato lavoro, si sono
registrate posizioni diverse. Posizioni alle quali però la Marcegaglia non
da credito. La Confindustria, a differenza di Sacconi, insiste nel tenere
aperta la porta del dialogo e per essa non sarebbero del tutto veritiere le
diversità della CGIL,
ma soltanto strumentali ad una tattica di mantenimento del consenso. La
Marcegaglia ha infatti citato gli accordi di categoria successivi al patto
separato che sono stati sottoscritti dalla CGIL insieme a Cisl e Uil.
Si addebita alla crisi economica la responsabilità "oggettiva" delle
pessime condizioni in cui versano i lavoratori. La crisi c'é ed é devastante
ma non dappertutto si spiega con difficoltà di mercato. Molte delle aziende
che hanno fatto ricorso alla CIG o alla delocalizzazione hanno bilanci
attivi ed hanno distribuito dividendi. La crisi è anche legata all'attacco
al welfare sferrato dalla destra per motivi ideologici e per creare nuovo
business accaparrandosi importanti pezzi dello Stato. Centomila licenziati
dalla scuola derivano da una scelta ideologica e non da una necessità. Hanno
ragione i lavoratori della Scala di Milano a chiedere al Capo dello Stato di
non firmare il decreto Bondi. Si tratta di un progetto che ha come obiettivo
la privatizzazione delle massime istituzioni culturali del Paese. La scuola,
l'università, la sanità e le pensioni sono state devastate dall'aggressione
ideologica della destra italiana che attua l'insegnamento di Reagan e della
tatcher: affamare la bestia per poi macellarla. E' molto grave che il
turnover avvenga soltanto attraverso l'appalto ai privati. Non si fanno più
i concorsi che costituivano uno sbocco fisiologico alle nuove leve.
Questa aggressione ideologica, in gran parte condivisa dal maggiore partito
di opposizione, è iniziata contrapponendo i giovani ai pensionati (Bocconi,
Milano), poi i precari a "privilegiati", poi si è fatta una indecente
campagna contro i "fannulloni" della pubblica amministrazione, contro i
professori e la scuola, contro i "baroni" delle Università e, naturalmente,
contro la "malasanità".
Ora il campo è ingombro di macerie. I mali del pubblico sono stati usati
non per debellarli ma per distruggere il welfare. Intanto, squadre di
legulei dentro il Parlamento devastano il diritto del lavoro o lo rendono
inagibile.
Bassi salari, disoccupazione, precariato incatenano i lavoratori a
condizioni che diventano sempre più difficili ed inaccettabili e sempre più
prossime ad una rottura della coesione sociale. Per quanto tempo ancora si
potranno tenere cinque milioni di biagizzati a salari di autentica fame?
Finora sopravvivono per l'appoggio delle famiglie che ancora godono di
migliori condizioni acquisite dalle generazioni precedenti.
Ma non esiste alcuna proposta per fare uscire dall'abisso sociale i
lavoratori italiani. Anzicchè abolire
la legge Biagi si aggiungono al suo repertorio nuovi strumenti di
oppressione contrattuale come il CUI proposto dal PD e lo staff leasing
reintrodotto dalla finanziaria.Non si propone il Salario Minimo Garantito
che potrebbe frenare la corsa verso il basso delle retribuzioni. Non si
bloccano le privatizzazioni che appesantiscono le bollette. Insomma le
proposte arrivano soltanto dal padronato e dal governo. Il Sindacato si
limita a registrarle con commenti spesso positivi (Cisl e Uil) o negativi da
parte della CGIL. Ma i lavoratori sono privi di una guida e di
rivendicazioni.
La stessa rivendicazione fondamentale che diede vita al 1 Maggio è stata
rimessa in discussione. Secondo una legge europea subito recepita si
possono fare anche 13 ore di lavoro e si lavora nella UE per le sessanta ore
settimanali.
Parlamento ed Governo sono diventati organicamente ostili
ai lavoratori e tentono a ridurne lo status. Il Ministero del Lavoro che ha
avuto luminose figure come quelle di Fanfani, Donat Cattin e Brodolini è
diretto da un Ministro che si è dedicato all'isolamento della CGIL e dirige
una coalizione ad excludendum che propone la "complicità" nella demolizione
dei diritti. Prossimo obiettivo annunziato la distruzione dello Statuto dei
Diritti dei Lavoratori.
In queste condizioni, il Concertone di Roma si è totalmente disancorato dal
suo progetto originario e sopravvive per inerzia. In ogni caso non
significa più niente. Ambigua e allarmante è la celebrazione unitaria del
1° maggio a Rosarno tra Cgil, Cisl e UIL , una unità che quando si realizza
è solo contro i lavoratori. Vedi legge Biagi.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
http://www.businessonline.it/3/LavoroeFisco/1361/Stipendi_in_Italia_2_lavoratori_su_3_non_raggiungono_i_1300_euro.html
http://www.lavoce.info/articoli/pagina1000270.html
http://www.puntualizziamo.it/videoinchieste/174-le-inchieste-di-puntualizziamo-il-lavoro-precario.html
http://www.tesionline.it/approfondimenti/articolo.jsp?id=295&sID=1
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From: pietroancona@tin.it
To: CircoloPasoliniICampari
Sent: Friday, April 30, 2010 9:22 AM
Subject: Primo Maggio: Sindacati e Lavoratori
1° MAGGIO: SINDACATI E LAVORATORI
Ultimo sgarbo ai lavoratori il giorno del 1° maggio: molte città italiane,
in gran parte con sindaci pd, hanno concesso ai commercianti di aprire i
negozi, in nome dell'interesse della categoria ma anche dei consumatori,
una entità che viene evocata per contrapporla ai lavoratori. Una scelta che
non corrisponde neppure alla volontà della popolazione. Un sondaggio di
"Repubblica" dà l'81% di
contrari!
Lo sgarbo viene fatto ai dipendenti dei negozi, in stragrande maggioranza
donne, notoriamente
sfruttate con bassissimi salari e condizioni quasi proibitive di lavoro. I
sindacati hanno indetto scioperi di protesta ma la forza dei dipendenti è
minima, quasi inesistente specialmente nelle piccolissime aziende.
L'apertura dei negozi avvia un percorso che potrebbe portare alla
soppressione della festività. I nostri liberisti hanno come faro ideologico
gli USA: qui dove è nato nel lontanissimo 1886 la Festa del lavoro per
rivendicare il diritto alle otto ore ed anche per ricordare i martiri di
Chicago, il 1° maggio è normale giorno lavorativo. Anche nella Cina del
totalitarismo postcomunista e liberista la festività è stata di fatto
abolita. In entrambi i casi la scelta è ideologica: sopprimendo il 1° maggio
si disconosce oltre un secolo di storia del movimento operaio stroncato in
USA dalle fucilate degli sceriffi e della Pinkerton (madre della Blackwater
oggi impegnata con centinaia di migliaia di killers nelle imprese
coloniali) e dalle impiccagioni ed in Cina dall'avvento di un regime
ipercapitalistico che distrugge diritti e dignità. Molti lavoratori cinesi
sono talmente vessati da dover scegliere la rivolta o il suicidio per
sfuggire all'inferno della loro condizione.
Le più importanti manifestazioni del 1° Maggio in Italia sono unitarie.
Epifani, Bonanni ed Angeletti parleranno dallo stesso palco a Rosarno. Di
che cosa parleranno? La Cisl e l'UIL praticano la politica degli accordi
separati con padronato e governo: hanno approvato l'allegato lavoro della
1167 difendendolo financo dalle osservazioni del Capo dello Stato, hanno
firmato il rinnovo del contratto separato dei metalmeccanici, hanno dato
vita ad una fondamentale riforma della contrattazione che quasi annichilisce
e comunque mette su un binario morto il contratto collettivo nazionale di
lavoro. La CGIL si è opposta e continua ad opporsi e lotta contro
l'isolamento fomentato da Sacconi che vuole "complicità tra sindacati ed
imprese", ma è in grandi difficoltà che la paralizzano. E' assediata
dal PD al quale fanno riferimento la stragrande maggioranza dei quadri
dirigenti funzionari a tempo pieno dell'organizzazione. Il PD ha presentato
un disegno di legge per l'introduzione in Italia del Contratto Unico di
Ingresso che di fatto abolisce l'art.18 e fa del precariato la forma
principale di
occupazione. Inoltre la CGIL ha lasciato cadere le sue obiezioni sulla legge
Biagi, non rivendica dalle aziende miglioramenti salariali, dichiara di
aborrire la scala mobile, non si oppone alle privatizzazioni, si è
disimpegnata dalla lotta per la pace, non difende con la fermezza necessaria
il welfare.
Insomma, a parte la difesa spesso anacronistica e di pura rimessa dagli
attacchi più brutali e sfacciati
della destra, la politica sindacale e sociale della CGIL è sempre più
ristretta ed incanalata nell'alveo della "concertazione". Una concertazione
che da tempo non è più tale dal momento che si
limita a registrare l'agenda dettata dalla Confindustria. E' dal 1993 che
tutte le trattative triangolari sindacati-padronato-governo si risolvono in
diminuzione di diritti e di potere dei lavoratori. Una delle anomalie del
nostro Paese è appunto questa: ad ogni trattativa con il padronato o il
governo i lavoratori escono con una riduzione di quello che avevano!
In queste condizioni, l'unità sindacale che fu un grande valore ai tempi di
Lama, Storti e Vanni e motore di una eccezionale stagione di lotta per le
riforme alla quale parteciparono milioni e milioni di lavoratori ed intere
popolazioni, oggi è diventato un disvalore. Stare insieme a Cisl e UIL ha un
solo significato: fare del sindacato uno strumento con il quale il
padronato e la destra politica infliggono dure sconfitte ai lavoratori ed
accrescono la loro subalternità.
Ieri sera Anno Zero ha offerto uno spaccato della lotta sociale di
straordinaria intensità. I bravi ed intelligenti cassiintegrati
dell'Asinara, con grande saggezza e garbo, hanno costretto Bersani a
mostrare la sua lontananza dalle loro lotte. A domanda hanno risposto che
debbono la loro resistenza a se stessi ed alle loro famiglie. I lavoratori
della Scala di Milano venivano mostrati mentre una ingiustificata
repressione poliziesca conteneva la loro protesta contro la distruzione dei
teatri e della cultura italiana, lavoratrici mostravano tutto il loro
smarrimento per la fatica di vivere diventata angosciante. Il disagio
esistenziale di milioni e milioni di persone che vivono di lavoro non ha
trovato un punto di contrasto nel sindacato italiano. La solitudine dei
lavoratori è immensa ed i tanti suicidi ne sono la conseguenza. Sindacato e
PD parlano una lingua e sono distanti dalla gente. L'altra anomalia
italiana è quella di avere potenti confederazioni sindacali, forti di oltre
dieci milioni di iscritti che però sono preda di processi inarrestabili di
impoverimento e di perdita di peso sociale. Le Confederazioni sono diventate
delle ricche conglomerate di servizi, spesso unite attraverso gli enti
bilaterali alle organizzazioni del padronato con le quali hanno dato vita ad
una estesa burocrazia a cui si applicano i marchingegni della legge Biagi. I
lavoratori sono al limite della sopravvivenza.
Se continua così gli interessi dei lavoratori e quelli delle confederazioni
diventeranno sempre più diversi. I sindacati rischiano di diventare un peso
ed addirittura di sottrarre diritti fino ad oggi garantiti
dalle leggi. La privatizzazione del diritto del lavoro che ha una tappa
importante nel trappolone dell'arbitrato varato ieri dalla Camera andrà
avanti e produrrà altre limitazioni del diritto e delle libertà.
Quando finisce la libertà nel lavoro finisce dappertutto.
Ma la secolare storia della CGIL non può concludersi con una scelta simile a
quella che costrinse nel 1911 Di Vittorio ad andarsene e dare vita all'USI.
La tradizione riformista di Di Vittorio, Santi, Foa, Lama non può sfociare
nel sindacalismo subalterno al padronato e collaborazionista. La CGIL è
popolata da milioni di lavoratori che hanno una storia sociale che ha fatto
grande e civile l'Italia. La CGIL deve recuperare la sua anima perduta
nell'ipocrisia dei riti unitari e nell'involuzione da sindacato di lotta e
di movimento ad erogatore di servizi. La sua base militante non ha mai
perduto questa anima!
Pietro Ancona
http://it.notizie.yahoo.com/7/20100429/tts-ne-di-destra-ne-di-sinistra-la-festa-c8abaed_1.html
http://www.rassegna.it/articoli/2010/04/29/61815/primo-maggio-da-rosarno-al-concertone
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Sent: Saturday, May 01, 2010 7:27 PM
Subject: Rosarno: provincialismo ed omissioni.
Rosarno: provincialismo ed omissioni
Ho seguito la diretta di Rainew24 del 1° Maggio di Rosarno. Da vecchio
socialista e sindacalista della CGIL il mio sentimento all'inizio era di
commozione.Commozione per il popolo del comizio che trasforma la sua
sofferenza, la sua voglia di una vita migliore e di futuro, in lotta, in
vibrante movimento di liberazione. Man mano che i tre oratori Angeletti,
Bonanni e Epifani svolgevano i loro interventi, la mia commozione era
sopraffatta dalla delusione, dall'amarezza ed anche dall'indignazione.
L'inno dei lavoratori è stato escluso. Abbiamo sentito soltanto le note di
Beethoven e di Mameli.
I tre leaders delle possenti confederazioni sindacali, tra le più
importanti d'Europa, hanno svolto brevi interventi dai quali traspariva
l'ansia di liberarsi presto dall'incombenza del discorso e di dire il meno
possibile nel modo più ovvio possibile. Angeletti ha sottolineato
l'importanza della riforma fiscale, tema caro alla Confindustria ed alla
destra economica, che qui viene agitato come una sorta di toccasana per i
livelli salariali assai bassi. Bonanni ha esaltato il contributo degli
immigranti al prodotto interno lordo italiano ed infine Epifani, dopo aver
agitato lo spauracchio di una crisi che si aggrava e dalla quale usciremo
con meno occupati, ha chiesto un generico piano per il lavoro. En passant ha
chiesto che gli immigrati non vengano arrestati mentre sono in CIG. Non so
che cosa significhi in concreto questa proposta ma mi pare che si tratti
soltanto di una modesta panacea che non esclude
l'inciviltà razzista della carcerazione e della espulsione causata dalla
perdita del lavoro!
Una grande povertà culturale ha caratterizzato i tre interventi svolti in
fretta e furia spinti dalla voglia di finirla presto. Un gretto
provincialismo bottegaio ha escluso dal comizio la solidarietà con le classi
lavoratrici della Grecia ancora in fiamme per i pesanti colpi di maglio
inflitti dai mostri di Wall Street e
da una borghesia di avidi miliardari che assomiglia molto a quella italiana.
Non una parola è stata dedicata al progetto liberista di rendere ancora più
duro il Patto di Maastricht e che possiamo facilmente prevedere come potente
riduttore del welfare, di ulteriore deregolation e schiavizzazione del
lavoro, di libertà assoluta per le imprese e per la finanza che possono ed
ancora di più potranno delocalizzare gli impianti alla ricerca di manodopera
sempre più a buon mercato. Non una parola di condanna per coloro che hanno
impestato il mondo di spazzatura cartacea spacciandola per oro colato e che
hanno iscritto tra i Pigs, stati-maiali, anche l'Italia con la Spagna,
l'Irlanda, il Portogallo e la Grecia.
Ricordo tanti 1° maggio dedicati alla Pace nel mondo. A Rosarno la pace è
stata ignorata e forse il termine stesso di pacifista è diventato sinonimo
di terrorista per li Oligarchi del Sindacato specialmente se allude ai
prigionieri della striscia di Gaza ed ai bombardati dell'Afghanistan, dell'Irak
e di altre parti del mondo che in qualche modo o per il petrolio o per la
geostrategia interessano gli USA.
La crisi che sta falcidiando la classe lavoratrice italiana facendone una
delle più povere ed indebitate dell'OCSE è stata evocata come un evento
"oggettivo" indiscutibile al quale porre piccoli ripari con gli
ammortizzatori sociali ed il piano di Epifani. Ma la crisi non è oggettiva,
non viene tutta dalla profondità dei mercati. E' frutto di scelte
ideologiche e politiche. Centomila insegnanti scacciati dalla scuola ed ora
disoccupati non sono frutto della globalizzazione ma di un preciso disegno
liberista che vuole i soldi dello Stato soltanto per finanziare le
privatizzazioni, la polizia come strumento di contrasto del conflitto
sociale, l'esercito per collaborare alla conquista coloniale del mondo al
seguito degli angloamericani. Lo spostamento di tante aziende in Polonia o
in Serbia è dovuto alla ricerca di maggiori profitti e viene agevolato da un
dumping sociale che i sindacati si guardano bene dal contrastare con una
politica di coordinamento dei salari e dei contratti a livello europeo.
Epifani, alla fine del suo intervento, ha fatto un annunzio inquietante
relativo al recupero dell'unità sindacale. Dal momento che il contenzioso
sull'arbitrato, sul contratto dei metalmeccanici, sulla riforma contrattuale
non risulta risolto e Cisl ed UIL marciano imperterriti nella linea della
"complicità con gli imprenditori" patrocinata da Sacconi, debbo dedurne che
è la CGIL, magari spinta dal PD,
che ha mollato le sue posizioni e non farà più resistenze. Presto entrerà
nel cantiere delle demolizioni lo Statuto dei Diritti dei Lavoratori. Spero
che l'accordo non riguardi anche questa altra stazione della lunga Via
Crucis dei diritti.
Ma la parte più tremenda dei comizi è quella che non è stata detta: mi
riferisco all'aggressione alla natura dei petrolieri che hanno inquinato
l'Oceano Atlantico, al referendum sulla privatizzazione della acqua e sul
nucleare, alla sorte di sei milioni di precari ricattati e mal pagati, alle
pensioni che si vogliono ulteriormente ridurre nonostante i conti positivi
dell'Inps, alla morte che incombe sul lavoro come prima e peggio di prima
etc., etc.. Ma, come dicevo, i nostri tre eroi, avevano una voglia matta di
svignarsela al più presto.
Pietro Ancona
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To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Monday, May 03, 2010 4:46 PM
Subject: Il Congresso morto della CGIL
Il Congresso morto della CGIL
Non sarà un Congresso ma la celebrazione di un rito scontato in ogni sua
parte. Il Congresso è stato vinto dalla mozione che fa capo ad Epifani con
l'83 per cento dei voti. Una cifra metafisica, assurda e contradditoria
con la situazione di spaventevole crisi dei lavoratori italiani . Questa
situazione in condizioni di vera agibilità democratica avrebbe animato un
dibattito che difficilmente si sarebbe concluso con una adesione "bulgara"
alla posizione della segreteria. Ma questo dibattito non c'è stato perchè la
mozione alternativa andata in schiacciata minoranza non diceva niente di
diverso e di particolarmente confliggente. Non ci si può dividere molto
sulle virgole! Possiamo quindi considerare l'esito elettorale del Congresso
un voto di rassegnazione. Un corpo burocratico che si piega all'imput che
viene dalla segreteria in piena consonanza con le voglie del PD per un
sindacato plasmabile dalle esigenze del padronato italiano e disponibile ad
un forte dimagrimento del welfare.
La storia della CGIL non è tutta "gloriosa". La CGIL ha conosciuto momenti
oscuri di collaborazionismo subalterno con il potere. Sul finire dell'era
giolittiana le sue posizioni erano talmente moderate da costringere Di
Vittorio ad andarsene per fondare l'USI. Suoi importanti dirigenti come
Rigola e D'Aragona collaborarono con il fascismo fino al punto di sciogliere
l'organizzazione. La fase attuale ha molti tratti in comune con gli anni
venti.
Avere invitato al Congresso della CGIL la Presidente della Confindustria ed
il Ministro del Lavoro autore della teoria della complicità tra le
associazioni dei padroni e dei lavoratori e persecutore accanito della CGIL
assieme ad una folta schiera di legulei e di giuslavoristi che stanno
preparando il funerale allo Statuto dei Diritti dei Lavoratori non è stata
una buona idea. Meglio discriminati da questo governo ed in lotta aperta con
la Confindustria che mettere sotto i riflettori dei massmedia una cortesia
istituzionale che nei posti di lavoro non ha alcun riscontro. Mai la classe
lavoratrice è stata sottoposta ad attacchi tanto gravi! Non c'è alcuna
apertura del padronato italiano e del governo verso i bisogni dei
lavoratori! Confindustria e Governo vengono al Congresso della CGIL per
riscuotere. Sono venti anni, dagli accordi concertativi del 93 che
incassano la cessione di diritti. A Rimini verranno per incassare il nuovo
Statuto dei Lavori, la fine dell'articolo 18, la svolta verso la
sussidiarietà della grande CGIL che fuoriesce dalla storia del movimento
operaio per diventare una conglomerata di servizi e di uffici. La fine della
scuola pubblica e delle municipalizzate.
Esistono grandi ed irrisolti problemi di democrazia e di libertà dentro la
CGIL. Quasi tutto il suo personale "tecnico" è stato precarizzato attingendo
nel ricco carniere dei fumus della legge Biagi. I sotterfugi del padronato
per privare dei diritti la gente come l'assunzione con contratti atipici
presso società che poi li cedono ai sindacati di categoria ed alla stessa
CGIL è largamente praticato. Troppi lavoratori invisibili vengono occupati a
sottosalario. La CGIL è esente dal rispetto dello art.18 che non può essere
invocato dai suoi dipendenti. E' urgente una profonda riforma della
struttura del sindacato e la stipula di un contratto di lavoro interno che
garantisca i diritti ed il futuro.
Un sindacato non lotta la precarietà se la pratica largamente al suo
interno. Il PD preme per tutelare le Coop (la Coop sei tu!) contro i suoi
dipendenti ma non bisogna assecondarlo ed il Congresso si dovrebbe
esprimere sul ddl Nerozzi-Marini che precarizza e riduce a tre anni il
massimo di aspettativa di stabilità dei lavoratori. Ma il Congresso non si
esprimerà. Oramai parla con i silenzi.
Silenzi sulle guerre, sulla pace, sul precariato, sulla Grecia,
sull'internazionalismo che non c'è etc..etc..
Il Congresso avrà come scenario le macerie della scuola, della sanità, dei
teatri, dei diritti negati. In questo scenario reciterà un incredibile peana
alla propria forza, agli iscritti che aumentano, al proprio straordinario
avvenire di importante potenza sociale.
Pietro Ancona
http://www.resistenze.org/sito/te/po/ge/poge5b11.htm
http://cronologia.leonardo.it/storia/tabello/tabe1504.htm
http://www.cgil.it/chisiamo/Storia.aspx
Paolo Ferrero 5 maggio 2010 in blog,
http://lnx.paoloferrero.it/blog/?p=2343#comments
Alla Cgil manca la strategia per battere l’attacco di governo e
confindustria.
Nella relazione di Epifani ci sono tante cose giuste ma non c’è una
strategia per contrastare l’attacco pesantissimo ai lavoratori e al
sindacato di classe che il governo e la Confindustria hanno scatenato.
Per fermare l’offensiva politica che è in campo non bastano certo gli inviti
unitari che rischiano semplicemente di lasciare isolata la Fiom. Se non
vogliamo finire come la Grecia – Paese in cui la crisi viene scaricata
interamente sulle spalle dei lavoratori – è necessario porsi l’obiettivo di
obbligare con la lotta il governo a rovesciare la sua politica economica.
Costruire l’opposizione alla politica di questo governo non è un problema
solo politico ma sindacale.
http://lnx.paoloferrero.it/blog/?p=2343#comments
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From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Thursday, May 06, 2010 7:23 AM
Subject: la sedia contesa
La sedia contesa
Mi aspettavo che, dopo la relazione di Epifani, vincitore all'83 per cento
del Congresso della CGIL,
fosse data la parola ad un rappresentante della mozione cosidetta nr.2
perchè illustrasse le ragioni della minoranza. Così non è stato. Non credo
che sia manifestazione di democrazia una sorta di centralismo
autoritario per cui chi vince rappresenta tutto e tutti. Se nei costituendi
organismi si terrà conto della minoranza senza che questa abbia potuto
esprimersi in Congresso con la dignità necessaria di una relazione sulle
proprie idee e sulle ragioni che l'avevano condotto a non condividere le
tesi di Epifani sarà ancora peggio.
La presenza al Congresso della CGIL della Confindustria, del Ministro del
Lavoro, della Cisl e dell'Uil ha retto la trama di una trattativa
sottotraccia in presenza del garante PD presente al massimo livello La
trattativa mira a recuperare la CGIL alla continuazione del progetto di
ristrutturazione e spesso di liquidazione del diritto del lavoro allo scopo
di assicurare ancora più flessibilità e disponibilità alle nuove esigenze
del padronato. La Marcegaglia ha detto di essere d'accordo se nella CGIL non
vincerà l'ala intransigente e le le correzioni di percorso saranno minime di
qualche aggiustamento non significativo. Sacconi, more solito, ha fatto il
sostenuto ed il sospettoso e vorrebbe andare avanti con "i complici" Cisl ed
Uil, la Cisl detterà le sue regole nello intervento di oggi di Bonanni.
L'obiettivo del Congresso è il ripescaggio della CGIL nella rete di un
consociativismo ad egemonia confindustriale e governativa.Obiettivo
difficile ma non impossibile nonostante i fischi di ieri ai protagonisti di
questo minuetto.
L'attacco all'art.18 e la sostanziale riconferma della legge 1167 bocciata
dal Capo dello Stato (il quale però si é premurato di dire che firmerà
qualsiasi testo gli verrà rimandato dalle Camere) e l'annunzio di Sacconi
della imminente presentazione di una legge di sostanziale abrogazione dello
Stato dei Diritti dei Lavoratori a favore di una sorta di Statuto dei
Diritti del Lavoro e cioè delle imprese non solo non sono stati oggetto di
una adeguata reazione della CGIL ma non hanno costituito un punto di vero
contrasto con la Confindustria ed il Governo. Certo, si comunica che la CGIL
continuerà a disapprovare l'arbitrato ma, come sappiamo la disapprovazione a
posteriore equivale ad una resa quasi incondizionata. Se si fa uno sciopero
di protesta dopo aver lasciato compiere il misfatto senza una reale
opposizione nelle fabbriche e nella società questo può servire soltanto per
dire ai lavoratori che non si era d'accordo. Ma soltanto questo.
La relazione di Epifani è di piatta conformazione alla ideologia liberista.
I fenomeni non vengono spiegati ed analizzati ma soltanto presentati nelle
loro conseguenze spesso preoccupanti. Le responsabilità soggettive delle
cosidette crisi non vengono osservate. Il fenomeno della disoccupazione è
incrementato da scelte politiche non dettate da esigenze economiche come il
licenziamento di oltre 150 mila insegnanti nella scuola finalizzato a
ridurre ai minimi termini l'offerta scolastica pubblica per una ragjone
ideologica. Le delocalizzazioni seguono non necessità di espatrio per la
sopravvivenza delle aziende ma ricerca di maggiori profitti ancora più
grossi di quelle che ci sono. Il piano di ristrutturazione della Fiat che
localizza gli impianti dove il salario è minimo o il trasferimento di
aziende come la Bialetti o la Omsa sono espressi della tendenza di un
capitalismo
che sfugge alle sue responsabilità sociali richiamate dalla Costituzione per
cercare profitti sempre più alti. La crisi deriva anche da bassi salari e
dal precariato che hanno ridotto all'indebitamento molta parte di coloro che
guadagnano attorno ai mille euro al mese li obbliga ad una vita fatta di
privazioni. Se i negozi sono deserti e se c'è un degrado della qualità della
vita a cominciare dall'alimentazione
questo provoca una caduta interna dei consumi anche di beni intermedi o
finali. Come si può stipulare un mutuo se si è precari? Inoltre le
possibilità di una fascia media di lavoratori sono scomparse. Ad una coppia
di insegnanti con figlia all'università che spende 820 euro al mese più
condominio per un affitto di casa alla quale chiedevo perchè mai non
stipulassero un mutuo mi è stato risposto che mutui per meno di
milletrecento euro mensili di rateo è assai difficile averne. L'affitto è
diventato una scelta obbligata.
Mi aspettavo che il piano triennale per il lavoro posto da Epifani al
centro della sua relazione comprendesse un programma di edilizia popolare
per dare nuovi alloggi specialmente per le giovani coppie, di recupero
delle infami allucinanti periferie urbane delle grandi città italiane, di
investimenti per la difesa del suolo e della natura, di recupero pieno dei
trasporti ferroviari alla gestione pubblica dopo il fallimento della
privatizzazione, di interventi di edilizia scolastica e di dotazione di
nuovi mezzi alla scuola per i laboratori e la ricerca. Ma la testa della
CGIL si è concentrata sopratutto sui bisogni che la Confindustria vorrebbe
subito soddisfatti.
La relazione ha ignorato la terribile crisi che si sta sviluppando nelle
campagne italiane dovuta al basso livello dei prezzi. Per pagare una tazza
di caffè al bar un agricoltore deve vendere 15 chili di frumento. I prezzi
finali per i consumatori a causa di una filiera di speculazione arrivano
decuplicati o centuplicati a seconda del caso. Questa crisi è causa di
retribuzioni di fame.
Il Congresso della CGIL lavora in funzione di un blocco sociale che esclude
e penalizza il lavoro dipendente. L'obiettivo di un ritorno invocato al
tavolo della trattativa non riguarda i lavoratori ma soltanto il loro
sindacato che deve conformarsi ed omologarsi alla linea iperliberista di
questo governo e della confindustria. Si grida allo scandalo per salari di
trecento euro al mese e che non riguardano soltanto i migranti ma anche gli
schiavi bianchi della Biagi ma non si chiede il Salario Minimo Garantito per
mettere un limite che tende ad abbassarsi sempre di più. Non si prende
posizione contro il ddl Nerozzi-Marini che universalizza il precariato,
toglie l'art.18 ed abbassa ancora i salari, non si indicano obiettivi di
lotta alle privatizzazioni che stanno devastando sanità scuola e pubblica
amministrazione facendone un business di avidi appaltatori di manodopera.
Non si fa il terribile bilancio di macelleria sociale dei sei milioni di
biagizzati per chiedere l'abrogazione della legge trenta.
Il dibattito è iniziato. Ma il Congresso è finito e non darà altro
spettacolo diverso da quello di una sedia contesa in un Palazzo ostile ai
diritti dei lavoratori.
La sterminata galassia del sindacalismo di base è rimasta fuori dal
Congresso. Si tratta di
centinaia di migliaia di lavoratori tra i più consapevoli e combattivi
spesso provenienti dalla CGIL diretti da migliaia di quadri in grandissima
parte di sinistra ed animatori di tante lotte per i diritti civili e
sociali. Preferire a loro la compagnia di Bonanni, Angeletti e anche della
Polverini non mi pare che sia una scelta giusta per una grande
confederazione di lavoratori legata alla sua tradizione classista..
Pietro Ancona
Paolo Ferrero 5 maggio 2010 in blog,
http://lnx.paoloferrero.it/blog/?p=2343#comments
Alla Cgil manca la strategia per battere l’attacco di governo e
confindustria.
Nella relazione di Epifani ci sono tante cose giuste ma non c’è una
strategia per contrastare l’attacco pesantissimo ai lavoratori e al
sindacato di classe che il governo e la Confindustria hanno scatenato.
Per fermare l’offensiva politica che è in campo non bastano certo gli inviti
unitari che rischiano semplicemente di lasciare isolata la Fiom. Se non
vogliamo finire come la Grecia – Paese in cui la crisi viene scaricata
interamente sulle spalle dei lavoratori – è necessario porsi l’obiettivo di
obbligare con la lotta il governo a rovesciare la sua politica economica.
Costruire l’opposizione alla politica di questo governo non è un problema
solo politico ma sindacale.
http://lnx.paoloferrero.it/blog/?p=2343#comments
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From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Sunday, May 09, 2010 10:46 AM
Subject: La vacca ed il mungitore
La vacca ed il mungitore
La filosofia di Giuseppe Di Vittorio, il suo riformismo empirico frutto
della sua storia personale e della storia del movimento operaio italiano,
si riassumeva in questa esortazione: "compagni, mungiamo la vacca ma senza
ucciderla ". Ovviamente si riferiva ad una politica di rivendicazioni
che fossero compatibili con la buona salute dell'economia. Non si tratta
della legge bronzea dei salari di Ricardo ma di un uso responsabile del
conflitto sociale finalizzato a migliori condizioni dei lavoratori nella
prosperità generale.
Questa è stata la politica riformista della CGIL. Una politica che ne ha
fatto una grande forza nazionale rispettata dagli industriali ed amata dai
lavoratori che ha assicurato all'Italia un lungo periodo di benessere dopo
la ricostruzione e ben oltre l'autunno caldo. Per quanto lo slogan del
"salario variabile indipendente" fosse la parola d'ordine della classe
operaia nel 68, in realtà le richieste non sono mai andate oltre le
ragionevoli possibilità del sistema. La serie storica dei salari italiani è
esemplare per austerità non soltanto nell'industria privata ma anche nei
grandi contratti del settore pubblico. Sanità e scuola ne sono esempio. Se
qualcosa è stato fatto fuori da questo quadro non si deve al massimalismo
della CGIL quanto al clientelismo della politica.
Ricordo perfettamente le vicende del contratto dei dipendenti della Regione
Siciliana in cui ad una richiesta di cento, il governo rispondeva dando
centoquaranta e l'assemblea legislativa che
approvava la legge portava a duecento.
Ma oggi, con venti anni di riduzione dei salari alle spalle, iniziata con
gli accordi di concertazione del 1993 e l'abolizione della scala mobile, la
scelta della CGIL non è più quella di
Di Vittorio. La vacca è ingrassata ed il mungitore rischia di essere ucciso.
La situazione si è totalmente invertita. Oggi Di Vittorio direbbe: "salviamo
il mungitore!"
In questi anni si sono compiute scelte che rompono la coesione sociale e
l'equilibrio delle forze produttive: il pacchetto Treu, la legge Biagi, gli
accordi con il governo Prodi, l'allegato lavoro, la riforma del contratto,
la riforma della scuola e della sanità hanno indebolito alla radice la
posizione sociale e giuridica dei lavoratori. La camicia di forza imposta ai
rinnovi contrattuali ha consentito un trasferimento di reddito nazionale dal
lavoro dipendente al profitto, alla rendita ed alle professioni di
proporzioni gigantesche. Il monte salari si è rimpicciolito. La spoliazione
è stata terribile. La stessa qualità della vita dei lavoratori è degradata.
Celebrare un Congresso all'insegna della moderazione, non presentare alcuna
proposta di aumento delle retribuzioni, non mettere in discussione il
precariato e le pensioni, accettare la riduzione della qualità del welfare
disarma e consegna inermi i lavoratori al padronato e non fa neppure gli
interessi del paese oggi ingrigito da una diminuzione dei consumi
essenziali.
La CGIL non avrebbe dovuto accettare la discussione sulla sostituzione
dello Statuto dei Lavori a quello dei Lavoratori. Avrebbe dovuto dire no a
muso duro e proclamare fin d'ora lo sciopero generale. Non credo proprio che
con il suo dissenso il governo e le forze politiche andrebbero avanti lo
stesso. Ma, probabilmente, il gruppo liberista che oramai ispira la
segreteria della Confederazione e che ha sostituito la cultura socialista
con i precetti di Monti, Ichino e Boeri considera lo Statuto dei Diritti una
sorta di rudere archeologico che confligge con l'idea di una flessibilità
senza limiti del lavoro. Si può flettere il lavoratore fino a spezzargli la
schiena se ci sono ancora diritti che lo vietano?
L'involuzione culturale della CGIL è profonda. Basta vedere le elaborazioni
del suo ufficio studi.
L'immobilismo salariale e la disponibilità a sottrarre diritti pongono una
grande questione democratica. Può un paese sopportare il fatto che venti
milioni di lavoratori siano rappresentati da sindacati che non ne curano gli
interessi vitali? Fino a quando la democrazia potrà reggere
dopo la rottura della coesione sociale e lo scivolamento continuo di milioni
di persone indifese verso la povertà?
Se al conflitto sociale ben organizzato dentro una cultura civile che non
mortificava nessuno si sostituisce l'inerzia di una massa informe di persone
abbandonate all'arbitrio di un padronato senza freni, isolate e disperate,
verso quale società ci avviamo?
Dopo la Grecia, l'Unione Europea non mancherà di proporre un forte giro di
vite della condizione dei lavoratori. Nella guerra finanziaria scatenata
dagli USA contro l'Europa i lavoratori saranno i soli a pagarne le spese.
Non dubito che CGIl CISL UIL agiteranno lo spauracchio della crisi e della
catastrofe per spaventare i lavoratori ed indurli a dare sempre di più senza
nulla chiedere.
Ma in questo non c'è alcuna saggezza. Non si é né patriottici né
responsabili ma soltanto complici della barbarie del capitalismo.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Saturday, May 08, 2010 8:33 PM
Subject: Fondare una nuova CGL dei Lavoratori, come fece Di Vittorio un
secolo fa uscendo dalla CGIL
Cara Liberazione
Considerato che con questo Congresso della CGIL sono state liquidate
definitivamente le speranze per un suo recupero alla difesa dei lavoratori e
che siamo alla vigilia della liquidazione dello Statuto dei Diritti, la
Federazione della Sinistra Italiana dovrebbe appellarsi a quanti non
vogliono finire sepolti sotto le macerie dei loro diritti per la
costituzione di una Nuova CGL che abbia un rapporto organico, dialettico,
fecondo con la sinistra socialista italiana. La CGIL è cinghia di
trasmissione del PD. La politica sociale del PD è quella di Ichino, Treu,
Colannino, la Marcegaglia. Bisogna aumentare
le difese sindacali e politiche dei lavoratori italiani. La mozione due del
Congresso CGIL
ha fallito. Molti dei suoi dirigenti vogliono farsi perdonare di avere osato
di esprimersi contro il vertice del potere. Sindacato e partito debbono
tornare, senza ipocrisie di falsi autonomismi, a fare squadra a difesa dei
salari, delle pensioni, delle libertà, dei diritti.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: micromega
Sent: Wednesday, May 12, 2010 5:19 PM
Subject: Magari fossero veri i dati OCSE
Magari fossero veri i dati OCSE!
I dati dell' Ocse sui salari italiani inferiori alla media e situati
al 23 posto non sono veritieri per eccesso. Non tengono conto di due
grandi masse di retribuzioni: quelle dei biagizzati e degli immigrati.
I lavoratori biagizzati 18 mila euro all'anno se li sognano! Sono per
loro una cifra astronomica! Al massimo mettono insieme non più di 8
mila euro ammesso che per dodici mesi non
vengano "disturbati", cioé licenziati per essere riassunti dopo qualche
tempo come di solito si divertono a fare i sadici datori di lavoro del
Bel Paese! Non parliamo poi del lordo di 26.304 euro. Questo non esiste
se non per la parte dei lavoratori ancora a tempo indeterminato ma
sottoposti ad un durissimo assedio su più fronti contrattuali e
legislativi. Vedremo che cosa succederà dopo l'approvazione della 1167!
I salari italiani sono inferiori all'ultimo scalino della graduatoria
OCSE!!
La responsabilità di questa stupefacente depressione salariale è
dovuta alla politica di concertazione
triangolare sindacati-governo-confindustria. La concertazione ha
prodotto danni derivanti innanzitutto dal blocco della indicizzazione e
dalla parametrazione dei rinnovi contrattuali al tasso di "inflazione"
programmato e cioè a quello fasullo indicato dai documenti governativi
di programmazione economica. A questa ghigliottina si deve aggiungere
il carro di guerra della legge Biagi la quale oltre al precariato ha
prodotto retribuzioni indecenti e situazioni abnormi. E' difficilissimo
trovare un biagizzato che superi i 1000 euro mensili! La media non va
oltre i seicento euro. Soltanto l'esistenza dell'ammortizzatore
familiare ha permesso a moltissimi giovani di sopravvivere e di
continuare a lottare e sperare in un futuro migliore. Ma questo futuro
migliore non esiste. Anche il PD si è messo di traverso e taglia loro la
strada con il ddl Nerozzi-Marini che introduce il CUI.
E' un mero inganno ritenere di recuperare qualcosa per i lavoratori con
una riforma fiscale. Sappiamo tutti che anche nella migliore ipotesi di
un recupero del dieci per cento di salario questo è poco più
di una manciata di spiccioli che non tirerà fuori i lavoratori italiani
dalla buca in cui giacciono.
Questa drammatica statistica dell'OCSE viene commentata da Bonanni
con la richiesta di una riforma fiscale che, come dicevamo, darà un
piccolo insignificante risarcimento ma lascerà inalterato il quadro
della situazione. Epifani tace ma non dubito che non si discosterà di
molto dalla linea del recupero fiscale: la CGIL ha fatto due scioperi
generali appunto per chiedere allo Stato ma non alle aziende di
intervenire. In Italia quindi, fino a quando avremo CGIL CISL e UIL
attestate sulla linea della "complicità" con il padronato per le "sorti
magnifiche e progressive" del capitalismo italiano la condizione di chi
deve lavorare per vivere e far vivere la sua famiglia saranno queste ed
anche peggiori di queste.
La politica del Sindacato veniva così riassunta in una breve frase di
un lavoratore Telecom: Il sindacato è la voce dell'azienda!
Questa degenerazione profonda del ruolo del sindacato è un problema
grosso, grossissimo, non solo per i lavoratori ma per la democrazia
italiana. Nelle aziende si è instaurato un autoritarismo che prelude
a cose ancora peggiori. Dopo l'adesione di Cisl e UIL e la finta
opposizione della CGIL alla abolizione dell'art.18 la Marcegaglia e
Sacconi vogliono la liquidazione dello Statuto dei Diritti dei
Lavoratori. Cisl e UIL hanno già aderito entusiasticamente! La CGIL si è
dichiarata disponibile a trattare dopo aver fatto una piccola "doverosa"
difesa d'ufficio!
Pietro Ancona
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/economia/2010/05/11/visualizza_new.html_1791175318.html
"L'Italia è sotto la media Ocse che nel 2009 risultava di 26.395 dollari
per il salario netto e 35.887 per il lordo e sotto la media Ue-15
(28.454 e 40.525 dollari rispettivamente). Espressi in euro i salari
netti nel 2009 in Italia risultano di 18.503 euro su un lordo di 26.181
euro, in calo dal 2008 (18.578 e 26.304 euro)."
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Friday, May 14, 2010 10:06 AM
Subject: 1 maggio 2011 ad Incisa Valdarno?
1° Maggio 2011 ad Incisa Valdarno
Quest'anno abbiamo avuto la celebrazione più solenne del 1° Maggio, quella
con i tre segretari generali, a Rosarno. Il significato di tale scelta era
altamente simbolico e serviva per farsi perdonare l'assoluta lontananza, il
distacco dei grandi sindacati nazionali da una pratica di schiavitù che
durava (dura) da decenni, che era sotto gli occhi di tutti, tutti sapevano
ma non c'è mai stata una iniziativa del sindacato dell'agroindustria, del
segretario generale della CGIL calabrese di vera solidarietà, di recupero a
una condizione di vivibilità di tanti essere umani abbrutiti loro malgrado
da un lavoro faticoso e dall'assenza di conforti minimi come pulirsi, avere
un cesso decente, lavare una camicia, un paio di calzini.....
In Italia non abbiamo soltanto schiavi africani, di colore nero. Abbiamo
anche gli schiavi bianchi ed i lagers sono i call center dove la realtà
supera la fantasia. Tutti ricordano il film di Virzì con la Ferilli nel
ruolo di animatrice, ideologa, kapò di tanti infelici indotti alla servitù
anche da un condizionamento mentale che è il massimo della alienazione da sè
stessi, una riduzione ad ingranaggio
di un progetto di propaganda e di vendite.
Ma, come abbiamo saputo ieri da Incisa Valdarno nel mondo reale e non nel
cinematografo esistono situazioni come quelle descritte da Virzi. Qui si è
giunti a dare colpi o colpettini di frustino alle ragazze che non rendevano
quanto voluto dai loschi e criminali gestori del call center. Si negava
loro anche la possibilità di recarsi in bagno.
I colpi di frustino ai disgraziati dei callcenter mi hanno ricordato le "punciute"(pungiture)
ai polpacci che venivano inflitte ai carusi siciliani delle zolfare quando,
nella durissima risalita dalle viscere della terra si stancavano e si
fermavano ansimanti per qualche istante.
Che cosa c'è di cambiato? C'è di cambiato che non siamo alla fine
dell'ottocento e nel profondo della condizione meridionale descritta da
Franchetti e Sonnino e raccontata magistralmente da Adolfo Rossi nel suo
bellissimo e commovente libro "l'agitazione in Sicilia", le vittime non sono
zolfatari figli di zolfatari venduti dalle loro famiglie per qualche sacco
di fave e di cattivo frumento. Siamo nel cuore della Toscana moderna e le
vittime sono ragazzi spesso laureati ma subito delusi dalla vita e costretti
al ripiego umiliante di diventare telefonisti per la vendita di un prodotto
o di un servizio sempre meno richiesti da una popolazione impoverita.
Della vicenda che i giornali raccontano in questi giorni mostrando
raccapriccio c'è da dire alcune cose. Primo: l'indagine della Guardia di
Finanza stimolata dalla Associazione dei Consumatori è stata fatta per la
truffa della vendita per tremilaecinquecento euro di un modesto
elettrodomestico che ne valeva meno di trecento. Quindi, la scoperta del
lagers dei venditori non è stata che una conseguenza indiretta della
indagine. Forse, se non ci fosse stata la truffa, non ne avremmo mai saputo
niente come niente si sa di quanto succede in tutti i callcenter d'Italia.
Secondo: l'assenza di Sindacati. Come nel caso di Rosarno anche qui il
sindacato è assente. Lo so bene quando sia difficile sindacalizzare persone
terrorizzate dal timore di non avere o perdere il posto
Ma, credo, a Incisa Valdarno tutti sapevano che cosa succedeva nel Call
Center. Anche alla Camera del Lavoro. La CGIL avrebbe dovuto assumere una
iniziativa. Segnalare all'Ispettorato del Lavoro o alla Procura della
Repubblica quello che succedeva.
L'indagine della Guardia di Finanza è durata tre anni. Mi domando perché ci
sia voluto tanto tempo per assumere coscienza della realtà del Call Center e
dei suoi infelici abitanti. Perché non sono stati verificati subito i
maltrattamenti?
Probabilmente il prossimo Primo Maggio sarà celebrato ad Incisa Valdarno
da CGIL, CISL, UIL, unite da un patto di degrado del lavoro che presto
chiuderà la partita dello Statuto dei Diritti dei Lavoratori (il più bel
pezzo di selvaggina che Sacconi e la Marcegaglia vorranno mettere nel loro
carniere). La celebrazione avrà accenti di commozione ed i nostri tre eroi,
assai compunti, denunceranno la condizione dei lavoratori dei call center.
Naturalmente non chiameranno in causa la legge Biagi. Non ne chiederanno
l'abrogazione e non proporranno l'introduzione di un Salario Minimo
Garantito per mettere un argine alla violenza padronale. Si limiteranno ad
una sorta di commemorazione di quelli che furono i diritti che non potranno
essere ripristinati.
Pietro Ancona
http://www.irre.toscana.it/acqua/multiverso/sovicille/ipertesto_sul_tempo/in_italia.htm
http://www.repubblica.it/cronaca/2010/05/13/news/call_center_lager-4026163/
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: rassegna sindacale
Sent: Tuesday, May 25, 2010 6:01 PM
Subject: aumentare gli stipendi ed i salari
Congelare per tre anni stipendi e salari in Italia è un crimine perchè in
effetti, con l'ascensione libera dei costi per vivere, diventa una vera e
propria decurtazione di almeno il trenta per cento.-
I salari italiani sono di almeno il quaranta per cento inferiori alla media
OCSE. Siamo al 23 posto della classifica.
Che cosa si vuole? Se queste sono le regole non possiamo starci dentro-
La CGIL dovrebbe organizzare lo sciopero generale e chiedere la riassunzione
di tutti i licenziati dal settore pubblico e privato e l'aumento di almeno
il dieci per cento di tutte le retribuzioni
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2010/05/11/visualizza_new.html_1791175474.html
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: rassegna sindacale
Sent: Tuesday, May 25, 2010 12:17 PM
Subject: I lavoratori sono soli
I lavoratori sono soli
La CGIL non ha finora commentato la risoluzione sul lavoro approvata
dall'assemblea nazionale del PD. Un documento squallido che chiude ogni
speranza di lotta al precariato,ai bassi salari,alla perdita dei diritti.
Un silenzio che non preannunzia opposizione o almeno critica dal momento
che il PD è il partito di riferimento di grandissima parte dei quadri
dirigenti della Confederazione. Questi si adegueranno alle indicazioni del
Partito oppure rivendicheranno la loro autonomia e l'autonoma elaborazione
delle politiche della CGIL?
Io credo che la CGIL si adeguerà alle indicazioni del documento del
Partito. Questa convinzione scaturisce dall'esame dei suoi comportamenti ,
dalle deliberazioni del Congresso, dalla sua voglia di stare "in gioco" di
partecipare alle scelte politiche e sociali che saranno approvate dal
Governo.
La CGIL, come la Cisl e l'UIL, continua a giocare di rimessa. Non si muove.
Aspetta le decisioni del Governo sulla manovra finanziaria che sottrarrà
risorse vitali a salari,pensioni,scuola,sanità e si limiterà a proporre una
qualche modesta "riduzione del danno". Il richiamo di Napolitano alla
coesione nazionale, allo spirito patriottico di accettazione dei sacrifici
per salvare l'Italia servirà a coprire l'ennesima bastonata ai lavoratori
dipendenti, ai pensionati, ai poveri. Venticinque miliardi si potrebbero
ricavare da una drastica riduzione dei costi della politica e della
parapolitica (spendiamo oltre cento miliardi di euro per gli stipendi ai
politici, ai consulenti, ai consiglieri di amministrazione) ma si preferirà
prelevarli da coloro che già stentano ad arrivare alla fine del mese.
Il gioco si è fatto pesante a livello internazionale. Il capitalismo
mondiale ha una sua centrale di direzione che muove vari organismi come il
Fondo Monetario Internazionale o le stesse Agenzie di Rating che assolvono a
funzioni di killeraggio quando si ritiene opportuno aggredire. La Grecia, il
Portogallo, la Spagna, sono state già aggredite per avere disavanzi
addirittura inferiori a quello degloi USA che, però, si sono concessi il
privilegio di stampare dollari senza alcuna copertura e di imporli al mondo
intero. Il capitalismo è in una fase di parossismo ideologico. Gli accordi
di Maastrict già abbastanza jugulatori gli stanno stretti e vorrebbe subito
l'americanizzazione dell'Europa cioè la scomparsa del welfare che l'ha reso
civile a fronte della barbarie in cui è costretto a vivere il popolo
americano.
Non deve sfuggire il fatto che le tre nazioni nel mirino sono a direzione
socialista anche se trattasi di un socialismo nominale con contenuti
liberisti. Ma lo zio Sam non si fida lo stesso. Inoltre l'attacco alla
Grecia è un grimaldello per scassinare l'Europa. Per il popolo greco c'è già
pollice verso del Nerone che manipola i mercati. Anche la difesa approntata
dal governo tedesco di non consentire negoziazioni allo scoperto dei suoi
titoli di Stato ha fatto alzare acutissimi strilli ai liberisti che
vorrebbero il "mercato" libero da regole e cioè un far west dove scorazzare
e magari incenerire le risorse di interi popoli. Insomma, si vuole libertà
di strangolamento.
Anche l'Italia è nel mirino un giorno si ed uno no. E' sconcertante che
PD e CGIL non trovino di meglio che attaccare Berlusconi per avere
"sottovalutato" la crisi da almeno due anni. Una critica di destra alla
destra per sfuggire ad una analisi veritiera delle cause del terremoto
finanziario originato dalla pirateria di Wall Street ed al quale il sistema
occidentale non vuole porre alcun rimedio. E' la guerra degli USA con il
mondo intero condotta attraverso le Borse ed il terrorismo sui disavanzi dei
bilanci statali. L'Asia viene attaccata in più parti militarmente. L'Europa
e l'Euro vengono attaccati finanziariamente. IL fine è uno solo: riaffermare
una supremazia violenta e sempre più aggressiva degli USA.
I lavoratori italiani hanno la disgrazia di non avere alcun punto di
riferimento oltre la sinistra comunista. Cgil,Cisl,UIL e PD si limitano a
smussare qualche angolo ma non faranno niente per contrastare il loro
impoverimento e la perdita di diritti. Semmai fanno a gara per dimostrare
alla Confindustria quanto sono consapevoli e patriottici e come sono
disposti a cedere tutto dall'art.18
allo Statuto dei Diritti.
Se in Italia esistesse la democrazia e cioè l'esistenza di una dialettica
tra le forze politiche e le forze sociali nei prossimi giorni avremmo
battaglia in Parlamento e sciopero generale nel Paese. Ma la democrazia non
esiste e non solo perchè abbiamo una destra autoritaria al potere ma anche
per una opposizione che è interfacciale al governo e Sindacati Confederali
che fanno gli interessi della Confindustria. Sindacati che non difendono i
loro rappresentati ma si limitano ad amministrarli con quello che passa il
convento.
Pietro Ancona
http://www.rassegna.it/articoli/2010/05/25/62839/
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: direzione@unita.it
Sent: Wednesday, May 19, 2010 9:18 AM
Subject: Generazione sconfitta
I ragazzi del "Precariato" su faceboock hanno realizzato questo
youtube con la lettera inviata da Pietro all'Unità.
http://www.youtube.com/watch?v=EFnsyNR6gDM
Generazione sconfitta
Cara Dott.ssa De Gregorio,
ieri sera, a Ballarò, lei paventava una imminente rivolta sociale e
raccontava di essere stata fortemente impressionata da assemblee di giovani
precari con scene drammatiche di pianto, disperazione, sofferenza.
Cinque milioni di giovani, praticamente tutti i nuovi occupati, si trovano
in regime di precariato. Ma forse sono molto di più se aggiungiamo le
partite IVA. Anche nel suo giornale probabilmente ci sarà una certa
percentuale di giovani giornalisti assunti con una delle diavolerie della
legge trenta. Precariato vuol dire anche salario da schiavi, disconoscimento
dei titoli di studio o altro. Vuol dire niente welfare. Abbiamo casi di
ingegneri pagati a settecento euro al mese oppure di persone assunte per
cinque giorni la settimana esclusi il sabato e la domenica.
Questa situazione infernale esiste da sette anni ed è legale dal momento
che la legge Biagi ha fornito un fumus giuridico di legalizzazione a quanto
già avveniva seppur in misura certamente minore.
Nel 2007 è stata resa definitiva da Prodi con gli accordi sindacali del 23
luglio che hanno di fatto chiuso negativamente la promessa fatta dallo
stesso Prodi nella campagna elettorale. Ricorda: diceva di voler liberare i
giovani dal precariato.
Qualche giorno fa il gruppo senatoriale del PD ha presentato il disegno
di legge Nerozzi-Marini che correda il precariato con la liquidazione
dell'art.18. La legge sull'arbitrato in discussione al senato è stata
contrastata molto debolmente dal PD che in grande parte la condivide.
L'Unità o il PD non hanno mai fatto un esame delle conseguenze della legge
Biagi nonostante la sofferenza che giunge da milioni e milioni di ragazze e
ragazze a cui è stato cancellato il futuro.
Non capisco, quindi, la schizzofrenia di una condivisione del disagio dei
precari e di una partecipazione attiva ai progetti per rendere definitiva e
senza alcuna possibilità di cambiamento la loro condizione. La rivolta che
lei paventa probabilmente non ci sarà perchè l'isolamento di questa massa
enorme di giovani è assoluto. Nessuno li ascolta. Il liberismo selvaggio è
diventata dottrina generale nel Parlamento e nel sindacalismo confederale.
Ma la disperazione che cova nella società italiana è terribile.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: Pietro Ancona
To: micromega
Sent: Thursday, May 27, 2010 1:58 PM
Subject: Neet
NEET
In contemporanea con le misure predisposte dal Governo per recuperare 25
miliardi giunge notizia dall'Istat sui giovani italiani costretti a restare
nelle case genitoriali perchè privi di lavoro e se ne hanno uno, questo é
malpagato e inidoneo a renderli autosufficienti. L'Italia degli inglesismi
ha già trovato il termine per definire questo fenomeno: "Neet" che sembra
voler dire "niente lavoro, niente scuola, niente formazione."
La porta del futuro è sbarrata davanti a milioni di giovani ai quali si
uniranno nel corso dei prossimi tre anni gli espulsi dall'insegnamento.
Sopravviveranno fino a quando saranno in vita i genitori, provenienti da una
generazione vissuta in un paese più civile, più ordinato e meno ingiusto,
amministrato da partiti che avevano alto il senso dello Stato e della
coesione sociale.
Da tempo le due formazioni politiche che si contendono il governo centro
destra e centro sinistra
hanno messo in comune ideologie e politiche e si applicano a trasferire in
Italia le terribili esperienze del reaganismo e del tatcherismo alterando
profondamente un equilibrio sociale
che ha garantito per molti decenni una relativa prosperità e speranza nel
futuro.
Il grimaldello che ha distrutto la prosperità italiana si chiama
"privatizzazione". La pubblica amministrazione è stata devastata
dall'ingresso degli interessi privati. Oggi lo Stato costa molto di più
perchè appesantito ed infarcito da interessi privati e dallo
sconvolgimento prodotto dalla riforma Bassanini che ha creato isole di
iperprivilegiati che da soli pesano assai di più
della massa dei comuni impiegati e funzionari. Non si fanno più concorsi o
se ne fanno pochissimi
e tutto il reclutamento viene esternalizzato, mal pagato e umiliato da
condizioni vessatorie. Non è possibile che a fronte di una media di
retribuzioni nette inferiori ai 20 mila euro annui ci siano stipendi
che superano il milione di euro pagati dai contribuenti. Il costo della
cosidetto management pubblico è davvero osceno!
Tutta la pubblica amministrazione, nelle mani di una oligarchia politica
stipendiata che da sola costa circa 100 miliardi di lire, viene usata per
soddisfare interessi di gruppi e di privati. I beni culturali diventano
spa. I segretari comunali hanno dato vita ad una agenzia che costa centinaia
di milioni di euro l'anno e di cui non c'è alcun bisogno. Inoltre c'è il
fenomeno abnorme dei consulenti. Ricordo che il Sindaco di Palermo aveva un
consulente per la Cina tra i cinquemila che aveva nominato a fronte dei
quattromila dipendenti. Il fenomeno della consulenza che costa miliardi di
euro si è sviluppato per consentire alla borghesia dei professionisti di
spolpare lo Stato. Ora, con il federalismo demaniale, il patrimonio pubblico
si volatizzerà. Nello stesso tempo si applicano pesanti terapie di
dimagrimento dei servizi essenziali del welfare come scuola e sanità che
presto raggiungeranno i livelli di degrado tipici degli USA.
Tutto quello che si è fatto dopo la svolta ideologica liberista è costato
e continua a costare molto di più. A questo maggior costo spesso corrisponde
un peggioramento del servizio reso. E' eclatante il caso della
privatizzazione dell'acqua e della nettezza urbana. Costi insopportabili e
servizi scadenti e sempre più a rischio. Mai come ora si sono susseguite una
dopo l'altra le crisi di raccolta delle immondezze.
E' scoraggiante constatare come l'opposizione parlamentare non si renda
conto della necessità di una svolta radicale. Abrogare la legge Biagi,
vietare le consulenze e le esternalizzazioni, avviare un processo di
abolizione delle regioni, espellere tutte le agenzie che operano dentro la
pubblica amministrazione dovrebbero essere le prime misure da assumere per
avviare un processo di risanamento.
Se i meccanismi presenti saranno lasciati indisturbati l'Italia è
destinata a diventare una landa desolata
abitata da milioni di infelici che vivono accanto ai miliardari che tutti
gli anni si raduno con i loro yachts davanti Villa Certosa.
Pietro Ancona
http://www.asca.it/regioni-ISTAT_GIOVANI__60_SU_100__BAMBOCCIONI__GIOCO_FORZA_PER_MOTIVI_ECONOMICI-497894-puglia-14.html
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----- Original Message -----
From: Pietro Ancona
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Friday, May 28, 2010 4:34 PM
Subject: Apartheid o cattura della CGIL?
Apartheid o cattura della CGIL?
La signora Marcegaglia si è dichiarata parzialmente scontenta delle misure
adottate dal Governo dell'amico Berlusconi che la vorrebbe al Ministero
dell'Industria e per questo si è esposto ad una figuraccia all'assemblea
della Confindustria. Dichiararsi scontenti è per la Confindustria una
tecnica lungamente e monotamente sperimentata. Se esaminano le sue
risoluzioni approvate negli ultimi trentacinque anni basta leggerne una per
leggerle tutte. Sono tutte identiche! Si chiede flessibilità
per assicurare maggiore produttività al sistema e sopratutto "riforme
strutturali". Per riforme strutturali si intende, in soldoni, cancellare le
voci di spesa permanenti destinate a reiterarsi di anno in anno. Queste
spese riguardano il welfare: scuola, sanità, pensioni. Le uniche spese che
non si mettono in discussione sono quelle per le forze armate e le relative
forniture e le forze di polizia. Se lo Stato si riducesse soltanto a gestire
l'Esercito e la Polizia e cancellasse tutto il resto o lo riducesse a
proporzione miserella (come negli Usa) gli industriali italiani sarebbero
assai contenti.
Nel corso degli ultimi dieci anni si è intensificata l'erosione dei
diritti dei lavoratori non soltanto con le leggi ma anche con l'uso della
contrattazione sindacale. In verità questa tendenza è stata inaugurata
all'epoca del governo di Giuliano Amato con gli accordi sottoscritti
purtroppo anche da Trentin sulla abolizione della scala mobile e poi
allargati alla dinamica dei salari un anno dopo con il governo Ciampi.
Nel 1975 si era realizzato l'ultimo accordo dell'era keinesiana
dell'economia italiana con il punto unico pesante di scala mobile firmato da
Agnelli e Lama.
Un folto stuolo di commercialisti dei diritti insidiati al Ministero del
Lavoro e nelle Commissioni di Camera e Senato coltivano l'ossessione della
"modernizzazione" del giuslavorismo. Se osservate quante cose riescono ad
introdurre di soppiatto o più o meno apertamente in leggi-omnibus, nelle
finanziarie, nei cosidetti collegati vi rendete conto che ci troviamo
dinanzi al più grande svilimento
del diritto del lavoro mai perpetrato in Italia: l'ultimo obiettivo che
questi legulei si sono dati è quello di rendere quasi inagibile ai
lavoratori la magistratura. Dai diritti conclamati e riassunti
magistralmente
nella Costituzione e nello Statuto dei Lavoratori si sta gradatamente
passando agli "obblighi" ed ai "divieti" fino a rendere la figura del
lavoratore meno titolata di diritti di quella dei comuni cittadini.
La Marcegaglia, lavorando di contrappunto con Sacconi che pratica
l'apartheid della CGIL e vuole andare avanti soltanto con "i complici" Cisl
e UIL, ha proposto alle confederazioni dei lavoratori la convocazione di una
grande assise per la crescita. La Cisl ha immediatamente aderito alla
proposta e credo che anche la UIL non si farà pregare. L'assise per la
crescita ha un solo scopo: fare prigioniera la CGIL, costringendola dentro
lo schema iperliberista di una ulteriore perdita di salari e diritti. La
differenza tra la scaltra Marcegaglia ed il brutale Sacconi consiste non in
diversi ascolti di quanto ha da dire la CGIL, ma soltanto se farla
prigioniera magari con l'aiuto del PD o discriminarla e relegarla nel ghetto
in cui sono stati rinchiusi i sindacati di base ed i partiti comunisti. Il
fatto che la CGIL abbia una dottrina e si comporti come una grande forza
moderata che subisce più che proporre non conta niente. La Marcegaglia non
si fida. Sa che la CGIL è il sindacato per antonomasia, l'incarnazione
dello spirito di lotta e che spesso è animata da profonde pulsioni e da
ribellioni della sua base sociale alla ingiustizia. Non si può escludere
che la spinta dei lavoratori possa collocare la CGIL anche contro la
volontà collaborazionista dei suoi gruppi dirigenti in posizione ancora più
nettamente contrapposta al regime.
Mentre la Marcegaglia faceva la sua proposta altri cinque lavoratori
lasciavano la loro vita sul posto di lavoro. Riprova che nonostante la
legge sulla sicurezza (che non viene rispettata) l'olocausto umano al Dio
Profitto continua e continuerà in futuro. Il congelamento delle retribuzioni
previsto dalla manovra sarà una glaciazione dal momento che dal 1993, tranne
per gli stipendi della dirigenza e del manageriato oscenamente superpagato,
si è in regime di quasi congelamento. Non a caso siamo al quaranta per cento
in meno della media europea.
La Confindustria non ha alcuna voglia di aprirsi ai problemi della società
italiana legati alla depressione in cui vivono venti milioni di lavoratori.
Non vuole dialogare. Vuole soltanto rafforzare un dispositivo di sicurezza
che blocca i lavoratori in fondo al pozzo dove li ha cacciati. Vuole anche
continuare ad usare il mercato parallelo del precariato che,garantisce
salari inferiori anche della metà dei minimi contrattuali. Oltre sei milioni
di persone sono sfottute da contratti a progetto, da partite Iva e da altri
marchingegni della Biagi.
Mi auguro che la CGIL respinga l'invito e che a Bonanni che le rimprovera
sarcasticamente di aver fatto tanti scioperi generali inutili risponda
aggiustando il suo tiro. Non basta fare uno sciopero generale. Bisogna anche
vedere che cosa si propone di denunziare e di ottenere. Se lo sciopero è
dirottato per interventi "moderatori" del PD soltanto sul fisco o su
richieste marginali che non toccano le questioni fondamentali del contendere
si dà ragione al sarcasmo di Bonanni. Bisogna che
lo sciopero generale della CGIL abbia chiarezza e venga preceduto dalla
recessione dagli accordi sulla concertazione, dagli accordi del luglio 2007
e dalla richiesta di ritiro del collegato lavoro sullo art.18 e della
abrogazione della legge Biagi. Con la possibilità che si profila di uno
scatenamento della inflazione sarebbe anche opportuno chiedere una
protezione dei salari e delle pensioni con la reintroduzione di una
indicizzazione legata al costo della vita.
Pietro Ancona
http://www.borsaitaliana.it/borsa/notizie/mf-dow-jones/italia-dettaglio.html?newsId=739206&lang=it
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----- Original Message -----
From: Pietro Ancona
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Friday, June 04, 2010 5:07 PM
Subject: La pensione delle donne
La pensione delle donne
Interpretare un vantaggio come una discriminazione per toglierlo ed
intimare l'immediata parificazione dell'età pensionale delle donne a quella
degli uomini è la stupefacente decisione della Corte di Giustizia e della
Commissione Europea che chiede all'Italia di adeguarsi a tamburo battente e
senza aspettare il 2018 previsto. Non c'è dubbio che mandare le donne in
pensione cinque anni prima degli uomini non è una discriminazione. Lo
sarebbe se andassero in pensione dopo gli uomini! La distinzione uomo-donna
nacque in considerazione dell'idea "manuale", "fisica" del lavoro che era
prevalente quando si fecero le prime leggi pensionistiche. Ora l'idea e la
percezione del lavoro come fatica fisica non c'è più se non per alcuni
segmenti del mondo del lavoro ma questo non riduce lo stress femminile dal
momento
che le donne non sono soltanto lavoratrici sul posto di lavoro ma anche in
famiglia. Quante donne si alzano alle quattro del mattino per stirare,
cucinare, lavare, mettere in ordine la casa..prima di andare in ufficio o in
corsia o altrove ...Da questo punto di vista le cose non sono cambiate in
meglio.
Anche la prestazione lavorativa della donna è diventata più pesante. Con la
riforma scolastica le classi affidate alle insegnanti sono diventate più
numerose e viene meno l'ausilio di tanti colleghi espulsi dal processo di
ridimensionamento e dequalificazione della scuola. Lo stesso dicasi del
lavoro
sanitario di tutto il personale. L'ossessione aziendalistica e
produttivistica che pervade i reparti ospedalieri, i laboratori, le corsie
hanno aumentato lo stress delle lavoratrici le quali restano sempre
anche oberate dal lavoro casalingo e per i figli che non può essere
cancellato.
La Unione Europea, così solerte a salvare dalla "discriminazione" del
pensionamento a sessanta anni le nostre donne, non ha mai speso una sola
parola, non è mai intervenuta per intimare l'eliminazione di trattamenti
economici e normativi che relegano il genere femminile a livelli assai più
bassi di quelli maschili.
La tendenza all'innalzamento progressivo dell'età pensionabile in vista
dell'allungamento delle aspettative di vita deve essere oggetto di attenta
riflessione e riconsiderazione. Non si può accettare come un dogma
l'insostenibilità di pensionati che vivendo più a lungo costano di più allo
Stato. Intanto bisognerebbe disaggregare il dato. E' vero che in Italia
l'aspettativa di vita è all'incirca di 82 anni ma questa non è l'aspettativa
di vita dei lavoratori ma di tutti. E' diverso! Bisognerebbe verificare
categoria per categoria qual'è la durata della vita e sopratutto la durata
di permanenza in vita in regime pensionistico.
Bisognerebbe anche considerare che se per un ingegnere quaranta anni di
lavoro possono essere anche superati lo stesso non si può sostenere per un
minatore, un operaio di fonderia, etc...
Anche la questione del finanziamento della pensione va rivisto. Una parte
potrebbe gravare sulla fiscalità generale e stabilire un minimo eguale per
tutti. Si potrebbero rivedere le contribuzioni. Insomma la questione va
discussa e non può essere ridotta ad un rapporto semplicistico tra
aspettativa di vita ed età di collocamento in pensione. Questa è la tendenza
della destra e della Confindustria la quale non manca di mostrare in
occasioni come questa il suo volto asociale. La Confindustria vorrebbe che
lo Stato spendesse il meno possibile per pensioni, sanità, scuola ed servizi
sociali. Non trova nulla da obiettare per i 31 miliardi che sono stati
stanziati e si stanno spendendo per l'acquisto di micidiali aerei da
bombardamento ed elicotteri di guerra.
La perentoria richiesta della UE solleva anche un altro problema che è
quello della politica del lavoro e sociale nella comunità e l'incidenza in
essa dei sindacati. L'assenza dei sindacati europei è davvero allarmante e
la legislazione del lavoro comunitaria è orientata dagli interessi delle
confindustrie. Un silenzio assordante accompagna normative sempre più
sbilanciate a favore delle aziende e sempre più coattive per i lavoratori.
Penso all'orientamento verso una settimana lavorativa di 62 ore. L'ideologia
di maastricht domina sempre di più e sta cancellando la civiltà di una
europa democratica, progressista, socialista.
Pietro Ancona
http://www.laboratoriorevelli.it/_pdf/wp75.pdf
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: micromega
Sent: Monday, June 14, 2010 9:36 AM
Subject: Pomigliano come Alitalia
Pomigliano come Alitalia
Dopo il comunicato della segreteria del PD di disponibilità alle brutali
ingiunzioni della Fiat ai lavoratori di Pomigliano speravo che la CGIL non
vi si adeguasse ed intervenisse a difesa della posizione Fiom. Non è stato
così e si sta ripetendo la situazione che portò al traumatico accordo per
l'Alitalia. Allora la CGIL finì con l'apporre la sua firma accanto a quella
di Cisl, Uil ed UGL che per giorni aveva criticato. Oggi i lavoratori
dell'Alitalia sono regolati da un contratto che è forse il peggiore
d'Europa. Hanno meno salario e possono accedere limitatamente a diritti pur
garantiti dalla Costituzione. Temo che accadrà lo stesso per i lavoratori di
Pomigliano che sono già stati "posati" da Cisl ed UIL. La Fiom, l'unico
sindacato che resiste, sta
subendo un durissimo assedio. La Marcegaglia l'ha accusata di guardare
all'indietro e di difendere i "grandi assenteisti" contro i lavoratori
"sani". Insomma è passata alla criminalizzazione. Nessun rispetto per la più
rappresentativa organizzazione dei meccanici. La Fiom non è l'avversario
da convincere o da sconfiggere in una trattativa, ma il nemico da
distruggere. Le cose che ha detto al Corriere della Sera Epifani fanno
pensare che purtroppo non sosterrà il no della Fiom. La CGIL non rompe
l'assedio della Fiom. Quando Epifani afferma che non possiamo perdere
Pomigliano, senza aggiungere che ci sono condizioni sotto le quali non è
possibile andare, ha difatto capitolato. Si limiterà ad una operazione di
"riduzione del danno" chiedendo la cancellazione delle norme più
sfacciatamente anticostituzionali. Proprio come fu per l'Alitalia.
Intanto Ichino (PD) entra nel teatro della contesa per fare sapere che
anche lui sta dalla parte di Merchionne. Insomma, i più importanti
protagonisti della vicenda fanno sapere ai metalmeccanici che dovranno
subire quanto dispone la Fiat e che non saranno difesi. La Fiom forse
resisterà fino alla fine, ma la sua situazione è difficile senza il
supporto della CGIL. Se si farà il referendum è possibile che venga vinto
dalla Fiat. L'alternativa è bere o affogare. Chi ha famiglia è disposto a
subire qualsiasi ricatto. La ragione della sopravvivenza prevale su tutto.
Non ci sono alternative. Questo il padronato lo sa bene e lo sanno bene
anche Bonanni, Angeletti ed Epifani. Si farà quindi un accordo di
deregulation dal contratto e dalle leggi, si faticherà di più e si
subiranno condizioni da caserma. Torneremo indietro di mezzo secolo, a
molto prima del 68.
Epifani non romperà con Cisl ed Uil e con il PD. Dopo la firma di Pomigliano
ci sarà una grande ondata che travolgerà i lavoratori italiani e li ridurrà
alle condizioni se non dei cinesi, dei polacchi o dei serbi.
Questa involuzione della situazione sociale italiana avviene in condizioni
sempre più drammatiche con un padronato che, forte dell'appoggio del
governo, si permette anche un linguaggio offensivo, brutale, irridente.
Cisl, Uil ed UGl sono dalla sua parte e la CGIL è prigioniera del PD, di
Letta, Ichino, Bersani che la spingono ad accettare tutto e di più. Il
sindacalismo di base anche se forte e radicato nei posti di lavoro è
cancellato dalla discriminazione. Non si permette che conti e non viene
chiamato a firmare i contratti di lavoro. E' stato chiuso in cantina come i
partiti di sinistra e quando riempie le piazze con migliaia e migliaia di
persone viene ignorato dalla tv e dai giornali.
Quando sarà firmato l'accordo di Pomigliano sarà come se in Italia non
avessimo più né contratti né leggi a difesa dei lavoratori. Tutto dipenderà
dalla volontà delle aziende che non potranno più essere limitate nel loro
potere, un potere che sarà enormemente accresciuto dalle modifiche della
Costituzione che la destra ha già preannunziato alle assemblee degli
imprenditori.
Qualcuno stamane scriveva che questa perdita di ruolo e di peso del
Sindacato attira investimenti stranieri e che già si nota un incremento. Ma
gli investimenti stranieri non danno alcuna certezza. Le multinazionali che
hanno dismesso i loro impianti in Italia sono tantissime e quando restano
pongono condizioni pesanti anche al governo come farsi pagare l'energia che
consumano o altro.
Con lavoratori che saranno stravolti da turni di lavoro da schiavi e
remunerati poco più della metà di quelli tedeschi o francesi l' Italia
diventa ancora più povera, disperata ed infelice. Ma avrà tanti ricconi in
più e l'oligarchia politica più costosa e privilegiata del mondo.
Pietro Ancona
http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2010-06-09/testo-proposta-accordo-lettera-205000.shtml?uuid=AYhBYLxB
http://manifestino.blogspot.com/
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----- Original Message -----
From: Giuseppina Ficarra
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Tuesday, June 15, 2010 5:06 PM
Subject: LA FABBRICA CASERMA
LA FABBRICA-CASERMA
Ma quanta brava e saggia gente è scesa in campo per chiedere alla Fiom di
recedere dal suo atteggiamento di diniego, di essere "responsabile", di
accettare le condizioni poste da Merchionne e già sottoscritte dai
sindacati governativi e filopadronali, insomma di firmare! Al coro manca
soltanto Berlusconi e poi ci sono tutti: ieri il Presidente della Camera,
oggi il Presidente del Senato, il segretario dei PD Bersani, l'On.le Casini,
il folto e scodinzolante partito Fiat del PD con la Sereni, Chiapparino e
tanti, tantissimi altri. E meno male che tra la Fiat ed il Pdl non è corso
mai buon sangue!
Nessuno che dica una sola parola di critica, che avanzi una qualche
riserva sulle pretese cinesi della Fiat, che abbia un qualche dubbio su
richieste che riguardano diritti fondamentali e individuali come il diritto
di sciopero ed alla salute. Non una parola. Non si ha il coraggio di dire
che la resistenza della Fiom è sbagliata, estremista, immotivata. Ma si
tenta di colpevolizzarla mettendo l'accento su un trasferimento della
Fiat in Polonia o in Serbia. Insomma, se La Fiat va via la colpa sarà della
Fiom...e si perderanno per sempre quindicimila posti di lavoro!
Si cerca di fomentare l'odio della gente contro chi difende i diritti. E'
accaduto in una azienda del Nord in cui operai terrorizzati dalla minaccia
di non avere un lavoro hanno attaccato la Fiom ed hanno
chiesto di essere schiavizzati. Questo triste e doloroso esempio del degrado
in cui è stata portata l'Italia viene agitato contro quanti continuano a
difendere diritti. Ma che andate cercando! Lasciateci guadagnare il pane!
Ma torniamo al coro dei finti pacieri.
Tanta brava e volenterosa gente non l'ho vista quando Merchionne, sfottendo
gli operai di Termini Imerese, disse che non poteva attaccare Termini al
Nord Italia, che era troppo lontano e che non se ne parlava nemmeno di
salvare l'impianto scaricando sui lavoratori e sulla Regione Sicilia le
responsabilità di una conduzione logistica ed industriale assurda e
costosissima sostenuta forse per ragioni che ci sono imperscrutabili e che
riguardano le relazioni riservate della Fiat..
Ichino, alza l'ingegno e si chiede quale argomento "forte" può aggiungere
al pressing contro la Fiom.
L'ha trovato! Ha detto che l'accordo proposto da Merchionne se accettato
aiuterà gli investimenti stranieri in Italia.....Insomma, se gli investitori
esteri si rendono conto che l'Italia è una specie di Cina in Europa
accorreranno giulivi a mettere qui le loro fabbriche e fabbrichette! Ecco
perchè bisogna accettare di subire il licenziamento in caso di sciopero e
di lavorare non solo 13 ore su 24 ma anche mettendo le undici ore a
disposizione dell'azienda...
Ho letto il documento approvato all'unanimità dal Comitato Centrale della
Fiom. Debbo dire che non mi è piaciuto. Non mi è piaciuta l'accettazione di
tutta la parte economica della proposta Fiat a cominciare dai 18 turni
settimanali e dall'aumento dello straordinario. Bisognerebbe riflettere
sulle condizioni di stress dei lavoratori di Melfi per comprendere quanto è
ingiusto chiedere una intensificazione massacrante della prestazione. Non mi
è piaciuta la disponibilità alla collaborazione per reprimere il fenomeno
dell'assenteismo. Se il ritmo della prestazione diventerà allucinante assai
di più di oggi avremo un aumento delle assenze dal lavoro. La gente è fatta
di carne ed ossa. Il sistema nervoso dei lavoratori viene sottoposto a
pressioni inaudite. Vorrei che gli illustri pennivendoli che oggi si
prodigano a dire quanta è sbagliata la resistenza operaia provassero a
lavorare una settimana in un reparto Fiat e constatare sulla propria pelle
che cosa sono le ultime invenzioni dei cronometristi dell'azienda....
Sarebbe istruttiva una inchiesta parlamentare sulla salute degli operai di
Melfi.
Il documento Fiom non poteva non respingere la sospensione dei diritti
costituzionali e la trasformazione del contratto di lavoro in un insieme di
obbligazioni da eseguire pena il licenziamento.
Ma oggi, l'obiettivo della Fiat e del padronato non è più soltanto nella
deregulation dal contratto nazionale ma nella trasformazione del regime
della azienda con una fortissima accentuazione della sottomissione
gerarchica dei dipendenti. Si vuole passare alla fabbrica-caserma. Si vuole
la trasformazione del sindacato in servizi dell'ufficio risorse umane con
compiti di monitoraggio (spionaggio) della mano d'opera e di isolamento
delle "teste calde" delle zone di resistenza. Questo avviene già da qualche
parte ma ora si vorrebbe la sua piena legittimazione pubblica, alla luce del
sole. Tutti debbono sapere che in Italia comanda il management dei
padroni....
La Mercegaglia ha avuto parole molto dure e sprezzanti verso la Fiom e
quanto resta della resistenza operaia. Si è lasciata andare in affermazioni
offensive, pesanti che Epifani ha sbagliato a non rintuzzare e rinviare al
mittente.
Sbaglia e continua a sbagliare come quando non ha rintuzzato il "fannulloni"
di Brunetta ai dipendenti statali. Epifani ha fatto oggi una dichiarazione
in cui di fatto prende le distanze dalla Fiom che tratta con molta freddezza
come se si trattasse di organizzazione "altra" non confederata nella CGIL e
profondamente connessa alla sua storia ed alla sua cultura. Anche Epifani è
nel coro dei benpensanti che richiamano all'ordine ed alla disciplina i
reprobi della Fiom. Infatti, Sacconi che quanto può sputa veleno sulla CGIL
e ne teorizza l'isolamento, gli rivolge parole di comprensione e di
esortazione all'azione. Succederà come è già successo per i lavoratori
Alitalia. Dall'accordo con Merchionne usciremo con le ossa rotte, con una
condizione nelle fabbriche che sarà fuori dallo spirito e dalla lettera
della Costituzione. L'Italia è il paradiso della borghesia parassitaria,
della oligarchia politica privilegiata e l'inferno per chiunque faccia un
lavoro dipendente. Ma l'establiscement industriale politico sindacale uscirà
molto coeso e rafforzato. Confindustria, Governo, Cgil, Cisl, Uil e quanti
li contornano saranno ancora più uniti nello sforzo di traghettare la
borghesia italiana fuori dalla crisi
lasciando a terra e sacrificando i lavoratori dipendenti e quella che fu una
democrazia costituzionale.
Quanti si affannano giustamente a denunziare la legge-bavaglio dovrebbero
sapere che la libertà è una ed indivisibile e passa anche e sopratutto nei
luoghi di lavoro. Senza libertà nei luoghi di lavoro tutte le altre libertà
diventano di parte.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: CircoloPasoliniICampari
Sent: Wednesday, June 16, 2010 10:06 AM
Subject: Il lager di Merchionne
Il lager di Merchionne
Bisognerebbe che Merchionne spiegasse perchè sposta la produzione della
Panda dalla Polonia a Pomigliano nonostante le vantaggiose condizioni di cui
ha finora fruito e non solo per i bassi salari
ma anche per le brutali regole imposte ai metalmeccanici polacchi che
certamente stavano assai meglio ed godevano di ogni diritto nel regime
comunista. Mi domando se Solidarnosh che, manovrato dalla Chiesa e
dall'Occidente, riuscì ad avviare il rovesciamento del regime comunista sia
soddisfatto del passaggio alla "libertà" ed alla "democrazia" ed
all'insediamento di multinazionali che
comprimono il livello di vita e la possibilità di crescere culturalmente e
socialmente del popolo polacco.
Il tanto sbandierato investimento di 700 milioni di euro a Pomigliano,
lodato da pennivendoli servili
che lo agitano davanti ad una popolazione povera ed bisognosa di lavorare,
non garantisce alcuna certezza per il futuro. Quali sono i programmi di
Merchionne per Pomigliano ? Esiste un piano industriale a lunga scadenza che
tenga conto anche del fatto che la Panda potrebbe non avere una lunga vita
come altri fortunati modelli di automobili? Colpisce l'assenza totale del
governo in questa vicenda tranne la retorica e spocchiosa dichiarazione di
Tremonti che proclama dopo la sconfitta della Fiom la vittoria del
"riformismo". Anche la Regione Campania che si agita assieme alle altre per
i tagli imposti dalla "manovra" che certamente farà pagare alla popolazione
e non alle greppie di consulenti, amministratori, managers ed altri
parassiti, non ha mosso un dito, non interviene, non ha nulla da dire.....
In effetti non sappiamo niente e l'art.41 della Costituzione è ignorato.
L'inerzia dei pubblici poteri
consente una operazione di pirateria da terzo mondo operata da una
multinazionale che oramai di italiano ha molto poco e che comunque, nella
storia industriale e civile di questo Paese si è distinta
per i reparti confino inventati da Valletta e per l'enorme compressione di
diritti a Mirafiori rotta soltanto dagli immigrati meridionali negli anni
sessanta. La storia della Fiat non è per niente gloriosa. Quando il lavoro
abbondava in Italia la gente preferiva andare a lavorare dappertutto ma non
alla Fiat
degli Agnelli noti per essere gretti ed avidi di sfruttamento.
Intanto credo che il Parlamento dovrebbe avviare una inchiesta
parlamentare sulle condizioni di Melfi che non sono durissime come quelle
firmate ieri dai sindacati felloni ma sono certamente molto pesanti.
I lavoratori non sono utensili animati, bipedi parlanti e non possono
essere sottoposti ad uno stress
che incide profondamente sulla loro salute fisica e psichica. Otto ore di
lavoro senza pausa sono contro la Costituzione, contro la legge sulla
sicurezza del lavoro, contro tutte le raccomandazioni internazionali che
invitano a non superare i limiti della sopportabilità umana. Credo che
bisognerebbe
avviare un intervento della Magistratura per prevenire malattie nervose,
infortuni, logoramento psichico. Si può tenere digiuna una persona per otto
ore facendola lavorare a ritmi predeterminati da un computer e cronometrati
dalla sorveglianza? Sebbene siamo nell'Italia di Berlusconi e della destra
al potere credo che questo non si possa fare. La fabbrica non può diventare
un penitenziario ed il logoramento della salute dei lavoratori diventerebbe
anche un costo che si scaricherebbe sullo Stato.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Thursday, June 17, 2010 9:18 AM
Subject: Fronte del porto
Fronte del porto
A quanto pare il no della Fiom ha messo in agitazione l'establiscement
italiano che ha difficoltà a reggere la scelta Fiat senza unanimità di
consensi. Soltanto l'unanimità può nascondere la profonda ferita ai diritti
arrecata dal documento Marchionne. La scelta della Fiat sottoscritta da
tutti i sindacati esclusa la Fiom è troppo dura, troppo pesante per essere
esposta ad una pur minoritaria opposizione. Anche Veltroni è intervenuto
per spruzzare veleno contro gli operai di Pomigliano assenteisti ed invita
la Fiom a non fare troppe storie, a non resistere. Ieri, in occasione della
assemblea della Confcommercio, la signora Marcegaglia ha fatto trapelare
tantissima irritazione e si è detta stupita della resistenza Fiom. Il tono
del suo intervento è stato quello di chi, avendo ricevuto rassicurazioni
sull'adesione della CGIL al piano Merchionne, sia rimasta delusa della
opposizione della Fiom. Si è incontrata con Epifani e, qualche ora dopo,
arriva ai giornali, la presa di posizione della CGIL campana che dichiara di
partecipare al referendum del 22 e invita a votare si per l'accordo.
Contemporaneamente il leader della minoranza Fiom che aveva votato contro
l'accordo ha detto che se vince al referendum il si, la Fiom dovrà firmare.
In sostanza ha cambiato posizione e si è adeguato al perentorio richiamo
della CGIL e del PD. Il messaggio della Marcegaglia è stato prontamente
recepito e tradotto in prese di posizione e scelte che isolano ancora di più
il coraggioso gruppo dirigente della Fiom. Il suo rimprovero ha avuto
risposte immediate. I ribelli della Fiom sono già nel tritacarne...
Chi resta accanto ai lavoratori? Chi continua a difendere la Costituzione,
a stare dalla parte del diritto? Certamente la sinistra di Vendola e di
Ferrero ma anche l'IDV che ha assunto una limpida posizione di rigetto del
programma Marchionne di riduzione gli operai a robot umani. Forse Veltroni
ed Epifani non hanno letto le prescrizioni Marchionne sulla nuova
organizzazione del lavoro in fabbrica: non soltanto otto ore continuative di
lavoro a digiuno, senza pausa pranzo ma anche una postura obbligata del
busto del corpo operaio che dovrà ripetere i movimenti programmati dal
computer e cronometrati. Una sorta di allucinante attuazione della profezia
di Chaplin di "tempi moderni"
Naturalmente Pomigliano, lo sappiamo tutti, è il cavallo di Troia della
Fiat e del padronato italiano. E'
naturale attendersi che le "innovazioni" di questo accordo saranno
trasferite in tutto il gruppo Fiat e una svolta radicale, una
controrivoluzione padronale, divamperà in tutta Italia e troverà buon
combustibile dalla tristissima situazione di disoccupazione e di cassa
integrazione. Gli industriali sperano, sanno, che il terrore di non trovare
altro lavoro spingerà i lavoratori ad accettare il cappio che si stringerà
al loro collo.
Il fascismo avanza non soltanto ad opera della destra che ci governa e del
suo blocco sociale. E' allarmante registrare gli applausi frenetici alle
richieste di Berlusconi di fare carta straccia della Costituzione che si
levano in tutte le assemblee dei corpi organizzati del padronato italiano:
confindustria, confcommercio, confartigianato. Lo squadrismo veste doppio
petto e cravatta. E' diverso dai manganellatori di Mussolini che
assaltavano e bruciavano le Camere del Lavoro. Non ne hanno bisogno dal
momento che il maggiore partito di opposizione, l'erede del PCI e della
sinistra cattolica, condivide ed approva tutte le sue richieste e la CGIL si
trasforma in strumento di imposizione ai lavoratori della volontà del
padronato. La società si rimodella in senso autoritario con il concorso
delle forze che dovrebbero difendere la libertà e la democrazia.
La libertà è indivisibile. Non si difende contrastando la legge bavaglio
di Berlusconi ed assecondando la militarizzazione del lavoro italiano. Senza
libertà nelle fabbriche e nei posti di lavoro
sarà difficile difendere la democrazia . C'è un rapporto diretto tra
proposta di modificare la Costituzione e proposta Marchionne-Marcegaglia.
Camminano insieme e ci riportano indietro nel tempo.
L'atteggiamento di Cgil, Cisl, UIL costituisce uno strappo della
Costituzione ed una anomalia enorme della democrazia italiana. Sindacati che
tirano la volata al padronato e ne soddisfano tutte le voglie anche le più
brutali e asociali deformano la "normalità" del Paese. Non so se ci siano
interessi oscuri dietro questa servile accondiscenza ma credo si possa
parlare di "fronte del porto" della globalizzazione. In ogni caso ci sono
gli interessi politici del PD che vuole attrarre la base sociale della
destra non solo con le liberalizzazioni riproposte da Bersani ma anche con
l'asservimento della CGIL.
La Fiom, dopo l'intervento della CGIL campana, ha anche problemi che
riguardano la sua affiliazione alla Confederazione. Può continuare ad
abitarvi dopo la pugnalata alla schiena di ieri?
Forse è necessario uno strappo. Una scelta di continuare a vivere e lottare
con chi ne condivide le idee e lontani da chi è diventato longa manus delo
padrone.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: CircoloPasoliniICampari
Sent: Friday, June 18, 2010 6:59 AM
Subject: Il referendum della vergogna
Il referendum della vergogna
Il referendum operaio sull'accordo-capestro di Pomigliano non è un
referendum. Sarebbe tale se i lavoratori che voteranno, rifiutando l'accordo
separato, aprissero la strada ad altro e diverso accordo.
Non è così. Se il referendum sarà bocciato la Fiat non farà l'investimento
e lascerà la Panda in Polonia. Questo è stato detto e ridetto da Marchionne.
Prendere o lasciare! I lavoratori non potranno esprimere un giudizio
obiettivo sull'accordo separato. Sanno che se dicono si
la fabbrica continuerà a vivere e se dicono no li aspetta la disoccupazione.
Qualcuno in Italia può ragionevolmente sostenere che, in queste condizioni
di ricatto, di costrizione, la gente sarà libera e potrà esprimere la sua
vera opinione? Se io o voi fossimo tra i votanti come ci regoleremmo?
Contrariamente a come li ha dipinti, forzando le tinte, Veltroni i
lavoratori di Pomigliano andranno a votare e si caricheranno della croce
delle condizioni umilianti imposte brutalmente da Marchionne.
Penseranno alle loro famiglie ed alla necessità comunque di sopravvivere in
una Napoli che venti anni di governo Bassolino lascia in macerie, disperata,
piena di debiti. . L'uso clientelare in proporzioni industriali delle
risorse, l'indebitamento, la mancanza di progetto e di futuro fanno da
contesto al referendum , una operazione che sarebbe democratica se non
fosse già stata piegata e strumentalizzata dalla Fiat che ne ha giù
predeterminato il risultato.
Perchè la Fiat vuole il referendum? Evidentemente non gli basta l'adesione
dei sindacati collaborazionisti. Vuole una sanzione che costituisca una
umiliazione per la Fiom per dimostrarle di
non contare niente e chiederle di tornare subito ed a testa bassa all'ovile.
Ha già ricevuto due risposte positive: quella di Epifani che attesta il
valore del referendum e l'altra del leader della minoranza Fiom Durante il
quale afferma che in caso di vittoria dei si la Fiom deve firmare. In
sostanza il referendum sarà usato come un plebiscito annessionistico alla
volontà del padrone.
Qualcuno in questo Parlamento dovrebbe chiedere che si torni a trattare e
che il referendum non abbia luogo dal momento che si tratta di costringere a
Canossa tutti i dipendenti della Fiat di Pomigliano. Ma la lobby Fiat è
assai forte. Anche Casini si è unita ieri a Fini e Schifani per chiedere la
resa della Fiom. Diverse voci della cultura costituzionalista si sono
alzate per segnalare le numerose illegalità dell'accordo separato. Anche "liberal
"si chiede se la globalizzazione significa che dobbiamo diventare come i
cinesi mentre la dichiarazione del Segretario della Cisl che ritiene che si
debba riaprire la questione Termini Imerese nel caso di vittoria dei si è la
prova di quanto è stato finora giustamente sospettato ma negato e cioè che
Pomigliano non è una eccezione ma la nascita di nuovi rapporti di lavoro
che stracciano contratto nazionale, Costituzione e leggi.La nascita della
Cina italiana.
Anche se dovesse ricevere l'unanimità dei consensi il referendum non avrà
alcuna validità nè morale nè giuridica per lo stato di necessità dei
lavoratori. Sarà soltanto il documento di una prepotenza subita.
Qualcuno ha paragonato agli effetti della marcia dei quadri dirigenti ed
intermedi di Mirafiori. o la situazione che si creerà
dopo il referendum. E' vero che la CGIL tornò al tavolo delle trattative ed
accettò accordi che consentirono il licenziamento di trentamila operai. Oggi
dovrebbe accettare le condizioni di militarizzazione del rapporto di lavoro
che diventa una obbligazione individuale. Se lo facesse ripeterebbe il
cedimento, l'errore di allora. La CGIL non avrebbe dovuto piegarsi ad
accettare condizioni che hanno cambiato il corso della storia ed aperto la
strada alla cancellazione dei diritti conquistati con la stagione
dell'autunno caldo.
Ma, infine, questo referendum come si svolgerà? Da chi sarà organizzato e
da chi sarà controllato?
L'ultima esperienza recente è stato il referendum sugli accordi fatti con
Prodi svoltosi in condizioni di illegalità, senza controlli,senza una vera
discussione dal momento che non era previsto che i contrari potessero
illustrare le loro ragioni nelle assemblee. Furono dichiarati oltre cinque
milioni di votanti e lo ottantuno per cento di si, cifre "bulgare" ed
inverosimili che tuttavia per giorni diedero a tanti pennivendoli il punto
di appoggio per infierire sulla minoranza che aveva votato no.
Contrariamente a quanto scrive Erri De Luca sul Manifesto
<<Cedere: questo è l'ordine del giorno. Con il pensiero intatto, almeno
quello, che siano passi indietro come quelli di chi prende rincorsa per
rivincere.>> il passo indietro che si farebbe a Pomigliano non permetterà un
rincorsa in avanti. Sarà un passo indietro che completa la disfatta dei
diritti e prelude ad un lungo periodo senza libertà e democrazia per i
lavoratori italiani.
Appoggiamo con tutte la nostre forze quanti Fiom e sindacalismo di base si
oppongono alla perdita dei diritti. Resistere nei posti di lavoro é
altrettanto importante che resistere alle leggi bavaglio. Perché la libertà
é indivisibile.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
http://www.loccidentale.it/articolo/fiat.+veltroni%3A+%22su+pomigliano+accordo+duro+ma+inevitabile%22.0092224
http://www.borsaitaliana.it/borsa/notizie/mf-dow-jones/italia-dettaglio.html?newsId=746580&lang=it
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Saturday, June 19, 2010 9:30 AM
Subject: Il nervosismo del padreterno da cinque milioni di euro.
IL NERVOSISMO DEL PADRETERNO DA CINQUE MILIONI DI EURO
L'amministratore delegato della Fiat straparla. Le notizie che gli arrivano
dall'interno della Fiat e lo scarso entusiasmo che il suo piano di
robotizzazione umana e abolizione dei diritti costituzionali ha suscitato
anche in parte della stampa
tradizionalmente schierata dalla sua parte lo hanno innervosito. Proclama
ai giornali che, se non si fa come dice lui, si uccide l'industria.
Manifesta irritazione e fastidio per il fatto che in Italia, a differenza
che negli USA, deve parlare con tanti, troppi interlocutori: preferirebbe
parlare con uno solo. Non lo soddisfa il fatto che mentre la maggioranza di
questi interlocutori ha prontamente obbedito al suo diktat soltanto uno gli
resiste. Vorrebbe che in qualche modo questo interlocutore (la Fiom) fosse
costretto ad ubbidirgli ed anche senza fargli perdere tempo. Sospira
pensando a quanto è bella l'America dove parla solo con una persona, si
mette d'accordo e passa subito avanti. Ma l'Italia non è l'America. Il
sindacato in USA è stato liquidato a fucilate dai killers della Pinkerton
all'inizio del secolo scorso. Il Sindacato che ha comprato parte del
pacchetto azionario della Crysler rappresenta soltanto i suoi dirigenti. I
lavoratori sono soltanto coloro che hanno dato tanti soldi a questi
dirigenti e basta. Non contano niente, proprio niente! Questo Sindacato-non
sindacato è estraneo alla cultura del movimento operaio italiano.
La democrazia è faticosa. Per coniugarla alla efficienza del sistema ci
vuole capacità, duttilità, comprensione. Marchionne non può trattare, come
sta facendo, i lavoratori facendo sibilare la frusta e minacciando: se non
fate come dico io me ne vado, me ne torno nel mio paradiso polacco dove
impongo tutte le condizioni che voglio e per giunta pago
salari di 400 euro al mese! Sembra Berlusconi quando strilla che governare
con questa Costituzione è un inferno di regole dal quale si vorrebbe
liberare subito.
Curiosa questa concezione monocratica del potere industriale. Curiosa
questa invocazione di reductio ad unum della rappresentanza sindacale. E se
fosse Marchionne a sbagliare? E se l'idea di fabbrica che ha in testa e che
vorrebbe imporre non fosse quella giusta? Chi ci garantisce che il potere
dittatoriale di un solo manager anche se circonfuso della fama di genio
agisca nel segno del bene, dell'utilità e della prosperità ? Se Marchionne
sbaglia il suo errore verrebbe pagato da diecine, centinaia di migliaia di
persone! Non è giusto che una persona abbia tanto potere specialmente con
un governo dello assoluto lassair faire che se ne sta distante e, semmai,
interviene a supporto propagandistico della azienda. Inoltre se sbaglia
Marchionne le conseguenze non sono soltanto per i lavoratori ma anche per
gli azionisti ai quali è stato imposto di pagargli una parcella annuale di
milioni di euro inconfrontabile con quella del suo personale dipendente -
E' scandaloso che il signor Marchionne si liquidi uno stipendio(visibile)
di circa cinque milioni di euro all'anno mentre un suo ingegnere
progettista ne guadagna meno di duemila al mese. Le decisioni di una
multinazionale come la Fiat dovrebbero avere un processo decisionale che
confronti le opinioni di un gruppo dirigente largo e qualificato per
approdare nelle scelte del Consiglio di Amministrazione. Scelte che non
dovrebbero mai essere una pura formalità di ratifica dell'operato
dell'Amministratore Delegato. Ma alla Fiat non funziona in questo modo. La
democrazia è migliore della dittatura peggio ancora se intrisa di
megalomania di Uno solo.
Marchionne ha imposto ai cinquemila lavoratori di Pomigliano un
referendum-genuflessione alla sua volontà. Trattasi di una violenza
psicologica e politica che in un Paese civile non avrebbe luogo. Tutti sanno
che se il referendum dovesse bocciare il piano A, scatterebbe il Piano B e
cioè non si farebbe
l'investimento. Se il signor Marchionne ed i suoi servili cortigiani
sindacalisti avessero un pochino di pudore dovrebbero evitare questa
scandalosa richiesta di sottomissione alla volontà padronale e di
umiliazione collettiva non solo dei lavoratori ma della cittadinanza di
Napoli.
Continua intanto l'opera di denigrazione dei lavoratori cominciata con
Brunetta per gli statali ed ora
applicata ai lavoratori Fiat da Marchionne, dalla Marcegaglia e da qualche
loro ruffiano del giornalismo embedded. Marchionne ha rimproverato uno
sciopero delle maestranze di Termini Imerese (la fabbrica che ha condannato
a morte)fatto in occasione di una partita di calcio. A parte la fondatezza
del fatto del quale è lecito dubitare, i lavoratori avrebbero pagato di
tasca loro come ha osservato un giornalista certamente non di sinistra come
il direttore di Riformista.
Ma perchè si fa questa campagna di denigrazione contro una classe operaia
come quella italiana che
paga con 1400 morti all'anno e migliaia di mutilati un altissimo tributo, il
più alto d'Europa, ad una organizzazione del lavoro insicura, stressante,
mortale? L'insofferenza di Marchionne e della Marcegaglia si fonde con la
volontà del governo e di Draghi di modificare subito la Costituzione per
liberare da obblighi sociali e di rispetto ambientale le imprese. Questi
signori vanno avanti come carri armati facendo schioccare la frusta e
minacciando i resistenti. Ma le reazioni che finora ha registrato
questo programma non sono quelle che si aspettavano. C'è resistenza.
L'Italia democratica e civile si oppone! Il voto degli operai di Melfi che
premia la Fiom dice che si deve ragionare che non si possono sequestrare
financo i minuti secondi della vita delle persone. La fabbrica deve avere un
contenuto, una qualità umana! Non può diventare l'inferno degli esseri umani
ridotti alla parte vivente del macchinario di produzione. Questo rincorrere
i ritmi dei cinesi è rovinoso. La Cina registra migliaia di casi di suicidio
e cova profonde proteste sociali. Che l'Italia debba imitare la barbarie
dello sfruttamento schiavistico di un regime nazi-liberista mi pare una
forzatura che non potrà essere accettata. Non si possono buttare nella
immondizia due secoli di civiltà e fare regredire il lavoro dipendente a
quello dell'avvio della industrializzazione. Non ci vuole un genio per fare
funzionare una
fabbrica a salari infimi di 400 euro al mese e regime militare. Marchionne
mostri di essere un vero manager confrontandosi con salari e diritti
dignitosi come fanno le industrie automobilistiche europee. E' davvero un
genio come pensano Chiamparino, Fassino e gli altri del partito-fiat?
Pietro Ancona
http://www.libero-news.it/news/353523/Stipendi_d_oro_per_Marchionne_e_Montezemolo.html
http://www.corriere.it/economia/10_giugno_18/marchionne-fiat-accordo_5b50102c-7af3-11df-aa33-00144f02aabe.shtml
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To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Sunday, June 20, 2010 9:32 AM
Subject: Barbarie del decreto-ricatto Marchionne
Barbarie del decreto-ricatto Marchionne
Marchionne, il grande stratega planetario, il salvatore della Fiat come
lo ha definito sbavando di ammirazione Piero Fassino, è molto nervoso per il
fatto che al suo schioccar di frusta il Sindacato non sia tutto accorso ai
suoi piedi. Certo, Cisl, Uil, UGL, e Fismic (?) hanno firmato senza
discutere il suo decreto e, tanto per salvare la faccia, hanno pietito ed
ottenuto la cosidetta "clausola di raffreddamento" una norma che dà un
minimo di procedura alle punizioni della Fabbrica-Caserma ma non ne corregge
la fondamentale lesione del diritto costituzionale. Ma il Sindacato che
incarna le ragioni dei lavoratori è la Fiom e la sua resistenza innervosisce
la Fiat ed il padronato italiano. Resiste la Fiom nonostante l'assedio
sempre più duro e petulante di tutto il benpensantismo nazionale, di una
CGIL imbarazzata che preferirebbe trovarsi altrove e di un PD che è il
partito Fiat più affidabile che la famiglia Agnelli abbia in Italia. Pd
affidabile assai di più del PdL che è sempre stato ostile alla Fiat e,
capeggiato dal parvenu Berlusconi, a suo tempo gli fece sfregio di
presentarsi ad un incontro sgommando su possenti BMV e Audi. Fassino ha
quasi intimato ieri agli operai di accettare l'accordo riconoscendo che è
duro e che è fuori legge versandovi sopra la maramaldesca criminalizzazione
dell'addebito della scarsa produttività degli operai.
Se le cose Fiat vanno male non è perchè le auto prodotte non siano il
meglio o perchè c'è una burocrazia dei piani alti dell'azienda degna di
un ministero sovietico ma perchè gli operai sono assenteisti e magari, come
si è permesso di scrivere Statera, rubano....
Il PD pencola fortemente dalla parte di Marchionne. Il portavoce per i
problemi del lavoro Fassina
e l'ineffabile Letta junior si affrettano a rassicurare che "l'accordo di
Pomigliano non sarà un precedente o un modello....perchè si rendono conto di
quanto sia indigesto e velenoso e lo vogliono far passare fingendo di
criticarlo....
Marchionne si sta comportando stupidamente. La stupidità di una persona che
vive fuori dal mondo, nel chiuso del suo regno di managers e supermanagers
che guadagnano milioni di euro e che non sanno più come e dove vive la
gente. Managers che si servono di specialisti, professori universitari che
studiano come fare dell'operaio la parte vivente del macchinario di fabbrica
e stabiliscono il numero di movimenti che si debbono fare in un giorno
magari saltando il pasto e con un cronometrista alle calcagna anzi
incorporato della stessa linea di produzione. Ieri il Nostro è stato assai
incauto ed ha attaccato a testa bassa gli operai di Termini Imerese già
licenziati, seppur con data appena differita, offendendoli e consegnandoli
alla canea di pennivendoli che non attendono di meglio per mettere alla
gogna i fannulloni ed i ladri difesi dalla Fiom. Lo stesso Bonanni che ha
quattro palmi di pelo sullo stomaco si è allarmato per l'errore di
"comunicazione" di Marchionne ed è intervenuto invitandolo ad "avere
pazienza", ad essere meno fremente, più cauto. Bonanni sa come fare per
spezzare le reni alla resistenza operaia e confida in un quadro generale
della politica che si muove in senso favorevole alle pretese Fiat. La stessa
idea della fiaccolata degli imploranti che avrebbe dovuto ripetere la grande
marcia dei quarantamila che invocarono il ritorno al lavoro a Torino trenta
anni fa è stata un errore. La manifestazione non è riuscita e nonostante la
probabile mobilitazione della camorra per il suo successo. Sappiamo che la
camorra ha interessi che oggi coincidono con quelli del successo della sfida
Marchionne.
Ma il piatto della partita Marchionne è troppo indigesto e tuttora non si
riesce a costruire un clima di isolamento della Fiom, di criminalizzazione
degli operai, di sostegno alle "innovazioni", alla "modernità" del nuovo
catechismo della vita in Fiat. La tesi del conservatorismo dei sindacalisti
della Fiom, del loro non farsi carico delle problematiche della
globalizzazione, stenta a penetrare una opinione pubblica che, questa volta,
non si è lasciata infinocchiare dagli Ichino, dai Boeri e della falsa
"saggezza" del gruppo dirigente del PD. La cultura dei costituzionalisti
democratici è entrata in campo accanto agli operai ed alla Fiom dando
splendore, lucidità e forza di argomentazione giuridica alle loro tesi.
L'entità del pericolo che incombe su venti milioni di lavoratori italiani è
stato avvertito. Anche se il cosidetto referendum darà una maggioranza ai
si, la convinzione di essere trascinati all'indietro nel gorgo di una
barbarie premoderna persiste e resterà nell'aria. I si sono obbligati da uno
stato di necessità, dalla responsabilità dei lavoratori verso le loro
famiglie, sfruttata cinicamente contro di loro.
L'ordito della Fiat contro i diritti è riscontrato da una accelerazione
degli attacchi del governo alla Costituzione. Fino a quando resterà questa
Costituzione anche se
l'accordo sarà attuato nessuno potrà garantire nè la Fiat nè il capitalismo
italiano da un pronunciamento della Corte, da una sentenza del Giudice. Per
questo la destra italiana
con i suoi immumerevoli consiglieri e specialisti è impegnata
freneticamente nelle riforme politiche. Questa destra non viene
contrastata dal PD dove tutto il gruppo dirigente a cominciare dai
torinesi Chiapparino e Fassino si è schierato con la Fiat e con il nuovo
Vangelo del Capitalismo italiano e della sua Ideologia di dominio.
Pomigliano D'Arco è il grimaldello scelto dal capitalismo per imporre la
sua definitiva supremazia sui lavoratori che vengono spogliati dei diritti
contrattuali e costituzionali e privati del sindacato come loro
rappresentante collettivo. Non a caso è stato scelto come terreno di scontro
un territorio affollatissimo ed in preda ad una profonda crisi economica e
sociale
punto importante del lavoro nero. Le nuove prescrizioni dettate da
Marchionne sebbene firmate da quattro sindacati non sono state oggetto di
trattativa. La firma sindacale è una presa d'atto, una risposta al ricatto
"prendere o lasciare". Se la Fiom dovesse firmare firmerebbe la condanna a
morte del diritto dei lavoratori di avere un Sindacato, un soggetto
collettivo che li rappresenta e ne tutela gli interessi. Non sarà mai più
come oggi e sarà come se ogni singolo lavoratore accettasse a titolo
personale il suo nuovo status. Il Sindacato come soggetto collettivo e
conflittuale, elemento di una dialettica degli opposti, scompare per dare
posto alla "americanizzazione" agiuridica del lavoro, alla solitudine del
singolo lavoratore anche se presta la sua attività assieme a migliaia di
suoi colleghi. La nuova fabbrica sarà un lager dove il peso della gerarchia
diventerà assai più incombente di quanto non lo sia oggi.
Non è vero quanto affermano dirigenti del PD come Letta che il decreto
Marchionne di Pomigliano resterà una eccezione. Niente di quanto si
distrugge del diritto è una eccezione. Non si torna indietro dalle nuove
norme. Non lo è stata la legge Biagi che fu confermata dal governo Prodi e
consacrata dagli accordi del 2007 la quale continua a produrre precariato
che si aggiunge agli infelici sei o sette milioni di schiavi cocopro e
similibus. Non lo sarà l'allegato lavoro che attacca alle spalle l'art.18 ed
apre la strada alla abrogazione dello Statuto dei Diritti dei Lavoratori. La
fabbrica Marchionne diventerà la Nuova fabbrica italiana. Non a caso Ichino
ne parla come di una cosa da mostrare agli investitori esteri perchè vedano
in Italia la Cina d'Europa.
Non è neanche detto che la produzione della Panda abbia un futuro
luminoso, un mercato in espansione nei prossimi anni. Se dovesse andare male
ci troveremo senza lavoro e senza diritti, ci ritroveremmo riportati
indietro nel tempo. La proposta "giudiziosa" di coloro che invitano a
stringere i denti
ed accettare perchè in futuro le cose potranno migliorare e finchè c'è vita
c'è speranza per il meglio
è molto debole perchè l'industria automobilistica non ha un brillante
futuro e sarebbe meglio cominciare a pensare ad una industria diversa ed ad
un modello di sviluppo basato sui consumi collettivi e su una diversa
priorità nell'uso delle risorse. Inoltre l''asiatizzazione dell'Italia è
difficile da realizzare dal momento che le famiglie operaie hanno costi
incomprimibili e crescenti imposti dalla privatizzazione dei servizi e dal
deperimento del welfare. Il lavoratore italiano non si può portare al
livello dell'ex contadino cinese, espulso dalla sua terra ed arruolato come
schiavo di un mostruoso PIL che deve gonfiarsi ogni anno. Meglio adattare
l'industria italiana al livello dei salari europei senza la follia di
continui abbassamenti che fomenterebbero tensioni incontenibili e puntare
verso una coesione sociale in cui gli italiani tornano ad essere una nazione
che costruisce solidarmente il suo cammino nel mondo. Meglio nessuna
fabbrica al posto della fabbrica lager di Marchionne che accelererà la
decomposizione della unità nazionale e della sua civiltà proprio nel 150
anniversario della fondazione dello Stato. Se dovesse perdere il referendum
la Fiat scoprirebbe il suo bluff. Non tornerebbe in Polonia. Non è in grado
di deteriorare i suoi rapporti con l'Italia specialmente dopo la condanna a
morte di Termini Imerese ed il ridimensionamento dei suoi impianti del Nord.
Dovrà rinunziare alla soverchieria. Mi auguro che la Fiom abbia un cuore
fortissimo, capace di reggere la tensione enorme che si accumula sui suoi
dirigenti. Finora il dopo Rinaldini appare una prosecuzione
intelligente, colta e motivata della sua tradizione.
Pietro Ancona
http://www.rainews24.it/it/news.php?newsid=141939
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From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Monday, June 21, 2010 10:00 AM
Subject: Il bluff dei piani A, B e C del padrone delle ferriere
Il bluff dei piani A, B e C del padrone delle ferriere
Colpiva ieri nel duello televisivo tra Landini e Sacconi l'atteggiamento
velenoso del Ministro del Lavoro che si comportava come sostenitore delle
ragioni della Fiat
e usava tutte le armi per intimorire e criminalizzare il coraggioso ed
appassionato segretario della Fiom. Se salterà l'investimento la colpa sarà
della Fiom e non si capisce perchè dal momento che quattro sindacati su
cinque hanno firmato in calce al decreto Marchionne. Perchè si vuole a
qualsiasi costo il consenso della Fiom? Perchè Lucia Annunziata cercava di
sapere sotto quale percentuale di no la Fiat ritirerà il suo impegno? A
quanto pare a Marchionne non basta vincere il referendum. Vuole un
plebiscito! Vuole che tutti aderiscano senza se e senza ma al suo diktat,
alle sue condizioni. Il suo nervosismo è aumentato perchè, nonostante la
mobilitazione dei quattro sindacati collaborazionisti e l'impegno del
Sindaco e dei maggiorenti pdl di Pomigliano capeggiati da Cosentino, la
manifestazione di implorazione alla Fiat è stata un fallimento. I
telegiornali e la stampa hanno parlato di cinquemila partecipanti,
(cinquemila è il numero fatidico corrispondente ai dipendenti della fabbrica
di Pomigliano), ma c'è chi afferma che si trattava di non più di duecento
persone!
Le notizie che giungono dai vertici della Fiat confermano il sospetto che
il piano B (la Panda in Polonia) sia stato e continui ad essere un bluff. Si
parla di un piano C e cioè della fondazione di una nuova società che
subentrerebbe nello stabilimento Giovanbattista Vico assumendo ex nuovo i
lavoratori. Insomma si farebbe come all'Alitalia con la stipula di un
contratto del tutto nuovo e la selezione rigorissima del personale più
malleabile e più disponibile a soddisfare le voglie del management.
Colpiscono le dichiarazioni di Marchionne sull'alta qualità dei prodotti
Fiat realizzati all'estero contrapposta alle auto prodotte in Italia. In
verità si ha l'impressione di assistere al gioco delle tre carte e che non
siano chiari gli obiettivi veri della proprietà. Perchè questa provocazione
a Napoli? In fondo la Fiom aveva aderito al suo progetto tranne che per gli
aspetti chiaramente anticostituzionali. Epifani aveva detto che stralciando
le due questioni del diritto di sciopero e della malattia l'accordo si
poteva fare. Io non condivido l'adesione ad un progetto che vuole i
lavoratori digiuni per otto ore e che sequestra la loro vita privata. Ma la
disponibilità ad accettare qualsiasi sacrificio era stata data. Ed allora,
perchè si vuole stravincere e si pretende la sottomissione a condizioni che
cancellano tutti i diritti e stabiliscono obbligazioni per i lavoratori che
li riducono a
soggetti passivi, a macchinario vivente? Credo che lo scopo riguardi non
solo Pomigliano ma tutto il gruppo Fiat italiano che viene violentemente
strattonato e ridotto a produzioni secondarie ed in via di esaurimento.
Insomma si sta alzando un polverone per avere il pretesto di mettere tutto
il gruppo Fiat italiano in un binario morto senza futuro. La situazione
italiana è aggravata da diversi fattori politici assai preoccupanti. In
primo luogo il governo non svolge il suo ruolo istituzionale super partes e
di attenzione ai problemi strategici dell'industria italiana. Si limita a
fiancheggiare con urla da stadio Marchionne. Tremonti ne esalta il profilo
"riformista" mentre Sacconi lavora davanti e dietro le quinte per indebolire
la Fiom ed isolarla. Il PD appoggia apertamente la Fiat di cui è da sempre
il partito di riferimento e non solo a Torino. La CGIL ha un atteggiamento
di pubblica ostilità verso la Fiom e la sua volontà viene espressa dalla
minoranza Fiom che si dichiara disponibile ad accettare tutto dopo il
referendum di domani. L'intervista di Epifani al Corriere della sera
contiene affermazioni sconcertanti.
Lo scenario politico generale in cui si svolge la vicenda è di sfascio.
Ieri a Pontida diversi Ministri tutti in divisa verde hanno minacciato la
secessione del Nord. E' stato chiesto che i Ministeri si spostino da Roma a
Milano, Venezia e Torino. Il federalismo è la via democratica alla
separazione secondo Bossi ed altri autorevoli esponenti del Governo. Tra
questi il Ministro agli Interni. La macellazione della bestia-Stato secondo
la dottrina Tatcher-Reagan è in corso. I servizi del welfare sono tutti in
crisi mentre l'oligarchia politica diventa sempre più autoreferenziale e
pensa ad arricchire se stessa. Gli scandali della cricca al governo dilagano
oltre-tevere e viene meno anche la autorità morale della Chiesa che, in un
paese cattolico, desta scandalo e disorientamento. I paesi colpiti dal
terremoto o da disastri come L'Aquila ed i centri siciliani sono abbandonati
a se stessi. Lo Stato non c'è e dove c'è pone grossi problemi di libertà e
di democrazia nelle carceri, nelle scuole, dappertutto.
Infine non è accettabile che la vita della gente, la libertà, la
democrazia dipendano da successo di mercato di una auto e dalla speranza che
se ne consumino sempre di più. La competizione globale delle multinazionali
dell'auto tende a peggiorare drammaticamente le condizioni degli
operai-produttori per presentare un oggetto sempre più competitivo. Ma in
questo c'è già una contraddizione mortale:
i produttori non possono essere ridotti in miseria senza uccidere il loro
ruolo di consumatori. Se l'operaio non è in grado di comprare l'oggetto che
produce le cose non andranno bene per nessuno.
Inoltre bisogna cominciare a ridiscutere gli oggetti che si producono e
dove si producono. Il provincialismo dei sindacati italiani ha sottovalutato
le ragioni dell'allargamento della UE voluto a suo tempo da Prodi e dalla
borghesia capitalistica senza tenere conto delle condizioni di grande
difficoltà di tanti paesi dell'Est europeo. Si è voluto mettere una grande
zona di povertà a disposizione della industria occidentale per potere
scorazzare liberamente ed indebolire e far regredire la condizione di vita
di tutti i lavoratori che, nei paesi industrializzati, in tanti decenni di
socialdemocrazia, avevano dato vita ad un sistema di vita civile, eccellente
per molti aspetti (vedi sanità francese), invidiato dagli USA. Ma, nei paesi
dell'Est europeo, c'è stata l'esperienza comunista rimpianta da un numero
crescente di persone. Solidarnosc, se confronta la condizione degli operai
di oggi a quella esistente durante il comunismo, si rende conto di quanto
sia peggiorata financo sul piano della dignità delle persone. E questa è una
contraddizione che non viene sanata da governi di destra.
E' giunto il momento di una iniziativa comune dei sindacati in Europa e di
creare un sindacalismo alternativo. E' necessaria una secessione dai
sindacati collaborazionisti "moderati" per dare vita ad organizzazioni che
siano il corrispettivo della Linke sul piano politico. Die Linke ha
ereditato la cultura della socialdemocrazia europea. Un nuovo Sindacato deve
ereditare la cultura
conflittuale che anche la CGIL ha smarrito. Un sindacato che non è fazioso,
cioè, di parte è immorale! Non fa gli interessi dei suoi rappresentati. Se
il Sindacato è moderato, si fa carico di tutto, contrasta non solo con gli
interessi di cui è portatore ma chiude il futuro alla società. Il futuro si
costruisce costringendo l'economia ad adattarsi a condizioni sempre migliori
per i lavoratori. Queste condizioni danno splendore, lustro, prosperità a
tutti. E' già accaduto in importanti decenni dominati dalla parola d'ordine
densa di saggezza sociale: "il salario variabile indipendente! durante i
quali l'Italia è cresciuta... Se dovessero essere i lavoratori ad adattarsi
alle condizioni dell'economia il risultato sarà ed è già di regressione, di
medioevo sociale!
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
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From: pietroancona@tin.it
To: seriogiorgio@tiscali.it
Sent: Tuesday, June 22, 2010 3:50 PM
Subject: La doppia truffa del referendum e del piano C
La doppia truffa del referendum e del piano C
Dalle otto di stamane si vota il decreto Marchionne nello stabilimento di
Pomigliano d'Arco. Cinquemila operai sono stati precettati ed obbligati al
voto dal momento che la Fiat considera quella di oggi giornata lavorativa ed
ogni assenza dovrà essere giustificata da certificato medico.
Ieri sono intervenuti grossi calibri nazionali a sparare le loro munizioni
a volte fatte di volgari contumelie contro la Fiom e la resistenza operaia
diffusa in tutta la Fiat. La signora Marcegaglia si distingue per
particolare ed aggressiva volgarità. Nelle fabbriche del suo gruppo qualcuno
dei suoi dipendenti ci lascia le penne ma questo non la induce ad
avvicinarsi alla categoria dei lavoratori che non hanno la fortuna che lei
ha avuto di nascere ricca in ricca famiglia con il rispetto che si usa tra
le persone civili nei paesi civili. Sacconi si dichiara convinto della
sconfitta della Fiom ed anche questa è una stranezza, una anomalia di un
paese che ha un Ministro del Lavoro di parte, embedded del padronato che
impiega tutto il suo tempo a studiare con i suoi collaboratori come impedire
l'accesso alle garanzie costituzionali agli operai, come rendere loro le
leggi un groviglio inestricabile costoso ed inavvicinabile. Basti vedere
l'allegato lavoro che è tutto un assedio leguleio all'art.18 disseminato di
trappole per scoraggiare il ricorso alla Magistratura ed anche per impedire
a questa di intervenire se lo volesse.
E' intervenuto il meridionalista Maroni per spiegare che è importante
garantire alla Fiat di restare in loco e quindi che bisogna oggi votare si
se si vuole "sicurezza nel territorio". Insomma chi non vota o vota a
dispetto di Marchionne il no se proprio non è camorrista favorisce la
camorra. Il fatto che il suo collega di governo, il sottosegretario
Cosentino, inseguito da un mandato di cattura proprio per questioni di
camorra, raccomandi come lui di non far dispiacere Marchionne non lo
disturba. Si è mobilitata anche la Regione Campania con in testa il
Presidente Caldoro, figlio d'arte, approdato dal craxismo alla destra
berlusconiana e l'intero consiglio regionale. Gli oligarchi della regione,
tra i politici più pagati del mondo con stipendi di senatori ed annesse
prebende e privilegi vogliono che gli operai isolino la cattivissima Fiom,
approvino il programma Fiat, si facciano carico della concorrenza estera che
dobbiamo sconfiggere per piazzare le nostre belle Panda. La Regione Campana
ha alle spalle venti anni di sperperi bassoliniani e bipartisan, ha creato
tanti amministratori di società miste del tutto inutili da fondare una vera
e propria nuova classe di redditieri, non si sa quanti consulenti di
consulenze che nessuno vede o legge siano a suo carico, non ha uno straccio
di progetto di risanamento e sviluppo del territorio ma ritiene di
appoggiare una dura scelta di impoverimento e sfruttamento dei suoi
lavoratori e magari di fare del territorio campano una sorta di zona franca
per gli investitori allergici al rispetto dei contratti e delle leggi.
La Fiat e la Confindustria sono molto inquieti e temono di non fare il
pieno, di non avere una sottomissione plebiscitaria nel rito di potere che
con molta teatralità e tante minacce è stato messo in piedi. Vuole a tutti i
costi l'adesione di tutti. La democrazia del cinquantuno per cento non gli
basta. Vuole che la Fiom venga radicalmente delegittimata della sua
rappresentatività e che non non ci siano voti difformi corrispondenti alla
sua forza nella RSU. La posta in gioco non è il consenso al decreto già
sottoscritto da quattro "sindacati" ma la sconfitta del sindacalismo
autonomo e quando necessario conflittuale che oggi incarna la Fiom. Si deve
sconfiggere la Fiom!! Delenda Fiom!! Si vuole fare del referendum un evento
epocale, uno spartiacque tra ieri e domani. Da domani tutti i contratti
nazionali di lavoro diventeranno carta straccia e si aprirà la stagione
della Grande Deregulation. Ogni azienda presenterà il suo conto e pretenderà
nuovi sacrifici ai suoi dipendenti.
Ma la Fiat è tentata da una operazione ancora più radicale. La cosidetta
ipotesi C e cioè la cessazione dello attuale stabilimento ad una nuova
società da lei stessa costituita che, come per l'Alitalia, azzererà la
condizione di tutti i dipendenti e riassumerà le persone che le saranno
gradite e che saranno disponibili alle sue voglie. Trattasi di vera e
propria truffa, di un fumus che non regge
perchè a rigore di logica dovrebbe essere l'intera Fiat a dichiararsi
fallita e non soltanto lo stabilimento di Pomigliano d'Arco e perchè non si
può ripetere l'evento Alitalia soltanto per avere la comodità di
potere determinare le condizioni più vantaggiose per l'azienda. E' vero che
la materia del diritto é assai flessibile e manipolabile ma ci sono dei
limiti tra il lecito e la truffa. Il Piano C si configurerebbe come una
truffa dal momento che la cordata dei nuovi proprietari sarebbe
rappresentata soltanto dal signor Marchionne, da Montezemolo, dalla famiglia
Agnelli. Fiat venderebbe a se stessa! Non si può fare entrare l'asino per la
coda!
Torniamo al voto di oggi. Si svolgerà non solo in un clima di ricatto
perchè è stato detto che il decreto vidimato dai sindacati "responsabili"
non ha alternativa ma anche in condizioni di non trasparenza e senza
garanzie. Il referendum sarà gestito dai firmatari dell'accordo che
naturalmente hanno interesse ad un risultato che confermi il loro operato.
Ci saranno scrutinatori ed osservatori indipendenti? Le schede come saranno
infilate nell'urna ed in presenza di chi? Ci sono garanzie per la segretezza
del voto? Il mio ricordo del referendum CGIL-CISL-UIL sugli accordi
stipulati nel luglio 2007 è sconcertante. Si attribuirono alla Sicilia 700
mila votanti che io considero inverosimili. Per me avevano votato al massimo
duecentomila persone, e forse neppure queste, ma nessuno ha potuto
contestare la cifra ufficiale di votanti con l' ottanta per cento per il si
dal momento che gli strumenti elettorali erano tutti e soltanto nelle mani
dei promotori del referendum. L'Italia ha certamente bisogno di una legge
che regoli questa materia ed in generale tutta la materia dell'art.39 della
Costituzione a tutela dei lavoratori dal momento che i sindacati hanno
assunto un ruolo che incide profondamente sui loro interessi che potrebbero,
come spesso accade, non collimare con i loro.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Wednesday, June 23, 2010 8:01 AM
Subject: Sconfitta di Marchionne (1673 no su 4642)
Sconfitta di Marchionne (1673 no su 4642)
I no al decreto Marchionne sono stati numerosissimi, assai di più di quanto
fosse lecito aspettarsi da un evento svoltosi in un clima di pesante
intimidazione con il ricatto della chiusura dello stabilimento fonte del
lavoro e della vita di cinquemila lavoratori e delle loro famiglie. Accanto
alla Fiat si erano e sono tuttora schierati i massimi calibri del governo e
della politica italiana da Bersani a D'Alema a Sacconi e la Confindustria
non ha mancato di coprire tutta l'operazione non solo con intenso
traccheggio con i partiti e i maggiorenti della Oligarchia ma anche con i
ripetuti insulti della signora Marcegaglia ai lavoratori. Qualcuno dei
pennivendoli più servizievoli della Fiat si è spinto financo a tacciare gli
operai come ladri. I no sono oltre un terzo dei votanti: 1673 su 4642. Voti
pesanti che valgono moltissimo perchè scaturenti da un convincimento
profondo che ha permesso di
superare controcorrente una pressione enorme.Merito della Fiom e dei Cobas
che hanno dato una indicazione di difesa della salute, della dignità e della
libertà dei lavoratori e della città di Pomigliano che non può e non deve
diventare sede di uno stabilimento-penitenziario di sperimentazione di una
spaventosa riforma della organizzazione del lavoro.
L'introduzione del sistema WMC succede all'uomo albero di Gianni Agnelli
che 40 anni orsono fece la sua comparsa alla Fiat di Termini Imerese. Era un
operaio che da una buca scavata sotto la catena di montaggio era costretto a
tenere alzate le mani per stringere bulloni. Il sistema WMC voluto da
Marchionne e dai sindacati collaborazionisti ridurrebbe i lavoratori a mero
macchinario vivente e spingerebbe molti di loro al suicidio come è accaduto
dovunque è stato sperimentato dalla Cina alla Francia. La lunga lista di
suicidi della Telecom francese si deve proprio ai principi di questo nuovo
Verbo post taylorista. Il plebiscito reclamato da Marchionne è originato
dalla preoccupazione di avere la piena malleabilità dell'intera manodopera.
Si afferma che basterebbe un granello per inceppare il meccanismo
produttivo. Il sistema richiede una manodopera che sia docile, ubbidiente,
capace di produrre per tutti i secondi della sua giornata lavorativa che non
deve essere disturbata dalla pausa pranzo. Otto ore consecutive di lavoro a
digiuno per proseguire magari con altre quattro o cinque ore.
Insomma la differenza tra un robot meccanico ed un operaio deve ridursi al
minimo. A questo sarà anche difficile svuotarsi la vescica e non gli sarà
permesso un solo istante di distrazione. Sarà controllato intensamente.
Il sistema WMC introdotto con il decreto Marchionne a Pomigliano
diventerà la Grande Svolta reazionaria e fascista del sistema economico
italiano. Il padronato si è attrezzato per vincere tutte le resistenze e
sollecita alla politica una svolta anticostituzionale. L'attacco all'art.41
della Costituzione
è in linea con il sibilo della frusta di Marchionne e della Marcegaglia. Con
questa Costituzione il sistema WMC non può convivere. Il lavoro deve perdere
ogni contenuto di umanità, dignità, libertà e questo potrà farsi con la
collaborazione di sindacati "venduti" ma abbisogna di un nuovo contesto
legislativo e costituzionale.
L'Italia dovrebbe diventare una vera e propria Caserma del lavoro
militarizzato. E' il più grave attacco della lotta di classe del padronato
contro i lavoratori che dovrebbero cedere la loro autonomia in cambio di una
squallida ed infelice sopravvivenza fisica priva di diritti.
Ma a Pomigliano questa linea ha incontrato una fortissima resistenza. Si
tenterà di aggirarla spingendo la CGIL a firmare l'accordo, si tenterà di
mettere in crisi la Fiom additata ieri da D'Alema come isolata
e perdente. Bersani chiede il rispetto dell' "accordo" facendo capire
alla Fiat che il PD lavorerà per piegare le resistenze.
A volte, chi troppo vuole o chi si sente talmente sicuro da fare lo
spaccone, da svillaneggiare come ha fatto Marchionne in questi giorni, non
ottiene i risultati che si prefigge. Avrebbe fatto bene Marchionne ad
accettare il furbo suggerimento di Epifani di rinunziare a scioperi e
malattia per fare passare il grosso della sua riforma. Si è incaponito ed ha
permesso ai lavoratori ed alla sinistra italiana di scoprire la natura
orribile del suo progetto, di rifletterci sopra, di parlarne con la gente
che ha capito e si è allarmata.
Il terzo che ha votato contro convincerà i due terzi che hanno votato a
favore appena il sistema sarà messo in funzione. Basteranno pochi giorni per
fare capire agli abitanti dello stabilimento intestato al grande filosofo
napoletano che è preferibile uccidersi piuttosto che ridursi ad ingranaggi
del profitto Fiat. L'uomo di Vico capace di pensare l'infinito non ha nulla
da spartire con il robot di Marchionne. Ed è anche difficile cancellare un
paio di secoli di continua emancipazione degli esseri umani dalla barbarie
della violenza dei potenti e degli sfruttatori.
Pietro Ancona
leggi: Il lavoro e la nostra reputazione
di Furio Colombo
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From: pietroancona@tin.it
Sent: Thursday, June 24, 2010 10:04 AM
Subject: movida ed ostalghia
Movida ed Ostalghia
La reazione di Marchionne e della Confindustria alla pesante sconfitta
subita a Pomigliano è di stampo fascista. Marchionne dopo aver fatto sapere
di essere "irritato" e di considerare l'ipotesi di ritirare
l'investimento, di fare la Panda in Polonia ed anche di voler costituire
quella che si chiama "newco", cioè di cambiare nome allo stabilimento "giovan
battista Vico" per potere azzerare tutto ed assumere soltanto chi è disposto
a tutto pur di portare a casa un pezzo di pane, ha fatto sapere che
collaborerà con i sindacati che sono d'accordo con la Fiat e soltanto con
loro. La Fiom (dei cobas non se ne parla nemmeno) viene esclusa da ogni
possibile contatto e trattativa.
In effetti Marchionne ha motivo di essere deluso del referendum che ha
voluto ad ogni costo sperando in un plebiscito che umiliasse la Fiom.
"Prendere o lasciare" aveva detto. "Se non approvate il piano A, ho pronto
il piano B." Insomma se non accetterete la mia proposta chiudo Pomigliano
così come sto chiudendo Termini Imerese. Chi è andato a votare sapeva che la
bocciatura del decreto Marchionne avrebbe comportato non una apertura del
confronto ed un accordo diverso ma il licenziamento. Eppure il quaranta per
cento ha detto no ed il sessanta per cento ha detto si soltanto perchè
stretto per la gola e minacciato. La depressione sociale di Napoli e della
Campania è stata usata per terrorizzare i votanti. Chi ha votato sapeva di
non avere alternativa di un lavoro diverso. Il lavoro non c'è e quello che
c'è ha il colore nero.
E' quindi eccezionale il valore ed il significato del voto espresso. Un
valore inestimabile di resistenza democratica ad un progetto di
schiavizzazione appoggiato dalle Confederazioni Sindacali, dalla
Confindustria, dal Governo, dal PD, dalle istituzioni locali ed osteggiato
soltanto dalla Fiom e dai Cobas, dalla sinistra comunista e dallo idv. Gli
interventi a sostegno del progetto Marchionne sono stati numerosi,
insistenti, martellanti. Sacconi, Tremonti, D'Alema, Bersani, i grossi
papaveri della Confindustria, si sono esibiti più volte senza mai farsi
carico di una sola delle tante giuste ragioni di opposizione della Fiom. Il
sessanta per cento dei si al piano Marchionne è stato raccolto sotto ricatto
e quindi non ha lo stesso peso del quaranta per cento di no. Ha voglia di
dire Bonanni che due terzi sono di più di un terzo. Il terzo ha votato anche
per i due terzi nel senso che ha avuto coraggio per tutti. Non credo che
nessuna persona civile, in condizioni di libertà, accetterebbe otto ore di
lavoro a digiuno e con un controllo WMC che lo riduce a mero macchinario
vivente.
Quanti già cantavano vittoria e pregustavano l'esportazione del modello
Modigliano a tutto il mercato del lavoro italiano ieri hanno masticato amaro
e hanno dato stura all'odio profondo verso la Fiom e quanti si oppongono
all'idea di fare dell'Italia la Cina d'Europa.
Ieri pomeriggio Radio 24 della Confindustria ha fatto una astiosa analisi
del voto. Ha scoperto che
mentre hanno votato si gli operai anziani provenienti dall'Alfa i giovani
hanno votato no perchè culturalmente meno consapevoli delle loro
responsabilità e sopratutto perchè non hanno inteso rinunziare alla movida,
al sabato notte di divertimento. Radio 24 era scandalizzata di aver fatto
questa scoperta e si è lasciata andare a sociologismi d'accatto sulle nuove
generazioni come se non fosse un diritto dei giovani operai avere un poco di
ricreazione a fine settimana magari contentandosi di una povera pizza ed una
birra non potendo disporre come Briatore del panfilo e della discuteca di
lusso in luoghi riservati alla grassa e corrotta borghesia gaudente
italiana.
Che peccato questi ragazzi che non vogliono cedere tutta la loro vita alla
fabbrica del signor Marchionne e che continuano a credere di aver diritto ad
una notte di svago piuttosto che passarla alla catena di montaggio con il
cronometrista che ti controlla!
E' iniziato l'assedio della Fiom che dovrà cedere ad ogni costo. Deve
consentire quella che Sacconi chiama la svolta storica del mercato del
lavoro italiano. L'assedio è terribile perchè la situazione italiana è
anomala. Le forze politiche presenti in Parlamento sono quasi tutte con la
Confindustria. La Fiom dovrà fare i conti con una CGIL che vuole accordarsi
come a suo tempo si accordò per l'Alitalia. Mentre Marchionne chiude la
Fiom in un lazzaretto si lavora intensamente dietro le quinte
per estorcere il consenso mancante o sostiturlo con un surrogato che
coinvolga la CGIL e magari la minoranza della Fiom. Si arriva a tacciare di
antipatriottismo i dissidenti. Il potere vuole che tutte le forze
"istituzionali" note collaborino alla soluzione Marchionne. Non gli importa
molto se Ferrero, Vendola o Di Liberto o i Cobas si oppongono. Vuole che
tutto il mondo delle istituzioni politiche e sindacali sia dalla sua parte
perchè non è in grado di reggere ad una opposizione che si saldi con il
terribile disagio e la crescente collera che dilagano nella società.
Ieri sera, rai-storia ha trasmesso un reportage dedicato alla nostalgia dei
tedeschi dell'est per quello che ricordano come il loro paradiso perduto: la
RDT. Unisco a questo scritto il reportage perchè vale la pena vedere in un
documento della televisione italiana che cosa è stato il comunismo nei
paesi dell'est. Qualche tempo fa hanno trasmesso un ampio documentario sulla
vita in fabbrica nell'URSS
una fabbrica a misura d'uomo in cui i lavoratori venivano rispettati nella
loro dignità e nei loro bisogni. Hanno mostrato come ogni luogo di lavoro
era dotato di locali destinati alla ristorazione fisica e psichica dei
lavoratori. Nel reportage di ieri, dopo aver ricordato le certezze che il
comunismo dava alla gente cha dalla culla alla tomba godeva di eccellenti
servizi di welfare confrontandole alle angosce
della società liberista ha messo l'accento sul rimpianto più grande del
passato "regime": la solidarietà e la coesione umana dovuta alla mancanza di
grandi differenze salariali tra le persone. Non c'era quasi differenza tra
il dirigente e l'operaio ed il denaro non aveva molto valore.
Mi è venuto da pensare all'operaio che guadagna quindicimila euro l'anno a
fronte dei cinque milioni di euro di Marchionne. Perchè Marchionne deve
guadagnare quanto trecento o quattrocento suoi dipendenti? Una società che
mercifica le persone e le seleziona per redditi non ha alcuna
giustificazione naturale. Il nuovo medioevo sociale governato da un Olimpo
di alcune migliaia di persone che da sole si impossessano della maggioranza
delle risorse è ingiusta, contraria alla ragione,
specialmente quanto la maggioranza delle persone, indipendentemente dai
meriti di ognuno, viene affamata e privata della speranza di un futuro.
La borghesia italiana farà di tutto per sconfiggere la resistenza della
classe operaia a Pomigliano ed in Italia. Forzerà la situazione per piegarla
ai suoi interessi. A sentire l'intervista di Epifani di oggi anche la CGIL
parteciperà alla forzatura. Lo sciopero di domani della Cgil ignora la
questione esplosa a Pomigliano e sarà soltanto un supporto molto ben
misurato e blando alla blanda e misurata "opposizione" PD alla manovra.
Pietro Ancona
http://www.radio24.ilsole24ore.com/main.php?dirprog=Focus economia
http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntata.aspx?id=438
http://news.google.it/news/search?aq=0&pz=1&cf=all&ned=it&hl=it&q=pomigliano
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Friday, June 25, 2010 9:58 AM
Subject: CGIL: terzo sciopero generale sprecato
Cgil: terzo sciopero generale sprecato
Oggi la CGIL chiama allo sciopero generale i lavoratori italiani per
protestare contro la manovra del governo. E' il terzo sciopero generale
indetto dalla Confederazione in meno di due anni che dovrebbe fare valere le
ragioni dei penalizzati dalla crisi e dall'offensiva congiunta
padronato-governo contro i diritti ed il welfare. Come i due scioperi
precedenti, sarà una grande fiammata della protesta e dello sdegno di
milioni di persone che mai, come oggi, si sono sentite tanto sole,
abbandonate ed in balia di un tritacarne sociale che può colpire chiunque .
Ma l'interprezione e la traduzione in atti concreti della protesta dei
lavoratori giungerà nella alte stanze del potere edulcorata e sbiadita o
non giungerà del tutto. L'intervista rilasciata da Susanna Camusso al
Manifesto è assai istruttiva a proposito. La CGIL sostanzialmente non chiede
niente. Si limita a commentare negativamente la "manovra" ed ad aggiungersi
alle proteste del PD e delle Regioni che rimproverano al Governo
rispettivamente di non sapere fare bene il suo mestiere e di tagliare i
trasferimenti alle Regioni per i servizi. E' significativo che la Camusso
attribuisca alla manovra il disagio dei precari senza mettere in discussione
la legge Biagi che il ddl Nerozzi-Marini vorrebbe integrare con scelte
respinte in Francia da un vigoroso e vittorioso sciopero. A proposito della
Francia proprio ieri si è scioperato contro il progetto di portare a 62
anni l'età pensionabile. In Italia, con un minuetto messo in piedi con l'UE,
il governo ha portato il pensionamento delle donne a 65 anni, senza
registrare la benchè minima reazione delle nostre confederazioni che
vantano oltre dieci milioni di iscritti e dovrebbero poter influire sulle
scelte
di questioni essenziali per la vita delle persone come le pensioni.
La CGIL si presenta allo sciopero di oggi con una posizione reticente e
discutibile sulla vicenda di Pomigliano d'Arco nella quale ha isolato la
Fiom nella sua lotta contro il decreto Marchionne di soppressione dei
diritti costituzionali e di riduzione dei metalmeccanici a macchinario
vivente (WMC).
La CGIL non ha neppure le carte in regola in materia di difesa del ccnl
perchè è firmataria degli accordi Alitalia e, secondo Bonanni, di numerosi
altri accordi aziendali di deroga al ribasso che riguarderebbe decine di
migliaia di persone. Partecipa alla contrapposizione lavoro-diritti quando
insiste perchè la Fiat realizzi comunque il suo investimento. Non considera
che la Fiat gioca a carte coperte e che ha strumentalizzato l'esito del
referendum per forzare la situazione a scelte ancora più gravose e pesanti.
Si ha l'impressione che gli obiettivi del successore di Valletta siano
diversi da quelli strombazzati come una delocalizzazione all'incontrario per
raccogliere consensi ed applausi dei benpensanti.
Lo sciopero di oggi non intercetta la vittoriosa strategia confindustriale
di uscita dalla crisi. Oggi la Confindustria comunica la fine della
recessione che seppur a prezzo di altri 260 mila licenziamenti
approderà ad una ricrescita del PIL nel 2011. Una strategia basata sulla
riduzione dei sindacati a pesci pilota (naucrates ductor) degli squali del
capitalismo italiano che ridurrà in miseria e con meno diritti venti
milioni di famiglie di lavoratori dipendenti e porterà alla cessione di
un'altra fetta consistente del reddito nazionale al capitale ed alle banche.
Il piagnucolio del documento che indice lo sciopero della CGIL non servirà a
niente. Non esiste capitalismo compassionevole disposto a frenarsi
ed ad avere un po' di riguardo per chi affonda nella crisi ed è anche
inseguito dall'aumento di tutti i servizi che servono a foraggiare le
privatizzazioni e l'Oligarchia politica che sta divorando l'Italia. Il
padronato italiano alza il tiro e vuole mettere al riparo di possibili
sentenze della Corte Costituzionali le deroghe ai diritti estorte nelle
aziende ed anche con leggi dello Stato. Vuole l'abolizione dell'art.41 della
Costituzione per svincolare l'Azienda dagli obblighi sociali. Non pare che
su questo punto incontri grandi resistenze in Parlamento. Nel PD si è creato
un fortissimo partito confindustrialista ed iperliberista. Soltanto Rosy
Bindi ha speso qualche parola in difesa dei diritti dei lavoratori di
Pomigliano d'Arco. Tutti gli altri hanno isolato la Fiom ed appoggiato
spudoratamente le pretese di Marchionne.
Sbaglia la sinistra a dare adesione acritica allo sciopero indetto dalla
CGIL. Certo bisogna sostenere
i lavoratori nella loro lotta di oggi ma bisogna dire nello stesso tempo che
la piattaforma rivendicativa della CGIL non cambia di una virgola la
situazione attuale. Non basta lamentarsi che la manovra abbasserà il PIL.
Bisogna aggiungere una richiesta di aumento generalizzato dei salari e delle
pensioni
e la riconversione di grande parte della spesa pubblica dal parassitismo
agli investimenti sociali. Diminuire di almeno il cinquanta per cento il
costo della politica e destinare i cinquanta e più miliardi di ricavo al
sostegno della ricostruzione delle zone terremotate ed a programmi di
bonifica sociale nelle regioni del mezzogiorno o deindustrializzate.
Chiedere norme che scoraggiano la fuga all'estero delle imprese. L'ultima
moda è rappresentata dalla Tunisia che offre salari mensili a 125 euro. La
CGIL dovrebbe inoltre abbandonare l'inerte provincialismo e chiedere la
convocazione di una assemblea internazionale per il Salario Minimo Garantito
e per un decalogo dei diritti che bandisca il sistema WMC causa di suicidi.
L'operaio non è macchinario vivente, è un essere umano che, come dicono i
credenti, è fatto ad immagine di Dio. Bisogna liberare Cristo nelle
fabbriche lagers di tutto il mondo e riscoprire l'utopia internazionalista
del movimento operaio e socialista. C'è una fortissima ideologia classista
nell'internazionalismo dei liberisti che punta alla distruzione del ceto
medio e sta omologando il welfare dell'Occidente al livello americano, il
più basso. Bisogna contrapporre una strategia dei diritti che unisca
l'operaio polacco a quello cinese a quello italiano.
La CGIL dovrebbe chiedere al Parlamento italiano di vietare l'introduzione
della WMC nelle aziende italiane perchè lesiva della salute e dei diritti
delle persone.
La CGIL accetta le scelte del capitalismo come leggi generali
dell'economia. Sbaglia di grosso e danneggia il suo grande popolo di oltre
cinquemilioni di lavoratori e pensionati che vorrebbero combattere piuttosto
che inghiottire fiele e subire la prepotenza di gente come Marchionne da
cinque milioni di euro l'anno...
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: micromega
Sent: Friday, July 02, 2010 8:01 AM
Subject: Il PD assedia la Fiom
Il PD assedia la Fiom
Domani si svolgerà a Pomigliano un Convegno del PD per discutere la
situazione determinatasi dopo il referendum dei lavoratori che pur dando la
maggioranza dei voti al "si" non è stato sufficiente a convincere la Fiat ad
andare avanti con l'investimento. Investimento che resta avvolto nelle
nebbie. Non si capisce perchè la Fiat vorrebbe spostare a Pomigliano la
produzione della Panda mentre afferma che lo stabilimento polacco è in grado
di fornire auto di grande qualità a costi assai più contenuti di quelli
italiani. La Fiat pretendeva un grado di adesione più alto al suo progetto
già condiviso da Cisl ed Uil. Il 61% non gli è bastato e non vorrebbe
avventurarsi con una opposizione tanto forte tra i lavoratori.
Singolare modo di concepire la maggioranza. Non si voleva un referendum con
libertà di adesione ma una accettazione di tutti o quasi tutti per potere
giustificare il regime di ferro e di oppressione che il successore di
Valletta vorrebbe instaurare, un regime ancora più rigido di quello di Melfi
e di introduzione in Italia del sistema WMC che riduce i dipendenti a muli
da fatica, a macchinario vivente.
Perchè il PD, che si è distinto per la sua latitanza da tutte le grandi
vertenze che si sono sviluppate nel nostro Paese negli ultimi anni,
interviene a Pomigliano con una iniziativa ufficiale dopo un referendum che
in qualche modo costituisce l'inizio di una resistenza attiva e di una
riscossa dei lavoratori e del sindacalismo non servile del nostro Paese? C'è
stata la grande vicenda della Scuola in cui sono stati licenziati e sono
ancora in discussione diecine di migliaia di licenziamenti ed il PD non si è
fatto vivo tranne che per qualche comparsata nelle manifestazioni più
eclatanti. C'è stata la fioritura (chiamamola così) degli stiliti, delle
proteste operaie in cima ai tetti e si è visto soltanto Franceschini quando
era in corsa per la segreteria ma soltanto per farsi un pochino di
propaganda. All'Isola dei Cassiintegrati ed in Sardegna dove si è creato un
enorme bacino di sofferenza o nelle vicende di Termini Imeresi non si può
dire che il PD abbia brillato per la sua partecipazione, per avere dato un
aiuto ai lavoratori ed alle loro famiglie. Insomma, centinaia di migliaia di
lavoratori italiani travolti dalla crisi non sono stati assistiti dal PD se
non con qualche distratto comunicato.
Ora a Pomigliano D'Arco si fa un Convegno non certo per rafforzare la
posizione della FIOM che ieri ha ribadito il suo no all'accordo e riproposto
le sue condizioni (rispetto delle leggi e del contratto),
ma appunto per dare a Cisl ed UIL la cornice di un sostegno politico alle
loro posizioni e sostenere la CGIL che vorrebbe aggiungere la sua firma a
quella di Bonanni ed Angeletti.
La riunione di domani dovrebbe sottolineare l'isolamento della Fiom ed
indurne il gruppo dirigente
a soddisfare le pretese di Marchionne.
E' possibile che il PD si presenti a Pomigliano d'Arco con qualcosa in
tasca. E' possibile che abbia ottenuto da Marchionne il ritiro dei punti del
suo decreto che violano la legge e che comunque non potrebbero reggere ad un
ricorso al Magistrato. Ma, per tutto il resto, tira la volata alla Fiat nel
suo progetto, sostenuto dalla Confindustria e dal Governo, di totale
cancellazione di ogni diritto e di riduzione delle fabbriche e dei posti di
lavoro a vere e proprie caserme militari in cui il peso della gerarchia sia
schiacciante. Il PD dice si al sistema WMC ed accetta l'idea dello scambio
diritti contro lavoro.
Sarà dunque ancora più difficile per la Fiom continuare a resistere.. Il
peso del PD interviene nella vicenda non più con il pronunciamento di
singoli dirigenti ma con una decisione ufficiale. Un Partito che di schiera
apertamente dalla parte della Fiat e delle sue pretese e ricatta i
lavoratori: se non accettate resterete senza lavoro. La certificazione del
più grande partito di opposizione di una volontà aziendale che non si può
rifiutare.
L'intervento del PD stronca anche il ritorno della speranza a possibili
alternative ad una crisi che viene pagata dai lavoratori. Il voto di
Pomigliano aveva detto che i lavoratori continuavano a difendere i loro
diritti anche nelle condizioni più gravi, anche se l'alternativa è la
disoccupazione. Questa posizione di fiducia in se stessi e nella possibilità
di una strada diversa da quella imposta dal padronato aveva incoraggiato i
lavoratori italiani e li aveva indotti ad alzare la testa. Il PD interviene
per dire che nessuno si faccia illusione. Dalla crisi si esce come vogliono
i padroni ed alle loro condizioni. Meno diritti, meno salari, meno welfare.
Naturalmente gli Oligarchi del PD a cominciare da coloro che hanno rovinato
Pomigliano e la Campania con venti anni di sperperi della gestione Bassolino
continueranno a fare parte dell'establiscement, a godere dei loro privilegi
ed a bacchettare coloro che si permettono di non ubbidire con immediatezza
agli ordini dei Marchionne.
Pietro Ancona
http://www.libero-news.it/regioneespanso.jsp?id=445475
http://www.borsaitaliana.it/borsa/notizie/mf-dow-jones/italia-dettaglio.html?newsId=747461&lang=it
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Monday, July 05, 2010 12:16 PM
Subject: Un accordo da non fare
Un accordo da non fare
Il gioco di sponda del PD con la Fiat ha finito con il produrre i suoi
nefasti risultati. Il maggiore partito di opposizione quasi del tutto
disinteressato del terremoto sociale che ha investito i lavoratori italiani
limitandosi a proporre qualche panacea di capitalismo compassionevole è
intervenuto con i suoi maggiori calibri. D'Alema, Fassino, il Sindaco di
Torino, Veltroni, Letta, Bersani, tutti latitanti davanti ai licenziamenti
dei professori o al disastro sociale della Sardegna od al fenomeno degli
stiliti e dei trasferimenti allo estero dei nostri impianti industriali, si
sono sentiti in dovere di intervenire, rilasciare dichiarazioni, organizzare
un Convegno a Pomigliano per schierare tutte le batterie contro i resistenti
e per inglobare la Fiom tra le truppe di ascari a sostegno di Marchionne. Il
PD si è confermato il più importante partito Fiat. Ha presentato le sue
credenziali a Marchionne ed alla Confindustria per convincerli che è più
bravo di Berlusconi nel fare i loro interessi. Ha confermato la sua
propensione confindustrialista già manifestata con la elezione a deputati di
autorevoli esponenti del padronato. Le ragioni addotte per indurre la Fiom a
firmare sono tante. Si sostiene che il modello Pomigliano non sarà esportato
nel sistema delle relazioni . Resterà un caso isolato. Trattasi di una
menzogna smentita dal morboso interesse della Marcegaglia e della
Confindustria, che in passato non si erano mai spese moltissimo per la Fiat,
alla stipula di un accordo che introduce deroghe al regime contrattuale che
finiranno con l' abolirne le regole generali . Ogni realtà si comporterà
secondo la possibilità delle aziende di forzare le situazioni magari
aiutandosi con la minaccia della disoccupazione. Si chiede alla Fiom di
conservare il bene dell'unità sindacale. L'unità è stata certamente un bene
decenni fa quando la Fim era diretta da Carniti
e l'autunno del "salario variabile indipendente" segnò una civilizzazione
dei rapporti di lavoro. Da moltissimi anni l'unità sindacale è un disvalore,
qualcosa che funziona contro i diritti dei lavoratori. Se analizziamo gli
accordi unitari stipulati nell'ultimo ventennio ci rendiamo conto che si è
sempre trattato di togliere qualcosa ai lavoratori e di aumentare il potere
ed i diritti delle imprese. Verso lo Stato, l'unità ha funzionato cedendo
moltissimo sul sistema pensionistico, sul collocamento, sulla stabilità del
posto di lavoro. I lavoratori sono diventati più ricattabili per gli accordi
stipulati da sindacati che, unici al mondo dopo quelli americani, sono
strumenti di abbassamento dei salari e delle tutele.
Se la Fiat ha deciso davvero di fare la Panda a Pomigliano d'Arco ( cosa
della quale continuo a dubitare) credo che farà l'accordo con la Fiom.
L'accordo si baserà sulla rinunzia alla lesione dei diritti costituzionali:
sciopero e tutela della malattia ma sarà pesantissimo per i lavoratori,
assai più pesante di quello di Melfi che ha già logorato parecchio la salute
fisico-psichica dei lavoratori. I pronunciamenti di Landini ed il documento
della Fiom danno per scontata l'accettazione di tredici dei quindici punti
del decreto Marchionne. La Panda sarà fatta con turni senza interruzione e
si lavorerà giorno e notte per produrla a condizioni che richiedono la
spremitura di tutte le energie fisiche e mentali.
Anche emendato dei due punti controversi e anticostituzionali, l'accordo
sarà terribile. Per un pezzo di pane, per un salario modesto, si dovrà
sottostare a condizioni al limite della sopportabilità del corpo umano. Se
la Fiom finirà con il sottoscrivere queste condizioni di riduzione degli
operai a macchinario vivente, a utensili umani, come temo ma non mi auguro,
uscirà ideologicamente e culturalmente sconfitta e trasformata. Questo
contratto sarà l'equivalente di un Congresso. Quello che conterà dal giorno
dopo sarà soltanto l'interesse della azienda a produrre di più sempre di più
alla condizione di estremo rendimento della manodopera. Il lavoro degli
operai che costruirono le Piramidi d'Egitto o degli schiavi che realizzarono
gli acquedotti romani al confronto con ciò che si chiede ai metalmeccanici
sarà di umanità e di rispetto. Lo staffile tecnologico sarà più doloroso di
quello di cuoio.
Pietro Ancona
http://www.ultimenotizie.tv/notizie-economiche/pomigliano-incontro-fiat-sindacati-la-prossima-settimana.html
http://www.corriere.it/economia/10_giugno_15/testo-accordo-pomigliano-fiat_76d59230-78ab-11df-9d05-00144f02aabe.shtml
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Friday, July 09, 2010 4:49 PM
Subject: La lettera di Marchionne
LA LETTERA DI MARCHIONNE
Due atti significativi danno il via all'attuazione del progetto Fiat a
Pomigliano d'Arco. La riconferma a Torino degli accordi stipulati con le
organizzazioni consenzienti alla presenza dei segretari confederali Bonanni
ed Angeletti ed una lettera di Marchionne inviata a tutti gli operai di
Pomigliano d'Arco con la quale spiega le ragioni dell' inedito nazionalismo
della multinazionale. La Fiat ha stabilimenti in Polonia, in Brasile, ha
fatto importanti accordi negli Usa, ha tenuto la spada di Damocle di una
possibile riconferma in Polonia della Panda, ma oggi si cinge del
tricolore e scrive che bisogna combattere la concorrenza straniera e magari
indurre investitori esteri a venire in Italia. Parla della debolezza
strutturale del sistema industriale italiano e spiega che le misure che ha
proposto e che sono state accettate da alcuni sindacati sono una scelta,
una risposta a questa debolezza. La ricetta è semplice: aumentare la
produttività e diminuire il costo. Non ha ritenuto di prendere atto delle
ragioni sostenute da tanta parte dei lavoratori nel referendum. Non ha
invitato la Fiom né il sindacato di base e non ha voluto spostare di una
sola virgola il testo degli accordi già siglati da Cisl ed Uil.
La lettera, con tutto il suo paternalismo da fratello maggiore che racconta
di se e del suo rapporto con Fiat e si compiace di condividere con le
maestranze la salvezza dell'azienda nel 2004 in procinto di fallire, nega
che i diritti costituzionali siano messi in discussione o addirittura
sospesi. Tutto va bene, tutto è in ordine, si può e si deve partire.
A questa rinnovata sfida ai lavoratori del gruppo Fiat, alla minaccia che si
fa a tutti i lavoratori italiani
che dovranno cooperare come quelli della Fiat per guarire la debolezza
strutturale dell'industria, si dovrebbe rispondere in modo adeguato e
sviluppando le critiche che sono già state fatte al contratto di Pomigliano.
Certo la situazione è penosa dal momento che due confederazioni nazionali e
due sindacati aziendali condividono la linea di Marchionne. Tuttavia è
inaccettabile una svolta così radicale nella condizione dei lavoratori, una
svolta che fa regredire allo stato precontrattuale il rapporto di lavoro che
da ora in poi sarà disciplinato unilateralmente dall'azienda. In fondo,
anche i sindacati firmatari a Pomigliano non hanno modificato di una sola
virgola il testo dell'accordo. Si sono limitati educatamente ad inserire una
norma di raffreddamento della procedura in fondo di nessuna importanza.
Temo molto la qualità della opposizione che sarà messa in campo dalla CGIL
e dalla Fiom. La CGIL dovrebbe essere contraria all'accordo come la FIOM dal
momento che i due punti che aveva sollevato non sono stati accolti e che
quindi persiste la lesione dei diritti costituzionali di sciopero e di
malattia. La Fiom dovrebbe fare valere la sua difesa del ccnl. Ma è
possibile che la diplomazia segreta
svolta in questi giorni che hanno visto una massiccia ed a volte financo
affannosa mobilitazione dei massimi leaders del PD che si sono spesi in
ripetute esortazioni alla capitolazione della Fiom abbia prodotto i suoi
risultati. Fiat non sarà disturbata realmente nei suoi piani. L'opposizione
persisterà ma non ostacolerà in alcun modo il manovratore che potrà fare
quello che vorrà. Naturalmente lo stabilimento di Termini Imerese resterà
chiuso.
Pietro Ancona
http://www.borsaitaliana.it/borsa/notizie/mf-dow-jones/italia-dettaglio.html?newsId=754150&lang=it
http://finanza.repubblica.it/News_Dettaglio.aspx?code=658&dt=2010-07-09&src=TLB
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From: pietroancona@tin.it
To: fiom.webmaster@sicilia.cgil.it
Sent: Thursday, July 15, 2010 6:03 AM
Subject: Indecent work
Impugnare davanti al Giudice l'indecent work di Pomigliano e di Torino
L'accordo di Pomigliano è un concentrato di illegalità ed un vero e proprio
attentato alla salute psico-fisica dei lavoratori tutelata dalla
Costituzione, dal Codice Civile, dalla legge 626 sulla sicurezza, dall'OIL.
Non si possono trasformare esseri umani in macchinario vivente sottoposti ad
un regime lavorativo regolato dal sistema WMC ed Ergo Uas, Dice
testualmente l'accordo: "
5) Organizzazione del lavoro
Per riportare il sistema produttivo dello stabilimento Giambattista Vico
alle migliori condizioni degli standard internazionali di competitività, si
opererà, da un lato, sulle tecnologie e sul prodotto e, dall'altro lato, sul
miglioramento dei livelli di prestazione lavorativa con le modalità previste
dal sistema WCM e dal sistema Ergo-UAS.
Le soluzioni ergonomiche migliorative, derivanti dall'applicazione del
sistema Ergo-UAS, permettono, sulle linee a trazione meccanizzata con
scocche in movimento continuo, un regime di tre pause di 10 minuti ciascuna,
fruite in modo collettivo, nell'arco del turno di lavoro, che sostituiscono
le attuali due pause di 20 minuti ciascuna. Sui tratti di linea meccanizzata
denominati 'passo - passo', in cui l'avanzamento è determinato dai
lavoratori mediante il cosiddetto 'pulsante di consenso', le soluzioni
ergonomiche migliorative permettono un regime di tre pause di 10 minuti
ciascuna, fruite in modo collettivo o individuale a scorrimento sulla base
delle condizioni tecnico-organizzative, che sostituiscono le attuali due
pause di 20 minuti ciascuna. Per tutti i restanti lavoratori diretti e
collegati al ciclo produttivo le soluzioni ergonomiche migliorative
permettono la conferma della pausa di 20 minuti, da fruire anche in due
pause di 10 minuti ciascuna in modo collettivo o individuale a scorrimento.
Con l'avvio del nuovo regime di pause, i 10 minuti di incremento della
prestazione lavorativa nell'arco del turno, per gli addetti alle linee a
trazione meccanizzata con scocche in movimento continuo e per gli addetti
alle linee 'passo-passo' a trazione meccanizzata con 'pulsante di consenso',
saranno monetizzati in una voce retributiva specifica denominata 'indennità
di prestazione collegata alla presenza'.
L'importo forfetario, da corrispondere solo per le ore di effettiva
prestazione lavorativa, con esclusione tra l'altro delle ore di inattività,
della mezz'ora di mensa e delle assenze la cui copertura retributiva è per
legge e/o contratto parificata alla prestazione lavorativa, per tutti gli
aventi diritto, in misura di 0,1813 euro lordi ora. Tale importo è
onnicomprensivo ed è escluso dal TFR, dal momento che, in sede di
quantificazione, si è tenuto conto di ogni incidenza sugli istituti legali
e/o contrattuali e pertanto il suddetto importo forfetario orario è
comprensivo di tutti gli istituti legali e/o contrattuali. "
La prestazione lavorativa pretesa dalla Fiat è incompatibile con la tutela
della integrità psico-fisica dei lavoratori. Non si possono obbligare
persone a lavorare per un intero turno a digiuno ed a ridurre le pause
soltanto a due di dieci minuti ciascuno. Bisogna poi vedere la qualità della
prestazione che si pretende e che potrebbe causare seri disturbi alla
struttura scheletrica, muscolare e nervosa del lavoratore. Non si tratta di
picchi di prestazione pretesi una tantum quanto di un regime che deve essere
sostenuto per tutti i giorni dell'anno senza alcuna variazione. Credo che
l'applicazione del sistema WMC e del sistema Erga Uas pretesi dalla Fiat
debbano essere impugnati davanti al Magistrato italiano e davanti agli
organismi preposti alla sicurezza del lavoro in Italia e nel mondo.
L'organizzazione del lavoro proposta dalla Fiat va impugnata perchè
causerà conseguenze sulla salute dei lavoratori. I sistemi proposti debbono
essere banditi dagli stabilimenti perchè fortemente usuranti e possibile
causa anche di seri disturbi psichici e fisici.
Credo che si dovrebbe produrre subito un testo di impugnativa dell'accordo
di Pomigliano davanti al Giudice per prevenire i danni che potrebbero
derivarne dal momento che il lavoratore è costretto alla prestazione perchè
non ha alternative e dal momento che l'incauta firma delle organizzazioni
sindacali e la negazione delle ragioni addotte dalla Fiom lo hanno
privato di una possibilità di difesa e di mediazione
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
http://www.corriere.it/economia/10_giugno_15/testo-accordo-pomigliano-fiat_76d59230-78ab-11df-9d05-00144f02aabe.shtml
http://www.raggix.it/download/specializzandi_mobbing2.pdf
http://www.wikilabour.it/Default.aspx?Page=OIL&AspxAutoDetectCookieSupport=1
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From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Sunday, July 18, 2010 4:22 PM
Subject: Difendere la libertà operaia per difendere la Costituzione
Difendere la libertà operaia per difendere la Costituzione
E' singolare constatare come difronte ad un involgarimento brutale
dell'atteggiamento del padronato e della destra la reazione del leader della
CGIL, il sindacato per antonomasia degli italiani, sia di attenuazione dei
toni, soft, gentile, direi quasi delicata. Epifani dice che la Fiat
"sbaglia" a licenziare i quattro operai Fiom, che questo licenziamento
riscalderà gli animi e produrrà una "radicalizzazione".
Intanto non si può dire che abbia radicalizzato la sua posizione. Il
segretario della CGIL si limita ad invitare la Fiat alla riflessione. Questo
dichiarare il licenziamento che è sempre un estremo atto di rottura un
"errore" mi ha fatto ricordare la polemica di parte della sinistra con i
cosidetti "compagni che sbagliano". Certo si trattava di cose molto diverse
ma mi è venuto il dubbio che immedesimandosi nell'ottica aziendale della
Fiat Epifani abbia appunto voluto indicare un errore di comportamento che
renderà più difficile la realizzazione del progetto di "nuova fabbrica" che
potrebbe essere attuato appunto se Marchionne non renderà imbarazzante la
manovra del sindacato per fare accettare e digerire senza grossi scandali la
nuova organizzazione del lavoro WMC. Un buffetto simile era stato dato a
Marchionne da Bonanni che, a fronte della scomposta e nervosa reazione del
capo della Fiat, lo aveva invitato alla prudenza, ad aspettare che, pressati
dall'incubo della disoccupazione, i lavoratori di Pomigliano venissero a più
miti consigli....
La Fiat non tornerà indietro. I quattro lavoratori potranno avere giustizia
dal Giudice se e quando l'avranno e sempre che, nel frattempo, con la
complicità dei sindacati, non verrà approvato l'allegato lavoro che rende
assai difficoltosa la vita dell'art.18 e sempre che non verranno limitati i
poteri del Magistrato ed il diritto al ricorso dei lavoratori. C'è in corso,
con la collaborazione di autorevoli parlamentari del PD, uno smantellamento
delle norme che tutelano i diritti dei lavoratori. Non è da escludere che il
Parlamento, con la finta opposizione del PD, non pervenga a modifiche che si
limiteranno al semplice indennizzo del licenziamento. Intanto Sacconi riesce
ad infilare "refusi" nelle leggi che vengono approvate per la direttissima
del voto di fiducia come quello che riduce le pensioni del sei per cento e
aumenta fino a 42 anni di anzianità la soglia per mettersi in quiescenza.
I toni degli esponenti del padronato diventano di giorno in giorno sempre
più pesanti, aggressivi, offensivi. La Presidente della Confindustria si è
spinta fino alle accuse di sabotaggio, accuse assai pesanti degne di essere
querelate perchè costituiscono grave calunnia e diffamazione. I lavoratori
vengono esposti tutti i giorni sulla colonna infame ed additati al ludibrio
pubblico. E' stata fatta ed è in corso una scientifica campagna di
denigrazione e di criminalizzazione che ha toccato il suo acme
nelle scomposte performance di Brunetta.
Questa campagna è funzionale ad un radicale rivoluzionamento della
condizione del lavoro in Italia
che dovrebbe perdere la dignità che gli è garantita dalla Costituzione
collocandolo a base della Repubblica. Il lavoro deve essere totalmente
deregolamentato e sopratutto deve perdere ogni carattere
di accordo bilaterale contrattato tra impresa e sindacati. Le condizioni
saranno stabilite soltanto dalla Impresa ed i lavoratori dovranno soltanto
adeguarvisi. Prendere o lasciare! E' la vecchia idea liberista di Pannella
del contratto individuale che viene offerto e che può essere accettato o
rifiutato. Idea basata sulla menzogna di una parità di condizione tra
imprenditore e lavoratore bisbigliata anche dal Ministro Sacconi. Il
Sindacato perde la sua funzione di rappresentanza che ha avuto per oltre un
secolo e si avvia verso altri interessi legati alla gestione di fondi e di
enti bilaterali o trilaterali. I lavoratori italiani resteranno sempre venti
milioni ma socialmente sarà come se non esistessero. Non viene forse da anni
predicata fino alla nausea la scomparsa della "classe operaia"? A fronte di
questa
enorme operazione di "bonifica" reazionaria del teatro sociale abbiamo un
rafforzamento del ruolo
delle associazioni imprenditoriali che diventano sempre più importanti nelle
scelte del governo. Non è stata forse la Marcegaglia a dare lo sta bene alla
"manovra" di Berlusconi?
Giunge notizia di una iniziativa della CGIL di Potenza di creare un fondo
di resistenza per sostenere
i lavoratori licenziati fino al giudizio. Condivido l'iniziativa e spero che
venga presto attuata.
Solleva un problema esistente ed acuto, il problema di Confederazioni
Sindacali forti di oltre dieci milioni di iscritti paganti per delega che
non destinano un solo euro alla assistenza dei lavoratori e delle loro
famiglie. Un fondo per sostenere i licenziati dovrebbe essere istituito
nazionalmente e dovrebbe servire anche per altre finalità sociali connesse
al benessere dei lavoratori.
Ma in Italia il Sindacato non dà niente e dobbiamo augurarci che non si
incontri mai con il padronato e con il governo. Ad ogni incontro sottrae
sempre qualcosa ai suoi rappresentati!!
Pietro Ancona
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From: pietroancona@tin.it
To: micromega
Sent: Thursday, July 22, 2010 7:49 PM
Subject: I licenziati in borsa e l'osceno sindacalismo italiano
I licenziati in Borsa e l'osceno sindacalismo italiano
La Fiat ha avuto uno strepitoso successo in borsa. Il titolo è aumentato
del 6,41 per cento dopo la
comunicazione del buon andamento del trimestre e della scissione in due
della Impresa. La Fiat auto prosegue la sua marcia nella globalizzazione
verso una produzione di sei milioni di auto ritenuta la sola vincente nella
competizione attuale.
Questo brillante successo borsistico è stato preparato meticolosamente con
alcune operazioni
aggressive rivolte a neutralizzare l'insuccesso di Marchionne nel referendum
di Pomigliano. Gli azionisti danno le pagelle sul conflitto sociale, sui
diritti, sulla forza del sindacato.La Fiat doveva rassicurarli di avere un
mano un nodoso bastone e di tenere l'ordine. Cinque lavoratori sono stati
licenziati. Scelti tra gli aderenti o esponenti della Fiom e dello SliCobas
che sono
i sindacati che continuano a restare tali e cioè a svolgere le funzioni di
tutela dei lavoratori che Cisl UIL ed altri sindacati gialli hanno dismesso
da un pezzo. Marchionne in persona è intervenuto su "Repubblica di oggi" sul
licenziamento di uno degli operai. Ha testualmente detto: "perchè si deve
tollerare che uno dice di portare il figlio dal medico e poi va a
scioperare?" Qualcuno dovrebbe fargli osservare che non c'è proporzione tra
il "delitto" commesso e la pena inflitta. In secondo luogo il licenziato
potrebbe benissimo aver portato il figlio dal medico ed utilizzato il resto
del tempo per partecipare alla manifestazione con i suoi compagni di lavoro.
In terzo luogo, partecipare ad una manifestazione per difendere i diritti
e la dignità messi in pericolo dalla introduzione di sistemi WMC ha una
valenza morale che non può essere disconosciuta. I licenziamenti sono
stati una fredda e per certi versi maramaldesca risposta all'insuccesso
della pretesa mafiosa di condivisione di una riorganizzazione della
produzione basata sullo sfruttamento intensivo del lavoro con accordi
illegali ed anticostituzionali che sono già stati denunziati alla
magistratura ed all'Inail con un esposto che evidenzia le gravi patologie
scheletrico-muscolari-nervose alle quali andranno incontro i lavoratori.
Marchionne ci fa sapere che produrrà in Serbia la manovolume che "con
sindacati più seri" si faceva a Mirafiori. La "serietà " alla quale allude
Marchionne è quella fin qui dimostratagli da Cisl ed Uil ma che
evidentemente non gli basta per stare tranquillo. La Fiom e la stessa CGIL
non sarebbero "seri" e pertanto vengono additati come responsabili del
trasferimento all'estero dell'impianto. Insomma chi difende i diritti è
responsabile della fuga all'estero delle aziende. Anche il meschino e
tartufista quadro politico italiano interviene per lamentarsi dell'
estremismo della FIOM e dei Cobas che metterebbero a repentaglio
l'occupazione. Ma la Fiat si trasferisce all'estero perchè la povera
Serbia, assetata dal bisogno di creare occupazione, pagherà quasi per intero
lo stabilmento. Cosa che a suo tempo è successa a Termini Imerese. I paesi
poveri e bisognosi di lavoro sono disposti a pagare coloro i quali si
degnano di impiantarvelo. La Fiat quindi avrà contributi dallo Stato serbo e
potrà avere a disposizione una manodopera da pagare meno della metà di
quella italiana. Questo problema delle disuguaglianze salariali dentro
l'Unione Europea sta diventando allarmante: c'è una formidabile spinta al
livellamento verso il basso e di sottrazione di diritti da una
imprenditoria cinica, irresponsabile, alla ricerca di profitti "mordi e
fuggi" e di zone nelle quali si possono permettere di inquinare senza grossi
problemi. Ne sappiamo qualcosa per quanto è accaduto in Sicilia negli anni
sessanta nei poli siracusano e gelese della petrolchimica. Se la
globalizzazione abbisogna di regole lo stesso dicasi
dell'area della Unione Europea dentro la quale i paesi dell'Est sono
diventati una vasta area per la delocalizzazione di impianti provenienti da
democrazie economiche e sociali più mature ed avanzate.
Sindacati e sinistra non fanno nulla per fronteggiare questa terribile
deriva verso l'inabissamento dei diritti e del welfare in Europa. Non esiste
una linea di fronteggiamento dei salari e dei diritti dall'attacco
padronale. Bisognerebbe chiedere il Salario Minimo Garantito in tutta la
Unione Europea ed avviare
la contrattazione europea. Potrebbero iniziare i metalmeccanici con la
presentazione di un progetto di
Contratto Collettivo Europeo di Lavoro che potrebbe ribaltare la tendenza
alla decontrattualizzazione sostenuta dalla Confindustria ed appoggiata in
Italia da Cisl ed Uil.
Ma le scelte che stanno compiendo sindacati italiani come la Cisl e l'UIL
sono davvero oscene. Bonanni ha elogiato "l'accordo" di Pomigliano e ne fa
un modello da estendere a tutte le imprese italiane. Insomma è d'accordo con
la Marcegaglia, Sacconi e con Marchionne: bisogna dare una forte sterzata
e cambiare le regole ed i contenuti del lavoro riportandolo agli estremi
parametri indicati per il massimo sfruttamento della prestazione umana. E'
immorale, è osceno che coloro i quali sono preposti alla difesa dei diritti
dei lavoratori si facciano portavoce della ideologia del padronato. Se
padronato e sindacato parlano lo stesso linguaggio e condividono le stesse
cose i lavoratori si ritroveranno nella solitudine di chi è costretto a
chinare la testa o a cercare una via di salvezza diversa da quella che
finora era assicurata da una normale dialettica del conflitto sociale.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Saturday, July 24, 2010 1:03 PM
Subject: la truffa newco e l'attacco al ccnl
La
Sembrerebbe che la Fiat abbia allo studio il progetto di inventarsi una
newco a Pomigliano per riassumere, alle sue condizioni, il personale che le
farà comodo, punire con il licenziamento il quaranta per cento che ha osato
sfidare il Divino A.d. Marchionne, creare una realtà ab novo simile a quella
Alitalia. Il caso Alitalia viene studiato attentamente ed assunto a modello
per la nuova società.
Per quanto i giuristi della Fiat possano essere di altissimo livello e di
grande abilità non potranno tuttavia ignorare che c'è una differenza
insuperabile tra la situazione Fiat Stabilimento G.B.Vico e
l'Alitalia. La cordata di imprenditori che ha dato vita alla Kai era
costituito di persone fisiche e giuridiche diverse da quelle che
costituivano l'Alitalia. Nel caso della Newco di Pomigliano sarebbe la Fiat
che succederebbe a se stessa, Marchionne a Marchionne, la famiglia Agnelli
alla famiglia Agnelli.
Quindi si tratterebbe di una operazione che simulerebbe un cambiamento di
ragione sociale che in effetti non c'è. Una truffa!
C'è una volontà del padronato italiano di sciogliersi dai vincoli della
legalità, di profittare del proprio potere per rovesciare il tavolo e
riportare a condizioni premoderne le regole del lavoro. La Fiat sembra
pronta a non iscriversi alla Confindustria per non avere obbligazioni
contrattuali. Vorrebbe fuoriuscire dal sistema contrattuale che sente troppo
stretto ed inadatto alla realizzazione delle sue voglie di dominio e di
profitto.
Per quanto la posizione della Marcegaglia sia apparsa di freno a quella di
Marchionne non credo che ci sia un reale dissenso nel campo padronale.
Emerge con sempre maggiore chiarezza la voglia di ribaltare ogni accordo e
di organizzare un regime in cui alla bilateralità degli accordi subentrerà
subito
la unilateralità della volontà padronale già apparsa a Pomigliano. "Queste
sono le condizioni! Prendere o lasciare". Naturalmente si sa che il
"lasciare" è del tutto retorico dal momento che i lavoratori non hanno
alternativa. Hanno bisogno di lavorare per vivere e potrebbero, in caso di
necessità, acconciarsi anche alle condizioni più umilianti e più dure.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Monday, July 26, 2010 7:05 PM
Subject: Fiat, Torino, riunione dei "complici" con palo.
FIAT. Torino, riunione dei "complici" con palo.
Si apre una settimana cruciale per lo sviluppo del colpo di stato sociale
che la Confindustria ed in particolare la Fiat stanno realizzando in Italia
con l'aiuto di Sindacati fedigrafi e politici ruffiani.
Si riunisce a Torino e non a Roma, al Ministero del Lavoro, una riunione
convocata da Sacconi con Marchionne, Cisl ed Uil, Cgil, il sindaco di
Torino ed il Presidente della regione Cota. Si dovrebbe scongiurare il
trasferimento della produzione da Torino alla Serbia. La povera Serbia
accetterebbe di farsi spolpare fino all'osso accollandosi la costruzione di
grande parte dello stabilimento ed assicurando condizioni fiscali di
coloniale favore ivi compresa una zona franca fiat. Inoltre consegnerebbe
al Gran Visir degli Agnelli gli operai ben selezionati a prezzi stracciati,
ultradisciplinati, disponibili a qualsiasi sacrificio pur di portare a casa
un pezzo di pane: quattrocento euro al mese. .Insomma più o meno alle
condizioni degli schiavi che costruirono le Piramidi. Sono gli stessi
operai che avevano dato vita alla Jugoslavia del Presidente Tito, una grande
civiltà del lavoro e del socialismo distrutta dai bombardamenti Nato.Peccato
che la Serbia non li possa militarizzare come fece Mussolini durante le
guerre africane. Allora gli operai se "indisciplinati" su segnalazione
della Fiat potevano finire difronte al tribunale Militare di Guerra e
rischiavano anche la condanna a morte oppure a lunghissimi e durissimi
periodi di detenzione.
Argomento della riunione con i "complici" (Sacconi così definisce il
rapporto confindustria-governo-sindacati) alla presenza confermata del Palo
(la CGIL che non se la sente di aderire al club dei complici ufficialmente
ma è costretta a colpi di sperone dal PD, da Chiamparino, da Letta, da
Veltroni etc..a stare alle condizioni che pone la Fiat) è la cosidetta
"affidabilità" che dovrebbe essere garantita, si dice, dai sindacati ma si
intende dalla Fiom. Dei sindacati di base, che pure hanno una loro
significativa eroica presenza tra i lavoratori, non si parla nemmeno. Basta
cancellarli con un trattino di penna ed ogni tanto decimarli con qualche
licenziamento ben mirato! I giornali e le Tv sanno che debbono ignorarli
oppure, quando proprio non se ne può fare a meno di parlarne definirli
estremisti, pericolosi fondamentalisti, teste calde, antipatriottici.
Dopo la vicenda di Pomigliano seguita dai licenziamenti di rappresaglia
quotati in borsa sono portato a credere che abbia davvero ragione Eugenio
Scalfari a dubitare della consistenza dei programmi e delle prospettive
reali della Fiat. Scalfari dice che la Fiat si è salvata aggrappandosi alla
Chrysler e facendosi finanziare da Obama e dal Sindacato Uaw e che
l'investimento in Serbia avviene a condizioni specialissime ad esborso quasi
zero della Fiat. Insomma, osserva in controluce e senza concedere molto
credito il radioso cammino di Marchionne che riesce a scippare il malloppo
soltanto sfruttando lo stato di bisogno e la crisi altrui. In effetti, se si
seguono i movimenti di Marchionne si ha l'impressione di trovarsi difronte
ad un giocoliere, al napoletano con compare che fa il gioco delle tre carte
e ti invita ad indovinare quella vincente: Qual'è la carta vincente della
Fiat?
Il lugubre Bossi, unendosi ad una lamentazione di prefiche maledicenti la
Fiom che metterebbe in pericolo l'occupazione, dice: "Senza lavoro non ci
sono diritti". Per sottointendere: prendiamoci il lavoro ed ai diritti
penseremo un'altra volta...
La riunione di Torino presieduta da un Ministro del Lavoro che sarebbe
meglio chiamare degli Industriali si propone lo scopo di ottenere nuove e
significative concessioni dai Sindacati e dalla pubblica amministrazione. I
sindacati dovrebbero garantire la cancellazione de facto di diritti
garantiti dal ccnl, dalle leggi e dalla Costituzione e fare anche da
mazzieri del padrone come i sindacati americani mafiosi che piacciono tanto
a Marchionne. Dovrebbero tenere l'ordine, incitare i lavoratori a fare fino
in fondo il loro dovere di macchinari viventi, isolare le teste calde,
segnalarle all'ufficio risorse, accettare il loro confino nei reparti più
duri. E' cambiata qualcosa dalla Fiat di Valletta che confinava gli operai
comunisti e della Cgil nei reparti dove si moriva prima come la verniciatura
di una volta?
A Torino si farà un altro passo avanti, un'altra stazione di via crucis
lungo la strada apertasi venti anni fa con l'abolizione della scala mobile e
lastricata di diritti perduti fino ai "refusi" fatti in malafede da Sacconi
con il consenso dei "complici". Venti milioni di italiani che vivono di
lavoro dipendente sono sottoposti ad un attacco che non ha precedenti.
L'obiettivo è la cancellazione della libertà e delle sue regole nei posti di
lavoro. Un obiettivo al quale lavorano in molti delle maggioranza e della
opposizione parlamentare. C'è più opposizione nella cultura giuridica e
sociologica che tra partiti e sindacati che una volta erano dalla parte dei
lavoratori.
Pietro Ancona
http://www.proteo.rdbcub.it/article.php3?id_article=206&artsuite=4
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Wednesday, July 28, 2010 6:00 PM
Subject: Serbia Zastava: bombardamenti ed affari
Serbia-Zastava: bombardamenti ed affari
L'Italia ha partecipato attivamente ai bombardamenti della Serbia del 1999.
Belgrado fu sottoposta per settantasette giorni a spaventose incursioni
aeree della Nato che non si limitavano a distruggere ma hanno anche
avvelenato l'ambiente e le persone. Non sappiamo quante centinaia di
migliaia di persone siano morte dopo la guerra. Se esiste una statistica
viene tenuta celata per via di interessi a non dispiacere l'UE e la Nato.
La grande fabbrica Zastava fondata nel 1853 marchio di una affermata
automobile fu devastata. I suoi 36 mila operai persero il lavoro. Il governo
D'Alema fu molto attivo e scrupoloso nella realizzazione dei piani di
bombardamento. L'apparato industriale della Serbia, eredità del glorioso
comunismo di Tito che dava lavoro e sicurezza a milioni di lavoratori, fu
annientato. Il Danubio fu inquinato da una onda di cianuro che ne distrusse
ogni forma di vita. I lavoratori addetti allo sgombero delle macerie ed alla
ricostruzione della Zastavo sono morti quasi tutti di cancro. Molti
conducono una desolata esistenza di malati terminali. Ma, nonostante abbiano
usato terribili armi cancerogene all'uranio ed al fosforo ed ancora
continuano ad usarle, l'Italia e l'Occidente si ritengono una civiltà
superiore che diffonde nel mondo valori di libertà e di democrazia.
Ora la Fiat di Marchionne, per un accordo-capestro estorto due anni orsono
al governo della Serbia che ha un disperato bisogno di uscire
dall'isolamento e dalla discriminazione della Nato e dell'Unione Europea
(che hanno riconosciuto il Kossovo come Stato indipendente e sovrano
strappandolo dalla viva carne della nazione), ristrutturerà e rilancerà la
fabbrica occupando una modesta parte dei lavoratori anteguerra. Riceverà in
dono 150 ettari di terreno, diecimila euro per ogni occupato, esenzioni ed
agevolazioni fiscali, tutte le infrastrutture necessarie e financo una zona
franca per la Fiat per l'importazione di prodotti semilavorati. Un ben di
Dio, una vera e propria cornucopia di beneficts, ai quali vanno aggiunti i
finanziamenti della Banca Europea degli investimenti.
Gli operai avranno una paga massima di quattrocento euro mensili che sono
pochi anche per la povera Serbia. Inoltre gli operai saranno praticamente
militarizzati, dovranno sottostare a condizioni di lavoro disumane
riducendosi a vero e proprio macchinario vivente, non dovranno fiatare e
sottoposti ad un regime di spionaggio poliziesco del quale la Fiat ha una
antica e ricca esperienza risalente al ventennio fascista e proseguita con
il professore Valletta inventore dei famigerati reparti confino e delle
schedature dei lavoratori e delle loro famiglie.
La Serbia stringe i denti ed accetta anche le condizioni più dure. Si è già
prestata a qualsiasi richiesta avanzata dalle multinazionali che si sono
insediate nel suo territorio. Temo che non starà molto attenta ai problemi
di inquinamento delle acque e del territorio. Forse noi siciliani siamo
stati attenti allo impatto ecologico creati dalla Montedison e dall'Eni a
Gela e Siracusa? Abbiamo cominciato a parlarne soltanto dopo l'evacuazione
di un intero paese e la nascita dei bambini deformi. Pur di avere un lavoro
ci si è sottoposti ad ogni pericolo. Lo stesso accadrà alla
reindustrializzazione serba ad opera di capitalisti stranieri e
multinazionali.
I lavoratori serbi che ne hanno ancora memoria rimpiangeranno il socialismo
della Repubblica presieduta da Tito garante di mezzo secolo di pace e di
prosperità. Ora sono ridotti ad accettare qualsiasi condizione senza quella
libertà predicata dall'Occidente. Se si azzardano a parlare male dei
dirigenti della Fiat verranno immediatamente espulsi dalla fabbrica e
condannati alla disoccupazione con le loro famiglie.
La Serbia dovrebbe essere risarcita a miliardi di euro per i danni subiti
dai bombardamenti Nato. Ma
la regola dei rapporti di forza vuole che invece pagherà per tornare ad
avere industrie e lavoro.
La classe operaia italiana non deve accettare l'indicazione strategica di
Marchionne e della Confindustria: tutti uniti come italiani contro gli
altri. E' menzognera l'affermazione secondo la quale nella globalizzazione
gli interessi nazionali vanno difesi da un fronte unico fatto di governo,
industriali e sindacati. Se questa affermazione fosse vera il comportamento
della Fiat dovrebbe privilegiare in primo luogo gli interessi del territorio
nazionale. Non è così. La Fiat si serve del basso costo di lavoro che può
avere all'estero per ricattare ed abbassare la condizione di vita dei suoi
dipendenti in Italia. Se proprio non può fare a meno di trasferirsi.
Per questo ritengo importante la internazionalizzazione della lotta dei
lavoratori sulla base di obiettivi comuni da sostenere in Europa: Salario
Minimo Garantito, Contratto Unico Europeo, settimana lavorativa di 35 ore,
umanizzazione della catena di montaggio, bando dei sistemi WMC e
simili.....Revisione radicale dei parametri iperliberisti di mastricth e di
Lisbona..
Nello scontro nazionalistico o campanilistico i lavoratori saranno sempre
perdenti. Ci sarà sempre un posto in cui la manodopera costerà di meno. Il
lavoratore italiano deve essere fratello di quello polacco o serbo.
Oggi l'Europa dell'Est è diventata il laboratorio della destra economica e
sociale per l'abbassamento del tenore di vita delle persone e l'abbrutimento
del lavoro. Ma la stessa Europa è stata testimone della grande civiltà del
socialismo che portava i lavoratori in palma di mano. La fabbrica comunista
era a misura di uomo. I diritti nelle fabbrica e nella società venivano
rispettati ed ognuno aveva la sicurezza
di vivere senza l'angoscia di perdere tutto con la disoccupazione e di
dovere espatriare.
Il socialismo, attraverso i Marchionne e la loro folle voglia di ridurre le
persone a schiavi tremebondi,
ritornerà di grande attualità. Tornerà ad essere la speranza dell'umanità
spaventata dalla barbarie del liberismo.
Pietro Ancona
http://cronologia.leonardo.it/la72b.htm
http://www.pasti.org/pona.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Zastava
http://www.francarame.it/node/534
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From: pietroancona@tin.it
To: segreteria@cgilcampania.it
Sent: Friday, July 30, 2010 2:27 AM
Subject: la Polonia in italia
La Polonia in Italia
Con una operazione truffaldina fatta alla luce del sole Marchionne si
sottrae alle leggi ed ai contratti
vigenti in Italia. Va da un notaio e con l'aiuto di alcuni legulei del
diritto costituisce una società Fiat che subentra alla Fiat. Lo
stabilimento Giovanbattista Vico forse sarà chiamato diversamente e sarà
giuridicamente appartenente ad una nuova entità ma tuttavia è una
clonazione della Fiat, partorita dentro il corpo e con la stessa proprietà.
Gli Agnelli succedono a se stessi. Si limitano a cambiare ragione sociale
al solo scopo di truffare i lavoratori, sciogliersi da ogni obbligo,
scegliersi la mano d'opera disponibile alle condizioni che Marchionne si
degnerà di dettare e ridettare e che magari saranno ancora più dure ed
opprimenti di quelle già firmate qualche giorno fa a Pomigliano e poi a
Torino.
Al fine di disattendere agli obblighi di rispettare il contratto di lavoro
a Marchionne è stato suggerito, magari dai "complici" di Sacconi, di non
fare iscrivere la newco alla Unione degli Industriali di Napoli. Non so
quali legulei abbiano suggerito i due escamotages (newco e non iscrizione)
che fanno acqua da tutte le parti. In primo luogo è chiarissimo che si sta
compiendo un falso. Tutti sappiamo che la newco non è affatto newco ma la
Fiat travestita. L'operazione Alitalia non è evocabile dal momento che la
cordata della Cai era costituita da persone fisiche e giuridiche diverse da
quelle dell'Alitalia. In secondo luogo, secondo la generale interpretazione
delle norme che regolano il passaggio delle società queste avvengono sempre
rispettando i vincoli e le obbligazioni da parte della società subentrante.
Non credo che il signor Marchionne che ha concepito o fatta propria questa
spregevole e furbastra soluzione per evadere gli obblighi di un contratto di
lavoro che non è tra i migliori d'Europa perchè concede ai metalmeccanici
italiani il quaranta per cento in meno di quello tedesco e di quello
francese possa azzerare tutto, ricominciare da capo, fare come se la storia
cominciasse ora. Che farà delle anzianità maturate dai dipendenti? Che farà
la nuova società delle obbligazioni contratte dalla Fiat Pomigliano?
Anche la cancellazione dalla Confindustria non gli servirà a molto. Il
contratto è legittimato dalla sua
stessa applicazione. Non credo che ci sarà magistrato che potrà accettare
per buono il nuovo contratto della Newco. Il principio erga omnes, nella sua
logica lettura giuridica, esclude che una furbata possa danneggiare
interessi vitali ed essenziali delle persone legate al diritto di avere un
trattamento equo e rispondente ai principi della Costituzione.
Marchionne ritiene di potere trasferire le condizioni che detta in Polonia
in Italia. Ritiene che con
due mosse da azzeccagarbugli possa fare i suoi comodi. Fare il manager in
questo modo annullando le leggi ed i regolamenti che si ritengono di
impedimente è davvero da volgare scippatore. L'industria automobilistica
tedesca o francese che paga salari migliori di quelli italiani non ricorre
ai trucchi che questo signore sfoggia in Italia. Purtroppo abbiamo un
governo indecente moralmente e politicamente incapace di esercitare la sua
autorità per impedire questo squallido traccheggio.
La Fiat si conferma per quella che è sempre stata nella storia d'Italia fin
da quando un Agnelli riuscì a fare fuori i veri soci fondatori dello
stabilimento ed impossessarsene. E' sempre vissuta appoggiandosi al potere
politico ed anche militare quando è stato il caso per pagare bassissimi
salari ed imporre condizioni da caserma. Allo Stato italiano ha succhiato
risorse immense. I lavoratori sono talmente poveri da non potere resistere
un mese senza salario ma gli Agnelli hanno una cassaforte munita e
presidiata che li fa ricchissimi. Ora si vuole imporre una sovversione
dell'ordine sociale cancellando i contratti e per fare questo con l'aiuto di
qualcuno costruisce carte false.
Mi chiedo quale dignità abbiamo le istituzioni italiane a subire tutto
questo, a farsi trattare da colonia
dal signor Marchionne. Anche un Governo di destra dovrebbe avere la dignità
di reagire e di tutelare l'ordinamento dal sovversivismo di una industria
che oltretutto non gioca a carte scoperte e chissà quali altre amare
sorprese ci riserva. Il Parlamento che tace e gira la testa da un'altra
parte ne esce assai male. I mille oligarchi che lo compongono sono soltanto
dei privilegiati a cui non importa il decoro che l'operazione Marchionne
spazza via. Si torna all'era delle caverne.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: il manifestino
Sent: Thursday, August 26, 2010 4:25 PM
Subject: Attacco al diritto alla vita
Attacco al diritto alla vita
Tremonti ha sferrato un attacco frontale alla legge 626 che protegge,
parzialmente, la sicurezza dei lavoratori. L'ha definita sprezzantemente
"una roba", un lusso che l'Italia non può permettersi. Parla dell'Italia che
destina una montagna di soldi all'Oligarchia politica la più privilegiata
esistente al mondo e che ha ridotto la fetta di reddito del lavoro
dipendente di quindici punti negli ultimi dieci anni. Lo stipendio di
Tremonti ministro è maggiore di quello percepito dal presidente degli USA.
Non credo che abbia le carte in regola per chiedere al Paese di risparmiare
sulla tutela della vita dei lavoratori con una improntitudine e la superbia
di chi ha la certezza di non essere contraddetto da sindacati felloni
e da una "sinistra"che non è più tale e pietisce la benevolenza dei ricconi
italiani.
L'attacco di Tremonti è generale ed è rivolto a tutta la legge ma credo
che punti subito a sollevare le aziende dall'obbligo del pagamento dei
salari nei tre giorni cosidetti di carenza in caso di infortunio e
probabilmente si propone l'obiettivo di una privatizzazione dell'Inail. Oggi
il lavoratore viene curato ed indennizzato ed è possibile che Tremonti pensi
ad un regime in cui se un operaio si rompe un braccio o una gamba dovrebbe
sbrigarsela da solo. D'altronde la stessa 626 in caso di morte del
lavoratore non prevede alcun indennizzo per le famiglie che, per ottenerlo,
debbono instaurare una difficile e costosa e magari ventennale causa
civile. Può darsi che Tremonti pensa di estendere questa grave inadempienza
agli infortuni non mortali. Si tratta di una massa enorme di assistiti.
Da quando il Presidente della Repubblica è intervenuto dando una risposta
che non senza escludere le ragioni della Fiat ha indicato nel rispetto
della sentenza del Giudice e nel reintegro dei lavoratori la strada maestra
da seguire c'è stato un gioco pirotecnico di dichiarazioni di segno opposto.
La Marcegaglia è intervenuta per reclamare i diritti della Azienda che per
lei sono naturalmente prioritari su quelli dei lavoratori che addirittura
andrebbero cancellati. La signora Gelmini, Ministro come Tremonti, ha
spezzato la sua lancia a favore della Fiat collocandosi tra i falchi
dell'ala destra berlusconiana e preparandosi alla successione secondo il
piano da lei stipulato a Siracusa con le altre due sue colleghe di
governo.Tremonti che in questi giorni gode della cottura a fuoco lento di
Berlusconi e freme per prenderne il posto al più presto non poteva restare
indietro. Ha alzato il tiro rispetto la sua collega concorrente e propone
addirittura la smobilitazione di una legge che in qualche modo ha ridotto il
mostruoso andamento degli infortuni mortali e gravi che avvengono
quotidianamente nel lavoro italiano. Siccome è uomo di legge ed è stato
per anni commercialista ed estensore materiale della dichiarazione dei
redditi delle elites della borghesia padana, non ignora che la 626 recepisce
in grande parte normative ineludibili della Unione Europea e per questo
naturalmente ha chiesto la sua messa in discussione non soltanto in Italia
ma anche in Europa. Il colbertista all'occasione diventa superfalco!
Ricordo che il varo dei decreti delegati della 626 fu assai faticoso. Il
governo Prodi ci mise molto tempo e tanti contorcimenti prima di vararli. La
Confindustria non li firmò ma ottenne l'abbassamento della pena per i
responsabili di infortuni mortali da due anni ad un anno e sei mesi. Ricordo
perfettamente che la Cisl ebbe molte esitazioni prima di accettare il testo
proponendo diversi emendamenti di alleggerimento delle penali. Inoltre, la
legge che Tremonti vorrebbe abrogare, prevede penalità inferiori ai costi
che le aziende dovrebbero sopportare per mettersi in regola. Potete
immaginare quello che succede nella maggioranza dei casi.....
A distanza di quasi un giorno dalla strabiliante e grave sortita di
Tremonti, non ci sono reazioni ufficiali della Cisl e della UIL. La CGIl si
è fatta viva, dopo molte ore, con la dichiarazione di una dirigente di
secondo piano addetta al settore sicurezza. Ha detto cose giuste e
condivisibili ma che tuttavia non costituiscono una reazione adeguata ad un
Ministro che è certamente il più importante del governo Berlusconi.
E' come vedere scorrere la storia all'indietro. Altro che le picconate di
Cossiga! Ogni giorno c'è qualcosa di fondamentale del nostro ordine civile e
democratico che viene aggredito. Dal diritto dei lavoratori di non stare
digiuni per otto ore secondo il modulo wmc della fabbrica Italia alla
sicurezza stessa della vita dei lavoratori. Chi se ne frega! Importante che
le sorti magnifiche e progressive
della ricca e feroce borghesia italiana vengano salvaguardate!
Pietro Ancona
http://it.wikipedia.org/wiki/Legge_626
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Saturday, August 28, 2010 10:48 AM
Subject: Il vero problema è la confindustria
Il vero problema è la Confindustria
E se il problema dell'Italia, delle sue difficoltà che la fanno annaspare
non fossero le resistenze frapposte dalla Fiom all'editto Marchionne, ma la
Confindustria e la sua incapacità ad indicare una linea di sviluppo e di
produzione di profitti che non sia quella dell'assistenzialismo e dei bassi
salari?
La Confindustria tedesca credo che abbia molto da insegnare ai sempre più
lividi portavoce degli industriali italiani. L'industria tedesca regge con
salari quasi doppi di quelli italiani. L'economia generale del Paese è
armoniosa ed i negozi non sono deserti come avviene da noi dove la gente non
ha più soldi da spendere oltre quelli necessari alla mera sopravvivenza,.
I sindacati tedeschi assolvono ad un ruolo di responsabilità con la
pratica della codecisione.
Ma i loro lavoratori non sono disperati e ridotti alla fame come quelli
iscritti ai sindacati italiani di Bonanni, Angeletti ed Epifani che dal 1993
ad oggi tengono i salari fermi e cedono consistenti quote di diritti e di
welfare ogni volta che si incontrano con Governo ed Imprenditori. La
codecisione tedesca in Italia si traduce in una mera presa d'atto delle
decisioni unilaterali delle imprese.
Mettete in fila le dichiarazioni della Marcegaglia ed i documenti di
Confindustria degli ultimi venti anni. Un piagnucolio senza fine per
chiedere soldi, soldi, soldi (di quelli buoni diceva la Marcegaglia). La
Marcegaglia che oramai sfiora la volgarità con la brutalità e le bassezze
delle sue accuse verso i lavoratori con accenti sempre più queruli ed
isterici chiede favori fiscali per le imprese, sempre meno welfare e
sopratutto la riduzione al silenzio dei sindacati di lavoratori che ancora
si ostinano a essere tali.
Tutto quello che ha ottenuto non basta mai. Vuole ancora di più, sempre di
più. L'ideale è portare il lavoratore italiano allo stesso livello di quello
polacco o, meglio, di quello tunisimo. Azzerare quasi il costo della
manodopera anche se questo incide sempre di meno sui costi di produzione
anche nella industria manifatturiera. Azzerare la spesa sociale dello Stato.
La scuola italiana sta per essere ridotta in maceria dalla drastica cura
dimagrante della Gelmini. Una scuola al livello della peggiore scuola
pubblica delle periferie americane con programmi sempre più dequalificati.
Ora l'abbattimento dei salari già ultimi tra i paesi OCSE non basta più.
Tremonti propone anche di evitare i costi per la sicurezza del lavoro. La
difettosa ed insufficiente legge italiana gli sembra "un lusso" e pensa di
mettere le mani sull'Inail e sull'INPS magari per sfasciarli
privatizzandoli. Sembra attirato dalla buona salute finanziaria di cui
godono due istituzioni importanti del welfare italiano.
Marchionne si è unito ai pellegrini che ogni anno si recano a Rimini al
"famoso" meeting di Comunione e Liberazione, una organizzazione che in
Italia svolge il ruolo di certe associazioni fondamentaliste della destra
statunitense che gli italiani conoscono per le sue intolleranti convinzioni
neocon e non per quella che è: un enorme parassita che ha creato un impero
economico con appalti si servizi e forniture dalla pubblica amministrazione,
con la cosidetta sussidiarietà, i bassissimi salari che corrisponde alle
persone che lavorano alle sue dipendenze. Ogni anno l'appuntamento al
meeting di CL, come la relazione del governatore della banca d'Utalia, come
il Convegno di Cernobbio, scandisce il calendario politico. Gli Oligarchi
della politica italiana smaniano per un invito che viene
accordato soltanto a coloro che si distinguono nella lotta contro la classe
lavoratrice e la sinistra.
Sarebbe opportuno un approfondimento di CL , un esame dei bilanci della
Compagnia delle Opere,
e magari scopriremmo quanto è bello, quanto è redditizio e facile, gridare
contro lo statalismo e profittare a piene mani delle sue risorse.
L'idea di usare la globalizzazione per ridurre l'Italia al livello
dell'Egitto o della Polonia di oggi rottamando i diritti delle persone,
distruggendo la scuola e la sanità, svendendo il patrimonio dello Stato ai
privati, ha fatto in Italia troppa strada. L'idea di considerare la lotta di
classe un reperto del passato è autolesionistica. Il conflitto sociale è
l'unico regolatore bilaterale o multilaterale dei rapporti interni alla
società. La dialettica del conflitto sociale produce progresso. Stimola le
imprese verso le innovazioni. Quando le imprese risolvono i problemi
riducendo i salari o i diritti invecchiano e vengono superate e diventano
presto fuori mercato. La fiat, scaricando da sempre sui salari e sullo Stato
le sue difficoltà, produce auto poco competitive e meno buone e solide di
quelle della concorrenza. Perde quota e deve produrre in Serbia per
competere con coloro che producono auto in Germania o in Francia pagando
alti salari e rispettando contratti e leggi sociali che Marchionne vorrebbe
stracciare.
Pietro Ancona
Il peso di tasse e contributi sui salari, il cosiddetto cuneo fiscale, è in
Italia al 46,5%. Nella classifica dei maggiori trenta Paesi, aggiornata al
2009, l’Italia è al sesto posto per tassazione sugli stipendi, dopo Belgio
(55,2%), Ungheria (53,4%), Germania (50,9%), Francia (49,2%), Austria
(47,9%). Il peso di imposte e contributi sui salari in Italia è rimasto
stabile dal 2008 al 2009, registrando solo un lieve calo (-0,03%).
http://www.polisblog.it/galleria/classifica-ocse-salari-italia-al-23-posto
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: micromega
Sent: Friday, September 03, 2010 8:57 AM
Subject: Sciopero generale per la Scuola e contro la Fabbrica Italia
Sciopero generale per la Scuola e contro la Fabbrica Italia
La questione della scuola creata dalla riforma Gelmini merita la massima
attenzione ed il massimo impegno della CGIL. E' una questione che non
riguarda soltanto i precari come si vorrebbe far credere, ma tutta la scuola
e le famiglie dei lavoratori italiani, di tutti coloro che non debbono
subire la dequalificazione della scuola che procede speditamente assieme
alla dequalificazione della sanità, del sistema pensionistico, del contratto
e del salario. Siamo di fronte ad un passaggio cruciale. Ieri Gelmini ha
scaricato sul passato la responsabilità di avere creato duecentomila
precari. Ha detto che le assunzioni non erano necessarie ed erano spesso
clientelari.
Ha ribadito il suo proclama di guerra: "la Scuola non potrà assorbirli".
Poco prima che la sentissi al TG Sicilia era stata intervistata la Preside
di una Scuola del quartiere Zen di Palermo. Aveva denunziato di avere avuto
assegnati tre insegnanti per 95 alunni! Questo Governo di destra marcia con
lucida visione di classe (quella che manca alla cosidetta sinistra) verso
un drastico ridimensionamento del servizio scolastico nazionale. Solo i
rampolli delle famiglie della borghesia imprenditora e delle professioni
potranno godere di una scuola al livello dei licei classici pubblici o
scientifici e di quella che è stata la grande scuola elementare italiana.
Esattamente come in USA: i collegi per coloro che possono pagare da trenta a
cento mila dollari l'anno. Il resto in scuole degradate con professori
precarizzati organicamente che vengono assunti di anno in anno dai direttori
o dai presidi sulla base delle disponibilità che hanno avuto dal bilancio
annuale della contea.
La Gelmini nel denunziare l'eccesso di precari accumulato negli ultimi
decenni dalla scuola italiana non ha tenuto conto del fatto che la
precarietà della condizione dei lavoratori non era derivante dalla
precarietà del posto. Il posto era organico, stabile, fissato nella realtà
dell'istituzione e del quartiere. Precaria era soltanto la condizione umana
ed esistenziale dell'insegnante. Insegnanti precari venivano utilizzati
nelle scuole e seguivano gli alunni per tutto il corso di studi. La causa
della precarietà non è nell'eccesso di insegnanti rispetto la necessità. E'
vero invece che i professori subivano una violenza giuridica che per anni ed
anni li ha privati della certezza del futuro esattamente come oggi i giovani
rovinati dalla legge Biagi subiscono il destino di essere precari e
sottopagati in posti assolutamente stabili e sicuri.
L'innalzamento del numero di alunni per classe, la soppressione di materie
di insegnamento con il malvagio obiettivo di ridurre la cultura che si
impartisce nella scuola pubblica, rendono ora davvero precaria la posizione
di una parte di insegnanti. Bisogna reagire con l'abrogazione della legge
Gelmini, il ripristino delle normative precedenti, l' aumento delle materie
di insegnamento nelle scuole ed il miglioramento della loro fruizione con la
creazione di laboratori, dalla linguistica alla informatica, dappertutto.
Lo Stato deve fare un grosso investimento nella pubblica istruzione. Deve
recuperare la priorità della istruzione pubblica su ogni altra forma di
istruzione. Deve ridare alle famiglie italiane che hanno fatto laureare i
figli, spesso con sacrifici inenarrabili, lo sbocco del concorso e della
sistemazione nella scuola pubblica. La laurea deve tornare ad avere il suo
valore di passaporto per la vita, di promozione sociale. Gli stipendi degli
insegnanti e del personale scolastico debbono essere aumentati e portati al
livello di quelli tedeschi o francesi. Non siamo forse per Pil la settima
potenza del mondo occidentale?
Ho notato e non mi piace come si comportano i sindacati nella pesante
vicenda che si è aperta. Stanno dalla parte dei precari ma si limitano ad
assisterli nelle loro lotte e quasi subiscono le iniziative spontanee di
denunzia che vengono messe in campo: sciopero della fame, uomini e donne
stiliti, sitin di protesta. Non basta. Questa conduzione della vicenda farà
inghiottire dalle sabbie mobili la causa dei docenti. E' giunto il momento
della proclamazione di uno sciopero generale per la scuola e contro il
progetto di Fabbrica Italia di Marchionne e Marcegaglia.
Lo sciopero generale deve essere fatto subito e deve essere se del caso
ripetuto. La CGIL come Confederazione deve assumersi la responsabilità
della vertenza che non è settoriale o categoriale ma riguarda un punto
essenziale della crisi italiana. Se passa la linea Gelmini nella scuola e la
linea Marchione nelle aziende il declino dell'Italia sarà segnato per
sempre. L'Italia diventerà una terra in cui staranno bene soltanto i ricchi,
i benestanti. La coesione sociale della nazione non ci sarà più.
Non si dedeve parlare solo di precari che quasi elemosinano la loro vita,
di essere graziati dalla mannaia del boia.
La CGIL deve subito lanciare il suo proclama di lotta. I professori sanno
che se combatteranno la loro battaglia per la vita soltanto come "precari"
perderanno. Si potrà salvare qualcuno di loro. A fronte di cinquemila
licenziamenti in Sicilia la Gelmini ha "graziato" un centinaio di persone.
Subito lo sciopero generale indetto dalla CGIL!
Pietro Ancona
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: il manifestino
Sent: Wednesday, September 08, 2010 9:31 AM
Subject: Eleggere Segretario della CGIL il Segretario della FIOM
Eleggere segretario della CGIL il Segretario della Fiom
La federmeccanica ha spiegato molto bene il senso della invocazione di
un nuovo patto sociale chiesto dalla Marcegaglia a Cernobbio. Un patto
sociale in cui industriali e sindacati "complici" azzerino quanto resta
della civiltà giuridica e contrattuale del lavoro abbattendone il pilastro:
il contratto collettivo nazionale di lavoro.
Quanto vogliono gli industriali non rientra nella sfera delle cose
ragionevoli ed è pericoloso per la coesione e pace sociale del Paese. La
Fiom a Pomigliano aveva aderito a tutte le richieste di Marchionne tranne
due che, come aveva precisato Epifani, non sono nella disponibilità del
sindacato essendo regolate da leggi e non da contratti: il diritto di
sciopero e la tutela in caso di malattia. La Fiom non è un sindacato
estremista, non aveva fatto barricate, aveva accettato una organizzazione
del lavoro (WMC) che i Cobas hanno denunziato con un esposto alla
Magistratura ed all'Inal perchè pericoloso per la salute dei lavoratori.
Aveva accettato turni di lavoro di otto ore senza pausa pranzo. Dalle sei
del mattino alle due del pomeriggio digiuni davanti alla propria postazione
studiata da un ergonomista padronale giapponese in modo da fare muovere il
meno possibile l'operaio facendone una sorta di macchinario vivente. Vedevo
l'altra sera in TV "la patata bollente" in bel film di Steno con Renato
Pozzetto ambientato in una fabbrica nella quale i lavoratori all'ora di
pranzo
si ritrovavano in una grande sala per consumare il loro pasto caldo e mi
veniva da pensare alla "fabbrica Italia" di Marchionne in cui il lavoratore
deve solo stare in silenzio ed accudire la macchina.
Credo che questa ossessione per spremere da ogni essere umano il massimo di
produttività occupando tutti i minuti della sua vita in azienda costituisca
una pericolosa involuzione, una disumanizzazione del lavoro intollerabile.
Nonostante la moderazione della Fiom, all'indomani di Pomigliano e del
referendum voluto dalla Fiat per mortificare la Fiom, è cominciata la grande
repressione nelle fabbriche Fiat e poi anche altrove. Essere delegato
aziendale Fiom è diventata ragione non solo di
isolamento nei reparti confino come avveniva all'epoca di Valletta, ma di
licenziamento.
Il livore di Marchionne si è spinto fino al respingimento della sentenza di
un tribunale. I tre operai di Melfi non sono stati reintegrati nonostante
l'intervento del Presidente della Repubblica. Gli industriali italiani si
ritengono al disopra della legge e rispettano le istituzioni soltanto se
dicono o agiscono per la loro convenienza.
Con la complicità di Cisl ed Uil che oramai sono apertamente dalla parte
della Confindustria e l'avallo e forse anche il consiglio del Governo la
Federmeccanica ha disdetto il contratto di lavoro firmato dalla Fiom
lasciando in vigore quello firmato soltanto da Cisl ed Uil. Un gesto di
rottura forse irreparabile dal momento che Sacconi ha già fatto sapere di
approvarlo. Non ci sono sedi di mediazioni. La scontro sarà diretto e
deciso solo dai rapporti di forza.
Estromettere la Fiom dal contratto di lavoro ha molte conseguenze
giuridiche che dovranno essere analizzate. La sua condizione diventa simile
a quella dei Cobas. Pur essendo il sindacato più rappresentativo dei
lavoratori viene scacciato ed emarginato. Non credo che questo si possa fare
e non dubito che in sede giudiziaria la questione verrà risolta in favore
della Fiom. Resta tutto il significato politico del gesto che appare il
compimento di una congiura, una cospirazione messa in atto per fare saltare
il punto di resistenza maggiore dei lavoratori e l'ultimo fortilizio di
sindacalismo di classe. Qualche giorno fa Damiano aveva accennato ad una
congiura. Non pensavo che ne facesse parte dal momento che poi ha invitato
la Fiom ad "inghiottire il rospo". Anche D'Alema era intervenuto con
pesantezza sul gruppo dirigente della Fiom.
Sono convinto che la Federmeccanica non si sarebbe spinta tanto avanti se
non avesse avuto anche la copertura del PD che, del resto, annovera tra i
suoi parlamentari autorevoli esponenti del padronato come Caliaro, Merloni,
Colaninno nonchè personaggi come Ichino, Letta, Treu che danno le munizioni
al mitragliamento dei diritti della gente.
In queste condizioni e mentre il Paese si contorce in preda ad una crisi
occupazionale assai pesante la mossa della Confindustria avvia una nuova
fase dei rapporti sociali che vuole fare dell'Italia la Tunisia d'Europa.
Il fatto che i salari italiani siano bassissimi non le basta più.
La signora Marcegaglia mentre chiedeva a Cernobbio una nuova e definitiva
capitolazione dei sindacati aggiungeva parole di elogio per la nuova
segretaria della CGIL in pectore Susanna Camusso. Elogio che aggrava i
sospetti su una involuzione in corso da tempo della CGIL, che si è
accentuata con la gestione di Guglielmo Epifani e che oggi rischia di
sfociare in un aperto accodamento alla Cisl ed all'Uil che hanno una idea di
sindacato che gestisce, non lotta, collabora con il padronato. Proprio ieri
Bonanni, facendo eco ad Ichino, ha proposto di limitare lo sciopero soltanto
al sabato per evitare di "danneggiare la produzione". Ma lo sciopero è
l'unica arma di difesa dei lavoratori e se non blocca la produzione è del
tutto inefficace, pleonastico, persino ridicolo!
Una risposta a questo processo involutivo potrebbe venire proprio dal
prossimo Comitato Direttivo della CGIL con la elezione di un esponente della
Fiom a Segretario Generale della CGIL. Scegliere tra i dirigenti dei
meccanici italiani il segretario della CGIL sarebbe una forte, motivata
risposta alle pretese del padronato italiano e trasfonderebbe al vertice
della CGIL quello spirito combattivo ed autonomo che manca da un pezzo. Oggi
le maggiori vicende della lotta sociale sono affidate alle categorie e
gestite con molto distacco dalla CGIL. Sulla scuola sarebbe necessaria la
nazionalizzazione confederale della lotta oggi confinata ad una questione
di precari che sarà perdente. Infatti le duecentomila vittime sacrificali
di Gelmini sono abbandonate a se stesse ed al massimo hanno l'aiuto dei loro
sindacati di categoria. La sottrazione di otto miliardi di euro alla scuola
riguarda tutto il Paese! La CGIL non può assistere come un cronista allo
svolgimento della crisi sociale. Vi deve intervenire con un proprio progetto
a cominciare dalla abolizione del precariato e dall'aumento dei salari dei
lavoratori oggi tra i più bassi dell'OCSE. Deve alzare barricate attorno
alla scuola.
Deve rompere con Cisl ed UIL ed allearsi con il sindacalismo di base. Per
quanto queste scelte possano sembrare gravi esse sono la sola strada di
salvezza per venti milioni di lavoratori e per le loro famiglie.
Mi auguro una forte mobilitazione, una spinta popolare per sorreggere la
candidatura del Segretario della FIOM a segretario generale della CGIL.
Pietro Ancona
già membro dell'esecutivo nazionale CGIL
già membro del CNEL
http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2010-09-05/marcegaglia-governo-convochi-forze-141820.shtml?uuid=AYi7y3MC
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: micromega
Sent: Friday, September 10, 2010 8:58 AM
Subject: il nipote del Gran Visir
Il nipote del Gran Visir
La cosa che mi ha colpito della contestazione a Bonanni è stata la faccia e
la gesticolazione di Enrico Letta, Vice segretario del PD, nipote di Gianni
Letta il gran Visir di Berlusconi, una parentela che è anche politica. Zio
e nipote fanno parte dello stesso establishment sebbene dislocati in due
partiti diversi ma entrambi di governo ed entrambi saldamente schierati con
la borghesia italiana. La faccia di Letta era piena di odio, di rancore, era
livida, minacciosa, con gli occhi lampeggianti pieni di voglia di fare del
male. La sua gesticolazione era aggressiva, il braccio era teso e la mano
chiusa con un dito puntato sui malcapitati ragazzi del Centro Sociale che
avevano avuto l'idea di prendersi la scena nella grande e terribile stagione
sociale che si è aperta. Oggi la loro azione è al vaglio della polizia. Non
dubito che erano già stati schedati dalla Digos. Penso che il loro centro
sociale Ashatasuna sarà proposto per la chiusura e che molti di loro saranno
denunziati. Una opera di disinfestazione sociale sarà presto realizzata e
questi giovani saranno dispersi e stritolati dalla macchina della
repressione e della emarginazione sociale.
Tutta l'Oligarchia politica compresi Di Pietro e la Rosy Bindi si è
affrettata a prendere le distanza dai giovani ed a solidarizzare con Bonanni.
Da questi e dagli Oligarchi vengono parole impregnate di odio destinato ad
aggravare di molto la situazione italiana. Bonanni invita
paternalisticamente la ragazza che l'ha quasi colpito con il fumogeno a non
ascoltare i cattivi maestri e nello stesso tempo indica nella Fiom la
centrale eversiva dell'odio e della sovversione sociale. Farebbe carte false
per liberare il campo dalla Fiom che raccoglie la maggioranza assoluta dei
metalmeccanici e gli impedisce di pavoneggiarsi e essere qualcosa di più
che un servizievole amico della Confindustria e di Marchionne. Pierluigi
Bersani, senza avere alcun rispetto per le proporzioni e per la verità,
parla di "squadristi". Gli squadristi erano coloro che fecero la marcia su
Roma dopo avere incendiato e devastato le Camere del Lavoro e le sedi del
PSI. Bersani irresponsabilmente paragona i ragazzi di Torino a queste
terribili e squallide figure della nostra storia! Sacconi, Cicchitto,
Brunetta e quasi tutti gli attori del tragico e grottesco teatro politico
italiano si sono slanciati in una gara a chi la sparava più grossa. Si usano
cannoni enormi per sparare contro minuscoli uccellini! Il richiamo alla
polizia è stato forte, molto forte. Non dubito che da ora in poi non solo i
politici italiani continueranno ad essere blindati e a dare l'immagine al
mondo di una classe dirigente "terrorizzata" che vive dentro un muro di
vigilantes ma anche le loro feste, questo meschino e costoso surrogato della
democrazia che è l'unico canale di comunicazione concesso dai partiti alla
loro base e che sono come la tv strumenti di passivizzazione della
cittadinanza politica.
Cicchitto ha collocato Bonanni nella galleria del martirologio di Dell'Utri
e Schifani. Schifani, Presidente del Senato nonostante le accuse che pendono
sul suo capo. Dell'Utri, deputato condannato a sette anni per contiguità
alla mafia, ma in Parlamento, in un paese in cui la Fiat disattende la
richiesta del Capo dello Stato di reintegrare i tre lavoratori licenziati da
Marchionne. Un Bonanni che difatto avalla i licenziamenti ed aizza la gente
contro la Fiom insultandola.
Si è saputo chi è stata l'autrice del lancio del fumogeno. Si chiama Rubina
Affronte. Subito si è fatto sapere che è figlia di un PM badate la finezza
della comunicazione: non di un magistrato ma di un Pubblico Ministero,
categoria bollata da Berlusconi come di malati mentali , additata all'odio
di tutte le Cricche, messa nel tritacarne di vari disegni di legge del
guardiano del sigillo del Capo, il Ministro Angelino Alfano.
Bonanni ha fatto sapere che "poteva morire". Sta drammatizzando e creando
il copione di un Martirio magari per incrudelire il fio della colpa che
comunque la ragazza dovrà pagare.
Si è fatto sapere a tutti che trattasi di una "pregiudicata". Altra
"finezza" dei nostri pennivendoli; si scrive che è stata condannata in
passato per "occupazione di terreni e di edifici". Non si specifica quali
terreni e quali edifici magari per non ricordare il movente morale e
politico del "reato commesso". Non ha certamente rubato soldi ai terremotati
dell'Aquila come tanti amici dell'inossidabile Zio, il Gran Visir di
Berlusconi, e la superinquisita classe di politici che ha in mano il Paese e
lo usa come sua proprietà privata.
L'autunno caldo, secondo gli Oligarchi ed i loro pennivendoli, non
verrebbe dal licenziamento di duecentomila professori, dalla smobilitazione
di parte dell'industria italiana che si trasferisce all'estero, dal
fallimento dei prodotti della Fiat che non riescono a piazzarsi senza il
supporto della rottamazione, da sei milioni di ragazzi che stanno
incanutendo da precari. No! Verrebbe dal petardo che la nostra cara e
generosa Rubina avrebbe fatto scoppiare nel teatro della finta democrazia di
Torino.
Pietro Ancona
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From: pietroancona@tin.it
To: CircoloPasoliniICampari
Sent: Sunday, September 12, 2010 10:15 AM
Subject: operaio usa e getta
Operaio usa e getta
Ha ragione Tremonti: la sicurezza del lavoro è un lusso che l'Italia non
può permettersi! Si tratta naturalmente dell'Italia dei ricconi, di coloro
che occultano duecento miliardi nei paradisi fiscali realizzati lesinando
salario, diritti e sicurezza. Questi signori, questa Italia, si rifiuta di
lucrare di meno.
L'indignazione del Presidente della Repubblica per un Paese che marcia a
mille e più morti sul lavoro l'anno e quasi un milione di infortuni spesso
gravi e con conseguenze di invalidità fisica permanenti non serve a niente
se lo stesso Presidente partecipa ogni anno al ricordo dell'ispiratore
della legge trenta, scritta in collaborazione tra Sacconi e Bonanni, che
introduce innumerevoli possibilità di precarizzare il lavoro. L'operaio è
diventato usa e getta e l'organizzazione del lavoro prescinde sempre di più
dalla esperienza e dalla competenza. Molte attività vengono subappaltate ed
affidate a sub dei sub appaltatori. I quali non hanno alcuna cultura
industriale e si servono di disoccupati pronti ad accettare qualsiasi
cosa pur di portare cinquanta euro a casa. Per pulire una cisterna chi fa
materialmente il lavoro perdendoci magari la vita guadagna una piccola parte
di quanto avrà ricevuto il suo datore di lavoro e, spesso, chi assegna e
passa il lavoro lucra senza fare materialmente niente.
Altre volte ho citato l'esempio della costruzione della Torre Eiffel
realizzata nel corso di due anni in condizioni eccezionali al limite di
tutto per il caldo, il freddo, l'altezza fino ad oltre trecento metri in cui
si lavorava. Non c'è stato un solo infortunio mortale. Se fosse in
costruzione oggi chissà quanto sangue e quanto dolore! La sicurezza del
lavoro sta nella sua organizzazione e nella competenza dei suoi addetti
dall'ingegnere al caposquadra al carpentiere. Sta nell'esperienza maturata,
custodita e trasmessa. Sta anche nell'affiatamento della squadra, nella sua
coesione. Spesso accade invece che tre o più persone si incontrino per stare
insieme un giorno e basta. Spesso accade che si tratti di lavoratori forniti
di competenze generiche ma usati perchè costano poco, molto poco e si
acconciano a qualsiasi cosa.
Su lavoro si muore subito ma anche lentamente accumulando veleni o
logorandosi i nervi ed i muscoli. Il sistema WMC che Marchionne usa alla
Fiat produce gravissimi danni al sistema nervoso e psichico del lavoratore
ridotto a vero e proprio macchinario vivente. Soltanto il sindacato di base
slai ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica ed all'Inail.
Non mi risulta che analoghe iniziative siano state assunte dalle
organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative.
Le poche ed insufficienti norme introdotte in quella che si chiama
impropriamente 626 sono state malviste dagli imprenditori e da parte dei
sindacati. Ricordo che i decreti tardarono già con il governo Prodi e che
Bonanni intervenne per ridurre le sanzioni. Tuttora grande parte della legge
deve essere attuata e non dubito che Sacconi farà di tutto per ridurne
l'efficacia e la portata protettiva.
L'Italia è piena di orfani di lavoratori. I benefici concessi dalla legge
per la loro sopravvivenza fino al raggiungimento della maggiore età sono
quasi inesistenti: il venti per cento della paga del genitore morto. Su che
cosa e come viene calcolato questo venti per cento è un altro capitolo da
riguardare. Basti dire che in media un orfano ricevo circa dieci euro al
giorno e la vedova venti.
Ipocrita ed insincera è la commozione dell'Italia politica per la lunga
interminabile catena di tragedie. L'obiettivo verso cui sono orientati i
politici è opposto a quello della sicurezza. Si punta alla deregolation,
all'inasprimento della pesantezza e dei ritmi dei carichi di lavoro, al turn
over sempre più frequente ed irresponsabile, alla volatilità dei rapporti.
Ipocrite ed insincere anche le lamentazioni dei sindacati. Si acconciano
a condizioni sempre più dure e non discutono il precariato. Hanno
praticamente rinunciato ad ogni richiesta che possa costare qualcosa alle
imprese o allo Stato. La parola d'ordine di tutti è soltanto: produrre,
produrre, produrre a qualsiasi costo, a qualsiasi condizione!
Quel poco che resta di sicurezza sarà smantellato. Non dubito che l'Inail
sia oggetto di attenzioni di privati in cerca di lucro. Non dubito che
destra e PD si accorderanno per spartirsene le spoglie.
L'Italia è diventata zona franca del padronato: può fare ai lavoratori
tutto quello che vuole con la complicità di sindacalisti che se vengono
contestati vengono difesi da tutta l'Oligarchia politica e dai suoi
pennivendoli.
Pietro Ancona
http://circolodelirio.wordpress.com/2010/01/31/vittime-sul-lavoro-una-guerra-civile/
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From: pietroancona@tin.it
To: CircoloPasoliniICampari
Sent: Tuesday, September 14, 2010 11:30 AM
Subject: La Cgil manipolata dal PD
La Cgil manipolata dal PD
La CGIL indice il suo terzo (o quarto) sciopero generale sul fisco
accodandosi ad una decisione separata di Cisl ed Uil. Vuole ottenere qualche
spiccioletto da dare ai lavoratori ed ai pensionati. Qualcosa come la
iperbolica cifra di cinquanta o sessanta euro annui più una grossa elemosina
subito. Pare che anche la Cisl e l'UIL sciopereranno per la stessa
rivendicazione. Nello stesso tempo la CGIL rende nota una inchiesta sui
salari in Italia non rendendosi conto di ridicolizzare la ragione dello
sciopero. Rende noto che un quarto dei lavoratori italiani ha un salario
compreso tra i 500 ed i 1000 euro e che i lavoratori atipici (sei milioni)
e quelli a tempo indeterminato hanno rispettivamente il 39 ed il 28 per
cento in meno di retribuzione.
Particolarità agghiacciante il due per cento del campione intervistato
percepisce meno di 500 euro al giorno. Insomma venti milioni di lavoratori e
le loro famiglie vivono male e tra questi circa la metà vive malissimo.
La CGIL ha incluso anche la questione del collegato lavoro in via di
approvazione alla Camera. Trattasi di risipiscenza tardiva e fatta di
malavoglia ottenuta per lo scandalo e lo sconcerto generato
tra i lavoratori della sua precedente approvazione ottenuta nel silenzio
delle opposizioni poi rinviata alle Camere dal Presidente della Repubblica.
La proclamazione di questa ennesima ginnastica motoria fatta per procurare
un pubblico ai comizianti, per stampare qualche manifesto e fare un pochino
di attivismo da boy scout del tutto innocente, si cala in uno scenario cupo,
cupissimo, dominato da due vicende terribili: il licenziamento di
duecentomila professori definiti inutili e frutto di assunzioni clientelari
e quasi criminalizzati dalla Gelmini e la pretesa della Confindustria e
della Fiom di militarizzare le fabbriche italiane dopo aver disdetto il
contratto, fatto alcuni licenziamenti per diffondere un clima di terrore e
di intimidazione e dopo la vanteria dei ministri Tremonti e Sacconi di avere
ottenuto, con il silenzio complice dei sindacati, una ulteriore "riforma"
delle pensioni, un innalzamento dell'età pensionabile ottenuto con
un vile e truffaldino "refuso".
Lo sciopero di Epifani non chiede il Salario Minimo Garantito per impedire
la schiavizzazione dei biagizzati e degli immigrati pagati molto al disotto
dei minimi contrattuali, non chiede l'abrogazione della legge Gelmini e
della legge sulle pensioni con revoca immediata dei licenziamenti dei
professori e ripristino del sistema di calcolo antecedente la riforma Dini,
non chiede la applicazione dell'art.36 della Costituzione e dell'arti 39
dello Statuto dei Diritti di tutti i contratti esistenti per impedirne la
manipolazione ed anche la revoca. Sarebbe necessario chiedere una norma di
legge o un pronunciamento che vieti le deroghe ai contratti nazionali di
lavoro. Queste introducono differenziazioni salariali e normative tra le
imprese producendo fenomeni di concorrenza sleale a carico delle imprese che
rispettano i contratti nazionali.
Non chiede neppure il completamento delle normative della cosidetta legge
626 dopo l'atroce morte
dei lavoratori di Capua e neppure una diversa normativa per i subappalti
oggi strumenti di arricchimento delle mafie e di sfruttamento dei
lavoratori.
Il PD è intervenuto a più riprese per condizionare e neutralizzare
l'azione della CGIL o renderla addirittura favorevole agli interessi della
Confindustria. Ha ammonito la FIOM a non essere "estremista" insomma
accettare le condizioni imposte da Marchionne e dalla Marcegaglia e
condivise da Bonanni ed Angeletti.
Non dubito che, dietro questa limitazione della "piattaforma " dello
sciopero alla questione fiscale ed al collegato lavoro (ma la soluzione pd e
cgil sull'art.18 è insoddisfacente) ci siano Bersani con Ichino e Letta
che si rendono conto del clima inquieto ed angosciato del Paese e della
necessità della CGIL di muoversi, di fare qualcosa. A tavolino, lontano
mille miglie dai bisogni della gente, delimitano la richiesta dello sciopero
in qualcosa che è accettato e sostenuto dalla Confindustria. Per la destra e
la Confindustria ogni riduzione di tasse è stata sempre bene accetto. Per la
sinistra le tasse sono sempre state alla base del welfare. Il problema è la
loro equità e la loro proporzionalità che la destra vorrebbe abolire.
Berlusconi sostiene che i ricconi non dovrebbero pagare più di un terzo del
loro reddito!
Suggerisco ai lavoratori ed alle lavoratrici di partecipare allo sciopero
ma con cartelloni e manifesti
per il Salario Minimo Garantito, l'abrogazione delle leggi sulla scuola, sui
precari e sulle pensioni, nuove leggi sulla sicurezza, la richiesta della
reintegrazione degli operai licenziati. Fare sentire alta, possente la
richiesta di un sindacato di classe, combattivo, non strumentalizzato dalle
voglie governativiste del PD, il sindacato di Di Vittorio e di Luciano Lama.
Pietro Ancona
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Economia e
Lavoro/2010/03/cgil-sciopero-epifani-studio-tres-swg-effetti-crisi.shtml?uuid=7875971a-2b95-11df-9e06-f0245f3b8bda&DocRulesView=Libero
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From: pietroancona@tin.it
To: CircoloPasoliniICampari
Sent: Saturday, October 02, 2010 5:12 PM
Subject: le vittime della Cisl
Le vittime della Cisl
Le parole più pesanti sono quelle dell'Avvenire, quotidiano cattolico
portavoce dei vescovi che parla di sede Cisl "assaltata" da "un manipolo di
facinorosi " e di guerriglia a senso unico. Una vera e propria manipolazione
della verità perchè la sede Cisl di Livorno non è stata assaltata ma
soltanto fatta segno ad un serrato lancio di uova e di palloncini pieni di
acqua colorata. Qualcuno aggiunge le pietre ma la presenza di queste deve
essere provata . Non c'erano pietre!
In Sicilia si dice che quando qualcuno "avi u carboni vagnatu", ha la
coscienza sporca si aspetta davvero il peggio e grida fingendosi spaventato
anche dinanzi a innocue manifestazioni di dissenso. Per il petardo tirato da
Rubina a Bonanni si è parlato di intenzione di uccidere, il leader della
Cisl ha detto di aver temuto per la sua vita, il ministro Sacconi ha
mugugnato per il mancato arresto della giovane contestatrice e tuttora si
lamenta del "perdonismo". Non bisogna perdonare niente a nessuno! Bisogna
essere durissimi con tutti specialmente con coloro che contestano gli
Oligarchi e le istituzioni che
galleggiano ed ingrassano in una realtà sociale intrisa di disperazione, di
infelicità, di terrore per un futuro sempre più incerto. Oggi tutta la
stampa italiana grida scandalizzata contro i metalmeccanici di Livorno che
hanno protestato contro un abuso di potere. Un accordo che li priva di
diritti e salario perpetrato in un ambigua temperie giuridica senza certezza
di regole. Gli obiettivi dei lai e degli alti strilli dei pennivendoli sono
orientati ad un tentativo di criminalizzazione della Fiom (la stampa di
Torino), di richiesta di ulteriori prese di distanza della CGIL dai reprobi
massimalisti, di un baubau di terrorismo prossimo venturo.
E qui la storia di Livorno si congiunge con quella del direttore di
"Libero". Maroni dichiara che si aspetta il peggio, che avremo altri
tentativi di omicidio di esponenti della Nomenclatura, ed ha già provveduto
a rafforzare la scorta a BelPietro. L'Italia è un paese in cui la polizia
viene usata alla grande per la protezione di personaggi dell'establischment-.Non
c'è paese in Europa in cui si vedano i politici con le ridicole folle
accanto di agenti di protezione. Una classe dirigente che ostenta la scorta
come status simbol e se ne serve come barriera di separazione dalla gente
comune. Siamo alla Milano di Manzoni in cui ogni Don Rodrigo ha un gruppo di
bravi che bivacca nella corte di casa. Solo che qui i Don Rodrigo sono
davvero diventati tanti e tutto il mondo guarda stupefatto il Bel Paese
in cui sfrecciano cortei di lussuosissime automobili blindate piene di
agenti al seguito dei potenti politici. Lo Stato è una specie di massaria
al servizio degli Oligarchi e le guardie sono i loro campieri. .
In effetti, i metalmeccanici di Livorno ed i loro colleghi di tutta Italia
sono vittime della Cisl e dell'Uil, vittime di una prepotenza mafiosa: la
firma di un contratto di lavoro che non è valido soltanto per gli aderenti
alla Cisl ed Uil (che sono una minoranza)ma vige per tutta la categoria per
i quasi due milioni di metalmeccanici. Questo contratto è stato firmato ed
imposto senza un referendum di coloro ai quali verrà imposto. La
Confindustria e la Fiat che sono stati tanto solerti ad imporre il
referendum a Pomigliano d'Arco sperando in un plebiscito in loro favore, si
guardano bene dal sottoporre questo contratto a verifica. Esercitano una
violenza mafiosa che produce un terribile danno morale, economico e
giuridico ai lavoratori. Questi non hanno alcun modo di reagire anche perchè
il governo che dovrebbe garantire l'imparzialità
e dovrebbe impedire le forzature sta dalla parte della Confindustria e della
Cisl ed Uil. Ha elaborato la teoria della complicità delle sigle ai danni
dei lavoratori e di chi non ci sta. Chi si oppone è estremista e non è
patriottico. In Parlamento non esiste un solo gruppo disposto a stare dalla
parte della ragione e dei lavoratori. L'opposizione del PD è
confindustrialista e patriottica disposta solo a rimproverare chi protesta.
" Ma che andate cercando con questi chiari di luna"? "Non sapete che il
vostro comportamento scoraggia gli investitori stranieri e nostrani che
preferiscono la Serbia o la Tunisia"?Anche gli Oligarchi del PD pressano la
Fiom e vorrebbero che accettasse le deroghe al ccnl e che rinunziasse ai
grilli che ha per la testa.....
Colpisce l'attiva partecipazione della Chiesa al processo sempre più
veloce di riduzione dei diritti dei lavoratori italiani. Il Papa in persona
avevano esortato i giovani a non pensare al posto fisso ma a cercare in Dio
la consolazione della loro vita. A Genova il Cardinale Bagnasco ha benedetto
l'accordo tra la Confindustria e la CGIL per un recupero dell'unità
sindacale e della collaborazione con il padronato così come oggi vuole il
governo. Insomma una adesione della CGIL alla dottrina della complicità
antioperaia che Sacconi ha portato avanti con Cisl ed Uil e che avrà un
momento significativo nel prossimo accordo che sostituirà lo Statuto dei
Lavoratori con una roba gradita al padronato italiano.
E' vero che in Italia c'è molta violenza. E' la stessa che ha spinto
Vincenzo a suicidarsi a Castellamare dopo mesi di mancanza di reddito, dopo
aver lasciato a casa i figli digiuni. E' la violenza di Berlusconi e della
destra italiana contro i professori messi sulla colonna infame del
parassitismo e del clientelismo
e licenziati a diecine di migliaia. E' la violenza del miserabile reddito di
quindici milioni di famiglie a meno di mille euro mensili. E' la violenza di
ritmi di sfruttamento cheproducano quattro morti al giorno ed una quantità
infinita di feriti, mutilati, malati. E' la violenza di un fascismo sociale
al quale partecipano quasi tutti i sindacati che impone giorno dopo giorno,
accordo dopo accordo la rinunzia a diritti conquistati o dovuti per legge.
Lavoro contro Diritti! Se vuoi guadagnarti il pane devi sottostare alle
condizioni che decidiamo noi!
La CGIL dovrebbe riflettere sulla sortita della parte più combattiva del
corteo di Livorno
e capire che la sua adesione al collaborazionismo filopadronale farà
contento Bersani e Letta ma crea un vuoto pericoloso. La gente si sente sola
senza sindacato e senza partito.
Si sente in balia di una realtà sempre più dura ed infame. Mentre in
Francia, in Spagna ed in Grecia i lavoratori combattono inquadrati dai loro
sindacati, in Italia sono costretti a staccarsi da un corteo per fare
giungere ai giornali la loro protesta contro l'aggressione sociale che
stanno subendo. Giornali che li mettono subito in graticola e ne fanno
potenziali terroristi di domani.Quando a sinistra si crea un vuoto, nel
vuoto si sviluppa una spirale di disperazione e di odio. Io spero che si
sviluppi un sindacato del tutto nuovo ma che sia la copia esatta di ciò che
era la CGIL di Di Vittorio, Novella, Santi, Foa. Io spero che questi
sindacati felloni e complici del padronato vengano ripudiati e privati
della fiducia che i lavoratori hanno avuto per loro.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: barbara spinelli
Sent: Sunday, October 03, 2010 9:27 AM
Subject: la forza degli sconfitti
Cara Dottoressa,
l'Europa ha dentro di sè il cancro della sua stessa distruzione. Le misure
proposte dalla merckel che lei oggi commenta con favore sono una
accelerazione verso la totale americanizzazione. Saranno cancellati welfare
e le fabbriche saranno quelle di Marchionne penitenziari per uomini
trasformati in macchinario vivente. L'Europa si avvia verso un fascismo
sociale sotto la spinta di Mastricth, di Lisbona ed ora della grande
Germania.
Lei crede che la gente potrà accettare di vivere in una caserma sociale, con
pochi mezzi?
L'avidità del capitalismo non temperata e non tenuta a freno ci spingerà a
chiedere la separazione piuttosto che andare avanti in questo modo. Lo sa
che si torna a parlare di settimana lavorativa di sessantatreore e di
giornata lavorativa di tredici ore?
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: CircoloPasoliniICampari
Sent: Tuesday, October 05, 2010 10:11 AM
Subject: Un summit di complici
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Tuesday, October 05, 2010 10:10 AM
Subject: Un summit di complici
Un summit di complici
In una giornata segnata in nero dal suicidio del giovane laureato pugliese
lasciatosi andare dal treno in corsa oppresso da una invincibile
disperazione, nello scenario di un paese devastato dalla crisi e da violente
ingiurie lanciate contro i lavoratori da Berlusconi e Marchionne, gli
uomini più potenti della politica e dell'imprenditoria, si è riunito il
summit voluto dalla Marcegaglia
per aggregare sindacati e forze imprenditoriali e finanziarie al suo
progetto.
Epifani ha sfoggiato uno scilinguagnolo che non gli è abituale per
condannare i lavoratori di Livorno e Treviglio ma non ha trovato niente da
ridire sulla inaccettabile frase di Marchionne delle bestie fuggite dallo
zoo o sull'attacco di Berlusconi ai professori licenziati dalla scuola..
La riunione è stata fatta sull'agenda proposta dalla Confindustria e
definisce un progetto conveniente al padronato di cui sono vittima i
lavoratori che vengono adescati da qualche piccolo miglioramento fiscale e
degli ammortizzatori sociali ma dovranno sudare sangue per salari sempre
più bassi e senza speranza di aumento e fruire di un welfare sempre più
scadente di scuola, sanità e pensioni. La parola d'ordine è produttività e
competitività per le imprese mentre lo Stato deve liberarsi del suo debito
riducendo la spesa sociale per rientrare nei parametri proposti dall'UE.
La linea "lavoro in cambio di diritti" trova nuovo alimento nell'accordo
messo a punto ieri in un summit mafioso preparato senza alcuna
consultazione dei lavoratori che non sono soggetti della trattativa ma
oggetto passivo di un accordo che ridurrà il loro peso sociale, le loro
difese giuridiche, la loro condizione civile. Lavoratori italiani tra i
peggio pagati dello Ocse, con un salario medio di appena mille euro mensili,
che dovranno a parità di retribuzione produrre di più . Una scelta di
politica economica e sociale che spreme il possibile ai venti milioni di
lavoratori dipendenti ed alle loro famiglie lasciando inalterati i redditi
del manageriato e dell'oligarchia politica, le rendite quasi non tassate, i
profitti delle imprese e della finanza, i patrimoni, le ricchezze.
Si tratta di una linea che solleva perplessità dentro la stessa destra
liberista che capisce come un regime di basse retribuzioni inchioda i
consumi e deprime la produzione. L'Italia
avrebbe bisogno di un innalzamento considerevole dei consumi interni
possibile soltanto attraverso un cospicuo aumento delle retribuzioni. Ma
questa linea viene esclusa categoricamente per ragioni politiche legate agli
interessi degli esportatori e della Fiat che prevalgono sui bisogni della
generalità delle piccole e medie industrie e dello stesso sistema Paese.
La riunione di ieri è parte dell'anomalia italiana di organizzazioni
sindacali e padronali legati da un groviglio di interessi e da una
burocrazia che arriva financo a contrapporre gli interessi dei lavoratori
iscritti a quelli dei loro sindacati. Le aziende raccolgono e provvedono a
trattenere ai dipendenti per versarli ai loro sindacati le quote di
contribuzione. Anche l'Inps e le amministrazioni dello Stato sono preposte
allo stesso compito. Inoltre, per accordi contrattuali, quote consistenti di
salario vengono gestite da enti bilaterali come la Cassa Edile. Non si
tratta in generale di organismi che esaltano l'autogestione di servizi e
forme di sussidiarietà autonome ma di superfetazioni burocratiche che i
lavoratori subiscono e sentono spesso estranee. Il devastato campo del Tfr
ha dato vita a finanziarie che sono di gran lunga meno convenienti
dell'accantonamento delle imprese. Insomma enormi interessi economici e
sociali uniscono e rendono "complici" le rappresentanze sindacali dei
lavoratori e del padronato e ne tracciano una dinamica di relazioni che
prescinde del tutto dalla condizione reale del lavoro italiano.
Non ho dubbi che il bilancio conclusivo degli accordi che si aprono oggi
sarà di peggioramento dello stato attuale che è pur il peggiore degli ultimi
trenta anni. Aumentano precarizzazione e svalutazione della prestazione
lavorativa. Il lavoro non è più un diritto garantito dalla Costituzione ma
una merce il cui valore varia a seconda del mercato politico in cui si
svolge. Il contratto nazionale, fondamentale istituzione che ha garantito
diritti in una realtà in cui la contrattazione aziendale o integrativa
praticamente non esiste, viene sbriciolato dalle deroghe. Milioni di
lavoratori italiani non avranno più un contratto nazionale!!!
Ancora non abbiamo in Italia il Sindacato americano sospirato da
Marchionne fatto di
guardiaspalle più o meno brutali dell'ufficio risorse delle aziende che
controllano il rendimento dei loro colleghi e denunziano coloro che restano
dietro o si rivoltano contro le forme più umilianti ed eccessive di
sfruttamento. Ma in compenso abbiamo confederazioni sindacali potenti, forti
di milioni di deleghe, che con una loro firma cambiano la vita ai milioni
di persone senza neppure sentirle oppure facendo finta di sentirle come è
stato per il taroccatissimo referendum del 2007 sugli accordi Prodi.
In questi ultimi tempi la Cisl e l'Uil hanno partecipato attivamente al
banchetto dei padroni mentre la CGIL si è limitata a fare da palo, da ospite
in piedi ed a tenere d'occhio la Fiom
contenendone le spinte più genuine. Ma non sempre la CGIL ha fatto da palo.
Ha partecipato attivamente agli accordi Alitalia che hanno aperto l'era
della deregolation e dei nuovi obblighi che stiamo vivendo. Ora si accinge
a "sanare" le sue divergenze con Cisl ed Uil dovute alla resistenza della
sua combattiva motivata e culturalmente elevata base sociale.
La democrazia scompare anche ad opera delle istituzioni e delle strutture
a cui ha dato vita il cui ruolo traligna e diventa veleno sociale. Mentre
in Francia, in Spagna, in Grecia i sindacati continuano ad esserne
strumenti dei lavoratori nel conflitto sociale in Italia non è così e non
basta neppure la truffa del "refuso" di Sacconi che porta la pensione oltre
i settanta anni per scuoterli dalla nicchia filogovernativa e
filoconfindustrialista che si sono scavati.
Le porte del fascismo sociale sono state aperte dai sorrisi e dall'aria
soddisfatta di Epifani e della Marcegaglia incuranti della crescente
infelicità e della disperazione di tanta parte della nostra gente. La
Fabbrica Italia lavorerà a pieno ritmo ma la devastazione dei diritti alla
fine screditerà il sistema italiana. Una nazione non può vivere a lungo
sulla sofferenza della sua forza produttiva. Bassi salari, orari di lavoro
estenuanti, impoverimento materiale e sociale di milioni di persone avrà un
effetto depressivo che si riverbererà negativamente sul prossimo futuro.
Futuro già negato a sei milioni di biagizzati che continueranno a
sopravvivverà fino a quando i loro vecchi genitori che li mantengono
vivranno. Ma non oltre.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Sunday, October 17.10, 2010
La classe operaia è viva
Corradino Mineo aveva preannunziato stamane la diretta su Rainew24 della
manifestazione della FIOM. La manifestazione non è stata soltanto dei
metalmeccanici ma ha trascinato con se tanta parte del mondo del lavoroa
cominciare dai professori e dai disoccupati e dell'intellighenzia italiana
turbata dal declino e dall'incupimento del nostro Paese, intellighenzia che
è stata svillaneggiata, come oggi purtroppo si usa fare, da un esponente del
PD, un tale Boccia sconfitto da Niki Vendola in Puglia e da allora con il
dente avvelenato per tutto quello che sta alla sua sinistra. Mi sono messo
comodo davanti la TV sin dalle due e mezzo e per un paio d'ore non mi è mai
capitato di vedere i cortei che attraversavano Roma. C'erano soltanto
interviste e venivano inquadrati al massimo due personaggi. Inoltre la
trasmissione si spostava ogni dieci minuti su Torino per riferire di non so
quale iniziativa pubblicizzata nei giorni scorsi da un sacerdote di non so
quale mirabolante contenuto. Il giornalista che intervistava qualcuno dei
partecipanti di Torino si sforzava anche di mettere in contrapposizione i
"giovani" sereni e pacifici di quella riunione differenti dai convenuti a
Roma. Non diceva "violenti" e pronti a menare le mani ma lo lasciava capire.
Esasperato e deluso per non aver visto quasi niente per un evidente
oscuramento ho acceso il computer e finalmente ho potuto seguire dal sito di
"Repubblica" la manifestazione ed ho potuto vedere la grandissima
straordinaria umanità che riempiva lo schermo. Mi sono commosso fino alle
lacrime. E' stato come ritrovare me stesso, la mia storia, la storia del
movimento operaio italiano e della sua straordinaria civile combattività
dopo anni di smarrimento, di sofferenza, di sconfitte. Allora non è vero che
la classe operaia è scomparsa! Non è vero che non esisteva più, non aveva
più identità, non era più la classe generale di cui parlavano i nostri padri
capaci di guidare un movimento non solo di lotte di resistenza ma anche di
trasformazione della società in senso socialista.... La classe operaia
esiste e rivendica i suoi diritti. Non è ancora ridotta a subire le
condizioni imposte dal "padrone".Ed è questa la ragione per la quale
l'obiettivo di Confindustria e dei suoi gregari Cisl ed UIL con l'assenso
del PD è l'abolizione del contratto nazionale di lavoro, strumento
fondamentale identitario e collettivo che fa dei dipendenti di una azienda
un gruppo culturalmente e politicamente vivo ed agente. Certo, i lavoratori
e le migliaia di professori, di giovani studenti, disoccupati, ragazzi dei
centri sociali criminalizzati dal poliziotto Maroni ma che io amo e rispetto
per quello che fanno nei quartieri dai quali si tenta di sfrattarli, non
sono più come i loro padri. I loro padri stavano meglio, molto meglio. Un
metalmeccanico italiano riusciva a mantenere dignitosamente la famiglia e
magari, con molti sacrifici, a laureare un figlio. Ora la sua paga non basta
alla sopravvivenza della famiglia. Il metalmeccanico di ieri si concedeva un
poco di ferie, qualche gita fuori porta. Ogni tanto qualche fetta di carne
buona. Ora non ha i soldi per comprare il giornale e per prendere un caffè
al bar se deve comprare la merendina per il suo bambino. La classe operaia
di oggi è sotto attacco. Viene brutalizzata da esponenti del governo e del
padronato. Brunetta e la Marcegaglia si uniscono nell'insulto e Marchionne
vorrebbe in Italia i sindacati guardiaspalle USA che spiano i lavoratori.
Sacconi odia la CGIL ed ancora di più la Fiom. Si era lasciato andare, dopo
la manifestazione Cisl ed UIL a considerare queste il nuovo primo sindacato
italiano. Non aveva visto il fiume di esseri umani della Fiom e cioè della
sinistra italiana confluire verso la grande piazza del comizio. Mastica
amaro e da domani organizzerà, magari con l’aiuto di Ichino, la sua vendetta
alla Camera dei Deputati con il varo del collegato lavoro che vorrebbe
distruggere lo Statuto dei Diritti ed inibire ai lavoratori di ricorrere al
giudice ed allo stesso giudice di intervenire anche in presenza di enormi
violazioni del diritto. Dalla classe operaia di oggi (che per me comprende
tutti anche i professori e gli ingegneri e gli scienziati che si vorrebbe
umiliare nelle Università italiane) è venuta una reazione al processo di
disgregazione dei diritti, all'impoverimento forzato di generazioni di
precari della malvagia legge Biagi. L'Italia rifiuta di ridursi come la
Tunisia , come la Serbia , come la Romania. Vuole raggiungere la Germania ,
lasciare il fanalino di coda dei salari OCSE. Mi hanno commosso e coinvolto
emotivamente gli interventi sulla scuola, sull'acqua, sulla pace della
figlia di Gino Strada, l'intervento di Paolo Flores D'Arcais che ha capito
il legame che c’è tra fascismo nelle fabbriche, fascismo nella società e
berlusconismo, l'intervento di Maurizio Landini che lo ha oggi laureato
dirigente di spessore nazionale, un dirigente capace, prudente, deciso ed
appassionato. Come si diceva una volta, "un compagno quadrato".
Contrariamente a quanto ha velenosamente chiosato Sacconi la manifestazione
di oggi non è uscita dagli anni settanta. Viene dal futuro! Un futuro in cui
il lavoro in tutto l'Occidente è sottratto al processo di sfruttamento ed
alla crescente sperequazione con le rendite e le retribuzioni dei dirigenti
tutte nell'ordine di milioni di euro a fronte della media di quindicimila
euro della maggior parte delle famiglie italiane. Ma la manifestazione ha
bisogno di avere una CGIL che ritrovi se stessa e che non sia quella di
Epifani che rinvia a dicembre uno sciopero indispensabile subito e un grande
partito socialista che costituisca il suo referente in Parlamento. Il PD non
è il referente della classe lavoratrice anche se gran parte di questa lo
vota. Ha la testa altrove, vorrebbe conquistare il blocco sociale moderato e
fascisteggiante di Berlusconi. Non escludo che cercherà un compromesso sul
collegato lavoro e che tornerà ad insistere sulla FIOM perché accetti le
condizioni del nuovo padrone delle ferriere. Nelle prossime settimane
comprenderemo se sarà possibile tradurre in risultati politici e sociali la
grandissima giornata che ci ha regalato la generosa classe lavoratrice
italiana. La classe operaia è viva, più viva che mai ed ha bisogno di un suo
partito che ne rappresenti gli interessi in Parlamento. Il grande lascito
del Socialismo del Novecento non è morto! Pietro Ancona http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
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Sent: Monday, October 18, 2010 6:56 PM
Subject: Ingabbiare dentro una lampada il genio della Fiom
INGABBIARE DENTRO UNA LAMPADA IL GENIO DELLA FIOM
I dirigenti del PD hanno maneggiato l'esito della manifestazione del 16
come dinamite o roba da trattare stando attenti a non scottarsi le dita, a
non farsi contaminare. La parola d'ordine dei maggiori boss da Bersani a
D'Alema è : bisogna ascoltare quella piazza. Ma questa attenzione, questo
ascolto non mi sembrano benevoli. La preoccupazione maggiore mi sembra
quella di neutralizzare, disinnescare la carica democratica positiva dei
cortei romani. Il 16 Maggio è stato come se un decennio di destrutturazione
ideologica e politica del movimento operaio non ci fossero stati e fossimo
tornati al suo punto di forza ascensionale degli anni delle grandi lotte per
le riforme e per il socialismo. Si è riaperto uno scenario che molti
speravano non dovesse mai più ritornare: il ritorno della classe e della sua
lotta di classe! Il PD sembra a disagio a scegliere tra la Fiom e la CGIL,
tra la CGIL e la Cisl e l'Uil, ma in definitiva ha scelto da un pezzo da che
parte stare: sta dalla parte della Cisl e dell'UIL che a loro volta stanno
dalla parte di Marchionne. Cisl e dell'UIL al loro corteo hanno gridato:
dieci, cento, mille Pomigliano e cioè massima disponibilità masochistica per
lo scambio lavoro-diritti. <<Fateci lavorare e noi siamo pronti a farlo a
qualsiasi condizione perché abbiamo famiglia, un mutuo da pagare, dei figli
da mandare a scuola.>> Un ricatto! La Confindustria cavalca la crisi che il
capitalismo ha generato per distruggere il ceto medio e fare una immensa
classe di infelici precari e disperati nelle fabbriche, nelle scuole, negli
uffici mentre i suoi cavalieri di ventura, i suoi managers guadagnano
cinquecento, settecento volte la paga dei loro dipendenti e si liquidano di
tanto in tanto tangenti sostanziosissime con le quali comprare panfili di
lusso o le ville che Berlusconi tratta nelle isole dei mari del paradiso di
Antigua dei Caraibi. Insomma quello che una volta, con nome e politiche
diverse, era il grande partito della classe operaia, il partito di Gramsci e
di Berlinguer, ora quasi si mette in ombra per barcamenarsi. Sta con
Marchionne e la Marcegaglia, ma non vorrebbe prendere posizione apertamente
contro la grande richiesta di giustizia sociale e di libertà che ha preso
corpo e slancio il 16 a Roma e che ha portato con sé una parte importante
della intellighentia italiana, quella che non si è fatta corrompere
ideologicamente e culturalmente dalla sbornia liberista e dal modernismo di
coloro che vorrebbero tornare ai primordi della industrializzazione (sic!)-
La CGIL si è lasciata andare ad una ambigua e stentata promessa di sciopero
generale "se non ci saranno risposte". Ma quali risposte ci debbono essere
se non chiede niente e ci si lamenta della Fiat che non ha accettato la
disponibilità ad accettare 13 punti su 15? Chiede forse la CGIL
l'abrogazione della legge Biagi per combattere il precariato? Chiede forse
una revisione del sistema pensionistico giunto all'estremo della negazione
di se stesso se è vero che molti non avranno mai la pensione? Chiede forse
un aumento generalizzato dei salari? O la restituzione degli otto miliardi
sottratti alla scuola che si sta facendo deperire per mancanza di professori
e di cura degli edifici? Quante scuole stanno chiudendo come lo storico ed
ultimo superstite Istituto d’arte della Sicilia, quello di Monreale? Quali
risposte la Cgil aspetta da questo governo per fare lo sciopero? Sono
malpensante se penso che implora Tremonti per una piccola mancia di sgravio
fiscale alla quale aggrapparsi per incitare i lavoratori ad essere grati e
patriottici, ad accettare di stare tutti nella stessa barca (non certo nello
stesso panfilo) e remare per fare uscire l'Italia dalla crisi con un
fortissimo incremento di produttività e di competitività. Ma la crisi non
finirà mai dal momento che fa comodo al padronato occidentale che sta
drenando risorse dal lavoro al profitto come mai era riuscito a fare. La
crisi è il nuovo modo di essere del capitalismo che usa e getta le risorse
umane viste soltanto come ingranaggi del proprio lucro. Domani sapremo fino
a che punto il PD ha ascoltato e come ha ascoltato piazza San Giovanni. Si
apre la discussione finale sul collegato lavoro che non risponde bene ai
rilievi del Presidente della Repubblica ed inoltre rende difficile l'accesso
ad un giudice. Il mugnaio di Dresda disse al suo Re: ci deve essere pure un
Giudice a Berlino! Il collegato lavoro cancella il giudice di Berlino. Un
arbitrato a pagamento interverrà nelle vicende del lavoro e Lo Statuto dei
diritti viene in parte cancellato. Il giudice sarà obbligato a considerare
la giusta causa alla luce di nuovi fattori che vengono introdotti
surrettiziamente. Se il PD farà una seria opposizione al varo di questa
terribile spoliazione di diritti lo vedremo nei prossimi giorni. Io ne
dubito molto. Penso che si accontenterà di cambiare qualche virgoletta per
tutelare meglio interessi di bottega sollevati da Damiano come la
composizione delle commissioni. Farà una mera lotta di potere che ignora gli
interessi dei lavoratori e di tutti coloro che non hanno sindacati ai quali
rivolgersi. Intanto, per ingabbiare dentro una lampada il genio della Fiom e
tenerlo prigioniero per sempre costruiranno al più presto un sindacato
unitario sulla base della dottrina Bonanni-Ichino della totale deregolazione
dei rapporti di produzione e di lavoro. Aboliranno come propongono Bonanni e
Ichino il diritto di sciopero come diritto costituzionale ed individuale. Si
potrà manifestare e scioperare soltanto di sabato. Poi verrà il resto che io
immagino nella privatizzazione dell'Inps e dell'Inail. Esiste ed è ancora
intatta una immensa forza di classe nella classe lavoratrice. Basta
assecondarla. Bisognerebbe che la FIOM ed i sindacati di base dessero il via
ad un processo di unificazione dei lavoratori e per i lavoratori in
contrapposizione all'unificazione delle Confederazioni fatto nell'interesse
della Confindustria e del governativismo del PD. Pietro Ancona già
sindacalista CGIL già membro del CNEL
http://www.repubblica.it/economia/2010/03/03/news/reazioni_art_18-2489704/
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----- Original Message -----
From:
pietroancona@tin.it
Sent: Monday, October 21, 2010 6:56 PM
Subject: la classe operaia è viva ma non conta niente!
Il 16 ottobre la classe operaia italiana ha dato vita ad una delle più
grandi manifestazioni degli ultimi anni paragonabile soltanto a quella
organizzata dalla CGIL di Cofferati in difesa dell'art.18 durante il governo
D'Alema nel 2002. Lavoro, diritti e democrazia sono state al centro della
mobilitazione suscitata dagli attacchi anche sul piano morale che la destra
al governo e la Confindustria hanno portato alla condizione salariale e
giuridica dei lavoratori. Il retroterra della manifestazione è stato
costituito da centinaia e centinaia di scioperi ed agitazioni legate ai
licenziamenti nella scuola e nelle industria. I lavoratori sono stati
tacciati dai lividi ministri del governo Berlusconi come "fannulloni" e la
stessa signora Marcegaglia si è unita ai latrati ingiuriando a suo volta,
assieme a Marchionne ed altri illustri capitani d'industria, i lavoratori.
Esemplare al riguardo la reazione di Marchionne deluso dai risultati del
referendum di Pomigliano che avrebbe voluto plebiscitari. Non si aspettava
che difronte al suo ricatto il quaranta per cento delle maestranze avrebbe
risposto di no e si è lasciato andare a violenze verbali contro gli
irresponsabili che non capiscono la grande modernità delle sue idee! La
"piazza" del 16 ottobre ha chiesto a gran voce lo sciopero generale. La
risposta di Epifani è stata reticente e scoraggiante: lo sciopero si farà se
le risposte del governo saranno insufficienti! Non si capisce di quale
risposte parli dal momento che non esistono richieste della CGIL tranne
quella di una manciata di spiccioli e di una tantum per il fisco. In ogni
caso non sarà la scelta dello sciopero generale in sè che deciderà. Altri
tre scioperi generali sono stati indetti e realizzati dalla CGIL durante gli
ultimi due anni con richieste insignificanti al governo e nessuna al
padronato italiano! Bisognerebbe che la CGIL decidesse di affrontare alcune
fondamentali questioni con rivendicazioni precise. Abrogazione della legge
Biagi, abrogazione delle leggi sulle pensioni a cominciare dalla legge Dini,
restituzione alla scuola degli otto miliardi sottratti dalla Gelmini,
aumento generalizzato dei salari, istituzione del Salario Minimo Garantito.
Ma la CGIL se farà uno sciopero generale si limiterà a chiedere assieme alla
Confindustria una politica economica più adatta a fronteggiare la crisi e la
riforma fiscale. Tre giorni dopo il 16 ottobre una pesantissima randellata è
stata data dal Parlamento ai lavoratori con il varo definitivo, dopo due
anni di incubazione, del collegato lavoro. Una legge che introduce
l'arbitrato e riduce i poteri del giudice in caso di licenziamento.Il
giudice dovrà tenere conto di una serie di cose che non hanno niente a che
fare con la giusta causa e che praticamente lo guidano a riconoscere le
ragioni del datore di lavoro! Dalla giusta causa dei lavoratori alla giusta
causa dei padroni! Basta leggere la legge approvata per rendersi conto
dell'odio di classe verso i lavoratori che la impregna dalla primo
all'ultimo capoverso. Sarà difficile per quello che il giuslavorismo
riconosceva come la parte debole far valere i suoi diritti e dovrà avere una
assistenza legale che pochissimi si possono permettere. Basti pensare a
quanto costerà la semplice redazione di un ricorso contro un licenziamento
da depositare in Tribunale. Il collegato lavoro dà al governo una serie di
deleghe che saranno usate contro gli impiegati pubblici ed il "riordino"
degli enti previdenziali. Non dubito che si va verso la privatizzazione di
Inps ed Inail enti che da tempo fanno gola alla imprenditoria italiana per
le riserve finanziarie consistenti di cui dispongono. Questa terribile
mazzata che spezza per sempre le reni dei lavoratori, (non dubito che se il
centro-sinistra vincerà le elezioni confermerà tutto come ha fatto in
passato di tutte le leggi dei governi di destra), è stata possibile per
l'atteggiamento di vera e propria complicità della CGIL e del PD. La CGIL
durante i due anni di incubazione del provvedimento si è limitata a qualche
flebile lamento "dopo" l'approvazione nei vari passaggi camera-senato. Ha
ritrovato voce dopo il blocco del Capo dello Stato e poi ha organizzato di
malavoglia un paio di sitin davanti al Parlamento. Il PD è stato molto
collaborativo. In due giorni la Camera dei Deputati ha approvato tutto certo
con il voto contrario del PD ma si tratta di una opposizione del tutto
formale e dovuta che non ha neppure cercato di ritardare il varo del
micidiale provvedimento. Questo è stato "l'ascolto" di Bersani che promette
barricate contro la legge scudo di Berlusconi. La "sinistra" strilla per le
difficoltà che la Rai frappone agli emolumenti richiesti da Saviano Benigni
ed altri. Trattasi di centinaia di migliaia di euro, cifre che sarebbero
giustificate dagli incassi della pubblicità ma che suonano mostruose alle
orecchie di chi guadagna meno di mille euro al mese e si tratta di milioni e
milioni di famiglie. La CGIL e neppure la Fiom non potranno fare più niente
contro il collegato lavoro tranne che ricorrere alla Corte Costituzionale.
Ci dovevano pensare prima e organizzare una lotta adeguata. La Corte è sotto
assedio da anni e non riesce più a difendere la Costituzione da un assalto
sempre più violento e travolgente. Nei periodi di crisi si possono cedere
quote di salario ma non si debbono mai cedere diritti. La cessione di
diritti indebolisce le classi lavoratrici moralmente e crea una situazione
sociale di squilibrio non solo economico ma anche di cittadinanza. I
cittadini operai conteranno molto meno e non potranno far valere le loro
ragioni. Non saranno più eguali a tutti gli altri. Se un giudice volesse
intervenire in loro soccorso, la legge glielo impedisce! Non si è esitato a
limitare i poteri della magistratura del lavoro. Se questo è quanto ci
portiamo a casa dopo il 16 ottobre c'è davvero da disperare sul futuro a
cominciare dai prossimi giorni! Avevo scritto nei giorni scorsi, dopo la
grande manifestazione del 16, che la classe operaia é viva. E' vero, ma non
conta proprio niente!
Pietro Ancona http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2010-10-21/larbitrato-diventa-vincolante-064056.shtml?uuid=AY6uMLcC#continue
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From: pietroancona@tin.it
Sent: Friday, October 29, 2010 7:04 PM
Subject: Lo sciopero generale diventa patto sociale con bunga bunga
Lo sciopero generale diventa patto sociale con bunga bunga
Ad un mese dall'intesa di massima fatta a Genova tra una Marcegaglia
raggiante ed un Epifani su di giri, ieri è stata comunicata la conclusione
di una prima fase di accordi per il Patto Sociale. Si tratta di un
miglioramento degli ammortizzatori sociali, di interventi per il sud e
l'innovazione (soldi alle imprese) della semplificazione della pa. Una
intesa è stata raggiunta anche per una riforma dell'apprendistato che, non
dubito, considererà "minorenni" ed in formazione persone fino a ventinove
anni di età. Un escamotage giuridico per giustificare decurtazioni di
salario e di diritti.
Questa intesa comunicata con toni trionfalistici e con accenti di grande
positività alla stampa interviene all'indomani dell'annunzio del Ministro
Brunetta della soppressione di trecento mila posti nella pubblica
amministrazione e del varo della legge sul collegato lavoro , durante le
agitazioni dei lavoratori della scuola minacciati di licenziamento, subito
dopo le pesanti ed urtanti dichiarazioni di Marchionne sulla Fiat e sulla
Fabbrica Italia, nello scenario desolato della crisi che ha falcidiato
l'occupazione in diverse regioni d'Italia con punte di estrema pesantezza
in Sardegna ed in genere nel Sud.
L'influenza dei lavoratori italiani nel Patto già siglato dalle
Confederazioni è eguale a zero. Nessun miglioramento della condizione dei
precari magari con una limitazione del ventaglio delle possibilità di
elusione offerte dalla legge Biagi al padronato, nessuno accenno al
miglioramento necessario dei salari e delle pensioni richiesto financo dal
governatore della Banca d'Italia che vengono congelati a tempo indefinito,
nessun alt al processo di cancellazione rapida dei diritti specialmente per
i nuovi assunti. Per i lavoratori stranieri presenti in Italia e trattati
come bestiame umano nessuna misura di salvaguardia, nessun intervento per
assicurare a loro ed ai loro disgraziati fratelli italiani del precariato,
il rispetto dei ccnl. Nessun accenno e nessuna voglia di istituire il
Salario Minimo Garantito e di rivedere il sistema pensionistico dimagrito
dalle leggi da Dini a Berlusconi fino a diventare quasi inconsistente e
specchio di una popolazione impoverita e ridotta in miseria che è stata
condannata a vivere una vecchiaia di stenti ed in certi casi anche di fame.
Il Patto Sociale si realizza tra soggetti ed organizzazioni (banche,
associazioni imprenditoriali e di lavoratori, governo) che si rifiutano di
registrare esprimere e rappresentare il conflitto sociale e le profonde
insoddisfazioni che percorrono il Paese.
All'indomani della vibrante manifestazione dei meccanici del 16 ottobre che
proponeva lo stato di insoddisfazione di collera e di disperazione dei
lavoratori italiani, la risposta sta in un insieme di atti condivisi o
tacitamente accettati dalla Cgil e dal PD che accelerano la disintegrazione
del mondo del lavoro attaccato nei suoi diritti e nella sua stessa
consistenza fisica. I trecento mila posti di lavoro che vengono soppressi
nella pubblica amministrazione chiudono la speranza ad altrettanti giovani
ed alle loro famiglie senza alcun beneficio per lo Stato. Non ci sarà una
diminuzione proporzionale dei costi dal momento che molti dei servizi
verranno privatizzati ad amici della cricca che sta al governo e si
introdurranno altre figure di managers e di dirigenti con un costo per
ognuna pari a quello di molti posti soppressi.
Mi domando come la CGIL non provi vergogna, in questo contesto sociale, di
stipulare un patto che accredita questo Governo in Europa e nel mondo
proprio nel momento in cui infligge durissimi colpi ai lavoratori che non
esita a diffamare assieme a Marchionne ed alla Marcegaglia ed a privare di
diritti e di decenti condizioni di vita.
Questo Patto sociale serve subito ad una cosa sola: a dare una base per i
soldi che la Confindustria spillerà al governo. Servirà anche a chiudere per
sempre la stagione delle lotte e degli scioperi. Come potrà la CGIL fare uno
sciopero contro un Governo ed un Padronato con i quali ha stipulato il patto
sociale che i sindacati europei non concessero mai neppure ai governi
socialdemocratici?
Bisogna dire che Berlusconi è fortunato. Sarkozy masticherà amaro dopo le
dure proteste che ha dovuto subire. Non credo che ci sia qualcuno in Europa
che come Berlusconi possa vantare un successo così grande. Ad ogni colpo
di staffile che il suo governo infligge ai lavoratori i sindacati rispondono
con grandi salamelecchi. Più picchia e più consenso e sottomissione
ottiene!! Mussolini si liberò delle Camere del Lavoro che fece incendiare
dalle sue squadracce prima di costruire il suo modello di Stato Corporativo.
Berlusconi non ha bisogno di ridurre alla ragione nessuno. Bonanni,
Angelletti ed ora Epifani sono pronti a seguirlo dappertutto, anche in capo
al mondo....I sindacati servono, come in USA, da campieri del padrone e del
governo.
La manifestazione che la CGIL ha indetto a Roma per il 27 novembre sarà una
rassegna
di forze per mostrare il peso e l'influenza della CGIL. Lo sciopero che
Landini continua a chiedere appare, come dice Sacconi, una richiesta
"anacronistica, uscita dagli anni settanta". Gli anni dei diritti e della
ascesa sociale della classe operaia.
Ed è vero. Non siamo più in una democrazia nella quale i sindacati
rappresentano i lavoratori, ma in un regime in cui i sindacati rappresentano
propri interessi che non coincidono più con quelli dei loro iscritti. Come
in USA.
Pietro Ancona
http://www.rassegna.it/articoli/2010/10/28/68082/patto-sociale-prima-intesa-su-4-punti
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Tuesday, November 02, 2010 5:46 PM
Subject: Gli anni della spoliazione
Gli anni della spoliazione
Finisce l'era di Guglielmo Epifani alla CGIL e si apre quella di Susanna
Camusso che, da un paio d'anni, è stata quasi ospite fissa dei Talk Show
dove si è distinta per una esposizione soft delle sue ragioni e per
l'accortezza nell'evitare lo scontro o le situazioni sgradevoli. La ribalta
televisiva le ha permesso di distanziarsi enormemente da tutti i possibili
concorrenti.
E' paradossale ma è così : il lascito di Epifani è di una CGIL più forte
ma abitata da milioni di lavoratori e pensionati più poveri, socialmente in
difficoltà, indeboliti dal continuo ossessivo salasso di diritti. Come si
spiega il rafforzamento della organizzazione e l'impoverimento dei suoi
iscritti? Epifani è stato scaltro, molto scaltro, nell'oggettivazione delle
sconfitte, nel farle derivare o da un cambiamento naturale ed irresistibile
della situazione (globalizzazione, crisi industriale..) oppure da una
condizione socio-politica sfavorevole (governo di centro-destra) e mai da
responsabilità soggettive della CGIL . Il dogma dell'unità sindacale è
servito allo scopo. . Il mito della CGIL di Di Vittorio nel cuore dei
lavoratori ha fatto il resto. I lavoratori non vogliono ancora credere o
riconoscere che la CGIL possa fare qualcosa che non sia a loro favore.
Temono di dover constatare di essere soli, di non avere nessuno che li
difenda.
In effetti, l'impoverimento e la perdita di peso dei lavoratori è legata
alla vittoria del centro destra ma anche alla conversione al liberismo del
PD e della stessa CGIL. In qualche modo la CGIL è stata la "dote" che il PD
ha portato e porta alla Confindustria per il sostegno che questa vorrà
accordargli nel dopo Berlusconi. C'è stata molto sincronia tra PD e CGIL
nella inesorabile opera di demolizione dei presidi fondamentali del diritto
al lavoro ed al welfare. Gli accordi con il governo Prodi sul precariato e
sulle pensioni poi ancora ribaditi con questo governo hanno ridotto di molto
i diritti e svuotato la pensione. La riduzione di trecentomila dipendenti
dalla pubblica amministrazione non è stata contrastata dal PD e neppure
dalla CGIL in nome della efficienza, della produttività e della
modernizzazione dell'apparato pubblico. Il licenziamento di duecentomila
precari dalla scuola non ha turbato molto né Epifani né Bersani. Certo, gli
scioperi ci sono stati ma non sono mai diventati né mai hanno assunto il
carattere di una vera difesa della scuola pubblica come é accaduto ed accade
in Francia. Il PD ha votato contro il collegato lavoro che riduce a
malpartito lo Statuto dei diritti e privatizza la giustizia del lavoro. Ma
non ha fatto le barricate che Bersani promette contro il lodo Alfano! La
CGIL ha lasciato fare, ha commentato negativamente il testo di legge, ma in
due anni di sua permanenza in Parlamento non ha mai fatto realmente nulla di
significativoo e di utile per fermarne l'approvazione nonostante i giudizi
scandalizzati dei giuslavoristi italiani! Il PD vuole che
la CGIL ritorni all'ovile dopo l'accordo separato Cisl ed UIL sul contratto
di lavoro e sulle deroghe. In effetti, la CGIL non ha firmato ma ha pretesto
di assistere alla firma (sic!). Ha fatto da palo e poi ha fatto filtrare
l'accordo separato attraverso le categorie. Dopo il 16 ottobre si è
affrettata a fare l'accordo di Genova e poi a firmare un Patto Sociale non
solo con Confindustria ma anche con il Governo (se questo non tira le cuoia
prima del tempo).
Il regno di Epifani ha registrato l'avvento della legge Biagi e poi la sua
estensione praticamente a tutti i nuovi assunti. Milioni di giovani
lavoratori sono stati precarizzati e ridotti in miseria da paghe inferiori
ai minimi salariali anche del quaranta per cento. La legge Biagi è
applicata all'interno della CGIL a migliaia di suoi dipendenti del cosidetto
"apparato tecnico". L'ossatura organizzativa della CGIL e delle sue
categorie. Conosco casi di giovani magari con due lauree utilizzati dalla
CGIL con 700 euro al mese in incarichi di delicata responsabilità esecutiva.
Mai assunti direttamente dalla CGIL ma da compiacenti altri organismi che
poi li distaccano. Questa realtà dei salari dei nuovi assunti ha calmierato
al ribasso tutta la massa salariale italiana come riconosce la stessa CGIL .
Nel decennio 2000/2010 si calcola una perdita di circa 5500 euro sui salari
anni, una perdita che ha reso difficile la vita delle famiglie e depresso
l'economia italiana.
I lavoratori hanno perso molti dei loro diritti e sono tra i più poveri
dell'OCSE. In quanto a diritti oramai siamo in fondo a tutte le classifiche,
credo che il diritto del lavoro serbo o
polacco sia già migliore del nostro. A questo bisogna aggiungere il
peggioramento dei servizi esterni ed il loro rincaro dovuto in grande parte
alle privatizzazioni alle quali la CGIL non si è opposta perchè sostenute
anche dal PD. Il grande sindacato che fu di Di Vittorio ha assistito quasi
inerte alla riduzione in schiavitù di milioni di immigrati specialmente
nelle campagne dove le loro condizioni di vita sono state e sono davvero
disumane.
Non ho dubbi che la spoliazione continuerà e si intensificherà con Susanna
Camusso. Il diritto di sciopero è nel mirino di personaggi come Bonanni ed
Ichino che ne reclamano una regolamentazione che di fatto lo abolisce come
diritto individuale. Il fatto che gli scioperi generali sono sostituiti da
manifestazioni nazionali che si svolgono solo di sabato
(anche quella recente della Fiom) fa temere di una sorta di tacito accordo
di autolimitazione. Continuerà il processo di demolizione del contratto
collettivo di lavoro e non a favore di contratti di area europea che pure
sarebbero indispensabili per fronteggiare le delocalizzazioni ma di accordi
personali o locali tipo Pomigliano. Arriveranno anche sorprese sgradevoli
dall'INPS e dall'INAIL per l'uso che farà il governo delle deleghe ottenute
con la 1441(collegato lavoro). Cambieranno natura giuridica ed i privati
aumenteranno il loro peso.
Naturalmente, negli anni di Epifani la CGIL si è gradualmente ma
definitivamente "liberata" della sua cultura pacifista ed antiimperialista.
Non partecipa da un pezzo, come il PD, alle manifestazioni per la pace
tranne quella del tutto anodina della marcia di Assisi. Ha ridotto il suo
impegno a favore della Palestina al sostegno di Abu Mazen ma per il resto è
diventata assai filoisraeliana. Si è distanziata di molto dalla esperienza
dei no global e dei centri sociali che sono ignorati oppure osservati con
diffidenza. E' diventata molto filooccidentale. Sostiene la campagna per la
liberazione di Sakineh ma non ha speso una parola per l'uccisione di Teresa
Lewis e la prossima esecuzione di altre cinquantadue donne negli USA.
La CGIL non ha alcun rapporto con il sindacalismo di base che pur ha natura
profondamente classista e di sinistra ed è costituito da dirigenti che
provengono in gran parte dal suo stesso seno.
Oramai è stretta in un reticolo di accordi e di interessi con Cisl UIl ed
associazioni padronali. La politica anticlassista della sussidiarietà la sta
ponendo gradualmente ma inesorabilmente in una sfera in cui i suoi interessi
non coincidono più con quelli dei suoi iscritti.
Pietro Ancona
http://www.cgil.it/ufficiostampa/comunicato.aspx?ID=2912
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From: pietroancona@tin.it
Sent: Friday, November 05, 2010 10:18 AM
Subject: lo schiaffo di Marchionne
Lo schiaffo di Marchionne
Marchionne si è incontrato con il neoministro dell'industria ed a quanto
pare ne ha ricavato quello che voleva. Uscendo ha avuto la grande generosità
di dire che la Fiat non lascerà l'Italia ed ha negato di averlo minacciato
prima . Ha detto che il mercato non deve essere drogato (sic!) dagli
incentivi per la rottamazione. Segno evidentissimo che ha ottenuto i soldi
in altro modo anche se non sappiamo ancora quale. Ha confermato la scelta
dello stabilimento a Pomigliano d'Arco che darà lavoro a cinquemila persone.
Naturalmente, per sfuggire ai pochi obblighi di legge che ancora restano in
piedi dopo il collegato lavoro, la fabbrica di Pomigliano sarà una Newco,
una Fiat che giuridicamente ha un altro vestito per non pagare dazio ed
azzerare quanto non le conviene.
Dopo l'incontro con il Ministro, Marchionne si è riunito con Bonanni ed
Angeletti ed hanno confabulato da "complici" come vuole Sacconi su come
meglio affrontare il dissenso Fiom visto che i licenziamenti e le tante
indimidazioni messe in atto da qualche tempo a questa parte non hanno
sortito l'effetto di terrorizzarne i dirigenti operai ed indurli
a più miti consigli.
Questo incontro è uno schiaffo in piena faccia a Susanna Camusso. Uno
schiaffo che ha accolto con una discriminazione la segretaria della Cgil
appena eletta.
La mancanza di galateo di Marchionne risulta incomprensibile dopo le
accoglienze positive tributate alla Camusso dalla Confindustria, dal mondo
imprenditoriale, dai giornali e dallo stesso ministro del lavoro che spera
in una "maggiore disponibilità". Anche Cisl ed UIL avrebbero potuto evitare
l'incontro separato per non pregiudicare subito i rapporti con la nuova
segretaria.
Ma forse la Camusso era stata avvertita e consultata ed aveva deciso di non
partecipare. L'incontro separato esercita una pressione forte sulle
resistenze della Fiom che vede proseguire ed andare avanti la trattativa
senza che si tenga in nessun conto le sue ragioni e la sua proposta.
Potrebbe quindi essere usato nel rapporto Cgil-Fiom per indurre quest'ultima
a smussare ancora la sua opposizione. Ecco quindi che la mancata presenza
della CGIL non sarà drammatizzata e non costituirà motivo per mettere in
discussione l'unità sindacale riconfermata dalla Camusso nonostante tutto.
L'incontro separato di ieri viene dopo la firma della prima parte del
Patto Sociale. Quattro punti sono stati siglati da CGIL assieme alla Cisl ed
all'UIl e presentati al governo che parteciperà alla grande intesa. Non è
contraddittorio l'incontro separato di Cisl ed Uil con la Fiat dopo la firma
comune del Patto Sociale? Oppure il Patto Sociale appartiene alla linea
Marcegaglia che non vuole rompere con la CGIL e la considera il suo alleato
migliore?
Tra parentesi: come fa la CGILa firmare un Patto Sociale dopo
l'approvazione della legge 1141 (collegato lavoro), l'annunzio della
soppressione di trecentomila posti di lavoro nella pubblica amministrazione,
il diniego del governo di rivedere la legge Gelmini?
Come mai nel Patto Sociale non c'è un richiamo alla dolorosa questione
della delocalizzazione delle imprese che angustia intere regioni del Paese?
Sono davvero accettabili e senza rimedio il caso OMSA, il caso Bialetti, i
tantissimi casi che stanno facendo delle zone industriali un deserto di
capannoni abbandonati?
La linea "lavoro contro diritti" sarà portata avanti con forza e
determinazione dal padronato italiano e dal governo. Non incontra grandi
resistenze nel PD che è sempre disponibile a dare una mano per convincere la
gente della scoperta del secolo e cioè che senza lavoro non ci sono diritti
e che quindi è meglio il lavoro senza alcuna condizione che almeno ci
permette di non morire di fame assieme ai nostri figli.
Se la segreteria della CGIL, come pare, si costituirà con i soli
rappresentanti della maggioranza commetterà un errore. Si dirà ai lavoratori
che non c'è speranza di un accoglimento delle loro istanze e dei loro
interessi e che si andrà avanti per la sua strada collaborazionista con
il padronato. La CGIL sbaglia perchè la presenza della minoranza di
Rinaldini e degli altri blocca lo smottamento e la disgregazione della sua
base sociale sempre più delusa, inquieta, arrabbiata. La sinistra CGIL ha
evitato una emorragia di iscritti ma non può essere discriminata e
sopratutto ignorata nelle sue ragioni. Non potrà assistere impotente allo
sviluppo della più grande ristrutturazione mai fatta nell'economia italiana:
quella dei diritti delle persone.
La società italiana è preda di malessere legato alle stolte politiche
della destra liberista realizzate nelle leggi e nei contratti con la
collaborazione di giuslavoristi del tutto al servizio del padronato. La
legge Biagi, la riforma delle pensioni, il collegato lavoro, le deroghe
contrattuali e la politica delle newco,l'attacco al welfare ed alla
occupazione nella pubblica amministrazione hanno fatto dell'Italia un
paese-incubo per chi ha bisogno di lavorare per vivere.
Pare che si perseveri su questa strada. I benpensanti a pancia piena sono
tutti convinti che i lavoratori debbono cedere per il bene della Patria...
Pietro Ancona
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From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Sunday, November 07, 2010 9:54 AM
Subject: Il sindacato di Caino
Il sindacato di Caino
Le cose dette dal governatore della banca d'Italia sul precariato e sugli
effetti nefasti che produce sull'economia sono state impacchettate dai
giornalisti embedded della destra italiana dentro "interpretazioni" che
spiegano la loro non contraddizione con la legge trenta (sic!) o addirittura
con i progetti di Ichino. Il governatore ha detto con grande chiarezza che
il precariato diminuisce il valore di quello che chiama "capitale umano",
incide negativamente sulla produttività del sistema, costituisce un grave
attentato al futuro che sarà impoverito e disgregato. L'Italia dei precari
sarà più debole, più povera, più fragile dell'Italia del posto fisso che
abbiamo ereditato.
In effetti il precariato agisce dentro un quadro di peggioramento delle
condizioni
complessive del Paese. I salari sono bassi e le condizioni normative dei
lavoratori dentro e fuori dei posti di lavoro sono state peggiorate da leggi
(1441 alias collegato lavoro) che riducono i diritti di cittadini
obbligandoli a subire una giustizia privata e vietando alla magistratura di
intervenire. I dipendenti pubblici dopo essere stati calunniati dal loro
Ministro saranno falcidiati di trecentomila posti di lavoro ai quali bisogna
sommare i duecentomila insegnanti tagliati dalla Gelmini. Le pensioni
saranno precluse ai precari ed agli altri saranno erogate in misura quasi
caritatevole. Già oggi la media delle pensioni italiane è una delle più
basse dell'OCSE. In sostanza i tre momenti fondamentali della vita
lavorativa assunzione, lavoro, pensione sono stati profondamente
peggiorati. Non tengono in nessun conto il precetto della Costituzione sul
lavoro e hanno creato una massa di infelici senza futuro che da
protagonisti del processo produttivo e sociale ne sono diventati vittime.
L'incattivimento e la inaccettabilità delle regole del mondo del lavoro non
hanno conosciuto momenti di discontinuità o di contraddizione tra i governi
di centro-sinistra e di centro-destra. Questi hanno sempre agito con la
piena collaborazione delle Confederazioni sindacali che con gli accordi del
23 luglio 2007 hanno condiviso e sottoscritto la legge sul precariato e
peggiorato le pensioni. Da allora ad oggi, senza mai fermarsi a considerare
ed analizzare l'enorme grumo di dolore costituito da tre milioni di precari
sotto ricatto e pagati la metà del minimo contrattuale e privato con
sotterfugi vari dei diritti alla malattia alle ferie alla tredicesima alla
pensione, i sindacati hanno proseguito assieme a Confindustria e Governo
sulla strada della smobilitazione di ogni diritto. La responsabilità dei
Sindacati Confederali e di quello che fu il maggiore partito di riferimento
dei lavoratori nel degrado del precariato e di tutto il resto sono enormi.
Le stesse Confederazioni Sindacali applicano al loro interno per le migliaia
di loro dipendenti la legge Biagi e questo costituisce prova della loro
complicità, del loro interesse a lasciare le cose come stanno o addirittura
a peggiorarle. Bonanni si è addirittura vantato di esserne estensore assieme
a Maroni. Altra responsabilità grave ricade sui giuslavoristi che hanno
creato il cosidetto pacchetto Treu e tutte le successive normative dal
lavoro interinale fino al collegato lavoro. In sostanza, la drammatica
denunzia del governatore della banca d'Italia è destinata a restare senza
alcuna eco e senza produrre alcun beneficio per i precari. La CGIL non la
raccoglie e l'interesse della preservazione del "capitale umano" non
interessa l'imprenditoria italiana che è sempre più modellata sul mordi e
fuggi piuttosto che su programmi a lunga scadenza.
L'agenda delle trattative interconfederali continuerà ad essere scritta
dalla Confindustria. Il patto sociale in corso di gestazione riguarda
esclusivamente questioni che interessano il padronato ed indebolirà ancora
la condizione dei lavoratori. Il cosidetto capitolo della produttività che
dovrà essere scritto sarà impregnato dalla dottrina Marchionne ed alla
insegna di "lavoro contro diritti". Il massimo che sarà concesso ai
lavoratori sarà qualche spicciolo di riduzione fiscale. CGIL-CISL-UIL
saranno confortati non solo dalla approvazione della destra al governo ma
anche del PD che si accinge a fare una manifestazione contro Berlusconi che
ha tra i suoi slogans anche il lavoro ma che tira la volata a Marchionne ed
agli imprenditori italiani cercando di dimostrare di essere più scaltri nel
servirli di Sacconi e di altri.
In conclusione il sindacato che è deputato per sua stessa natura alla
difesa dei lavoratori in Italia è il loro Caino, il migliore alleato degli
sfruttatori. Caino in un paese in cui oltre mille persone all'anno cadono
nei luoghi di lavoro che a volte sono veri e propri inferni come la fabbrica
chimica esplosa a Milano. Altri mille lavoratori muoiono ogni anno in
conseguenza di gravi malattie professionali. Centinaia di migliaia sono i
mutilati. Questo
per la politica del massimo profitto subito! Non si investe sul capitale
umano e neppure
su una impresa concepita per durare nel tempo.
La manifestazione che la CGIL ha previsto per il 27 novembre glisserà le
questioni fondamentali poste dal 16 ottobre da una classe operaia sempre più
vessata e ricattata. Chi darà voce alla gente eviterà accuratamente si
assumere impegni di lotta su precariato, salario, pensioni e si dedicherà ad
esercitazioni "patriottiche" su sviluppo, investimenti ed altre baggianerie
del genere.
Mentre la destra attraverso il progetto FINI tende a governare il Paese
per i prossimi venti anni, il PD e la CGIL si ingegnano ad ingraziarsi il
suo elettorato, a copiarli...Questa è l'anomalia italiana. Una "sinistra"
che vuole essere sempre più destra (pd) ed una CGIL che gli tiene bordone
ieri con Epifani oggi con la signora Camusso.
Pietro Ancona
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2010-10-28/debutta-patto-sociale-063500.shtml?uuid=AYH80seC
http://www.lavoro.gov.it/NR/rdonlyres/1D4AD463-9C21-42E2-99E9-0D1458E53581/0/072307protocollo
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Friday, November 26, 2010 9:36 AM
Subject: La CGIL del silenzio
La Cgil del Silenzio
Domani si svolgerà a Roma la manifestazione della CGIL dal titolo "Il
futuro è dei giovani e del lavoro"(?) deliberata dal Comitato Direttivo
della Confederazione il 17 settembre scorso. La manifestazione è l'evento
sindacale più importante dopo quella dei metalmeccanici del 16 ottobre
scorso che era riuscita a strappare ad Epifani la promessa di uno sciopero
generale che non si farà e, se si farà, sarà fuori tempo massimo a giochi
già fatti.
Osservo innanzitutto la distanza tra l'annunzio della iniziativa e la sua
realizzazione: più di due mesi! Non discuto il fatto che essendo la CGIL una
organizzazione complessa, elefantiaca, ha bisogno di tempo per mobilitare le
persone e portarle a Roma. Ma settanta giorni diventano un fatto politico
che svilisce l'iniziativa e ne fa un mero evento burocratico, un
adempimento che consentirà alla nuova segretaria di fare il suo battesimo di
folla in un comizio che sarà certamente affollato dal momento che la gente
sente il bisogno imperioso di esprimere la propria protesta, la rabbia per
come si sta degradando la sua condizione esistenziale.
Osservo ancora che non si tratta di uno sciopero generale ma di un
"comizio" nazionale realizzato di sabato il giorno indicato da Bonanni per
gli "scioperi". Sospetto l'esistenza di un patto "parasociale" che
accompagna il patto sociale tra sindacati e padronato italiano di vera e
propria abrogazione dello sciopero generale. Negli ultimi drammatici due
mesi, a differenza della silenziosa Italia, la Francia, la Spagna, la
Grecia, il Portogallo hanno dato vita ad uno o più scioperi generali per
difendere i salari ed il welfare minacciato dalle "crisi" provocate per
costringere l'Europa ad americanizzarsi rinunziando alla civiltà del suo
sistema di protezione e sicurezza sociale. L'Italia ha registrato una
offensiva contro il welfare e la condizione dei lavoratori e delle loro
famiglie davvero pesante e molto erosiva non solo di salario ma anche di
diritti. Al pari della Gran Bretagna di Cameron perderà nel giro dei
prossimi tre anni mezzo milione di posti nella scuola e nella pubblica
amministrazione e per sempre. Con la complicità delle parti sociali ha
peggiorato il suo sistema pensionistico notevolmente innalzando l'età di
godimento ed escludendone i precari. Di questo si è vantato Tremonti in
Europa sostenendo che l'Italia è stata l'unica nazione a fare una riforma
strutturale della sua previdenza senza scioperi!! Il Parlamento ha approvato
in via definitiva il cosidetto collegato lavoro (1441) studiato da legulei
del padronato per rendere difficile la difesa dei lavoratori nel contenzioso
ed introdurre il cosidetto arbitrato che apre la via alla privatizzazione
della giustizia e riduce la sfera di intervento del Magistrato.
Dopo aver lasciato passare la legge Gelmini sulla scuola limitandosi a dare
una qualche assistenza alle lotte dei precari senza mai dare loro la dignità
di una vertenza nazionale e politica, in polemica con la Fiom spesso
richiamata all'ordine , CGIL spalleggiata dal PD,
ora insiste sulla cosidetta "produttività" che in soldoni significa
accogliere le richieste
di Marchionne e della Marcegaglia sulla cosidetta fabbrica Italia.
La manifestazione di domani si presenta ai giovani con uno slogan
pubblicitario vuoto di proposte e che non toccherà per niente e non inciderà
sul processo di precarizzazione della occupazione. Il lavoro precario è già
diventato maggioranza su quello a tempo indeterminato ed i meccanismi sono
tali che nel giro di qualche anno il lavoro a tempo indeterminato finirà con
lo scomparire quasi del tutto. Al lavoro precario si unisce sempre il
sottosalario e la negazione dei diritti (ferie, tredicesima, malattia). Si
calcola che circa sei milioni di precari guadagnino meno della metà delle
tabelle contrattuali delle categorie di riferimento. Ebbene la proposta
della CGIL si limita a chiedere l'introduzione ed il miglioramento del
miserabile ammortizzatore sociale introdotto recentemente e che non supera i
200 euro mensili e solo per pochi mesi! Che magnifico futuro per i giovani e
per il lavoro!
La Camusso chiede un cambio di agenda. Intanto fa uno sciopero che conviene
sopratutto alla Confindustria perchè chiede due cose che gli industriali
vorrebbero come l'aumento degli ammortizzatori sociali e lo sgravio fiscale
e poi chiede investimenti nel Sud che sono graditi agli imprenditori come
inceneritori e rigassificatori e qualche opera pubblica. Il cambio di agenda
non viene chiesto.
La Cgil asseconda la manovra del governo resistendo soltanto dove non le è
consentito di
"trattare" come nella questione universitaria e, finora, la questione
operaia dove però il grosso della pretesa padronale è già passato in
centinaia di deroghe dai contratti ottenuti nella contrattazione diffusa nel
territorio.
Che cosa avrebbe potuto e dovuto chiedere la CGIl organizzando una lotta
vera al posto del comizio di sabato? L'abrogazione della legge Biagi, la
revisione del sistema pensionistico, il ripristino del turnover nella
pubblica amministrazione, l'abrogazione della legge Gelmini, l'abrogazione
del collegato lavoro, la riconquista del valore pieno e non derogabile del
contratto di lavoro, la fine delle privatizzazioni e delle
esternalizzazioni,
miglioramenti dei salari..... Non si tratta di un piattaforma utopistica o
addirittura provocatoria, ma del dovere minimo di un Sindacato degno di
questo nome e della sua tradizione i cui valori stanno scomparendo
nell'azione di oggi. Dovrebbe anche insistere per l'stituzione del Salario
Minimo Garantito e per una Europa opposta a quella che si sta delineando
sotto la spinta ricattatoria di WallStreet che mira alla distruzione del
ceto medio e della società solidale.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Sunday, November 28, 2010 9:42 AM
Subject: una CGIL irriconoscibile
Una CGIL irriconoscibile
Si canta Bella Ciao che è certamente una bellissima canzone
dell'antifascismo che unisce, ma le note dell'Internazionale e dell'Inno
dei Lavoratori che hanno accompagnato per tutto il Novecento il movimento
operaio e che sono parte della nostra stessa identità non si sentono. Le
nuove generazioni rischiano di non conoscerle. Eppure in quelle note sono
riassunti gli ideali del socialismo e del sindacalismo di emancipazione,
autonomo e conflittuale con governo e padronato. La folla convenuta al
comizio convocato dalla CGIL è numerosa ma non è certamente né felice né
allegra. In grande parte è costituita da cassintegrati o licenziati dalla
Gelmini, da pensionati e da studenti in lotta contro la controriforma
universitaria. Sono la espressione di un paese in grande sofferenza,
impoverito, umiliato dalla continua sottrazione di diritti, senza futuro, un
paese che si aspetta una parola di chiarezza dalla sua più grande
organizzazione, parola che non verrà dallo sfuggente ed equivoco discorso di
Susanna Camusso.
Colpisce la distanza tra la voglia di liberazione della folla sgomentata
da una crisi pilotata da forze che puntano al suo annientamento sociale,
alla sua sottomissione, a tutte le umiliazioni che Marchionne e la
Marcegaglia avranno il piacere di infliggerle e le risposte, le indicazioni
che vengono dal discorso della segretaria della CGIL assai circospette,
scaltre, misurate per non dispiacere molto la Marcegaglia e non mettere in
imbarazzo il PD che tira la volata alla Fiat ed alla Coop e non ha voglia di
impegnarsi.
Cinquecentomila posti di lavoro vengono falcidiati da una misura
amministrativa di Brunetta sul turnover nella pubblica amministrazione e dal
licenziamento di duecentomila insegnanti. Questo mezzo milione di persone
prima di essere liquidato è stato diffamato a lungo dai governanti come ora
le libere università italiane vengono diffamate riducendole soltanto ad un
fenomeno di baroni e di privilegi familistici prima di essere liquidate
martedì prossimo da una legge alla quale Fini ha garantito il suo appoggio
nonostante i suoi contrasti con Berlusconi.
Viene ricordata dalla Camusso la crudele legge 1441 (collegato lavoro)
senza una parola di autocritica, senza dire che la CGIL ha avuto due anni di
tempo per combatterla e non lo ha mai fatto tranne qualche piccola ed
insignificante protesta nei passaggi più cruciali ma sempre a cose fatte.
Una legge fatta per impedire con lacci e laccioli ai lavoratori di ricorrere
al giudice e, se riescono a farlo, di riceverne giustizia.
Mi ha colpito la grettezza burocratica e la meschina visione
provincialistica della Camusso. L'Europa è in fiamme sotto l'attacco della
speculazione finanziaria e le spinte dei governi di destra per ridurre i
salari ed i diritti dei lavoratori dappertutto ed impoverire le loro
famiglie con meno welfare: Francia, Irlanda, Grecia, Portogallo hanno
registrato grandi e ripetuti scioperi generali per la scuola, le pensioni,
i posti di lavoro. Questo scenario europeo non viene mai citato, ma Sacconi
e Tremonti hanno avuto modo di pavoneggiarsi con i loro colleghi europei per
avere ottenuto una "riforma delle pensioni" senza una sola ora di
agitazione. La via di una iniziativa internazionalista della CGIL non viene
mai indicata ed il sindacato italiano si limita a tentare di gestire le
conseguenze di quanto avviene.
La manifestazione era dedicata ai giovani ed al loro futuro. Ma la Camusso
si è guardata bene dal mettere in discussione la legge trenta ed a chiedere
per i giovani e quanti non sono protetti dal contratto il Salario Minimo
Garantito che scoraggerebbe la continua discesa delle retribuzioni.
Le parole del Governatore della banca d'Italia, il liberista Draghi,
contro il precariato che depaupera il capitale umano e priva di futuro la
nazione risultano assai più vicine ai bisogni dei giovani della meschina
apertura della Camusso che si limita a denunziare la questione dei sessanta
giorni posta dalla 1441 ed a chiedere una riduzione del ventaglio di
elusioni contrattuali previste dalla Biagi. Non mi aspettavo proprio che la
CGIL si mettesse dalla parte meno illuminata del pensiero liberistico.
Tutto il resto del comizio è stato misurato per non dispiacere troppo
Sacconi che oggi ricorda alla CGIL che in regime bipolare il sindacato non
deve essere all'opposizione del governo e della Confindustria se non vuole
essere escluso dal "tavolo" (sic!!!)
La deriva a destra di questo Paese riceve dalla manifestazione del 27 una
accelerazione dal momento che nessun freno è stato posto all'iniziativa
della destra devastatrice dei diritti Il Parlamento è tutto schierato con
il blocco sociale che esclude i lavoratori e che continua a trasferire
risorse dai loro redditi a vantaggio dei ceti imprenditoriali. Con una CGIL
inerte alle voglie del padronato e del governo
l'Italia si squilibrerà ancora di più ed il vuoto che si apre a sinistra
rischia di generare tensioni insostenibili.
Viene meno il ruolo di reiquilibrio sociale e politico che veniva assolto
dal sindacato conflittuale e che si traduceva in un bene per l'intero Paese.
Tutto rotola verso il peggio.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Sunday, December 05, 2010 10:37 AM
Subject: Una finta trattativa
Una finta trattativa
Marchionne fa lo spaccone ed il duro ed interrompe la trattativa. Vuole
l'azzeramento di tutto. Mirafiori non esiste più come Fiat ma diventa una
Newco. Quindi si pretende l'azzeramento del contratto di lavoro e la firma
di un contratto aziendale da parte di ogni singolo lavoratore. Marchionne
chiede anche un referendum e conta sulla
gravità della situazione sociale di Torino per piegare i lavoratori ad
accettare qualsiasi condizione compresa quella di diventare bestiame umano,
macchinario vivente,
schiavi in fabbrica senza diritti e che debbono evitare assolutamente di
ammalarsi, di prendere una influenza, perchè la loro vita dipenderà dal
fatto di avere o non avere una salute di ferro.
Non provano nessuna vergogna la Fiat, il Ministro del lavoro, i tanti fans
di Marchionne come Fassino, Chiamparino, praticamente tutto il PD ad
accettare, a dare per scontata una truffa giuridica equivalente al gioco
delle tre carte che fanno certi lestofanti come la costituzione di una Newco.
Mirafiori non c'è più e al suo posto, cucù, appare una nuova società.
Sappiamo tutti che trattasi di un sotterfugio, di uno escamotage per
spogliare i lavoratori di ogni loro diritto acquisito, della loro identità.
Da quando questo mezzo di coercizione e di forzatura è stato usato con
l'Alitalia pare sia diventato essenziale per gli imprenditori italiani. Ma
per l'Alitalia la proprietà è cambiata. Qui si tratta sempre degli stessi
proprietari che denominano diversamente quanto già possedevano.
La Newco dovrebbe fare Suv, un macchinone odioso ed inquinante sfoggiato
spocchiosamente dai prepotenti nel traffico cittadino, spesso seconda o
terza auto per il suo acquirente, insomma un prodotto che socialmente è
dannoso, puro consumismo e pura distruzione di risorse. Questo prodotto
dovrebbe essere venduto per metà negli USA e non si capisce perchè dovrebbe
essere fatto in Italia.....dove sta la ratio di questa scelta? Insomma la
Fiat si fa due newco una a Pomigliano per fare una auto senza alcun futuro
come la Panda e destinata ad un pubblico povero e l'altra a Torino per
produrre un mostro ecologico dal costo elevato che sarà acquistato da una
fascia di consumatori che non ha problemi di far quadrare il bilancio a fine
mese... Ma che comunque non sono tantissimi. Due scelte ad occhio e croce
perdenti nel medio e nel lungo periodo offerte da Marchionne come fossero
veri e propri miracoli della sua capacità di condottiero....
Il comportamento dei sindacati al tavolo della trattativa è davvero di una
arrendevolezza straordinaria! Non possono inghiottire il rospo della
fuoriuscita dal contratto nazionale che legittima la loro stessa esistenza,
ma non vogliono dispiacersi Marchionne e tutto l'establiscement politico
italiano che gli tira la volata. La Camusso è stata cautissima nelle parole
e chiede l'intercessione della Marcegaglia ed intanto lavora per aumentare
dentro la Fiom l'opposizione a Landini e Cremaschi e si è già visto con
talune dichiarazioni dei torinesi. E' difficile per la Fiom conservare la
sua combattiva identità restando dentro la CGIL. La confederazione ha una
influenza politica ed un potere organizzativo nel territorio che finisce
sempre con il prevalere. La Camusso prende tempo. Sa che la crisi lavora in
suo favore e ridurrà alla "ragione" altri dirigenti della Fiom. E' solo
questione di avere pazienza e continuare a lanciare segnali. D'altro canto
l'intreccio degli interessi tra i sindacati e tra questi e la confindustria
è tale da condizionare ed omologare i loro comportamenti sempre di più a
quelli voluti dalla vulgata della competitività. I meccanici torinesi come
tutti i lavoratori italiani sono messi dinanzi il ricatto della crisi. O
lavoro senza diritti o disoccupazione! Una crisi che ogni giorno che passa
appare sempre più una politica voluta dai ceti dominanti dell' Occidente per
togliere al più presto quanto si è conquistato in un intero secolo e
tornare alla barbarie precivile e pregiuridica che pensavamo di non dover
conoscere mai più.
Ma è anche possibile che Marchionne ponga condizioni inaccettabili sapendo
che non possono essere accettate nonostante l'accondiscendenza della maggior
parte dei sindacati. Insomma per scaricare su altri la responsabilità di
investimenti che non vuole fare e che agita solo ai fini delle quotazioni in
borsa..
Può darsi che non abbia nessun piano industriale degno di questo nome e che
i suoi interessi siano più finanziari e che produttivi. La flessione delle
vendite di auto Fiat dovrebbe allarmare il governo ed i sindacati italiani e
magari far capire che questo interlocutore è poco credibile e le sue
provocazioni vere e proprie recite teatrali.
Penso che la Fiom dovrebbe cambiare politica verso i Cobas ed in genere i
sindacati di base e con questi costituire una massa critica più valida nella
difesa dei diritti dei lavoratori insidiati non solo dal padronato ma anche
dai comportamenti di Cisl ed Uil e della destra politica che in Italia ha
estensioni enormi. Fiom e sindacati di base potrebbero contare su un'area
di milioni di lavoratori sempre più delusi dal sindacalismo di regime e
dalla stessa CGIL che ha lasciato passare senza reagire importanti fatti
come il collegato lavoro, la legge Gelmini, la legge Biagi.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: pane-rose@tiscali.it
Sent: Tuesday, December 28, 2010 3:24 PM
Subject: : Una citazione a sproposito della signora Camusso
Una citazione a sproposito della signora Camusso.
Per suffragare con una autorità moralmente indiscussa il suo attacco alla
Fiom la signora Camusso cita Giuseppe Di Vittorio che avrebbe affermato:
Quando c'è una sconfitta non possono non essere stati commessi degli errori.
Nessuna grande sconfitta è figlia solo della controparte."
Non credo che Giuseppe Di Vittorio abbia mai fatto simile affermazione ed in
ogni caso bisogna leggerla nel contesto in cui è stata scritta. Ma ammesso
che Di Vittorio l'abbia mai pronunziata non è detto che sia vera e che sia
giusta. La sconfitta può essere il portato di una serie infinita di
variabili e metto tra queste l'isolamento della Fiom dovuto ad un
atteggiamento anormale della sua stessa Confederazione ed al passaggio di
quello che dovrebbe essere il partito di opposizione parlamentare dalla
difesa operaia alla destra al campo della Confindustria e di Marchionne in
particolare. Purtroppo il PD è erede del PCI che fu autonomo dalla Fiat fino
a Berlinguer. Se oggi la Fiom è sola a fronteggiare l'attacco della tigre
confindustriale fiancheggiata da numerosi sciacalli che sperano di spolpare
qualcosa della sua carcassa certo questo non è addebitabile a suoi errori
quanto alla sua coerenza e fedeltà agli interessi non solo dei
metalmeccanici ma di tutti i lavoratori italiani.
Forse la signora Camusso non sa o finge di non sapere che la CGIL non è
nuova a processi degenerativi che dal riformismo padano l'hanno condotta
all'apostasia degli ideali fondativi che l'hanno animata. A causa di uno di
questi processi Giuseppe Di Vittorio uscì dalla CGIL per fondare una nuova
organizzazione sindacale l'USI su posizioni di autentica difesa dei
lavoratori italiani. Di Vittorio era riformista e rivoluzionario. Difese
con le armi la Camera del Lavoro di Bari assediata dai fascisti. Il suo
riformismo era liberazione dei lavoratori dalle catene dello sfruttamento
con ferma e costante gradualità senza mai cedere sui contenuti essenziali
della libertà e della dignità. La stessa cosa non si può dire del
"riformismo" della Camusso e del PD che è proteso alla cancellazione di
tutte le conquiste realizzate nel corso del novecento.
Ieri la CGIL si è collocata apparentemente in una posizione terza tra la
Fiom e la Fiat. Ha attaccato come autoritario Marchionne ma ha addebitato
alla Fiom la fattura della sconfitta subita prima a Pomigliano e poi a
Mirafiori e non dubito che ne esigerà il pagamento nelle prossime
settimane. In effetti mi aspetto una sorta di pogrom del gruppo dirigente
"ribelle"
della Fiom mentre andrà avanti la realizzazione di una parte importante del
Piano Rinascita di Gelli e dei piani concordati a Bildelberg di spoliazione
dei lavoratori di ogni loro diritto
fino a cambiare il giuslavorismo da garante di diritti a summa di obblighi
imposti ai prestatori d'opera.
Non si farà lo sciopero generale chiesto dalla Fiom anche se Sacconi indica
il carattere generale valevole per tutta l'industria italiana degli accordi
fatti a Torino. Lo sciopero generale non si farà perchè ci sono patti
parasociali al patto sociale stipulato a partire dagli incontri Marcegaglia-
Epifani di Genova che lo vietano. Infatti la Camusso ha programmato una
serie di ridicole e grottesche marcette per il lavoro di carattere
territoriale per dare sfogo a quanti chiedono che si faccia qualcosa contro
la crisi e contro l'attacco ai diritti.
Ha ragione Cremaschi a paragonare quanto sta succedendo in Fiat agli eventi
del 1925 che cancellarono il sindacato in fabbrica a vantaggio del
corporativismo padronale sostenuto da Mussolini. Ma c'è di più e di peggio.
C'è la truffa della newco e cioè della Fiat che cambia pelle come un
serpente e si sostituisce a se stessa con altro nome per sfuggire agli
obblighi
assunti appunto come Fiat. Trattasi di un fumus, di una truffa realizzata
sotto gli occhi di tutti con la complicità del mondo politico e
confindustriale che ne ricava un esempio per fare altrettanto quando gli
farà comodo. Ed anche della truffa del contratto aziendale, una invenzione
da legulei per danneggiare i lavoratori ed imporre loro, nella continuità
vera della impresa con denominazione diversa e con contratto diverso,
condizioni financo anticostituzionali e del tutto illegali. La CGIL avrebbe
potuto impugnare legalmente questa
truffa che non bisogna essere dimostrata perchè è palese al pubblico. Se
fosse ancora un Sindacato dei lavoratori avrebbe dovuto non riconoscere le
newco della fiat come entità
legittime. Ma nè la CGIL nè il PD si sognano di fare qualcosa del genere dal
momento che sono inglobati sia pure con qualche apparente maldipancia nel
gruppo che sta cambiando radicalmente la costituzione materiale ed il
diritto del lavoro a vantaggio della imprenditoria che si è dato un
programma che sta realizzando a tappe forzate dalla legge Biagi al collegato
lavoro allo scippo pensionistico alla riforma della contrattazione.
Perchè la CGIL fa tutto questo? Perchè ormai non è più se stessa. Ora è una
holding, una conglomerata di partecipazioni societarie a centinaia e
centinaia di enti bilaterali che gestiscono un badget di miliardi di euro e
dispongono di migliaia di dipendenti molti dei quali ingaggiati con la legge
Biagi. Gli interessi della CGIL sono oramai simili ed omologati a quelli
della Confindustria e sono entrati in conflitto con quelli dei lavoratori.
La dottrina dietro la quale si nasconde questa tumorale degenerazione è
quella della sussidarietà che per prosperare ha bisogno di crisi sempre più
acute del welfare. Ecco quindi che il conflitto si estende financo allo
Stato sociale.
Questa è la grande patologia italiana: Sindacati che sono compromessi con
il padronato con legami assai forti in centinaia e centinaia di enti
bilaterali ed un Parlamento fatto tutto di partiti favorevoli o strumenti
della Confindustria. Nel mondo, ad eccezione degli USA, non è così: i
sindacati stanno dalla parte dei lavoratori ed in Parlamento c'è quasi
dappertutto un partito socialista o socialdemocratico o comunista che non
tiene il sacco alla destra al potere.
Pietro Ancona
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From: pietroancona@tin.it
Sent: Wednesday, January 05, 2011 9:36 AM
Subject: La posta in gioco per venti milioni di lavoratori
La posta in gioco per venti milioni di lavoratori
La posizione della CGIL ha indebolito la lotta della Fiom per salvare il
diritto al contratto collettivo di lavoro ed alla sua negoziazione. Se
vincerà come purtroppo è presumibile la linea Marchionne venti milioni di
lavoratori italiani non avranno più diritto a discutere e concorrere
attraverso i propri sindacati alla definizione delle regole dentro le quali
svolgere la loro attività lavorativa. Dovranno accettare le regole imposte
dai datori di lavoro o rinunziare a guadagnarsi il pane quotidiano. Veltroni
sbaglia di grosso ad avallare l'idea del contratto aziendale. Il contratto
aziendale introdurrà fortissimi elementi di concorrenza tra le aziende oltre
umiliare i lavoratori e modificare negativamente la funzione dei loro
sindacati. Non solo la Confindustria ma tutto il padronato italiano
aspettano l'esito del braccio di ferro in corso con l'acqualina in bocca per
lo sterminato potere che ne conseguirà per le aziende da una vittoria del
contratto che Marchionne ha proposto e firmato con Cisl Uil a Pomigliano
D'Arco e Torino.
Vincerà anche la linea truffaldina delle NEWCO. Cambiare denominazione alla
propria azienda sarà operazione diffusa tra quanti vorranno azzerare
situazioni delle quali non sono soddisfatti e rinegoziare le condizioni dei
propri dipendenti. Mi meraviglio molto che non ci siano ricorsi alla
Magistratura sulle operazioni NEWCO neppure da parte della Fiom. Eppure si
tratta del caposaldo più importante di tutta l'operazione di
ristrutturazione dei rapporti messa in vita dalla Fiat.
Nel merito del contratto le condizioni poste dalla Fiat siano
incostituzionali per quanto riguarda la tutela della sicurezza e della
salute psico-fisica dei lavoratori. Il sistema WMC sottopone il fisico degli
operai ad un carico al limite della sopportabilità dell'apparato
scheletrico-muscolare e neurologico. Eppure questo aspetto non sembra
preoccupare la maggioranza di coloro che discutono la vicenda Fiat. Soltanto
lo SlaiCobas di Melfi ha fatto ricorso al Magistrato ed allo Inail
denunziando i danni psico-fisici per i lavoratori senza averne avuto finora
alcun esito.
L'operazione Fiat non è un fatto isolato scaturente da particolari
difficoltà di mercato che impongono sacrifici speciali ai lavoratori. Fa
parte di una politica di peggioramento generale delle condizioni dei
lavoratori che ha un centro di direzione nel Governo e nello stesso
Parlamento oltre che naturalmente nella Confindustria: il cosidetto
collegato lavoro, il peggioramento delle pensioni, la legge trenta, le leggi
Gelmini sulla Scuola e l'Università e la crescente privatizzazione della
Sanità sono parti di una strategia di umiliazione di quanti vivono del
proprio lavoro per arricchire banche ed industriali e sopratutto per dare a
questi un peso preponderante nella società italiana. Dal referendum Fiat o
come diavolo si chiama ora in poi
in Italia non saremo più gli stessi ed una parte degli italianai avrà un
potere di ricatto sull'altra terribile, antidemocratica, precostituzionale.
Osservo con amarezza che la CGIL non è nuova a scivolamenti come quello di
oggi. I suoi due primi segretari Rigola e D'Aragona che la governarono per
venti anni fino a scioglierla nelle mani di Mussolini ed ad avallare gli
accordi di Palazzo Vidoni furono sempre in conflitto cone molte camere del
lavoro. Non condivisero l'occupazione delle fabbriche e lo sciopero generale
di Milano e furono gelidi e distanti dalla resistenza al fascismo anche
quando bruciavano le camere del Lavoro e le sedi dei giornali socialisti e
sindacali. Questo mentre Di Vittorio, scissionista dalla CGIL fin dal 1911,
si barricava e difendeva con il fucile in pugno la Camera del Lavoro di
Bari.
Epifani ieri e Camusso oggi sono come Rigola e D'Aragona. C'è un patto
che lega la CGIL a Confindustria, Cisl ed Uil e credo anche a Sacconi,
l'ideologo più velenoso e livido della destra italiana in quanto al lavoro.
Spero che oltre ai pensionati altre categorie della CGIL scendano in
soccorso ai metalmeccanici Aiutando Landini e Cremaschi si aiuta la
democrazia italiana a sopravvivere all'offensiva liberista e si salvano le
basi sociali del patto costituzionale.
Spero anche che tutto il sindacalismo di base che ha sofferto le
discriminazioni che oggi si vorrebbero imporre alla Fiom sia della partita e
che si crei una forte intesa da Fiom e Cobas.
Pietro Ancona
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From: pietroancona@tin.it
Sent: Thursday, January 06, 2011 10:13 AM
Subject: La regressione della CGIL
Per sfortuna di coloro che lo vorrebbero dipingere come un esagitato
estremista Maurizio Landini buca lo schermo alla grande, lo riempie tutto
della sua figura e comunica con una semplicità ed una capacità di
convincimento degne del migliore showman. Ieri sera Corradino Mineo gli ha
fatto sentire un pezzo del discorso del Presidente Napolitano sulla
"produttività" e la sua risposta è stata fulminea, diretta, senza tanti giri
di parole. Ha detto che l'operaio tedesco che produce una BMV immette sul
mercato un oggetto che vale assai di più dell'operaio italiano che produce
una Panda e questo a parità di applicazione sul lavoro di entrambi. La
produttività non è quindi da cercare nel minore rendimento del lavoratore
italiano e sfruttarlo di più portando al confine estremo della
sopportabilità muscolare e neurologica la sua prestazione come fa la Fiat e
vorrebbe fare ancora di più ma nel valore del prodotto e nella quantirà di
innovazione scientifica e tecnologia che riesce ad incorporare.
La Fiom sta resistendo alla grande all'accerchiamento ed ai bombardamenti
ai quali è sottoposta. Bonanni si è spinto a chiederne l'espulsione dalla
CGIL ed i grossi calibri del PD sono quasi tutti impegnati a fare campagna
elettorale per far vincere il referendum a Marchionne. Non ho dubbi che se
la CGIL aveva deciso di sostenere fino in fondo le ragioni della Fiom
nonostante il ricatto di Marchionne (o vinco io o me ne vado) la battaglia
sarebbe stata vinta dei lavoratori e Marchionne costretto a più miti
consigli. I lavoratori andranno a votare sapendo che i soli contrari
all'accordo capestro della Fiat sono i metalmccanici e che non solo Cisl Uil
ma anche la CGIL ed il PD non sostengono la resistenza e la linea della
Fiom.
Questa situazione è scandalosa e può determinare la sconfitta dei
lavoratori. Il commento di una lavoratrice davanti i cancelli di Mirafiori è
stato: ci propongono una carognata, un giro di vite quasi insopportabile ma
che possiamo fare? Che alternativa abbiamo? Dobbiamo pur vivere....
Come un grande esercito lascia una sua divisione a combattere da sola una
battaglia decisiva così la CGIL ha lasciato la Fiom a reggere da sola
all'urto di una questione che rischia di schiacciarla pur sapendo benissimo
che si stanno difendendo principi e valori generali che, se perduti, sarà
difficile anzi impossibile recuperare per tutti i lavoratori italiani.
La cosa più sconcertante è che non è detto che questa capitolazione della
CGIL salverà l'occupazione degli stabilimenti Fiat in Italia. Intanto
dovrebbe allarmare il fatto che Pomigliano e Mirafiori inizieranno a
produrre tra due anni. Si tratta di due prodotti di cui uno con scarso
valore aggiunto e l'altro di grande asocialità e contraddittorio alle linee
del trasporto urbano che reclamano auto meno ingombranti e con minori
consumi. Il crollo delle vendite della Fiat in Europa dovrebbe indurre a
qualche riflessione, ad allungare lo sguardo su un periodo più lungo. Forse
è il caso di cominciare a pensare a linee diverse dalla motorizzazione
individuale che asfissia oramai il territorio ed induce costi sociali
crescenti
anche dal punto di vista sanitario per l'aumento delle malattie da
inquinamento Inoltre la competizione nel settore è troppo intensa e tende ad
aumentare. La tendenza all'oligopolio produttivo a creare multinazionali
attestate a sei milioni di auto non basta a salvare l'esistente come abbiamo
visto con il declino di Detroit. A grandissime aziende potrebbero anche
corrispondere grandissimi disastri.
La CGIL si è messa nella posizione di chi aspetta al varco la Fiom. Il
varco è il risultato del referendum. Se vince Marchionne la CGIL vorrà la
firma "tecnica" della Fiom cioè la sua resa incondizionata. Se vince la
Fiom il ricatto di Marchionne sarà scaricato addosso a Landini e Cremaschi.
Una canea di pennivendoli e di Oligarchi politici anche del PD li
indicherà come responsabili della fuga della Fiat e si aprirà uno scenario
incredibile in cui le parti saranno invertite e coloro che oggi difendono
con il cuore l'intelligenza la passione i lavoratori verranno colpevolizzati
da una classe politica e sindacale che non esito a definire infame. Colpisce
il silenzio delle federazioni di categoria della CGIL su questa cruciale
vicenda. Soltanto il Sindacato dei Pensionati ha detto qualc osa ma tacciono
coloro i quali verranno investiti della tempesta: gli edili, i professori, i
chimici, e quanti altri possibile che non si sentano interessati da quanto
sta accadendo?
Non c'è dubbio che la CGIL che uscirà da questa vicenda non sarà più
quella che non ricordiamo. E' già diventata del tutto simile alla Cisl ed
all'UIl ed è legata da migliaia e migliaia di interessi negli enti
bilaterali con il padronato. La sua politica non sarà mai più la gestione
degli interessi dei lavoratori ma la sussidiarietà. Diventa una sorta di
organizzazione paragovernativa e paraindustriale. Assisterà i lavoratori
nelle cose esistenti ed in ciò che sarà loro ancora concesso dal governo e
dal padronato, Niente di più di questo.
Credo che non ci siano più le condizioni perchè la fiom resti dentro la
CGIL. O se ne va con le sue gambe o sarà espulsa e sostituita da una
organizzazione più arrendevole.
Pietro Ancona
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----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Sent: Wednesday, January 12, 2011 10:41 AM
Subject: L'OPA della Camusso
L'OPA della Camusso
Corradino Mineo è giornalista di razza. Proviene dal laboratorio
siciliano de "l'Ora" dal quale sono uscite personalità importanti sparse in
molte testate con posizioni di primo piano. Stamane, nel commentare
l'attacco di Susanna Camusso a Marchionne, si è lasciato sfuggire una
opinione assai acuta di persona che capisce il sottofondo delle cose. Ha
detto che la Camusso ha lanciato una opa sulla vertenza che la Fiom ha con
la Fiat. In sostanza tenta di impadronirsene e lo fa nel modo più scaltro,
più demagogico, più "italiano": attaccando Marchionne del quale, come
sappiamo, ha mostrato di volerne assecondare le scelte fin da Pomigliano
d'Arco. Il tentativo è di rubare la scena a Landini ed estrometterlo o
gregarizzarlo.
L'attacco della Camusso a Marchionne, mediaticamente strepitoso e
supertitolato da tutta l'informazione nazionale, è la prosecuzione del
tentativo di scippo fatto domenica scorsa dalla segreteria della CGIL: mira
a sottrarre alla Fiom la vertenza che la CGIL vorrebbe gestire direttamente,
escludendo la Fiom, come gestisce direttamente la questione delle pensioni
escludendone da sempre il sindacato pensionati pur essendo questo da solo la
metà di tutta la forza della CGIL. Sappiamo la terribile fine fatta dal
sistema pensionistico italiano. Perchè vuole sottrarre alla Fiom la
vertenza in corso? Perchè la CGIL ha cambiato nel profondo la sua stessa
identità: è legata al PD di cui costituisce la dote nell'offerta che questo
fa a Confindustria. E' legata a Cisl, Uil e Confindustria in migliaia di
enti bilaterali che costituiscono una grossa realtà nel campo della
cosidetta sussidiarietà. Cgil, Cisl,UIL ed associazioni padronali sono
diventati delle grandi corporations che gestiscono servizi ed offrono
prodotti finanziari o di integrazione previdenziale. Queste realtà hanno
legato indissolubilmente i sindacati al padronato italiano creando una
mostruosa anomalia. I sindacati italiani sono diversi da quelli di tutti gli
altri. Siamo al conflitto di interesse tra Sindacati e lavoratori. Gli
interessi dei sindacati tendono a confliggere sempre di più con quelli dei
lavoratori i quali sono stati passivizzati e non sono che la base sfruttata
con la trattenuta sindacale e con le cessioni che vengono imposte dai
contratti. Dentro le Confederazioni non contano più niente.
La Camusso non dice le cose che direbbe se fosse in buona fede e se il
suo scopo non fosse quello di fare subire ai metalmeccanici le scelte della
Fiat. Dovrebbe annunziare lo sciopero generale dei lavoratori italiani in
difesa del contratto di lavoro non solo per i meccanici ma per tutte le
categorie e sopratutto dovrebbe chiedere l'annullamento del referendum che
non è altro che terrorismo padronale contro gli operai. "Se non fate come
dico io me ne vado." Dovrebbe ricordare che la Fiat è anche proprietà dei
suoi operai che l'hanno salvata dai nazisti. La Fiat per cento anni si è
nutrita del sangue e del sudore dei suoi lavoratori ed ha arricchito la
famiglia Agnelli, una famiglia alla quale bisognerebbe togliere la
cittadinanza italiana, che oggi se ne sta acquattata ad aspettare che gli
operai spinti dalla disperazione cedano al ricatto del sovrastante
Marchionne,.
Esistono dubbi legittimi sulla volontà reale della Fiat di spendere
venti miliardi in Italia. L'unica cosa certa è che avremo ancora due anni di
cassa integrazione e che non si sa niente del piano di sviluppo. Il progetto
di fare Suv a Torino per venderli negli USA importando a Torino motori dagli
USA appare quanto meno singolare. Forse tutto il gioco di annunzi e di
silenzi, di investimenti e di aggressioni ai lavoratori è un teatro
allestito per la Borsa e per la speculazione finanziaria. Marchionne dice
che vuole affidamenti a scatola chiusa dagli operai italiani imprigionandoli
in una rete di regole da caserma. Ma è proprio lui ad essere inaffidabile.
Pietro Ancona
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-01-12/scontro-camussomarchionne-063630.shtml?uuid=AYLod7yC
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Lavoro e_sindacati
di
Pietro Ancona
in
ordine cronologico II parte