RASSEGNA STAMPA |
AFRICA
GUERRE AI MIGRANTI
L'ASINO DI RIACE Concita De Gregorio(Rino
Girimonte).9
Mimmo Lucano e l'agguato di Locri di Adriano
Sofri
A casa nostra Cronaca da RIACE Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso
UNA
PAGINA NERA PER TUTTO IL PAESE
https://www.la7.it/otto-e-mezzo/rivedila7/mimmo-lucano-eroe-o-criminale-otto-e-mezzo-puntata-del-7102021-07-10-2021-401609
Giuseppina Ficarra
CONCORDO IN PIENO CON QUANTO DICE MARCO RIZZO SULLA QUESTIONE MIGRANTI!!!!!!!!!!
"NON SONO I MIGRANTI CHE ARRIVANO OGNI ANNO A SPOSTARE I TERMINI DEI GRANDI NUMERI DELLA DISOCCUPAZIONE IN ITALIA O DELLA NECESSITÀ DI ALLOGGI".
"Il capolavoro delle classi dominanti, però, è quello di far credere agli oppressi che la causa dell’oppressione non stia nelle classi che li opprimono, ma nelle classi ancora più sottomesse. Da qui la guerra tra gli ultimi e gli ultimissimi. Nulla di nuovo. Ce ne parlava già Marx, quando parlava del conflitto tra operai inglesi e irlandesi."
https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=pfbid0T21x7cNxfi9FyDwaRyFL1e76XTkXwudtoNAAAosxD9Ug6xf1FW3Q2WerbSp4WD9sl&id=100011805847766
Migranti, “patto criminale tra Italia e Libia: nei lager sul Mediterraneo torture, stupri e schiavi. L’Europa apra gli occhi”L’inferno esiste ed è in Libia
DA DOVE ARRIVANO I MIGRANTI E PERCHE
GUERRA AI MIGRANTI NON DA ORA!!!28/06/2015
Antonio Mazzeo * | antoniomazzeoblog.blogspot.it
IL PRESIDENTE TURCO ERDOGAN HA MINACCIATO
DI FAR INVADERE L'EUROPA DA MIGRANTI IN CASO
DI OSTILITÀ ALLA SUA OPERAZIONE BELLICA IN
SIRIA. LA MERKEL AVEVA COSTRETTO LA UE A
PAGARE UN PIZZO ALLA TURCHIA PER NON FAR
ARRIVARE PROFUGHI.
(Presumo che anche l'Italia paga il pizzo)
https://www.la7.it/otto-e-mezzo/video/migranti-il-ricatto-di-erdogan-marco-travaglio-italia-rischia-meno-di-germania-e-visegrad-10-10-2019-286830?fbclid=IwAR1LfmREzCY9TX3oPEUKoAVgziXtYMBhzZluTcORI1wfHuAsdUsMfe86Lgo
La "nostra" Africa. Missioni italiane e guerre ai migranti a sud del MediterraneoVEDI
Antonio Mazzeo |
antoniomazzeoblog.blogspot.com
http://www.resistenze.org/sito/os/dg/osdgim08-020869.htm?fbclid=IwAR0q7P4yRqZJCYNBO5g-I7E6pJAlvB5AoAD4pJCATcVfGTI_Uc2nIg44I-M
Il governo nato dall'alleanza tra M5S e Pd - la cui primaria esigenza è non scomparire con nuove elezioni - in materia di immigrazione sta sbagliando tutto. O forse non sta sbagliando, perché il Memorandum per il contenimento dei flussi migratori nasconde altro
di ROBERTO SAVIAN
Il governo nato dall'alleanza tra M5S e Pd - la cui
primaria esigenza è non scomparire con nuove elezioni - in materia di
immigrazione sta sbagliando tutto. O forse non sta sbagliando, perché l'accordo
tra Italia e Libia per il contenimento dei flussi migratori nasconde altro e
cioè il tentativo di tutelare gli interessi energetici dell'Italia in Libia?
Il dubbio che la questione migratoria sia la migliore copertura possibile per la
questione energetica è forte. Ci hanno parlato per anni di invasione, ci hanno
fatto sentire insicuri nelle nostre case, hanno proclamato che non sono
importanti i numeri, ma la percezione che abbiamo di quei numeri. Tutto questo
non è stato fatto solo per polarizzare l'opinione pubblica al fine di ottenere i
voti degli arrabbiati, ma probabilmente per un fine ben più strategico:
giustificare lo stanziamento di fondi da mandare in Libia, magari a vantaggio di
una parte.E se l'accordo sul "contenimento" dei flussi migratori fosse anche una
copertura per sostenere Fayez al Serraj con l'avallo di Trump? Sarebbe un modo
per partecipare alla guerra civile, anche perché l'impressione è che la vita
delle persone detenute illegalmente nei lager libici sia senza valore al
cospetto degli interessi petroliferi italiani.
Se da un lato le motivazioni dell'accordo italo-libico parrebbero chiare, resta
la amara consapevolezza che più a lungo questo governo lascia in mare chi fugge
dall'inferno libico, più i feroci populisti potranno urlare facendo campagna
elettorale sulla pelle di quei disperati. Nei prossimi giorni verrà rinnovato
l'accordo: si tratterebbe di altri 50 milioni che si aggiungono a quelli già
stanziati dall'Europa negli scorsi anni.
Questo accordo fa il paio con quello che la Germania di Angela Merkel ha siglato
con il tiranno Erdogan per il controllo dei confini orientali dell'Europa. Ma
quale pensiamo possa essere il nostro futuro se finanziamo governi autoritari e
in guerra? Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha detto che avrebbe convocato
una commissione italo-libica per favorire un ulteriore coinvolgimento delle
Nazioni Unite. Di Maio ignora che le Nazioni Unite, visto il numero abnorme di
migranti illegalmente trattenuti in Libia (650mila è la stima per difetto) non
riescono a prestare soccorso, a creare corridoi umanitari o anche a rimpatriare
chi dalla Libia non vuole nemmeno più venire in Europa, ma tornare al proprio
Paese di origine. E mentre accade questo, a noi viene portata come prova dei
presunti effetti positivi dell'accordo italo-libico la diminuzione degli
sbarchi. Dagli oltre 100mila arrivati in Italia nel 2017, si è passati ai quasi
10.000 del 2019.
Ma queste cifre non ci dicono che sono calati gli arrivi in Libia dai Paesi
limitrofi prima ancora che gli arrivi in Europa. E non ci dicono nemmeno che
fine fanno le migliaia di persone che restano Libia e non possono partire. Non
ce lo dicono, ma noi lo sappiamo: restano bloccate in centri di detenzione dove
subiscono ogni genere di tortura. Restano bloccati nel Paese che ci minaccia di
lasciarli venire tutti in Italia e in cambio ottiene soldi. Possibile che ci sia
qualcuno al governo che abbia il coraggio di rivendicare questa schifezza? Ma
non è tutto: il Consiglio presidenziale di Tripoli ha emesso un decreto che
impone alle Ong di non intervenire senza il permesso della Guardia costiera
libica, anche in caso emergenza. Il decreto, inoltre, impone alle Ong di
garantire l'accesso alle loro imbarcazioni a ufficiali libici. Magari a salire a
bordo saranno gli stessi che hanno aperto il fuoco mentre la Alan Kurdi salvava
i migranti. O sarà proprio Abdulrahman Al Milad, detto Bija, riconfermato a capo
della Guardia costiera di Zawyah nonostante, secondo l'Onu, sia un torturatore e
un trafficante di esseri umani.
Non è assurdo imporre alle Ong che salvano vite l'ennesimo codice di condotta,
mentre nessun codice di condotta è imposto a chi tortura e uccide? Due
giornalisti, Nello Scavo e Nancy Porsia, sono stati posti sotto tutela proprio
per aver raccontato chi fosse Bija e per aver svelato la sua presenza in Italia
nel 2017, seduto a un tavolo con funzionari dell'Interno (al Viminale c'era
Minniti) con cui trattava il blocco dei migranti. Un criminale ha trattato con
l'Italia il blocco dei migranti. Forse potremmo fermarci qui e non aggiungere
altro, ma due navi sono ancora in mare: la Alan Kurdi della Ong Sea-Eye con 90
naufraghi e la Open Arms, che ne ha 15. I migranti della Alan Kurdi non hanno
solo subìto torture e maltrattamenti in Libia, ma sono stati soccorsi mentre i
criminali della Guardia costiera libica, che noi italiani addestriamo e
finanziamo, gli sparavano addosso. Il governo, prima di concedere tregua ai
disperati della Ocean Viking, ha aspettato di perdere nel voto in Umbria.
Le prossime elezioni ci saranno in Emilia Romagna tra troppo tempo, mentre in
mare la disperazione è tangibile, e urgente è la necessità di far sbarcare le
105 persone della Alan Kurdi e della Open Arms, provando ad agire senza sentirsi
costretti alla ferocia da una tendenza generale. Ma credo che sia importante
tranquillizzare chi ritiene che questo secondo governo Conte abbia aperto i
porti. Niente affatto: i porti sono chiusi, anzi, si aprono e si chiudono
proprio come quando al governo c'era Salvini, per mera propaganda e convenienza
elettorale.
Su immigrazione e sicurezza tutti gli ultimi governi hanno agito in totale
continuità. Esiste una gestione dell'immigrazione inaugurata da Minniti,
proseguita da Salvini e abbracciata dal secondo governo Conte che individua
nemici per scaricargli addosso responsabilità che non hanno, che crea tensione e
odio sociale senza risolvere alcun problema e che ignora quel che invece è fin
troppo chiaro: non si possono chiudere i porti, non si possono bloccare i flussi
migratori; si tratta di sfide epocali che si devono affrontare con senso dello
Stato, con senso della comunità e con l'umanità del diritto. Non sento di poter
chiedere a questo governo un cambio di rotta, ma se il suo destino è segnato,
che almeno dimostri di tenere in conto la vita umana, perché la realpolitik non
sarà una scriminante innanzi alla Storia.
L'asino di Riace
Sono stanco di argomentare, di fare distinguo in punto di diritto e di fioretto, faccio fatica a partecipare a un dibattito su attenuanti e aggravanti, voglio prendere aria, di quella buona, alla contundenza dei codici oppongo la bellezza dei fatti, la finalità ultima che sta alla base di tutta la trama del racconto di Riace. Non mi eccitano le comparative con altre vicende giudiziarie, episodi orribili, sparatorie a "negri", femminicidi, reati mafiosi, per criticare l'assurdità della condanna a 13 anni e 2 mesi, quasi il doppio della richiesta dalla pubblica accusa. È insultante solo accostarli. Certamente, a frequentare la povertà ci si sporca le mani, rimane la terra nelle unghie a chi ha uno sguardo solidario, a quelli che hanno un cuore così grande che non gli entra nel petto.
Sono dentro questo guado che mi affligge e che mi affoga, siamo dentro il via vai di quest'onda, tra lo Stato di diritto e il diritto dello Stato a farne a meno.
Non mi fa stare meglio la prospettiva di un ribaltamento in appello, come se si potesse cancellare tutto questo tempo di sofferenza, come se fosse niente o poco disonorevole, essere dichiarato, unico in terra di Calabria, impresentabile alle elezioni. Elezioni da cui non mi aspetto nulla, pronto a chiedere scusa se venissi smentito. No, io oggi voglio affermare che Mimmo è grande proprio perché ha fatto della disobbedienza a leggi incivili come la Bossi Fini, ai decreti sicurezza, vera e propria fabbrica di fantasmi dispersi ma ben visibili sui marciapiedi davanti alle chiese, perfino Conte si è pentito, in parte, di averli firmati, la sua ragione di militanza umanitaria, il suo apostolato contro i diritti calpestati, la sua testimonianza poetica, perché un poeta è, un poeta dei vicoli dell'abbandono e della solitudine, un cacciatore di sogni, di buon vento. Ha infranto le loro regole proprio perché, dentro queste regole, non è prevista la pietà umana, la solidarietà di chi fugge da una terra che non li vuole, dalle guerre e dalla fame, una guerra per cui non è prevista mai una tregua. Lo ha fatto sapendo che erano pronti i plotoni d'esecuzione per fargliela pagare, manco fosse Al Capone, condannato a 11 anni e 80 mila dollari, così, en passant, giusto per la cronaca. Lo ha fatto senza nascondersi, come fanno loro, dentro il parlamento italiano o europeo, con stipendi da marchesi, lo ha fatto perché i sogni belli vale la pena sognarli. Per cui sei grande per ciò che hai fatto in favore degli ultimi, senza nessun guadagno economico, solo il compenso dei loro abbracci, solo per quei momenti di tenerezza con un bambino in braccio. Certamente, in ciò c'è gratificazione perché c'è gratitudine sincera, e sei grande per come lo hai fatto, e se qualche regola è saltata, tanto peggio per loro. E poi, cosa c'è di male andare fieri del proprio operato quando in ogni angolo della terra ti viene riconosciuto come un merito? Ti sei montato la testa? È forse anche questa una colpa?
Ci sono momenti nella storia in cui violare le leggi diventa un obbligo morale, politico, per innescare un processo che serva a cambiarle, un processo faticoso e lento come un carretto tirato dai ciucci.
Bisogna provarci come abbiamo tentato noi di farlo, sicuramente con moltissimi errori e con grandi ideali, grandi li ritenevamo noi, nel '68 e poi nel '77.
La strada delle conquiste sociali, civili, politiche, le trasformazioni culturali, personali, collettive, è lastricata di sbagli, salite, discese, ricadute, la lotta per i diritti non è un pranzo di gala, come diceva la buonanima. È la disumanità delle leggi che provoca la necessità di violarle.
Michele Permunian, il Pubblico Ministero, sapeva che i quasi 8 anni da lui richiesti erano pochi, addirittura aveva preparato una requisitoria B nella quale chiedeva 15 anni, come è generoso lei, ci dobbiamo aspettare l'ergastolo in appello?
Le sue parole dipingono la figura di un delinquente che favorisce i quattro amici e la sua compagna, le case restaurate servivano per ospitare musicisti e, nel paese delle mafie e dell'illegalità, non ha fatto il bando con lo scopo di favorire la cooperativa per la raccolta dei rifiuti con i loro ciucci, dando dignità a Biase, che ho conosciuto nel racconto bellissimo di Giusy Staropoli Calafati, asino tra gli asini, così era considerato dai proprietari terrieri per i quali lavorava come uno schiavo. Calabrese, sì, ma schiavo.
E poi c'è la cosa peggiore, l'nsinuazione che in una cassaforte vuota ci fosse il bottino dell'arricchimento personale. Lucano è un idealista, sì, ma anche no. Ecco servita la polpetta avvelenata, cioè una delle poche accuse che farebbero sbriciolare il mito con un fracasso assordante, che neanche i Bronzi.
"Un bandito da western" lo apostrofò, un forajido che non ha attraversato il Rio Grande per fuggire in Messico. E che caxxo, almeno un Robin Hood calabro te lo poteva concedere, no?