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Per conoscere la verità sui processi di Mosca bisogna leggere i RESOCONTI STENOGRAFICI drammaticissimi perché veri!! E' possibile trovarli nelle biblioteche nazionali e universitarie. (A Napoli stanno sia alla Biblioteca nazionale che in quella Centrale universitaria), sono in francese. Con la colossale mole di documentazione dei Processi è possibile dimostrare senza ombra di dubbio che Trotsky degenerò fino a diventare agente del nazismo.  Chi non ha letto  i Processi  ha il pregiudizio che Trotsky era un personaggio politico che aveva torto. Non e' così: Trotsky smise di essere quello fu dall'inizio del secolo fino al 27 (un obbrobrioso dottrinario dogmatico, oltre che un menscevico doppiogiochista). Egli diventò, dulcis in fundo, un agente del nazismo. Leggere anche La grande congiura contro l’Urss di  Michael Sayers e Albert E. Kahn 
vedi anche

"Nel 1936, 1937 e 1938 si svolsero i Processi di Mosca, assolutamente legali, di fronte ad un tribunale militare perché si giudicavano crimini di alto tradimento (come avviene per legge in qualsiasi paese capitalista) contro Zinoviev, Kamenev, Preobrazenski, Rikov, Bucharin ecc. che furono processi pubblici in presenza della stampa mondiale (e a cui presenziò anche l’ambasciatore Usa Davies). Furono tutti rei confessi, ammisero di aver cospirato in vista di favorire, come Quinta colonna, l’apertura del fronte interno per agevolare la vittoria militare  dei nazisti, di cui divennero tutti spie, in cambio dell’ascesa al potere, come quisling, in ciò che sarebbe rimasto di una Unione Sovietica smembrata dell’Ucraina (che sarebbe andata alla Germania) e dei Territori estremo orientali (di cui si sarebbe appropriato il Giappone). I marxisti leninisti tradurranno i resoconti stenografici di questi processi e li pubblicheranno integralmente, cosa che non è mai stata fatta in Italia. Quanto alla critica di “allargare la portata della repressione” non fu Stalin ad “allargare” la repressione ma Ezhov, nominato ministro degli Interni nel ’37 e che faceva parte della congiura trotskista. Costui, per fini controrivoluzionari, mandò a morte, insieme a veri elementi antisovietici, centinaia di migliaia di innocenti.  Pagò con la vita i suoi crimini." (da Amedeo Curatoli Nel 60° anniversario della morte di Stalin )

I verbali stenografici degli interrogatori di Ezhov da poco resi accessibili sono stati tradotti in inglese e pubblicati dallo storico statunitense Grover Furr. http://msuweb.montclair.edu/~furrg/research/ezhov042639eng.
 

- DICHIARAZIONE FINALE DI BUCHARIN  UDIENZA POMERIDIANA DEL 12 MARZO 1938

Commento di:
Guido Fontana Ros22 ottobre 2012 17:05

Questa confessione costituì la principale fonte di ispirazione per l'opera letteraria "Il buio a mezzogiorno" dello scrittore anticomunista ungherese, Arthur Koestler dove si racconta di un alto esponente del Partito, tale Nicola Salmanovič Rubasciov, che arrestato e accusato di attività controrivoluzionaria, sottoposto a torture fisiche e psicologiche, viene costretto a confessare crimini mai commessi, avendo come unica via d'uscita la morte.
Peccato che tutto questo sia completamente FALSO!
Nel caso di Bucharin tutte le accuse contro di lui sono sorrette da prove schiaccianti, tant'è che la commissione incaricata da Gorbachev di riabilitarlo e provare che il processo contro Bucharin sia stato una montatura del malvagio Stalin per eliminare un pericoloso oppositore, dopo aver esaminato tutto il materiale istruttorio giunse alla conclusione che TUTTE LE PROVE andavano nella direzione opposta: Bucharin era colpevole!

 

- A cura di Amedeo Curatoli è stato pubblicato recentemente nella traduzione italiana  PROCESSI DI MOSCA 1936 VOL.I  Quaderni di FRONTE UNITO

Amedeo Curatoli http://scintillarossa.forumcommunity.net/?t=60141477

Giovanni Apostolou  su i processi di Mosca (e altro)
 

 (Grover Furr ha anche dimostrato che tutte (tutte, nessuna esclusa) le calunnie mosse a Stalin poggiano su falsi clamorosi. Il suo libro, “Krusciov lied” (Krusciov ha mentito) sarà anch’esso tradotto.


Davies è intellettualmente onesto. E' l'ambasciatore americano ed è sempre una testimonianza proprio perché non di parte, anzi di parte avversa! vedi a questo proposito:  http://www.resistenze.org/sito/te/pe/dt/pedtbf09-009159.htm   

Da: http://www.resistenze.org/sito/te/pe/dt/pedtbf09-009159.htm:   

"Soltanto persone politicamente cieche o molto ingenue hanno potuto non accorgersi che i Chruščёv ed i Gorbačëv con le loro accuse contro Stalin non sono stati guidati da sentimenti di ripulsa nei confronti di ingiustizie e azioni disumane. Se invece così fosse stato, essi avrebbero posto sotto accusa l’imperialismo e i suoi esponenti, almeno con quell’accanimento che hanno dimostrato nei confronti di Stalin. Ma è accaduto il contrario: il tratto più rilevante della loro politica è stato quello di guadagnarsi la fiducia dell’imperialismo, nonostante i suoi crimini sanguinosi contro l’umanità!
 
 In stridente contrasto con tale atteggiamento sta il fatto che

perfino il rappresentante diplomatico della principale potenza imperialistica, l’ambasciatore USA Joseph A. Davies, dà di Stalin una valutazione lusinghiera, ma che questa ed altre espressioni positive di uguale segno sull’URSS, dovute a testimonianze dell’epoca, siano state cancellate nell’Unione Sovietica stessa a partire dal XX Congresso. E dunque, prima di tutto, alcune osservazioni con riguardo ai processi di Mosca.
   Cominciamo da alcuni estratti dal libro di J.A.Davies, uscito nel 1943 a Zurigo: "Ambasciatore degli Usa a Mosca. Rapporti autentici e confidenziali sull’Unione Sovietica fino all’ottobre 1941". Davies ha seguito, come ogni diplomatico che lo avesse desiderato, i processi di Mosca quale testimone oculare (di professione egli era giurista).
    Il 17 marzo 1938 Davies ha trasmesso in un dispaccio a Washington le proprie impressioni sul processo contro Bucharin ed altri. Il telegramma è del seguente tenore (estratto): "Malgrado le mie prevenzioni..., dopo aver osservato giorno per giorno i testimoni ed il loro atteggiamento, in forza dell’evidenza che automaticamente me ne derivava, mi sono formato la convinzione, con riguardo agli imputati politici, che un numero sufficiente dei reati contro le leggi sovietiche elencati negli atti di accusa risultasse provato e sottratto ad ogni dubbio ragionevole, sì da giustificare la pronuncia di colpevolezza per alto tradimento e la condanna alle sanzioni previste dalla legge penale sovietica. L’opinione di tutti i diplomatici che hanno presenziato con maggiore regolarità alle udienze è stata in generale che il processo abbia posto allo scoperto il dato di un’accanita opposizione politica e di un complotto estremamente serio, e tutto ciò a permesso ai diplomatici di intendere molti dei fatti, sino ad allora incomprensibili, svoltisi in Unione Sovietica nei passati mesi"
[3].
   Davies già nel 1937 aveva seguito il processo contro Radek e altri, e ne aveva fatto rapporto, il 17 febbraio 1937, al segretario di Stato americano. In questa relazione egli tra l’altro scrisse:
   "Una considerazione oggettiva... (tuttavia) mi ha costretto, per quanto riluttante, a concludere che lo Stato aveva effettivamente provato la propria accusa (almeno per quanto riguardava l’esistenza tra i dirigenti politici di un esteso complotto e di intrighi occulti contro il governo sovietico ogni possibile dubbio è stato eliminato, come pure circa il fatto che i reati indicati in base alle leggi vigenti nell’atto d’accusa erano stati commessi e pertanto risultavano punibili). Ho parlato con molti, anzi con quasi tutti, i membri del corpo diplomatico locale e, salvo forse una sola eccezione, tutti sono stati del parere che le udienze avevano dimostrato inconfutabilmente l’esistenza di un piano politico segreto e di un complotto mirante all’eliminazione del governo"
[4].
    L’11 marzo 1937 Davies ebbe ad iscrivere, come nota di diario, il seguente episodio emblematico; "Un altro diplomatico ieri ha formulato in mia presenza una considerazione assai illuminante. Parlavamo del processo ed egli si è espresso nel senso di non nutrire alcun dubbio circa la colpevolezza degli accusati: e che tutti noi che presenziavamo alle udienze ne fossimo convinti… che il mondo esterno invece sembrasse ritenere, in base ai resoconti del processo, che questo fosse una semplice messa in scena (egli ha parlato di "operazione di facciata")…, che egli da un lato sapeva che tutto ciò non fosse vero, ma che dall’altro era forse un bene che il mondo esterno la pensasse in quel modo"
[5].
   Davies riferisce anche dei numerosi arresti e di aver parlato delle "purghe", il 4 luglio 1937, con il Ministro degli esteri Litvinov. Egli scrive circa le considerazioni di quest’ultimo: "Litvinov... ha spiegato che queste purghe erano necessarie per conseguire la certezza di aver eliminato ogni possibile tradimento connesso all’eventualità di una collaborazione [dei nemici interni:
n.d.r.] con Berlino o Tōkyō. Un giorno il mondo avrebbe compreso che queste azioni erano state necessarie per proteggere il governo dall’incombente tradimento. Anzi, l’Unione Sovietica in verità stava rendendo un servizio a tutto il mondo, dato che, proteggendo se stessa dalla minaccia del dominio mondiale dei nazisti e di Hitler, essa si sarebbe posta come un potente baluardo contro la minaccia nazionalsocialista. Un giorno il mondo avrebbe capito quale uomo di imponente grandezza fosse Stalin"[6].
  Molto istruttiva è anche la descrizione che Davies fece del suo colloquio con Stalin in una lettera del 9 giugno 1938 alla figlia. Egli era restato molto colpito dalla personalità di Stalin, e infatti scrisse:" se ti riuscirà di raffigurarti una personalità che in tutto è l’esatto contrario di ciò che il nemico più accanito di Stalin sarebbe capace di inventarsi, allora avrai un’immagine di quest’uomo."

 

L’epurazione come purificazione rivoluzionaria dell’Armata Rossa ricerca e digitalizzazione di G.Apostolou

Pubblicato il  da paginerosse-drapporosso

 

Missione a Mosca di Josef E. Davies ambasciatore americano in U.R.S.S.     (*)

 

Parte  terza

                                                                                                                                                                                                                                                                   

LA  «PURGA ›› COLPISCE

L’ESERCITO ROSSO

(25 giugno – 28  luglio  1937)

 

Pag.178-179

 

                                                                                                                                                       L’uccisione dei generali rossi   


     
28 giugno 1937.

 

              All’onorevole  Sumner Welles 

 

      «Mio caro Sumner,

      «Lo stato delle cose qui lascia adito come il solito a molta perplessità. Il giudizio di coloro che son qui da più lungo tempo è che la situazione è seria, molto seria; l'opinione più fondata sembra esser quella di chi crede che secondo ogni probabilità si andava organizzando una cospirazione al fine di provocare un colpo di Stato a mezzo dell'esercito non necessariamente anti-Stalin, ma contro la politica del partito e che Stalin l'ha colpita con rapidità, coraggio e forza caratteristici. Una violenta epurazione sta continuando in tutto il paese.

    «L'opinione delle personalità più equilibrate del corpo diplomatico è che il Governo non si trova in imminente pericolo ed è ancora forte; è tuttavia un'opinione che può meritare delle revisioni, poiché tutto dipende dal fatto che l’esercito sia o non sia stato seriamente infettato e si sia o non si sia svincolato dalla burocrazia sovietica.

    «L”impressione generale è che ciò non sia, ma nessuno ne sa niente. E’ un fattore imponderabile della situazione.

     Lo scorso inverno, Eden respinse gli approcci tedeschi onde ottenere un aiuto economico a mezzo delle colonie o in altro modo, senza garantire la sicurezza politica nell'Europa orientale come in quella occidentale. La prova degli aeroplani e dei carri armati in Ispagna ha avuto un effetto raffreddante sui comandi militari tedeschi e italiani. La forza dell'esercito rosso e la confessata e riconosciuta adesione dell'U.R.S.S. alla causa della pace è considerata come un notevole fattore per la sua conservazione in Europa. Potrebbe contribuire in modo considerevole all’equilibrio di potenza ed a consolidare il blocco democratico.

                                                                                                                      Rapidamente, suo» 

 

Pag.206-211

 

                                                                                            PERCHE’ UCCISERO TUKHACEVSKY

 

Mosca,  28 luglio 1937.

 

N.  457

 

             All’onorevole segretario di Stato

 

L’UCCISIONE  DEI  GENERALI  DELL’ESERCITO  ROSSO  DEL  12  GIUGNO  D EL  1937

                                                     E  LA  CRISI  GENERALE  CHE  NE  SEGUI’


                                                                                                     
 (strettamente confidenziale)
  

    «Signore,

    «son passate ora diverse settimane dal processo e dalle esecuzioni degli alti ufficiali dell’esercito rosso. Mi sembra che potrebbe esser di qualche interesse per lei e per il Dipartimento una analisi di ciò che è accaduto, col vantaggio di una certa prospettiva, nonché una mia valutazione del significato e delle conseguenze di questi fatti sulla stabilità del regime.       

    «Il processo, la condanna e l’esecuzione di questi ufficiali, il fiore dell'esercito rosso, avvenne il 12 giugno. L'evento ebbe a compiersi con la rapidità e con tale terrificante e tragica energia che per qualche tempo sembrò difficile di dare un giudizio equilibrato della situazione.

___________


   
(1) È opportuno aver "presente, in rapporto a questo dispaccio, la successione degli avvenimenti. Il resoconto del processo Radek che si svolse nel gennaio 1937 non faceva alcun riferimento al maresciallo Tukhacevsky o ai generali dell'esercito rosso. In realtà, allorché il nome di Tukhacevsky fu menzionato, l'accusatore pubblico fece l’impossibile per escludere ogni sua eventuale colpa.

    Subito dopo il processo, si ebbero indizi di “grande” attività da parte delle autorità del Cremlino; questa attività portò alla fucilazione dei generali dell’esercito rosso in giugno. Il processo Bukharin si tenne solo nel successivo marzo 1938. In questo processo furono per la prima volta fatte accuse particolareggiate e specifiche contro l'esercito rosso, alcuni capi del quale sarebbero stati compromessi nell'azione della "quinta colonna”. Questo dispaccio fu scritto prima del processo Bukharin e mentre eravamo del tutto all'oscuro. Mostra che molti di noi non afferrano il  sigbificato reale di questi avvenimenti, in rapporto con il possibile tradimento e con la collisione con la Germania, che i successivi sviluppi rivelarono.

Vi era non soltanto molta confusione, ma molta violenza e ostilità d'opinione tra i diplomatici e gli altri osservatori a Mosca. Sia qui che in Europa corsero voci di ogni sorta. Secondo, alcuni esisteva un complotto nell'esercito rosso per rovesciare il Governo di Stalin; secondo altri, si era preparato ed era fallito un colpo di Stato bonapartista, nel quale il maresciallo Tukhacevsky avrebbe fatto la parte del Còrso; altri affermarono che era stato un preciso accordo tra i generali dell'esercito rosso ed la Reichswehr per la collaborazione con la Germania, accordo che faceva parte dei preparativi di un imminente putsch tedesco in Ucraina; infine si sosteneva che questa cospirazione era un aspetto di un più vasto complotto trotzkista diretto a distruggere il regime di Stalin mediante una guerra con l’estero onde tra l’Europa e l'Oriente sorgesse un altro Stato e fosse cosi possibile di salvare il "vero" comunismo con l'aiuto dell’esercito rosso.- Ancora si diceva che Stalin era “l’uomo ammalato del Cremlino”   che soffriva di un complesso isterico con aberrazioni mentali circa un suo asserito pericolo personale, che lo inducevano a uccidere tutti coloro che minacciavano la sua preminenza e nei quali vedeva una minaccia alla propria sicurezza; che egli era gravemente malato di cuore ed era curato da un famoso medico austriaco (ciò che è probabilmente vero); che le sue paure erano sfruttate da un gruppo di nuovi e ambiziosi membri della polizia segreta (N. K. V. D.) che mentre si inchinavano dinanzi a qualsiasi ordine del capo, dimostravano la loro fedeltà e utilità creando costantemente e in misura sempre crescente asseriti complotti (inesistenti) ; che l'esercito era impegnato in una lotta a morte con la polizia segreta, offeso per lo spionaggio della polizia praticato ai danni degli ufficiali dell'esercito in relazione ai processi politici e a1l’asserita cospirazione trotzkista; che 1’intero, esercito era permeato di sentimenti antistaliniani ed era il cuore della controrivoluzione; che anche Voroscilov, commissario alla difesa, era un sospetto in pericolo d`esser prossimamente fucilato; che l’intera struttura economica era scossa da queste “epurazioni del partito” e in pericolo di crollare; che stavano compiendosi in tutta l'Unione sovietica esecuzioni in massa su larga scala; che il crollo economico e la rivoluzione e il rovesciamento del Governo erano imminenti.  

    “Una stampa estera ostile sfruttò al massimo queste voci. Si raccontò a tal fine che l’esercito rosso stava marciando su Mosca: che l’esercito rosso avrebbe fatto probabilmente una dimostrazione all’ovest (verso la Polonia) per distogliere l’attenzione dai disordini interni ecc.    

    “Queste voci e teorie creano la prova del naturale orgasmo creato da uno stato di cose tanto tragico e che era dovuto alla assoluta mancanza di informazioni. Alcune delle voci eran probabilmente fondate.

 

                                          Il modo  di  vedere di  Mosca  circa  le  voci

 

     «La teoria dell"uomo malato del Cremlino” è universalmente respinta. Stalin ha avuto qualche disturbo di cuore, come ne hanno avuto qui la maggior parte degli uomini di governo; ma è stato visto in numerose occasioni e anche di recente da me, molto da vicino, e appare forte, solido, sano e normale.

    «Per di più, nei circoli diplomatici, la responsabilità per queste esecuzioni non è generalmente attribuita a Stalin, in un senso strettamente personale. Prescindendo da questi terribili avvenimenti, egli merita una buona dose di rispetto. E considerato in generale come un uomo che vive pulitamente; modesto, ritirato, con un solo proposito e una sola via dinanzi a sé, devoto al comunismo e all'elevazione del proletariato. La responsabilità è attribuita per solito alla “azione del partito” svolta dai suoi esponenti. Naturalmente i più tengon conto del fatto che Stalin è di gran lunga il carattere più forte e che è quel che potremmo definire il tipo del "padrone” che lascia credere che i suoi colleghi abbiano la libertà delle proprie decisioni.

    «Circa l'asserita colpevolezza di questi generali dell'esercito, accusati di aver cospirato col Governo tedesco, l'opinione generale è che l’accusa sia ingiustificata; devo dire però che due ambasciatori per solito bene informati, coi quali ho discusso della questione, hanno affermato che secondo il loro parere, vi è probabilmente qualche elemento di verità nelle accuse.

     «Molte settimane son trascorse e gli animi son meno eccitati. In questo periodo ho fatto uno sforzo per trovar la prova dei fatti e procurarmi i giudizi le opinioni, moderate della gente bene informata, nel tentativo di trovare la spiegazione di ciò che è avvenuto e per stabilire quale sia la forza attuale del Governo e quali siano le sue prospettive.

 

 Aspetto  di  Mosca  subito  dopo   le   epurazioni

 

    «Al mio arrivo a Mosca, trovai che la faccia delle cose non era mutata. Non vi era nulla per le strade, nel movimento o nella folla che indicasse un turbamento di alcun genere. Non vi era alcuna traccia di quel che si era raccontato sui giornali, di cosacchi accampati vicino al Cremlino o che si movessero intorno alla Piazza Rossa. Poco dopo il mio arrivo, ebbi occasione di avvicinare diversi commissari e funzionari del Ministero degli Esteri e non trovai alcun mutamento nel loro atteggiamento o nel modo di condursi. In un colloquio con Litvinov, commissario agli esteri, discutendo della situazione spagnuola e degli affari europei, gli domandai se egli si rendeva conto di quanto i recenti avvenimenti avessero indebolito l'Unione sovietica come potenza militare e politica nell’opinione dell’Europa occidentale. Disse che il Governo sovietico, lungi dall’esser debole, è molto più forte di prima e che un Governo deve esser realmente molto forte se può sopportare la perdita di tanti suoi esponenti puniti per tradimento e tuttavia continuare serenamente per la sua via senza che si notassero tracce di tempesta o di sforzo, "svolgendo i suoi affari come il solito ogni giorno”.

 

 Condizioni  attuali     -    Violenza   dell’epurazione

 

    «Tuttavia, se si guarda in profondità, vi sono indizi che un'operazione vasta e importante è stata e sta svolgendosi. Sia nella stampa locale che, e in particolare, in quella provinciale, si fanno costanti riferimenti a processi contro centinaia di imputati e ad estese "epurazioni e ripuliture del partito”. Questo avviene nell’industria, nell'agricoltura, nella scienza, nei circoli artistici e nel teatro e in fatto in tutte le fasi di attività. Costanti e violente critiche di diversi episodi nonché di determinate persone appaiono giornalmente sulle colonne di notizie della stampa controllata dal Governo. Anche più convincenti sono i rapporti orali circa la sparizione o l'arresto di questa o di quella persona, qualche volta eminente ed altre volte di scarsissimo rilievo. Spesso queste voci sono corroborate da una conoscenza diretta dei fatti. Vi sono probabilmente molte esagerazioni. Secondo me, tuttavia, non vi è dubbio che le autorità abbiano compiuto negli ultimi anni e stanno compiendo un lavoro di epurazione e di ripulitura con grande energia in modo inesorabile e con crescente rapidità. L'esecuzione di questi ufficiali dell'esercito rosso entra nel quadro generale della situazione. La partico1are tragedia non può esser capita o interpretata in modo adeguato, se non come parte dell’intero quadro.

    «Durante il processo Radek, furono fatti i nomi del generale Putna le del maresciallo Tukhacevsky. Viscinsky ebbe allora la massima cura per assolvere Tukhacevsky da ogni possibile accusa di complicità. Ciò nondimeno, subito dopo il processo, Tukhacevsky scomparve. Vi furono molte voci di un suo arresto. Sempre durante questo periodo, si fece un gran parlare di una dura lotta intestina che stava svolgendosi tra esercito e polizia segreta.

 

Immediata   cronologia   della  tragedia

 

«Negli ultimi giorni di marzo, Tukhacevsky ritornò a Mosca. Insieme con Voroscilov, col generale Egorov e con  211 altri che furon poi processati, egli venne in aprile all’Ambasciata a un pranzo da me offerto agli ufficiali de1l’esercito rosso; non vi era alcun segno di particolare disagio tra questi uomini a quell'epoca. Tukhacevsky godeva la reputazione d'esser un uomo molto abile. Non mi fece una agende impressione. Aveva un aspetto fresco e fanciullesco, era piuttosto grosso in rapporto alla statura e aveva l'aria di un uomo che amasse i piaceri della vita. L'ambasciatore francese, signor Coulondre, disse di capire che la caduta di Tukhacevsky potesse esser dovuta in parte alle sue indiscrezioni con una amica (che si afferma fosse una spia tedesca). In aprile fu annunciato che Tukhacevsky sarebbe stato uno dei rappresentanti ufficiali all'incoronazione di re Giorgio.

    «L”undici maggio fu ufficialmente annunciato che egli era deposto dal suo comando quale assistente commissario alla difesa e veniva assegnato ad un comando minore nel distretto del Volga.

    «Il diciassette maggio il Comitato esecutivo centrale del partito comunista decretò il controllo dei Soviet sull’esercito. Ciascun distretto militare avrebbe dovuto da allora in poi. esser comandato da un  ufficiale dell’esercito e da altri due membri.

    «L’undici di giugno Tukhacevsky ed altri furono arrestati, accusati di tradimento e di complotto in collusione con un paese straniero (Germania). Fu annunciato che avevano confessato la loro colpa. Il giorno seguente fu comunicato che erano stati processati e riconosciuti colpevoli.

 

Parte quinta

                                                                                                                                                                                                                                                                   

L'EPURAZIONE  COLPISCE  BUKHRIN

(15 giugno – 17 marzo 1938)

 

Pag-275-279

 

Mosca, 15 gennaio 1938.

   Taccuino - Evidentemente il Cremlino si è realmente spaventato nell’estate scorsa e rimane ancora in tale stato d'animo. Una sessione congiuntiva dei due Consigli ha adottato all’unanimità un emendamento della costituzione che dà al Presidium (suprema autorità esecutiva) il potere di dichiarare la legge marziale nel paese, ogni qualvolta e ovunque il territorio sovietico sia minacciato da un nemico esterno.

 

 Mosca, 19 gennaio 1938.

    Taccuino -  I Sovieti sono assai vigili di fronte al pericolo dello spionaggio. Molotov ha denunciato pubblicamente certi consolati stranieri  "impegnati a svolgere attività di spionaggio contro i Sovieti sul territorio sovietico” e ha avvertito il Giappone che i  Sovieti faranno cessare le turbolenze giapponesi in Estremo Oriente.

                                                       Funzionari sovietici accusati di tradimento

 

Mosca, 7 febbraio 1938.

    Taccuino – Ventuno personalità eminenti devono, secondo la comunicazione del procurator generale di Stato, esser processate per tradimento, compresi Bukharin, Rykov, Bakovsky, Grinko, Krestinsky, Rosengoltz, Yagoda, Cernov e Ivanov. Le principali accuse contestate sono di aver organizzato lo spionaggio per conto di Stati stranieri, onde provocare la guerra e smembrare l'Unione e consegnare l'Ucraina, la Russia Bianca, il Turkestan, i1 Caucaso e la provincia marittima dell’Estremo Oriente a paesi nemici, nonché d'essere stati al soldo di paesi nemici.

 

                                                                  Litvinov a proposito delle confessioni

Mosca, 4 marzo  1938

    Diario - Litvinov e sua figlia son venuti alle 5,30 ad assistere alle proiezioni cinematografiche.

    Disse d'essere stato assai colpito dall'arresto di Krestinsky. Egli non può capire perché degli uomini confessino dei delitti che, come essi devono sapere, sono punibili con la morte, se non siano realmente colpevoli. Disse che Rykov e Bukharin, allorché nell'estate scorsa furono portati  avanti al Comitato centrale del partito e messi al confronto. con Sokolnikov e Radek, sostennero il confronto e protestarono amaramente la propria innocenza sino a scoppiare in lacrime; ma evidentemente erano in realtà colpevoli poiché in seguito fecero delle complete confessioni. Disse che non poteva capire queste confessioni  finali, conoscendoli come egli li conosce, se non ammettendo che siano veramente colpevoli.  « Un uomo può morire una volta sola » disse  «e questi uomini sanno che saranno certo condannati a morte dopo un così solenne riconoscimento della loro colpa. E’ una cosa dolorosa, ma il Governo deve esser sicuro e non può assumere rischi.  E’ una fortuna» soggiunse  «che il paese abbia dei capi abbastanza forti da prendere le necessarie misure preventive».


pag.279-285

                                                Prima seduta del processo Bukharin-Rikov                                                       

 

Mosca, 2  marzo 1938.
  
     Diario - Si è aperto il processo pel tradimento dei "destristi” - Bukharin, Rykov' e compagni - nell'antico Palazzo dei Nobili, oggi Casa dei Sindacati. Le rappresentanze diplomatiche avevano dovuto accontentarsi di un solo biglietto d'ingresso; cosi sono stato costretto ad andare al processo senza un interprete. Seduto proprio di fronte al settore della stampa americana, dovevo affidarmi al loro traduttore e al loro aiuto per seguire le deposizioni. Per fortuna mi sedeva accanto il ministro d'Estonia, colonnello Koznic, che parla perfettamente l’inglese, e me ne sussurrava la traduzione. Aveva prestato servizio nell’esercito zarista, e da giovane era stato educato a Pietrogrado. Difficile guardare i prigionieri senza farmi piccolo. C’era fra essi il sottosegretario di Stato Krestinsky, al quale avevo presentato le mie credenziali un anno prima; Rosengoltz, ex-commissario per il commercio, con il quale avevo pranzato proprio un anno fa, in questo stesso mese, nella sua casa di campagna; il dott. Pletnov, un cardiologo che mi aveva avuto in cura e che conoscevo bene, e il segretario al Tesoro Grinko. Tutti costoro distavano da me appena qualche metro, nella gabbia dei prigionieri. Spero che essi abbiano visto nei miei occhi il dolore che provavo nel rivederli in quelle circostanze (v. appunti del diario).

 

Mosca, 2  marzo 1938.
  
     Diario - Ho fatto -colazione con Litvinov nella sua dascia e ho mandato un resoconto delle nostre discussioni al Dipartimento (vedi dispaccio).

 

 

                                                                      Andamento dell’epurazione a Mosca

Mosca, 2  marzo 1938
N. 1011

 

               All’onorevole segretario di Stato
 

        Trasmissione  di  un  memoriale  sulla conversazione con
                                                l’ambasciatore
        

                                                (strettamente confidenziale)

 

    «Signore,  

    «ho l'onore di trasmetterle un memoriale che riferisce una conversazione con l’ambasciatore di *, svoltasi oggi 6 marzo 1938.

«Egli ha detto: Le condizioni sono ora peggiori che in qualsiasi altro momento del suo quinquennale soggiorno a Mosca, per via dell’epurazione, de1l”arresto di tanti membri del partito comunista; il regime sovietico si è definitivamente deciso per una politica di completo isolamento dalle altre nazioni. Circa lo stato di cose nel mondo egli affermò che il Governo degli Stati Uniti è il più gran dono "gli Dio o della natura” (così egli si espresse) al mondo, per la protezione che concede alla libertà di culto, alla sicurezza dell’individuo, al diritto di proprietà e alle garanzie della libertà personale.

    «Ho l’onore di essere, signore, rispettosamente il suo

                                                              Josef  E.  Davies».

Mosca, 8  marzo 1938

     Diario - Sono stato ancora al processo Bukharin, al quale ho presenziato quotidianamente da una settimana a questa parte.
    Il dr. Levin raccontò che Yagoda, capo della polizia segreta, obbligò lui e i suoi compagni ad uccidere con una pretesa cura medica Massimo Gorki, il figlio dello scrittore ed altri; ciò sarebbe stato ordito per discreditare il Cremlino. Fu un racconto sinistro e bizzarro.
    Sembra che la storia vera sia un'altra. Yagoda, uno degli imputati, si sarebbe infatuato della bella moglie del giovane Gorki e Corki senior avrebbe suscitato la sua inimicizia interponendosi in questo triangolo.
    Si dice che Yagoda temesse il vecchio Gorki per la grande popolarità di cui godeva nel popolo. Questo sarebbe stato il motivo della sua azione; egli ricattò i medici costringendoli a entrare nella cospirazione: onde portare alla tomba il vecchio Gorki (che soffriva di tubercolosi), gli prescrissero una cura che doveva ucciderlo invece di curarlo (1).
 

(1) Yagoda in un ulteriore interrogatorio avanti la Corte .in pub- blica udienza, chiese il permesso di rendere la sua deposizione, ri- guardante delle questioni personali, a porte chiuse. Non vi fu per- tanto una effettiva conferma a questa voci, ma esse sono perlo .piú accettate come vere.

 

Mosca, 8  marzo 1938

     Taccuino -  Reynaud ha fatto a Parigi delle dichiarazioni sui processi russi. Questo stato di fatto, egli ha detto, è un fattore disturbante, ove lo si metta in rapporto con la difficoltà di mantenere la pace in Europa; tuttavia - egli ha continuato - non si può dubitare che le enormi risorse di quel paese (l'Unione sovietica) sia in uomini che in materie prime siano un fattore di pace, poiché mantengono l`equi1ibrio tra le potenze.
    Reynaud ha sottolineato una delle serie conseguenze di questi processi. Dal punto di vista della pace europea, lo svalutare la forza di questo Governo è un grave danno poiché è un fattore sul quale si potrebbe far affidamento contro Hitler.

                         

                              Il processo Bukharin per alto tradimento


8  marzo 1938

    «Cara Bijou (1),

    «nell'ultima settimana ho assistito quotidianamente alle udienze del processo Bukharin per alto tradimento: son sicuro che l'avrai seguito sulla stampa. E’ terrificante. Mi ha interessato molto dal punto di vista intellettuale poiché mi ha indotto ad esercitare nuovamente anche le facoltà critiche necessarie per valutare la credibilità delle testimonianze e per sceverare il grano dal loglio - il vero dal falso - facoltà che usai per tanti anni io stesso, nello studio dei casi a me affidati come avvocato.
    «Tutte le debolezze e i vizi della natura umana - e nella sua luce peggiore le ambizioni personali - emergono in questi processi. Essi rivelano il profilo di un complotto che fu abbastanza vicino a conseguire lo sperato successo e a rovesciare questo governo.
    «Le deposizioni ora rese chiariscono quel che è avvenuto nella scorsa primavera e in estate e che non potevamo capire. Ricorderai che gli addetti alla cancelleria raccontavano di una straordinaria attività che si svolgeva intorno al Cremlino, quando i suoi cancelli eran chiusi al pubblico; vi erano segni di molta agitazione e i soldati di guardia erano stati cambiati. Le nuove guardie, ricorderai poiché ci fu detto allora, erano quasi esclusivamente soldati reclutati in Georgia, nella patria di Stalin.
    «Le straordinarie dichiarazioni di Krestinsky, di Bukharin e degli altri dimostrerebbero che le paure del Cremlino erano giustificate.  Sembra che sin dal principio di novembre 1936, esistesse un complotto in cui capo era Tukhacevsky che avrebbe dovuto compiere un colpo di Stato per il maggio dell'anno successivo. Evidentemente avrebbe avuto qualche probabilità di riuscita se fosse stato possibile di tradurlo in atto. Ma il Governo agi con molto vigore e rapidità. I generali dell’esercito rosso furono giustiziati e 1'intera organizzazione del partito fu epurata e completamente ripulita. Poi si scopri che alcuni dei capi erano seriamente infetti dal contagio della cospirazione e per rovesciare il Governo stavano lavorando con le organizzazioni del servizio segreto tedesco e giapponese.  
    «Ciò spiega l'attuale atteggiamento ufficiale d'ostilità verso gli stranieri, la chiusura di vari consolati e altri simili provvedimenti. Francamente non possiamo biasimare gli uomini al potere per aver reagito come hanno fatto, se veramente credevano a quel che viene pubblicamente rivelato nel processo.
    «Per il solo fatto che l’unico elemento di prova è dato dalle confessioni degli imputati, non si può senz'altro escludere che quanto hanno raccontato sia vero
    «Devo smettere perché il processo ricomincia alle 10 antimeridiane e avrò da correre per giungere in. tempo.

                                In fretta».

 

(1)     Mia figlia Emlen, ora signora Robert Grosjean

 

Mosca, 12  marzo 1938


   
Diario -  Sono stato al processo. Le ultime parole di Pletnov, Rosengoltz e degli altri imputati furono interessantissime e strazianti nella loro tragicità. In particolare quelle di Rosengoltz; solo un anno fa, passammo la giornata nella sua villa e vi pranzammo con Grinko, Krestinsky, col pubblico accusatore Viscinsky, col giudice Ulrich, con Mikoyan, Bosov e Voroscilov. Ricordo che, per quanto insistessi sul pericolo della guerra per ottenere il pagamento del nostro debito, non riuscii a impressionarlo; se le loro dichiarazioni attuali son vere, la cosa si spiegherebbe poiché gli imputati, compresi alcuni dei commensali di quel giorno, desideravano la guerra. Non cosi alcuni altri, tra i quali Voroscilov, che, un anno fa, era del tutto propenso al pagamento del debito agli Stati Uniti.

                         
                                                                  Il cosiddetto processo Bukharin
                                                                                    di tradimento della massa

 

Mosca, 17  marzo 1938
N. 1039


           
All’onorevole segretario di Stato

                                                                                      (confidenziale)

    «Signore, con questa mia lettera ho l'onore di confermare il telegramma cifrato che comunicava la sentenza della Corte nel processo Bukharin, di tradimento. Il contenuto del telegramma è il seguente:
    «Il 13 marzo 1938, verso le cinque del mattino, tutti gli imputati furono riconosciuti colpevoli e furono pronunciate le condanne. Tre degli imputati furono condannati alla prigione e gli altri a morte, mediante fucilazione. Tra i condannati a morte sono otto dei più eminenti ex-membri del Governo sovietico, compreso un ex- primo ministro, sei ex- funzionari del Gabinetto, uno dei piú noti esponenti del partito e membro del Politburo, nonché un ex-presidente di una Repubblica costituente. Furono condannati alla prigione un ex- ambasciatore sovietico in Inghilterra e in Francia, un ex-consigliere dell'Ambasciata a Berlino e un famoso specialista di malattie cardiache.
    «Nonostante l'ostilità che ho per un sistema probatorio che si fonda sulle confessioni degli imputati per una procedura che non assicura a costoro nessuna protezione, dopo aver osservato giorno per giorno i testimoni, il loro modo di deporre, gli elementi emersi durante il processo, nonché altri fatti di cui poteva esser tenuto conto nel giudizio, ritengo che, per quanto riguarda gli uomini politici imputati, siano state raggiunte prove sufficienti ad accertare alcuni dei delitti denunciati nell'atto d'accusa secondo la legge sovietica. Esse giustificano una ragionevole ombra di dubbio, il verdetto di colpevolezza e di tradimento, e l’applicazione delle pene previste dagli statuti criminali sovietici.
    «Secondo l’opinione dei diplomatici che presenziarono molto regolarmente al processo, si è avuta la dimostrazione dell'esistenza d’una formidabile opposizione politica e di un serissimo complotto; ciò spiega ai diplomatici molti degli avvenimenti sinora incomprensibili degli ultimi sei mesi. L’unica divergenza d'opinione riguarda la misura secondo la quale i diversi imputati avrebbero partecipato al complotto e la cospirazione sarebbe stata accentrata nelle mani di pochi.
    «Ho l'onore di essere, signore, rispettosamente il suo

                                                                        Joseph E. Davies».

                                                               ***

 Da Missione a Mosca di Josef E. Davies pag.285-292

                                                                  La quinta colonna in Russia - 
                                                                                 Uno studio retrospettivo 1941 (1)
                                                                                                       

    Passando da Chicago, nel mio viaggio verso casa, dopo l’inizio dei corsi di giugno nella mia vecchia Università mi fu chiesto di parlare al club dell’Università e delle società riunite di Wisconsin. Erano appena tre giorni che Hitler aveva invaso la Russia. Qualcuno dei presenti domandò: <<Che cosa n’è degli affiliati della quinta colonna, in Russia?››. Risposi prontamente:  << Non ce n’è, li hanno fucilati ›› Quel giorno, in treno, mi ritornò alla mente lo stesso pensiero. E piuttosto straordinario, se non si ricordano i precedenti, il fatto che in quest’ultima invasione nazista non sia mai comparsa una parola circa un "lavorio interno” dietro le linee russe. In Russia è mancata la cosiddetta "aggressione interna” pronta a cooperare con l'Alto Comando tedesco. La marcia di Hitler su Praga nel 1939 fu accompagnata dall'attivo contributo militare delle organizzazioni di Henlein in Cecoslovacchia; lo stesso è vero per l'invasione della Norvegia. Nel quadro sovietico invece non vi furono né Henlein alla maniera sovietica né Tiso a quella slovacca, né Degrelle del tipo belga, né Quisling come in Norvegia.

    Pensando a queste cose, mi balenò alla mente il possibile significato nuovo di alcuni degli avvenimenti occorsi in Russia durante il mio soggiorno. Giunto a Washington mi affrettai a rileggere i miei vecchi appunti del diario, e, col permesso del Dipartimento di Stato, riesumai alcuni dei miei rapporti ufficiali. Nessuno di noi in Russia pensava nel 1937 e nel 1938 alla attività della quinta colonna. La frase non era d'uso comune. E solo in epoca relativamente recente che abbiamo trovato nel nostro linguaggio le espressioni che illustrano la tecnica nazista come "quinta colonna” e "aggressione interna”.

    In generale, i bene informati sospettavano che Hitler fosse capace di impiegare tali metodi: non era una delle cose che molti ritenevano non potessero realmente accadere. Solo negli ultimi due anni, per mezzo del Comitato Dies e della F.B.I. fu scoperta l'attività delle organizzazioni tedesche in questo paese e nel Sud America e in Norvegia, in Cecoslovac- chia e in Austria, si videro gli agenti tedeschi insieme coi traditori che colpivano dall'interno il proprio paese, con un'azione coordinata col piano d'attacco di Hitler. Queste attività e questi metodi erano evidentemente già preordinati nei confronti della Russia e facevano parte del piano di Hitler sin dal 1985. Nel 1936 Hitler fece il suo ora famoso discorso di Norimberga, nel quale indicò chiaramente quali erano il suoi disegni circa l'Ucraina. Risulta ora che il Cover- no sovietico era allora al corrente dei piani degli Alti Comandi militari e politici tedeschi e del "lavorio interno” che si stava svolgendo per preparare l'attacco tedesco contro la Russia. Mentre meditavo su questa situazione vidi improvvisamente il quadro, come avrei dovuto vederlo a quel tempo; ne narravano la storia i processi cosiddetti di tradimento o di epurazione ai quali avevo assistito e di cui avevo sentito parlare nel 1937 e nel 1938. Riesaminando sotto un nuovo punto di vista il resoconto di tali processi e quel che avevo scritto allora in proposito, trovai che tutte le attività della quinta colonna tedesca, come noi la conosciamo ora, erano state rilevate e messe allo scoperto dalle testimonianze e dalle confessioni rese in questi processi dagli autodenunciatisi Quisling.

    E chiaro che il Governo sovietico si convinse dell’esistenza di tale attività, ne fu molto allarmato e si adoperò a stroncarla vigorosamente. Nel 1941, quando si verificò l’invasione tedesca, esso aveva soppresso qualsiasi organizzazione di quinta colonna. Un altro fatto difficile da capire a quel tempo ma che acquista un significato nuovo alla luce degli avvenimenti, fu il modo col quale il Governo sovietico soppresse gli uffici consolari tedeschi e italiani nel 1937 e 1938. Lo fece in modo molto disinvolto. Vi era una dura e quasi brutale noncuranza per la sensibilità dei paesi in questione. La ragione data dal Governo sovietico fu che quei consolati erano impegnati in attività sovversive e di politica interna; furono chiusi. La notizia dei processi e delle esecuzioni in tutta la Russia era in quell'anno invariabilmente accompagnata dall'accusa di capi imputati di esser colpevoli di tradimento e d'attività sovversiva e d’aver dato aiuto a "una potenza straniera” per rovesciare lo Stato sovietico.

    Ogni sera dopo il processo, i giornalisti americani venivano all’Ambasciata a mangiare un boccone e a bere la birra dopo le lunghe udienze notturne e malignavano i dibattimenti della giornata. Tra i presenti erano Walter Duranty e Harold Denny del The New York Times, Joe Barnes e Joe Phillips della New York Herald Tribune, Charlie Nutter e Dick Massock dell’Associated Press, Norman Deuel e Henry Shapiro de1l'United Press, Jim Brown dell'International News, Spencer Williams del Manchester Guardian. Erano un gruppo eccezionalmente brillante di uomini e mi abituai ad affidarmi a loro. Mi furono di inestimabile aiuto  nell’apprezzare e valutare. gli uomini, le situazioni e gli avvenimenti sovietici. Nel corso della mia vita professionale mi capitò più volte di dover sostenere in giudizio l'accusa o di dover difendere degli imputati.

    Shapiro è egli pure avvocato e laureato della scuola di legge di Mosca. Mi aiutò molto la sua conoscenza della legge sovietica. Gli altri avevano tutti molta familiarità con lo stato di cose, le personalità e la psicologia russa. Ci furono tra noi delle interessanti discussioni, protrattesi a lungo nella notte.

    Tutti noi allora a Mosca prestavamo poca attenzione all'aspetto dei processi che riguardava i rapporti con l'estero. Alcuni di noi non avevano capito nulla al riguardo e certamente io fui tra quelli. Non vi è dubbio che, in linea generale, noi avevamo concentrato la nostra attenzione sul drammatico conflitto pel potere che si svolgeva tra chi l'aveva e chi ne era escluso, tra Stalin e Trotzky, e sull'urto di personalità e di politiche in seno al Governo sovietico, piuttosto che sulle attività di una possibile quinta colonna, che eravamo tutti portati a svalutare.

    Nel mio caso particolare, avrei dovuto esser meglio al corrente, poiché due fatti avrebbero dovuto mettermi sull’avviso. Erano a conoscenza mia e non degli altri. L'uno si verificò durante un incontro avuto con un funzionario del Ministero degli Esteri sovietico poco dopo il mio arrivo a Mosca, l'altro capitò prima che raggiungessi Mosca: nel gennaio 1937 al Ministero degli Esteri a Berlino, durante un colloquio con un sottosegretario di Stato tedesco.   

    Questi processi danno la prova della attività sovversiva e della quinta colonna che era stata preparata in Russia con una cospirazione e con un accordo coi governi tedesco e giapponese. Eccone le risultanze essenziali:

    I principali imputati avevano ideato tra loro una cospirazione e si erano accordati con la Germania e col Giappone per aiutare tali governi in caso di attacco contro l'Unione sovietica. Essi approvarono e in fatto cooperarono a una piano diretto ad assassinare Stalin e Molotov e a preparare una insurrezione  contro il Cremlino che doveva esser condotta dal generale Tukhacevsky, per importanza il secondo ufficiale nel comando dell’esercito rosso. Per il caso di guerra, essi si accordarono e in fatto attuarono e diressero il sabotaggio delle industrie, la distruzione degli stabilimenti chimici, la distruzione delle miniere di carbone, la rovina dei mezzi di trasporto ed altre attività.  Accettarono di eseguire ed eseguirono tutte queste cose  che lo Stato Maggiore tedesco esigeva che essi compissero in conformità alle istruzioni ricevute. Accettarono e in fatto cospirarono coi servizi segreti militari d’informazione tedesco e giapponese. Si accordarono e cooperarono effettivamente coi rappresentanti diplomatico e consolare tedeschi nell’opera di spionaggio e di sabotaggio; Si accordarono e trasmisero effettivamente alla Germania e al Giappone informazioni di interesse vitale per la difesa dell'Unione sovietica. Concordarono tra loro e coi governi tedesco e giapponese di cooperare con detti Stati nella guerra contro il Governo sovietico per formare uno Stato indipendente sovietico di minori proporzioni, che avrebbe ceduto larghe porzioni nell'Unione sovietica, l'Ucraina e la Russia Bianca in occidente alla Germania, le provincie marittime in oriente al Giappone.

    Accettarono che dopo la conquista tedesca della Russia, le ditte tedesche dovessero ottenere concessioni e ricevere favori nello sfruttamento delle miniere di ferro, del manganese, del petrolio, del carbone, del legname e di tutte le altre grandi risorse dell'Unione sovietica.

    Per valutare pienamente il carattere e il significato di questa testimonianza, che ho udito di persona, bisogna tener presente che i fatti relativi alla cospirazione furono confermati da due importantissimi membri del Gabinetto, il commissario al tesoro e quello al commercio estero, da un ex- primo ministro, da due ambasciatori sovietici che avevano servito a Londra, a Parigi, e nel Giappone; da un ex-sottosegretario di Stato, nonché dal segretario di Stato del Governo in carica come da due dei più noti pubblicisti dei più importanti giornali dell'Unione sovietica. Era insomma come se  in questo paese il segretario al tesoro Morgenthau, il segretario al commercio Jones, il sottosegretario di Stato Welles, gli ambasciatori Bullitt e Kennedy e il segretario alla presidenza Early confessassero di aver cospirato con la Germania, dando la propria cooperazione onde facilitare un’invasione degli Stati Uniti. Ecco alcuni estratti delle dichiarazioni fatte dagli imputati alla pubblica udienza. Krestinsky, sottosegretario di Stato, disse:

    “Abbiamo raggiunto un accordo col generale Seecht e con Hess, per aiutare la Beichswehr a creare un certo numero di basi di spionaggio sul territorio dell'U.R.S.S… In cambio, la Beichswehr si impegnò a pagarci annualmente 350.000 marchi come sussidio››.

    Grinko, segretario al Tesoro, disse:

     “ConoscevO che ero in relazione con persone, sia dell'organizzazione ucraina sia dell'esercito rosso, che si preparavano ad aprire la frontiera al nemico. Io lavorai in particolare in Ucraina, vale a dire, proprio nella zona dove la Germania prepara il colpo contro l'U.R.S.S.”.  
    Rosengoltz, segretario al commercio, disse:

    “Io passai varie informazioni segrete al comandante in capo della Reichwehr... Successivamente furono stabilite comunicazioni dirette a mezzo dell’ambasciatore (tedesco) nell'U.R.S.S., al quale periodicamente fornii informazioni di carattere spionistico”.

    Sokolnikov, già ambasciatore in Gran Bretagna, disse: “Il Giappone, pel caso di partecipazione alla guerra, avrebbe ricevuto concessioni territoriali in Estremo Oriente, nella regione dell’Amur e nelle provincie marittime; per quanto concerne la Germania, si era contemplato di dar soddisfazione agli interessi nazionali ucraini”.

    La testimonianza di molti degli imputati minori dimostrò che per ordine dei principali accusati essi avevano diretti rapporti coi servizi segreti tedesco e giapponese e cooperarono con loro nell’opera sistematica di spionaggio e di sabotaggio; ed avevano o commesso o aiutato o provocato numerosi delitti. Per esempio, Rataiciak disse che aveva organizzato ed era responsabile di due esplosioni avvenute nelle fabbriche di nitrati di Gorlovkai; esse provocarono enormi perdite di materiale, nonché perdite di vite umane. Pushkin cooperò o assunse la responsabilità pel disastro delle fabbriche chimiche di Voskressensk e per lo stabilimento Levsky. Knyazev raccontò d'aver ideato ed eseguito il sabotaggio dei treni militari, provocando gravi perdite di vite umane, su espresse istruzioni o sotto la direzione dei servizi segreti stranieri. Depose anche di aver ricevuto da tali servizi stranieri istruzioni “per organizzare incendi nei magazzini militari, nelle cantine e nei trasporti dell'esercito” e sulla necessità di usare  “mezzi batteriologici in tempo di guerra per infettare treni militari, cantine e accampamenti con bacilli virulenti”.

    La testimonianza in questi casi coinvolgeva ed accusava il generale Tukhacevsky e molti capi dell'esercito e della marina. Poco dopo il processo Bukharin, questi uomini furono arrestati. Questi uomini erano accusati di aver partecipato sotto la direzione di Tukhacevsky a un accordo per cooperare con l’Alto Comando tedesco nel caso di attacco contro lo Stato sovietico. Numerose attività sovversive che si svolgevano nell’esercito furono pure rivelate dalle deposizioni di molti dei più alti ufficiali dell'esercito, secondo le deposizioni, o erano stati corrotti o erano stati indotti a entrare in questa cospirazione. Secondo le deposizioni, si era stabilita una completa cooperazione in ogni ramo dei servizi, nel gruppo politico rivoluzionario, in quello militare e con gli Alti Comandi della Germania e del Giappone.   

    Questa la versione dei fatti data nei processi. Le autorità del Cremlino furono indubbiamente molto allarmate dalle rivelazioni e dalle confessioni degli imputati. La rapidità con la quale agirono e la maniera radicale con cui procedettero dimostra che essi ritenevano che i fatti fossero veri. Procedettero a ripulir la casa e agirono con la più grande energia e precisione.

    Voroscilov, comandante in capo dell'esercito rosso, disse:

    “E più facile per un ladro d’entrare in una casa, se ha un complice che gli apre l'uscio. Noi abbiamo avuto cura di eliminare i complici”.

    Il generale Tukhacevsky non andò all’incoronazione a Londra, come aveva in programma. Si disse che era stato mandato a comandare l’armata1 del distretto del Volga; ma è risaputo che era stato fatto scendere dal treno e arrestato, prima di raggiungere il nuovo posto di comando cui era stato nominato. Poche settimane dopo, l’1l giugno, egli, insieme con altri medici, ufficiali dell'Alto Comando, fu giustiziato a seguito della sentenza pronunciata dalla Corte marziale e di un processo di cui i dibattiti non furono di pubblica ragione.

    Tutti quei processi, purghe, liquidazioni che sembrarono allora tanto violenti e che scandalizzarono il mondo, appaiono ora uno degli aspetti del vigoroso e deciso sforzo del Governo di Stalin per proteggersi non solo da una rivoluzione interna, ma da un attacco dall’estero. Si misero a lavorare per ripulire il paese da tutti gli elementi che potessero tradire e i casi dubbi furono tutti risolti a favore del Governo. Nel 1941 non vi furono in Russia degli affiliati alla quinta colonna; erano stati giustiziati in precedenza. La purga aveva ripulito il paese liberandolo dai traditori.  

 

(1) Per quanto questo studio sia stato scritto dopo l’invasione tedesca in Russia nell'estate del 1941, ho ritenuto opportuno di inserirlo qui, poiché è diretto a dimostrare come i processi per tradimento abbiano distrutto in Russia la quinta colonna di Hitler. I. E. D.

 (*)  In una lettera dell'aprile 1938 inserita nel suo libro J.E. Davies si sofferma sul processo contro il "blocco trotskista di destra" e dice: "…E' difficile trovare un osservatore straniero che,

dopo aver seguito lo svolgimento del processo, possa dubitare del coinvolgimento della maggior parte degli imputati nel complotto per l'eliminazione di Stalin”

 

GIOVANNI APOSTOLOU
 

Mi sono finito di vedere un programma su HISTORY.  Il conduttore è stato Paolo Mieli.

Il programma era intitolato: "STALIN HA CONSEGNATO CENTINAIA DI COMUNISTI A HITLER”.  L’affermazione nel titolo è falsa.  Paolo Mieli, e altri articoli e libri che fanno questa affermazione, commettono tutti i seguenti due errori cardinali:

1) Riabilitazioni: presumono che le persone dichiarate “riabilitate” dai governi di Krusciov e Gorbaciov nell’ex URSS fossero in realtà innocenti dei crimini per i quali sono state punite.  Molti o la maggior parte dei tedeschi e degli austriaci deportati dall’URSS in Germania tra il 1937 e il 1941 furono dichiarati “riabilitati”.  Tuttavia, in realtà questo non significa affatto che fossero innocenti delle accuse contro di loro.   Il ricercatore anticomunista Marc Junge osserva: "la riabilitazione in Unione Sovietica è rimasta un atto politico e amministrativo arbitrario, determinato principalmente dall’opportunità politica delle misure, ma non dalla correttezza del Diritto Penale".

Nel capitolo 11 del suo libro KHRUSHCHEV LIED del 2011, Grover Furr ha studiato i RAPPORTI sulla riabilitazione che erano stati pubblicati entro il 2003.  Ha mostrato che nessuno di essi contiene alcuna prova che la persona “riabilitata” fosse innocente.  Era politicamente conveniente per Gorbaciov (e in precedenza per Krusciov) affermare che molte persone condannate per gravi crimini durante il “periodo di Stalin” erano state falsamente condannate.  Ma gli uomini di Gorbaciov non hanno reso pubblici i FASCICOLI investigativi che includevano le prove contro gli imputati e (nel caso dei tedeschi e degli austriaci) nemmeno i RAPPORTI di “riabilitazione”.

Nel 2010, Vladimir L. Bobrov e Grover Furr hanno pubblicato un articolo sulla “riabilitazione” di Nikolai Bukharin, che era stato condannato per partecipazione alla cospirazione trotskista di destra e giustiziato nel Marzo 1938.  Lì hanno dimostrato che nel 1988 la Corte Suprema sovietica ha deliberatamente mentito su un documento che hanno citato come prova per “riabilitare” Bukharin.

Quel documento, finalmente pubblicato nel 2006, fornisce infatti ulteriori prove della colpevolezza di Bukharin.  Ad oggi non abbiamo prove che nessuna di queste persone fosse innocente delle accuse per le quali sono state condannate.  In quei casi in cui abbiamo qualche prova, punta verso la loro colpevolezza.  Libri e articoli che affermano che i tedeschi deportati in Germania erano innocenti presumono tutti che le cospirazioni di cui sono stati dichiarati colpevoli fossero fasulle (non esistevano).

Naturalmente, se non esistessero tali cospirazioni, allora i condannati per avervi partecipato, compresi i tedeschi, devono essere innocenti.

Anche questo fu sostenuto dagli uomini di Krusciov e Gorbaciov.  Tuttavia, le prove degli ex archivi sovietici mostrano che tali cospirazioni esistevano davvero ed erano pericolose e diffuse.  Le indagini e i processi del periodo 1936 - 1938 distrussero serie cospirazioni di trotskisti, seguaci di Grigory Zinoviev, capi militari e altri.  L’immagine di una “caccia alle streghe” serviva l’interesse degli anticomunisti e di coloro che, come Leon Trotsky, negavano la sua stessa cospirazione e la sua collaborazione con i tedeschi, i giapponesi, i fascisti interni e i suoi seguaci clandestini contro il governo di Stalin.  2) Mancato utilizzo dei FILE di indagine della NKVD sugli imputati degli anni 30: questi sono stati a disposizione dei ricercatori per alcuni anni.  Questi FILE normalmente includono interrogatori, dichiarazioni di confessione, scontri faccia a faccia tra accusatori, RAPPORTO degli investigatori, atto d’accusa dell’Accusa e trascrizioni del processo.  Nessuna affermazione che una data persona sia innocente o colpevole può avere alcuna validità a meno che questa, l’evidenza, non sia stata studiata.

Né Mieli né le sue fonti hanno studiato i FILE di indagine su nemmeno una di queste figure.  Ho ottenuto i FILE di indagine dell’NKVD su un certo numero di oppositori di spicco.  Uno di loro è Osip Pyatnitsky, leader del COMINTERN fino al 1935, arrestato nel 1937, condannato e giustiziato nel 1938.

Mieli avrebbe potuto fare altrettanto. Heinz Neumann era stato un leader della “sinistra” (cioè, l’opposizione anti - Stalin, anti - sovietica) nel Partito Comunista tedesco.

Mieli afferma che le accuse contro di lui e sua moglie, Margarete Buber Neumann, sono state “inventate”.  Questo è falso.

Le uniche prove che abbiamo riguardo alle accuse contro Neumann (per esempio, nelle dichiarazioni di confessione di Osip Pyatnitsky), puntano alla colpevolezza di Neumann. Una delle donne imprigionate e poi deportate in Germania con Buber Neumann era Betty Ol’berg. Era la moglie di Valentin Ol’berg che, al processo di Mosca del 1936, confessò di essersi recato in URSS per assassinare Stalin su istruzioni di Trotsky. Ora abbiamo una grande quantità di prove dagli archivi sovietici che corroborano la confessione di Valentin Ol’berg. Una dichiarazione di confessione di Betty Ol’berg è stata pubblicata nel 2013. In essa ammette che lei e suo marito avevano acquistato falsi PASSAPORTI honduregni con l’aiuto sia della Gestapo che del figlio di Trotsky, Leon Sedov. Valentin Ol’berg è stato giustiziato, ma sua moglie no, forse perché ha collaborato con l’Accusa. Come articoli simili, le affermazioni di Mieli secondo cui i tedeschi e gli austriaci deportati erano (con poche eccezioni) comunisti sono false.

La condanna per un reato grave comportava l’espulsione dal movimento comunista. Inoltre, alcuni dei deportati erano stati espulsi dai propri partiti in quanto oppositori. Per i sovietici, quindi, nessuno di loro era comunista quando furono deportati.

Mieli afferma: "È quindi difficile essere sicuri di quante persone abbiano subito la stessa sorte di Margarete Buber Neumann. Una stima prudente è che oltre seicento furono deportati o espulsi".

Dove prende questo numero Mieli ? Cita il libro del 1990 dello storico anticomunista Hans Schafranek, ZWISCHEN NKD UND GESTAPO.Schafranek conclude che non potevano essere più di 300.

Mieli nota che Buber Neumann ha chiamato le deportazioni “il dono di Stalin a Hitler”. Tuttavia, Mieli non ha detto ai suoi ascoltatori che un attento studio del socialista anticomunista tedesco Wilhelm Mensing ha concluso che non era così. Nessuno dei “500 acerrimi oppositori di Hitler” fu deportato in Germania. Poco più di 300 persone sono state deportate. Il regime nazista non punì la maggior parte dei deportati. Le deportazioni del 1939 - 1941 non erano rivolte ai comunisti.

Non c’è alcuna indicazione che il PATTO DI NON AGGRESSIONE Molotov - Ribbentrop sia stato la motivazione per le deportazioni. Non ci sono prove che coloro che furono deportati dall’URSS in Germania nel 1939 - 1941 furono perseguitati dal governo nazista. Al contrario, ci sono prove che alcuni di loro, compresi gli ex comunisti, non sono stati infastiditi e repressi. Mensing rivela anche che molti dei deportati erano stati condannati per un crimine o per un altro. Mieli discute del comunista austriaco Fritz Koritschoner ma non conosce nemmeno le accuse contro di lui. Neanche Schafranek, la fonte principale di Mieli qui, lo sa.

Qui, come altrove, Mieli presume semplicemente che “riabilitazione” significhi innocenza, ma non è così. Riguardo al socialista austriaco Georg Bonner, Mieli dice:

"Un gruppo di venticinque deportati trasferiti nel Dicembre 1939 comprendeva dieci Schutzbundler.

Uno di loro era Georg Bogner. Aveva combattuto durante la rivolta del Febbraio 1934 nella sua città natale di Attnang Puchheim prima di fuggire in Unione Sovietica. La polizia segreta sovietica arrestò Bogner nel 1938. Alla fine di Dicembre 1939, era sotto la custodia del servizio di intelligence tedesco, il Sicherheitsdienst, a Varsavia". Mieli non aggiunge che Bogner, arrestato il 25 Marzo 1938, non fu processato fino al 14 Dicembre 1939: tutto il tempo per un’indagine. I compagni austriaci di Bogner avevano i loro dubbi su di lui molto prima che i sovietici lo arrestassero. Una pagina tedesca anticomunista su Bogner afferma:

"Il collettivo Schutzbund" (Lega per la Protezione: NDA) "ha notato che Bogner si era unito a un’organizzazione fascista nel 1934". Mieli non lo menziona. A proposito di Ernst Fabisch, Mieli dice:

"Fabisch si era unito al Partito Comunista di Germania (Opposizione), o KPO, quando aveva diciannove anni. Guidato da Heinrich Brandler e August Thalheimer, il KPO era una corrente comunista che faceva parte della cosiddetta “opposizione di destra” nel movimento, associata a politici sovietici come Nikolai Bukharin, l’ultimo grande rivale di Stalin. Ha respinto l’ostilità settaria del KPD verso i socialdemocratici e altri socialisti e ha sostenuto l’unità contro il fascismo".

Tutto questo è sbagliato. Negli anni 30, Bukharin non era un “rivale” di Stalin. Inoltre, abbiamo una grande quantità di prove della colpevolezza di Bukharin dagli ex archivi sovietici. Per quanto riguarda “l’unità contro il fascismo”, quella era già stata la posizione del COMINTERN e dei sovietici per più di due anni quando Fabisch fu arrestato dall’NKVD il 29 Luglio 1937. Secondo le uniche informazioni che possiamo trovare su di lui, Fabisch è stato accusato di “attività controrivoluzionaria” e “appartenenza a un gruppo armato”. La pagina tedesca di WIKIPEDIA afferma che Fabisch è stato condannato per “appartenenza al gruppo Brandler”. Questo gruppo, espulso dal Partito Comunista tedesco nel 1929, faceva parte dell’opposizione internazionale di destra, che attaccò la leadership staliniana dell’URSS.

Il 15 Novembre 1937 Fabisch fu condannato per la prima volta a una pena detentiva in un campo di lavoro, e il 5 Gennaio 1938, condannato alla deportazione come straniero indesiderabile.

Mieli dice: "Come ha sottolineato lo storico Hermann Weber, su quarantatré alti leader del KPD, ne sono morti di più sotto la custodia della polizia segreta sovietica di quanti ne siano stati uccisi dai nazisti". Chi erano ? Perché Mieli non ne menziona nemmeno uno ? In effetti, Weber sembra aver copiato questa LISTA da quella pubblicata dagli uomini di Gorbaciov il 3 Agosto 1989, che non contiene né indagini né prove.Né Buber Neumann né alcuno degli altri deportati in Germania dai sovietici erano comunisti al momento del loro rimpatrio in Germania. Tutti erano stati condannati per un crimine grave, ma non capitale. La condanna avrebbe significato l’espulsione dal Partito Comunista, se non si fossero dimessi o fossero stati espulsi prima.  Nel discutere il caso di Hugo Eberlein, Mieli omette di menzionare che appare in un sommario di materiale investigativo riguardante figure del COMINTERN inviato a Stalin dall’NKVD il 20 Aprile 1938, dove sono riassunte alcune delle sue confessioni.

Questo documento è disponibile anche su Internet. Fonti sovietiche affermano che il 30 Luglio 1941 Eberlein fu condannato per “partecipazione a un’organizzazione antisovietica di destra - trotskista”, per la quale fu condannato all’esecuzione. Eberlein era stato nell’opposizione anti - Thaelmann nel Partito Comunista tedesco. Mieli afferma:

"Buber Neumann, Fabisch, Bogner, Eberlein e molti altri furono vittime di una caccia alle streghe.

Il loro destino finale dipendeva da decisioni burocratiche arbitrarie". Questa è una deliberata falsificazione, poiché Mieli non ha modo di saperlo. In ogni caso in cui si riesce a trovare qualsiasi prova, l’imputato ha ricevuto un processo dopo un’indagine approfondita. Negli ultimi anni, i FILE investigativi dell’NKVD degli anni 30 sono stati a disposizione dei ricercatori. Ma a Mieli non interessano le prove. Tuttavia, se non ti interessano le prove, non ti interessa la verità. Mieli ignora la storia sovietica di questo periodo.

Mieli dice: "L’impulso dietro le deportazioni era principalmente interno al sistema sovietico.

Le purghe di Stalin erano iniziate come un attacco a un gruppo ben definito di persone: i comunisti che erano visti come potenziali sostenitori dell’opposizione. Nel corso del tempo, l’uso della tortura e di altre forme di pressione per costringere i sospetti a fare nomi si è unito a un’atmosfera generalizzata di paranoia e sfiducia e all’imperativo burocratico delle quote di arresto per ampliare inesorabilmente il numero degli obiettivi". Anche questo è tutto sbagliato. Gli arresti e i processi ai cospiratori non erano “attacchi” a nessuno. Erano indagini su cospirazioni contro Stalin e la leadership sovietica, e persecuzioni contro i cospiratori. Oggi abbiamo una grande quantità di prove contro questi cospiratori dagli ex archivi sovietici. Solo le persone effettivamente sospettate di cospirazione, non “potenziali sostenitori dell’opposizione”, sono state processate. Il governo sovietico non ha autorizzato “quote di arresto”, ma ha invece fissato “limiti” (numeri massimi, non minimi) di arresti. Il defunto Stephen Cohen ha concluso in un articolo del 2003 che Nikolai Bukharin non è stato torturato.

Tuttavia, la tortura e le false accuse furono effettivamente usate da Nikolai Yezhov, capo (Commissario del Popolo) dell’NKVD dall’Agosto 1936 al Novembre 1938. Yezhov e i suoi uomini uccisero più di seicentomila cittadini sovietici, la stragrande maggioranza dei quali doveva essere innocente di alcun crimine. I documenti degli ex archivi sovietici hanno dimostrato che Yezhov aveva la sua pericolosa cospirazione contro lo Stato sovietico.  Yezhov fu convinto a dimettersi (evidentemente con qualche difficoltà, secondo lo storico Yuri Zhukov) nel Novembre 1938, e fu sostituito da Lavrentii Beria.

A partire dal Dicembre 1938, i crimini di massa di Yezhov e dei suoi uomini furono indagati e scoperti, e i colpevoli processati e condannati.  Non c’è motivo di dubitare che la lettera di Eberlein a sua moglie Charlotte sia genuina. In esso, descrive il suo trattamento brutale per mano degli uomini dell’NKVD di Yezhov. Mikhail Shreider, un ex uomo dell’NKVD agli arresti, ha scritto nelle sue MEMORIE che in prigione aveva incontrato Hugo Eberlein, che era stato duramente picchiato. Più tardi, Shreider incontrò Lavrentii Beria, che aveva sostituito Nikolai Yezhov come capo dell’NKVD. Quando Beria ha sentito da Shreider della tortura di Eberlein da parte degli uomini di Yezhov, ha espresso sorpresa e incredulità, ma ha promesso un’indagine. Non c’è motivo per cui Shreider avrebbe inventato una storia che rendesse l’operato di Beria accettabile. Mieli distorce seriamente la natura del TRATTATO DI NON AGGRESSIONE tra Germania e URSS, spesso chiamato PATTO Molotov - Ribbentrop e, dagli anticomunisti, “PATTO Hitler - Stalin”. Il PATTO non “divise il territorio degli Stati Baltici e della Polonia tra la Germania e l’URSS". Ha designato la Polonia Orientale come una “sfera di influenza” sovietica.  Ciò significava che lì poteva esistere uno Stato ridotto della Polonia, ostile alla Germania nazista e un Cuscinetto tra l’esercito tedesco e il Confine sovietico. L’URSS non ha “attaccato” la Polonia. Il governo polacco era fuggito dal paese senza nominare un governo in esilio. Poiché per Diritto Internazionale uno Stato deve avere un governo, i tedeschi hanno informato i sovietici che non c’era più Stato della Polonia. Ciò significava che per i tedeschi il PROTOCOLLO SEGRETO riguardante una “sfera di influenza” sovietica nella Polonia Orientale non era più valido.

Se l’Armata Rossa non avesse occupato la Polonia Orientale, le forze tedesche avrebbero potuto raggiungere il Confine sovietico precedente al 1939. Quest’area (la “Polonia Orientale”) era in realtà la Bielorussia Occidentale e l’Ucraina Occidentale. Era stato preso dalla Polonia imperialista nella guerra del 1919 - 1921 da una Russia sovietica indebolita. Pertanto, nel 1939 l’URSS riconquistò i territori che aveva perso nel 1921. Il governo polacco fuggì dalla Polonia e fu internato in Romania il 17 Settembre 1939, lo stesso giorno in cui l’Armata Rossa entrò nella Bielorussia Occidentale. Il 17 Settembre è ora una festa (“Giorno dell’Unificazione”) in Bielorussia. Mieli afferma che la deportazione di questi tedeschi e austriaci da parte dell’URSS è stata “un tradimento scioccante” e che Stalin “ha infranto vergognosamente la promessa” del “diritto di Asilo”. Come ho mostrato, le persone rimpatriate in Germania erano state condannate per gravi reati, mentre coloro che un tempo erano stati comunisti non lo erano più. Mieli afferma che “la nostra comprensione del socialismo dovrebbe mantenere le sue promesse e avere al centro la dignità umana”. Suggerirei, tuttavia, che la litania di falsità e omissioni nel programma di Mieli suggerisca qualcos’altro. I socialisti, i comunisti e tutti coloro che lavorano per un mondo migliore libero dallo sfruttamento capitalista e dalla guerra, dovrebbero “cercare la verità dai fatti” e cercare i fatti dalle prove. Se Mieli si fosse attenuto alle prove che sono state a lungo disponibili (sui deportati tedeschi e austriaci, sul PATTO Molotov - Ribbentrop, sulle cospirazioni dell’opposizione contro il governo di Stalin in URSS) non avrebbe mai potuto condurre questo programma.

Invece di fare affidamento sulle prove Mieli ha preso alla lettera le affermazioni dimostrabilmente fraudolente di anticomunisti professionisti. Il risultato sono ancora più falsità, per avvelenare le menti delle persone di oggi che vogliono imparare dai successi, così come dalle sconfitte, del movimento comunista del passato.fine