Francesco Quartararo è stato incredibile vedere la reazione isterica di chi pensava la lega immacolata e lontanissima dai problemi dei politici del meridione...e ancora più vergognoso vedere l'attacco a saviano, accusato al solito di dire la verità ma la verità, si sa, non piace mai a nessuno

• Vittorio Chirminisi Noi che viviamo in Sicilia sappiamo benissimo come avvengono certi consensi elettorali: do ut des (do perché tu dia). E' solo in Sicilia!!!???

  17 novembre 2010 alle ore 18.19 ·

  Giuseppina Ficarra Mi viene in mente, come credo a tanti, la famosa via della palma di sciasciana memoria. Ma mi viene in mente anche una bella pagina di Renda in cui lo storico auspica che la lotta alla mafia debba divenire anche un compito dell'ONU. Ora metto questa pagina in una nota.

  18 novembre 2010 alle ore 7.08 ·
• Giuseppe Carlo Marino

  Si conosco la pagina di Renda. Ma scrivere che la mafia è immaginabile come una "malattia" (un'"influenza", egli scrive!) richiama il modulo interpretativo di Benedetto Croce secondo il quale il fascismo altro non sarebbe stato se non la "malattia" (peraltro piuttosto leggera) di un organismo sano identificato con lo Stato liberale e, in particolare, con l'Italia di Giolitti. Insomma, una tesi "borghese", si sarebbe detto in altri tempi; una tesi conforrme all'antica, originaria estraneità di Renda al marxismo. Ricordo quel che di lui mi disse, a casa di Mario Ovazza, l'indimenticabile Mommo Li Causi: "Figlio mio, quello (Renda) è testa di viddanu! Al massimo riesce ad essere un crociano, ma di marxismo non capisce niente!" Aveva ragione? Certamente il grande Li Causi aveva i suoi momenti di scarsa generosità e la sua cultura politica "operaista" gli ottenebrava la visione dei valori della civiltà contadina, di cui pure riuscì, come è noto, ad interpretare con grande lucidità i bisogni e le passioni nelle lotte per la riforma agraria. L'amico Lo Leggio, nel nostro dibattito, vede bene i termini della questione.

  18 novembre 2010 alle ore 9.49
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  Giuseppina Ficarra

  Quella dell'influenza é una metafora, credo solo una metafora. Trovo che la storia della mafia di Renda sia un testo pregevole e veramente ricco di informazioni che non si trovano altrove. A prescindere da tutto apprezzo in Renda la sua assoluta distanza da ogni tentazione di interpretazione culturalista del fenomeno mafioso. Capisco che uno storico marxista veda tutto attraverso la categoria interpretativa gramsciana dell’egemonia. Ma la mia formazione scientifica mi porta sempre al bisogno di verifica altrimenti invece di fare storia facciamo filosofia. La borghesia mafiosa é classe egemone: bene. 1) A Milano qual é la classe egemone che ha permesso il radicarsi della 'ndrengheta? 2) Quali valori culturali (da trasmettere poi nel popolo) ha la borghesia mafiosa che siano diversi da quelli della borghesia tout-court?. Michele Greco capomafia borghese girava pei salotti buoni di Palermo come mafioso o come borghese semplicemente?
  Ci sono forze egemoni mafiose chiaramente distinguibili da quelle capitaliste borghesi? Certamente i mafiosi, classe egemone in Sicilia, non si presentano con la caratteristica propria che li distingue dagli altri e cioé la mancanza assoluta di scrupoli fino ad arrivare al delitto se necessario nel raggiungimento dell'arricchimento e del potere.I poveri siciliani "egemonizzati" ne sono consapevoli? Se no, allora, qualcuno finalmente mi può descrivere cosa é questa "mafiosità" dei siciliani?

  18 novembre 2010 alle ore 15.31 ·
• Giuseppe Carlo Marino Anchio apprezzo Renda, anzi, bn più che apprezzarlo, gli sono amico, da un quarantennio. Ma non sempre abbiamo avuto le stesse idee.

  20 novembre 2010 alle ore 17.39
• Giuseppe Carlo Marino

  Aggiungo, cara Giuseppina, a proposito delle uqestio che sollevi con il richiamo del termine "egemonia". Hai certamente ragione: è difficle pensare ad un egemonia mafiosa costruita , in prima battuta, dalla borghesia settentrionale. Lassù la mafia (almeno nella sua forma elementare di "delinquenza organizzata") putroppo l'abbiamo esportata noi. Il fatto è indiscutibile, così come è indicutibile per le Americhe. Mi chiedi, poi, di spiegarti che cos'è questa "mafiosità". Te lo spiegherò nel libro che è già in bozze e vedrà la luce nel prossmo gennaio.Qui, me ne astengo. Mi limito a farti riflettere sulle vicende del nostro presidente Raffaele Lombardo. Il "poverino" ci ha fatto sapere che aveva incontrato dei mafiosi ritenendoli dei "politici"! Si vede che i mafiosi risultano intercambiabili con i "politici" anche agli occhi di un esperto medico psichiatra come Lombardo.La verità è che in Sicilia la mafia non si limita a condizionare e ad inquinare la politica. E' essa stessa la POLITICA. La politica è, in sé e per sé, strutturalmente, mafiosa.

  20 novembre 2010 alle ore 19.06 ·
• Giuseppe Carlo Marino Correggo: "questioni", non "uquestio". Scusate.

  20 novembre 2010 alle ore 19.08 ·
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  Giuseppina Ficarra

  La politica é strutturalmante mafiosa solo in Sicilia? mi riesce difficile assumere le dichiarazioni di Lombardo a sostegno di una tesi.Sono affermazioni difensive. Come ho già detto altre volte Michele Greco girava pei salotti buoni di Palermo. Tutti sapevano che era mafioso? Era un borghese intercambiabile con un "borghese mafioso"? Quello che voglio dire é che, secondo me, la mafia non esercita una egemonia culturale semplicemente perché la mafia ha tutto l'interesse a mimetizzarsi con la borghesia imprenditoriale onesta e quindi a nascondere la sua vera cultura. Come dice Satriani (vedi mia nota) "Il problema è che, mentre i valori della cultura popolare sono realmente perseguiti, voluti, come forme di autorealizzazione, i valori mafiosi sono "detti" per acquisire consenso, e vengono vissuti in maniera però truffaldina, perché servono per coprire il comportamento violento.
  Quindi abbiamo delle diversità fondamentali, non in ciò che si dice, ma in ciò che si fa." Ecco perché io mi chiedo cosa sia la mafiosità della cultura siciliana.

  20 novembre 2010 alle ore 20.04 ·
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  Giuseppina Ficarra

  In questa ottica può avere un senso, a prescindere da chi l'ha pronunciata e perché, la frase di Lombardo <<aveva incontrato dei mafiosi ritenendoli dei "politici">>. I politici mafiosi, come nel caso del citato Michele Greco devono per forza mimetizzarsi nei panni di onesti politici. Nella conclusione della mia nota Parliamo di familismo dicevo:<<Il discorso si farebbe troppo lungo e ci porterebbe lontano se volessimo affrontare infine l’argomento portato “erroneamente” a sostegno della tesi che vorrebbe essere la cultura mafiosa presente in buona parte del popolo siciliano, cioè l’assunto marxista che dice che <<la cultura diffusa in ogni popolo è quella della sua classe dominante>>. Dico “erroneamente” perché i borghesi mafiosi (i “facinorosi della classe media” di Franchetti) fanno parte, si, della borghesia, classe dominante, ma si guardano bene, proprio perché è interesse della mafia rimanere “sommersa”, “silente”, dal mostrare codici culturali diversi da quelli accettati dalla classe borghese e di riflesso dal popolo. Falcone si è trovato a processare e condannare uomini che erano stati suoi intimi amici. Conosco persone di indubbio rigore morale che per anni sono stati in buona frequentazione con persone che poi sono state condannate come mafiosi.>>. Ne sono pienamente convinta e poi ancora nessuno mi ha descritto questa cultura mafiosa che sarebbe presente in larga parte del popolo siciliano. Certamente la mafia militare trova manovalanza nel popolo, ma la trova sicuramente tra i disperati che non hanno niente da perdere, che non fanno certo una scelta culturale.

  21 novembre 2010 alle ore 16.00 ·  indietro

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